Cominciamo Bene - Le interviste

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Le interviste della rassegna stampa di Radio Beckwith. Tutte le mattine alle 8.00 con Marco Magnano e Matteo De Fazio.

Radio Beckwith


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    Pushing Back Responsibility: un nuovo rapporto sulle migrazioni in Europa - Intervista a Giulia Spagna

    Play Episode Listen Later May 24, 2021 11:10


    L'Europa ha un problema alle sue frontiere: sono ancora troppi i respingimenti illegali di persone migranti. Un nuovo rapporto intitolato Pushing Back Responsibility cerca di fare luce su questo fenomeno e sul mancato rispetto delle norme da parte di diversi Stati. Tra i firmatari dell'indagine anche ASGI, Danish Refugee Council e Diaconia Valdese.Nell'ultimo anno la pandemia ha messo parzialmente in secondo piano il tema delle migrazioni, ma i dati restano preoccupanti. Sono infatti 2.162 i respingimenti violenti che si sono verificati nei soli primi tre mesi del 2021. Di fatto, si tratta di violazioni dei diritti umani, che vengono impiegate come sistema di controllo dei confini, anche da parte della stessa Unione Europea.Non viene quindi meno il diritto degli Stati di tutelare le proprie frontiere, ma si evidenzia la necessità che venga fatto nel rispetto delle leggi internazionali. Gli accordi internazionali portati avanti con paesi terzi come Turchia o Tunisia non sono sostenibili dal punto di vista del diritto internazionale. Sorge quindi una domanda: come riusciremo a gestire il fenomeno migratorio in maniera umana?Ne parla Giulia Spagna, Regional Head of Programme - Europe / Country Director del Danish Refugee Council.

    Il Tigray torna indietro di decenni - Intervista a Carmen Bertolazzi

    Play Episode Listen Later Feb 10, 2021 13:20


    Il conflitto che si è scatenato alla fine del 2020 in Tigray, regione nel nord dell'Etiopia, lascia ancora i suoi strascichi. Non ci sono fonti dirette dal territorio, perché la zona rimane interdetta ai giornalisti e alle organizzazioni umanitarie. Sembra però che qualche spiraglio si stia aprendo: sporadiche riaperture delle comunicazioni telefoniche stanno interessando le città, ancora in mano all'esercito governativo, così come i collegamenti Internet.Si continua però a combattere, in particolare nelle zone montuose della regione. L'esercito tigrino avrebbe infatti deciso di spostare le attività del conflitto nelle zone meno densamente popolate per preservare la popolazione civile. Anche in questo caso restano comunque scarse le informazioni.La presenza dell'esercito eritreo a supporto di quello governativo etiope ha suscitato risposte da parte della comunità internazionale, e l'UNHCR ha denunciato le violenze riportate dai produghi tigrini accolti nei campi del Sudan.Le ultime notizie, che dovranno essere confermate, raccontano di danni ingenti alle strutture sanitarie. Ospedali e centri per la salute, anche finanziati da azioni internazionali, sono stati svuotati delle apparecchiature, e si fa sentire la penuria di medicinali.Ne parla Carmen Bertolazzi, presidente dell’IISMAS (Istituto Internazionale Scienze Mediche Antropologiche e Sociali), che conduce da anni progetti di cooperazione in Tigray.

    Cosa succede lungo la rotta balcanica - Intervista a Gianfranco Schiavone

    Play Episode Listen Later Jan 14, 2021 8:23


    Il 23 dicembre 2020 un incendio distruggeva il campo profughi di Lipa, in Bosnia ed Erzegovina. Molte persone si erano viste costrette a passare le notti invernali nelle foreste intorno al campo abbattuto.Da allora ben poco è cambiato. L'esercito bosniaco ha montato tende provvisorie e alcuni gabinetti chimici, ma le condizioni di vita restano molto degradate.La situazione di Lipa sembra andare verso una soluzione che in realtà una soluzione non è. La situazione verrà probabilmente riassorbita nel silenzio, così come accade ormai da anni per i campi profughi in Bosnia. Una crisi annunciata da tempo, insomma, ma non gestita con gli strumenti adatti.Le politiche europee di respingimenti o di confinamento dei migranti nei primi Paesi di arrivo sembrano rendere invisibili le persone che si muovono lungo la rotta balcanica.Questi fenomeni sono sintetizzati nella seconda edizione del dossier La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa. L'analisi, curata dalla rete RiVolti ai Balcani, verrà presentata il 16 gennaio 2021 in diretta streaming.Ne parla Gianfranco Schiavone, giurista e vicepresidente di ASGI.

    Il terzo lungo inverno dei migranti a Bihac

    Play Episode Listen Later Dec 30, 2020 13:06


    Negli ultimi giorni si è tornati a parlare della rotta bosniaca, ramo secondario della cosiddetta rotta balcanica per le migrazioni. Questo percorso vede il transito di migliaia di persone ogni anno, ma il 2020 ha avuto un impatto particolare.La pandemia ha avuto le sue ripercussioni anche sulle persone migranti, e in particolare sulla loro possibilità di attraversare i confini statali. In un contesto di movimento già di per sé rarefatto queste ulteriori limitazioni hanno generato non pochi problemi.A ciò si è aggiunta la difficile situazione sull'altipiano di Bihac, in Bosnia. L'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) ha preso il controllo del campo di accoglienza di Lipa, che è arrivato a ospitare alla fine dell'estate più di 1500 persone. Il governo bosniaco non ha però garantito gli allacci alle reti idriche ed elettriche, e per questo motivo il 23 dicembre l'OIM ha deciso di chiudere il campo. Molte delle persone che vi erano accolte ora dormono nei boschi, sotto la neve.Si tratta di scenari in realtà prevedibili da mesi. Da circa tre anni la situazione viene gestita dal governo bosniaco come emergenziale, senza prevedere soluzioni a lungo termine.Non mancano le proposte per andare incontro alle esigenze delle persone migranti. Nei mesi scorsi è stata presentata, una rete informale che affronta il problema della cancellazione dei diritti lungo la rotta balcanica.Ne parla Silvia Maraone, Coordinatrice dei progetti lungo la rotta balcanica di IPSIA, l’Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli.

    Arresti e condanne per il colpo di stato in Turchia - Intervista a Chiara Maritato

    Play Episode Listen Later Dec 14, 2020 14:43


    Alla fine di novembre sono arrivate notizie di condanne per il tentativo di colpo di stato del 2016 in Turchia. Agli stessi fatti si riferiscono arresti portati avanti negli ultimi giorni. In tutti i casi gli obiettivi sono accusati di aver organizzato o aver preso parte al tentato golpe.Perlopiù si tratta di ufficiali dell'esercito: secondo la magistratura turca alcuni di loro avrebbero ordinato l'attacco aereo contro il parlamento e altri raid sul Paese. A questi si aggiungono anche membri del movimento Gülen, ex alleato dello stesso Erdogan, ma additato dal 2017 come organizzazione terroristica.In generale, in Turchia a partire dal 2016 si sono intensificate sempre più le operazioni condotte contro l'opposizione. Giornalisti, attivisti per i diritti umani, membri di partiti avversi sono stati arrestati e condannati. Eppure l'opposizione non si è fermata, anzi, è cresciuta nel tempo. Movimenti femministi e di lavoratori si stanno rafforzando, e riescono ora a avviare mobilitazioni molto partecipate.Ne parla Chiara Maritato, assegnista di ricerca del dipartimento di culture, politiche e società dell’Università di Torino.

