Nutrite un pregiudizio sul curry o sulla besciamella? Non è detto che non sia superabile. I gusti cambiano, come cambia l'approccio a nuove realtà. Fra queste un fenomeno sempre più presente nelle nostre città è quello degli italiani di origine straniera. Sono circa 420mila i minori extracomuntari n…
Hummus Town è una start up di catering che offre lavoro ai rifugiati siriani. Ce lo racconta Shaza Shaker, nata a Damasco, cresciuta a Roma.
Hummus Town è una start up di catering che offre lavoro ai rifugiati siriani. Ce lo racconta Shaza Shaker, nata a Damasco, cresciuta a Roma.
"Ho denunciato il ministro dell'Interno per quello che ha detto contro i rom. Ho paura che il clima nei nostri confronti possa peggiorare". Così Musli Alievski, operaio di etnia rom, candidato (non eletto) a Pesaro a Indovina chi viene a cena. Alievski è italiano di origini macedoni, ha ottenuto la cittadinanza a 21 anni. Ha vissuto con i genitori in un campo rom, oggi abita in una casa e fa l'operaio da quando ha 16 anni. "Ho scoperto di essere uno zingaro a 6 anni, il primo giorno di scuola, quando i genitori degli altri compagni hanno fatot un presidio perchè non volevano uno zingaro in classe" racconta. Cucina rom La cucina gitana è poco conosciuta, ma molto interessante perché, dato il carattere nomade della popolazione, fonde in sé le tradizioni dei vari Paesi 'toccati` dalle migrazioni ed è il risultato di peregrinazioni secolari tra Oriente e Occidente. Ogni etnia ha infatti un proprio patrimonio di ricette, mutuato dalle tradizioni culinarie dei paesi attraversati, interpretate alla luce di un'antichissima arte di arrangiarsi. Gli zingari in italia si suddividono essenzialmente in 5 gruppi: rom, sinti, kalé (gitani della penisola iberica), manouche (francesi) e romanichals (inglesi). Il risultato delel diverse contaminazioni è una cucina povera all'apparenza ma ricca di sapori. I dolma e i sarma sono i due piatti più popolari, comuni a molte etnie. I dolma sono peperoni ripieni di riso, carne tritata e pomodoro. Per la cottura vengono disposti verticalmente in una pentola chiusa, con dell'acqua sul fondo. I sarma sono involtini di cavolo cappuccio, preparati con lo stesso ripieno. La pitta è un'altra golosità, diffusa tra i rom di molti paesi d'Europa. Si tratta di una sfoglia di acqua e farina da cui vengono ricavati lunghi cilindri, successivamente riempiti di bietola e ricotta o di carne, patate e cipolle oppure di uova e ricotta, che vengono adagiati in una teglia da forno a mo' di spirale e successivamente cotti in forno. Natale è occasione per gli zingari di mezza Europa di grande convivialità: si fa il pane in casa e si preparano dolci da consumare tutti insieme. Secondo la tradizione è consuetudine cuocere allo spiedo una pecora intera, dopo averla riempita di patate al rosmarino, spennellata di birra durante la cottura, che generalmente avviene su un grande letto di braci ardenti. La pecora così preparata fa parte anche del menu abituale dei banchetti nuziali, altra grande tradizione rom. Così come è consuetudine diffusa l'uccisione di un agnello in segno di gratitudine e di buon augurio, ad esempio quando un bambino guarisce da una malattia. Un dolce antico, da consumare in occasioni di feste e matrimoni, è l'halvava, simile alla nostra polenta, fatto con farina cotta nell'olio a cui si aggiunge sciroppo di zucchero, frutta secca, pinoli.
