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Scritta e messa in voce da Gaetano Marino Illustrazione di Sara Bachmann – Le amiche di Freya Quelle piccole fate però possedevano un potere assai terribile. Il loro sguardo e il loro sorriso potevano imprigionare in una crisalide robusta chiunque avesse combinato delle malefatte per poi diventare folli in eterno.… Continue reading
Scritta e messa in voce da Gaetano Marino Illustrazione di Sara Bachmann – Le amiche di Freya Quelle piccole fate però possedevano un potere assai terribile. Il loro sguardo e il loro sorriso potevano imprigionare in una crisalide robusta chiunque avesse combinato delle malefatte per poi diventare folli in eterno.… Continue reading
Scritta e messa in voce da Gaetano Marino Illustrazione di Sara Bachmann – Le amiche di Freya Il Nuraghe, o Su Nuraxi, è un'imponente costruzione che venne tirata su migliaia d'anni fa, insieme a tantissimi altri sparsi sull'isola di Ihknos, dai Giganti di Roccia Viva. Molti Nuraghi si possono ancora… Continue reading
Scritta e messa in voce da Gaetano Marino Illustrazione di Sara Bachmann – Le amiche di Freya Il Nuraghe, o Su Nuraxi, è un'imponente costruzione che venne tirata su migliaia d'anni fa, insieme a tantissimi altri sparsi sull'isola di Ihknos, dai Giganti di Roccia Viva. Molti Nuraghi si possono ancora… Continue reading
Inspiring curiosity in your children. Learning to outgrow religious dogma. And much more. I am joined by Sara Bachmann, a super close friend of mine. She is incredible, our conversation is rich and explosive. Please check it out.
[…] Tra queste janas vi fu una famiglia che viveva nell’antico villaggio di Ruinas, che poi prenderà il nome di Orosei. In questa famiglia di janas, c’era una fata che si chiamava Mariedda. Accanto al villaggio di Ruinas vivevano i Giganti di Roccia Viva: costruttori di Nuraghi, le imponenti torri di pietra scura. In Sardegna se ne contano ancora molte migliaia, alcuni sono visibili, altri sono sepolti dal tempo. Quando arrivarono in Sardegna i pirati Conquistadores, i Giganti furono costretti ad abbandonare il villaggio. Alcune janas riuscirono a fuggire abbandonando l’isola a cavallo del vento, altre janas si rifugiarono sotto terra, e tantissime altre fecero una fine orribile. […] Continue reading
[…] Tra queste janas vi fu una famiglia che viveva nell’antico villaggio di Ruinas, che poi prenderà il nome di Orosei. In questa famiglia di janas, c’era una fata che si chiamava Mariedda. Accanto al villaggio di Ruinas vivevano i Giganti di Roccia Viva: costruttori di Nuraghi, le imponenti torri di pietra scura. In Sardegna se ne contano ancora molte migliaia, alcuni sono visibili, altri sono sepolti dal tempo. Quando arrivarono in Sardegna i pirati Conquistadores, i Giganti furono costretti ad abbandonare il villaggio. Alcune janas riuscirono a fuggire abbandonando l’isola a cavallo del vento, altre janas si rifugiarono sotto terra, e tantissime altre fecero una fine orribile. […] Continue reading
[…] Tra queste janas vi fu una famiglia che viveva nell'antico villaggio di Ruinas, che poi prenderà il nome di Orosei. In questa famiglia di janas, c'era una fata che si chiamava Mariedda. Accanto al villaggio di Ruinas vivevano i Giganti di Roccia Viva: costruttori di Nuraghi, le imponenti torri di pietra scura. In Sardegna se ne contano ancora molte migliaia, alcuni sono visibili, altri sono sepolti dal tempo. Quando arrivarono in Sardegna i pirati Conquistadores, i Giganti furono costretti ad abbandonare il villaggio. Alcune janas riuscirono a fuggire abbandonando l'isola a cavallo del vento, altre janas si rifugiarono sotto terra, e tantissime altre fecero una fine orribile. […] Continue reading