    La chiusura delle indagini sull'omicidio di Giulio Regeni - Intervista a Riccardo Noury

    Play Episode Listen Later Dec 11, 2020 8:28


    Dopo più di quattro anni, il 10 dicembre, si sono chiuse le indagini della Procura di Roma sull'omicidi di Giulio Regeni. I quattro indagati appartengono ai servizi segreti egiziani, e per loro le accuse sono di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio.La Procura del Cairo era arrivata a conclusioni molto diverse: erano stati indicati come responsabili alcuni appartenenti ad una banda di rapinatori, Cinque di loro erano stati uccisi nel tentativo di depistare le indagini nel maggio 2016.Attendendo una sentenza che dovrà arrivare presumibilmente nel 2021, bisogna comunque tenere conto del contesto generale egiziano. Nel paese nordafricano sono all'ordine del giorno gli attacchi contro coloro che si occupano del rispetto dei diritti umani, accusati di rappresentare minacce per lo stato.Intanto, nello stesso giorno della chiusura delle indagini italiane sulla morte di Giulio Regeni, la Francia ha conferito la Legione d'Onore al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Una premiazione avvenuta nel silenzio e per nulla pubblicizzata, segno forse di dubbi da parte delle autorità francesi.Ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

    Investire su sanità e scuola, non sugli armamenti - Intervista a Francesco Vignarca

    Play Episode Listen Later Dec 3, 2020 10:24


    Stando ai dettagli della Legge di Bilancio in discussione in Parlamento, nel 2021 verranno destinati 6 miliardi di euro all'acquisto di nuovi armamenti per l'Italia. Una spesa che vale circa l'1/2% del PIL.A fronte di questa ipotesi, la Rete Italiana per il Disarmo ha proposto una moratoria. La richiesta è in generale di ridurre le spese per la Difesa, in particolare di non investire in nuovi sistemi d'armamento in un momento così complesso per la tenuta del sistema sociale del Paese. Scuola e sanità sono i settori su cui si chiede di dirottare i fondi, perché particolarmente colpite dalla crisi epidemica, seppure per ragioni diverse.Non è facile fare confronti di dati, ma può rappresentare un esercizio utile per comprendere la loro misura. Ad esempio, il costo di un carro armato Ariete permetterebbe la riapertura di circa 20 piccoli ospedali; una fregata europea multimissione potrebbe permettere l'assunzione di 1.200 infermieri per dieci anni.Ne parla Francesco Vignarca, Coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo.

    L'uccisione di Mohsen Fakhrizadeh - Intervista a Nicola Pedde

    Play Episode Listen Later Dec 1, 2020 10:54


    Venerdì 27 novembre il principale scienziato iraniano che si occupava di nucleare è stato ucciso in un agguato. In realtà, Mohsen Fakhrizadeh era impegnato anche in altri ambiti di ricerca, come la gestione della pandemia da coronavirus. L'Iran ha immediatamente puntato il dito contro Israele, che non ha né confermato né negato le accuse.Sembra però difficile immaginarsi un altro responsabile per questa uccisione. Fakhrizadeh era un obiettivo simbolico, importante per gli interessi politici di Israele nella regione, e non solo.Negli ultimi mesi, Benjamin Netanyahu usa strategie aggressive, spesso senza concordarle con Benny Gantz, con cui condivide la direzione del governo. È difficile prevedere cosa accadrà con il cambio di amministrazione negli Stati Uniti. Il fattore discriminante sarà la posizione di Biden, e ciò potrebbe fare la differenza nella capacità di reazione dell'Iran.Ne parla Nicola Pedde, Direttore dell'Institute for Global Studies.

    Egitto contro Eipr - Intervista a Riccardo Noury

    Play Episode Listen Later Nov 16, 2020 7:23


    Domenica 15 novembre le autorità egiziane hanno arrestato Mohammed Basheer, direttore amministrativo dell'Eipr (Egyptian Initiative for Personal Rights), ong che si occupa di diritti umani. Le accuse sono di appartenenza e finanziamento a un gruppo terroristico e diffusione di notizie false sui social network.Questi capi d'accusa al momento sembrano essere generici, senza dettagli. Il timore è che si possa trattare di una sorta di incriminazioni standard già applicate in molti altri casi. Uno di questi è quello di Patrick Zaky, studente egiziano dell'Università di Bologna detenuto al Cairo da nove mesi e anche lui attivo nell'Eipr.Più che un'accusa basata su fatti concreti sembra quindi trattarsi di un'azione intimidatoria nei confronti dell'ong, i cui rappresentanti avevano incontrato alcuni giorni fa degli ambasciatori dell'Unione Europea.Ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

    La nuova edizione del Landmine Monitor - Intervista a Giuseppe Schiavello

    Play Episode Listen Later Nov 13, 2020 10:31


    Il 12 novembre è stata presentata la 22° edizione del Landmine Monitor, che si occupa di tracciare l'andamento dell'uso dei dispositivi esplosivi antipersona e di fare il punto sulla mine action.Il Covid-19 non ha impedito a molti Paesi di continuare nella loro strada verso l'abolizione delle mine. L'uso sempre più frequente di ordigni improvvisati da parte di gruppi armati non statali o non ufficiali rappresenta desta però preoccupazioni. Si tratta infatti di ordigni non controllati e per questo più pericolosi, in particolare per la popolazione civile.Il Trattato di messa al bando delle mine si può dire che stia funzionando, ed è ancora forte quell'effetto stigma nei confronti di chi fa uso di questo tipo di ordigni. Lo dimostra anche il fatto che dalla metà del 2019 all'ottobre del 2020, il solo Paese ad aver fatto uso di mine è stato il Myanmar (che non fa però parte del Trattato).Ne parla Giuseppe Schiavello, Direttore della Campagna Italiana contro le mine Onlus.

    La nuova edizione del Landmine Monitor - Intervista a Giuseppe Schiavello

    Play Episode Listen Later Nov 13, 2020 10:31


    Il 12 novembre è stata presentata la 22° edizione del Landmine Monitor, che si occupa di tracciare l'andamento dell'uso dei dispositivi esplosivi antipersona e di fare il punto sulla mine action.Il Covid-19 non ha impedito a molti Paesi di continuare nella loro strada verso l'abolizione delle mine. L'uso sempre più frequente di ordigni improvvisati da parte di gruppi armati non statali o non ufficiali rappresenta desta però preoccupazioni. Si tratta infatti di ordigni non controllati e per questo più pericolosi, in particolare per la popolazione civile.Il Trattato di messa al bando delle mine si può dire che stia funzionando, ed è ancora forte quell'effetto stigma nei confronti di chi fa uso di questo tipo di ordigni. Lo dimostra anche il fatto che dalla metà del 2019 all'ottobre del 2020, il solo Paese ad aver fatto uso di mine è stato il Myanmar (che non fa però parte del Trattato).Ne parla Giuseppe Schiavello, Direttore della Campagna Italiana contro le mine Onlus.

