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Terzo incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «In nome del futuro». La lezione è stata tenuta da Federica Cabras (dottoranda in studi sulla criminalità organizzata), autrice insieme a Nando dalla Chiesa del libro “Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia”; e Ilaria Meli (ricercatrice di Cross, l'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata) impegnata negli ultimi anni in ricerche e studi sulle mafie autoctone a Roma. La lezione si è svolta nell'auditorium di Radio Popolare il 5 febbraio 2020.
Terzo incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «In nome del futuro». La lezione è stata tenuta da Federica Cabras (dottoranda in studi sulla criminalità organizzata), autrice insieme a Nando dalla Chiesa del libro “Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia”; e Ilaria Meli (ricercatrice di Cross, l'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata) impegnata negli ultimi anni in ricerche e studi sulle mafie autoctone a Roma. La lezione si è svolta nell'auditorium di Radio Popolare il 5 febbraio 2020.
Terzo incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «In nome del futuro». La lezione è stata tenuta da Federica Cabras (dottoranda in studi sulla criminalità organizzata), autrice insieme a Nando dalla Chiesa del libro “Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia”; e Ilaria Meli (ricercatrice di Cross, l'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata) impegnata negli ultimi anni in ricerche e studi sulle mafie autoctone a Roma. La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 5 febbraio 2020.
Terzo incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «In nome del futuro». La lezione è stata tenuta da Federica Cabras (dottoranda in studi sulla criminalità organizzata), autrice insieme a Nando dalla Chiesa del libro “Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia”; e Ilaria Meli (ricercatrice di Cross, l'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata) impegnata negli ultimi anni in ricerche e studi sulle mafie autoctone a Roma. La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 5 febbraio 2020.
Terzo incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «In nome del futuro». La lezione è stata tenuta da Federica Cabras (dottoranda in studi sulla criminalità organizzata), autrice insieme a Nando dalla Chiesa del libro “Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia”; e Ilaria Meli (ricercatrice di Cross, l'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata) impegnata negli ultimi anni in ricerche e studi sulle mafie autoctone a Roma. La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 5 febbraio 2020.
Terzo incontro del ciclo di “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Raffaele Liguori. Titolo: «In nome del futuro». La lezione è stata tenuta da Federica Cabras (dottoranda in studi sulla criminalità organizzata), autrice insieme a Nando dalla Chiesa del libro “Rosso Mafia. La ‘ndrangheta a Reggio Emilia”; e Ilaria Meli (ricercatrice di Cross, l'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata) impegnata negli ultimi anni in ricerche e studi sulle mafie autoctone a Roma. La lezione si è svolta nell’auditorium di Radio Popolare il 5 febbraio 2020.
La mafia a Roma esiste. Anche se la Cassazione afferma il contrario per quanto riguarda i gruppi criminali di Carminati, Buzzi e degli altri imputati dei processi “Mondo di mezzo”. Ad affermare l'esistenza di organizzazioni mafiose sul territorio della capitale sono diverse ricerche universitarie e indagini sul campo. Ne ha parlato a Memos la sociologa Ilaria Meli, dottoranda in scienze sociali all'università "La Sapienza" di Roma. Ospite anche il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi. Chiude la puntata il messaggio di Anna Stefi, vice-direttrice di Doppiozero (rivista online di cultura) e insegnante di filosofia.
La mafia a Roma esiste. Anche se la Cassazione afferma il contrario per quanto riguarda i gruppi criminali di Carminati, Buzzi e degli altri imputati dei processi “Mondo di mezzo”. Ad affermare l’esistenza di organizzazioni mafiose sul territorio della capitale sono diverse ricerche universitarie e indagini sul campo. Ne ha parlato a Memos la sociologa Ilaria Meli, dottoranda in scienze sociali all’università "La Sapienza" di Roma. Ospite anche il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi. Chiude la puntata il messaggio di Anna Stefi, vice-direttrice di Doppiozero (rivista online di cultura) e insegnante di filosofia.
La mafia a Roma esiste. Anche se la Cassazione afferma il contrario per quanto riguarda i gruppi criminali di Carminati, Buzzi e degli altri imputati dei processi “Mondo di mezzo”. Ad affermare l’esistenza di organizzazioni mafiose sul territorio della capitale sono diverse ricerche universitarie e indagini sul campo. Ne ha parlato a Memos la sociologa Ilaria Meli, dottoranda in scienze sociali all’università "La Sapienza" di Roma. Ospite anche il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi. Chiude la puntata il messaggio di Anna Stefi, vice-direttrice di Doppiozero (rivista online di cultura) e insegnante di filosofia.