[…] Tra queste janas vi fu una famiglia che viveva nell’antico villaggio di Ruinas, che poi prenderà il nome di Orosei. In questa famiglia di janas, c’era una fata che si chiamava Mariedda. Accanto al villaggio di Ruinas vivevano i Giganti di Roccia Viva: costruttori di Nuraghi, le imponenti torri di pietra scura. In Sardegna se ne contano ancora molte migliaia, alcuni sono visibili, altri sono sepolti dal tempo. Quando arrivarono in Sardegna i pirati Conquistadores, i Giganti furono costretti ad abbandonare il villaggio. Alcune janas riuscirono a fuggire abbandonando l’isola a cavallo del vento, altre janas si rifugiarono sotto terra, e tantissime altre fecero una fine orribile. […] Continue reading
Nell'antico villaggio di Manai, nell'isola di Sardegna, c'era una bella fanciulla, che si chiamava Austina. Orfana di madre e unica figlia, Austina fu sin dall'infanzia, diciamo, diversa dalle altre compagne. Viveva come se i pensieri stessero sempre da un'altra parte. Fantasticava, rideva, inventava storie, ed era pure bellissima. Suo padre, che si chiamava Bissente, era un Ricco Pastore assai stimato, e uomo buono e generoso. Mai fu visto con la tristezza negli occhi, nemmeno quando conduceva da ragazzo la vita del servo pastore. Ma poi, si sa, il tempo abbandona il tempo, la figlia Austina, pure facendosi sempre più bella, non riusciva a trovare marito. [...] Continue reading
Nell’antico villaggio di Manai, nell’isola di Sardegna, c’era una bella fanciulla, che si chiamava Austina. Orfana di madre e unica figlia, Austina fu sin dall’infanzia, diciamo, diversa dalle altre compagne. Viveva come se i pensieri stessero sempre da un’altra parte. Fantasticava, rideva, inventava storie, ed era pure bellissima. Suo padre, che si chiamava Bissente, era un Ricco Pastore assai stimato, e uomo buono e generoso. Mai fu visto con la tristezza negli occhi, nemmeno quando conduceva da ragazzo la vita del servo pastore. Ma poi, si sa, il tempo abbandona il tempo, la figlia Austina, pure facendosi sempre più bella, non riusciva a trovare marito. [...] Continue reading
Nell’antico villaggio di Manai, nell’isola di Sardegna, c’era una bella fanciulla, che si chiamava Austina. Orfana di madre e unica figlia, Austina fu sin dall’infanzia, diciamo, diversa dalle altre compagne. Viveva come se i pensieri stessero sempre da un’altra parte. Fantasticava, rideva, inventava storie, ed era pure bellissima. Suo padre, che si chiamava Bissente, era un Ricco Pastore assai stimato, e uomo buono e generoso. Mai fu visto con la tristezza negli occhi, nemmeno quando conduceva da ragazzo la vita del servo pastore. Ma poi, si sa, il tempo abbandona il tempo, la figlia Austina, pure facendosi sempre più bella, non riusciva a trovare marito. [...] Continue reading
Nell’antico villaggio di Manai, nell’isola di Sardegna, c’era una bella fanciulla, che si chiamava Austina. Orfana di madre e unica figlia, Austina fu sin dall’infanzia, diciamo, diversa dalle altre compagne. Viveva come se i pensieri stessero sempre da un’altra parte. Fantasticava, rideva, inventava storie, ed era pure bellissima. Suo padre, che si chiamava Bissente, era un Ricco Pastore assai stimato, e uomo buono e generoso. Mai fu visto con la tristezza negli occhi, nemmeno quando conduceva da ragazzo la vita del servo pastore. Ma poi, si sa, il tempo abbandona il tempo, la figlia Austina, pure facendosi sempre più bella, non riusciva a trovare marito. [...] Continue reading
Povera piccola Elène, con le lacrime che le bagnavano il viso, e con la brocca in testa, andava scalza alla fonte. La zia Vincenza l’aveva mandata a prendere acqua in una notte di luna splendente. Elène aveva perso il padre e la madre quando ancora era in fasce. Da allora la fanciulla, che era bellissima, passò sotto la tutela della zia Vincenza. Una donna ombrosa, con un muso che pareva quello di un cinghiale. Quando parlava sembrava grugnisse; davvero! Sì, può sembrare impossibile che una persona possa grugnire, eppure, nel villaggio tutti giuravano di averla sentita grugnire, tanto che la chiamavano zia Sirbona. [...] Continue reading
