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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Gesù, subito dopo la scelta dei Dodici apostoli e dopo aver guarito e sanato molte persone nell’annuncio del Regno, si rivolge ai suoi discepoli. Il suo atteggiamento rivela una scelta ben precisa. Il messaggio delle beatitudini, chiamate la Magna Carta del cristianesimo, si inserisce con forza nella novità assoluta del discepolato. I veri beati sono i discepoli di Gesù, dei quali ci è fornita una precisa identità. La lettura completa del brano delle beatitudini impedisce un doppio rischio, che sembra porsi in forma alternativa. Alzando gli occhi ai discepoli, Gesù quasi compie una seconda creazione, operata nel solco della redenzione. Il discepolo è, nella nuova creazione, figlio di Dio, creato ad immagine e somiglianza dello stesso Gesù, vero uomo e vero Dio. La proclamazione delle beatitudini non è la nuova edizione di un manuale di morale pratica e spicciola: Gesù tratteggia il suo volto nella nuova identità dei discepoli. Essere discepolo è opera di Dio, deriva dalla missione del Figlio. Il dono del discepolato, che riceviamo dall’Incarnazione e ci rende partecipi del mistero pasquale, non può essere vissuto passivamente ma richiede la nostra collaborazione. Ciò è evidente perché, sempre rivolgendosi ai discepoli, Gesù completa le beatitudini con i “guai” corrispondenti. Egli non divide i “buoni”, i discepoli, dai “cattivi”, gli altri: tutti sono chiamati e invitati a percorrere la via che le beatitudini tracciano. Il discepolato è un dono da vivere nella nostra quotidianità, non uno stato statico ma un percorso che invita tutti alla conversione vera del cuore. La gratuità dell’agire di Dio non implica inattività, ma accoglienza docile della voce dello Spirito. Con le beatitudini siamo invitati a riscoprire il dono della grazia del battesimo, che ci rende figli di Dio, e a viverlo con coerenza e sincerità.
Il 28 agosto Regno Unito, Francia e Germania hanno avviato il processo per reintrodurre le sanzioni Onu contro l'Iran per il suo programma nucleare. Con Luciana Borsatti, giornalista. Il 26 agosto Donald Trump ha annunciato il licenziamento immediato di Lisa Cook, una delle governatrici della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. Con Alessio Marchionna, editor di Stati Uniti di Internazionale, e Alessandro Lubello, editor di Europa di Internazionale. Oggi parliamo anche di: Scienza • “Ritorni impossibili” di Michael La Pagehttps://www.internazionale.it/magazine/michael-le-page/2025/08/28/ritorni-impossibiliLibro • Francesco Pacifico, La voce del padrone (ADD Editore, 2025)Questo episodio è presentato da NordVpn: https://nordvpn.com/ilmondoCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan ZentiCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Stella Sacchini, Mirko EspositoLe nuove traduzioni dei libri dedicati al Mago di Oz.Gallucci Editorewww.galluccieditore.comL. Frank Baum definiva la sua saga una fiaba moderna, popolata da creature incantevoli capaci di affascinare adulti e fanciulli. Gallucci, per la prima volta in Italia, ha deciso di ritradurre tutti i 14 volumi originali in versione integrale. Un'operazione unica e imponente che mira a far conoscere il lavoro sapiente e rivoluzionario di Baum e a valorizzarne l'estrema creatività. Il Mago di Oz è una lettura ancora attuale che sottolinea questioni importanti, care alla contemporaneità: il ruolo del femminile e del maschile, i temi del genere e il desiderio di esserericonosciuti nella propria unicità.Il meraviglioso mago di Oz - pagg. 192, prezzo 7.90 euroTraduzione dall'inglese di Mirko ZilahyLa casa di Dorothy è spazzata via da un potente tornado e lei si ritrova per magia nel Paese di Oz. L'unico che può aiutarla a tornare nel Kansas è il misterioso e terribile sovrano di quel luogo, il Mago di Oz. Nell'avventuroso viaggio per incontrarlo, a Dorothy si affiancano lo Spaventapasseri, che intende chiedere al Mago un cervello, il Boscaiolo di Latta, che vuole a tutti i costi un cuore, e il Leone Codardo, a cui serve una buona dose di coraggio. Per realizzare i loro desideri i quattro dovranno affrontare la Perfida Strega dell'Ovest.Il fantastico paese di Oz - pagg. 224, prezzo 7.90 euroTraduzione dall'inglese di Stella Sacchini e Mirko EspositoIl piccolo Tip è prigioniero della perfida strega Mombi sin dalla nascita. Un giorno finalmente riesce a sfuggirle, liberando dalle sue grinfie anche Jack lo Zuccone, e subito si dirige verso la Città di Smeraldo in cerca di fortuna. Proprio al suo arrivo, però, una rivolta spodesta lo Spaventapasseri. Per aiutarlo a riottenere il trono, Tip dovrà condurlo al cospetto della Strega Buona del Sud.Ozma, la Regina di Ozpagg.208, 15x21 cm brossura con bandelle, prezzo 7.90 euroTraduzione dall'inglese di Stella Sacchini e Mirko EspositoLa nave su cui sta viaggiando Dorothy viene travolta da una tempesta dalla stramba Principessa Languidaria, che cambia testa come cambia idea. Al fianco di Ozma, la Regina del Paese di Oz, e dei suoi ritrovati compagni – il Boscaiolo di Latta, il Leone Codardo e lo Spaventapasseri –, Dorothy vivrà una nuova, indimenticabile avventura.Dorothy e il Mago nel Paese di Oz - pagg.224, prezzo 7.90 euroTraduzione dall'inglese di Stella Sacchini e Mirko EspositoDorothy e suo cugino Zeb chiacchierano allegramente, quando una scossa di terremoto fa precipitare nel cuore della Terra il calesse su cui stanno viaggiando. I due, con la gatta Eureka e il cavallo Jim, si rendono conto di essere atterrati nello strambo Paese dei Mangabù, i cui abitanti crescono come ortaggi sulle piante. Come tornare in superficie? Ma ecco che, ondeggiando lentamente giù dal cielo su una mongolfiera, arriva in loro aiuto una vecchia conoscenza: il Meraviglioso Mago di Oz!La strada per Oz - pagg.208, prezzo 7.90 euroTraduzione dall'inglese di Stella Sacchini e Mirko EspositoIl sole splende sul Kansas quando Dorothy, con il suo inseparabile cagnolino Toto, decide di accompagnare lo strambo Uomo di stracci per un tratto di strada. Il bivio che si trovano davanti, però, li trasporta in un'altra dimensione... Insieme al marinaretto Botton d'Oro e Policroma, la multicolore figlia dell'Arcobaleno, arriveranno a Volpopoli, la città delle volpi antropomorfe, e poi ad Asinaia, i cui abitanti, manco a dirlo, hanno le fattezze di asini. E da lì in poi si può solo proseguire, sulle ali della fantasia, alla volta del Regno fatato di Oz!La Città di Smeraldo di Oz - pagg.288, prezzo 10 euroTraduzione dall'inglese di Stella Sacchini e Mirko EspositoDorothy e i suoi zii stanno per cominciare una nuova vita nella splendida Città di Smeraldo, la capitale del magico Paese di Oz. Popolato da creature bizzarre e uniche – come i Pezzipazzi, iCatastrofetti, i Vanverini e molti altri – questo straordinario mondo sembra aver accolto al meglio i suoi nuovi cittadini… eppure una terribile minaccia è dietro l'angolo: il Re Nomo, il malvagio Roquat il Rosso, è deciso a distruggere il regno fatato con l'aiuto dei suoi crudeli alleati e a ridurre in schiavitù i suoi pacifici abitanti. Riusciranno Dorothy e i suoi amici a salvare Oz?Lyman Frank Baum (1856 - 1919) nacque a Chittenago, nello stato di New York. Figlio di un ricco petroliere, intraprese le carriere più disparate, finché raggiunse il successo con la saga del Mago di Oz, di cui Gallucci sta traducendo di nuovo e pubblicando tutti i 14 volumi.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8250OMELIA XXII DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 14,1.7-14) di Giacomo Biffi Nel contesto di un banchetto in casa di uno dei capi dei farisei, Gesù enuncia alcuni insegnamenti, che ci vengono offerti dall'odierna pagina evangelica. Per la nostra consueta meditazione, proporremo alcune riflessioni che si riferiscono alla cornice del quadro, cioè all'ambiente esterno in cui il Signore viene a trovarsi, e alcune riflessioni che si riferiscono alle parole pronunciate da Gesù.1. LA CHIESA DI CRISTO È DI TUTTIGesù ha accettato un invito a pranzo. Non è la sola volta: il Vangelo annota con molta frequenza questa partecipazione di Gesù ai banchetti. Alcune delle sue frasi più profonde, più decisive, più ricche di luce, sono state proferite appunto nell'atmosfera lieta e serena di una tavola imbandita. In genere noi lo troviamo alla mensa di uomini ricchi e potenti: i farisei, che erano i capi religiosi e politici del suo popolo; e i pubblicani, danarosi e gaudenti. Egli pensa a sfamare i poveri, moltiplicando i pani e i pesci, ma non disdegna di dare ai ricchi la sua compagnia e di riceverne in cambio il loro cibo. Egli dice chiaro che i preferiti di Dio sono i poveri, ma non esclude nessuno dalla sua attenzione e dal suo amore. Perfino ai farisei, che per mentalità, opinioni religiose, classe sociale, erano i più lontani da lui, egli non si rifiuta: la salvezza è offerta a tutti.Perciò la sua Chiesa è e deve restare la Chiesa di tutti, si capisce di tutti coloro che con sincerità accettano le sue norme di vita e tentano onestamente (senza mai riuscirci del tutto) di essere i suoi discepoli. Perciò al suo banchetto - cioè il banchetto eucaristico - non ci sono posti riservati; ed è così che la messa diventa davvero l'immagine del Regno dei cieli.2. GESÙ NON OSTENTA LE SUE VIRTÙCredo si possa fare qualche considerazione anche sul fatto che appare qui uno stile caratteristico di Cristo, quello della discrezione, quello di non ostentare la sua virtù, quello di non infastidire il prossimo con lo sbandieramento dei suoi proclami di austerità. Egli sa digiunare: ma quando digiuna, si nasconde nel deserto, non lo fa sulla piazza. In pubblico si fa vedere come uno che mangia e beve come gli altri.Egli vive da povero, ma la pratica della povertà non lo induce a vestirsi male: il Vangelo parla del suo mantello ornato di frange e della sua tunica preziosa, intessuta in un solo pezzo, che ai piedi della croce fu tirata a sorte. Ho spesso notato che i veri poveri cercano di vestirsi decentemente: hanno troppa paura di non poterlo fare più, un giorno. La divisa ostentata del povero piace soprattutto ai figli dei ricchi, sazi, sicuri, in cerca di nuove emozioni.3. LA TENTAZIONE DEI "PRIMI POSTI" IN OGNI AMBITO DELLA VITACome nota il Vangelo, i commensali di quell'occasione sono alquanto scortesi con lui: Stavano a osservarlo, evidentemente per sorprendere di lui qualche parola o qualche gesto sbagliato. Non si fa così: chi siede a mensa con noi, deve essere da noi trattato con amicizia, non deve essere messo a disagio, non deve sentirsi avvolto da un ambiente ostile.Gesù lo nota e risponde, attaccando per primo con molto garbo coloro che insidiano la serenità del suo pranzo. Avendo osservato come gli invitati sceglievano i primi posti, imparte loro una piccola lezione di buon gusto e di furbizia umana: se non vuoi fare, presto o tardi, una brutta figura, è meglio che resti sempre un po' indietro. Saranno gli altri allora a farti salire.4. IL CRISTIANO RICONOSCE CON UMILTÀ IL PROPRIO REALE VALOREMa il testo dice che il discorso di Gesù è una "parabola", cioè ha un significato più profondo e più importante di quello immediato: esprime cioè un principio che vale soprattutto nei nostri rapporti con Dio.