"Ho denunciato il ministro dell'Interno per quello che ha detto contro i rom. Ho paura che il clima nei nostri confronti possa peggiorare". Così Musli Alievski, operaio di etnia rom, candidato (non eletto) a Pesaro a Indovina chi viene a cena. Alievski è italiano di origini macedoni, ha ottenuto la cittadinanza a 21 anni. Ha vissuto con i genitori in un campo rom, oggi abita in una casa e fa l'operaio da quando ha 16 anni. "Ho scoperto di essere uno zingaro a 6 anni, il primo giorno di scuola, quando i genitori degli altri compagni hanno fatot un presidio perchè non volevano uno zingaro in classe" racconta. Cucina rom La cucina gitana è poco conosciuta, ma molto interessante perché, dato il carattere nomade della popolazione, fonde in sé le tradizioni dei vari Paesi 'toccati` dalle migrazioni ed è il risultato di peregrinazioni secolari tra Oriente e Occidente. Ogni etnia ha infatti un proprio patrimonio di ricette, mutuato dalle tradizioni culinarie dei paesi attraversati, interpretate alla luce di un'antichissima arte di arrangiarsi. Gli zingari in italia si suddividono essenzialmente in 5 gruppi: rom, sinti, kalé (gitani della penisola iberica), manouche (francesi) e romanichals (inglesi). Il risultato delel diverse contaminazioni è una cucina povera all'apparenza ma ricca di sapori. I dolma e i sarma sono i due piatti più popolari, comuni a molte etnie. I dolma sono peperoni ripieni di riso, carne tritata e pomodoro. Per la cottura vengono disposti verticalmente in una pentola chiusa, con dell'acqua sul fondo. I sarma sono involtini di cavolo cappuccio, preparati con lo stesso ripieno. La pitta è un'altra golosità, diffusa tra i rom di molti paesi d'Europa. Si tratta di una sfoglia di acqua e farina da cui vengono ricavati lunghi cilindri, successivamente riempiti di bietola e ricotta o di carne, patate e cipolle oppure di uova e ricotta, che vengono adagiati in una teglia da forno a mo' di spirale e successivamente cotti in forno. Natale è occasione per gli zingari di mezza Europa di grande convivialità: si fa il pane in casa e si preparano dolci da consumare tutti insieme. Secondo la tradizione è consuetudine cuocere allo spiedo una pecora intera, dopo averla riempita di patate al rosmarino, spennellata di birra durante la cottura, che generalmente avviene su un grande letto di braci ardenti. La pecora così preparata fa parte anche del menu abituale dei banchetti nuziali, altra grande tradizione rom. Così come è consuetudine diffusa l'uccisione di un agnello in segno di gratitudine e di buon augurio, ad esempio quando un bambino guarisce da una malattia. Un dolce antico, da consumare in occasioni di feste e matrimoni, è l'halvava, simile alla nostra polenta, fatto con farina cotta nell'olio a cui si aggiunge sciroppo di zucchero, frutta secca, pinoli.
Arrivato in Italia a bordo di un gommone a 17 anni, Eltjon Bida, cittadino italiano di origini albanesi, ha raccontato oggi la sua storia nel libro "C'era una volta un clandestino". In questi anni in Italia ha lavorato nel settore agricolo e alberghiero. "Mi ricordo il viso di mio padre quando sono partito su quel gommone, era terrorizzato, era bianco. A me è andata bene - dice oggi - sono sopravvissuto, ho fatto molti lavori, mi sono sposato, ma due miei cugini partiti in gommone sono naufragati, di loro non si è saputo più nulla".
Arrivato in Italia a bordo di un gommone a 17 anni, Eltjon Bida, cittadino italiano di origini albanesi, ha raccontato oggi la sua storia nel libro "C'era una volta un clandestino". In questi anni in Italia ha lavorato nel settore agricolo e alberghiero. "Mi ricordo il viso di mio padre quando sono partito su quel gommone, era terrorizzato, era bianco. A me è andata bene - dice oggi - sono sopravvissuto, ho fatto molti lavori, mi sono sposato, ma due miei cugini partiti in gommone sono naufragati, di loro non si è saputo più nulla".
