Podcasts about cantici

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Keration Podcast
L'AVORIO

Keration Podcast

Play Episode Listen Later Jun 2, 2025 2:36


Le zanne color bianco crema dell'elefante, dell'ippopotamo, del tricheco edi altri animali sono un tessuto osseo denominato “avorio”. Sebbene duro e conuna densità circa tre volte e mezzo superiore a quella del legno di cedrostagionato, l'avorio è molto elastico e si può facilmente intagliare olavorare. La grana fine gli conferisce un tocco piacevole e una levigatura dinotevole durata. Gli strati di dentina che si incrociano, con varie sfumature, aggiungonoalla sua utilità una bellezza tutta sua. “Avorio” è un termine relativamente recente. Nel passato si diceva shen (ebraico,stessa parola che si traduce “dente”), shenhabbìm (misto fra ebraico egreco, che si traduce “denti di elefante”) e elefàntinos (greco che sitraduce “[fatto] d'avorio”).L'avorio è sempre stato associato ai lussi della vita: belle arti, arredieleganti, ricchezze preziose.Le navi di Salomone, una volta ogni tre anni, trasportavano grandi quantitàdi avorio da luoghi lontani. Degno della sua gloria e grandezza, Salomone “ungrande trono d'avorio e lo rivestì d'oro fino” (1 Re 10:18). Gli ebrei avevanoun grande palazzo d'avorio in cui conservavano gli strumenti musicali a corda. Anticamentel'avorio faceva parte dei testi poetici, come nel caso del Cantico dei Cantici scrittoda Salomone.L'avorio era usato per costruire sia case che mobili, per esempio i letti. Iritrovamenti archeologici confermano l'uso piuttosto esteso dell'avorio in tuttal'area della Palestina.Anche l'Egitto usava questa “plastica” naturale per realizzare oggetti comepettini, manici di ventagli, piatti, scatole per unguenti, gambe di sedie,tavoli da gioco, statuette e opere d'arte scolpite. La città di Tiro, nel suo grande commercio marittimo, intarsiava le pruedelle sue navi con l'avorio. L'avorio è anche elencato fra gli oggetti costosidegli antichi commercianti di Tiro.Che dire di oggi?L'uso dell'avorio oggi è un problema grave sia per la faunaselvatica sia per il pianeta.

Quilisma
I giardini dell'anima

Quilisma

Play Episode Listen Later May 4, 2025 28:45


I 12 giardini è il titolo di un trattato di ascesi spirituale scritto intorno al 1435 dall'appena ventenne Caterina De Vigri, clarissa, venerata in seguito come Santa Caterina da Bologna. Ma è pure il titolo di un cd prodotto dalla nostra Rete e che vede affiancati gli ensemble La Reverdie e Adiastema. Caterina da Bologna - prima donna nella storia europea della quale si conservano un gran numero di scritti autografi - percorre 12 stadi del cammino di unione dell'anima con Cristo, descrivendoli come Giardini in cui, come nel Cantico dei Cantici, sovrabbondano immagini simboliche di luce, colore, calore, odore e sapore, suono e ritmo, canto e danza. In ogni giardino possiamo ascoltare il canto della Sposa, che esprime l'intima risonanza della Parola divina dentro l'anima attratta sempre più vorticosamente dallo Sposo.Un approfondito lavoro di ricerca musicologica ha permesso a Livia Caffagni, fondatrice e membro storico dell'ensemble La Reverdie, di ricostruire l'esecuzione musicale di 12 cantici spirituali in uso nel Monastero del Corpus Domini - che Caterina fondò a Bologna nel 1456 - nei cui testi si riflettono perfettamente i contenuti e le atmosfere descritti dalla Santa nei 12 Giardini.

Ciao! Leggo la Bibbia
302- Cantico dei Cantici

Ciao! Leggo la Bibbia

Play Episode Listen Later May 1, 2025 7:52


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La Voce del Pastore
Speciale Preghiera ospiti Giovanni Aiello, Gastone Kouassi, Walter Biancalana e Haroldo Copastor • 01 Aprile 2025

La Voce del Pastore

Play Episode Listen Later Apr 1, 2025 118:28


Giovanni Aiello “Un popolo distinto” Esodo 33: 15-16 1 Pietro 2: 9 Matteo 6: 2 Matteo 6: 7-8 Matteo 6: 16 Isaia 8: 11-13 Deuteronomio 7: 6-8 Tito 2: 11-14 Isaia 49: 6 Atti 26: 16-18 1 Corinzi 6: 19-23 Gastone Kouassi “Ultimi Giorni” Genesi 49: 1 Gioele 3: 1-2 Atti 2: 16-18 Matteo 24: 3-14 1 Timoteo 4: 1 2 Timoteo 3: 1-3 Walter Biancalana “Cosa fare quando chi ami si allontana da te” Cantico dei Cantici 5: 2 Cantico dei Cantici 5: 3 Cantico dei Cantici 5: 4 Apocalisse 2: 4-5 Cantico dei Cantici 5: 5 Osea 2: 6--Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio

il posto delle parole
Donatella Scaiola "La voce dei profeti"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Jan 14, 2025 23:39


Donatella Scaiola"La voce dei profeti"EDB Edizioni Dehoniane Bolognawww.dehoniane.itLo studio propone un'esplorazione all'interno della letteratura profetica, della quale si prendono in esame brani tratti dai profeti anteriori, o libri storici, e pericopi che provengono dai profeti posteriori; vengono inoltre offerti tre saggi di natura teologica. Non si tratta né di un testo di pura esegesi, né esclusivamente di teologia biblica, ma di un'elaborazione di entrambi i generi che risponde anche a un obiettivo di natura didattica: offrire agli studenti delle Facoltà Teologiche, dei Seminari, degli Istituti Superiori di Scienze Religiose, ma anche a chiunque fosse interessato ad approfondire la conoscenza della Bibbia, uno strumento di riflessione e di studio.Donatella Scaiola, laica e sposata, è docente ordinaria presso la Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana e docente invitata presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. È membro del Consiglio di Presidenza dell'Associazione Biblica Italiana, del Settore dell'Apostolato Biblico della Conferenza Episcopale Italiana, del Coordinamento Teologhe Italiane e della European Association of Biblical Studies. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: Gezabele. La regina che sfidò Elia (2022); Il Cantico dei Cantici. Mise en abyme della Scrittura (2023). Ha inoltre collaborato alla traduzione della Bibbia nella collana I Millenni di Einaudi (2021). Per EDB ha pubblicato, tra gli altri: I Dodici Profeti: perché «Minori»? (2011) e La donna perfetta. Interpretazioni di un poema biblico (2014).Donatella ScaiolaIL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

Il Nostro Pane Quotidiano
L'amore di Dio è più forte - 28 Luglio 2024

Il Nostro Pane Quotidiano

Play Episode Listen Later Jul 28, 2024 3:29


L'amore è forte come la morte.Cantico dei Cantici 8:6

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio
Come la moglie di Schumacher protegge il marito dal gossip e dall'eutanasia

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio

Play Episode Listen Later Jan 2, 2024 7:30


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7655COME LA MOGLIE DI SCHUMACHER PROTEGGE IL MARITO DAL GOSSIP E DALL'EUTANASIA di Valerio PeceSe nel mondo la Ferrari è il mito che è, lo si deve anche a Michael Schumacher, campionissimo avvolto da 10 anni - giorno in cui sfiorò la morte cadendo dagli sci - da due parole-chiave: riserbo e amore. Va detto che il rigoroso silenzio sul suo reale stato di salute si è imposto anche per combattere il triste sciacallaggio che lo ha toccato da vicino: dai paparazzi pizzicati a utilizzare droni pur di spiare dai vetri della sua villa il pilota in coma, al furto delle sue cartelle cliniche con annessa richiesta di denaro ai giornali (finì malissimo: nel 2014 il sospettato del furto si impiccherà in una cella del carcere di Zurigo). Quanto all'amore, non è difficile vedere quanto sia ancora vivo: dagli articoli che accompagnano ogni piccola novità sui suoi progressi, ai tanti tifosi (italiani in primis) che ricordano con somma riconoscenza le sue imprese (dei 7 titoli mondiali conquistati dal pilota tedesco, cinque sono stati vinti con la Ferrari).NON É PRIVACY, É AMORENella dolorosa vicenda, la figura più luminosa è senz'altro quella di Corinna, 54enne moglie di Michael, che da anni protegge e segue il marito in modo commovente. Solitamente parca di dichiarazioni, nel settembre scorso, in occasione dell'uscita su Netflix dell'unico documentario su Schumacher autorizzato dalla famiglia, ha rilasciato parole fortissime: «Ora seguiamo le cure, vogliamo che Michael senta che la famiglia è unita». Per poi aggiungere: «É evidente che mi manca, tutti sentiamo la sua mancanza, ma Michael c'è, è diverso ma c'è. E questo ci dà forza. Non avrei mai pensato che potesse succedergli qualcosa, ma è importante che lui continui ad assaporare la sua vita privata per come possibile. Lui ci ha sempre protetti, ora sta a noi farlo». Una manifestazione d'amore pregna di forza e di gratitudine.Dietro i gesti di Corinna Betsch, spesso non compresi fino in fondo, non c'è dunque solo la fredda tutela della privacy ostentata dai giornali e dalle interviste degli addetti ai lavori («Da dieci anni Corinna non va a feste o occasioni pubbliche perché chiunque la incontri vuole sapere delle condizioni del marito e lei ha alzato una barriera a protezione della privacy», così Eddie Jordan, il team manager che lanciò Schumacher in Formula 1, in un'intervista del gennaio scorso). Parlare di privacy, come fa la quasi totalità dei commentatori, oltre che riduttivo è ingiusto e ingeneroso. La volontà di allestire a mo' di ospedale la villa di famiglia (a Gland, sul lago di Ginevra) al fine di permettere ad uno staff medico di fornire al marito cure quotidiane racconta molto dello smisurato e incrollabile affetto con cui la signora Schumacher circonda il marito, ma soprattutto dice della volontà di continuare a vivere ogni attimo insieme, nella buona come nella cattiva sorte. Poco importa che le cure per il marito costino 10 milioni di euro l'anno (così sono state quantificate le spese mediche): pur di farlo accedere alle terapie più avanzate, come una manager premurosa Corinna ha prima messo in vendita l'aereo privato del marito e poi la villa a Trusil, in Norvegia. In quella Svizzera che la martellante propaganda radicale impone di associare all'eutanasia e alla morte, nulla dev'essere lasciato intentato in termini di cura e di vita.PIETRA D'INCIAMPOL'unico che sembra aver compreso a fondo il nuovo contesto umano suscitato dall'incidente del pilota tedesco, calandosi nell'inedita realtà famigliare con assoluta normalità è Jean Todt, direttore generale della Scuderia Ferrari e amico fraterno di Schumi. «Non posso dire che Michael mi manca perché lui, alla fine, c'è», ha dichiarato Todt al quotidiano francese L'Equipe. Tra i pochissimi a entrare regolarmente a casa del sette volte campione del mondo, Todt ha aggiunto: «Oggi è uno Schumacher diverso ed è magnificamente sostenuto da moglie e figli che lo proteggono. La sua vita è cambiata e io ho il grande privilegio di poter condividere alcuni momenti insieme a lui. Questo è tutto quello che c'è da dire». A proposito di candidi momenti di condivisione, rumors parlano di gare di Formula 1 guardate alla tv dai due amici sul divano di casa Schumacher.Ed è proprio in questo "esserci in modo diverso" che si gioca la comprensione che oggi il mondo ha del campione di automobilismo. Costringendo tutti a uno sforzo sul senso profondo della vita, Michael Schumacher, inutile negarlo, oggi è una pietra d'inciampo. Ma è proprio questo tipo di riflessione che non può più chiedersi al dibattito odierno, impoverito e umiliato da un relativismo dilagante. Ecco allora l'imbarazzo dei cronisti. Palpabile. Coglie il punto Mario Donnini con un editoriale su Autosprint. «C'è e non c'è, è vivo ma non interagisce», scrive lo scrittore e giornalista, «non interviene, non può farlo [...] se ne ragiona molto spesso a sproposito, giocando a indovinare invece di rispettare, a carpire al posto di capire». Ma è il passaggio successivo quello in cui Donnini tocca il nervo scoperto del nostro tempo: «E così nel mondo iperconnesso h24, in cui chiunque sa e si racconta come vuole, uno tra gli uomini più conosciuti del mondo diventa improvvisamente impercepibile. Svanisce, si decontestualizza, perde domicilio mediatico per scelta dei suoi cari, i quali ritengono di non dover far altro che curarlo, custodirlo e proteggerlo».Si può rimanere vivi (continuando a stupire e a vincere) in molti modi. Oggi Michael, Corinna e i loro due figli sono protagonisti di un secondo tempo della gara che va raccontato, perché è una lezione di vita impagabile, quella della vittoria dell'amore sul dolore. «Forte come la morte è l'amore»: quanto si legge nel Cantico dei Cantici lo vivono ancora oggi due innamorati in una villa di Gland adattata a ospedale. Sempre e per sempre.

Meditazioni di don Giulio Maspero
Il Cantico (dei Cantici) di Natale

Meditazioni di don Giulio Maspero

Play Episode Listen Later Dec 22, 2023 28:45


Meditazioni anchor.fm/giulio-maspero

Bibbia in Podcast
Cantico dei Cantici, Capitolo 8

Bibbia in Podcast

Play Episode Listen Later Nov 22, 2023 3:36


Cantico dei Cantici 8 L'Amore inalterabile tra sposo e sposa.

Bibbia in Podcast
Cantico dei Cantici, Capitolo 7

Bibbia in Podcast

Play Episode Listen Later Nov 21, 2023 3:20


Cantico dei Cantici 7 Espressioni di ammirazione dello sposo nei confronti della sposa; Unione d'Amore.

Bibbia in Podcast
Cantico dei Cantici, Capitolo 6

Bibbia in Podcast

Play Episode Listen Later Nov 20, 2023 2:37


Cantico dei Cantici 6 Reciproco elogio d'Amore.

Bibbia in Podcast
Cantico dei Cantici, Capitolo 5

Bibbia in Podcast

Play Episode Listen Later Nov 19, 2023 3:51


Cantico dei Cantici, 5 Lo strazio della seconda separazione dallo sposo; la sposa decanta la bellezza dello sposo.

Bibbia in Podcast
Cantico dei Cantici, Capitolo 4

Bibbia in Podcast

Play Episode Listen Later Nov 16, 2023 3:42


Cantico dei Cantici 4 Lo sposo esprime il suo amore per la sposa decantando la sua bellezza.

Bibbia in Podcast
Cantico dei Cantici, Capitolo 3

Bibbia in Podcast

Play Episode Listen Later Nov 15, 2023 2:51


Cantico dei Cantici 3 La sperarazione dallo sposo; Il corteo nuziale.