È l'insegnamento dell'umiltà, senza della quale non c'è una vera e feconda vita religiosa. L'umiltà è la virtù che ci fa tener presente sempre quello che veramente valiamo (e cioè non molto in faccia agli uomini e niente in faccia a Dio), e ci comportiamo di conseguenza, evitando ogni autoesaltazione, ogni ostentazione, ogni prepotenza, ogni affermazione arrogante dei nostri diritti (che davanti a Dio sono inesistenti). Allora il Signore ci esalterà e ci darà tutto, perché avremo riconosciuto il nostro reale valore. Come abbiamo ascoltato nella prima lettura: Quanto più sei grande, tanto più umiliati; così troverai grazia davanti al Signore; perché dagli umili egli è glorificato.5. IL CRISTIANO NON CERCA IL PROPRIO VANTAGGIO NEL COMPIERE IL BENE Infine, sempre prendendo lo spunto dalla realtà del banchetto cui stava partecipando, Gesù ci imparte un'ultima lezione: nella vita cristiana, cioè nella vita di fede, di speranza, di carità, non deve entrare mai (o almeno ci si deve sforzare di non fare entrare) il tornaconto umano come motivo delle nostre azioni di bene.Sia quando manifestiamo l'amore verso Dio nella preghiera e in tutti gli atti di culto, sia quando esprimiamo l'amore verso il prossimo facendo del bene, il calcolo dei vantaggi umani non deve contaminare le nostre intenzioni. Così, se non troveremo nessun vantaggio, nessun premio, nessuna corrispondenza, nessuna gratitudine, non ci meraviglieremo, ma ravviveremo la fiducia nel premio della vita nuova ed eterna.Col suo gusto per le frasi paradossali, Gesù ci dice addirittura che dovremo essere felici di non ricavare niente in questa vita dalla nostra bontà, dalla nostra giustizia, dalla nostra religione: Sarai beato... Riceverai infatti la tua ricompensa nella risurrezione dei giusti.
Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».Parola del Signore
Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8249OMELIA XXI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 13,22-30) di Giacomo Biffi Continua in questa domenica la provocazione del Vangelo. Continua la serie delle pagine aspre, degli insegnamenti sgraditi, che hanno però il pregio di scuoterci dal cristianesimo inerte, rassegnato o falsamente ottimista, nel quale tutti qualche volta ci scopriamo adagiati.Scegliamo da questo brano di Luca alcune frasi che ci aiutino a organizzare la nostra breve meditazione.UN SALVATORE CHE VA IN CERCA DELL'UOMOGesù passava per città e villaggi, insegnando. Il suo è dunque un viaggio apostolico, è un ricercare l'umanità dovunque si trovi, è un darsi pena di raggiungere gli uomini, perché tutti possano ascoltare la parola nuova, l'annuncio che tocca i cuori e li trasforma, il messaggio di verità. Si sobbarca alla fatica di girare per gli sparsi centri abitati, perché vuole che a tutti sia portata la possibilità di salvezza. Come si vede, quella che ci viene offerta è l'immagine, consolante e splendida di speranza, di un Salvatore che va in cerca dell'uomo. E proprio a proposito di salvezza il Signore viene un giorno interrogato. IL DOVERE DI NON INDUGIARE NELLE CURIOSITÀ INUTILI E NELLE QUESTIONI OZIOSE Un tale gli chiese: Signore, sono pochi quelli che si salvano? A essere sinceri, lo sconosciuto interlocutore di Cristo ha interpretato la curiosità di noi tutti. Sono tanti o pochi quelli che si salvano? È un problema che presto o tardi tutti si propongono. Alcuni però non si accontentano di farsi la domanda, ma arrivano anche a darsi da soli la risposta. C'è chi risponde: sono pochi. Gli uomini cadono nell'inferno come fiocchi di neve. E c'è chi risponde: si salvano tutti. L'inferno, se c'è, deve essere vuoto. La prima risposta era più frequente un tempo, quando era più forte e vivo nella coscienza comune il senso della colpa. La seconda prevale oggi, in cui nessuno sembra più prendere sul serio l'idea di un vero peccato personale. L'una e l'altra risposta hanno in comune di essere ugualmente infondate e arbitrarie: che ne sappiamo noi della situazione anagrafica del paradiso e dell'inferno? L'unico che avrebbe potuto con cognizione di causa appagare la nostra curiosità era proprio il Signore Gesù. Che però, come abbiamo visto, anche quando è stato espressamente interrogato su questo punto, non lo ha fatto. A chi gli chiede: Sono tanti o pochi?, dice: Sforzatevi. Cioè: invece di farti domande oziose sulla salvezza degli altri, impegnati con decisione a guadagnarti la tua. Più che tentare di violare il segreto di Dio, tieni desta e tesa la volontà di operare ogni giorno per il raggiungimento del traguardo di gioia eterna che ti è stato assegnato, senza la visione buia e scoraggiante di chi ritiene che tutto è contaminato e sopraffatto dal male, e senza la giuliva superficialità di chi si illude che, comunque vadano le cose, alla fine tutto in qualche modo si aggiusta.IL DOVERE DI IMPEGNARSI PER POTERSI SALVARE Sforzatevi di entrare per la porta stretta, dice Gesù. Che significa: la strada che ci condurrà alla casa del Padre è faticosa. Non è e non è mai stato comodo essere veramente cristiani. È la strada che passa per l'osservanza di tutti i comandamenti, che vanno rispettati sempre, anche quando è arduo, anche quando è logorante, anche quando si ha l'impressione di essere soli. È la strada del precetto alto e difficile dell'amore: l'amore di Dio sopra tutte le cose, espresso concretamente nella donazione di noi, del nostro tempo, dei nostri beni; l'amore del prossimo, anche quando il prossimo è antipatico, ostile, ingrato. È la strada del riconoscimento dei propri torti e delle proprie ingiustizie, è la strada della verifica quotidiana della coerenza cristiana della nostra vita, è la strada dell'attenzione ai propri doveri più che ai propri diritti.IL DOVERE DI NON PERDERE TEMPO DI FRONTE AL BENE Il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta. Con questa frase Gesù ci vuol dire che il tempo della pazienza di Dio non si prolunga indefinitamente, che lo spazio per cambiare la nostra condotta e metterci in regola con il Signore non ci sarà sempre concesso. Arriva un momento in cui la porta si chiude, in cui i giochi sono fatti, le decisioni sono prese senza ritorno. Questo è un punto fondamentale della dottrina evangelica: finché c'è vita, c'è sempre speranza di salvezza, anche per il più malvagio dei delinquenti, anche per il più incallito dei peccatori. Ma la vita non c'è sempre. Il momento della morte pone fine a tutte le possibilità: chiuderà la porta. Perciò dobbiamo deciderci subito per il bene, perché non sappiamo quanto tempo ancora ci sia dato.IL DOVERE DI UN CRISTIANESIMO FATTIVO Un ultimo insegnamento possiamo raccogliere dalle parole del Signore: ed è che a farci varcare la porta della salvezza non ci varrà la qualifica puramente verbale di "cristiani", e neppure la familiarità con le discussioni religiose o con la cronaca di vita ecclesiastica. Anche coloro che conoscono i nomi di tutti i cardinali o di tutti i canonici della cattedrale, o hanno letto tutti i documenti del Concilio, o hanno continuato a parlare di giustizia, di carità, di comunità, se non hanno rispettato tutta la legge di Dio e non hanno fattivamente vissuto il comandamento dell'amore, si sentiranno dire: Non so di dove siete. Preghiamo allora e proponiamo perché la nostra condotta ci faccia alla fine trovare aperta e accogliente la porta del Regno.UNA SUPPLICA ACCORATA DI CHI "HA FATTO TARDI" La liturgia ambrosiana della Settimana Santa ha un confractorium (un "Canto allo spezzare del pane") che sembra mettere curiosamente un'estrema preghiera di speranza sulle labbra anche di chi è stato a lungo una "vergine stolta": Non chiudere la tua porta, anche se ho fatto tardi.Non chiudere la tua porta: sono venuto a bussare.A chi ti cerca nel pianto, apri, Signore pietoso.Accoglimi al tuo convito, donami il Pane del regno.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Mentre gli Apostoli pensano, nel loro cuore, che sia ormai vicino il momento in cui Cristo instaurerà il Regno, scacciando e annientando gli oppressori, il Maestro annuncia invece la propria passione e morte. È un contrasto tremendo tra i disegni di Dio e quelli degli uomini. Per i discepoli è una profonda delusione: vedono svanire i loro sogni e devono affrontare il mistero della croce. È scandalo per chi vive la religiosità come garanzia di immunità e di grandezza. È smarrimento per chi rifiuta la croce e non ne riconosce il valore che Dio stesso le ha dato. È oscurità per chi legge la storia solo con logica umana e non sa illuminarla con la fede. Per chi vede nella morte soltanto la fine della vita e il buio di una tomba, non c’è speranza. Ma quel «il terzo giorno risorgerà» deve restare impresso come sigillo di immortalità in ogni mente umana. Deve diventare il senso della vita e il conforto nella morte, attesa come passaggio gioioso verso il premio eterno. In questa luce assumono un significato diverso anche le leggi umane, come il pagamento delle tasse per il tempio. Il Signore, che si proclama Figlio del Re, per evitare sospetti e accuse, provvede comunque a quel debito. La moneta, estratta dalla bocca del pesce, diventa segno della provvidenza di Dio che non viene mai meno. Ci ricorda Gesù che non rifiuta la sua condizione umana e accetta, con umiltà, le esigenze della vita terrena.
