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Gli autori di oggi sono Ermanno Rea, con "L'ultima lezione. La solitudine di Federico Caffè scomparso e mai più ritrovato" e Leonardo Sciascia con "La scomparsa di Majorana". Roberto Zaino ha pensato alla possibile colonna sonora.
In questa puntata: Nostalgia, il nuovo film di Mario Martone. Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 2016 di Ermanno Rea e con protagonista Pierfrancesco Favino, in concorso al Festival di Cannes 2022. Festival che sarà anche lo speciale del nostro “gossippando. Finita l'attesa per Stranger Things, la quarta stagione, la prima parte, arriva infatti oggi su […] L'articolo 16NONI | Cannes, tra film e serie tv proviene da Young Radio.
Il 28 luglio 1927 nasce a Napoli Ermanno Rea - con Silvio Perrella
Ermanno Rea e la casa editrice Feltrinelli. Un ricordo di Ermanno Rea, il grande scrittore napoletano scomparso nel settembre 2016, e il suo rapporto con la casa editrice Feltrinelli, a cura di Alberto Rollo.
“La più grande opera di recupero ambientale mai fatta, in Italia, anzi in Europa”. Il capo del governo Renzi ha presentato in questo modo ieri a Napoli il piano di “risanamento” dell'area di Bagnoli, la storica area dell'acciaieria dell'Italsider. E' un'area che la procura di Napoli ha messo sotto sequestro per disastro ambientale. Il governo, però, un anno e mezzo fa (novembre 2014) ha deciso di agire di imperio: è stato nominato un commissario che dovrà gestire i lavori (272 milioni di euro per la bonifica) bypassando i poteri del comune di Napoli a cui è stato concesso un posto nella cosiddetta Cabina di regia (governo, ministeri ambiente e infrastrutture, regione Campania). Il sindaco De Magistris a questa Cabina di regia non vuole partecipare. Accusa Renzi di aver usurpato i poteri del Comune. Ma ieri il capo del governo a Napoli (mentre una parte della città gli manifestava contro) ha fatto un annuncio impegnativo: “finiremo la bonifica entro il 2019”. Aggiungiamo noi: sperando che la procura dissequestri l'area. Tra Renzi e De Magistris lo scontro è aperto, e per il sindaco di Napoli è uno scontro istituzionale. De Magistris ha accusato il capo del governo di aver violato la Costituzione (sulla tutela del paesaggio, sulle competenze urbanistiche dei comuni). ..Quella di Bagnoli è un'area storica dello sviluppo industriale italiano. L'impianto siderurgico dell'Italsider è stato un luogo centrale della formazione di una cultura del lavoro, operaia, che avrebbe dovuto aiutare – come sostiene Ermanno Rea - a “bonificare il vicolo”, e cioè l'illegalità diffusa e radicata nella città di Napoli. Lo scrittore e giornalista Ermanno Rea, 89 anni, è stato ospite di Memos all'inizio di ottobre scorso. “La dismissione” (2002) è il titolo del suo libro dedicato proprio all'epilogo della storia industriale di Bagnoli.
con: l'architetto e urbanista PAOLO BERDINI, la direttrice tecnica di Arpa Campania MARINELLA VITO, il vicepresidente ed assessore all'Ambiente della Regione Campania FULVIO BONAVITACOLA, lo scrittore e giornalista ERMANNO REA, il direttore de ilMattino di Napoli ALESSANDRO BARBANO
“La più grande opera di recupero ambientale mai fatta, in Italia, anzi in Europa”. Il capo del governo Renzi ha presentato in questo modo ieri a Napoli il piano di “risanamento” dell'area di Bagnoli, la storica area dell'acciaieria dell'Italsider. E' un'area che la procura di Napoli ha messo sotto sequestro per disastro ambientale. Il governo, però, un anno e mezzo fa (novembre 2014) ha deciso di agire di imperio: è stato nominato un commissario che dovrà gestire i lavori (272 milioni di euro per la bonifica) bypassando i poteri del comune di Napoli a cui è stato concesso un posto nella cosiddetta Cabina di regia (governo, ministeri ambiente e infrastrutture, regione Campania). Il sindaco De Magistris a questa Cabina di regia non vuole partecipare. Accusa Renzi di aver usurpato i poteri del Comune. Ma ieri il capo del governo a Napoli (mentre una parte della città gli manifestava contro) ha fatto un annuncio impegnativo: “finiremo la bonifica entro il 2019”. Aggiungiamo noi: sperando che la procura dissequestri l'area. Tra Renzi e De Magistris lo scontro è aperto, e per il sindaco di Napoli è uno scontro istituzionale. De Magistris ha accusato il capo del governo di aver violato la Costituzione (sulla tutela del paesaggio, sulle competenze urbanistiche dei comuni). ..Quella di Bagnoli è un'area storica dello sviluppo industriale italiano. L'impianto siderurgico dell'Italsider è stato un luogo centrale della formazione di una cultura del lavoro, operaia, che avrebbe dovuto aiutare – come sostiene Ermanno Rea - a “bonificare il vicolo”, e cioè l'illegalità diffusa e radicata nella città di Napoli. Lo scrittore e giornalista Ermanno Rea, 89 anni, è stato ospite di Memos all'inizio di ottobre scorso. “La dismissione” (2002) è il titolo del suo libro dedicato proprio all'epilogo della storia industriale di Bagnoli.