Bibbia in Podcast
Cantico dei Cantici, Capitolo 2

Bibbia in Podcast

Play Episode Listen Later Nov 14, 2023 3:34


Cantico dei Cantici 2

Bibbia in Podcast
Cantico dei Cantici, Capitolo 1

Bibbia in Podcast

Play Episode Listen Later Nov 13, 2023 3:20


Cantico dei Cantici 1 La sposa desidera ardentemente e ricerca lo sposo.

il posto delle parole
Enzo Bianchi "Vita dei monaci nel Medioevo"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Oct 19, 2023 1:11


Enzo Bianchi"Vita dei monaci nel Medioevo"Festa del Libro Medievale e Antico di SaluzzoSabato 21 ottobre, ore 17:00Il Quartiere, Saluzzo (Cuneo)Enzo Bianchi è il fondatore della Comunità monastica ed ecumenica di Bose, di cui è stato priore fino al gennaio 2017 e della Casa della Madia di Albiano. Ha insegnato Teologia biblica presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Esperto di mistica e di spiritualità, ha attinto alla Scrittura e alle fonti del monachesimo dei primi secoli, è autore di commenti a libri della Bibbia (Genesi, Cantico dei Cantici, Apocalisse), svolge un'intensa attività di pubblicista ed è in dialogo con il mondo della cultura e dell'arte. Ha fondato la casa editrice le Edizioni Qiqajon, ha ricevuto diversi premi ed è membro a vita del Consiglio della Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna. Tra le sue opere recenti: Ama il prossimo tuo (con Massimo Cacciari, Bologna 2011); Fede e fiducia (Torino 2013); Dono e perdono (Torino 2014); Raccontare l'amore. Parabole di uomini e donne (Milano 2015); Spezzare il pane. Gesù a tavola e la sapienza del vivere (Torino 2015); Gesù e le donne (Torino 2016); Ero straniero e mi avete ospitato (Milano 2017); La vita e i giorni. Sulla vecchiaia (Bologna 2018); «Non muri ma ponti». Per una cultura dell'incontro e del dialogo (con Nunzio Galantino e Gianfranco Ravasi, Cinisello Balsamo 2018); L'acqua è insegnata dalla sete. Riflessioni sull'errore umano (con Piero Coda, Alessandro Deho', Francesco Occhetto, Antonietta Potente, Luigi Verdi, Torino 2022); Cosa c'è di là. Inno alla vita (Bologna 2022).Festa del Libro Medievale e Antico di Saluzzowww.salonelibro.itIL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarewww.ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement

il posto delle parole
Ivan Crico "L'antro siel del mondo"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Oct 9, 2023 27:49


Ivan Crico"L'altro siel del mondo""L'altro cielo del mondo"Ronzani Editorewww.ronzanieditore.itPoesie in bisiàc e tergestino (1989 - 2022)Prefazione di Giorgio AgambenCon uno scritto di Elenio Cicchini e Nicoletta Di VitaFotografie di Roberto KusterleIn una sorta di breve autobiografia poetica, Ivan Crico ha raccontato come cominciò a scrivere in dialetto dopo la lettura delle Poesie a Casarsa di PPP. “Da quel momento, la mia vita cambiò. Quelle poesie davvero segnarono una svolta poiché, fino ad allora, in ciò che scrivevo non mi era mai sembrato di riuscire a definire le cose come le sentivo. L'italiano non era la mia lingua vera, seppure molto amata, e quindi tra le cose e i nomi che le definivano si apriva, per me, come una sorta di abisso incolmabile”. La realtà che lo circondava, con i suoi profumi e i suoi colori, l'aveva, infatti, conosciuta con altri nomi: “e questi nomi li ritrovai nelle poesie di Pasolini. C'erano difatti, in quelle liriche, molti termini che avevo sentito ed anche adoperato nell' infanzia (il bisiàc, pur essendo una parlata fondamentalmente veneta, ha in comune con il friulano numerosi vocaboli), ma soprattutto – ed è la primissima impressione, ciò che più mi meravigliò – fu come quelle parole, che per tanto tempo avevo voluto rimuovere, ritraessero alla perfezione i paesaggi da me tanto amati di queste terre di confine.(dalla prefazione di Giorgio Agamben)Ivan Crico è nato a Gorizia nel 1968, ma fin dalla nascita ha vissuto a Pieris, presso le foci del fiume Isonzo. Dal 2006 vive nell'antico borgo rurale di Tapogliano. Si dedica allo studio della pittura fin da giovanissimo, laureandosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia ed esponendo presso importanti gallerie e sedi museali. Parallelamente all'attività artistica, dai primi anni '90 ha iniziato a collaborare con gli amici poeti Amedeo Giacomini, Gian Mario Villalta, Mario Benedetti e Pierluigi Cappello (con quest'ultimo ha ideato la collana di poesia la Barca di Babele). Scrive in lingua e nell'arcaico idioma veneto bisiàc. Oltre ai libri di poesia citati nelle “Note e riferimenti bibliografici”, si segnala la raffinata versione integrale in bisiàc de Al cant dei Canti (Il Cantico dei Cantici), con prefazione del linguista Michele Cortellazzo (ACB, 2018); su invito di Giorgio Agamben, la traduzione poetica dell'opera di Pier Paolo Pasolini I Turcs tal Friùl (Quodlibet, 2019). Sempre per la collana Ardilut nel 2021 ha curato e tradotto la riedizione del El critoleo del corpo fracassao di Biagio Marin e L'arte di andar per uccelli col vischio, seguito da Presumût unviâr di Amedeo Giacomini. Con l'antropologo Gian Carlo Gri ed altri studiosi, ha inoltre studiato il fenomeno dei benandanti nel Friuli goriziano nel volume Di prodigi segreti (Istituto Gasparini, 2006). Assieme a Luca Bresciani, Paolo Gera, Mario Marchisio, Paolo Pera ha curato l'antologia poetica Fissando in volto il gelo (Terra d'ulivi, 2023). Della sua poesia – pubblicata sulle maggiori riviste italiane e all'estero – si sono occupati, tra gli altri, Giorgio Agamben, Antonella Anedda, Mario Benedetti, Franco Brevini, Manuel Cohen, Milo De Angelis, Gianni D'Elia, Hans Kitzmüller, Franco Loi, Francesco Tomada, Giovanni Tesio, Gian Mario Villalta.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement

La Voce del Pastore
Speciale Preghiera ospiti Roberto Albano, Kevin Pantano e Salvo Foti • 04 Febbraio 2023

La Voce del Pastore

Play Episode Listen Later Feb 4, 2023 94:34


Roberto Albano “L'effetto della Parola nella mia vita” • Ebrei 4: 12 • Salmo 107: 20 • Proverbi 4: 20-22 • Salmo 119: 28 • Romani 10: 17 • Giovanni 15: 11 • Romani 12: 2 • 1 Pietro 1: 22 Kevin Pantano “Sento la voce del mio amico che bussa e dice aprimi!” • Cantico dei Cantici 5: 1-6 Salvo Foti “Il pozzo della fede” • Genesi 26 • Genesi 31: 42 • Genesi 53 • Proverbi 16: 7 • Salmo 27: 14 • Salmo 37: 34 --Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio

il posto delle parole
Francesco Occhetto "Tu" Quasi preghiere. Adriana Zarri

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Jan 4, 2023 19:49


Francesco Occhetto"Tu" Quasi preghieredi Adriana ZarriLindauhttps://lindau.itNel corso della sua lunga e intensa esistenza Adriana Zarri ha scritto saggi, resoconti di vita monastica, romanzi, moltissimi articoli e un'unica opera di poesia, «Tu». Quasi preghiere, che forse proprio per questo ha riscosso un vastissimo consenso di pubblico e critica. In essa l'autrice esprime – con versi sensuali e dolci, violenti e teneri al contempo – i temi salienti della sua irregolare e sorprendente spiritualità: il carattere gratuito e creativo della preghiera, il rapporto personale con un Dio cercato nella quotidianità del vivere, il riscatto dei sensi e della dimensione mondana in ambito contemplativo, l'esaltazione del regno creaturale inteso come ponte tra terra e cielo.Un canto di innamoramento cosmico, in cui l'intimità raggiunta nell'incontro con Dio si inserisce a pieno titolo in quella tradizione biblica e letteraria ricca di immagini erotiche e sponsali che ha nel Cantico dei Cantici il suo più nobile capostipite e arriva fino ai nostri giorni attraverso le pagine dei mistici, da santa Teresa d'Ávila fino a Etty Hillesum.Dacci preghiere mute,irragionevoli,indicibili:bianche macerie rotolanti,assi schiodate,assurdità:preghieredi parole sconnesse e di silenzio;ceste vuotee ricolme di te.scrive Adriana, invitando il lettore ad abbandonare la concezione comune della preghiera, priva di trasporto fisico ed emotivo, per tornare a rivolgersi a un Dio incarnato, a cui si possa dare del «tu» come a un amico o a un amante. Ancora una volta una prova di originalità letteraria e teologica, che non teme di contaminare il pathos lirico del canto mistico con ballate di dissenso e invettiva contro gli scandali del Vaticano, in un intreccio di parola e mistero, di preghiera e silenzio tanto impregnato dei colori e dei profumi della terra e delle stagioni da riscuotere interesse anche in contesti non religiosi, come un inno universale alla continua sorpresa della vita.Adriana Zarri è stata scrittrice, eremita laica e teologa di linea conciliare ancor prima del Concilio Vaticano II. Intellettuale coraggiosa e controcorrente, ha difeso con forza la libertà di espressione femminile in ambiti come la teologia e l'ecclesiologia, scrivendo saggi, romanzi e articoli impegnati. A partire dagli anni '70 ha deciso di vivere in campagna, in forma eremitica, coltivando la terra e allevando animali, scelta che non le ha impedito di partecipare attivamente al dibattito politico e culturale del suo tempo. Tra i suoi scritti più importanti ricordiamo Teologia del probabile (1967), È più facile che un cammello… (1975), Nostro Signore del deserto. Teologia e antropologia della preghiera (1978), Quaestio 98 (1994), Un eremo non è un guscio di lumaca. «Erba della mia erba» e altri resoconti di vita (2011) e Teologia del quotidiano (2012). Per Lindau è uscita nel 2014 la nuova edizione de Il pozzo di Giacobbe. Raccolta di preghiere da tutte le fedi.Francesco Occhetto (Alba, 1996) è laureato in Lettere all'Università del Piemonte Orientale e sta per concludere la laurea magistrale in Scienze Orientalistiche presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna, con una tesi in Storia del Cristianesimo avente per tema la “mistica del quotidiano” di Adriana Zarri. I suoi principali interessi sono la poesia e lo studio delle religioni, traduce dal persiano e collabora a varie riviste culturali.IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it

Keration Podcast
Cos'è un cantico?

Keration Podcast

Play Episode Listen Later Jan 2, 2023 3:27


Nel 1990, Eros Ramazzotti pubblicò il suo quinto album, In ogni senso. Questo album conteneva 12 canzoni. Curiosamente, la decima canzone si intitolava Cantico. La canzone parla di “un mondo di lupi che calano giù”, e cita indirettamente il famoso Cantico delle creature di Giovanni di Pietro di Bernardone, chiamato più comunemente Francesco d'Assisi. Non è strano che la canzone di Ramazzotti termini con le parole “laudato sì”, un latinismo che indica una forma di lode. Fra l'altro, ogni canzone dell'album In ogni senso, quindi anche Cantico, contiene l'espressione “in ogni senso”, unendo tra loro le 12 canzoni come se fossero un tutt'uno. Ma cosa si intende con la parola “cantico”? Il cantico è una composizione che include musica e parole; è una composizione poetica. Il cantico potrebbe essere la prima composizione musicale cantata della storia. Infatti, Adamo, il primo essere umano mai vissuto sulla Terra, quando vide per la prima volta Eva, pronunciò una poesia. Non sarebbe strano ipotizzare che l'abbia cantata. Comunque, i versi erano soltanto due. Circa un decimo dell'intera Bibbia è formato da cantici; i principali esempi sono i Salmi, il Cantico dei Cantici e le Lamentazioni. Mentre le Scritture fanno riferimento a canti secolari, canti di disprezzo e di seduzione, la maggior parte dei circa 300 riferimenti biblici all'argomento si riferisce all'adorazione. In generale, il cantico è associato alla gioia; per esempio, il discepolo Giacomo scrisse: “C'è qualcuno d'animo allegro? Canti salmi [canti di lode a Dio]” (Gc 5:13). Le canzoni che esprimono dolore potrebbero essere più propriamente definite canti funebri. Il primo cantico completo registrato nella Bibbia fu quello cantato da Mosè e dagli uomini d'Israele, al quale Miriam e le donne risposero, dopo la loro liberazione al Mar Rosso. Altri cantici sono il cantico d'addio di Mosè, il cantico della vittoria di Debora e Barac, e il cantico in cui Davide piange la morte di Saul e del suo caro amico, Gionatan. Davide compose almeno 73 Salmi. I cantici sono citati anche nelle profezie. Infatti, spesso si parla di “un nuovo canto”. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/corgiov/message

il posto delle parole
Enzo Bianchi "Festival Filosofia" Misericordia

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Sep 15, 2022 22:12


Enzo Bianchi"Festival Filosofia"https://www.festivalfilosofia.it/Festival Filosofia, SassuoloDomenica 18 settembre 2022, ore 18:00Lezione Magistrale di Enzo Bianchi"Misericordia"Pratiche di giustizia e di perdonoLa misericordia, intesa come cura e amore del prossimo, è sovraordinata alla stessa legge? Quale nesso lega le pratiche di giustizia e la disposizione al perdono?Enzo Bianchi è il fondatore della Comunità monastica di Bose, di cui è stato priore fino al gennaio 2017. È una delle voci più ascoltate dell'esperienza religiosa nell'epoca contemporanea. Esperto di mistica e di spiritualità, è autore di commenti a libri della Bibbia (Genesi, Cantico dei Cantici, Apocalisse). Tra le sue opere recenti: Ama il prossimo tuo (con M. Cacciari, Bologna 2011); Fede e fiducia (Torino 2013); Dono e perdono (Torino 2014); Raccontare l'amore. Parabole di uomini e donne (Milano 2015); Spezzare il pane. Gesù a tavola e la sapienza del vivere (Torino 2015); Gesù e le donne (Torino 2016); Ero straniero e mi avete ospitato (Milano 2017); La vita e i giorni. Sulla vecchiaia (Bologna 2018); «Non muri ma ponti». Per una cultura dell'incontro e del dialogo (con N. Galantini e G. Ravasi, Cinisello Balsamo 2018); L'acqua è insegnata dalla sete. Riflessioni sull'errore umano (con P. Coda, A. Deho', F. Occhetto, A. Potente, L. Verdi, Torino 2022)."Casa della Madia"https://casadellamadia.org/Scopo di questo sito è aiutare Enzo Bianchi a realizzare il progetto Casa della Madia.Ciò significa raccogliere i fondi necessari a pagare il mutuo decennale acceso per l'acquisto della Casa, nonché per portare a termine la sua ristrutturazione e renderla il luogo che merita di essere, a beneficio di moltissime persone.https://casadellamadia.org/donations/donation-form-2/IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

Culti su Radio Beckwith
Culto Evangelico Valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 2 (11 settembre 2022)

Culti su Radio Beckwith

Play Episode Listen Later Sep 11, 2022 26:03


Culto evangelico valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 2, andato in onda domenica 11 settembre 2022.

Culti su Radio Beckwith
Culto Evangelico Valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 1 e 2 (4 settembre 2022)

Culti su Radio Beckwith

Play Episode Listen Later Sep 4, 2022 24:48


Culto evangelico valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 1 e 2, andato in onda domenica 4 settembre 2022.

Culti su Radio Beckwith
Culto Evangelico Valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 1 (28 agosto 2022)

Culti su Radio Beckwith

Play Episode Listen Later Aug 28, 2022 20:42


Culto evangelico valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 1, andato in onda domenica 28 agosto 2022.

Culti su Radio Beckwith
Culto Evangelico Valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 1 (14 agosto 2022)

Culti su Radio Beckwith

Play Episode Listen Later Aug 14, 2022 23:09


Culto evangelico valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 1, andato in onda domenica 14 agosto 2022.

Culti su Radio Beckwith
Culto Evangelico Valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 1 (7 agosto 2022)

Culti su Radio Beckwith

Play Episode Listen Later Aug 6, 2022 18:57


Culto evangelico valdese a cura di Ruggero Marchetti su Cantico dei Cantici 1, andato in onda domenica 7 agosto 2022.