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo". Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?". Il Signore rispose: "Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più".
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Come viandanti e pellegrini ignari del momento e dell’ora della partenza, ma sicurissimi di dover partire, o come le dieci vergini in attesa, nel cuore della notte, dell’arrivo dello sposo, o come dei servi che aspettano l’arrivo del padrone di casa, o più semplicemente come fedeli che si nutrono di speranza. Non solo quindi vigilanti in vista di una partenza e di un incontro finale, ma anche pronti a cogliere il momento che passa, il momento della grazia, della conversione o magari l’occasione quotidiana che ci viene offerta di compiere il bene. La liberazione di Dio dalla schiavitù dell’Egitto avviene nel cuore della notte, una notte già preannunciata dai profeti, ma di cui si ignorava il momento preciso: ecco allora la necessità della vigilanza e dell’attesa. Noi ne diventiamo capaci quando la nostra fede in Dio si traduce in completo abbandono alla sua volontà e certezza della sua indefettibile fedeltà. Sgorga così l’obbedienza anche dinanzi a quanto potrebbe sembrare impossibile o assurdo alla nostra vista: l’esperienza di Abramo, nostro padre nella fede, è illuminante. Del resto soltanto conformandosi alla volontà di Dio ci diventa possibile aderire alle sue proposte: superare le nostre ataviche paure, essere certi nella fede di entrare nel Regno di Dio, riempire le nostre borse non con cose frivole e caduche, ma con ciò che vale e dura per l’eternità. Vigilanza e sapienza nell’esperienza dei santi sempre si abbinano e producono i frutti migliori. Dinanzi alle continue sollecitazioni del mondo è davvero illuminante per noi la Parola di questa domenica che potrebbe coglierci distratti, in vacanza o magari più rilassati e disponibili.
L'UOMO SENZA OMBELICOAdamo ed Eva sono stati i primi uomini sulla terra, creati direttamente da Dio e perciò mancanti di ombelico perché non nati da nonna.L'unica connessione che essi avevano con Dio era la loro dipendenza unicamente dal loro Creatore.L'uomo senza ombelico rappresenta una realtà attuale del nostro essere, ma quali sono le caratteristiche di un tale uomo?1. L'uomo senza ombelico definisce la propria identità non secondo ciò che il mondo ha fatto di esso ma ciò che Dio ha detto di lui.Giovanni 1:12-13Passo 1:Taglia l'etichetta che ti è stata messa a dosso ma necessariamente con l'aiuto dello Spirito Santo.2. La vita nell'uomo senza ombelico è una vita che si nutre giorno e notte della Presenza di Dio, vive del soffio di Dio.Matteo 4:4Passo 2:Cambia la sorgente che nutre la tua vita, imparando a parlare di meno e ad ascoltare più.3. L'uomo senza ombelico deve dipendendere dallo Spirito, imparando a non dipendere dalla carne ma da Dio. Galati 5:16Passo 3: Allenati all'obbedienza spirituale, non avendo un piano B ma un piano Dio, stando alla Sua presenza continuamente, rinunciando al controllo e seguendo la Sua guida.4. Esso deve vivere per la missione, per il mandato che Dio gli ha dato, non per sé stesso ma per il Regno, nella consapevolezza di essere stato generato per qualcosa di eterno.Efesini 2:10Passo 4: Rispondi alla chiamata per la tua vita vivendo per uno scopo che non muore.Past Stefano03-08-2025
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8247OMELIA XIX DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 12,32-48) di Giacomo Biffi La nostra breve meditazione domenicale è sempre un po' una verifica delle nostre convinzioni e del nostro comportamento alla luce del genuino pensiero del Signore Gesù.Chi infatti si dice cristiano deve sempre fare attenzione che la sua mentalità sia davvero conforme non alle opinioni correnti del nostro tempo né ai nostri pregiudizi incontrollati, ma all'insegnamento totale di Cristo.Il punto che ci viene oggi richiamato è la persuasione che il nostro destino non è racchiuso nei pochi giorni che ci sono dati da vivere sulla terra; che abbiamo tutti un traguardo; che perciò dobbiamo tenere vivo il senso dell'attesa. Siate simili a coloro che aspettano: per chi vuol vivere secondo il Vangelo, è essenziale mantenere desta la tensione interiore verso gli avvenimenti che concluderanno la vicenda umana.Il cristiano sa che la sua storia terminerà con un incontro personale col suo Signore; un incontro che sarà anche un rendiconto e un giudizio e al quale perciò ci si deve ogni giorno preparare: Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese.Se il nostro spirito è ricurvo e attento solo ai fatti della vita terrestre; se evitiamo, perché troppo duro e fastidioso, il pensiero di ciò che ci sarà dopo; se le nostre speranze riguardano soltanto la terra (un maggior benessere economico, una vita più serena, ecc.) non siamo dei veri discepoli di Cristo, perché il vero discepolo di Cristo è "uno che aspetta", è uno che sa di essere in cammino verso una meta, è uno che sul pensiero del traguardo regola tutta quanta la sua corsa.Per chiarire questa verità fondamentale e per farci riflettere su questo punto, Gesù, nella pagina evangelica di oggi, ci propone secondo il suo solito due paragoni.1. TENIAMOCI SEMPRE PRONTI ALL'INCONTRO CON CRISTOIl primo è preso dalle abitudini delle case signorili di una volta, ed è un quadretto molto lontano dal nostro modo attuale di vivere. È la figura di un padrone che è andato a una festa di nozze senza lasciar detto l'ora del suo ritorno. Il buon servitore, dice Gesù, resta in piedi ad attenderlo tutta la notte, per essere pronto ad aprirgli subito la porta di casa, appena sentirà la sua mano bussare.Così è di noi: il nostro padrone è partito ed è andato a festeggiare nella gloria del Padre le nozze eterne tra la divinità e l'umanità, che nella immolazione della sua Pasqua sono state riconciliate e saldate per sempre tra loro. È partito, ma tornerà. Egli verrà nell'ora che non pensiamo. A noi il compito di stare desti e aspettare: nessun giorno della nostra vita deve passare senza il pensiero del ritorno imminente di Cristo.Gesù ci dice anche un'altra cosa, una cosa che nel quadro della parabola è del tutto inverosimile, ma che si avvererà alla lettera per noi, se la fine della vita ci sorprenderà nella fedeltà e nella vigilanza: Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e sarà lui a servirli.E cioè noi entreremo nel Regno di Dio non più come servi, ma come figli del Re che godranno per sempre della sua intimità.2. NON AVREMO NESSUN PREAVVISOIl secondo paragone è ancora più chiaro, ed è comprensibilissimo ai nostri tempi, soprattutto di questi giorni, quando i ladri saccheggiano e devastano gli appartamenti deserti. Nessun ladro - dice Gesù - manda il preavviso con il giorno e con l'ora in cui ha deciso di venire a rubare; il ladro viene sempre all'improvviso. Ebbene, anche il Signore, nella sua visita decisiva, verrà a noi come un ladro.Il che significa che nessuno conosce il momento né della fine del mondo né della fine della sua vita personale. E proprio per questo non ci è consentita nessuna distrazione: tutte le ore dell'esistenza vanno vissute nella fedeltà e nella coerenza col Vangelo di Cristo, perché l'ultima ora non ci sorprenda col cuore inaridito e senza fede, coll'egoismo soffocatore di ogni amore, con l'animo lontano e ribelle al Dio che è la fonte della nostra salvezza.Tenetevi pronti - teniamoci pronti - perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate.