Povera piccola Elène, con le lacrime che le bagnavano il viso, e con la brocca in testa, andava scalza alla fonte. La zia Vincenza l’aveva mandata a prendere acqua in una notte di luna splendente. Elène aveva perso il padre e la madre quando ancora era in fasce. Da allora la fanciulla, che era bellissima, passò sotto la tutela della zia Vincenza. Una donna ombrosa, con un muso che pareva quello di un cinghiale. Quando parlava sembrava grugnisse; davvero! Sì, può sembrare impossibile che una persona possa grugnire, eppure, nel villaggio tutti giuravano di averla sentita grugnire, tanto che la chiamavano zia Sirbona. [...] Continue reading
Povera piccola Elène, con le lacrime che le bagnavano il viso, e con la brocca in testa, andava scalza alla fonte. La zia Vincenza l'aveva mandata a prendere acqua in una notte di luna splendente. Elène aveva perso il padre e la madre quando ancora era in fasce. Da allora la fanciulla, che era bellissima, passò sotto la tutela della zia Vincenza. Una donna ombrosa, con un muso che pareva quello di un cinghiale. Quando parlava sembrava grugnisse; davvero! Sì, può sembrare impossibile che una persona possa grugnire, eppure, nel villaggio tutti giuravano di averla sentita grugnire, tanto che la chiamavano zia Sirbona. [...] Continue reading
Parole di Storie - Storie di Paura, dal classico alla notte di Halloween
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Povera piccola Elène, con le lacrime che le bagnavano il viso, e con la brocca in testa, andava scalza alla fonte. La zia Vincenza l’aveva mandata a prendere acqua in una notte di luna splendente. Elène aveva perso il padre e la madre quando ancora era in fasce. Da allora la fanciulla, che era bellissima, passò sotto la tutela della zia Vincenza. Una donna ombrosa, con un muso che pareva quello di un cinghiale. Quando parlava sembrava grugnisse; davvero! Sì, può sembrare impossibile che una persona possa grugnire, eppure, nel villaggio tutti giuravano di averla sentita grugnire, tanto che la chiamavano zia Sirbona. [...] Continue reading
C'era una volta, al tempo delle Janas, le piccole fate di Sardegna, una strega che abitava in un vecchio nuraghe, vicino al villaggio di Honne. Lo avevano costruito, pietra su pietra, i Giganti di Roccia Viva, ridotti in schiavitù da un malefico. Il nuraghe stava all’interno dell’isola, in cima ad una grande foresta. La padrona di quel nuraghe si chiamava Stria, ma in verità non era nata strega. Ella si chiamava Antriòca, e apparteneva alla stirpe delle Janas. Fu la settima figlia di una famiglia di fatine benestanti. C’era una legge però, assai temuta dalle janas, che riguardava proprio la settima figlia. [...] Continue reading
C'era una volta, al tempo delle Janas, le piccole fate di Sardegna, una strega che abitava in un vecchio nuraghe, vicino al villaggio di Honne. Lo avevano costruito, pietra su pietra, i Giganti di Roccia Viva, ridotti in schiavitù da un malefico. Il nuraghe stava all'interno dell'isola, in cima ad una grande foresta. La padrona di quel nuraghe si chiamava Stria, ma in verità non era nata strega. Ella si chiamava Antriòca, e apparteneva alla stirpe delle Janas. Fu la settima figlia di una famiglia di fatine benestanti. C'era una legge però, assai temuta dalle janas, che riguardava proprio la settima figlia. [...] Continue reading
C'era una volta, al tempo delle Janas, le piccole fate di Sardegna, una strega che abitava in un vecchio nuraghe, vicino al villaggio di Honne. Lo avevano costruito, pietra su pietra, i Giganti di Roccia Viva, ridotti in schiavitù da un malefico. Il nuraghe stava all’interno dell’isola, in cima ad una grande foresta. La padrona di quel nuraghe si chiamava Stria, ma in verità non era nata strega. Ella si chiamava Antriòca, e apparteneva alla stirpe delle Janas. Fu la settima figlia di una famiglia di fatine benestanti. C’era una legge però, assai temuta dalle janas, che riguardava proprio la settima figlia. [...] Continue reading