La Voce del Pastore
Speciale Preghiera ospiti Cataldo Petrone, Davide Casadio, Erivaldo Amaral, Domenico Scutifero e Massimo Mazzarà • 15 Marzo 2022

La Voce del Pastore

Play Episode Listen Later Mar 15, 2022 131:13


Cataldo PetroneGenesi 8: 6-12Romani 10: 15Genesi 8: 11Genesi 8: 12Luca 21: 28Davide Casadio“Rialzati”• Luca 15: 17-20• Cantico dei Cantici 3: 2-4• Luca 15: 4-7• Galati 6: 1-2Erivaldo Amaral“La Salvezza negli ultimi tempi”• Isaia 49: 1-7• Romani 10: 10• Atti 13: 45-47Domenico Scutifero“Unità, dove iniziare”• Efesini 5: 1-2• Efesini 5: 15-33• Efesini 6: 1-11• Isaia 33: 1-13Massimo Mazzarà“Vaglia i tuoi granai”• Giovanni 12: 20-26• Giovanni 12: 19• Giovanni 12: 32• Giovanni 6: 35• 1 Pietro 1: 23• Colossesi 2: 12-13• Matteo 13: 3-9--Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio

Le voci del Mulino
Giulio Busi: Alla ricerca dell'Uno

Le voci del Mulino

Play Episode Listen Later Feb 23, 2022 17:07


Pensiamo in termini numerici più spesso di quanto ci rendiamo conto. Così come ci dimentichiamo di respirare, diamo per scontata la pervasiva presenza dei numeri. Ma se siamo abituati a usarli, meno spesso ci capita di raccontarli. È quanto si propone di fare Giulio Busi (tra i massimi esperti di mistica ebraica e storia rinascimentale), nel primo libro della nuova collana “Numeri” interamente dedicato al più inafferrabile dei numeri: il numero Uno. L'uno, come punto di partenza e meta di un percorso complesso, che tocca mistica, filosofia, scienza e poesia. Fra l'Esperienza duinese di Rainer Maria Rilke e il Cantico dei Cantici, Platone e il mito di Orfeo ed Euridice, un viaggio di scoperta e riscoperta, nel segno dell'Uno.[ vai all'intervento completo]

La Voce del Pastore
Speciale Preghiera ospiti Cataldo Petrone, Elio Marrocco, Kevin Pantano, Eliseo Siino e Denis Sciacca • 4 Febbraio 2022

La Voce del Pastore

Play Episode Listen Later Feb 4, 2022 124:44


Cataldo Petrone“La benedizione di Dio”• Numeri 6: 24-27• Giovanni 14: 27• Filippesi 4: 7• Atti 3: 26Elio Marrocco“La Chiesa locale”• 1 Corinzi 3: 1-4• 1 Corinzi 2: 9-10• 1 Corinzi 3: 16-17Kevin Pantano“Un campo desolato”• 2 Samuele 23: 11-12• Aggeo 1: 4-7• 1 Giovanni 4: 4• 1 Giovanni 5: 4• Neemia 6: 11Eliseo Siino“Lascia che Gesù diventi tuo amico”• Giovanni 15: 15• Giovanni 11: 1-5• Giovanni 11: 11• Giovanni 11: 18-23Denis Sciacca“L'Amore di Dio”• Efesini 3: 17-19• Romani 5: 7-8• Isaia 66: 12-14• Giovanni 15: 15• Cantico dei Cantici 2: 16• Matteo 25: 35-36• Salmi 139: 14• Romani 8: 37-39--Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio

La Voce del Pastore
“Come Gigli Nella Valle” • 17 Gennaio 2022

La Voce del Pastore

Play Episode Listen Later Jan 17, 2022 37:38


Il Messaggio di Oggi: “COME GIGLI NELLA VALLE”• Cantico dei Cantici 2: 2• Proverbi 4: 24• 1 Pietro 3: 10• Marco 13: 22 • 1 Pietro 3: 10-12• Apocalisse 22: 11• Marco 13: 22-23 • Marco 13: 5• Marco 13: 9• Marco 13: 23• Marco 13: 33• Luca 10: 3• Salmo 23• Giovanni 10: 11• Giovanni 10: 10-14• Ebrei 13: 8• Ebrei 13: 20-21• 1 Pietro 2: 25 • 1 Pietro 2: 24-25• 1 Pietro 5: 4--Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio

Il Nostro Pane Quotidiano
Catturare le volpi - 2 Novembre 2021

Il Nostro Pane Quotidiano

Play Episode Listen Later Nov 2, 2021 3:14


Prendeteci le volpi, le volpicine che guastano le vigne.Cantico dei Cantici 2:15

La Gioia del Vangelo
Mercoledì della XXIX settimana del tempo ordinario

La Gioia del Vangelo

Play Episode Listen Later Oct 19, 2021 4:19


Chi non si è trovato almeno una volta nella vita in uno stato di attesa? Quella che ti riempie il cuore di trepidazione, quando attendi di incontrare la persona amata; o un evento come la nascita di un figlio, il giorno del matrimonio; o quando da bambino attendevi l'arrivo del Natale, del compleanno o semplicemente del ritorno di mamma e papà. Ma anche quell'attesa che ti riempie il cuore di tensione, come l'esito di un esame, il rientro di un figlio che tarda la sera, la riconciliazione dopo un litigio, il superamento di un dolore, di una malattia, l'attesa di ritrovare la persona amata che se n'è andata prima di te, l'attesa di una luce nel buio… Perché la vita è attesa! E ciò che muove ogni attesa non può che essere l'amore, quella forza incredibile che ti fa rimanere sveglio, come fa l'amata nel Cantico dei Cantici: «dormo, ma il mio cuore veglia». Anche Dio ci attende. Sì, attende me e te, attende che abbiamo sete di Lui per colmarci del Suo Amore infinito. E attende fino alla fine della nostra vita: quando il nostro cuore ha trovato in Lui il tesoro più grande e viviamo nell'attesa gioiosa di incontrarLo, ma anche quando riponiamo il nostro tesoro in altro e viviamo senza di Lui. Dio sempre ci attende, semplicemente perché ci ama. E io, attendo di incontrarLo? Ci penso mai a questo incontro? Che cosa attendo nella mia vita?   Oggi mi ritaglio un piccolo spazio di silenzio per provare a rispondere a queste domande e nella preghiera chiedo al Signore di abitare la mia attesa. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message

Chiesa Cristiana Evangelica  della Vera Vite
Con che cosa ti stai rivestendo? | 10 Ottobre 2021 |

Chiesa Cristiana Evangelica della Vera Vite

Play Episode Listen Later Oct 11, 2021


Gesù non si è sottratto dall'essere nudo sulla croce pur di darti dei nuovi abiti da vestire al posto di quelli che il mondo ti ha messo addosso, e  proteggerti col suo mantello di amore. Ma devi scegliere tu, ogni giorno, di vestire quei nuovi abiti. --- CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 9 minuti  Tempo di ascolto audio/visione video: 24 minuti Siamo all'ultimo passo del nostro cammino tra i “nudi” della Bibbia. Cosa abbiamo visto fino ad ora? Adamo ed Eva scoprirono di essere nudi dopo aver disobbedito per la prima volta a Dio. Giobbe affermò che nudo era nato e nudo sarebbe morto e che tutto il resto era un di più concesso da Dio. Michea ululava e mugghiava nudo davanti al popolo che una volta era stato il popolo di Dio per dire loro  “Siete nudi e siete pazzi, perché avete abbandonato il vostro Dio”. Vorrei, prima ti continuare, aprire una piccola parentesi parlando del concetto di “nudo” nella Bibbia. Leggendo i brani che ho usato per le prediche potreste pensare che la Bibbia associ sempre la nudità a qualcosa di cui vergognarsi, di sbagliato, di sporco. Se pensi così vorrei farti leggere un paio di brani: “Il tuo collo è come la torre di Davide, costruita per essere un'armeria; mille scudi vi sono appesi, tutti gli scudi dei valorosi.  Le tue mammelle sono due gemelli di gazzella che pascolano tra i gigli.... Le sue mani sono anelli d'oro, incastonati di berilli; il suo corpo è d'avorio lucente, coperto di zaffiri. Le sue gambe sono colonne di marmo, fondate su basi d'oro puro.  (Cantico dei Cantici 4:4-5, 5:14-15) Queste frasi non sono tratte da un romanzo erotico, ma fanno parte della Bibbia e non stanno parlando, come qualcuno vorrebbe interpretare, di metafore per descrivere la chiesa, ma di un  corpo fisico di  una lei (le mammelle) e di quello di un lui (le gambe). Per cui la nudità nella Bibbia non è sempre associata con qualcosa di negativo: dipende dal perché,  o dal per cosa si è nudi. Il libro di 2 Samuele ci racconta l' episodio nel quale l'Arca del Patto fa il suo ingresso a Gerusalemme, e davanti all'Arca che contiene le tavole della Legge (i 10 Comandamenti), troviamo Davide che danza: “Davide era cinto di un efod di lino e danzava a tutta forza davanti al Signore.” (2 Samulele 6:14) Ora, per farvi capire, Davide stava danzando vestito SOLO di un “efod”. Cosa era un “efod”? Era un paramento sacro di lino con fili porpora, rosso e viola, ma soprattutto, somigliava un po' a un grembiule da cucina, che copre davanti, ma di dietro no! Infatti, quando fu tornato a casa, la moglie di Davide, Mical (figlia di Saul), avendolo visto dalla finestra, non sembrava davvero felice:  «Bell'onore si è fatto oggi il re d'Israele a scoprirsi davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!» (2 Samuele 6:20) La parola tradotta con scoprirsi in originale è גָּלָה g̱âlâ che significa “denudarsi-spogliarsi”.  Davide rispose: «L'ho fatto davanti al Signore che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi principe d'Israele, del popolo del Signore; sì, davanti al Signore ho fatto festa. Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò umile ai miei occhi; ma da quelle serve di cui parli, proprio da loro, sarò onorato!» (2 Samuele 6: 21-22) Attenzione: Davide sta affermando una cosa ben precisa: “L'essere nudi o vestiti non fa differenza se quello lo facciamo per il Signore!” Davide sta dicendo in sostanza  che c'è una nudità che non offende Dio se è fatta davanti a lui e per lui. Davide dice: “Per il mio Signore farò molto di più che essere nudo”. Vi ricordate la prima volta che l'uomo aveva scoperto di essere nudo, vero? Era quando Adamo ed Eva  si erano guardati dopo aver disobbedito a Dio. E vi ricordate quale era stata la prima azione che Dio aveva fatto verso le sue creature? “Dio il Signore fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì.” (Genesi 3:21) All'inizio dei tempi la prima cosa che Dio ha fece fu di provvedere alla nostra nudità sacrificando delle vite per coprirci.  Ed alla fine dei tempi, (perché da quando è venuto Gesù  stiamo vivendo gli ultimi tempi,  anche se nessuno sa quanto dureranno) Dio ha fatto la medesima cosa. Davide aveva detto che lui per il Signore avrebbe fatto ben più che essere nudo. Dio userà uno della sua stessa stirpe per fare ben più che coprire la mia e la tua nudità: “I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato, e anche la tunica. La tunica era senza cuciture, tessuta per intero dall'alto in basso.  Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura {che dice}: «Hanno spartito fra loro le mie vesti e hanno tirato a sorte la mia tunica». Questo fecero dunque i soldati.” (Giovanni 19:23-24) La tunica era l'ultimo indumento prima della pelle; era la canottiera e le mutande dell'epoca. I romani toglievano anche quello ai condannati a morte, come ultima umiliazione e affinché dessero scandalo a chi guardava. Isaia dirà: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca.” ( Isaia 53:7 a) Giovanni ci spiega che tutto ciò avveniva perché si compisse qualcosa  che nella Bibbia era già stato scritto, nel salmo 22... da Davide! Vedete come tutto ritorna? Davide aveva danzato nudo (o quasi) davanti all'arca che conteneva le Tavole della Legge. Lo aveva fatto per il Signore, perché la Legge entrava nella città Santa,  a Gerusalemme! Ora un altro re  (“Re dei Giudei”, così diceva la scritta sulla croce), era nudo. Non per celebrale la Legge, ma per completare la Legge ed elargire la Grazia. Da allora in poi, non saremmo stai mai più nudi! La Legge che ci condannava, l'insieme di comandamenti ai quali nessun uomo sarebbe mai stato capace di obbedire sino in fondo, non avrebbe più avuto efficacia su di noi, perché saremmo stati sotto al Grazia di Cristo. Davide, qualche salmo dopo il 22, avrebbe affermato: “Tu hai mutato il mio dolore in danza; hai sciolto il mio cilicio e mi hai rivestito di gioia” (Salmo 30:11) Essere nudi rappresenta l' essere vulnerabili, l' essere esposti; come uomini e donne nel mondo abbiamo provato a proteggerci,  a”vestirci” con mille altre cose: la famiglia, il lavoro, il danaro, il sesso... tutte cose che ci danno una apparente sicurezza... ma che alla fine, come dice Giobbe, svaniranno: “Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo tornerò in grembo alla terra...”. (Giobbe 1:21) Non porteremo nessun vestito con noi... se non quello con cui ci vuol coprire Cristo: “Se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù, avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità.” (Efesini 4:21-24) Come ti senti,  in questo preciso momento della tua vita? Ti senti nudo, o nuda, o ti senti vestito, o vestita? E se ti senti vestito, con che cosa ti stai rivestendo? Stai vestendo quelli che il mondo o te stesso, ti sei messo addosso per sentirti protetto, per sentirti protetta? Abiti che ti tengono al caldo... almeno per un po'. Oppure ti senti nudo, ti senti nuda, perché quegli abiti non ti piacciono più, oppure si sono strappati e sono caduti:  un matrimonio in frantumi, un lavoro perso, un futuro incerto... Gesù si è lasciato spogliare, affinché tu potessi rivestirti. “Si, Marco, io vorrei rivestirmi di Cristo... ma cosa significa e come faccio?” Paolo ti dice:  “La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze, senza immoralità e dissolutezza, senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri.” (Romani 13:12-14) Paolo sta  usando un verbo all'imperativo: è un ordine: “Rivestitevi” La Grazia attraverso Gesù, è disponibile a tutti, ma devi scegliere indossarla. Quando mi vesto ogni mattina, faccio una scelta:  mi metto questo o quello.  In questo brano Paolo ci dice  cosa dobbiamo decidere di NON  indossare. Non indossare le dipendenze: all'epoca c'era solo l'alcool...  adesso c'è l'imbarazzo della scelta... e non penso solo alla droga, ma a tutto ciò che ci condiziona, io gioco, il porno, i social, tutte le cose che ci allontanano dalla vita vera e ci fanno vivere come in una bolla. L'immoralità: il “sesso ricreativo”, quello che non prevede nessun vero legame, quello che cambia spesso partner perché “ogni lasciata è persa”. Le contese: quelle di cui ne sono piene le TV tra politici, opinionisti, influencer, reality e quant'altro... dove tutti urlano e tutti litigano... e alla fine noi non sappiamo neppure perché! “ Questi - dice Paolo - sono gli abiti che non ti devi mettere la mattina. Mettiti questi altri, invece”: “Vestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza.” (Colossesi 3:12) Avete ascoltato un TG, o visto un talk shaw, o un reality  in questi ultimi tempi? Se si, per quanti minuti hanno parlato di misericordia,  di benevolenza,  di umiltà,  di mansuetudine,  di pazienza? Zero, vero? E' per questo che Paolo dice  che dobbiamo “vestirci” di questi sentimenti; non ce li abbiamo addosso, perché normalmente abbiamo gli altri. Quelli che ci dice di NON mettere la mattina. Ma, anche stavolta, ogni mattina dobbiamo decidere con cosa vestirci; dobbiamo decidere di indossarli. Ma vestirci solo non basta,  dice Paolo, “Dovete proteggere quei nuovi vestiti con un mantello speciale”: “Al di sopra di tutte queste cose vestitevi dell'amore che è il vincolo della perfezione.” (Colossesi 3:14) Quando hai qualcosa  su cui è stato posto un  “vincolo”, che sia un terreno o del denaro, significa che non lo puoi toccare fintanto che sussiste quel vincolo. Fintanto che il mantello dell'amore ricopre  la misericordia, la benevolenza,  l' umiltà,  la mansuetudine, la  pazienza essi non potranno essere toccati, saranno al sicuro, protetti. Per quanto lo saranno? Per quanto l'amore di Cristo ci proteggerà, rivestendoci della sua Grazia? Paolo afferma: “Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?...Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.” (Romani 8:35, 37) L'amore con cui Cristo ti ama è un mantello speciale che nulla potrà toglierti: neppure l'essere nudi. Colui che ci ha amati, ha accettato di essere nudo pur di ricoprici per sempre  col mantello della sua Grazia. Ma devi scegliere di vestirti di quel mantello. Conclusione Siamo giunti alla fine di questa serie di quattro messaggi che si aprivano con una domanda, che era quella di Dio fatta ad Adamo: “Chi ti ha mostrato che eri nudo?” (Genesi 3:11) "Chi ti ha detto che eri nudo?” Ora sai che puoi non essere più nudo, più nuda, se accetti il mantello di amore di Cristo. Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD  (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)