Omelia della s. Messa del 30 Luglio 2025, Mercoledì della XVII Settimana del Tempo Ordinario, Anno dispari, tenuta da p. Francesco M. Budani, FI
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8234OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 12,13-31) di Giacomo Biffi Niente fa litigare di più i fratelli delle questioni di eredità. Ci siano da dividere dei palazzi oppure solo dei vecchi mobili, ci siano molti milioni o poche lire, quando si tratta di eredità si finisce sempre col far baruffa. È così dal principio del mondoLa legge mosaica regolava minuziosamente, come le legislazioni moderne, il diritto di successione. Chi si credeva defraudato, si rivolgeva spesso per avere giustizia ai dottori della legge, cioè agli interpreti della Sacra Scrittura.Nell'episodio raccontato dall'odierna pagina di Vangelo, un uomo, privato di quel che gli spettava dalla prepotenza del fratello, si rivolge a Gesù, che ormai è riconosciuto maestro: Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità.Gesù risponde:- con un rifiuto, che ci meraviglia un po';- con un principio sul vero valore dell'uomo;- con una parabola, che ci fa tutti pensare.1) IL RIFIUTO: RISOLVERE ALLA RADICE OGNI PROBLEMA TEMPORALEQuell'uomo chiedeva giustizia. In una delle solite beghe, che sono la gioia degli avvocati e la rovina delle famiglie, aveva ricevuto un sopruso. La sua richiesta era dunque legittima. Eppure Gesù risponde quasi con durezza, dichiarando la sua assoluta incompetenza: O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi? Come? Non gli sta a cuore la giustizia? Non si preoccupa della sorte di chi è oppresso e derubato dall'egoismo? Gli sta più a cuore che non si facciano confusioni; si preoccupa di più che il suo messaggio appaia chiaramente per tutti l'annuncio del Regno di Dio e non, direttamente e per sé, la sistemazione delle cose del mondo. Certo egli è giudice, ma è il Giudice che giudicherà i vivi e i morti, cioè giudicherà ciascuno al termine della vita su tutto ciò che è stato compiuto. Certo egli è mediatore, ma non per le liti tra noi: è l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini, che può riconciliarci col Padre. Allo stesso modo la Chiesa immette nel cuore dei popoli, col desiderio del Regno, una invincibile nostalgia di giustizia anche terrena, ma il suo compito primo resta la redenzione del cuore e la salvezza eterna dell'uomo2) IL PRINCIPIO: LA PREMINENZA DELL'ESSERE SULL'AVEREGesù dice: "La vita dell'uomo non dipende dai suoi beni". Cioè: il valore dell'uomo non sta in ciò che egli possiede. C'è qui un radicale contrasto tra la mentalità di Cristo e la mentalità del mondo; contrasto che potrebbe essere espresso dai due verbi più usati della lingua italiana: il verbo "avere" e il verbo "essere". Per il mondo l'uomo vale per quello che ha: "Quanto hai in banca? Hai la casa in montagna? Hai l'automobile fuori serie?". Con queste domande o con altre simili a queste, il mondo classifica un uomo. Per Cristo l'uomo vale per quello che è: "Chi sei? Che cosa sei? Sei vicino a Dio col tuo cuore e col pensiero di ogni giorno? Sei giusto? Sei buono e caritatevole con gli altri?". Con queste domande il Signore ci aiuta a fare una stima di quello che davvero valiamo. Notiamo che l'avere resta sempre esterno all'uomo e dovrà essere presto o tardi completamente abbandonato. L'essere invece è interno a noi e accompagna l'uomo anche di là dalla morte. Perciò il Signore ammonisce: Guardatevi da ogni avidità, cioè da ogni smodato desiderio di avere. Preoccupatevi invece di essere, cioè di crescere nella vostra ricchezza interiore.3) LA PARABOLA: NESSUNO PUÒ ELUDERE IL GIUDIZIO SULLA PROPRIA VITA Per farci capire bene questa verità, Gesù racconta con stile molto vivace il caso (così frequente anche ai nostri giorni) di un uomo ricco, che ha passato tutta una vita ad accumulare ricchezze e viene improvvisamente strappato ai suoi compiacimenti e alle sue fantasticherie da un piccolo colpo notturno, col quale la sua esistenza terrena bruscamente si conclude. Andava, quell'uomo, delineando un programma che sembra essere quello degli italiani a ferragosto: "Riposati, mangia, bevi, datti alla gioia". È un programma sbagliato? È piuttosto un programma incompleto. Nella vita organizzata così, sembra non ci sia nessun posto né per Dio né per i fratelli che sono nella necessità. Va rilevato anche il fatto che quest'uomo ragionava tra sé. Il suo è un monologo: sia quando pensa agli affari (magazzini, raccolto), sia quando pensa al riposo e al divertimento (mangiare, bere, stare allegri), non ha interlocutori, è solo con se stesso. Non parla né con Dio nella preghiera né con gli altri nelle opere di misericordia. Proprio per questo è stolto. Ma Dio gli disse: Stolto. Drammatica è questa finale del racconto con l'intervento della voce divina che risona nella notte. Dio è un interlocutore che sta zitto a lungo, ma, quando ha deciso, si inserisce di prepotenza nei nostri monologhi. Anche coloro che sembrano averlo escluso definitivamente dalla loro vita, e non si interrogano mai sulla sua volontà, quando meno se lo aspettano se lo troveranno davanti; alla fine dovranno ascoltare il suo parere sulla loro esistenza e sui loro progetti, e non potranno chiudergli la bocca. Per questo conviene abituarsi a parlare con lui fin da adesso, così che la sua voce non abbia un giorno a costituire una brutta sorpresa.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Nelle letture del giorno prosegue il racconto della storia della salvezza. Mosè riceve la legge ed Aronne invece permette che si costruisca un vitello d'oro (leggete un toro, infatti è usato “vitello” in un’accezione dispregiativa e diminutiva), immagine potente dei culti cananei. Due figure emblematiche: la prima per la profezia, la seconda per il ministero sacerdotale. E qui, come al solito nella Sacra Scrittura, la profezia ha la meglio, nel senso che richiama ai valori più genuini della fede. Mentre Aronne è ingabbiato nel culto, Mosè è liberato dalla parola di Dio e sa opporsi con fermezza al male. È un messaggio duro per noi, come lo fu per gli Israeliti. Non si è, a volte, più propensi ad andare dietro le statue dei santi che a seguire la legge di Dio? Quanto spazio diamo al magico nel nostro credere? È più semplice dare credito a tanti piccoli idoli, donando loro, come il popolo eletto, tutti i nostri averi (v. 24) • si pensi a coloro che spendono milioni per maghi e fattucchieri • invece di affrontare la fatica dell’attesa (v. 23) che Dio si manifesti. Mentre con la magia vogliamo piegare Dio ai nostri voleri, con la fede ci abbandoniamo nelle mani di un Dio provvidente. E come ci insegna il discorso parabolico di Marco, il Regno del Signore è piccolo nel suo apparire ma diventa una grande realtà: basta saper attendere e fidarsi.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Ricordiamo oggi nella liturgia i genitori della Beata Vergine Maria. Un piccolo commento lo inseriamo qui sotto. Per la lectio continua invece seguiamo le letture del giorno. Tanto il Primo quanto il Secondo Testamento, quando parlano dell’alleanza, fanno sempre riferimento a un sacrificio di sangue: gli Israeliti ne sono aspersi e Gesù lo dona per la salvezza di tutti. Il brano della prima lettura di oggi presenta una scena grandiosa che un po’ ci fa dimenticare quella accozzaglia di gente in fuga dall’Egitto, ma come sempre bisogna ridimensionare: ciò che la memoria propone è sempre più grande e maestoso di quanto gli avvenimenti lo siano stati nella realtà. Questo non vuol togliere niente alla centralità dell’episodio; al contrario, ci mette in guardia dal non ricercare Dio nella grandezza degli eventi. A tal proposito si potrebbe rileggere 1Re 19,9-13, in cui il profeta Elia scopre Dio nella brezza leggera e non certo nei terremoti e nel vento impetuoso. Il celebrare l’alleanza con Dio ha una dimensione comunitaria che si esprime nel gesto liturgico-cultuale, ma a fondamento c’è un rapporto personale. La liturgia odierna, infatti, ci ricorda che ogni celebrazione eucaristica rinnova quell’alleanza nel sangue di Cristo, rendendoci partecipi non solo di un rito, ma di una relazione viva con Dio. Ogni volta che ascoltiamo la Parola e condividiamo il Pane spezzato, siamo chiamati a rinnovare la nostra risposta personale e comunitaria all’invito di Dio. Il passo dell’Esodo oggi proposto è preceduto da continui colloqui tra Dio e Mosè, senza considerare che sovente, nell’Antico Testamento, il popolo eletto è ritenuto una persona, anzi, in molti casi, la sposa. Ed è nel rapporto di intimità con Dio che riusciamo ad accettare la parabola del grano e della zizzania. Spesso, guardandoci intorno, ci chiediamo il perché di tanto male e non sappiamo dare una risposta. Da cristiani, però, dovremmo poter offrire una speranza a noi stessi e a quanti ci chiedono ragione del nostro credere “nonostante tutto”. La speranza risiede in Cristo e nel suo Regno che, anche se non in maniera eclatante, cresce e si stabilizza nell’attesa dell’esplosione gioiosa del bene.
Predicazione espositiva del Pastore Jonathan Whitman di Matteo capitolo 7 versetti da 12 a 14. Registrata presso il Centro Evangelico Battista di Perugia il 13 Luglio 2025.Titolo del messaggio: "La strada rara del Regno dei Cieli: Tre cose difficili che Gesù esige da noi"MATTEO 7 V12-1412 «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti. 13 Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. 14 Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
«Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». È la madre dei due figli di Zebbedeo, soprannominati "Figli del tuono" che parla ed implora per loro un posto di privilegio nel futuro regno. Come ogni buona mamma aspira a vedere i suoi due figli al primo e al secondo posto nel "Regno". Dalla risposta di Gesù appare evidente che a sollecitare la raccomandazione sono stati gli stessi due suoi figli Giacomo e Giovanni. Del resto non erano estranei a simili discorsi neanche gli altri apostoli. Mentre il Signore sta preannunciando la sua prossima passione, sente i suoi che lo seguono discutere su chi di loro dovrà essere il primo. Dice loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Il divino maestro non indugia ad indicare di che trono si tratti e quale è la condizione per sedervi. Il suo regno non è di questo mondo e aggiunge che vuole essere il primo deve essere l'ultimo di tutto e il servo di tutti. Si tratta di bere il calice amaro della passione, di offrirsi in libagione come vittime. Gesù dinanzi a quella passione atroce invocò il Padre suo celeste: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Dovranno arrivare i giorni della passione, dello scandalo della croce, della fuga e della paura per comprendere che cosa significhi bere il calice. Sia Giacomo che Giovanni berranno allo stesso calice di Cristo e coroneranno con la palma del martirio la loro vita. Così ci si svela il vero valore della sofferenza e del martirio: è la partecipazione al sacrificio di Cristo, la condivisione di una crudeltà assurda che sgorga dal peccato per infliggere la morte, ma quella morte che ormai per la forza di Cristo ci conduce alla risurrezione.