Quinta e ultima puntata del ciclo che Memos ha dedicato all'analisi del voto del 4 marzo. Tra le parole di questa puntata: futuro, presente, visione, generazioni; sinistra, soluzioni, uguaglianza; sicurezza, mafie, corruzione, immigrazione. ..Ospiti: Leonardo Bianchi, giornalista e blogger, caporedattore di Vice Italia. E' autore di “La Gente. Viaggio nell'Italia del risentimento” (Minimum fax, 2017); Ilaria Meli, dottoranda in sociologia all'Università La Sapienza di Roma. E' stata ricercatrice presso l'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'Università Statale di Milano. (Le altre puntate di questo ciclo sono andate in onda il 22 e 29 marzo e il 5 e 12 aprile scorsi).
Quinta e ultima puntata del ciclo che Memos ha dedicato all’analisi del voto del 4 marzo. Tra le parole di questa puntata: futuro, presente, visione, generazioni; sinistra, soluzioni, uguaglianza; sicurezza, mafie, corruzione, immigrazione. ..Ospiti: Leonardo Bianchi, giornalista e blogger, caporedattore di Vice Italia. E’ autore di “La Gente. Viaggio nell’Italia del risentimento” (Minimum fax, 2017); Ilaria Meli, dottoranda in sociologia all’Università La Sapienza di Roma. E’ stata ricercatrice presso l’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università Statale di Milano. (Le altre puntate di questo ciclo sono andate in onda il 22 e 29 marzo e il 5 e 12 aprile scorsi).
Quinta e ultima puntata del ciclo che Memos ha dedicato all’analisi del voto del 4 marzo. Tra le parole di questa puntata: futuro, presente, visione, generazioni; sinistra, soluzioni, uguaglianza; sicurezza, mafie, corruzione, immigrazione. ..Ospiti: Leonardo Bianchi, giornalista e blogger, caporedattore di Vice Italia. E’ autore di “La Gente. Viaggio nell’Italia del risentimento” (Minimum fax, 2017); Ilaria Meli, dottoranda in sociologia all’Università La Sapienza di Roma. E’ stata ricercatrice presso l’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università Statale di Milano. (Le altre puntate di questo ciclo sono andate in onda il 22 e 29 marzo e il 5 e 12 aprile scorsi).
Festival dei beni confiscati alle mafie a Milano, da oggi e fino a domenica 2 aprile (qui il programma e gli organizzatori). ..Come si è arrivati in Italia alla confisca dei beni dei mafiosi e al loro riutilizzo sociale? A Memos sono stati ospiti oggi Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, e Ilaria Meli, ricercatrice dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'università di Milano. La storia della confisca dei beni dei mafiosi in Italia ha un punto di riferimento imprescindibile nella figura di Pio La Torre, ucciso da Cosa Nostra il 30 aprile del 1982, insieme al suo autista Rosario Di Salvo. Pio La Torre è stato dirigente del movimento contadino siciliano, dirigente regionale e nazionale del Pci, parlamentare in più legislature. Ha combattuto la mafia per tutta la vita. Dalla fine degli anni ‘40, quando guidava le proteste dei braccianti. Agli anni ‘70 da membro della commissione parlamentare antimafia, quando denunciava le collusioni con Cosa nostra di esponenti di primo piano della Dc: da Vito Ciancimino a Salvo Lima a Giovanni Gioia. Nel marzo dell‘81 presentò in parlamento la proposta di legge che gli costò la vita. «Uno spartiacque, una rivoluzione», l'ha definita oggi a Memos Vito Lo Monaco. Quel progetto prevedeva l'introduzione nel codice penale del reato di associazione di tipo mafioso e la confisca obbligatoria dei beni dei mafiosi. «Quella legge – racconta a Memos Lo Monaco - indica uno spartiacque tra un prima e un dopo. Il prima in cui si poteva negare l'esistenza della mafia e il dopo in cui non era più possibile farlo». La proposta di Pio La Torre diventerà legge cinque mesi dopo il suo assassinio. Il 13 settembre del 1982, dieci giorni dopo l'uccisione del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, il parlamento la approverà definitivamente. A Memos Vito Lo Monaco ha ripercorso i passaggi più importanti della biografia di Pio La Torre, mentre Ilaria Meli ha spiegato il significato delle due leggi fondamentali sui beni confiscati: quella del 1982 di La Torre e poi quella del 1996 sul riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati ai mafiosi.