La Voce del Pastore
Speciale Preghiera ospiti Elio Marrocco, Kevin Pantano, Diego Mendes e Salvo Foti • 24 Settembre 2021

La Voce del Pastore

Play Episode Listen Later Sep 24, 2021 112:53


Elio Marrocco“Dono del discernimento degli spiriti”• 1 Corinzi 12:4-11• 1 Giovanni 4:1• Matteo 24:4-5• 2 Tessalonicesi 2:8-12• 2 Corinzi 2:11• Atti 20:28-32• Atti 5:1-9• Atti 8:18-22• Atti 13:6-12• Atti 14:8-10• Atti 16:16-18• Deuteronomio 13:1-3• Deuteronomio 18:21-22• 1 Corinzi 14:12• 1 Tessalonicesi 5:19-25Kevin Pantano“Avete visto il mio amore?”• Cantico dei Cantici 3:1-5• Matteo 15:22-28Diego Mendes“C'è Speranza”• Giobbe 14:7-9• Romani 15:13Salvo Foti“Attaccato alla propria eredità”• Salmo 16• 1 Re 21:1-16• Numeri 36:7• 1 Pietro 1:3-5--Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio

il posto delle parole
Enzo Bianchi "Festival Filosofia"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Sep 18, 2021 24:50


Enzo Bianchi"Festival Filosofia"https://www.festivalfilosofia.it/Festival Filosofia, CarpiDomenica 19 settembre 2021, ore17:30Enzo BianchiPeccatoUna chiamata alla responsabilitàprenota il tuo posto: https://www.festivalfilosofia.it/La possibilità del peccato può definirsi come dimensione che chiama alla responsabilità, intesa come la strada lungo la quale esercitare la nostra libertà in comune con gli altri?Enzo Bianchi è il fondatore della Comunità monastica di Bose, di cui è stato priore fino al gennaio 2017. È una delle voci più ascoltate dell'esperienza religiosa nell'epoca contemporanea. Esperto di mistica e di spiritualità, è autore di commenti a libri della Bibbia (Genesi, Cantico dei Cantici, Apocalisse). Tra le sue pubblicazioni: Cristiani nella società (Milano 2003); Lessico della vita interiore. Le parole della spiritualità (Milano 2004); La differenza cristiana (Torino 2006); Immagini del Dio vivente (a cura di G. Caramore, Brescia 2008); L'amore vince la morte (Cinisello Balsamo 2008); Per un'etica condivisa (Torino 2009); Ogni cosa alla sua stagione (Torino 2010); L'altro siamo noi (Torino 2010); Ama il prossimo tuo (con M. Cacciari, Bologna 2011); Tristezza. Il rapporto deformato con il tempo (Cinisello Balsamo 2012); Resisti al nemico. La lotta spirituale (Cinisello Balsamo 2012); Fede e fiducia (Torino 2013); La violenza e Dio (Milano 2014); Dono e perdono (Torino 2014); Perché pregare, come pregare (Cinisello Balsamo 2014); Nella libertà e per amore (Milano 2014); Ogni cosa alla sua stagione (Torino 2014); Raccontare l'amore. Parabole di uomini e donne (Milano 2015); Spezzare il pane. Gesù a tavola e la sapienza del vivere (Torino 2015); L'amore scandaloso di Dio (Cinisello Balsamo 2016); Gesù e le donne (Torino 2016); Ero straniero e mi avete ospitato (Roma 2006, 2017); Il pane di ieri (Torino 2008, 2017); La vita e i giorni. Sulla vecchiaia (Bologna 2018); L'arte di scegliere. Il discernimento (Roma 2018); «Non muri ma ponti». Per una cultura dell'incontro e del dialogo (Roma 2018, con N. Galantini e G. Ravasi).Profondo Umano Festival, Alba28 settembre 2021, ore 21:00Enzo Bianchi"Sbagliare, imitando Cristo"https://www.profondoumano.it/Il libro di pietà medievale De imitatione Christi accompagna il lettore in un percorso di avvicinamento a Cristo, che mira a giungere alla completa unione con Lui. Dove si incontrano perfezione divina e fallibilità umana? Dio non può sbagliare. Però si è fatto uomo, carne. È morto come ogni uomo muore. Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, sbagliò mai? Sicuramente non abbandonò chi sbagliava, stando tra gli “errori” della società; fu ucciso per questo. Non ebbe paura di sporcarsi le mani: è questa forse la parte umano-divina di Gesù più difficile da imitare. IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

BASTA BUGIE - Cristianesimo
L'eretico Giovanni Calvino, seguace di Lutero

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Sep 14, 2021 16:35


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6731L'ERETICO GIOVANNI CALVINO, SEGUACE DI LUTERO di Corrado GnerreIl Calvinismo si chiama così perché fa riferimento alla dottrina di Giovanni Calvino (1509-1564), seguace di Lutero, ma anche sostenitore di tesi del tutto personali. [...]In Gran Bretagna il Calvinismo si divide in due grandi comunità: il Presbiterianesimo (fondato da John Knox-1505/1572) e il Congregazionalismo (fondato da Robert Browne-morto nel 1556). Quest'ultimo in Inghilterra e nel Nuovo Mondo diventò il movimento dei Puritani.Il nome Presbiterianesimo deriva dal fatto che alla base dell'organizzazione vi sono gli anziani o presbiteri, che sono i veri responsabili delle comunità e che vengono eletti dai fedeli. Il Presbiterianesimo è tipico delle comunità protestanti della Scozia.Il Congregazionalismo è un principio ecclesiologico protestante secondo il quale la comunità locale (congregazione) ha un'importanza più grande della Chiesa come istituzione universale; il principio è applicato in modo più o meno rigoroso dalle diverse "chiese", in particolare dalle "chiese" battiste. Un'evoluzione recente ha ravvicinato le "chiese" di tipo congregazionalista alle "chiese" riformate; e il Congresso Congregazionalista Mondiale si è fuso con l'Alleanza Riformata Mondiale. In Inghilterra i congregazionalisti vennero chiamati puritani; infatti, propugnavano una chiesa sempre più "purificata" dai residui cattolici. Perché perseguitati in patria, i puritani emigrarono in massa nelle colonie americane, iniziando dai famosi "Padri pellegrini" che nel 1620 partirono a bordo della famosa "Mayflower". [...]CALVINO, UN PERSECUTORE VIOLENTOCalvino fu un uomo duro ed intollerante. [...] Nel 1536 Calvino, in visita a Ginevra, accetta di sostenere i riformatori locali e viene nominato professore di teologia e predicatore. Due anni dopo, però, è espulso dalla città per le sue posizioni estremiste. Viene richiamato nel 1541 e vi rimane fino alla morte, avvenuta nel 1564. Il regime teocratico che instaura governa la città attraverso una serie di ordinanze che prevedevano severe punizioni non solo per deviazioni dottrinali, ma anche per atti quali: la danza, il gioco, la vendita e il consumo di birra. Il governo viene affidato alla responsabilità ministeriale dei quattro ordini introdotti da Calvino: pastori, dottori, anziani e diaconi. Il Concistoro, composto dai pastori e da dodici anziani eletti dalle autorità civili, diventa una sorta di suprema corte, giudicante finanche la vita privata dei cittadini. Una cappa, plumbea e asfissiante, cala su Ginevra. Molte sono le vittime del sistema calvinista. A scopo di controllo si compiono più volte all'anno visite a domicilio e all'occorrenza si ricorre anche alle denunce e allo spionaggio prezzolato. I trasgressori vengono colpiti da ammonizioni, deplorazioni e scomuniche - esclusione cioè dalla sacra cena - e obbligati a far pubblica penitenza. I grandi peccatori, come i sacrileghi, gli adulteri e gli avversari ostinati della nuova fede, sono consegnati al consiglio cittadino per la punizione. Vengono eseguite molte condanne a morte - cinquantotto fino al 1546 - e più ancora all'esilio. La tortura è usata nel modo più rigoroso. La città deve sottomettersi, seppure di malavoglia, alla disciplina ferrea di Calvino. Tutte le feste religiose scompaiono, eccettuate le domeniche [...]. La vita della società ginevrina acquistò l'impronta di una tetra serietà: le vesti di lusso, i balli, il gioco delle carte, il teatro e simili divertimenti erano severamente condannati. La lista delle vittime è tristemente lunga: il predicatore Sébastien Châtillon (1515-1563), biblista che proponeva un'interpretazione del Cantico dei Cantici sgradita a Calvino, è costretto all'esilio; il medico Girolamo Bolsec (m. 1584), un ex-monaco carmelitano apostata che aveva osato contestare la dottrina della predestinazione insegnata da Calvino, viene espulso dalla città nel 1551. Non si tratta solo di questioni squisitamente teologiche. Essendo stato bandito il gioco delle carte, perché ritenuto frivolo e immorale, Pierre Ameaux (m. 1552), che aveva anche richiesto al Concistoro il divorzio dalla moglie, viene ridotto in stato d'indigenza: suo mestiere era appunto la vendita delle carte da gioco. Spinto dalla disperazione, pronunzia parole offensive contro il regime puritano di Calvino. Viene incarcerato e, nonostante avesse responsabilità all'interno della comunità riformata ginevrina, per disposizione del Concistoro è sottoposto a una punizione umiliante la sua dignità. In data 8 aprile 1546, il Consiglio pronunciò la seguente sentenza: "Avendo visto il contenuto delle risposte, dalle quali ci sembra che egli [Ameaux] abbia malvagiamente parlato contro Dio, il Magistrale e il ministro Calvino ecc. [...] si ordina che sia condannato a fare il giro della città in camicia, a capo scoperto, con una torcia accesa in mano e che poi venga innanzi al tribunale a invocare misericordia da Dio e dalla giustizia, in ginocchio, confessando di avere mal parlato, condannandolo inoltre a tutte le spese, e che la sentenza sia resa pubblica."PROIBIZIONE DELLE GIOIE UMANEL'affaire Perrin è sintomatico della situazione imposta a Ginevra da Calvino e dei metodi adoperati per reprimere ogni forma di dissenso. In questo episodio, infatti, si ritrovano tutti gli elementi che concorrono a mostrare il volto del «riformatore»: proibizione dell'espressione delle gioie più umane, come la danza in occasione di un matrimonio, carcere, esilio e anche spargimento di sangue. Protagonista ne è Ami Perrin (m. 1561), che pure inizialmente era stato un sostenitore di Calvino. Questi i fatti: in occasione di un matrimonio fra giovani di distinte famiglie borghesi, si festeggia con un ballo. Il Concistoro convoca tutti i partecipanti che, per paura, respingono l'accusa, eccetto due di essi, fra cui Perrin, che è costretto a fare ammenda del «crimine» commesso. Sua moglie, però, Franchequine Perrin, figlia di François Faivre, personaggio altolocato a Ginevra, continua a protestare pubblicamente e, provocatoriamente, a danzare. Poiché gode dell'appoggio di molti cittadini, stanchi delle vessazioni del Concistoro, compaiono anche scritti anonimi contro Calvino e i suoi partigiani. Infuriato, questi ordina una perquisizione in casa di uno degli amici delle famiglie Perrin e Faivre, Jacques Gruet (m. 1547). All'interno vengono trovati materiali compromettenti, cioè quaderni e annotazioni polemiche verso il regime teocratico di Calvino. La punizione è implacabile: condanna a morte per decapitazione.Il caso più noto è quello di Michele Serveto (1511-1553), il medico spagnolo che negava il dogma della Trinità. In territorio francese, a Vienne, egli è sottoposto a un processo da parte dell'Inquisizione cattolica che adopera materiale fornito, segretamente, da Guillaume de Trie (1521 ca.-1561), un amico di Calvino, che già nel 1546, in una lettera al riformatore francese Guillaume Farel (1489-1565), aveva scritto: "Se verrà qui, posto che la mia autorità abbia un peso, non tollererò che se ne vada vivo.". Benché condannato in Francia, Serveto, probabilmente con la dissimulata accondiscendenza del blando tribunale inquisitorio cattolico, fugge e si rifugia proprio a Ginevra, ove, riconosciuto, viene immediatamente condannato a morte e arso vivo, nel 1553.Il ruolo giocato da Calvino in questa vicenda mostra lati umani veramente riprovevoli: non solo fanatica intolleranza, ma anche ricorso allo spionaggio, spirito vendicativo e, a vicenda conclusa, menzogneri tentativi di ritrattazione delle sue responsabilità. "La cosa più triste in tutto ciò - conclude lo storico protestante Auguste Lang [1867-1945] - è che nella sua Difesa contro Serveto, apparsa nel febbraio 1554, Calvino non ebbe il coraggio di confessare il ruolo che aveva avuto nell'imprigionamento di Serveto a Vienne. Afferma seccamente, in questo scritto, che è una frivola calunnia accusarlo di aver consegnato l'infelice ai nemici mortali della fede."CATTOLICI TORTURATI E GIUSTIZIATI DAI CALVINISTIIl governo teocratico di Calvino non sopravvive a lungo, anche se a esso s'ispirano le comunità riformate che si diffondono stabilmente in molti paesi d'Europa. Al di là dei successivi sviluppi, quanto avviene a Ginevra negli anni 1541-1564 mostra tratti della personalità di Calvino che confermano l'inopportunità di ricordare la nascita di un uomo orgoglioso e ambizioso.Secondo gli storici Pierre Jourda (1898-1978) ed Edouard de Moreau S.J. (1879-1952): "c'è qualcosa di duro nel suo carattere [...]. Di qui l'orgogliosa certezza che egli ebbe, fin dal 1536, di essere in possesso della verità, ed anche le sue collere, i suoi rifiuti di scendere a discussioni, il disprezzo per i suoi avversari, la facilità a coprirli di ingiurie spesso grossolane, quando poi non si trattava di odio e dei rigori ch'esso trae seco".I martiri cattolici torturati e giustiziati durante le persecuzioni perpetrate dai calvinisti costituiscono una pagina cospicua e inducono a una silenziosa riflessione. I calvinisti olandesi e gli «ugonotti» francesi si macchiano di crimini efferati contro quanti desiderano conservare la fede dei loro padri. Le cronache riportano episodi raccapriccianti: preti crocifissi, sventrati per poi riempire il cadavere di avena data in pasto agli animali, esecrabili mutilazioni del corpo. Orrori, questi, associati alla dissacrazione di chiese, d'immagini venerate e persino delle realtà più sante: si diede pure il caso dell'Eucaristia data in pasto a una bestia.I germi infettivi di questo anticattolicesimo animato da tanto odio e poi espresso in efferata violenza sono radicati nel pensiero e nell'esperienza religiosa di Calvino.

Tempo di Riforma - il podcast
Domenica 29/8/2021 - Servizio di culto con predicazione

Tempo di Riforma - il podcast

Play Episode Listen Later Aug 24, 2021 54:23


La legge perfetta della libertà (Giacomo 1:17-27) Domenica 29 Agosto 2021 – Quattordicesima domenica dopo Pentecoste Letture bibliche: Salmo 45:1-2, 7-10; Cantico dei Cantici 2:8-13; Giacomo 1:17-27; Marco 7:1-23 La lotta per la libertà dalle tirannie è ben lungi dall'essere terminata. Durante il XX secolo sono state riportate importanti vittorie contro regimi totalitari oppressivi. Le tirannie, però, come l'erbaccia o i parassiti di varia natura, sfidano in continuazione ogni aspirazione e diritto alla libertà e ritornano sempre con nuove forme per asservire e opprimere. Sorgono continuamente, infatti, nuovi potentati che ambiscono dominare su singoli e popoli – e sempre ci provano. La libertà conquistata, così, non va mai presa per scontata, ma dobbiamo vigilare costantemente per preservarla, difenderla da chiunque ce la vorrebbe togliere e va promossa.E' necessario, però, definire esattamente che cosa si intenda per libertà. https://www.tempodiriforma.it/wp/la-legge-perfetta-della-liberta-giacomo-117-27/

Keration Podcast
Cantico o canzone?