Abbandonata dalla madre, non amata dal padre, maltrattata dalla nonna, violentata dal datore di lavoro, picchiata dal compagno. Quella di Eniola, la vincitrice del Concorso letterario per donne migranti Lingua Madre, è una storia di dolore e tradimenti, di una continua fuga, dalla Nigeria e poi dall'Africa che la porterà in Italia, in Puglia, incinta del suo secondo figlio. Solo l'amicizia di due insegnati, Maddalena e Maria Grazia, la aiuterà a fidarsi e a mettere su carta la sua storia. La storia di una giovane donna già molto disillusa, che è stata abbandonata e ha abbandonato, che chiede solo di essere ascoltata. Eniola è la protagonista di Indovina chi viene a cena. CUCINA NIGERIANA La gastronomia nigeriana risulta quanto meno sorprendente, per l'uso d'ingredienti per noi sconosciuti e per il modo in cui sono cucinati.Non esiste una struttura del pranzo basata su regole precise: antipasto, primo, secondo, contorno e dessert. Non si distingue troppo fra piatti di pesce, di carne o di verdure. Nei piatti nigeriani più importanti, tutti questi elementi si trovano quasi sempre insieme, amalgamati da brodi, salse, spezie e aromi. Non è una cucina raffinata. Ma ha un carattere forte, inconfondibile, che nasce dalla valorizzazione dei prodotti del territorio, in un contesto climatico terribilmente caldo e umido. Insomma, alcune scelte gastronomiche dei nigeriani non sono dettate dal gusto, ma dalla necessità. Se la mediterranea è la cultura dell'olivo e della vite, la cultura gastronomica della Nigeria e di tutta la fascia costiera dell'Africa occidentale (dal Senegal all'Angola) è la cultura dell'olio di palma, del latte di cocco e del peperoncino. Il mangiare quotidiano dei nigeriani è semplice ed economico e in generale consiste in una zuppa o uno stufato, accompagnati da vari tipi di garri e fufu (carboidrati), che si consumano usando le mani e fanno da "pane". Fra i piatti tipici l'efo, una zuppa di verdure miste, l'egusi, stufato di carne e peperoncino rosso e lo isi'ewu, stufato di capra e pepe. Nella parte meridionale del paese vediamo spuntare nelle ricette il pesce, ma il più delle volte è comunque servito all'interno di stufati. Facciamo l'esempio di due piatti piuttosto ricchi: egusi soup e l'edikang ikong soup. Questi due piatti, usati nelle feste, si assomigliano per l'uso contemporaneo di carni, pesce e verdure. Il vino di palma, un succo naturale ricavato dalle palme, è la bibita preferita in tutta la Nigeria, dal momento che la facilità di produzione ne ha facilitato anche la diffusione e l'uso.
Se ti volti la vedi. E' la badante che imbocca tua nonna. E può essere malata della "sindrome Italia", una sindrome depressiva che colpisce le donne rumene che hanno lavorato in Italia. Se ne occupa una clinica in Romania a Iasi. Ne parliamo con Andreea Luminita Dragomir, mediatrice culturale e scrittrice (premio Slow Food Concorso Lingua Madre) che ci racconta anche la sua infanzia in Romania e la nostalgia per le torte di lamponi e le zuppe della nonna. Fondente ai lamponi rumeno Ingredienti 400 g di cioccolato fondente1 vaschetta di lamponi200 g di burro6 uova130 g di zucchero (io ne ho messo 150 g)burro e cacao qb Preparazione Fondiamo il cioccolato fondente a bagnomaria. Nella ciotola con il cioccolato uniamo il burro già fuso e mescoliamo. Montiamo intanto in planetaria due uova intere con i 4 tuorli e lo zucchero. Dobbiamo montarli bene. Rallentiamo la velocità e aggiungiamo la miscela di cioccolato e burro fusi ma non bollenti per non far cuocere le uova. Se non abbiamo la planetaria utilizziamo le fruste. Aumentiamo la velocità e facciamo girare bene il composto. Montiamo gli albumi montati a neve e aggiungiamo al composto pronto. Amalgamiamo. Imburriamo la teglia e invece della farina passiamo all'interno il cacao in polvere, eliminiamo l'eccesso. Versiamo nella teglia i 2/3 del composto. Mettiamo in forno a 180° C per circa 30 – 35 minuti, facciamo la prova stecchino. Si formerà sul dolce lo spazio per contenere il resto del composto crudo. Mettiamo in frigo e facciamo rassodare. Decoriamo poi con i lamponi.