    Verso il trattato Onu contro le armi nucleari - Intervista a Lisa Clark

    Play Episode Listen Later Nov 2, 2020 18:15


    La scorsa settimana è entrato in vigore il trattato Onu che vieta le armi nucleari. Ratificato da 50 Paesi, entrerà in vigore tra 90 giorni. L'accordo mira alla soppressione delle armi nucleari toccando il loro intero ciclo di vita. Saranno infatti vietati lo sviluppo, i test, la produzione, l'immagazzinamento, il trasferimento, l'uso e perfino la minaccia dell'uso.Dal 2007 diverse organizzazioni internazionali che si occupano di disarmo hanno spinto per dare il via a negoziati per giungere a questo punto. Ben presto ci si è resi conto che il tema sul tavolo non era solo la non proliferazione delle armi nucleari, ma le conseguenze sull'intera vita umana, e non solo, dell'uso di questi dispositivi. Da qui il bisogno, espresso con la ICAN (International Campain to Abolish Nuclear Weapons), di abolire le armi nucleari così come è stato fatto in passato con le altre armi di distruzione di massa.Malgrado la ratifica dell'accordo Onu susciti un certo ottimismo, restano ancora dei segni preoccupanti. Ad esempio, la mancanza della firma degli Stati Uniti, che anzi stanno prendendo una direzione opposta a quella indicata dal trattato.L'Italia è nel gruppo di Paesi che non hanno firmato, e mancano al momento risposte dalla politica.Ne parla Lisa Clark, copresidente dell'international Peace Bureau, organizzazione internazionale premiata con il nobel per la pace nel 1910 e rappresentante italiana di ICAN - campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari.

    Verso il trattato Onu contro le armi nucleari - Intervista a Lisa Clark

    Play Episode Listen Later Nov 2, 2020 18:15


    La scorsa settimana è entrato in vigore il trattato Onu che vieta le armi nucleari. Ratificato da 50 Paesi, entrerà in vigore tra 90 giorni. L'accordo mira alla soppressione delle armi nucleari toccando il loro intero ciclo di vita. Saranno infatti vietati lo sviluppo, i test, la produzione, l'immagazzinamento, il trasferimento, l'uso e perfino la minaccia dell'uso.Dal 2007 diverse organizzazioni internazionali che si occupano di disarmo hanno spinto per dare il via a negoziati per giungere a questo punto. Ben presto ci si è resi conto che il tema sul tavolo non era solo la non proliferazione delle armi nucleari, ma le conseguenze sull'intera vita umana, e non solo, dell'uso di questi dispositivi. Da qui il bisogno, espresso con la ICAN (International Campain to Abolish Nuclear Weapons), di abolire le armi nucleari così come è stato fatto in passato con le altre armi di distruzione di massa.Malgrado la ratifica dell'accordo Onu susciti un certo ottimismo, restano ancora dei segni preoccupanti. Ad esempio, la mancanza della firma degli Stati Uniti, che anzi stanno prendendo una direzione opposta a quella indicata dal trattato.L'Italia è nel gruppo di Paesi che non hanno firmato, e mancano al momento risposte dalla politica.Ne parla Lisa Clark, copresidente dell'international Peace Bureau, organizzazione internazionale premiata con il nobel per la pace nel 1910 e rappresentante italiana di ICAN - campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari.

    Un possibile cessate il fuoco in Libia - Intervista a Arturo Varvelli

    Play Episode Listen Later Oct 28, 2020 9:40


    Venerdì 23 agosto è stato sottoscritto a Ginevra un nuovo accordo per il cessate il fuoco permanente su tutto il territorio libico. I rappresentanti delle Nazioni Unite hanno definito questa firma "un risultato storico", ed è proprio la comunità internazionale ad aver giocato un ruolo importante tanto nel conflitto quanto nel giungere ad un accordo.Sarebbe impossibile infatti pensare a una pace stabilita solamente sul terreno dalle forze libiche: il coinvolgimento di attori internazionali è stato importante sin dagli inizi dei conflitti, e lo sarà anche in questa nuova fase. La pace oggi sembra essere in mano alle potenze esterne alla Libia.Il Paese nordafricano si trova ora ad avere bisogno di ricostruzione dal punto di vista sociale e di una stabilità politica. Nel breve periodo, le Nazioni Unite convocheranno un nuovo vertice a Tunisi per concretizzare il passaggio a un governo che rispecchi le componenti territoriali e politiche. Ma il processo per il raggiungimento di un equilibrio è soltanto iniziato.Ne parla Arturo Varvelli, Responsabile dell’Ufficio di Roma e Senior Policy Fellow dello European Council on Foreign Relations (ECFR).

    Un possibile cessate il fuoco in Libia - Intervista a Arturo Varvelli

    Play Episode Listen Later Oct 28, 2020 9:40


    Venerdì 23 agosto è stato sottoscritto a Ginevra un nuovo accordo per il cessate il fuoco permanente su tutto il territorio libico. I rappresentanti delle Nazioni Unite hanno definito questa firma "un risultato storico", ed è proprio la comunità internazionale ad aver giocato un ruolo importante tanto nel conflitto quanto nel giungere ad un accordo.Sarebbe impossibile infatti pensare a una pace stabilita solamente sul terreno dalle forze libiche: il coinvolgimento di attori internazionali è stato importante sin dagli inizi dei conflitti, e lo sarà anche in questa nuova fase. La pace oggi sembra essere in mano alle potenze esterne alla Libia.Il Paese nordafricano si trova ora ad avere bisogno di ricostruzione dal punto di vista sociale e di una stabilità politica. Nel breve periodo, le Nazioni Unite convocheranno un nuovo vertice a Tunisi per concretizzare il passaggio a un governo che rispecchi le componenti territoriali e politiche. Ma il processo per il raggiungimento di un equilibrio è soltanto iniziato.Ne parla Arturo Varvelli, Responsabile dell’Ufficio di Roma e Senior Policy Fellow dello European Council on Foreign Relations (ECFR).

    Passi avanti per la stabilità in Sud Sudan - Intervista a Paolo Impagliazzo

    Play Episode Listen Later Oct 19, 2020 9:22


    Il terzo round di incontri e negoziati per una pace in Sud Sudan si è concluso con la firma di un accordo di cessate il fuoco e di una Dichiarazione di principi a livello politico. Un risultato importante nell'avvicinare le parti in conflitto, con la mediazione della Comunità di Sant'Egidio.Con l'avvento della pandemia, negli scorsi mesi si è in parte interrotto il dialogo politico, e nella regione meridionale del Paese gli scontri si sono riaccesi dopo lo stop alle armi deciso lo scorso febbraio.Il prossimo passo è l'incontro tra i capi militari delle diverse fazioni, che forse ancora più della politica potrà guidare alla pace in Sud Sudan e garantire stabilità alla regione.Ne parla Paolo Impagliazzo, mediatore e segretario della Comunità di Sant'Egidio.

    Passi avanti per la stabilità in Sud Sudan - Intervista a Paolo Impagliazzo

    Play Episode Listen Later Oct 19, 2020 9:22


    Il terzo round di incontri e negoziati per una pace in Sud Sudan si è concluso con la firma di un accordo di cessate il fuoco e di una Dichiarazione di principi a livello politico. Un risultato importante nell'avvicinare le parti in conflitto, con la mediazione della Comunità di Sant'Egidio.Con l'avvento della pandemia, negli scorsi mesi si è in parte interrotto il dialogo politico, e nella regione meridionale del Paese gli scontri si sono riaccesi dopo lo stop alle armi deciso lo scorso febbraio.Il prossimo passo è l'incontro tra i capi militari delle diverse fazioni, che forse ancora più della politica potrà guidare alla pace in Sud Sudan e garantire stabilità alla regione.Ne parla Paolo Impagliazzo, mediatore e segretario della Comunità di Sant'Egidio.