Keration Podcast

Play Episode Listen Later Aug 5, 2021 3:40


Oggi è normale sentir parlare di “canzoni” in ambito musicale. In effetti, qualsiasi brano musicato dotato di un testo da cantare è solitamente chiamato “canzone”. Ma fino a che punto è corretta questa parola? Infatti, esistono anche i “cantici”. Scopriamo cosa ne pensa il vocabolario Treccani.it. Ecco come definisce la “canzone”: ‘Componimento lirico formato da un numero indeterminato di stanze o strofe (in genere da 5 a 7), costituite a loro volta da un numero vario di endecasillabi, o endecasillabi e settenarî variamente disposti, rimati fra loro'. La “canzone” è una forma poetica, quasi un sinonimo di “poesia”. Per esempio, Francesco Petrarca scrisse il Canzoniere, chiamato anche Rerum vulgarium fragmenta e Francisci Petrarche laureati poete Rerum vulgarium fragmenta (si traduce: “Frammenti di componimenti in volgare di Francesco Petrarca, poeta coronato d'alloro”). Sembra che l'uso della parola “canzone” con riferimento alla musica sia abbastanza recente. Infatti, il Treccani.it usa la parola “oggi” e aggiunge: “Soprattutto riferito alle composizioni per canto e strumenti, di genere leggero, un tempo dette canzonette”. Che dire, allora, della parola “cantico”? Secondo un calcolo, circa un decimo dell'intera Bibbia è formato da canti. Si pensi, per esempio, ai Salmi (ben 150 cantici), al Cantico dei Cantici e alle Lamentazioni (formate da 5 poemi). Le Scritture menzionano anche canzoni mondane, canzoni di scherno e canzoni d'amore. Comunque, i circa 300 riferimenti al canto sono legati all'adorazione. Il canto è di solito associato alla gioia, proprio come scrisse il discepolo Giacomo: “C'è qualcuno d'animo allegro? Canti salmi”, ovvero cantici che lodano Dio (Giac. 5:13). Sono menzionati anche canti funebri, definiti “lamenti”. In conclusione, quando si canta si dovrebbe dire “canzonetta”, perché la “canzone” è una poesia non cantata, ma se si vuole lodare Dio, allora si tratta di un “cantico”. A proposito, visto che quello che state ascoltando è un monologo accompagnato da un flauto, state ascoltando un cantico. Infatti, negli antichi teatri romani, i drammi, recitati o cantati, erano accompagnati da un flauto. Le musiche di questo episodio sono tratte dal mio album Flûte à piano. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/corgiov/message

Keration Podcast
Sanremo Story: 2019-2021

Keration Podcast

Play Episode Listen Later Jun 23, 2021 16:01


Ultimo episodio del nostro viaggio nella storia della Musica italiana, nonché del Festival di Sanremo. Purtroppo, l'articolo dell'Angolo di Windows dedicato al Festival del 2019 è andato perso. Pertanto, sorvoleremo sulla sua storia che, comunque, non è molto diversa da quella del 2018. Ci concentreremo sul Festival del 2020, con qualche accenno a quello del 2021. Sanremo Story: 2020 (angolodiwindows.com) Diodato - Fai rumore - YouTube Sincero - YouTube Sanremo 2019 - YouTube Sanremo 2020 - YouTube 1950 - YouTube Musica da scaricare – Cantici composti per lodare Geova Dio | Lingua dei segni italiana (ISL) (jw.org) --- Send in a voice message: https://anchor.fm/corgiov/message

La Voce del Pastore
Speciale Preghiera ospiti Stefano Spagnolo, Domenico Scutifero e Giuseppe Decorato • 22 Giugno 2021

La Voce del Pastore

Play Episode Listen Later Jun 22, 2021 114:12


Speciale Preghiera ospiti Stefano Spagnolo, Domenico Scutifero e Giuseppe DecoratoCataldo Petrone “Il battesimo nello Spirito Santo”• Atti 1:5 (6-8)• Giovanni 20:22• Giovanni 3:3 (4-5)• Atti 1:5• Luca 24:49• Atti 1:8• Giovanni 2:20-22• Atti 2:4 (5-13)Stefano Spagnolo• Luca 13:31-35• Ebrei 3:7• Romani 6:22• Neemia 4:1-3• Cantico dei Cantici 2:15Domenico Scutifero• Esodo 32:1-14• Esodo 33:12-17• Esodo 34:1-10Giuseppe Decorato• 1 Samuele 24• 1 Samuele 26PUOI SEGUIRCI SU:Facebook - Parole di VitaYoutube - paroledivitatvTivùSat - Canale 454Sky - Canale 854Digitale Terrestre - Canale 245App: Paroledivita

il posto delle parole
Salvatore Veca "Cantico dei Cantici"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Sep 25, 2020 35:08


Salvatore Veca"Cantico dei Cantici"Piemme Edizionihttps://www.edizpiemme.it/Torino SpiritualitàProfuma di mele il tuo respiro: il Cantico dei canticicon Salvatore Veca, filosofoSabato 26 settembre, ore 15.30 https://torinospiritualita.org/«Come profumo di mele è il tuo respiro». Così si legge nel Cantico di cantici, poema che celebra l'esperienza del desiderio e della bellezza. Attribuito al re Salomone, il Cantico ha affascinato teologi e poeti, santi e filosofi, mistici ed esegeti, che hanno cercato di scioglierne il mistero. Nella lettura laica di Salvatore Veca, fulcro di queste pagine sublimi è lo sguardo dell'amore, capace di trasfigurare la vita e svelare l'invisibile."Chi è colei che sale dal desertoappoggiata all'amico suo?Io ti ho svegliata sotto il melo,dove tua madre ti ha partorito,dove quella che ti ha partorito si è sgravata di te.Mettimi come un sigillo sul tuo cuore,come un sigillo sul tuo braccio;poiché l'amore è forte come la morte,la gelosia è dura come il soggiorno dei morti.I suoi ardori sono ardori di fuoco,fiamma potente."Il libro più misterioso della Bibbia, destinato a rappresentare, in ogni tempo, la più sublime poesia d'amore.Nel breve poema che ha meritato il titolo di Cantico dei cantici, da sempre al centro di letture contrastanti, si gioca la tensione fra l'esperienza del tripudio amoroso, espresso nel desiderio infinito degli amanti, e la consapevolezza della fragilità e della finitezza di ogni amore umano.Salvatore Veca insegna Filosofia politica presso la Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia. È presidente onorario della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e presidente della Casa della Cultura di Milano.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

Trovafrasi - le migliori citazioni da condividere
Frasi sulle rose: il simbolo dell’amore e della passione

Trovafrasi - le migliori citazioni da condividere

Play Episode Listen Later Jul 16, 2020


La rosa è da molti considerata la “regina dei fiori” come d’altronde la chiamò Saffo: si pensi che quando i greci la introdussero nel Mediterraneo, La Rosa soppiantò il fiore di loto e il giglio, considerati in quel momento addirittura fiori sacri. Le frasi sulle rose ci raccontano appunto dei sentimenti che questo meraviglioso fiore ci provoca. La rosa tra mitologia e storia Appartiene alla famiglia delle Rosaceae, è originaria dell’Asia e dell’Europa e se ne contano almeno 150 specie tra le quali la Gallica, La Canina e la Sempervirens. Letteratura, mitologia e resoconti storici narrano di una passione infinita per questo fiore, al quale da sempre sono attribuiti simbolismi e significati sin dalla notte dei tempi. La più amata è La Rosa rossa, simbolo di amore per eccellenza: è probabile che all’origine di questo ci sia la famosa leggenda greca di Adone che, conteso da Afrodite e Semele, fu attaccato da un cinghiale inviato da Marte. Afrodite lo mise al riparo in un cespuglio di rose bianche che divennero rosse al contatto col sangue di Adone. Proprio le sacerdotesse della dea indossavano ghirlande di rose e mirto e sollevano camminare sui petali di rose. L’amore per le rose in Grecia era espresso anche nella presenza di roseti a Lesbo e Rodi, senza dimenticare gli affreschi e i resti di ceramiche raffiguranti le rose rinvenuti nel sito del Palazzo di Cnosso. Proprio come è avvenuto con gli scavi di Ercolano e Pompei: si immagini infatti che i romani coltivavano veri e propri vivai nel sud-Italia per compiacere imperatori come Nerone ed Eliogabalo. Le Rose nella cristianità e nella letteratura Secondo la tradizione cristiana anche il Giardino dell’Eden aveva le sue rose, ma erano senza spine: il Cantico dei Cantici, scritto con molta probabilità da Salomone, cita la leggendaria Rosa di Saron, simbolo del popolo ebraico, senza quelle spine che compariranno solo con il verificarsi del peccato originale. C’è poi Dante che nel paradiso celebra La Rosa bianca simbolo di un amore divino e spirituale, descrivendo le anime pure sedute su panche a forma di rose. Anche per letterati come Petrarca, Catullo e Ariosto questo splendido fiore di colore bianco era sinonimo di purezza. La Rosa rossa, come precedentemente accennato, è certamente l’emblema di un sentimento assai appassionato ma Torquato Tasso ci vede in lei anche una punta di sofferenza, riconducendo la rosa a un’emozione meno poetica e più umana, fatto di gioie e dolori. Come poi non ricordare William Shakespeare che nel suo Romeo e Giulietta usa La Rosa per descrive un amore eterno a prescindere dal nome che si può dare a questo sentimento.

Non di solo pane...
Catechesi - Incontri sul Cantico dei Cantici 9^ parte 18 giugno 2020 seconda parte

Non di solo pane...

Play Episode Listen Later Jul 5, 2020 59:01


Catechesi - Incontri sul Cantico dei Cantici 9^ parte 18 giugno 2020 seconda parte

Alle sorgenti della fede in Terra Santa
Interpretazione del Cantico dei Cantici

Alle sorgenti della fede in Terra Santa

Play Episode Listen Later Feb 24, 2020 48:29


Interpretazione del Cantico dei CanticiTrascrizione (non corretta dall'autore)

AWR Italia - L'Altro Binario (RVS)
Altrobinario: speciale poesia San Valentino (3)

AWR Italia - L'Altro Binario (RVS)

Play Episode Listen Later Feb 17, 2020


Secondo i libri di storia, il medioevo è un periodo storico lunghissimo, che dura mille anni, datato tra la fine dell’impero romano ( 476) e la scoperta dell’America (1492). In un’epoca costituita da molti secoli, è difficile orientarsi nella scelta delle espressioni poetiche di tutto questo tempo. Per la nostra puntata di oggi sulla poesia medioevale, abbiamo utilizzato tre criteri di scelta, scegliendo arbitrariamente su queste basi: 1- poesie che parlano delle gesta dei cavalieri; 2- poesie scritte nelle nuove lingue nazionali, che nascono dal latino e dalle lingue celtiche; 3- le poesie ormai “ colte”, diremmo moderne, che trasmettono ai nuovi tempi i valori classici greci e romani . E dunque 1- riportiamo alcuni versi della Chanson de Roland. Poi 2- qualche strofa del Cántico dei Cantici di San Francesco. Infine 3- alcuni versi di Dante Alighieri, sia amorosi del cosiddetto “ dolce stil novo”, che etici e filosofici. Chanson de Roland Le nuove nazioni hanno bisogno di eroi, di cavalieri, di modelli da seguire. In Francia si raccontano in versi le imprese di Carlomagno contro i saraceni in Spagna. Immaginiamoci che questi versi siano cantati dovunque, da teatranti, giullari, gente comune, a corte, ma anche per le strade, nei mercati, e il popolo, ascoltandoli, si senta parte di una nazione, di un aggregato stabile che permetta il rifiorire di iniziative, di commerci, di imprese militari. I versi sono scritti nella lingua d’oil, nucleo della lingua francese. Re Carlo, il nostro magno imperatore stette per sette interi anni in Spagna. Fino al mar conquistò la terra alpestre e a lui d’innanzi cedono castella, nè un borgo, e non un muro, rimase contr’a lui , nè città, tranne Saragozza che sta su la montagna. Queste “ canzoni” , veri reportage di guerra romanzata, sono state scritte intorno all’anno mille. Facciamo un salto di duecento anni e planiamo in Umbria. In questa regione specialmente, ma anche in altre, fiorisce il fenomeno del “monachesimo”, che ha una valenza non solo religiosa, ma anche civile e culturale. Uomini di città, in molti casi appartenenti a famiglie aristocratiche, decidono di andare lontano da casa, in luoghi eremitici, dove consacrarsi al Signore, ma anche lavorare i campi, illustrare, con splendide miniature, i vecchi libri, recuperare antiche pergamene, predicare i nuovi valori a masse sempre più estese di persone che vanno ad ascoltarli. Intorno ai frati, a partire dalle fondamenta cristiane, si ricostituisce una civiltà intera. Dopo il disastro economico successivo alla caduta dell’Impero Romano, i campi si ripopolano, si costruiscono castelli e borghi e, poi, sono edificate città sempre più grandi e potenti. Infine, sopratutto in Francia e Germania, si costituiscono nazioni. L’autore di questi versi è Francesco da Assisi, grandissimo innovatore della religione e della cultura. Nella sua opera e nella sua predicazione, uomo, Dio e Natura, si compenetrano. Niente di più attuale, è la stessa sensibilità dei giorni nostri. Questa splendida poesia è scritta in italiano( 1226) . È la prima, nella nostra lingua, di cui si conosca l’autore. È una lode a Dio, ma anche un inno alla vita. Ne riportiamo pochi versi: Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e ‘honore et omne benedictione. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature spetialmente messer lo frate sole... Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore de te, Altissimo, porta significanza... Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in cielu l’ai formate clorite et preziose et belle Laudato si’ mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et omne tempo, per lo quale alle tue creature dai sostentamento Laudato si’, mi’ Signore, per sor’acqua, la quale è multo utile et umile et preziosa et casta ...e poi “ frate focu “, robustoso et forte e sora “ madre terra” la quale ne sostenta e ne governa... E infine: Laudate e benedicete mi’ Signore..serviatele cum grande humilitate . Veniamo a Dante. Abbiamo scelto due poesie. Una che inneggia all’amore per Beatrice, l’altra, compresa nel ventiseiesimo canto dell’inferno, che costruisce, solo con due versi, la nuova etica moderna. Versi magnifici. Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, che la lingua deven, tremando, muta e li occhi non l’ardiscon di guardare. Ella sen va, sentendosi laudare, benignamente d’umiltà vestuta, e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi si piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che intender non la può chi non la prova e par che dalla sua labia si muova uno spirito soave pien d’amore che va dicendo all’anima: sospira. XXVI canto dell’inferno: Ulisse è di nuovo partito per l’ignoto. Vuole scoprire, andare oltre i confini conosciuti, non usando, secondo Dante, nè la fede, nè la ragione. Per questo muore ed è collocato da Dante all’Inferno. Anche questi sono versi indimenticabili: O frati, ( fratelli) dissi, che per cento milia perigli siete giunti in Occidente a questa tanto piccola vigilia d’i nostri sensi ch’è del rimanente ( in questo poco tempo di vita sensibile che ci rimane), non vogliate negar l’esperienza di retro al sol, del mondo senza gente. (Dante credeva che a occidente si fosse dietro al sole e non ci fossero abitanti). Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per segui vertute e canoscenza. La mia ragazza Sono la tua ragazza.... È la prima volta che lo sento dire in tutta la mia vita, veramente, in tutta la mia vita. Qualche volta mi sono innamorato. Qualcuna l’ho messa in Paradiso, così in alto che nemmeno le vedevo il viso, o l’ho travata nelle spazzature, lì mi piaceva razzolare tra rifiuti e fregature. Nessuna è stata la mia ragazza, semplicemente, naturalmente, senza paure, congetture, storpiature. Le tue parole fanno cigolare portoni arrugginiti che sento gemere nell’anima. Guardo il paesaggio tra le feritoie della mia costruzione, egoismo, delirio e vuoto indicano i territori su cui comandano. Mi scopro all’improvviso stanco esausto, della guerra di liberazione. Speciale POESIA è una nuova rubrica radiofonica a cura di Giovanni Varrasi, medico psichiatra e poeta, con la partecipazione di Claudio Coppini, nella veste di conduttore, e di Roberto Vacca, che legge i testi scelti di volta in volta. Un viaggio nella storia della poesia e dello sguardo poetico attraverso i secoli, fino alla nostra attualità, lasciando l’ultima parte del programma aperta ai radio ascoltatori che vorranno mettersi in gioco inviando alla redazione dei propri componomenti poetici. Potete inviare le vostre poesia a firenze@radiovocedellasperanza.it L'articolo Altrobinario: speciale poesia San Valentino (3) proviene da Radio Voce della Speranza.