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8232OMELIA XVII DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 11,1-13) di Giacomo Biffi Una riflessione sulla preghiera del "Padre nostro".La pagina evangelica di oggi ci offre un'eccellente occasione per riflettere sulla preghiera che Gesù ci ha insegnato e che noi recitiamo ogni giorno: e che proprio per questo può essere un po' spenta dall'abitudine e come privata della sua originaria incisività. È anche un'occasione per riflettere su tutto il nostro modo di pregare: Gesù, infatti, più che regalarci una formula, ha voluto insegnarci uno stile di preghiera e insieme indicarci i contenuti della preghiera cristiana. PADRE NOSTRO: l'autentica preghiera cristiana è sempre rivolta a Dio, fonte di tutto l'essere e traguardo di tutte le esistenze. Se talvolta ci rivolgiamo ai santi, lo facciamo come si fa con dei fratelli, dai quali si sollecita un po' d'aiuto e un po' di comprensione. Ma solo a Dio noi possiamo e dobbiamo rivolgerci con l'offerta di tutto quello che siamo; la preghiera vera, infatti, non consiste tanto nella molteplicità delle parole, ma nella donazione interiore di tutto il nostro essere al nostro Creatore, donazione che nell'orazione diventa sempre più consapevole, più generosa, più completa. PADRE: ci vuole un bel coraggio a chiamare Dio col nome di padre. "Osiamo dire", ci fa pronunciare con grande finezza la Chiesa. Questo coraggio noi giustamente l'abbiamo, perché siamo "di Cristo", cioè non solo apparteniamo a lui, ma siamo in lui e partecipiamo in Cristo alla sua natura filiale. In forza della nostra incorporazione nell'Unigenito di Dio, il padre di Gesù diventa nostro padre. Per questa ragione, ogni vera preghiera che noi rivolgiamo a Dio si appoggia alla mediazione del Signore Gesù, Figlio di Dio e nostro fratello, come facciamo nelle orazioni che il sacerdote pronuncia nella messa a nome di tutti.VENGA IL TUO REGNO: chi ama Dio come un padre, non può non sentirsi a disagio in questo mondo, e come ferito dall'indifferenza e dall'estraneità che il mondo ostenta nei confronti del suo Creatore. L'apparente assenza di Dio da questo mondo suscita nel nostro cuore - se è un cuore dove c'è un po' d'amore - la nostalgia di un mondo diverso, dove la gloria di Dio si manifesterà apertamente; in una parola, la nostalgia del Regno. Il che significa che ogni preghiera cristiana non può restare continuamente ripiegata nell'elenco delle nostre necessità, ma deve essere anche mossa e animata dal desiderio e dalla speranza del Regno.SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ: suggerendoci questa richiesta - terribile, spaventosa richiesta, che noi ripetiamo troppo incautamente, salvo a protestare quando Dio ci prende sul serio -. Gesù ci ricorda che la preghiera non è tanto un mezzo per piegare Dio alla nostra volontà, ma è piuttosto un tentare di disporci a piegare noi stessi ai voleri di Dio. Colui che veramente, sostanzialmente prega, non è uno che tenta di far prevalere i propri voleri; è, invece, uno che si arrende alle esigenze di Dio e si decide ad accoglierle anche quando sono contrastanti coi nostri piccoli progetti e con la nostra corta pazienza.IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO: nel pane è come riassunto e simboleggiato tutto ciò di cui noi abbiamo bisogno ogni giorno: il cibo, l'aria, la luce, il coraggio, la speranza, la conoscenza dei motivi per cui si vive, un po' d'affetto da parte di qualche persona amica, un po' di pace interiore. Tutte cose che durano poco, che si consumano in fretta, e che proprio per questo ogni giorno ci devono essere date. La nostra autonomia è molto limitata: nonostante le orgogliose sicurezze di certi momenti dell'esistenza, noi non siamo capaci di stare a lungo in piedi da soli. Per questo nella preghiera riconosciamo questa nostra povertà, questa nostra precarietà, e chiediamo al Padre che è nei cieli il suo aiuto quotidiano.In particolare, abbiamo bisogno quotidianamente di essere perdonati, perché ogni giorno sbagliamo. Col pane, dobbiamo ricevere la nostra quotidiana razione di misericordia. Perciò preghiamo: Rimetti i nostri debiti. Perciò ci impegniamo a non essere noi stessi avari di misericordia verso i nostri fratelli: Come noi li rimettiamo ai nostri debitori.Il "Padre nostro" è preghiera bella, facile, semplice da dire; difficile e ardua da vivere nella verità della nostra vita di ogni giorno. Il Signore Gesù che ce l'ha suggerita ci doni la forza di tentare ogni giorno di conformare i nostri sentimenti e le nostre azioni alla sua divina bellezza.
In un mondo instabile, solo il Regno di Dio è irremovibile. Viviamo non secondo ciò che è temporaneo, ma fondati sulla Grazia, sulla Roccia che è Cristo. Tutto ciò che può essere scosso sarà scosso, ma noi riceviamo un Regno eterno. La nostra risposta dev'essere adorazione, fede e gratitudine incrollabile.
Quando per il Regno di Serbia tutto sembra andare per il verso sbagliato, la situazione si ribalta completamente. Il generale Putnik, approfittando di un aiuto da parte della Francia, passa al contrattacco, guadagnando la più grande vittoria serba fino ad allora.Seguimi su Instagram: @laguerragrande_podcastSe vuoi contribuire con una donazione sul conto PayPal: podcastlaguerragrande@gmail.comScritto e condotto da Andrea BassoMontaggio e audio: Andrea BassoCon la partecipazione di Davide CampiFonti dell'episodio:Peter Hart, La grande storia della Prima Guerra Mondiale, Newton & Compton, 2013Holger Herwig, The First World War: Germany and Austria-Hungary, 1914–1918, Bloomsbury Publishing, 2014Rudolf Jeřábek: Potiorek. General im Schatten von Sarajevo, Styria, 1991David Jordan, The Balkans, Italy & Africa 1914–1918: From Sarajevo to the Piave and Lake Tanganyika, Amber Books, 2014Anton Kreuzer, Kärntner Biographische Skizzen. Kärntner Druck und Verlagsgesellschaft, 1995 Georgios Leontaritis, Nikolaos Oikonomou, Alexandros Despotopoulos, Alexandros, Greece and World War I, History of the Greek Nation, Modern Hellenism from 1913 to 1941, Ekdotiki Athinon, 1978Andrej Mitrović, Serbia's Great War, 1914–1918, Purdue University Press, 2007David Norris, Belgrade: A Cultural History, Oxford University Press, 2008Novica Pesic, Строј каплара Милунке, novosti.rs, 2007Stanovništvo Narodne Republike Srbije od 1834-1953, Belgrade: Zavod za statistiku i evidenciju Narodne Republike Srbije, 1953Dmitar Tasić, Warfare 1914-1918 (South East Europe), 1914-1918 Online, 2014Roberto Todero, Ed ogni tanto qualche palla fischiava oltre le nostre teste, Pro Loco Fogliano di Redipuglia, 2021Robert Wolfson, John Laver, Years of Change, Europe 1890-1945, Hodder Education, 1996In copertina: Pietro I, re di Serbia, assiste da un'altura alla battaglia della Kolubara.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8206OMELIA XVI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 10,38-42) di Giacomo Biffi L'episodio raccontatoci dalla pagina di Luca, che abbiamo ascoltato, è tra i più suggestivi di tutta la narrazione evangelica.Ha un'ambientazione, per così dire, casalinga. Siamo a Betania, la località che il viaggiatore proveniente dal deserto di Giuda incontra poco prima di arrivare a Gerusalemme. Gesù, che ha percorso proprio quel cammino spossante, ha colto con gioia la possibilità di riposarsi un po' in una dimora accogliente, prima di affrontare ancora una volta il tumulto della capitale e le fatiche della sua missione.E con gioia e cordialità è stato ospitato da Marta, una massaia solerte, che viveva con una sorella minore di nome Maria. Qui non compare, ma dal Vangelo di Giovanni sappiamo che lì vicino abitava anche un fratello di nome Lazzaro: tutti e tre i fratelli erano legati al Maestro di Nazaret da una solida e devota amicizia.Con l'incarnazione, il Figlio di Dio si è fatto un uomo vero e completo: ha un cuore capace di affetto, e niente di ciò che è autenticamente e positivamente umano gli è estraneo. Quello dell'amicizia è appunto uno dei valori dell'esistenza che egli ha voluto sperimentare.Noi siamo commossi di fronte al Creatore dell'universo - colui che infinitamente trascende tutti gli esseri che prendono vita da lui - che assume questi vincoli di familiarità e di benevola comunione con le sue creature.L'amicizia - dicevano già gli antichi - o nasce tra uguali o rende uguali coloro che entrano nel suo gioco e nella sua logica: nella figura di un Dio che si fa nostro amico è implicitamente annunciato e fondato il nostro destino di partecipi della divina natura (2 Pt 1,3), per usare le coraggiose parole della seconda Lettera di Pietro.Ma è incantevole anche la scena dell'Unigenito del Padre che per cercarci si è fatto viandante e ha per corso le accaldate e polverose strade di Palestina, nella speranza di essere ospitato, ristorato, consolato da noi. Non solo dunque con l'amicizia si è a noi assimilato, ma addirittura ha voluto farsi bisognoso di noi.GESÙ CHIEDE DI ESSERE OSPITATO NEL NOSTRO CUOREIo sto alla porta e busso (cf. Ap 3,20), egli dice a ciascuno di noi. Ci prega, cioè, di fargli un po' di posto nella nostra esistenza, di dargli un po' del nostro tempo, di prestargli un po' della nostra attenzione. Di fronte a questa condiscendenza di colui che è l'Asso luto e l'Incondizionato, sembra incredibile che ci siano cristiani che non sappiano trovare quotidianamente qualche minuto per lui e non sappiano donar gli neppure un'ora del giorno che è suo (e perciò si chiama "domenica").Sembra incredibile - deve dire ciascuno di noi - che io sia così lento e anzi restio a spalancargli il mio cuore, per godere della fortuna insperata di un'intimità con lui, fortuna che ci è stata formalmente promessa: Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, e a tu per tu noi ceneremo insieme (ibid.).Non solo dunque un ospite vuol essere Gesù, ma addirittura un mendicante sulla soglia della nostra casa: un mendicante che chiede solo un po' d'amore. Non vuole le nostre cose, vuole noi: vuole i nostri pensieri, i nostri sentimenti, la totalità di quello che siamo.È però un insolito mendicante: più che ricevere, dona; più che farsi aiutare, arricchisce; più che essere accettato, ci accetta e ci innesta nella sua stessa realtà. Ci conviene quindi affrettarci ad aprirgli, perché - dice sant'Ambrogio - «Tutto abbiamo in Cristo. Ogni anima gli si avvicini. O che sia malata per i peccati del corpo o come inchiodata dai desideri monda ni oppure ancora imperfetta, ma sulla via della perfezione grazie all'assidua meditazione..., ogni anima è in potere del Signore, e Cristo è tutto per noi. Se vuoi curare una ferita, egli è medico; se sei riarso dalla febbre, è fontana; se sei oppresso dall'iniquità, è giusti zia; se hai bisogno di aiuto, è forza; se temi la morte, è vita; se desideri il cielo, è via; se fuggi le tenebre, è luce; se cerchi cibo, è alimento. Dunque "gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia"» (De virginitate 99).LE PREOCCUPAZIONI TERRENE NON DEVONO SOFFOCARE LA NOSTRA TENSIONE VERSO LA VERITÀDue immagini di donna ci sono offerte come modello di questo riconoscimento della totalità di Cristo e della perfetta adesione a lui.Maria appare come colei che più intimamente è affascinata dalla bellezza di questo mistero: il mistero di un Dio che si fa pellegrino, ospite, amico; un mistero che verosimilmente lo stesso Gesù le sta a poco a poco rivelando con voce ammaliante, mentre lei è seduta ai suoi piedi, dimentica di ogni altra incombenza.Marta ci insegna che bisogna anche darci da fare perché il Signore sia degnamente ospitato; diventi cioè una presenza efficace non solo nel segreto della nostra coscienza, ma anche nell'umanità in cui viviamo.Non viene rimproverata per il suo lavoro, senza del quale quella sera Gesù non avrebbe neppur cenato; piuttosto viene illuminata perché le molte preoccupazioni terrene non arrivino a far dimenticare il senso ultimo e la ragione vera di ciò che si compie. E viene anche dolcemente corretta perché non sia tentata di disistimare la tensione verso la contemplazione della verità salvifica e della sapienza eterna: Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta (Lc 10,42).«Preoccupiamoci anche noi - dice ancora sant'Ambrogio - di possedere ciò che nessuno ci possa togliere, prestando un ascolto non superficiale, ma diligente; infatti perfino i semi della parola celeste sono anch'essi portati via, se vengono gettati lungo la strada.Ti sospinga, come Maria, il desiderio della sapienza: questa infatti è l'opera più grande, questa è l'opera più perfetta; e la sollecitudine per il ministero non ti distolga dal conoscere la parola celeste. Non criticare quindi e non pensare che perdano il tempo coloro che vedi dedicarsi alla sapienza» (In Lucam VII,85). In fondo, l'esortazione più immediata e decisiva che ci viene da questa pagina, è il richiamo a un principio che Gesù ha chiaramente proposto, ma che noi siamo spesso nel nostro comportamento inclini a dimenticare: Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte le altre cose vi saranno date in aggiunta (Mt 6,33).Nel Regno di Dio, cioè nella vita senza fine - nota sant'Agostino - non ci sarà più la fatica dell'essere immersi nella molteplicità logorante delle cose e dei problemi; ci sarà invece per sempre l'unificazione di tutte le cose nella carità: «Transit labor multitudinis et remanet caritas unitatis».Il Signore ci conceda di anticipare già adesso questa felice semplificazione del nostro spirito e della sua attività; di non disperderci nelle molte sollecitudini e nelle molte attrattive che passano e deludono; di indirizzare ogni nostra interiore facoltà al pensiero e alla speranza del Regno di Dio.