C'era una volta, al tempo delle Janas, le piccole fate di Sardegna, una strega che abitava in un vecchio nuraghe, vicino al villaggio di Honne. Lo avevano costruito, pietra su pietra, i Giganti di Roccia Viva, ridotti in schiavitù da un malefico. Il nuraghe stava all’interno dell’isola, in cima ad una grande foresta. La padrona di quel nuraghe si chiamava Stria, ma in verità non era nata strega. Ella si chiamava Antriòca, e apparteneva alla stirpe delle Janas. Fu la settima figlia di una famiglia di fatine benestanti. C’era una legge però, assai temuta dalle janas, che riguardava proprio la settima figlia. [...] Continue reading
In quel villaggio di pastori viveva un fanciullo rimasto orfano sin dalla nascita. La madre, che si chiamava Angiolina, era cagionevole di salute a causa della malaria. Eppure, nonostante quel male uccidesse migliaia di uomini e animali, Angiolina desiderò avere un figlio, pur sapendo a quale rischio andasse incontro. Quando giunse il momento di scegliere tra la sua vita e quella del bambino, Angiolina scelse quella del figlio. Fu così che appena si sentì il primo vagito del bambino, Angiolina si addormentò per sempre. Al neonato diedero il nome di Angiolino, in ricordo della madre. [...] Continue reading
In quel villaggio di pastori viveva un fanciullo rimasto orfano sin dalla nascita. La madre, che si chiamava Angiolina, era cagionevole di salute a causa della malaria. Eppure, nonostante quel male uccidesse migliaia di uomini e animali, Angiolina desiderò avere un figlio, pur sapendo a quale rischio andasse incontro. Quando giunse il momento di scegliere tra la sua vita e quella del bambino, Angiolina scelse quella del figlio. Fu così che appena si sentì il primo vagito del bambino, Angiolina si addormentò per sempre. Al neonato diedero il nome di Angiolino, in ricordo della madre. [...] Continue reading
In quel villaggio di pastori viveva un fanciullo rimasto orfano sin dalla nascita. La madre, che si chiamava Angiolina, era cagionevole di salute a causa della malaria. Eppure, nonostante quel male uccidesse migliaia di uomini e animali, Angiolina desiderò avere un figlio, pur sapendo a quale rischio andasse incontro. Quando giunse il momento di scegliere tra la sua vita e quella del bambino, Angiolina scelse quella del figlio. Fu così che appena si sentì il primo vagito del bambino, Angiolina si addormentò per sempre. Al neonato diedero il nome di Angiolino, in ricordo della madre. [...] Continue reading
In quel villaggio di pastori viveva un fanciullo rimasto orfano sin dalla nascita. La madre, che si chiamava Angiolina, era cagionevole di salute a causa della malaria. Eppure, nonostante quel male uccidesse migliaia di uomini e animali, Angiolina desiderò avere un figlio, pur sapendo a quale rischio andasse incontro. Quando giunse il momento di scegliere tra la sua vita e quella del bambino, Angiolina scelse quella del figlio. Fu così che appena si sentì il primo vagito del bambino, Angiolina si addormentò per sempre. Al neonato diedero il nome di Angiolino, in ricordo della madre. [...] Continue reading
Tra le piccole fate di Sardegna, chiamate janas, viveva, vicino ad un villaggio di pastori della Barbagia, una fatina di nome Ines. Ines viveva sola nella sua grotta, tra le tante domus de janas di quei luoghi scavate dagli elfi scalpellini, fra le rocce rosse di una piccola collina, oramai disabitata. Era l’unica jana rimasta della gloriosa stirpe di Sas Concas, che vuol dire “Le teste”. Stirpe di janas un tempo assai valorosa e forte. [...] Continue reading
Tra le piccole fate di Sardegna, chiamate janas, viveva, vicino ad un villaggio di pastori della Barbagia, una fatina di nome Ines. Ines viveva sola nella sua grotta, tra le tante domus de janas di quei luoghi scavate dagli elfi scalpellini, fra le rocce rosse di una piccola collina, oramai disabitata. Era l’unica jana rimasta della gloriosa stirpe di Sas Concas, che vuol dire “Le teste”. Stirpe di janas un tempo assai valorosa e forte. [...] Continue reading