In compagnia di SIMONE MIGLIORINI
Il cantico dei cantici

In compagnia di SIMONE MIGLIORINI

Play Episode Listen Later Feb 11, 2020 5:49


da “il Cantico sei cantici” utilizzato da Roberto Benigni nella sua esibizione a Sanremo. Recitato da Simone Migliorini

Oggi in Cristo
Fichi secchi

Oggi in Cristo

Play Episode Listen Later Dec 19, 2019


Il giorno seguente, quando furono usciti da Betania, egli ebbe fame. Veduto di lontano un fico, che aveva delle foglie, andò a vedere se vi trovasse qualche cosa; ma, avvicinatosi al fico, non vi trovò niente altro che foglie; perché non era la stagione dei fichi. Gesù, rivolgendosi al fico, gli disse: «Nessuno mangi mai più frutto da te!» E i suoi discepoli udirono.  Vennero a Gerusalemme e Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare coloro che vendevano e compravano nel tempio; rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombi; e non permetteva a nessuno di portare oggetti attraverso il tempio. E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti"? Ma voi ne avete fatto un covo di ladroni».  I capi dei sacerdoti e gli scribi udirono queste cose e cercavano il modo di farlo morire. Infatti avevano paura di lui, perché tutta la folla era piena d'ammirazione per il suo insegnamento. Quando fu sera, uscirono dalla città. La mattina, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.  Pietro, ricordatosi, gli disse: «Rabbì, vedi, il fico che tu maledicesti è seccato».  Gesù rispose e disse loro: «Abbiate fede in Dio!  In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: "Togliti di là e gettati nel mare", se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto. Perciò vi dico: tutte le cose che voi domanderete pregando, credete che le avete ricevute, e voi le otterrete.  Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli, vi perdoni le vostre colpe. [Ma se voi non perdonate, neppure il Padre vostro che è nei cieli perdonerà le vostre colpe.]» (Marco 11:12-26  - La Bibbia) Indice della serie sul vangelo di Marco Un fico e un tempio: due cose molto diverse tra loro, vero? Eppure in questo brano hanno parecchi aspetti in comune... Può sembrare incomprensibile il comportamento di Gesù nei confronti del fico perché dovrebbe essere normale trovare solo foglie se si cercano dei frutti fuori stagione, tuttavia occorre tenere conto del fatto che, come si può osservare anche oggi, sui fichi in primavera oltre alle foglie si trovano già dei germogli commestibili, detti anche ficucci o fichi acerbi (se ne parla ad esempio in Cantico dei Cantici 2:13), che costituivano un cibo comune per i contadini. L'assenza di tali germogli indica che anche nella stagione estiva non ci saranno frutti. Questo ci spiega perché Gesù cercò dei frutti fuori stagione, ma non chiarisce perché Gesù maledisse il fico.  Infatti la reazione di Gesù sembra sproporzionata se non si considera che aveva uno scopo illustrativo... L'episodio centrale in questo brano dimostra che anche i frutti della religione giudaica legata al tempio non promettevano bene. Era piuttosto normale la presenza nei pressi del tempio di cambiavalute e venditori di animali destinati ai sacrifici, infatti i pellegrini provenienti da lontano in occasione delle feste principali, come la pasqua, non potevano portare con loro gli animali necessari per i sacrifici che dovevano rispondere anche a certi requisiti, pertanto li acquistavano sul posto e spesso era necessario cambiare il loro denaro nella valuta locale. Ciò che Gesù denunciò  non era quindi l'esistenza di quelle attività che erano necessarie al funzionamento del tempio ma il fatto che la religione giudaica era diventata insensibile alla sua vera vocazione, quella di coinvolgere tutte le genti nell'adorazione dell'unico vero Dio. Il cortile esterno del tempio poteva infatti essere frequentato dai gentili, ma di fatto, le autorità giudaiche ne avevano sminuito l'importanza spirituale per relegarlo ad attività commerciali e a zona di passaggio da una parte della città all'altra. Israele era stato chiamato da Dio ad essere luce delle altre nazioni ma le autorità giudaiche ai tempi di Gesù mostravano un disprezzo verso i gentili animato da una vision...

BASTA BUGIE - Cinema
FILM GARANTITI: The song (2014) *****

BASTA BUGIE - Cinema

Play Episode Listen Later Mar 20, 2019 7:33


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5583THE SONG: SPETTACOLARE FILM SUL MATRIMONIO di don Stefano BimbiThe Song è un film americano del 2014 che in Italia purtroppo non ha avuto il risalto che meritava nonostante sia un ottimo prodotto. Narra la storia di David King, famoso cantante country, che aveva peccato di adulterio con la moglie di un amico. Dopo il suicidio di quest'ultimo cerca di rimediare al suo errore rifacendosi una vita e sposando la sua donna... La sacralità del vincolo matrimoniale è il tema principale di tutto il film.Jed King è suo figlio, che cerca di seguire le orme del padre nella musica e sembra non riuscire a sfondare... almeno finché non accetta di cantare in un vigneto durante una festa di paese dove incontra Rose, la figlia del proprietario della vigna. Jed si innamora immediatamente e in seguito i due si sposano. Il suo talento sboccia, scrive finalmente canzoni sue, ispirate dal suo amore per la moglie, e in poco tempo gli si apre la porta del successo. Ma sarà proprio la sua popolarità che rischierà di fargli perdere tutto quello che è invece importante nella vita.LA COSTRUZIONE DEL TEMPIOLa trama del film contiene un fitto intreccio di simboli e richiami alla Parola di Dio. L'intero racconto si intreccia infatti con i brani del Cantico dei Cantici, del Qoelet, libri attribuiti a re Salomone di cui il protagonista del film ricalca le orme. Infatti, Salomone, prima di essere re, si chiama Jedidja, da cui il diminutivo Jed.Salomone è figlio del re David, come Jed di David King. Sia Salomone che Jed sono poeti e cantori della gloria di Dio (Salomone e soprattutto suo padre David hanno composto la gran parte dei salmi contenuti nella Bibbia, canti al Dio altissimo). Re Salomone costruisce finalmente un tempio al Dio degli ebrei che suo padre Davide avrebbe voluto fare, ma non fu in grado. Anche Jed costruisce un "tempio", in pratica una piccola cappella nella vigna dove poi si sposerà con Rose.Interessante il tema della vigna che nella Bibbia è un potente simbolo del popolo di Israele e che Gesù riprenderà in un'importante parabola per mostrare che il proprietario della vigna è suo Padre. Inoltre la costruzione della cappella nel film diventerà un costante parallelo con la vita matrimoniale. Per il matrimonio la cappella ha appena la struttura esterna, ma necessita di essere completata durante la vita. Con alti e bassi, Jed arriverà anche a distruggerne una parte al termine di una litigata con la moglie, ma alla fine la cappella viene completata con pareti imbiancate e la croce sulla facciata. Evidente il simbolo da applicare alla vita sponsale: il giorno del matrimonio la costruzione della vita a due è appena iniziata e, tra alti e bassi, la vita matrimoniale va costruita giorno per giorno con fatica, impegno e soprattutto perdono reciproco.CHIEDERE A DIO LA SAGGEZZASe qualcuno non fosse ancora convinto del parallelo tra il protagonista del film e Salomone basta dire che a metà della storia Jed, incalzato dalla fidanzata a chiedere un dono a Dio, fa una preghiera per ricevere la sapienza.Ma come fu per il grande Salomone, la sapienza non sarà sufficiente a preservare Jed dal peccato. Infatti, il successo tiene Jed lontano da casa per lunghi periodi, durante i quali la mancanza di comunicazione e di intimità tra lui e la moglie Rose diventa difficile da gestire. Jed si sente chiamato con le sue canzoni a dare qualcosa ai suoi fan e non coglie il pericolo nel mettere al primo posto il lavoro.Dal canto suo Rose è troppo legata alla casa paterna e non segue il marito proprio quando lui è più debole ed esposto alla tentazione. Così Jed, dopo essere stato messo alla prova per mesi e mesi, alla fine cede alle avances di Shelby Bale, una giovane musicista dallo spirito libero, con cui Jed condivide un tour. E la situazione, che era stata in bilico per mesi, finisce per precipitare.La narrazione fa cogliere nettamente questo salto: il tempo che prima scorre lento, diventa all'improvviso vorticoso, come la vita di Jed che sembra un aereo in avvitamento verso il basso.I riferimenti alla Bibbia sono continui: i versetti scandiscono il ritmo della narrazione. Senza forzature, la sapienza biblica sottolinea i passaggi della vicenda ed evidenzia la normalità, quasi la banalità, della tentazione e della presunzione di poter essere più forti del male.Jed rischierà di perdere non solo la sua famiglia, ma anche se stesso. Nel film non manca il lieto fine, che evidenzia la fatica del perdono e della redenzione. Non si tratta di un semplice "vissero felici e contenti", ma soltanto un nuovo inizio... una strada mai in discesa, perché è la strada della vita di ciascuno su questa terra.Jed, il protagonista, è interpretato da Alan Powell della rock band cristiana Anthem Lights e la musica è senza dubbio una parte importante della sceneggiatura. Giustamente la versione italiana del dvd mette i sottotitoli alle canzoni per sottolinearne l'importanza ai fini della trama.Nel film la narrazione è avvincente e appassiona. Numerosi temi secondari, come i tatuaggi, l'alcol e la droga, rendono interessante il film. Inoltre, i dialoghi e soprattutto la voce narrante attraverso il testo biblico danno una profondità importante, un senso di immedesimazione che lascia il segno. Insomma un film da non perdere e da utilizzare anche come spunto di discussione in famiglia e con gli amici.

Voce delle Chiese
Il était plusieurs fois.... al MIR di Ginevra

Voce delle Chiese

Play Episode Listen Later Mar 13, 2019 23:04


Ospite della puntata di oggi Gabriel de Montmollin direttore Museo della Riforma di Ginevra. Ci parla dell'esposizione temporanea di video e disegni “C’era una volta” dedicata all’Antico Testamento, esposta al MIR dal 25 gennaio al 19 maggio.Dalla Genesi al Cantico dei Cantici, da Noè a Giona nella balena. 11 video di 4 minuti circa raccontano vari episodi biblici, attraverso musiche create per l'occasione e splendidi disegni d'animazione.

Voce delle Chiese
Il était plusieurs fois.... al MIR di Ginevra

Voce delle Chiese

Play Episode Listen Later Mar 13, 2019 23:04


Ospite della puntata di oggi Gabriel de Montmollin direttore Museo della Riforma di Ginevra. Ci parla dell'esposizione temporanea di video e disegni “C'era una volta” dedicata all'Antico Testamento, esposta al MIR dal 25 gennaio al 19 maggio.Dalla Genesi al Cantico dei Cantici, da Noè a Giona nella balena. 11 video di 4 minuti circa raccontano vari episodi biblici, attraverso musiche create per l'occasione e splendidi disegni d'animazione.

Voce delle Chiese
Poesie, poeti e Bibbia, tra concorsi e libri

Voce delle Chiese

Play Episode Listen Later Jan 23, 2019 31:22


La casa editrice “La Zisa” e l’associazione culturale “La Tenda di Abramo – culture e religioni in dialogo” indicono un concorso per la selezione di opere poetiche a tema religioso.L'obiettivo è quello di promuovere la cultura, la poesia e la fede come mezzi idonei a valorizzare gli ideali umani e il dialogo.I componimenti devono essere inediti, a tema religioso su ogni aspetto della fede delle diverse tradizioni e vi possono partecipare autori italiani e stranieri. I lavori, massimo 30 righe, devono essere inviati entro il 31 marzo, all'indirizzo lazisaeditrice@gmail.com.Le opere selezionate andranno a comporre l’antologia poetica di raccolta di tutti i lavori finalisti, che avrà per titolo “Poesie per Dio, quasi una preghiera”.Ne parliamo con Davide Romano, della casa editrice La Zisa.Rimaniamo nell'ambito delle poesie con l'intervista a Sara Ferrari, autrice del libro "Poeti e poesie della Bibbia", edizioni Claudiana. L'autrice si propone di dimostrare il ruolo fondamentale della poesia nella Bibbia e restituirne il giusto valore. Spiega Sara Ferrari: "Volevo partire dai testi e ho dovuto fare una selezione. Ci sono interi libri di poesia, come i profetici Geremia, Ezechiele... poi il Cantico dei Cantici, i Salmi. Sono partita dai luoghi dove in maniera più rara troviamo delle poesie. I testi poetici che ho scelto non sono probabilmente i più vicini ai cuori di chi conosce la Bibbia. Ho cercato di capire non solo che relazione ci sia fa loro, ma anche come possano essere letti e analizzati con uno sguardo proiettato nel futuro".

Voce delle Chiese
Poesie, poeti e Bibbia, tra concorsi e libri

Voce delle Chiese

Play Episode Listen Later Jan 23, 2019 31:22


La casa editrice “La Zisa” e l'associazione culturale “La Tenda di Abramo – culture e religioni in dialogo” indicono un concorso per la selezione di opere poetiche a tema religioso.L'obiettivo è quello di promuovere la cultura, la poesia e la fede come mezzi idonei a valorizzare gli ideali umani e il dialogo.I componimenti devono essere inediti, a tema religioso su ogni aspetto della fede delle diverse tradizioni e vi possono partecipare autori italiani e stranieri. I lavori, massimo 30 righe, devono essere inviati entro il 31 marzo, all'indirizzo lazisaeditrice@gmail.com.Le opere selezionate andranno a comporre l'antologia poetica di raccolta di tutti i lavori finalisti, che avrà per titolo “Poesie per Dio, quasi una preghiera”.Ne parliamo con Davide Romano, della casa editrice La Zisa.Rimaniamo nell'ambito delle poesie con l'intervista a Sara Ferrari, autrice del libro "Poeti e poesie della Bibbia", edizioni Claudiana. L'autrice si propone di dimostrare il ruolo fondamentale della poesia nella Bibbia e restituirne il giusto valore. Spiega Sara Ferrari: "Volevo partire dai testi e ho dovuto fare una selezione. Ci sono interi libri di poesia, come i profetici Geremia, Ezechiele... poi il Cantico dei Cantici, i Salmi. Sono partita dai luoghi dove in maniera più rara troviamo delle poesie. I testi poetici che ho scelto non sono probabilmente i più vicini ai cuori di chi conosce la Bibbia. Ho cercato di capire non solo che relazione ci sia fa loro, ma anche come possano essere letti e analizzati con uno sguardo proiettato nel futuro".