Se ti volti la vedi. E' la badante che imbocca tua nonna. E può essere malata della "sindrome Italia", una sindrome depressiva che colpisce le donne rumene che hanno lavorato in Italia. Se ne occupa una clinica in Romania a Iasi. Ne parliamo con Andreea Luminita Dragomir, mediatrice culturale e scrittrice (premio Slow Food Concorso Lingua Madre) che ci racconta anche la sua infanzia in Romania e la nostalgia per le torte di lamponi e le zuppe della nonna. Fondente ai lamponi rumeno Ingredienti 400 g di cioccolato fondente1 vaschetta di lamponi200 g di burro6 uova130 g di zucchero (io ne ho messo 150 g)burro e cacao qb Preparazione Fondiamo il cioccolato fondente a bagnomaria. Nella ciotola con il cioccolato uniamo il burro già fuso e mescoliamo. Montiamo intanto in planetaria due uova intere con i 4 tuorli e lo zucchero. Dobbiamo montarli bene. Rallentiamo la velocità e aggiungiamo la miscela di cioccolato e burro fusi ma non bollenti per non far cuocere le uova. Se non abbiamo la planetaria utilizziamo le fruste. Aumentiamo la velocità e facciamo girare bene il composto. Montiamo gli albumi montati a neve e aggiungiamo al composto pronto. Amalgamiamo. Imburriamo la teglia e invece della farina passiamo all'interno il cacao in polvere, eliminiamo l'eccesso. Versiamo nella teglia i 2/3 del composto. Mettiamo in forno a 180° C per circa 30 – 35 minuti, facciamo la prova stecchino. Si formerà sul dolce lo spazio per contenere il resto del composto crudo. Mettiamo in frigo e facciamo rassodare. Decoriamo poi con i lamponi.
Puntata speciale di Indovina chi viene a cena, in cui vi facciamo riascoltare la puntata del 2016 in cui venne ospite Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, vincitore di Sanremo 2019. Già allora Alessandro, milanese di Gratosoglio, rivendicava con orgoglio le sue doppie origini, sarde e egiziane, confessando che da piccolo aveva odiato il suo cognome, ma poi aveva capito che poteva essere un arricchimento e non un ostacolo. Italiani e internazionali allo stesso tempo, sono ormai molti i cantati di seconda generazione o di origini miste che stanno ottenendo successo: Tommy Kuti, Amir Issa, Tarek Iurich (in arte Rancore), Zanko, Ghali, Laioung, Ermal Meta, Maruego per citarne solo alcuni. MELANZANE ALLA SARDA INGREDIENTI AGLIO 2 SPICCHIMELANZANE 900 GRPOMODORI RAMATI 500 GRSALE QBPEPE QBOLIO QBPREZZEMOLO 2 CUCCHIAI Per preparare le melanzane alla sarda, potete utilizzare sia la varietà violetta allungata che quella tonda. Per prima cosa lavate le melanzane e tagliatele a fette di mezzo centimetro . Con la lama di un coltello incidete ogni fetta di melanzana praticando delle righe verticali, orizzontali e trasversali, in modo da formare un disegno a scacchiera. Questa operazione servirà a far perdere più facilmente l'umore amarogno delle melanzane e a facilitare la cottura uniforme. Salate le fette di melanzana e adagiatele in uno scolapasta. Copritele con un piatto sul quale metterete un peso in modo da comprimerle e lasciatele così per una mezz'ora, in modo che perdano il liquido amarognolo. Nel frattempo lavate i pomodori, tagliateli a metà e scavate l'interno delicatamente con un coltellino per eliminare i semi. Ora tagliateli a pezzetti di mezzo centimetro e versateli in una ciotola.A questo punto condite i pomodori: aggiungerete gli spicchi di aglio e i tre cucchiai di prezzemolo tritati finemente, il sale e infine