“La più grande opera di recupero ambientale mai fatta, in Italia, anzi in Europa”. Il capo del governo Renzi ha presentato in questo modo ieri a Napoli il piano di “risanamento” dell'area di Bagnoli, la storica area dell'acciaieria dell'Italsider. E' un'area che la procura di Napoli ha messo sotto sequestro per disastro ambientale. Il governo, però, un anno e mezzo fa (novembre 2014) ha deciso di agire di imperio: è stato nominato un commissario che dovrà gestire i lavori (272 milioni di euro per la bonifica) bypassando i poteri del comune di Napoli a cui è stato concesso un posto nella cosiddetta Cabina di regia (governo, ministeri ambiente e infrastrutture, regione Campania). Il sindaco De Magistris a questa Cabina di regia non vuole partecipare. Accusa Renzi di aver usurpato i poteri del Comune. Ma ieri il capo del governo a Napoli (mentre una parte della città gli manifestava contro) ha fatto un annuncio impegnativo: “finiremo la bonifica entro il 2019”. Aggiungiamo noi: sperando che la procura dissequestri l'area. Tra Renzi e De Magistris lo scontro è aperto, e per il sindaco di Napoli è uno scontro istituzionale. De Magistris ha accusato il capo del governo di aver violato la Costituzione (sulla tutela del paesaggio, sulle competenze urbanistiche dei comuni). ..Quella di Bagnoli è un'area storica dello sviluppo industriale italiano. L'impianto siderurgico dell'Italsider è stato un luogo centrale della formazione di una cultura del lavoro, operaia, che avrebbe dovuto aiutare – come sostiene Ermanno Rea - a “bonificare il vicolo”, e cioè l'illegalità diffusa e radicata nella città di Napoli. Lo scrittore e giornalista Ermanno Rea, 89 anni, è stato ospite di Memos all'inizio di ottobre scorso. “La dismissione” (2002) è il titolo del suo libro dedicato proprio all'epilogo della storia industriale di Bagnoli.
«La dismissione dell'Ilva ha riguardato non solo una fabbrica, ma forse una città intera». E' il giudizio che Ermanno Rea - autore del celebre romanzo “La dismissione” - ha riproposto oggi a Memos a distanza di vent'anni dalla chiusura di Bagnoli. Che differenza c'è tra Bagnoli e la Torino del 1980, la Fiat dei 35 giorni di sciopero che abbiamo raccontato lunedì scorso con Diego Novelli? «La classe operaia è stata umiliata in entrambi i casi – dice Rea - con la differenza che la Fiat non è morta mentre l'Ilva sì. La classe operaia a Napoli è stata completamente spazzata via, non ha più avuto voce in capitolo e una parte cospicua della città è stata messa allo sbaraglio». ..Rea racconta l'origine della storia centenaria della fabbrica dell'acciaio napoletana: «L'Ilva nasce all'inizio del secolo scorso con una missione salvifica rispetto alla città: dare lavoro ed essere un argine contro la camorra. E anche successivamente – nel dopoguerra - la fabbrica doveva compiere la sua missione di bonificare il vicolo, la Napoli sottoproletaria dell'illegalità diffusa. C'era una classe operaia estesa che portava nella società napoletana un elemento di ordine, di razionalità, di onestà e attaccamento al lavoro che contrastava con la città del vicolo». Perchè è stata chiusa la fabbrica di Bagnoli all'inizio degli anni '90? «E' difficile dirlo. Che la fabbrica prima o poi potesse essere chiusa o delocalizzata lo capisco. La chiusura di Bagnoli avrebbe aperto la possibilità di riutilizzare aree di enorme valore immobiliare che facevano gola a molti. Ma ciò che mi colpì fu il modo brutale con cui fu chiusa, proprio mentre poteva essere rilanciata». Ermanno Rea ha una sua spiegazione “sistemica” del fallimento di Bagnoli che spiega così: «l'Italia è colpevole di non essere riuscita a diventare un paese unito. E' prevalso un incallito anti-meridionalismo della classe dirigente. Ma anche Napoli è colpevole quando si ripiega su se stessa e coltiva la cultura della sovvenzione».
