Tre poesie di donne sulla morte: Antonia Pozzi, Ofelia Mazzoni, Alda Merini.
Alda Merini riunisce in pochi versi - con parole marmoree - il desiderio di morte, la potenza della vita, la necessità dell'amore e la vischiosità della poesia. L'elogio alla morte è in realtà il suo rifiuto, la forza dell'amore si sovrappone alle sue miserie.
Ofelia Mazzoni lancia un'accorata invocazione ai morti che non hanno ricevuto quella che, per il senso comune, è una "degna" sepoltura. Rimasta orfana di padre a quattro anni, immagina il genitore bene accolto tra la vastità dei morti senza nome. Eppure questa ipotizzata serenità è in contrapposizione con il ritmo singhiozzante, affannoso, interrotto, dei suoi versi.
Antonia Pozzi immagina le attività dei defunti, intenti a spiare, sognare e irridere i "vivi". Il paesaggio è quello di un'Italia contadina, che conosce la fame, straniato dallo sguardo sapiente di chi è ormai al di sopra delle sofferenze quotidiane. Le sue parole, dall'apparente semplicità, sono grevi di significati e di misteriosi rimandi.