Adorazioni eucaristiche di don Leonardo Maria Pompei

I libri sapienziali. Il cantico dei cantici. Capitolo 4. La bellezza e l'amore di Dio verso la Sposa descritte nel terzo capitolo del Cantico dei Cantici. L'applicazione anzitutto mariana di tale allegoria. Ora santa di Giovedì 27 Dicembre 2018

Adorazioni eucaristiche di don Leonardo Maria Pompei

I libri sapienziali. Il cantico dei cantici. Capitolo 1. Il Cantico dei Cantici è il libro delle anime che vogliono volare verso la perfezione dell'amore. In esso è descritto l'amore tra Gesù e la Chiesa, tra Gesù e Maria, tra Gesù e l'anima. I primi slanci di amore della Sposa e dello Sposo del Cantico. Ora santa di Giovedì 13 Dicembre 2018

Adorazioni eucaristiche di don Leonardo Maria Pompei

I libri sapienziali. Libro del Qohelet. Capitolo 1,1-14. Il libro del Qohelet, il secondo della trilogia Proverbi - Qohelet - Cantico dei Cantici ha la funzione di mostrare la vanità e la caducità delle cose terrene, mondane e temporali, che sono per definizione effimere, mutevoli, incerte e sfuggevoli. Se l'anima non ritrae i suoi affetti e interessi dal mondo, non può raggiungere la felicità promessa da Dio a coloro che lo amano davvero. Ora santa di Giovedì 15 Novembre 2018

Voce delle Chiese
Una rappresentazione del Cantico dei Cantici

Voce delle Chiese

Play Episode Listen Later Sep 25, 2018 27:27


In Voce delle Chiese presentiamo una mostra dedicata al Cantico dei Cantici, libro particolarissimo all'interno del canone biblico.L'artista Elio De Luca ci racconta il ciclo pittorico che ha realizzato a partire proprio da questo poema d'amore. L'esposizione  rimarrà in mostra a Lucca fino al 14 ottobre, nel Museo d'Arte Contemporanea.§Le opere propongono grandi campiture dorate che fanno da sfondo a figure semplici e precise nei tratti: raffigurazioni quasi iconiche di momenti scelti dall'artista, rappresentazioni emotive, romantiche, evidentemente frutto di un'intensa immersione nella lettura del testo.Nell'articolo su Riforma.it si può trovare l'intervista con l'artista.Ci spostiamo poi a parlare del referendum in Nuova Caledonia, che potrebbe portare all'indipendenza dalla Francia. Anche in questo caso le chiese protestanti si aprono ad una riflessione sul clima politico.Riprendiamo, sempre da Riforma.it, un articolo in cui si parla dell'attenzione al pensiero protestante da parte delle edizioni Feltrinelli.

Voce delle Chiese
Una rappresentazione del Cantico dei Cantici

Voce delle Chiese

Play Episode Listen Later Sep 25, 2018 27:27


In Voce delle Chiese presentiamo una mostra dedicata al Cantico dei Cantici, libro particolarissimo all'interno del canone biblico.L'artista Elio De Luca ci racconta il ciclo pittorico che ha realizzato a partire proprio da questo poema d'amore. L'esposizione  rimarrà in mostra a Lucca fino al 14 ottobre, nel Museo d'Arte Contemporanea.§Le opere propongono grandi campiture dorate che fanno da sfondo a figure semplici e precise nei tratti: raffigurazioni quasi iconiche di momenti scelti dall'artista, rappresentazioni emotive, romantiche, evidentemente frutto di un'intensa immersione nella lettura del testo.Nell'articolo su Riforma.it si può trovare l'intervista con l'artista.Ci spostiamo poi a parlare del referendum in Nuova Caledonia, che potrebbe portare all'indipendenza dalla Francia. Anche in questo caso le chiese protestanti si aprono ad una riflessione sul clima politico.Riprendiamo, sempre da Riforma.it, un articolo in cui si parla dell'attenzione al pensiero protestante da parte delle edizioni Feltrinelli.

Commento al Vangelo del giorno
XXVI Domenica del Tempo Ordinario. Anno A

Commento al Vangelo del giorno

Play Episode Listen Later Oct 1, 2017 19:52


NELLA VIGNA DELLA CHIESA I PECCATORI SPERIMENTANO LA MISERICORDIA CHE CI SPINGE NELLA CONVERSIONE Abbiamo bisogno di aprire gli occhi e scoprire che siamo dei “pubblicani” che usano gli altri per saziarsi, e “prostitute” che fanno della sua vita, anche della chiamata ad essere cristiano, uno squallido mercimonio. Solo chi si scopre peccatore può credere all’annuncio del Kerygma; solo chi ha compreso che è un orgoglioso e cerca la sua vita in quello che non sazia, come il secondo figlio, può obbedire al Vangelo per entrare nel Regno dei Cieli. Ma non possiamo farlo da soli. Ci scandalizzeremmo di noi stessi, e ci disprezzeremmo. Per scoprire la verità e aprirci alla conversione abbiamo bisogno di un esodo come quello percorso nel deserto dal Popolo di Israele, nel quale scoprire quello che siamo e, contemporaneamente chi è Dio. Di una comunità dove sperimentare che non siamo soli, che Dio non ci ha abbandonati ai nostri peccati, e che Gesù cammina accanto a noi, come un fratello, con pazienza e misericordia. Gesù non aveva bisogno di convertirsi, ma ha voluto percorrere il cammino di ritorno a Dio perché noi tutti potessimo tornare a casa di nostro Padre, a lavorare nella sua “vigna”, come il figlio prodigo. Nell’Antico Testamento essa era immagine di Israele, il Popolo che Dio aveva scelto per rivelarsi e divenire così segno della sua presenza tra le nazioni. Ma nel Nuovo Testamento essa diviene immagine della Chiesa, la comunità cristiana. E’ anche un anticipo del “Regno dei Cieli”, un suo segno visibile e credibile offerto al mondo. In essa “lavorano” per crescere nella fede i figli di Dio. Ma qual è, concretamente, questo “operare”? Ce lo spiega San Paolo: nella “vigna” si cresce nell’amore e nella comunione, imparando giorno dopo giorno, “oggi” dopo “oggi”, a “non fare nulla per rivalità o vanagloria”; nella Chiesa si sperimenta la gratuità dell’amore di Dio. Secondo l’originale, infatti, in essa non si “lavora” per un “salario” mondano, per la “vanagloria”, ma per la “gloria” autentica, la sostanza e il peso della vita che Gesù ha acquistato per tutti attraverso la sua kenosi, il suo annientamento. Egli ha rinunciato a tutto e si è fatto l’ultimo, il servo di tutti, andando al nostro posto nella “vigna” ad offrire se stesso sulla Croce piantata in essa. Così ha inaugurato il cammino autentico per raggiungere la “gloria” preparata per tutti nel “Regno dei Cieli”. Per essersi umiliato il Padre “lo ha esaltato” e gli ha spalancato il Cielo dove è entrato con una carne simile alla nostra, primogenito di molti fratelli. Per questo nel “Regno dei cieli” i peccatori “precedono” quelli che si ritengono giusti. Nella “vigna”, dove lo Sposo del Cantico dei Cantici scende per unirsi alla sua Sposa, sono rovesciati i criteri mondani, perché l’amore di Dio esalta gli umili, quelli che hanno riconosciuto la propria realtà e sono pronti ad annegare l’uomo vecchio nelle viscere di misericordia di Dio, e ricominciare ogni giorno con Cristo una vita nuova.

Meditazioni di don Giulio Maspero
I bambini nel Cantico dei Cantici secondo Gregorio di Nissa

Meditazioni di don Giulio Maspero

Play Episode Listen Later May 16, 2017 17:36


Tutto Qui
Tutto Qui - martedì 9 maggio - I progressi verso la Comunità energetica del Pinerolese

Tutto Qui

Play Episode Listen Later May 10, 2017 86:20


Siamo stati con Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino e vicesindaco di Cantalupa, ideatore del progetto della Comunità energetica del pinerolese. Dopo 3 anni dall'ideazione abbiamo capito a che punto siamo: manca una legge regionale specifica ma sembra essere molto vicina per volontà di tutti i soggetti politici, in particolare del consigliere Alfredo Monaco di Scelta Civica. Infine, siamo stati con Claudio Montagna regista dello spettacolo "Metà, Meditazioni sul Cantico dei Cantici" a cura di Teatro e Società, finanziato dalla Compagnia di San Paolo e interpretato dai detenuti, della casa circondariale del Carcere Le Vallette di Torino.

Cult
27/04/17: Cult e il Cammino Popolare di Virgilio Sieni

Cult

Play Episode Listen Later Apr 27, 2017 55:07


Il celebre coreografo e perfomer Virgilio Sieni firma “Cantico dei Cantici” al CRT – Teatro dell'Arte e “Cammino Popolare”, iniziativa collettiva con i cittadini, il 1° maggio davanti alla Fondazione Feltrinelli. Barbara Sorrentini intervista il regista Lucas Belvaux sul film “Chez nous – A casa nostra”, nelle sale in questi giorni. Carmelo Rifici introduce “Ifigenia, liberata” il nuovo spettacolo firmato con la drammaturga Angela Demattè, al Piccolo Teatro Strehler di Milano, coprodotto da LuganoinScena. La rubrica di musica lirica del giovedì a cura di Giovanni Chiodi.

cult chez milano virgilio cammino popolare cantico ifigenia lucas belvaux cantici barbara sorrentini fondazione feltrinelli giovanni chiodi carmelo rifici
Cult
27/04/17: Cult e il Cammino Popolare di Virgilio Sieni

Cult

Play Episode Listen Later Apr 26, 2017 55:07


Il celebre coreografo e perfomer Virgilio Sieni firma “Cantico dei Cantici” al CRT – Teatro dell’Arte e “Cammino Popolare”, iniziativa collettiva con i cittadini, il 1° maggio davanti alla Fondazione Feltrinelli. Barbara Sorrentini intervista il regista Lucas Belvaux sul film “Chez nous – A casa nostra”, nelle sale in questi giorni. Carmelo Rifici introduce “Ifigenia, liberata” il nuovo spettacolo firmato con la drammaturga Angela Demattè, al Piccolo Teatro Strehler di Milano, coprodotto da LuganoinScena. La rubrica di musica lirica del giovedì a cura di Giovanni Chiodi.

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Cult
27/04/17: Cult e il Cammino Popolare di Virgilio Sieni

Cult

Play Episode Listen Later Apr 26, 2017 55:07


Il celebre coreografo e perfomer Virgilio Sieni firma “Cantico dei Cantici” al CRT – Teatro dell’Arte e “Cammino Popolare”, iniziativa collettiva con i cittadini, il 1° maggio davanti alla Fondazione Feltrinelli. Barbara Sorrentini intervista il regista Lucas Belvaux sul film “Chez nous – A casa nostra”, nelle sale in questi giorni. Carmelo Rifici introduce “Ifigenia, liberata” il nuovo spettacolo firmato con la drammaturga Angela Demattè, al Piccolo Teatro Strehler di Milano, coprodotto da LuganoinScena. La rubrica di musica lirica del giovedì a cura di Giovanni Chiodi.

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Commento al Vangelo del giorno
Venerdì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario

Commento al Vangelo del giorno

Play Episode Listen Later Nov 24, 2016 21:09


L'INVERNO CHE SEMBRA CHIUDERE LA PORTA ALLA SPERANZA E' INVECE IL SENO FECONDO DOVE E' DEPOSTO E GESTATO L'AMORE CHE NON MUORECarissimi, è inverno e fa freddo. Personalmente non mi piace per nulla, ho sempre odiato il freddo e mal sopportato questa stagione. Oggi, alla luce di questo brano del Vangelo, per la prima volta, ho capito perché. Ieri ho ricevuto una notizia che non è piaciuta al mio uomo vecchio che ancora cerca nella carne e negli affetti il tepore del caminetto accanto al quale raggomitolarsi, stretto in una coperta e disteso su un comodo divano. Ecco, la notizia che sparigliava i miei piani, mi ha spinto fuori dalla stanzetta calda e comoda, in mezzo al freddo che senti quando il demonio riesce a farti credere di essere solo. Già, il demonio, il principe delle parole inutili, il maestro dei sofismi, il padre delle menzogne che intrappolano cuore e mente nella tristezza generata dal non capire che cosa accade. Quando si spegne la luce della fede, infatti, arrivano gli tsunami delle parole che tentano di spiegare, di piegare la storia e le persone ai desideri frustrati del proprio uomo vecchio. Ecco perché non mi è mai piaciuto l'inverno: perché è segnato dal freddo che ingoia i pensieri, i criteri, i desideri e le parole dell'uomo vecchio. Perché seppellisce sotto terra e neve le passioni ingannatrici dell'uomo della carne. Perché frantuma il seme, ovvero il progetto di vita che Dio ha disegnato per me, e per questo mi sembra che tutto sia inospitale e inavvicinabile. L'inverno è segno del rifiuto, e sembra contestare la vita, l'allegria e il riposo, i frutti e la sazietà che invece dipingono l'estate con i loro colori accesi. Insomma, non mi piace l'inverno perché non mi garba morire, e infilarmi nel vento e nella pioggia, nel grigio acuminato di giornate come questa che mi ha accolto proprio oggi. Non mi piace perdere la vita, perché il demonio è lesto e astuto per ingannarmi facendomi credere che tutto è destinato a passare e perdersi per sempre, fagocitato dal freddo della tomba. E per questo devo difendermi dai rigori dell'inverno, non lasciare cioè che la mia vita passi per scendere nella morte. Il freddo mi inchioda alla paura e all'incapacità di fare qualsiasi cosa, come l'inganno del demonio mi incatena all'impossibilità di amare e donarmi. Invece Dio, attraverso la Chiesa, come il contadino con i suoi semi, depone la fede proprio quando e dove non ci aspetteremmo e vorremmo, perché la nostra vita possa crescere nella precarietà come un albero radicato nella certezza del suo amore. In ogni istante infatti, è nascosto il Mistero Pasquale del Signore, il suo passaggio dalla morte alla vita. Per questo la Pasqua è proprio il cammino di un seme che, dal sepolcro della terra, si fa strada attraverso l'oscurità per spuntare, vivo e forte, alla luce, e lanciarsi giorno dopo giorno verso il Cielo. "Il cielo e la terra passeranno, ma le Parole del Signore non passeranno" proprio perché sono le uniche capaci di passare attraverso la morte e resistere intatte, autentiche nel loro compiersi, una dopo l'altra. Mentre tutte le altre parole segnano il passo rivelandosi effimere e transitorie, la sua Parola d'amore, capace di ri-crearci nella misericordia, è l'unica eterna perché attraversa la morte senza esserne assorbita. Così, nella nostra vita ogni cosa è destinata a passare per lasciar posto alla Parola fatta carne, al potere della predicazione, a Cristo vivo nell'annuncio del Vangelo. Il passare di tutto riverbera infatti il passaggio pasquale del Signore nella storia: questa è l'unica verità che non passerà mai, perché è il segno che Lui ci ama così come siamo, sempre. Per questo, le sofferenze, i problemi, le angosce, il fallire dei progetti, sono i germogli che spuntano sui rami della nostra croce, preannunciano l'estate, non la morte! Nelle parole del Signore si ode l'eco del Cantico dei Cantici; dure e crude, sono parole d'amore. E' lo Sposo che incede, e vuole destare la sposa, accendere in lei il desiderio di Lui, e schiudere i suoi occhi in un discernimento capace di intercettare i segni del suo avvento imminente. Gli eventi descritti dal Signore nei brani precedenti ci aiutano a riconoscere in essi i germogli che preannunciano la dolcezza dell'incontro con Lui, il premio sperato e atteso. Questo significa avere discernimento e vivere nell'attesa del compimento, perché il passato semina nel presente la profezia dell'avvenire, non la malinconia per quello che è passato e perduto. La vita perduta per amore è il segno profetico che illumina il presente e lo orienta verso la pienezza di vita che solo il dono dell'amore è capace di generare. Così una sposa e madre che, unita a Cristo, passa il suo tempo stirando camice per le quali nessuno le dirà mai grazie, o pulendo tazze del gabinetto che tutti useranno senza accorgersi della loro brillantezza, ama perdendo pezzi di se stessa che ritrova ogni giorno moltiplicati in gioia, pace e pienezza di senso che la accompagnano nei giorni e la spingono a donarsi ancora, e di più. Altro che frustrazione, chi ama e si consegna al proprio marito e ai frutti di questa amore sottomesso che sono i figli, non ha bisogno di cercare gratificazione fuori di casa. La storia non genera in lei rimpianti, ma gioia, pienezza e desiderio di donarsi ancora, e di più. Così un marito che esce ogni giorno per un lavoro routinario dove il capo non ha altro da fare che umiliarlo. Mentre perde la sua vita per amore di sua moglie e dei suoi figli, la ritrova proprio nelle ore spese per loro, perché l'amore dà senso e gratificazione a quel suo stare lì, a prendere insulti e senza la minima gratificazione. Tutti questi sono i germogli della vita nuova che ha cominciato a scorrere ben prima del loro apparire. Per questo abbiamo bisogno dell'inverno, per distenderci e imparare a dissolverci sotto terra, perché chi non muore nella terra resta solo. Ma chi invece, nella Chiesa, si lascia allevare come Gesù durante trenta anni a Nazaret, paesino di pochissime anime lontanissimo da Gerusalemme, darà frutto a suo tempo, come Lui e in Lui. Da Nazaret non poteva venire nulla di buono dicevano gli intelligenti e i religiosi del tempo, come anche oggi la cultura ci dice che, nel 2015, da una casalinga seppellita a casa non può uscire altro che frustrazione, Così come non può uscire nulla di buono dalla nostra storia, dall'inverno di solitudine e sofferenza che ha accolto il seme della vita nuova deposto in noi dalla Chiesa. E invece proprio l'inverno di Nazaret, ripeto, trenta anni, è stato il grembo benedetto che ha gestato il Gesù l'Uomo capace di offrire se stesso alla morte più dura e dolorosa. Come la tua Nazaret ha sino ad oggi gestato l'uomo o la donna capace di offrire la propria vita all'altro, anche a l nemico. Senza inverno non c'è primavera di primizie e neanche l'estate dei frutti! In questo Avvento, entriamo con Cristo nell'inverno preparato per noi, per essere, in Lui, i germogli di speranza che annunciano al mondo la sua vittoria sul sepolcro di peccato e morte. Se chi ti è accanto vedrà spuntare i germogli di una vita che la sua cultura e i suoi criteri ritegno impossibile, potrà iniziare a sperare che davvero esista l'estate, che anche la sua vita potrà dare frutti, proprio entrando nell'inverno preparato per lui. Ogni evento è un germoglio che ci ricorda l'elezione che ci ha presi dal mondo, perché il fico è anche immagine di Israele: "guardai ai vostri padri come ai primi frutti di un fico” (Os 9,10). La storia concreta, le persone che ci sono date, tutto di noi e in noi segna la primo-genitura, il senso stesso della nostra vita, che è essere i primi frutti dell'umanità. Dietro a tutto si cela lo Sposo, innamorato e appassionato, che ci chiama ad alzarci; ci guarda con tenerezza, e ci annuncia oggi che è passato l'inverno, che la morte è vinta, che possiamo entrare negli eventi dai quali siamo sempre scappati terrorizzati. Bruciato il passato di morte nel fuoco del suo amore, possiamo correre verso l'estate che ci attende, liberi, e attirare con noi questa generazione.