Tra le piccole fate di Sardegna, chiamate janas, viveva, vicino ad un villaggio di pastori della Barbagia, una fatina di nome Ines. Ines viveva sola nella sua grotta, tra le tante domus de janas di quei luoghi scavate dagli elfi scalpellini, fra le rocce rosse di una piccola collina, oramai disabitata. Era l'unica jana rimasta della gloriosa stirpe di Sas Concas, che vuol dire “Le teste”. Stirpe di janas un tempo assai valorosa e forte. [...] Continue reading
Tra le piccole fate di Sardegna, chiamate janas, viveva, vicino ad un villaggio di pastori della Barbagia, una fatina di nome Ines. Ines viveva sola nella sua grotta, tra le tante domus de janas di quei luoghi scavate dagli elfi scalpellini, fra le rocce rosse di una piccola collina, oramai disabitata. Era l’unica jana rimasta della gloriosa stirpe di Sas Concas, che vuol dire “Le teste”. Stirpe di janas un tempo assai valorosa e forte. [...] Continue reading
Una volta c'erano, in un antico paese della Sardegna, tre sorelle Janas, conosciute come le piccole fate. Erano donne, infatti, piccine piccine, e tutt'e tre bellissime; ma, dato che con le loro arti magiche potevano bruciare vivo chiunque, la gente le temeva e ne stava alla larga. Le tre sorelle Janas, assai scorbutiche, non si preoccupavano di quelle, diciamo, male lingue, anzi, ne erano contente, così che la gente non si avvicinasse a loro, soprattutto alle loro Domus de Janas: le case delle fate scavate nella pietra. [...] Continue reading
[...] Le Janas apparivano solo nella notte, e mai di giorno, perché la luce del sole poteva rovinare la loro pelle delicatissima. Potevi scorgerle dalla luce che il loro corpo emanava, tanto luminescente quanto la luce d'ambra. Si diceva che non amassero stare tra la gente comune, probabilmente perché assai piccole e minute, e soprattutto, timide. Ecco perché abitavano i nuraghi, o tra le rovine dei castelli, oppure dimoravano nelle Domus de Janas, case delle fate, piccole grotte scavate nelle montagne. In Sardegna ce ne sono almeno due o tremila sparse in tutta l'isola. Di solito sono collegate tra loro formando così delle vere e proprie città sotterranee. Si dice che viste da dentro, le Domus de Janas somiglino molto alle nostre case, solo che ogni cosa al loro interno appare minuscola, proprio come le Janas. [...] Continue reading
[...] Le Janas apparivano solo nella notte, e mai di giorno, perché la luce del sole poteva rovinare la loro pelle delicatissima. Potevi scorgerle dalla luce che il loro corpo emanava, tanto luminescente quanto la luce d’ambra. Si diceva che non amassero stare tra la gente comune, probabilmente perché assai piccole e minute, e soprattutto, timide. Ecco perché abitavano i nuraghi, o tra le rovine dei castelli, oppure dimoravano nelle Domus de Janas, case delle fate, piccole grotte scavate nelle montagne. In Sardegna ce ne sono almeno due o tremila sparse in tutta l’isola. Di solito sono collegate tra loro formando così delle vere e proprie città sotterranee. Si dice che viste da dentro, le Domus de Janas somiglino molto alle nostre case, solo che ogni cosa al loro interno appare minuscola, proprio come le Janas. [...] Continue reading
[...] Le Janas apparivano solo nella notte, e mai di giorno, perché la luce del sole poteva rovinare la loro pelle delicatissima. Potevi scorgerle dalla luce che il loro corpo emanava, tanto luminescente quanto la luce d’ambra. Si diceva che non amassero stare tra la gente comune, probabilmente perché assai piccole e minute, e soprattutto, timide. Ecco perché abitavano i nuraghi, o tra le rovine dei castelli, oppure dimoravano nelle Domus de Janas, case delle fate, piccole grotte scavate nelle montagne. In Sardegna ce ne sono almeno due o tremila sparse in tutta l’isola. Di solito sono collegate tra loro formando così delle vere e proprie città sotterranee. Si dice che viste da dentro, le Domus de Janas somiglino molto alle nostre case, solo che ogni cosa al loro interno appare minuscola, proprio come le Janas. [...] Continue reading
