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Che ruolo ha avuto la Turchia nella liberazione di Silvia Romano? La presenza capillare di Ankara in Somalia. Il governo centrale ha delle relazioni con l'organizzazione terroristica Al Shabab? Cosa c'entra il Ministro del Tesoro, Berat Albayrak, in questo caso? Dai Paradise Papers fino alle finte organizzazioni non governative presenti sul Corno d'Africa. Abbiamo parlato di tutto questo con il giornalista e storico Marco Cesario.
Sebbene sia assente dalle agende dei media, la Somalia è al centro dell'attenzione della politica estera italiana. Ma non solo. Il Paese del Corno d'Africa è infatti un fulcro di interessi internazionali molto diversi tra loro.Uno di questi interessi è rappresentato dall'azione degli Stati Uniti: la loro forte presenza militare in funzione anti Al-Shabaab, già molto supportata da Barak Obama e ora dall'amministrazione Trump, non si riflette in realtà in una presenza politica e concreta. Un Paese come la Cina ha invece interessi più strutturati, e riversa capitali per radicarsi nell'area.Il governo somalo non ha il completo controllo sul territorio, e per l'affermazione della prospettiva multilaterale finora propugnata dalle Nazioni Unite (e seguita dall'Italia) si prevedono tempi lunghi. Finché persisteranno le condizioni che hanno portato all'affermazione del terrorismo e all'instabilità sarà sempre più difficile agire sulla società somala e arrivare ad un equilibrio.Ne parla Marco Di Liddo, responsabile dell'area geopolitica e Senior Analyst per l'Africa del Ce.S.I. (Centro Studi internazionali).
A causa delle vicende del travagliato paese del Corno d'Africa, la musica moderna della Somalia è rimasta a livello internazionale uno degli angoli in ombra della musica africana. Ma adesso le etichette di world music sembrano ben decise a cominciare ad illuminarlo. Lo scorso anno l'etichetta newyorkese Ostinato Records ha pubblicato Sweet As Broken Dates - vedi qui il podcast del 25 settembre 2017 - una compilation di brani degli anni settanta e ottanta che provenivano dagli archivi della radio di Hargheisa, oggi capitale dell'autoproclamata Repubblica del Somaliland. Oltre a farci ascoltare della musica di grande fascino, la raccolta ci trasportava in una Somalia quasi irreale se guardata dalla prospettiva della tormentata Somalia degli ultimi decenni. Lo stesso fa adesso l'etichetta tedesca Analog Africa, riportandoci alla modernità che prima della guerra poteva vantare Mogadiscio, capitale della Somalia: attraverso le incisioni di una band, Dur Dur, che mescolando funk, reggae, soul, disco, e ritmi e melodie tradizionali fece furore negli anni fra la nascita del gruppo, il 1986, e l'inizio del conflitto negli anni novanta.
Il Mediterraneo centrale è sempre più vuoto. Le crescenti difficoltà nel lasciare le coste libiche e la chiusura dei porti da parte del governo italiano hanno contribuito a rendere sempre più complessi e pericolosi i viaggi che costituiscono l'ultima parte del percorso migratorio dall'Africa Subsahariana e dal Corno d'Africa. A questo va aggiunto un clima generale di ostilità nei confronti dei salvataggi in mare, che ha portato, una dopo l'altra, le organizzazioni non governative impegnate nel soccorso ai migranti nel Mediterraneo centrale a lasciare la zona di ricerca e soccorso. Da giovedì 30 agosto anche Open Arms ha annunciato la propria volontà di spostarsi nell’area tra lo Stretto di Gibilterra e il Mare di Alboràn, sotto il coordinamento del Salvamento Marìtimo, l’equivalente spagnolo della Guardia costiera italiana. Un passo indietro, dunque? Secondo Riccardo Gatti, capomissione di Proactiva Open Arms, «non ci fermiamo. Continuiamo le nostre operazioni e a livello temporaneo e momentaneo ci spostiamo nel Mediterraneo con l’intenzione di tornare il prima possibile nel Mediterraneo centrale. Tra l’altro abbiamo anche il veliero Astral, che ha sempre operato in operazioni di osservazione e denuncia di ciò che succede nel Mediterraneo Centrale e la nostra intenzione è continuare a utilizzarlo».
Nata in Etiopia, e a due anni arrivata negli Usa, dove i suoi sono stati accolti come rifugiati, Meklit Hadero, in arte semplicemente Meklit, è una talentuosa cantante con una carriera ricca di interessanti esperienze pop e world. Il suo nuovo album When The People Move The Music Moves Too, da poco pubblicato dalla Six Degrees, è una produzione elaborata e vivace, che mescola brillantemente musica del Corno d'Africa, jazz e canzone, e che spicca per originalità nel panorama ormai amplissimo a livello internazionale di proposte in debito con la musica etiopica moderna. A cura di Marcello Lorrai