Commento al Vangelo del giorno
XII Domenica del Tempo Ordinario. Anno C

Commento al Vangelo del giorno

Play Episode Listen Later Jun 18, 2016 44:27


SOLO DALL'INTIMITA' DI GESU' CON SUO PADRE DOVE SIAMO ACCOLTI NELLA CHIESA POSSIAMO PROFESSARE LA FEDE NEL MESSIA CROCIFISSO E RISORTO PER NOI«Dove c’è Pietro, lì c’è la Chiesa; dove c’è la Chiesa, lì non c’è affatto morte ma vita eterna» (S. Ambrogio, Enarrationes in Psalmos). Pietro sulla soglia del desiderio di ogni uomo, il più profondo, il più intenso, l’anelito che freme insopprimibile in ogni parola, pensiero, o gesto: la vita e mai più nessuna morte. I peccati stessi gridano il nostro desiderio di felicità eterna, che si realizza, sconnesso, in fuga da ogni sofferenza, confondendo il piacere con l’eterno esistere a cui aspiriamo. Le guerre, i divorzi, gli aborti, gli abomini genetici, e le nostre ore intrise di rabbia, malinconia, ribellioni e mormorazioni, in fondo tutto esprime la volontà di non arrendersi allo scorrere ineluttabile che sa di morte. Ma anche quando, paradossalmente, si uccide in nome della vita, dietro l’egoismo, la paura e l’inganno, si nasconde la nostalgia di pienezza che non accetta la corruzione, e vorrebbe cancellarla, goffamente e perversamente, in un appello accorato alla vita che sfugge ad ogni presa. Tutti drogati di qualcosa o di qualcuno, sperando il cristallizzarsi, seppur effimero, d’un secondo almeno, un istante di tregua e di pace dove cullare le speranze deluse vissute solo in un sogno.Leopardi descriveva inimitabilmente i nostri sentimenti: ”Questo è quel mondo? questi i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi onde cotanto ragionammo insieme? questa la sorte dell’umane genti? All’apparir del vero tu, misera, cadesti: e con la mano la fredda morte ed una tomba ignuda mostravi di lontano” (G. Leopardi, A Silvia). Il “vero” della storia di ogni giorno ci travolge, e ci spalanca “ignude tombe”, e dolori, e lacrime, e delusioni: ci schiantiamo sul capoufficio che ha preferito il collega, sull’immaturità ribelle del figlio, sulle analisi che rivelano valori preoccupanti; quanti ragionamenti da fidanzati, e che difficile si fa, ora che appare il vero del carattere, delle attitudini profonde del cuore, e l’egoismo trattiene per sé corpo e mente, prigionieri dell’incapacità di donarsi sino in fondo.Di fronte a Gesù, infatti, la ragione senza la luce della fede, rimane imprigionata nella religiosità impersonale della “gente”. Per la folla anonima Egli è solo un profeta come gli altri. I suoi gesti e insegnamenti potrebbero orientare filosoficamente o ideologicamente l’esistenza, ma quando si innalzano oltre i criteri mondani, promoveatur ut amoveatur, li “eleviamo” al rango di sublimi utopie per renderli inoffensivi. Gesù resta irrilevante, e l’incontro con Lui non cambia radicalmente l’esistenza. Le sue parole scorrono sulle nostre giornate come una struggente colonna sonora, mentre le passioni, il piacere e l’egoismo travestiti da valori civili ci conducono lontani da Lui.Ma “voi”, tu ed io, “chi dite che io sia?”. Oggi, dinanzi all’”ignuda tomba”, “chi” è Lui per me? In qualunque relazione, la conoscenza autentica scaturisce dall’amore. Nella domanda di Gesù si ode l’eco di quella che, risorto, ha posto a Pietro: “Mi ami tu più di costoro?”. Il verbo “conoscere” non si riferisce a una conoscenza meramente intellettuale; in ebraico yada’ rivela una conoscenza esistenziale e affettiva. Gesù scende oggi a cercare l’amata, tu ed io, nel suo giardino divenuto, per il peccato, una “tomba ignuda” e ci dice: “O mia colomba, che stai nelle fenditura della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro” (Ct. 2,14).Il Targum, la versione aramaica della Bibbia che veniva proclamata nelle sinagoghe ai tempi di Gesù e a cui erano aggiunte delle glosse interpretative, traduce così questo brano del Cantico: “E quando l’empio faraone inseguiva il popolo di Israele, l’Assemblea di Israele fu come una colomba chiusa nelle spaccature di una roccia, e il serpente cerca di colpirla dal di dentro, e l’avvoltoio di colpirla dal di fuori… e uscì una voce dai cieli dell’alto, che disse: Tu, Assemblea di Israele fammi vedere il tuo volto e le tue opere rette, fammi sentire la tua voce!” (U. Neri, Il Cantico dei Cantici).La domanda di Gesù cerca oggi il “voi” dell’Assemblea santa che, dalla fenditura della roccia, professa che solo Lui è “il Cristo di Dio”, il Crocifisso che ha vinto la morte. Egli è Dio vivo qui ed ora, per me. Gli occhi illuminati dalla fede che ha sperimentato la salvezza dove non c’era speranza, lo vedono e riconoscono laddove quelli della carne non possono: per perdonare me oggi Gesù ha dovuto “soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno”.Solo uno sguardo purificato nel perdono, può riconoscere Dio onnipotente in un crocifisso. Nella precarietà, nelle contraddizioni della carne, in un corpo corruttibile, abita Dio, la Vita nella morte, nella nostra debolezza di colomba ghermita, il suo potere. Solo chi è stato perdonato e amato può “voler andare dietro a Gesù”, “rinnegando” quel “se stesso” che lo ha condotto nella tomba, e “prendere” la “sua croce”, quella che inchioda l’egoismo e l’orgoglio per distendere le braccia offrendo e “perdendo” la vita. Solo sulla Croce gloriosa del Signore risorto infatti, quella di “ogni giorno” della nostra storia, il “per me” della conoscenza diviene il “per Cristo” che “salva” la vita. Questa è la fede della Chiesa, la risposta a ogni desiderio e speranza, all’apparir di ogni vero e in tutte le ignude tombe.

Commento al Vangelo del giorno
X Domenica del Tempo Ordinario. Anno C

Commento al Vangelo del giorno

Play Episode Listen Later Jun 5, 2016 24:57


CON LA SUA COMPASSIONE GESU' TOCCA LA NOSTRA MORTE E LA RENDE GREMBO DELLA VITA IMMORTALEE’ ovvio, ma forse non ci abbiamo mai riflettuto: a un funerale piangono i vivi e non i morti. Così, nel Vangelo di questa domenica, piuttosto che sul “figlio”, siamo chiamati a fissare l’attenzione sulla “madre”. E’ su di lei che Luca si sofferma dicendoci che “era rimasta vedova”; con lei era “molta gente della città”; è lei che Gesù “vede”; “per lei” è “preso da compassione”; a lei, per prima, si rivolge.Quel figlio è parte della madre, il senso della sua vita, l’origine delle sue lacrime. Il figlio morto appartiene alla madre viva, come ogni opera delle nostre mani, pur destinata alla corruzione, ci appartiene in un intreccio misterioso nel quale è racchiusa l’esperienza dell’umanità: “La morte sovrasta l’esserci. La morte non è affatto una semplice presenza non ancora attuatasi, non è un mancare ultimo ridotto ad minimum, ma è, prima di tutto, un’imminenza che sovrasta. La morte si rivela come la possibilità più propria, incondizionata e insuperabile. L’esser-gettato nella morte si rivela nel modo più originario e penetrante nella situazione emotiva dell’angoscia” (M. Heidegger, Essere e tempo).Si tratta dell’emozione del corteo funebre giunto sulla porta di Nain, che significa “delizie”. Essa è, infatti, immagine dell’Eden, la città che Dio ha creato perché l’uomo gustasse le sue delizie. Ma “la morte vi è entrata per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono” (Sap. 2,24). Così Nain è divenuta città dell’angoscia, conosciuta bene dagli ebrei: Egitto in ebraico significa proprio “angoscia, luogo dove l’uomo è definitivamente incastrato”.Qui Israele aveva vissuto incastrato tra i mattoni che doveva fabbricare per il mausoleo al faraone. L’angoscia è la città di delizie trasformata nell’Egitto che viviamo ogni giorno: la famiglia, la scuola, il posto di lavoro, talvolta anche la parrocchia, ogni luogo ci riserva l’angoscia per “un’imminenza che sovrasta”. Viviamo nella paura della morte, e, per non accelerarne il corso, i pensieri, le parole e i gesti sono come distillati e “chattati” sulla tastiera di uno smartphone.Viviamo come la madre che ha perso il suo “unico figlio”, accompagnando al cimitero l’unica vita ricevuta, dove regna il disordine morale, affettivo e sociale; qui abbiamo spesso gettato le nostre opere asservite al faraone – che in ebraico significa anche disordine – immagine del demonio. Tutto, nella città, ci è donato come primizia della Terra, per gustare le delizie dell’amore che sperimenteremo in Cielo. Ma il demonio ci ha ingannato, inducendoci a disobbedire per appropriarci dei doni di Dio. E ci siamo ritrovati nudi, nascondendoci impauriti, incapaci di amare, con la vita strappata dalle mani, come il figlio da quelle della madre.Ma verso l’angoscia dove siamo immersi, cammina anche oggi Gesù, insieme ai “suoi discepoli” – la Chiesa – e “la grande folla” stupita e bisognosa – coloro che in Lui hanno visto qualcosa e lo seguono verso il Regno. Anche oggi Gesù si “reca” a Nain: ha un appuntamento con ciascuno di noi; forse, come “la madre”, non aspettiamo o chiediamo nulla, abituati ormai anche alle lacrime. Ma Gesù, il “grande profeta”, prende l’iniziativa e viene a “visitare il suo popolo”, quella parte di noi orfana di Padre, schiava e incompiuta perché senza identità, e l’eredità dilapidata; ci “vede” come una madre che ha concepito ogni cosa nel peccato e “piange” le sue opere precipitate nella morte.E sulla “porta” che ci separa dagli inferi, dove non possiamo più nulla, “il Signore”, Dio stesso, “è preso da grande compassione per noi”. Di fronte al nostro fallimento, le viscere che ci hanno generato per l’amore e la vita eterna, esplodono sino a com-patire, a prendere su di sé la nostra morte. Da questo momento quel “figlio unico” è ormai una sola cosa con l’Unigenito Figlio di Dio.A noi, madri vedove senza diritti, speranza e futuro, dice di “non piangere!”, invitandoci ad uscire da noi stessi, dall’uomo vecchio che, come la Maddalena, dinanzi al sepolcro, non può altro che piangere. No, sono possibili un altro discernimento e un altro atteggiamento. Di fronte al male, al peccato e alla morte c’è. Qualcuno che ha un gesto e una Parola che non conosciamo: Dio, il Santo e il Puro, è l’unico che può “avvicinarsi” e “toccare” la barella dove giace la nostra vita impura. Sulla Croce Gesù ha com-patito ogni nostro dolore sino a farsi peccato, “toccando” il nostro matrimonio, le parole e la sessualità, il fidanzamento, le amicizie, “avvicinandosi” come lo Sposo del Cantico dei Cantici ad ogni relazione con persone e cose, preparandole ad ascoltare la sua voce che annuncio la misericordia: “Ragazzo, dico a te, Alzati!”.Sono piccole, povere, immature e fragili le nostre opere e, come il “ragazzo”, facili prede della morte. Ma proprio perché “giovani” e deboli, le opere della sposa raggiunte dalla Parola di Gesù possono accoglierne il potere fecondo e rigenerante: esso le “restituisce a sua madre” come frutti deliziosi della risurrezione di Cristo, trasformate in opere di vita eterna, perché dall’essere un corteo verso la morte, la nostra esistenza sia trasformata in un passaggio dalla schiavitù alla libertà, dal sepolcro alla vita.

Festivalfilosofia | Lezioni magistrali
Enzo Bianchi | Il Cantico dei Cantici | festivalfilosofia 2013

Festivalfilosofia | Lezioni magistrali

Play Episode Listen Later Sep 15, 2013 71:40


Enzo Bianchi dedica la sua lezione magistrale all'amore umano e terreno, sospeso tra silenzio e lingua liturgica, che caratterizza il Cantico dei Cantici. Enzo Bianchi Il Cantico dei Cantici festivalfilosofia 2013 | amare Domenica 15 Settembre 2013 Sassuolo

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Play Episode Listen Later Dec 9, 2012 23:01


Cantico dei Cantici • leggono: Francesco Ventimiglia, Roberta Borghi

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Play Episode Listen Later Mar 5, 2008 92:50


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