Una volta c’erano, in un antico paese della Sardegna, tre sorelle Janas, conosciute come le piccole fate. Erano donne, infatti, piccine piccine, e tutt’e tre bellissime; ma, dato che con le loro arti magiche potevano bruciare vivo chiunque, la gente le temeva e ne stava alla larga. Le tre sorelle Janas, assai scorbutiche, non si preoccupavano di quelle, diciamo, male lingue, anzi, ne erano contente, così che la gente non si avvicinasse a loro, soprattutto alle loro Domus de Janas: le case delle fate scavate nella pietra. [...] Continue reading
Una volta c’erano, in un antico paese della Sardegna, tre sorelle Janas, conosciute come le piccole fate. Erano donne, infatti, piccine piccine, e tutt’e tre bellissime; ma, dato che con le loro arti magiche potevano bruciare vivo chiunque, la gente le temeva e ne stava alla larga. Le tre sorelle Janas, assai scorbutiche, non si preoccupavano di quelle, diciamo, male lingue, anzi, ne erano contente, così che la gente non si avvicinasse a loro, soprattutto alle loro Domus de Janas: le case delle fate scavate nella pietra. [...] Continue reading
Io di tanto in tanto correvo come una agnellino selvatico nei dintorni, finché capitavo in quel posto magico, dove restavo incantato: erano le rocce scavate, che già conoscevo per averci giocato con i miei compagni, le Domus de Janas, le case delle fate di Sardegna. Ora, io, che a quel tempo ero piccolo, come ho già detto, mi facevo fantasticherie, credendoci eccome a quelle storie delle Janas. Che poi, io sono sicuro, ci credeva pure nonna. Bastava guardarla mentre raccontava di quelle fate: il viso le si illuminava, pareva che le rughe scomparissero, non si spegneva mai. [...] Continue reading
Io di tanto in tanto correvo come una agnellino selvatico nei dintorni, finché capitavo in quel posto magico, dove restavo incantato: erano le rocce scavate, che già conoscevo per averci giocato con i miei compagni, le Domus de Janas, le case delle fate di Sardegna. Ora, io, che a quel tempo ero piccolo, come ho già detto, mi facevo fantasticherie, credendoci eccome a quelle storie delle Janas. Che poi, io sono sicuro, ci credeva pure nonna. Bastava guardarla mentre raccontava di quelle fate: il viso le si illuminava, pareva che le rughe scomparissero, non si spegneva mai. [...] Continue reading
Io di tanto in tanto correvo come una agnellino selvatico nei dintorni, finché capitavo in quel posto magico, dove restavo incantato: erano le rocce scavate, che già conoscevo per averci giocato con i miei compagni, le Domus de Janas, le case delle fate di Sardegna. Ora, io, che a quel tempo ero piccolo, come ho già detto, mi facevo fantasticherie, credendoci eccome a quelle storie delle Janas. Che poi, io sono sicuro, ci credeva pure nonna. Bastava guardarla mentre raccontava di quelle fate: il viso le si illuminava, pareva che le rughe scomparissero, non si spegneva mai. [...] Continue reading
Io di tanto in tanto correvo come una agnellino selvatico nei dintorni, finché capitavo in quel posto magico, dove restavo incantato: erano le rocce scavate, che già conoscevo per averci giocato con i miei compagni, le Domus de Janas, le case delle fate di Sardegna. Ora, io, che a quel tempo ero piccolo, come ho già detto, mi facevo fantasticherie, credendoci eccome a quelle storie delle Janas. Che poi, io sono sicuro, ci credeva pure nonna. Bastava guardarla mentre raccontava di quelle fate: il viso le si illuminava, pareva che le rughe scomparissero, non si spegneva mai. [...] Continue reading
Parole di Storie - Storie di Paura, dal classico alla notte di Halloween
Messa in voce di Gaetano Marino Illustrazione di Sara Bachmann – Le amiche di Freya Continue reading
[...] Ma Adelasia, che non s’era mai arresa, si ricordò della nonna Jàja, che le aveva raccontato di una guaritrice della Luna piena, un’anziana Jana. Esperta guaritrice dei mali con erbe e filtri magici. Si chiamava Jana Maista, e nel tempo remoto della sua giovinezza era stata regina madre della stirpe delle Janas di quei luoghi. Adelasia si mise in cammino alla ricerca di Jana Maista, e finalmente la trovò in una vecchia capanna di ferula, da cui usciva al centro del tetto un filo di fumo. Dentro la capanna ogni cosa sapeva di erbe secche, di muschio, di bacche e fiori di tanti colori che profumavano l’aria. [...] Continue reading