Per approfondire gli argomenti della puntata: La nostra serie Imperatores, sugli imperatori romani : https://youtube.com/playlist?list=PLpMrMjMIcOkkIDocjNI3Q7gCk-4bOiVVO Le altre puntate sulla storia di Roma antica : https://youtube.com/playlist?list=PLpMrMjMIcOkkVlao9HeDl3jIHVKO3IcR_ Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Il ricordo del beneficio ricevuto dovrebbe suscitare nell’animo sentimenti di riconoscenza e di gratitudine. Non di rado, invece, esso induce alla dimenticanza o, quel che è peggio, a rimuovere completamente la situazione di bisogno vissuta, perché giudicata come offensiva alla propria reputazione personale. È, lo sentiamo nella prima lettura di oggi, il comportamento degli Egiziani nei confronti degli Ebrei, discendenti di Giuseppe e dei suoi fratelli. La loro presenza, stimata come una benedizione di Dio nel momento della carestia, ora pesa sul popolo, preoccupato del numero in continuo aumento degli Israeliti, come una terribile minaccia. Che cosa fare? Rendere loro la vita sempre più difficile con lavori pesanti e sopprimere fin dalla nascita tutti i loro bambini maschi. Ma Dio non cessa di benedire il suo popolo. Il discorso si fa molto più aspro nelle parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli. Non solo vi saranno contrasti tra nazione e nazione, tra le diverse etnie, ma la spada della divisione giungerà fin nell’ambito familiare. Nel nuovo Regno, i nemici dell’uomo saranno i suoi stessi familiari. Anzi, il discepolo deve essere pronto a preferire il Signore Gesù ai propri genitori, ai figli o ai parenti: una scelta che non ammette eccezioni. Chi si comporta diversamente, “non è degno di me”. La persona del discepolo diventa sacra come quella del Maestro: accoglierlo è come accogliere Gesù stesso, anzi, il Padre. E non resterà senza ricompensa nemmeno un bicchiere d’acqua fresca offerto in suo nome. Appartenere a Lui costa alla natura umana, ma è anche un guadagno: viene identificata con la persona di Gesù, invitata a vivere la sua stessa consacrazione al Padre. È il caso di ripetere con i Padri della Chiesa: considera, o cristiano, la tua vocazione!
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Nel brano che ci viene proposto oggi, il vecchio Giacobbe termina i suoi giorni. Una morte circonfusa di mistero, ma anche di tanta luce. Egli viene riunito ai suoi antenati. Non c’è ancora la luce di Cristo che fa pensare alla risurrezione, ma Giacobbe, con gli altri Patriarchi, aspetta quel momento felice in cui la morte sarà vinta proprio dall’Autore della vita. La morte è sempre un grande mistero… la Bibbia ce la presenta come un passaggio: andare incontro al Signore. È anche il momento dei grandi messaggi, che dovrebbero perpetuare la memoria dei padri. Raccomandazioni, consigli, dettati sul letto di morte, sono come un’eredità preziosa che, mentre mantiene viva la memoria, spinge a far rivivere nelle scelte dei figli le gesta virtuose degli antenati e costituisce un legame che fa parte della nostra storia. La scomparsa di Giacobbe getta un grande timore nell’animo dei suoi figli, colpevoli di aver venduto schiavo il fratello Giuseppe per una insana invidia. Questi li rassicura con animo mite e pieno di affetto, interpretando la loro indiscussa cattiveria come una permissione del Signore per i suoi fini, che si sono manifestati nella grande carestia. Verrà il momento in cui il popolo israelita lascerà l’Egitto per ritornare nella terra di Canaan. Allora anche i resti mortali di Giuseppe riceveranno sepoltura nel sepolcro di famiglia, vicino ad Abramo, Isacco, Sara… e al padre Giacobbe. Nel brano del Vangelo, Gesù esorta i suoi discepoli a mantenersi fedeli alla sua parola e al suo insegnamento. La predicazione del Regno attirerà loro persecuzioni e incomprensioni, a volte anche prigionia e morte. Egli li rassicura: non temete chi ha il potere di uccidere il corpo; temete invece chi può far perire l’anima e il corpo. Ogni vita umana vale più dei passeri. E un incoraggiamento ancora più forte: chi mi avrà confessato presso gli uomini, sarà da me riconosciuto dinanzi al Padre mio. Vivere in questa fiducia significa dare pace e serenità al nostro spirito. Qualunque sia la mia situazione, io valgo più di tanti passeri… Ti ringrazio, Signore, della tua paterna e… materna tenerezza!
Bruno Quaranta"La vita e l'opera scientifica di Francesco Ruffini"Gioele SolariNino Aragno Editorewww.ninoaragnoeditore.it“Era nato nel Canavese, a Lessolo, il 10 aprile 1863 da famiglia oriunda da Andrate e discesa a Borgofranco d'Ivrea”. Esordisce così La vita e l'opera scientifica di Francesco Ruffini, il profilo che Gioele Solari compose nell'estate del 1934 per la Rivista internazionale del diritto. Il collega nell'Università torinese, docente di Diritto ecclesiastico, fra i professori che non giurarono fedeltà al fascismo, era da poco scomparso, in marzo. Liberale, senatore del Regno, ministro dell'Istruzione pubblica nel governo Boselli (1916-1917). Tra le sue opere: Diritti di libertà (Gobetti editore), La libertà religiosa (un'edizione sarà curata da Jemolo, l'allievo prediletto), Studi sul giansenismo, La vita religiosa di Alessandro Manzoni, La giovinezza di Cavour. “Storico fu e volle essere il Ruffini – ricordava Gioele Solari – e dello storico ebbe in alto grado la passione, l'insoddisfazione, la pazienza della ricerca, l'ossessione del nuovo, lo scrupolo dell'oggettività, il disinteresse eroico”.Gioele Solari, giurista e filosofo, nacque ad Albino (Bergamo) nel 1872 e morì a Torino nel 1952. Qui conseguì tre lauree: in Giurisprudenza, in Lettere e in Filosofia. Allievo di Giuseppe Carle, fu docente di Filosofia del diritto dal 1918 al 1948. Alla sua scuola, nel segno dell'”idealismo sociale”, si formarono, tra gli altri, Piero Gobetti, Alessandro Passerin d'Entreves, Norberto Bobbio, Luigi Firpo, Renato Treves, Aldo Mautino. Tra le sue opere: La scuola del diritto naturale nelle dottrine etico-giuridiche dei secoli XVII e XVIII, L'idea individuale e l'idea sociale nel diritto privato, Studi storici di filosofia del diritto. “Egli fu – così lo ricordava Bobbio, che ne ereditò la cattedra – un devoto dell'imperativo categorico, che non prescrive altra condotta che quella assunta per libera decisione nel rispetto del dovere morale. In ciò fu kantiano, di un kantismo […] non formale, ma ricco di contenuto metafisico e religioso per cui la moralità è il riflesso del divino in noi”.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì.Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».Parola del SignoreCommento di Don Mattia, sacerdote della Diocesi di CuneoPodcast che fa parte dell'aggregatore Bar Abba: www.bar-abba
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
La sofferenza ha uno scopo? Oggi la lettura dell’Antico Testamento pare dirci che tutto ha un senso, che tutto si risolve secondo i piani di Dio. Giuseppe, dopo essere stato venduto come schiavo ed essere diventato un “pezzo grosso” alla corte del faraone, diventa mezzo per salvare gli stessi fratelli, eredi della promessa, che lo hanno tradito. Sembra una storia un po’ troppo già definita, dove tutto avviene secondo schemi precostituiti e in cui nessuna libertà è concessa, nemmeno quella del male, che si volge • come già in altre parti del medesimo libro • in bene. È, in tutti i modi, un grande messaggio di speranza per l’uomo. Invece, leggendo il brano evangelico, sembra proprio che non vi sia possibilità di salvezza per chi rifiuta l’annuncio del Regno. Ma vi è anche fiducia in Dio, che non abbandona chi si mette al suo servizio. Una magnifica lezione di fedeltà da parte di Dio ci viene da queste due letture. I personaggi non sono grandi, le situazioni non sono epiche e i fatti sono ordinari: l’unica grandezza viene da Dio, che, nonostante tutto, mantiene la parola data e • come nel Vangelo • porta l’uomo a collaborare al suo piano di salvezza.
Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».Parola del SignoreCommento di Don Mattia, sacerdote della Diocesi di CuneoPodcast che fa parte dell'aggregatore Bar Abba: www.bar-abba
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premere il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno -+ Dal Vangelo secondo Matteo +In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».Parola del Signore.
Nonostante l'inferiorità di uomini e mezzi, il piccolo Regno di Serbia resiste a un secondo tentativo di invasione austroungarico. Tuttavia, quando la Duplice Monarchia colpisce per la terza volta, i Serbi cominciano a vacillare.Seguimi su Instagram: @laguerragrande_podcastSe vuoi contribuire con una donazione sul conto PayPal: podcastlaguerragrande@gmail.comScritto e condotto da Andrea BassoMontaggio e audio: Andrea BassoCon la partecipazione di Zeno Du BanFonti dell'episodio:Mile Bjelajac, Generali i admirali Kraljevine Jugoslavije 1918—1941, Institut za noviju istoriju Srbije, 2004Mile Bjelajac, Serbia, 1914-1918 Online, 2015M. Clodfelter, Warfare and Armed Conflicts: A Statistical Encyclopedia of Casualty and Other Figures, 1492–2015, McFarland, 2017Dennis Cove, Ian Westwell, History of World War I, Marshall Cavendish, 2002Richard C. Hall, War in the Balkans, 1914-1918 Online, 2018Peter Hart, La grande storia della Prima Guerra Mondiale, Newton & Compton, 2013David Jordan, The Balkans, Italy & Africa 1914–1918: From Sarajevo to the Piave and Lake Tanganyika, Amber Books, 2014Lepe i umne ponos roda svog, Srpsko Nasleđe – Istorijske Sveske, 1999James Lyon, Serbia and the Balkan Front, 1914: The Outbreak of the Great War, Bloomsbury Publishing, 2015Andrej Mitrović, Serbia's Great War, 1914–1918, Purdue University Press, 2007Božica Mladenović, Women's Mobilization for War (South East Europe), 1914-1918 Online, 2014Dmitar Tasić, Warfare 1914-1918 (South East Europe), 1914-1918 Online, 2014Roberto Todero, Ed ogni tanto qualche palla fischiava oltre le nostre teste, Pro Loco Fogliano di Redipuglia, 2021Spencer Tucker, World War I: Encyclopedia, 2005 Geoffrey Wawro, A Mad Catastrophe: The Outbreak of World War I and the Collapse of the Habsburg Empire, Basic Books, 2014In copertina: la battaglia per il monte Jagodnia, metà settembre 1914.
Quando si parla di processi alle streghe pensiamo immediatamente a quei drammatici eventi in cui si costringeva qualche poveretta o poveretto ad ammettere con la tortura inesistenti crimini diabolici. E di solito collochiamo questi avvenimenti in un'epoca che si conclude a fine Seicento, inizio Settecento. Invece, le cronache ci dicono che un'accusa di stregoneria fu contestata in pieno Ventesimo secolo da un moderno tribunale di Londra a una quarantaseienne scozzese. Possibile?Una produzione Think about Science: thinkaboutscience.comCon: Massimo Polidoro e Giulio Niccolò Carlone; Video editing: Elena Mascolo, Fotografia: Claudio Sforza; Musiche: Marco Forni; Logo e animazioni: Zampediverse; Social - Comunicazione: Giacomo Vallarino - Grafiche: Roberta Baria; Distribuzione audio: Enrico Zabeo; Titoli: Jean SevillaÈ ARRIVATO IL MIO NUOVO LIBRO: "Una vita ben spesa. Trovare il senso delle cose con Leonardo, Einstein e Darwin": https://amzn.to/4leRDORLEGGI UN ESTRATTO: https://bit.ly/4jRHXIN LEGGI la mia graphic novel: "Figli delle stelle" (con Riccardo La Bella, per Feltrinelli Comics): https://amzn.to/47YYN3KLEGGI: "Sherlock Holmes e l'arte del ragionamento" (Feltrinelli), il mio ultimo libro: https://amzn.to/3UuEwxSLEGGI: "La meraviglia del tutto" l'ultimo libro di Piero Angela che abbiamo scritto insieme: https://amzn.to/3uBTojAIscriviti alla mia NEWSLETTER: L' "AVVISO AI NAVIGANTI": https://mailchi.mp/massimopolidoro/avvisoainavigantiAderisci alla pagina PATREON, sostieni i miei progetti e accedi a tanti contenuti esclusivi: /massimopolidoroScopri i miei Corsi online: "L'arte di Ragionare", "Psicologia dell'insolito", "L'arte di parlare in pubblico" e "l'Arte del Mentalismo": https://www.massimopolidorostudio.comPER APPROFONDIRELe musiche sono di Marco Forni e si possono ascoltare qui: https://hyperfollow.com/marcoforniLEGGI i miei libri: "Sherlock Holmes e l'arte del ragionamento": https://amzn.to/3UuEwxS"La meraviglia del tutto" con Piero Angela: https://amzn.to/3uBTojA"La scienza dell'incredibile. Come si formano credenze e convinzioni e perché le peggiori non muoiono mai": https://amzn.to/3Z9GG4W"Geniale. 13 lezioni che ho ricevuto da un mago leggendario sull'arte di vivere e pensare": https://amzn.to/3qTQmCC"Il mondo sottosopra": https://amzn.to/2WTrG0Z"Pensa come uno scienziato": https://amzn.to/3mT3gOiL' "Atlante dei luoghi misteriosi dell'antichità": https://amzn.to/2JvmQ33"La libreria dei misteri": https://amzn.to/3bHBU7E"Grandi misteri della storia": https://amzn.to/2U5hcHe"Leonardo. Genio ribelle": https://amzn.to/3lmDthJE qui l'elenco completo dei miei libri disponibili: https://amzn.to/44feDp4Non perdere i prossimi video, iscriviti al mio canale: https://goo.gl/Xkzh8ARESTIAMO IN CONTATTO:Ricevi l'Avviso ai Naviganti, la mia newsletter settimanale: https://mailchi.mp/massimopolidoro/avvisoainavigantie partecipa alle scelte della mia communitySeguimi:Patreon: massimopolidoroCorsi: massimopolidorostudio.comInstagram: @massimopolidoroPagina FB: Official.Massimo.Polidoro X: @massimopolidoro Sito: http://www.massimopolidoro.comQuesta descrizione contiene link affiliati, il che significa che in caso di acquisto di qualcuno dei libri segnalati riceverò una piccola commissione (che a te non costerà nulla): un piccolo contributo per sostenere il canale e la realizzazione di questi video. Grazie per il sostegno!
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8204OMELIA XIV DOMENICA T.O. - ANNO C (Lc 10,1-12.17-20) di Giacomo Biffi Dopo aver ricordato, nel capitolo 9, la missione degli Apostoli, l'evangelista Luca, in questo capitolo decimo, ci racconta la missione del gruppo più numeroso dei discepoli. La prima, nel numero dodici degli inviati, richiamava le tribù di Israele; la seconda, col numero settantadue, richiama tutta l'umanità: settantadue era infatti il numero dei popoli della terra secondo l'elenco dell'antico Libro della Genesi. Le due missioni sembrano dirci che, se la salvezza deve essere proposta prima di tutto al popolo ebreo, deve però arrivare fino ai confini del mondo. Designò... li inviò... Anche per questa missione, come per quella degli Apostoli, Gesù non lascia ad altri la decisione. È lui che sceglie, che incarica, che manda. Tutto ciò perché risulti chiaro e incontestabile che nel piano di salvezza ogni autentica missione è un dono dall'alto e che nel disegno di Dio gli uomini non sono salvati dall'iniziativa di altri uomini ma dall'amore del Padre. Tanto è vero che, se gli operai scarseggiano in questa divina impresa, non ad altri ci si deve rivolgere ma al Signore di tutto: Pregate il Padrone della messe, per ché mandi operai per la sua messe. È interessante poi esaminare quali siano le istruzioni che ricevono gli inviati di Gesù. 1. Non devono essere impacciati dalle ricchezze, non devono cercare gli appoggi delle potenze mondane (siano esse politiche, economiche, sindacali o dell'informazione) perché la loro forza sta tutta nella parola di Dio che annunciano e nella grazia di Dio di cui sono ministri. Badate che Gesù non dice che devono parlare troppo della loro povertà o presentarla come un manifesto pubblicitario. Dice che devono essere poveri, e se lo sono silenziosamente, nascostamente, dignitosamente, tanto meglio. 2. Non salutate nessuno lungo la strada. In Oriente il saluto tra due che si incontrano nel loro cammino può consistere in ore di conversazione. Gesù dunque non dice che i suoi inviati devono essere scortesi, ma che non devono lasciarsi distrarre dall'adempimento della loro missione né devono prestare eccessiva attenzione alle opinioni, alle chiacchiere, alle critiche, alle lodi ambigue di chi non è per niente interessato all'annuncio del Regno di Dio. La loro prima e più grande attenzione è verso il Padre che li ha incaricati e verso il compito che hanno ricevuto. 3. Ma non devono farsi illusioni: saranno sempre agnelli in mezzo ai lupi. Se restano discepoli fedeli del Signore, devono aspettarsi incomprensioni e calunnie. 4. Essi portano una cosa preziosa, cioè l'annunzio di salvezza. Lo devono offrire, ma non devono sprecarlo. Se qualcuno non lo vuole, peggio per lui. Non devono mendicare il favore e l'accoglimento degli uomini. Non è il Vangelo ad aver bisogno degli uomini, ma sono gli uomini ad aver bisogno del Vangelo, un bisogno profondo, ardente, disperato, anche se non ne sono sempre consapevoli. Non bisogna scendere di prezzo o portare per forza nel Regno di Dio coloro che si rifiutano di entrarvi. 5. L'operaio è degno della sua mercede. Gesù vuole che gli inviati da lui siano normalmente a tempo pieno. Non prende neppure in considerazione il caso di un apostolo che continui a fare il suo lavoro o a vivere con la sua famiglia: il lavoro unico dell'apostolo è l'annuncio del Regno, la sua famiglia è la comunità che è edificata dalla sua parola di salvezza. A questa comunità Gesù affida il sostentamento materiale dei suoi incaricati. Quelli che capiscono il valore del dono che ricevono, saranno lieti di obbedire a questa direttiva del Signore. A quelli che non capiscono nessuno domanda niente. 6. Dite loro: "È vicino a voi il Regno di Dio". Che cosa devono dire i discepoli? Essi devono soprattutto e in primo luogo annunciare il Regno di Dio, che è vicino, che è imminente, a cui tutti dobbiamo prepararci con la conversione, verso il quale dobbiamo tendere con desiderio fiducioso.LA NOSTRA PREGHIERA PER GLI APOSTOLI DEL SIGNORE Queste sono le istruzioni di Cristo a coloro che egli manda come suoi portavoce tra gli uomini. La nostra meditazione si deve ora mutare in preghiera. Preghiamo perché gli operai della vigna del Signore non manchino. Preghiamo perché siano sempre fedeli ai comandi che hanno ricevuto. Noi non abbiamo bisogno di annunciatori della parola che cambino il Vangelo con la scusa di adattarlo al nostro tempo, ma di annunciatori che tentino ogni giorno, magari riuscendoci poco, di cambiare se stessi per essere ogni giorno più conformi al Vangelo che non cambia.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Quando si rimane affascinati da qualcuno o un ideale forte preme dentro di noi, ci accompagna spesso la convinzione che stiamo per intraprendere un percorso pieno di sicurezze e di garanzie. Non accade così con il Signore: egli, cominciando da Abramo, chiama a sé, propone il suo progetto, ma senza dare indirizzi precisi e, ancor meno, prospettive di successo. Allo scriba che gli si accosta e, mosso da sicura ammirazione, fa la sua offerta di mettersi alla sua sequela: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai», Gesù risponde: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». Egli così sta proclamando non tanto la sua povertà, ma il necessario e indispensabile distacco dalle cose del mondo. Sta ribadendo al suo interlocutore, e a tutti noi, che dobbiamo cercare tesori che non periscono. Dobbiamo guardare le cose di lassù e non quelle della terra. Vuole ancora dirci che in lui dobbiamo riporre ogni nostra fiducia: è lui il tesoro nascosto che ci è dato di scoprire, lui la nostra vera ricchezza. Gesù lo scandirà ancora ai suoi, quando affiderà loro la missione di andare ad annunciare il suo Regno: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». La caratteristica del cristiano è il distacco dai beni del mondo per mettere al primo posto il Signore. I suoi ministri hanno il dovere di andare “sgombri” di ogni peso e liberi da ogni umana preoccupazione. È difficile, oggi, convincersi che il distacco dai beni materiali e l’abbandono fiducioso alla provvidenza divina possano essere motivo di interiore libertà e garanzia di vera ricchezza. Gesù mette sullo stesso piano, per chi vuole seguirlo nel suo Regno, il distacco dalle umane sicurezze e quello dagli affetti umani: «Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Sèguimi e lascia ai morti seppellire i loro morti». San Benedetto dice ai suoi monaci che nulla debbono anteporre all’amore di Cristo; questo, però, vale anche per ogni cristiano.