    Economia dell'immigrazione, il decimo Rapporto della Fondazione Leone Moressa - Intervista a Chiara Tronchin

    Play Episode Listen Later Oct 15, 2020 10:37


    Da anni il Rapporto della fondazione Leone Moressa, redatto con il contributo della Cgia di Mestre e il patrocinio dell Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, dei ministeri degli Esteri e dell’Economia e dell’Università Cà Foscari di Venezia, si focalizza sull'impatto economico dell'immigrazione in Italia.I dati del Rapporto restituiscono una realtà complessa e articolata. Intanto si evidenzia un saldo attivo tra quanto le casse pubbliche ricevono e quanto erogano in servizi per cittadini stranieri residenti in Italia. Per quanto riguarda l'occupazione, manca una concorrenzialità con i lavoratori italiani: le mansioni e il loro grado di specializzazione sono infatti molto differenti.Resta ancora importante il problema dell'emersione dal lavoro nero, e in ciò concorre anche in parte il sistema di accoglienza italiano.Ne parla Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Leone Moressa.

    Economia dell'immigrazione, il decimo Rapporto della Fondazione Leone Moressa - Intervista a Chiara Tronchin

    Play Episode Listen Later Oct 15, 2020 10:37


    Da anni il Rapporto della fondazione Leone Moressa, redatto con il contributo della Cgia di Mestre e il patrocinio dell Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, dei ministeri degli Esteri e dell’Economia e dell’Università Cà Foscari di Venezia, si focalizza sull'impatto economico dell'immigrazione in Italia.I dati del Rapporto restituiscono una realtà complessa e articolata. Intanto si evidenzia un saldo attivo tra quanto le casse pubbliche ricevono e quanto erogano in servizi per cittadini stranieri residenti in Italia. Per quanto riguarda l'occupazione, manca una concorrenzialità con i lavoratori italiani: le mansioni e il loro grado di specializzazione sono infatti molto differenti.Resta ancora importante il problema dell'emersione dal lavoro nero, e in ciò concorre anche in parte il sistema di accoglienza italiano.Ne parla Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Leone Moressa.

    L'assedio del Nagorno-Karabakh - Intervista a Simone Zoppellaro

    Play Episode Listen Later Oct 12, 2020 11:15


    Venerdì 9 ottobre, dopo quasi dieci ore di negoziazioni, si era giunti ad un accordo per il cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaigian nel conflitto in Nagorno-Karabakh. La tregua necessaria per recuperare i caduti ed effettuare scambi di prigionieri in realtà non si è mai avviata, ma ci sono stati continui attacchi e uccisioni di civili. Le bombe hanno continuato a cadere su Stepanakert e Ganja.Armenia e Azerbaigian non sembrano aver intenzione di fare passi indietro, sebbene la prima abbia avviato un parziale ritiro delle truppe al fronte: l'impegno di personale richiesto non è sostenibile dal punto di vista demografico dal Paese.Con un'Europa che al momento non prende posizioni forti per giungere alla fine del conflitto in tempi rapidi, ad essere più colpita è la popolazione civile. Moltissimi profughi stanno lasciando il Nagorno-Karabakh, e nelle città sotto attacco mancano cibo, elettricità e cure.Ne parla Simone Zoppellaro, giornalista, conduttore di Kiosk.

    L'assedio del Nagorno-Karabakh - Intervista a Simone Zoppellaro

    Play Episode Listen Later Oct 12, 2020 11:15


    Venerdì 9 ottobre, dopo quasi dieci ore di negoziazioni, si era giunti ad un accordo per il cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaigian nel conflitto in Nagorno-Karabakh. La tregua necessaria per recuperare i caduti ed effettuare scambi di prigionieri in realtà non si è mai avviata, ma ci sono stati continui attacchi e uccisioni di civili. Le bombe hanno continuato a cadere su Stepanakert e Ganja.Armenia e Azerbaigian non sembrano aver intenzione di fare passi indietro, sebbene la prima abbia avviato un parziale ritiro delle truppe al fronte: l'impegno di personale richiesto non è sostenibile dal punto di vista demografico dal Paese.Con un'Europa che al momento non prende posizioni forti per giungere alla fine del conflitto in tempi rapidi, ad essere più colpita è la popolazione civile. Moltissimi profughi stanno lasciando il Nagorno-Karabakh, e nelle città sotto attacco mancano cibo, elettricità e cure.Ne parla Simone Zoppellaro, giornalista, conduttore di Kiosk.

    Dieci giorni di scontri in Nagorno-Karabakh - Intervista a Paolo Bergamaschi

    Play Episode Listen Later Oct 6, 2020 10:42


    Il conflitto del Nagorno-Karabakh dal 1991 alterna fasi di latenza a momenti di recrudescenza, ma con schermaglie continue lungo i confini. Lo scontro sul campo non riguarda però solo Armenia e Azerbaigian: Turchia e Russia hanno forti interessi da tutelare nella regione, ricca di risorse petrolifere in particolare in territorio azero.Il processo di pace dal 1994 è in mano a Francia, Stati Uniti e Russia, ma non è mai veramente decollato.Oggi la prospettiva di un cessate il fuoco o di una soluzione diplomatica sembra molto distante. Intanto, la popolazione civile fugge dai bombardamenti sul Nagorno Karabakh e dalle città più colpite dal lato azero del confine.

    Dieci giorni di scontri in Nagorno-Karabakh - Intervista a Paolo Bergamaschi

    Play Episode Listen Later Oct 6, 2020 10:42


    Il conflitto del Nagorno-Karabakh dal 1991 alterna fasi di latenza a momenti di recrudescenza, ma con schermaglie continue lungo i confini. Lo scontro sul campo non riguarda però solo Armenia e Azerbaigian: Turchia e Russia hanno forti interessi da tutelare nella regione, ricca di risorse petrolifere in particolare in territorio azero.Il processo di pace dal 1994 è in mano a Francia, Stati Uniti e Russia, ma non è mai veramente decollato.Oggi la prospettiva di un cessate il fuoco o di una soluzione diplomatica sembra molto distante. Intanto, la popolazione civile fugge dai bombardamenti sul Nagorno Karabakh e dalle città più colpite dal lato azero del confine.

    La nuova escation nel Nagorno-Karabakh - Intervista a Simone Zoppellaro

    Play Episode Listen Later Sep 28, 2020 10:18


    Domenica 27 settembre sono scoppiati nuovi scontri tra Armenia e Azerbaigian nella Repubblica del Nagorno-Karabakh, regione autonoma nella parte meridionale del Caucaso, con bombardamenti e spostamenti di truppe di terra. A livello internazionale questo territorio è riconosciuto come parte dell'Azerbaigian, ma si trova sotto il controllo armeno.Si tratta delle tensioni più violente dal 2016, in un conflitto che prosegue dagli anni '90: intere generazioni di armeni e azeri sono state mandate al fronte e la situazione non sembra andare verso una soluzione diplomatica. Secondo diversi osservatori se una delle due parti in causa riuscisse a ottenere risultati entro pochi giorni, gli scontri potrebbero concludersi a breve. Altrimenti, questo conflitto regionale potrebbe trasformarsi in unno scontro internazionale.Ne parla Simone Zoppellaro, giornalista, conduttore di Kiosk.