Festival dei beni confiscati alle mafie a Milano, da oggi e fino a domenica 2 aprile (qui il programma e gli organizzatori). ..Come si è arrivati in Italia alla confisca dei beni dei mafiosi e al loro riutilizzo sociale? A Memos sono stati ospiti oggi Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, e Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’università di Milano. La storia della confisca dei beni dei mafiosi in Italia ha un punto di riferimento imprescindibile nella figura di Pio La Torre, ucciso da Cosa Nostra il 30 aprile del 1982, insieme al suo autista Rosario Di Salvo. Pio La Torre è stato dirigente del movimento contadino siciliano, dirigente regionale e nazionale del Pci, parlamentare in più legislature. Ha combattuto la mafia per tutta la vita. Dalla fine degli anni ‘40, quando guidava le proteste dei braccianti. Agli anni ‘70 da membro della commissione parlamentare antimafia, quando denunciava le collusioni con Cosa nostra di esponenti di primo piano della Dc: da Vito Ciancimino a Salvo Lima a Giovanni Gioia. Nel marzo dell‘81 presentò in parlamento la proposta di legge che gli costò la vita. «Uno spartiacque, una rivoluzione», l’ha definita oggi a Memos Vito Lo Monaco. Quel progetto prevedeva l’introduzione nel codice penale del reato di associazione di tipo mafioso e la confisca obbligatoria dei beni dei mafiosi. «Quella legge – racconta a Memos Lo Monaco - indica uno spartiacque tra un prima e un dopo. Il prima in cui si poteva negare l’esistenza della mafia e il dopo in cui non era più possibile farlo». La proposta di Pio La Torre diventerà legge cinque mesi dopo il suo assassinio. Il 13 settembre del 1982, dieci giorni dopo l’uccisione del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, il parlamento la approverà definitivamente. A Memos Vito Lo Monaco ha ripercorso i passaggi più importanti della biografia di Pio La Torre, mentre Ilaria Meli ha spiegato il significato delle due leggi fondamentali sui beni confiscati: quella del 1982 di La Torre e poi quella del 1996 sul riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati ai mafiosi.
Festival dei beni confiscati alle mafie a Milano, da oggi e fino a domenica 2 aprile (qui il programma e gli organizzatori). ..Come si è arrivati in Italia alla confisca dei beni dei mafiosi e al loro riutilizzo sociale? A Memos sono stati ospiti oggi Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, e Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’università di Milano. La storia della confisca dei beni dei mafiosi in Italia ha un punto di riferimento imprescindibile nella figura di Pio La Torre, ucciso da Cosa Nostra il 30 aprile del 1982, insieme al suo autista Rosario Di Salvo. Pio La Torre è stato dirigente del movimento contadino siciliano, dirigente regionale e nazionale del Pci, parlamentare in più legislature. Ha combattuto la mafia per tutta la vita. Dalla fine degli anni ‘40, quando guidava le proteste dei braccianti. Agli anni ‘70 da membro della commissione parlamentare antimafia, quando denunciava le collusioni con Cosa nostra di esponenti di primo piano della Dc: da Vito Ciancimino a Salvo Lima a Giovanni Gioia. Nel marzo dell‘81 presentò in parlamento la proposta di legge che gli costò la vita. «Uno spartiacque, una rivoluzione», l’ha definita oggi a Memos Vito Lo Monaco. Quel progetto prevedeva l’introduzione nel codice penale del reato di associazione di tipo mafioso e la confisca obbligatoria dei beni dei mafiosi. «Quella legge – racconta a Memos Lo Monaco - indica uno spartiacque tra un prima e un dopo. Il prima in cui si poteva negare l’esistenza della mafia e il dopo in cui non era più possibile farlo». La proposta di Pio La Torre diventerà legge cinque mesi dopo il suo assassinio. Il 13 settembre del 1982, dieci giorni dopo l’uccisione del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, il parlamento la approverà definitivamente. A Memos Vito Lo Monaco ha ripercorso i passaggi più importanti della biografia di Pio La Torre, mentre Ilaria Meli ha spiegato il significato delle due leggi fondamentali sui beni confiscati: quella del 1982 di La Torre e poi quella del 1996 sul riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati ai mafiosi.
Nono appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Ilaria Meli, ricercatrice dell'Osservatorio sulla crimininalità organizzata dell'Università Statale di Milano, si è svolta nell'Auditorium di Radio Popolare il 7 marzo 2016. Titolo: “La rivoluzione dei beni confiscati”. Ascolta la sintesi della lezione.
Nono appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Ilaria Meli, ricercatrice dell'Osservatorio sulla crimininalità organizzata dell'Università Statale di Milano. La lezione si è svolta nell'Auditorium di Radio Popolare il 7 marzo 2016. Titolo: “La rivoluzione dei beni confiscati”.
Nono appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla crimininalità organizzata dell’Università Statale di Milano. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 7 marzo 2016. Titolo: “La rivoluzione dei beni confiscati”.
Nono appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla crimininalità organizzata dell’Università Statale di Milano. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 7 marzo 2016. Titolo: “La rivoluzione dei beni confiscati”.
Nono appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla crimininalità organizzata dell’Università Statale di Milano, si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 7 marzo 2016. Titolo: “La rivoluzione dei beni confiscati”. Ascolta la sintesi della lezione.
Nono appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione tenuta da Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla crimininalità organizzata dell’Università Statale di Milano, si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 7 marzo 2016. Titolo: “La rivoluzione dei beni confiscati”. Ascolta la sintesi della lezione.