l'olio. Mescolate e lasciate macerare per qualche minuto i pezzetti di pomodori con il condimento.Intanto, trascorsa la mezz'ora, riprendete le fette di melanzane e controllate che abbiano rilasciato l'acqua amarognola. Sciacquatele sotto l'acqua corrente fredda e poi asciugatele per bene con carta da cucina o con un panno. Poi, scaldate il forno statico a 180°-200°. Ungete una pirofila di 34 cm dai bordi alti con olio d'oliva e iniziate a formare uno strato di melanzane .Coprite poi con uno strato di pomodorini tagliati. Continuate in questo modo fino a quando avrete esaurito tutte le melanzane. Poi infornate la pirofila, in forno statico già caldo e cuocete a 200° per almeno 40 minuti. Sfornate e servite le melanzane calde o fredde a seconda dei vostri gusti
Puntata speciale di Indovina chi viene a cena, in cui vi facciamo riascoltare la puntata del 2016 in cui venne ospite Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, vincitore di Sanremo 2019. Già allora Alessandro, milanese di Gratosoglio, rivendicava con orgoglio le sue doppie origini, sarde e egiziane, confessando che da piccolo aveva odiato il suo cognome, ma poi aveva capito che poteva essere un arricchimento e non un ostacolo. Italiani e internazionali allo stesso tempo, sono ormai molti i cantati di seconda generazione o di origini miste che stanno ottenendo successo: Tommy Kuti, Amir Issa, Tarek Iurich (in arte Rancore), Zanko, Ghali, Laioung, Ermal Meta, Maruego per citarne solo alcuni. MELANZANE ALLA SARDA INGREDIENTI AGLIO 2 SPICCHIMELANZANE 900 GRPOMODORI RAMATI 500 GRSALE QBPEPE QBOLIO QBPREZZEMOLO 2 CUCCHIAI Per preparare le melanzane alla sarda, potete utilizzare sia la varietà violetta allungata che quella tonda. Per prima cosa lavate le melanzane e tagliatele a fette di mezzo centimetro . Con la lama di un coltello incidete ogni fetta di melanzana praticando delle righe verticali, orizzontali e trasversali, in modo da formare un disegno a scacchiera. Questa operazione servirà a far perdere più facilmente l'umore amarogno delle melanzane e a facilitare la cottura uniforme. Salate le fette di melanzana e adagiatele in uno scolapasta. Copritele con un piatto sul quale metterete un peso in modo da comprimerle e lasciatele così per una mezz'ora, in modo che perdano il liquido amarognolo. Nel frattempo lavate i pomodori, tagliateli a metà e scavate l'interno delicatamente con un coltellino per eliminare i semi. Ora tagliateli a pezzetti di mezzo centimetro e versateli in una ciotola.A questo punto condite i pomodori: aggiungerete gli spicchi di aglio e i tre cucchiai di prezzemolo tritati finemente, il sale e infine l'olio. Mescolate e lasciate macerare per qualche minuto i pezzetti di pomodori con il condimento.Intanto, trascorsa la mezz'ora, riprendete le fette di melanzane e controllate che abbiano rilasciato l'acqua amarognola. Sciacquatele sotto l'acqua corrente fredda e poi asciugatele per bene con carta da cucina o con un panno. Poi, scaldate il forno statico a 180°-200°. Ungete una pirofila di 34 cm dai bordi alti con olio d'oliva e iniziate a formare uno strato di melanzane .Coprite poi con uno strato di pomodorini tagliati. Continuate in questo modo fino a quando avrete esaurito tutte le melanzane. Poi infornate la pirofila, in forno statico già caldo e cuocete a 200° per almeno 40 minuti. Sfornate e servite le melanzane calde o fredde a seconda dei vostri gusti