    La nuova escation nel Nagorno-Karabakh - Intervista a Simone Zoppellaro

    Play Episode Listen Later Sep 28, 2020 10:18


    Domenica 27 settembre sono scoppiati nuovi scontri tra Armenia e Azerbaigian nella Repubblica del Nagorno-Karabakh, regione autonoma nella parte meridionale del Caucaso, con bombardamenti e spostamenti di truppe di terra. A livello internazionale questo territorio è riconosciuto come parte dell'Azerbaigian, ma si trova sotto il controllo armeno.Si tratta delle tensioni più violente dal 2016, in un conflitto che prosegue dagli anni '90: intere generazioni di armeni e azeri sono state mandate al fronte e la situazione non sembra andare verso una soluzione diplomatica. Secondo diversi osservatori se una delle due parti in causa riuscisse a ottenere risultati entro pochi giorni, gli scontri potrebbero concludersi a breve. Altrimenti, questo conflitto regionale potrebbe trasformarsi in unno scontro internazionale.Ne parla Simone Zoppellaro, giornalista, conduttore di Kiosk.

    L'Iran e le nuove sanzioni statunitensi - Intervista a Nicola Pedde

    Play Episode Listen Later Sep 24, 2020 11:23


    Nello scorso fine settimana gli Stati Uniti hanno dichiarato che le sanzioni economiche multilaterali contro Teheran previste dall’accordo sul nucleare del 2015 in caso di violazione dei suoi termini sono in vigore e devono essere rispettate in tutto il mondo. È il cosiddetto meccanismo di “snap-back", o di ritorno alle sanzioni dell’Onu che erano state annullate proprio per facilitare la firma dell’accordo.Gli Stati Uniti di Trump si erano però ritirati dall'accordo nel maggio 2018. Agli Usa perciò non sarebbe riconosciuto giuridicamente, in linea teorica, un potere d'intervento. Nella pratica, le dinamiche della politica internazionale statunitense potrebbero invece portare a delle ripercussioni.La sfiducia generalizzata dell'Iran verso l'occidente potrebbe innescare dei problemi anche con quei Paesi europei firmatari del trattato Jcpoa sul nucleare che negli scorsi giorni hanno respinto le sanzioni invocate dagli Usa. Ne parla Nicola Pedde, direttore dell’Institute for Global Studies.

    L'Iran e le nuove sanzioni statunitensi - Intervista a Nicola Pedde

    Play Episode Listen Later Sep 24, 2020 11:23


    Nello scorso fine settimana gli Stati Uniti hanno dichiarato che le sanzioni economiche multilaterali contro Teheran previste dall’accordo sul nucleare del 2015 in caso di violazione dei suoi termini sono in vigore e devono essere rispettate in tutto il mondo. È il cosiddetto meccanismo di “snap-back", o di ritorno alle sanzioni dell’Onu che erano state annullate proprio per facilitare la firma dell’accordo.Gli Stati Uniti di Trump si erano però ritirati dall'accordo nel maggio 2018. Agli Usa perciò non sarebbe riconosciuto giuridicamente, in linea teorica, un potere d'intervento. Nella pratica, le dinamiche della politica internazionale statunitense potrebbero invece portare a delle ripercussioni.La sfiducia generalizzata dell'Iran verso l'occidente potrebbe innescare dei problemi anche con quei Paesi europei firmatari del trattato Jcpoa sul nucleare che negli scorsi giorni hanno respinto le sanzioni invocate dagli Usa. Ne parla Nicola Pedde, direttore dell’Institute for Global Studies.

    Cosa possiamo trarre da queste votazioni - Intervista a Valdo Spini

    Play Episode Listen Later Sep 22, 2020 8:23


    Le votazioni di domenica e lunedì hanno visto la vittoria del Sì al referendum sul taglio del numero dei parlamentari e un sostanziale pareggio tra centrodestra e centrosinistra alle regionali.Un risultato in realtà in larga parte attendibile: il Parlamento si era già espresso diverse volte a favore, e la questione era diventata una vera e propria partita politica. L'aspetto forse più eclatante è stato il sostanziale stop della crescita della Lega.Resta un interrogativo, ovvero se ora sarà davvero possibile aprire una vera e propria stagione di riforme. Molto dipenderà, probabilmente, dal Partito Democratico e dalla posizione che deciderà di assumere all'interno della maggioranza.Ne parla Valdo Spini, politico di lungo corso, docente universitario e presidente della Fondazione Circolo Rosselli di Firenze.

    Cosa possiamo trarre da queste votazioni - Intervista a Valdo Spini

    Play Episode Listen Later Sep 22, 2020 8:23


    Le votazioni di domenica e lunedì hanno visto la vittoria del Sì al referendum sul taglio del numero dei parlamentari e un sostanziale pareggio tra centrodestra e centrosinistra alle regionali.Un risultato in realtà in larga parte attendibile: il Parlamento si era già espresso diverse volte a favore, e la questione era diventata una vera e propria partita politica. L'aspetto forse più eclatante è stato il sostanziale stop della crescita della Lega.Resta un interrogativo, ovvero se ora sarà davvero possibile aprire una vera e propria stagione di riforme. Molto dipenderà, probabilmente, dal Partito Democratico e dalla posizione che deciderà di assumere all'interno della maggioranza.Ne parla Valdo Spini, politico di lungo corso, docente universitario e presidente della Fondazione Circolo Rosselli di Firenze.

    L'importanza della rotta balcanica - Intervista a Silvia Maraone

    Play Episode Listen Later Sep 21, 2020 12:29


    In Italia parlare di migrazioni significa molto spesso concentrarsi sugli arrivi dalle coste africane, o al più raccontare delle isole greche dell'Egeo. Eppure, c'è un'altra importante e molto frequentata via di accesso all'Europa, ed è quella che si snoda tra i Balcani: dalla Grecia alla Macedonia, poi Serbia, Bosnia ed Erzegovina fino ad arrivare in Croazia e infine in Italia.Uno dei più grandi campi per i migranti in Bosnia è quello di Bihać, nel cantone di Una-Sana, che accoglie circa 1.500 persone. La prospettiva è di uno smantellamento del campo, ma resta l'interrogativo su quale sarà il destino delle persone ospitate.Intanto, le autorità cantonali di Una-Sana hanno imposto regole sempre più stringenti per le persone migranti, anche in violazione del diritto internazionale: non potranno più utilizzare mezzi pubblici o taxi, non potranno più registrarsi per l'accesso ai campi. Strutture abbandonate e fatiscenti e boschi stanno diventando i ripari più comuni per queste persone, ora anche attaccate dalla polizia e dalla popolazione bosniaca.L'intera situazione può riflettere innanzitutto alcune fragilità interne della Bosnia stessa. Ulteriori chiusure e inasprimenti delle norme è difficile che porteranno a una riduzione dei flussi di persone in transito: la rotta balcanica manterrà ancora la sua importanza.Ne parla Silvia Maraone, coordinatrice dei progetti lungo la rotta balcanica di IPSIA, l’Istituto Pace Sviluppo Innovazione ACLI.

    L'importanza della rotta balcanica - Intervista a Silvia Maraone

    Play Episode Listen Later Sep 21, 2020 12:29


    In Italia parlare di migrazioni significa molto spesso concentrarsi sugli arrivi dalle coste africane, o al più raccontare delle isole greche dell'Egeo. Eppure, c'è un'altra importante e molto frequentata via di accesso all'Europa, ed è quella che si snoda tra i Balcani: dalla Grecia alla Macedonia, poi Serbia, Bosnia ed Erzegovina fino ad arrivare in Croazia e infine in Italia.Uno dei più grandi campi per i migranti in Bosnia è quello di Bihać, nel cantone di Una-Sana, che accoglie circa 1.500 persone. La prospettiva è di uno smantellamento del campo, ma resta l'interrogativo su quale sarà il destino delle persone ospitate.Intanto, le autorità cantonali di Una-Sana hanno imposto regole sempre più stringenti per le persone migranti, anche in violazione del diritto internazionale: non potranno più utilizzare mezzi pubblici o taxi, non potranno più registrarsi per l'accesso ai campi. Strutture abbandonate e fatiscenti e boschi stanno diventando i ripari più comuni per queste persone, ora anche attaccate dalla polizia e dalla popolazione bosniaca.L'intera situazione può riflettere innanzitutto alcune fragilità interne della Bosnia stessa. Ulteriori chiusure e inasprimenti delle norme è difficile che porteranno a una riduzione dei flussi di persone in transito: la rotta balcanica manterrà ancora la sua importanza.Ne parla Silvia Maraone, coordinatrice dei progetti lungo la rotta balcanica di IPSIA, l’Istituto Pace Sviluppo Innovazione ACLI.