[...] Ma Adelasia, che non s’era mai arresa, si ricordò della nonna Jàja, che le aveva raccontato di una guaritrice della Luna piena, un’anziana Jana. Esperta guaritrice dei mali con erbe e filtri magici. Si chiamava Jana Maista, e nel tempo remoto della sua giovinezza era stata regina madre della stirpe delle Janas di quei luoghi. Adelasia si mise in cammino alla ricerca di Jana Maista, e finalmente la trovò in una vecchia capanna di ferula, da cui usciva al centro del tetto un filo di fumo. Dentro la capanna ogni cosa sapeva di erbe secche, di muschio, di bacche e fiori di tanti colori che profumavano l’aria. [...] Continue reading
[...] Ma Adelasia, che non s'era mai arresa, si ricordò della nonna Jàja, che le aveva raccontato di una guaritrice della Luna piena, un'anziana Jana. Esperta guaritrice dei mali con erbe e filtri magici. Si chiamava Jana Maista, e nel tempo remoto della sua giovinezza era stata regina madre della stirpe delle Janas di quei luoghi. Adelasia si mise in cammino alla ricerca di Jana Maista, e finalmente la trovò in una vecchia capanna di ferula, da cui usciva al centro del tetto un filo di fumo. Dentro la capanna ogni cosa sapeva di erbe secche, di muschio, di bacche e fiori di tanti colori che profumavano l'aria. [...] Continue reading
[...] Ma Adelasia, che non s’era mai arresa, si ricordò della nonna Jàja, che le aveva raccontato di una guaritrice della Luna piena, un’anziana Jana. Esperta guaritrice dei mali con erbe e filtri magici. Si chiamava Jana Maista, e nel tempo remoto della sua giovinezza era stata regina madre della stirpe delle Janas di quei luoghi. Adelasia si mise in cammino alla ricerca di Jana Maista, e finalmente la trovò in una vecchia capanna di ferula, da cui usciva al centro del tetto un filo di fumo. Dentro la capanna ogni cosa sapeva di erbe secche, di muschio, di bacche e fiori di tanti colori che profumavano l’aria. [...] Continue reading
Tanto tanto tempo fa, quando ancora il tempo era senza tempo, nelle valli, nei boschi e nelle colline della Sardegna, una grande isola, che sta al centro del mar Mediterraneo, vivevano le Janas, conosciute come le fate di Sardegna. Erano creature misteriose assai piccole, con piccole ali, e straordinariamente belle. Tanto che ancora oggi, quando si vuol fare un complimento ad una fanciulla, si dice “sei bella come una Jana”. Le Janas avevano grandi poteri di magia, ed erano così fragili che potevano spezzarsi per un niente. Bastava un soffio forte di vento e le loro ali perdevano forza. Le piccole fate di Sardegna erano vestite di seta di lino, dal colore rosso acceso, e portavano sul capo un fazzoletto ricamato finemente. Le Janas adoravano ogni cosa che luccicasse, soprattutto le pietre preziose, il corallo e le collane d’oro, di cui possedevano grandi scrigni, che custodivano con tanta tanta cura sotto terra. […] Continue reading
Tanto tanto tempo fa, quando ancora il tempo era senza tempo, nelle valli, nei boschi e nelle colline della Sardegna, una grande isola, che sta al centro del mar Mediterraneo, vivevano le Janas, conosciute come le fate di Sardegna. Erano creature misteriose assai piccole, con piccole ali, e straordinariamente belle. Tanto che ancora oggi, quando si vuol fare un complimento ad una fanciulla, si dice “sei bella come una Jana”. Le Janas avevano grandi poteri di magia, ed erano così fragili che potevano spezzarsi per un niente. Bastava un soffio forte di vento e le loro ali perdevano forza. Le piccole fate di Sardegna erano vestite di seta di lino, dal colore rosso acceso, e portavano sul capo un fazzoletto ricamato finemente. Le Janas adoravano ogni cosa che luccicasse, soprattutto le pietre preziose, il corallo e le collane d'oro, di cui possedevano grandi scrigni, che custodivano con tanta tanta cura sotto terra. […] Continue reading