«La dismissione dell'Ilva ha riguardato non solo una fabbrica, ma forse una città intera». E' il giudizio che Ermanno Rea - autore del celebre romanzo “La dismissione” - ha riproposto oggi a Memos a distanza di vent'anni dalla chiusura di Bagnoli. Che differenza c'è tra Bagnoli e la Torino del 1980, la Fiat dei 35 giorni di sciopero che abbiamo raccontato lunedì scorso con Diego Novelli? «La classe operaia è stata umiliata in entrambi i casi – dice Rea - con la differenza che la Fiat non è morta mentre l'Ilva sì. La classe operaia a Napoli è stata completamente spazzata via, non ha più avuto voce in capitolo e una parte cospicua della città è stata messa allo sbaraglio». ..Rea racconta l'origine della storia centenaria della fabbrica dell'acciaio napoletana: «L'Ilva nasce all'inizio del secolo scorso con una missione salvifica rispetto alla città: dare lavoro ed essere un argine contro la camorra. E anche successivamente – nel dopoguerra - la fabbrica doveva compiere la sua missione di bonificare il vicolo, la Napoli sottoproletaria dell'illegalità diffusa. C'era una classe operaia estesa che portava nella società napoletana un elemento di ordine, di razionalità, di onestà e attaccamento al lavoro che contrastava con la città del vicolo». Perchè è stata chiusa la fabbrica di Bagnoli all'inizio degli anni '90? «E' difficile dirlo. Che la fabbrica prima o poi potesse essere chiusa o delocalizzata lo capisco. La chiusura di Bagnoli avrebbe aperto la possibilità di riutilizzare aree di enorme valore immobiliare che facevano gola a molti. Ma ciò che mi colpì fu il modo brutale con cui fu chiusa, proprio mentre poteva essere rilanciata». Ermanno Rea ha una sua spiegazione “sistemica” del fallimento di Bagnoli che spiega così: «l'Italia è colpevole di non essere riuscita a diventare un paese unito. E' prevalso un incallito anti-meridionalismo della classe dirigente. Ma anche Napoli è colpevole quando si ripiega su se stessa e coltiva la cultura della sovvenzione».
«La dismissione dell'Ilva ha riguardato non solo una fabbrica, ma forse una città intera». E' il giudizio che Ermanno Rea - autore del celebre romanzo “La dismissione” - ha riproposto oggi a Memos a distanza di vent'anni dalla chiusura di Bagnoli. Che differenza c'è tra Bagnoli e la Torino del 1980, la Fiat dei 35 giorni di sciopero che abbiamo raccontato lunedì scorso con Diego Novelli? «La classe operaia è stata umiliata in entrambi i casi – dice Rea - con la differenza che la Fiat non è morta mentre l'Ilva sì. La classe operaia a Napoli è stata completamente spazzata via, non ha più avuto voce in capitolo e una parte cospicua della città è stata messa allo sbaraglio». ..Rea racconta l'origine della storia centenaria della fabbrica dell'acciaio napoletana: «L'Ilva nasce all'inizio del secolo scorso con una missione salvifica rispetto alla città: dare lavoro ed essere un argine contro la camorra. E anche successivamente – nel dopoguerra - la fabbrica doveva compiere la sua missione di bonificare il vicolo, la Napoli sottoproletaria dell'illegalità diffusa. C'era una classe operaia estesa che portava nella società napoletana un elemento di ordine, di razionalità, di onestà e attaccamento al lavoro che contrastava con la città del vicolo». Perchè è stata chiusa la fabbrica di Bagnoli all'inizio degli anni '90? «E' difficile dirlo. Che la fabbrica prima o poi potesse essere chiusa o delocalizzata lo capisco. La chiusura di Bagnoli avrebbe aperto la possibilità di riutilizzare aree di enorme valore immobiliare che facevano gola a molti. Ma ciò che mi colpì fu il modo brutale con cui fu chiusa, proprio mentre poteva essere rilanciata». Ermanno Rea ha una sua spiegazione “sistemica” del fallimento di Bagnoli che spiega così: «l'Italia è colpevole di non essere riuscita a diventare un paese unito. E' prevalso un incallito anti-meridionalismo della classe dirigente. Ma anche Napoli è colpevole quando si ripiega su se stessa e coltiva la cultura della sovvenzione».
"La fotografia è stata per me una grande passione, breve ma intensa; la Leica, il mio salvagente in una stagione di disillusione politica. Era la fine degli anni cinquanta, non esisteva scollamento, allora, tra pubblico e privato..."
Servili, bugiardi, opportunisti: il mondo continua a osservarci stupito e a chiedersi donde provengano, negli italiani, tante riprovevoli inclinazioni, tanta superficialità etica... Ermanno Rea racconta in video il nostro "lato oscuro e complice".