    Superare Dublino - Intervista a Gianfranco Schiavone

    Play Episode Listen Later Sep 18, 2020 14:06


    Mercoledì, nel suo primo discorso sullo stato dell'Unione, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato una serie di riforme per il prossimo futuro. Tra queste, una revisione del regolamento di Dublino, strumento già criticato come obsoleto e poco lungimirante al momento della sua nascita. La Commissione dovrebbe presentare una proposta specifica entro il 23 di settembre.Le testate italiane e non solo hanno dato molto risalto a questa dichiarazione di von der Leyen, indicandola come punto di svolta radicale nella politica migratoria europea. Superare quel meccanismo che conferisce un ruolo spropositato al Paese di primo ingresso potrebbe significare andare oltre l'immagine di alcuni Stati (tra cui l'Italia) come "frontiera europea".Ora quindi si dovrà aspettare la proposta della Commissione, molto probabilmente corredata da diverse riforme. Rimane però un interrogativo, se davvero si riuscirà ad andare oltre il meccanismo anacronistico del regolamento di Dublino o se si innescheranno processi conservativi e in realtà di chiusura ulteriore delle frontiere europee.Ne parla Gianfranco Schiavone, giurista e Vice Presidente di ASGI.

    Superare Dublino - Intervista a Gianfranco Schiavone

    Play Episode Listen Later Sep 18, 2020 14:06


    Mercoledì, nel suo primo discorso sullo stato dell'Unione, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato una serie di riforme per il prossimo futuro. Tra queste, una revisione del regolamento di Dublino, strumento già criticato come obsoleto e poco lungimirante al momento della sua nascita. La Commissione dovrebbe presentare una proposta specifica entro il 23 di settembre.Le testate italiane e non solo hanno dato molto risalto a questa dichiarazione di von der Leyen, indicandola come punto di svolta radicale nella politica migratoria europea. Superare quel meccanismo che conferisce un ruolo spropositato al Paese di primo ingresso potrebbe significare andare oltre l'immagine di alcuni Stati (tra cui l'Italia) come "frontiera europea".Ora quindi si dovrà aspettare la proposta della Commissione, molto probabilmente corredata da diverse riforme. Rimane però un interrogativo, se davvero si riuscirà ad andare oltre il meccanismo anacronistico del regolamento di Dublino o se si innescheranno processi conservativi e in realtà di chiusura ulteriore delle frontiere europee.Ne parla Gianfranco Schiavone, giurista e Vice Presidente di ASGI.

    Un nuovo stallo per Open Arms - Intervista a FRancesca Bocchini

    Play Episode Listen Later Sep 17, 2020 10:33


    Quella a cui si sta assistendo in questi giorni sembra una storia simile a molte altre avvenute negli ultimi anni. Una nave di una ong mette in salvo decine o centinaia di persone, fa richiesta di un porto sicuro per lo sbarco e si vede negate le autorizzazioni da parte di Stati della "frontiera meridionale" europea.Da questa mattina la nave della ong spagnola Open Arms è ferma in mare a poche miglia da Palermo con 275 persone a bordo. Dopo il rifiuto da parte di Malta, nella giornata di ieri si sono verificati momenti di tensione a bordo. Gli spazi a bordo iniziano a scarseggiare, le persone salvate in mare hanno in molti casi bisogno di cure.Questa storia che si ripete sembra essere frutto di una politica altrettanto ripetitiva: i Paesi che dovrebbero rappresentare i porti sicuri mirano a lanciare un messaggio politico a livello internazionale per la ripartizione delle responsabilità. Un messaggio che però passa sopra le persone in condizioni di vulnerabilità presenti sulle navi.Ne parla Francesca Bocchini, dell'Ufficio Umanitario di Emergency.

    Un nuovo stallo per Open Arms - Intervista a FRancesca Bocchini

    Play Episode Listen Later Sep 17, 2020 10:33


    Quella a cui si sta assistendo in questi giorni sembra una storia simile a molte altre avvenute negli ultimi anni. Una nave di una ong mette in salvo decine o centinaia di persone, fa richiesta di un porto sicuro per lo sbarco e si vede negate le autorizzazioni da parte di Stati della "frontiera meridionale" europea.Da questa mattina la nave della ong spagnola Open Arms è ferma in mare a poche miglia da Palermo con 275 persone a bordo. Dopo il rifiuto da parte di Malta, nella giornata di ieri si sono verificati momenti di tensione a bordo. Gli spazi a bordo iniziano a scarseggiare, le persone salvate in mare hanno in molti casi bisogno di cure.Questa storia che si ripete sembra essere frutto di una politica altrettanto ripetitiva: i Paesi che dovrebbero rappresentare i porti sicuri mirano a lanciare un messaggio politico a livello internazionale per la ripartizione delle responsabilità. Un messaggio che però passa sopra le persone in condizioni di vulnerabilità presenti sulle navi.Ne parla Francesca Bocchini, dell'Ufficio Umanitario di Emergency.

    Il Giappone dopo Shinzō Abe - Intervista a Marco Zappa

    Play Episode Listen Later Sep 15, 2020 11:39


    Il Partito Liberal Democratico giapponese ha scelto il successore del premier dimissionario Shinzō Abe. Si tratta di Yoshihide Suga, personalità politica già vicina al presidente uscente.Le ragioni delle dimissioni di Abe non sono completamente chiare. Ufficialmente si tratta di motivazioni legate alle condizioni di salute dell'ex premier, ma potrebbero esserci stati dei consigli e delle pressioni dal suo stesso partito.Le politiche economiche degli ultimi mesi portate avanti dal governo giapponese potrebbero aver influito: l'Abenomics non ha dato i risultati attesi, e Suga potrebbe portare un cambio di paradigma.A livello internazionale, anche la posizione del Giappone potrebbe essere rimessa in discussione, una volta venuto meno l'importante apporto diplomatico di Abe.Ne parla Marco Zappa, ricercatore in Studi sul Giappone presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.

    Il Giappone dopo Shinzō Abe - Intervista a Marco Zappa

    Play Episode Listen Later Sep 15, 2020 11:39


    Il Partito Liberal Democratico giapponese ha scelto il successore del premier dimissionario Shinzō Abe. Si tratta di Yoshihide Suga, personalità politica già vicina al presidente uscente.Le ragioni delle dimissioni di Abe non sono completamente chiare. Ufficialmente si tratta di motivazioni legate alle condizioni di salute dell'ex premier, ma potrebbero esserci stati dei consigli e delle pressioni dal suo stesso partito.Le politiche economiche degli ultimi mesi portate avanti dal governo giapponese potrebbero aver influito: l'Abenomics non ha dato i risultati attesi, e Suga potrebbe portare un cambio di paradigma.A livello internazionale, anche la posizione del Giappone potrebbe essere rimessa in discussione, una volta venuto meno l'importante apporto diplomatico di Abe.Ne parla Marco Zappa, ricercatore in Studi sul Giappone presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.