Tanto tanto tempo fa, quando ancora il tempo era senza tempo, nelle valli, nei boschi e nelle colline della Sardegna, una grande isola, che sta al centro del mar Mediterraneo, vivevano le Janas, conosciute come le fate di Sardegna. Erano creature misteriose assai piccole, con piccole ali, e straordinariamente belle. Tanto che ancora oggi, quando si vuol fare un complimento ad una fanciulla, si dice “sei bella come una Jana”. Le Janas avevano grandi poteri di magia, ed erano così fragili che potevano spezzarsi per un niente. Bastava un soffio forte di vento e le loro ali perdevano forza. Le piccole fate di Sardegna erano vestite di seta di lino, dal colore rosso acceso, e portavano sul capo un fazzoletto ricamato finemente. Le Janas adoravano ogni cosa che luccicasse, soprattutto le pietre preziose, il corallo e le collane d’oro, di cui possedevano grandi scrigni, che custodivano con tanta tanta cura sotto terra. […] Continue reading
Tanto tanto tempo fa, quando ancora il tempo era senza tempo, nelle valli, nei boschi e nelle colline della Sardegna, una grande isola, che sta al centro del mar Mediterraneo, vivevano le Janas, conosciute come le fate di Sardegna. Erano creature misteriose assai piccole, con piccole ali, e straordinariamente belle. Tanto che ancora oggi, quando si vuol fare un complimento ad una fanciulla, si dice “sei bella come una Jana”. Le Janas avevano grandi poteri di magia, ed erano così fragili che potevano spezzarsi per un niente. Bastava un soffio forte di vento e le loro ali perdevano forza. Le piccole fate di Sardegna erano vestite di seta di lino, dal colore rosso acceso, e portavano sul capo un fazzoletto ricamato finemente. Le Janas adoravano ogni cosa che luccicasse, soprattutto le pietre preziose, il corallo e le collane d’oro, di cui possedevano grandi scrigni, che custodivano con tanta tanta cura sotto terra. […] Continue reading
[...] Le Janas apparivano solo nella notte, e mai di giorno, perché la luce del sole poteva rovinare la loro pelle delicatissima. Potevi scorgerle dalla luce che il loro corpo emanava, tanto luminescente quanto la luce d’ambra. Si diceva che non amassero stare tra la gente comune, probabilmente perché assai piccole e minute, e soprattutto, timide. Ecco perché abitavano i nuraghi, o tra le rovine dei castelli, oppure dimoravano nelle Domus de Janas, case delle fate, piccole grotte scavate nelle montagne. In Sardegna ce ne sono almeno due o tremila sparse in tutta l’isola. Di solito sono collegate tra loro formando così delle vere e proprie città sotterranee. Si dice che viste da dentro, le Domus de Janas somiglino molto alle nostre case, solo che ogni cosa al loro interno appare minuscola, proprio come le Janas. [...] Continue reading
Una volta c’erano, nell’antico paese di Nuragus, in Sardegna, tre sorelle janas, che tutti sapevano d’essere fate. Da quelle parti la gente le chiamava, le signore di Perdalenza. Erano donne piccine piccine, e tutt’e tre bellissime ma, dato che con le loro arti magiche potevano bruciare vivo chiunque, senza pietà, con comodo e con piacere, la gente le temeva, anzi, ne aveva un grande terrore, e perciò se ne stava alla larga, lontana lontana. Le signore Janas di Perdalenza non si preoccuparono, né si dispiacquero, perché erano oltretutto di mala natura, antipatiche e scorbutiche. [...] Continue reading
Wie sorgt man dafür, dass man im Gespräch und aktuell bleibt? Darüber habe ich mich mit Sara Bachmann, bekannt aus ihrer TV-Show "Sara macht's" (www.saramachts.ch) gesprochen. Das Medienkonsum-Verhalten, gerade der jüngeren Generation, hat sich in den letzten Jahren extrem gewandelt. Junge Leute schauen immer weniger TV, dafür nutzen sie YouTube und Netflix und schauen sich mehr oder weniger genau das an, worauf sie Lust haben - on demand! Wie ein Medien-Star wie Sara damit umgeht und versucht mit der Zeit zu gehen und möglichst viele Leute anzusprechen, darüber haben wir uns unterhalten... check it out and stay tuned!