    Migrazioni, lavoro e politica - Intervista a Maurizio Ambrosini

    Play Episode Listen Later Aug 26, 2020 8:40


    Il 2020 ha visto realizzarsi cambiamenti importanti dal punto di vista del mondo del lavoro, in particolare in relazione alla pandemia. Per la prima volta si sono visti i datori di lavoro cercare attivamente personale nel timore di dover rallentare o fermare le produzioni, un'inversione completa rispetto ai consueti paradigmi. Eppure, sempre lo stesso 2020 si è mostrato come un periodo di blocco dei cambiamenti, specialmente dal punto di vista delle politiche sull'immigrazione.Basti pensare alle misure per l'emersione e regolarizzazione dei rapporti di lavoro di migranti, che avrebbe riguardato più di 200.000 persone, ma che è stata da più parti respinta.Il problema, o meglio la costruzione e la definizione delle migrazioni come problema per il Paese, è una questione del tutto politica: si sono trasformati in drammi fatti e processi comuni.Ne parla Maurizio Ambrosini, sociologo e docente dell’Università di Milano, dove insegna Sociologia delle migrazioni e Processi migratori.

    Migrazioni, lavoro e politica - Intervista a Maurizio Ambrosini

    Play Episode Listen Later Aug 26, 2020 8:40


    Il 2020 ha visto realizzarsi cambiamenti importanti dal punto di vista del mondo del lavoro, in particolare in relazione alla pandemia. Per la prima volta si sono visti i datori di lavoro cercare attivamente personale nel timore di dover rallentare o fermare le produzioni, un'inversione completa rispetto ai consueti paradigmi. Eppure, sempre lo stesso 2020 si è mostrato come un periodo di blocco dei cambiamenti, specialmente dal punto di vista delle politiche sull'immigrazione.Basti pensare alle misure per l'emersione e regolarizzazione dei rapporti di lavoro di migranti, che avrebbe riguardato più di 200.000 persone, ma che è stata da più parti respinta.Il problema, o meglio la costruzione e la definizione delle migrazioni come problema per il Paese, è una questione del tutto politica: si sono trasformati in drammi fatti e processi comuni.Ne parla Maurizio Ambrosini, sociologo e docente dell’Università di Milano, dove insegna Sociologia delle migrazioni e Processi migratori.

    2020-07-30 - Italia, Libia e Malta di fronte al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite

    Play Episode Listen Later Jul 31, 2020 15:49


    La questione migratoria è stato uno dei grandi rimossi della politica degli ultimi mesi, schiacciata da altre priorità e soprattutto dalla crisi sanitaria ed economica. Tuttavia, nelle ultime settimane si è tornati a prima a discutere del rifinanziamento della cosiddetta Guardia Costiera libica e poi negli ultimi giorni sull’aumento degli sbarchi sulle coste italiane.Proprio parlando di Libia, recentemente ASGI, insieme al Cairo Institute for Human Rights Studies, ha presentato un ricorso contro Italia, Malta e Libia di fronte al Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite per conto di due persone il cui diritto di lasciare la Libia è stato violato dalle intercettazioni e dal ritorno forzato in Libia effettuato appunto come dicevamo dalla cosiddetta guardia costiera libica. Su quali basi si fonda? Lo racconta Lorenzo Trucco, avvocato e presidente di ASGI, l'associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione.

    2020-07-30 - Italia, Libia e Malta di fronte al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite

    Play Episode Listen Later Jul 31, 2020 15:49


    La questione migratoria è stato uno dei grandi rimossi della politica degli ultimi mesi, schiacciata da altre priorità e soprattutto dalla crisi sanitaria ed economica. Tuttavia, nelle ultime settimane si è tornati a prima a discutere del rifinanziamento della cosiddetta Guardia Costiera libica e poi negli ultimi giorni sull’aumento degli sbarchi sulle coste italiane.Proprio parlando di Libia, recentemente ASGI, insieme al Cairo Institute for Human Rights Studies, ha presentato un ricorso contro Italia, Malta e Libia di fronte al Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite per conto di due persone il cui diritto di lasciare la Libia è stato violato dalle intercettazioni e dal ritorno forzato in Libia effettuato appunto come dicevamo dalla cosiddetta guardia costiera libica. Su quali basi si fonda? Lo racconta Lorenzo Trucco, avvocato e presidente di ASGI, l'associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione.

    Italia-Egitto, relazioni diradate? Non per Finmeccanica

    Play Episode Listen Later Jul 30, 2020 11:30


    Le relazioni tra Italia ed Egitto non sono banali, prima di tutto per ragioni geografiche ed economiche, ma anche perché siamo ancora alla ricerca di un riallineamento tra la verità storica e quella giudiziaria sulla scomparsa di Giulio Regeni tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2016.Martedì 28 luglio questa storia è tornata in primo piano, perché il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è intervenuto in audizione alla Commissione d'inchiesta parlamentare sull'omicidio del ricercatore friulano. Guerini ha dichiarato di non credere che “lo sviluppo di relazioni con l’Egitto sia un freno alla ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni” e ha poi sostenuto che dopo la scomparsa di Regeni nel febbraio del 2016, “la Difesa ha prontamente diradato il complesso delle relazioni bilaterali con l’omologo comparto egiziano”. Eppure, nel frattempo Fincantieri è il principale sponsor della fiera militare egiziana Edex 2020.Ne parliamo con Giorgio Beretta, analista di Opal, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza con sede a Brescia e della Rete italiana per il disarmo.

    Italia-Egitto, relazioni diradate? Non per Finmeccanica

    Play Episode Listen Later Jul 30, 2020 11:30


    Le relazioni tra Italia ed Egitto non sono banali, prima di tutto per ragioni geografiche ed economiche, ma anche perché siamo ancora alla ricerca di un riallineamento tra la verità storica e quella giudiziaria sulla scomparsa di Giulio Regeni tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2016.Martedì 28 luglio questa storia è tornata in primo piano, perché il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è intervenuto in audizione alla Commissione d'inchiesta parlamentare sull'omicidio del ricercatore friulano. Guerini ha dichiarato di non credere che “lo sviluppo di relazioni con l’Egitto sia un freno alla ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni” e ha poi sostenuto che dopo la scomparsa di Regeni nel febbraio del 2016, “la Difesa ha prontamente diradato il complesso delle relazioni bilaterali con l’omologo comparto egiziano”. Eppure, nel frattempo Fincantieri è il principale sponsor della fiera militare egiziana Edex 2020.Ne parliamo con Giorgio Beretta, analista di Opal, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza con sede a Brescia e della Rete italiana per il disarmo.

    Semplice come possedere un'arma da fuoco - Intervista a Gabriella Neri

    Play Episode Listen Later Jul 23, 2020 11:43


    Il 23 luglio 2010 venivano uccisi a Viareggio Luca Ceragioli e Jan Hilmer per mano di un ex collaboratore della loro azienda. L'uomo deteneva legalmente un'arma da fuoco ad uso sportivo, pur avendo gravi problemi psichiatrici.Da questa vicenda è nata Ognivolta Onlus, con la convinzione che dietro a fatti di questo tipo ci siano degli aspetti privati e intimi e al contempo una forte responsabilità pubblica. Ad esempio, la superficialità degli accertamenti medici necessari al rilascio del porto d'armi può avere un forte peso e il rischio è che persone fragili vengano legalmente armate.In dieci anni qualcosa è però cambiato, c'è forse più consapevolezza sul possesso di armi da fuoco. Resta ancora la necessità di affrontare questi temi in dibattiti pubblici, soprattutto in un momento in cui si fanno forti le richieste di una forte legittima difesa, anche con l'uso delle armi.Ne parla Gabriella Neri, fondatrice di Ognivolta Onlus.

    Semplice come possedere un'arma da fuoco - Intervista a Gabriella Neri

    Play Episode Listen Later Jul 23, 2020 11:43


    Il 23 luglio 2010 venivano uccisi a Viareggio Luca Ceragioli e Jan Hilmer per mano di un ex collaboratore della loro azienda. L'uomo deteneva legalmente un'arma da fuoco ad uso sportivo, pur avendo gravi problemi psichiatrici.Da questa vicenda è nata Ognivolta Onlus, con la convinzione che dietro a fatti di questo tipo ci siano degli aspetti privati e intimi e al contempo una forte responsabilità pubblica. Ad esempio, la superficialità degli accertamenti medici necessari al rilascio del porto d'armi può avere un forte peso e il rischio è che persone fragili vengano legalmente armate.In dieci anni qualcosa è però cambiato, c'è forse più consapevolezza sul possesso di armi da fuoco. Resta ancora la necessità di affrontare questi temi in dibattiti pubblici, soprattutto in un momento in cui si fanno forti le richieste di una forte legittima difesa, anche con l'uso delle armi.Ne parla Gabriella Neri, fondatrice di Ognivolta Onlus.

    Ayasofya, da museo a moschea - Intervista a Chiara Maritato

    Play Episode Listen Later Jul 16, 2020 24:20


    Il 10 luglio il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha firmato la riconversione dell'attuale museo di Ayasofya in moschea. Si è trattato di una decisione molto rapida, ma i cui presupposti erano già nell'aria da tempo.Ayasofya dalla sua fondazione ha seguito le vicende che hanno coinvolto la città: dapprima basilica cristiano-cattolica, poi ortodossa, per poi ritornare brevemente cattolica e nel XV secolo diventare moschea, e infine essere trasformata in museo nel 1934. L'attuale conversione, come quelle che l'hanno preceduta, ha una chiara e forte valenza simbolica.In primo luogo per il nazionalismo turco condiviso da diverse forze politiche, anche se in forme diverse. Un richiamo al passato che poco fa sperare in aperture future nei confronti delle numerose minoranze presenti in Turchia.C'è poi un aspetto internazionale, con la Turchia che porta avanti la sua immagine di protettrice e leader del mondo musulmano ponendosi in contrasto con un Occidente accusato di imperialismo.Ne parla Chiara Maritato, assegnista di ricerca del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell'Università di Torino.

    Ayasofya, da museo a moschea - Intervista a Chiara Maritato

    Play Episode Listen Later Jul 16, 2020 24:20


    Il 10 luglio il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha firmato la riconversione dell'attuale museo di Ayasofya in moschea. Si è trattato di una decisione molto rapida, ma i cui presupposti erano già nell'aria da tempo.Ayasofya dalla sua fondazione ha seguito le vicende che hanno coinvolto la città: dapprima basilica cristiano-cattolica, poi ortodossa, per poi ritornare brevemente cattolica e nel XV secolo diventare moschea, e infine essere trasformata in museo nel 1934. L'attuale conversione, come quelle che l'hanno preceduta, ha una chiara e forte valenza simbolica.In primo luogo per il nazionalismo turco condiviso da diverse forze politiche, anche se in forme diverse. Un richiamo al passato che poco fa sperare in aperture future nei confronti delle numerose minoranze presenti in Turchia.C'è poi un aspetto internazionale, con la Turchia che porta avanti la sua immagine di protettrice e leader del mondo musulmano ponendosi in contrasto con un Occidente accusato di imperialismo.Ne parla Chiara Maritato, assegnista di ricerca del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell'Università di Torino.

    Un cambio di strategia per l'Egitto - Intervista a Riccardo Noury

    Play Episode Listen Later Jul 6, 2020 6:42


    Dopo quattro anni e mezzo di silenzio, l'Egitto cambia strategia e passa all'attacco sull'omicidio di Giulio Regeni. Tutto è accaduto il primo luglio durante la videoconferenza tra le procure di Roma e del Cairo.Se in precedenza i procuratori egiziani si limitavano all'attesa e ai silenzi, nell'ultimo incontro la loro richiesta di chiarimenti sulle motivazioni della presenza di Giulio Regeni in Egitto segna un ulteriore passo indietro nell'intera vicenda.Si fa così ancora più pressante la necessità di un deciso intervento politico, come richiesto anche dalla famiglia Regeni, ma nulla pare muoversi.Ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

    Un cambio di strategia per l'Egitto - Intervista a Riccardo Noury

    Play Episode Listen Later Jul 6, 2020 6:42


    Dopo quattro anni e mezzo di silenzio, l'Egitto cambia strategia e passa all'attacco sull'omicidio di Giulio Regeni. Tutto è accaduto il primo luglio durante la videoconferenza tra le procure di Roma e del Cairo.Se in precedenza i procuratori egiziani si limitavano all'attesa e ai silenzi, nell'ultimo incontro la loro richiesta di chiarimenti sulle motivazioni della presenza di Giulio Regeni in Egitto segna un ulteriore passo indietro nell'intera vicenda.Si fa così ancora più pressante la necessità di un deciso intervento politico, come richiesto anche dalla famiglia Regeni, ma nulla pare muoversi.Ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

    Una foto panoramica dalla Libia - Intervista a Lorenzo Marinone

    Play Episode Listen Later Jun 12, 2020 13:51


    Alla fine della scorsa settimana le forze del maresciallo libico Khalifa Haftar hanno subìto l'ennesima sconfitta nella regione della Tripolitania, e hanno iniziato a ritirarsi. C'è chi nelle prime ore ha parlato della fine della guerra civile, ma è più probabile che ora si apra una nuova fase dello scontro.Da un lato è chiaro che l'offensiva di Haftar iniziata lo scorso anno è ormai terminata, ma restano ancora molte questioni in sospeso. Prima tra tutte il ruolo dei Paesi che appoggiano le diverse parti coinvolte negli scontri.Ne parla Lorenzo Marinone, analista per il Medio Oriente e il Nord Africa per il Ce.S.I., Centro Studi Internazionali.

    Una foto panoramica dalla Libia - Intervista a Lorenzo Marinone

    Play Episode Listen Later Jun 12, 2020 13:51


    Alla fine della scorsa settimana le forze del maresciallo libico Khalifa Haftar hanno subìto l'ennesima sconfitta nella regione della Tripolitania, e hanno iniziato a ritirarsi. C'è chi nelle prime ore ha parlato della fine della guerra civile, ma è più probabile che ora si apra una nuova fase dello scontro.Da un lato è chiaro che l'offensiva di Haftar iniziata lo scorso anno è ormai terminata, ma restano ancora molte questioni in sospeso. Prima tra tutte il ruolo dei Paesi che appoggiano le diverse parti coinvolte negli scontri.Ne parla Lorenzo Marinone, analista per il Medio Oriente e il Nord Africa per il Ce.S.I., Centro Studi Internazionali.

    Claim Cominciamo Bene - Le interviste

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