Dal 28 giugno Sanluri si trasforma in un grande accampamento medievale: documenti inediti, rievocazioni e un racconto di Gianni Mereu che parte dal 1409 per arrivare all'Italia unita. Ogni anno Sanluri si prepara a rivivere il passato con la rievocazione storica della battaglia del 1409, un evento che non è soltanto spettacolo, ma anche memoria attiva e identità collettiva. Quest'anno, con la XIV edizione, il cuore dell'iniziativa sarà ancora una volta la voce appassionata di Gianni Mereu, studioso e ricercatore che da anni scava negli archivi storici della Corona d'Aragona per riportare alla luce una storia dimenticata. Mereu racconta come, nel 1996, il ritrovamento di alcuni documenti negli archivi di Barcellona abbia rivelato un'immagine più complessa e strutturata di Sanluri e della sua battaglia. Non si trattava di uno scontro marginale, ma di un momento chiave per la trasformazione del Giudicato di Arborea e per l'affermazione del Regno di Sardegna come primo nucleo istituzionale dello Stato italiano. Secondo Mereu, la battaglia non segnò la fine del giudicato, ma fu l'inizio di un lungo processo politico e culturale, che avrebbe portato, tre secoli dopo, all'Unità d'Italia. Un archivio umano di storie: prigionieri, atti notarili e la figura della "Bella di Sanluri" Durante il convegno del 28 giugno, ospitato nel suggestivo castello aragonese di Sanluri, verranno presentati documenti originali, tra cui atti notarili relativi alla vendita di prigionieri catturati dopo l'assalto al borgo da parte della fanteria catalana. Sono testimonianze che mettono in luce episodi di deportazione, schiavitù e scelte politiche cruciali per la Sardegna e per l'intero Mediterraneo del tempo. Tra i documenti più toccanti, Mereu cita la vendita di una bambina di sette anni, Elena, acquistata da un chierico catalano con la promessa di sepoltura in terra consacrata. Ma anche la storia della misteriosa “Bella di Sanluri”, figura centrale in una rete di lettere e testimonianze, amata da Martino il Giovane e testimone silenziosa di un passaggio storico epocale. Questi racconti non sono leggende, ma emergono da lettere conservate negli archivi di Barcellona, Alghero e perfino dal Vaticano. La storia sarda come culla dell'Italia unita: un racconto da riconoscere e valorizzare Per Mereu, la battaglia di Sanluri non deve restare un fatto locale. È l'avvio di una narrazione politica più ampia, quella del Regno di Sardegna come stato fondante dell'Italia unita. La continuità istituzionale che parte dal 1324, passa per Carlo Alberto e arriva fino alla Repubblica Italiana, non si è mai interrotta. Da qui nasce la provocazione storica dello studioso: “Prima che i sardi diventassero italiani, tutti gli italiani erano sardi”. È dunque essenziale, secondo Mereu, che la Sardegna si riappropri di questo ruolo nella storia nazionale, valorizzandolo nelle scuole, nei musei, nelle istituzioni. Solo così potrà smettere di essere vista come un'isola ai margini e diventare a pieno titolo crocevia della storia italiana.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8203OMELIA SOLENNITA' SS. PIETRO E PAOLO (Mt 16,13-19) di Papa Benedetto XVI Siamo riuniti attorno all'altare per celebrare solennemente i santi Apostoli Pietro e Paolo, principali Patroni della Chiesa di Roma. [...]Davanti alla Basilica di San Pietro, come tutti sanno bene, sono collocate due imponenti statue degli Apostoli Pietro e Paolo, facilmente riconoscibili dalle loro prerogative: le chiavi nella mano di Pietro e la spada tra le mani di Paolo. Anche sul portale maggiore della Basilica di San Paolo fuori le mura sono raffigurate insieme scene della vita e del martirio di queste due colonne della Chiesa. La tradizione cristiana da sempre considera san Pietro e san Paolo inseparabili: in effetti, insieme, essi rappresentano tutto il Vangelo di Cristo. A Roma, poi, il loro legame come fratelli nella fede ha acquistato un significato particolare. Infatti, la comunità cristiana di questa Città li considerò come una specie di contraltare dei mitici Romolo e Remo, la coppia di fratelli a cui si faceva risalire la fondazione di Roma. Si potrebbe pensare anche a un altro parallelismo oppositivo, sempre sul tema della fratellanza: mentre, cioè, la prima coppia biblica di fratelli ci mostra l'effetto del peccato, per cui Caino uccide Abele, Pietro e Paolo, benché assai differenti umanamente l'uno dall'altro e malgrado nel loro rapporto non siano mancati conflitti, hanno realizzato un modo nuovo di essere fratelli, vissuto secondo il Vangelo, un modo autentico reso possibile proprio dalla grazia del Vangelo di Cristo operante in loro. Solo la sequela di Gesù conduce alla nuova fraternità: ecco il primo fondamentale messaggio che la solennità odierna consegna a ciascuno di noi. [...]TU SEI PIETRONel brano del Vangelo di san Matteo che abbiamo ascoltato poco fa, Pietro rende la propria confessione di fede a Gesù riconoscendolo come Messia e Figlio di Dio; lo fa anche a nome degli altri Apostoli. In risposta, il Signore gli rivela la missione che intende affidargli, quella cioè di essere la «pietra», la «roccia», il fondamento visibile su cui è costruito l'intero edificio spirituale della Chiesa. Ma in che modo Pietro è la roccia? Come egli deve attuare questa prerogativa, che naturalmente non ha ricevuto per se stesso? Il racconto dell'evangelista Matteo ci dice anzitutto che il riconoscimento dell'identità di Gesù pronunciato da Simone a nome dei Dodici non proviene «dalla carne e dal sangue», cioè dalle sue capacità umane, ma da una particolare rivelazione di Dio Padre. Invece subito dopo, quando Gesù preannuncia la sua passione, morte e risurrezione, Simon Pietro reagisce proprio a partire da «carne e sangue»: egli «si mise a rimproverare il Signore: ... questo non ti accadrà mai». E Gesù a sua volta replicò: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo...». Il discepolo che, per dono di Dio, può diventare solida roccia, si manifesta anche per quello che è, nella sua debolezza umana: una pietra sulla strada, una pietra in cui si può inciampare – in greco skandalon. Appare qui evidente la tensione che esiste tra il dono che proviene dal Signore e le capacità umane; e in questa scena tra Gesù e Simon Pietro vediamo in qualche modo anticipato il dramma della storia dello stesso papato, caratterizzata proprio dalla compresenza di questi due elementi: da una parte, grazie alla luce e alla forza che vengono dall'alto, il papato costituisce il fondamento della Chiesa pellegrina nel tempo; dall'altra, lungo i secoli emerge anche la debolezza degli uomini, che solo l'apertura all'azione di Dio può trasformare.LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNOE nel Vangelo di oggi emerge con forza la chiara promessa di Gesù: «le porte degli inferi», cioè le forze del male, non potranno avere il sopravvento, «non praevalebunt». Viene alla mente il racconto della vocazione del profeta Geremia, al quale il Signore, affidando la missione, disse: «Ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno - non praevalebunt -, perché io sono con te per salvarti» (Ger 1,18-19). In realtà, la promessa che Gesù fa a Pietro è ancora più grande di quelle fatte agli antichi profeti: questi, infatti, erano minacciati solo dai nemici umani, mentre Pietro dovrà essere difeso dalle «porte degli inferi», dal potere distruttivo del male. Geremia riceve una promessa che riguarda lui come persona e il suo ministero profetico; Pietro viene rassicurato riguardo al futuro della Chiesa, della nuova comunità fondata da Gesù Cristo e che si estende a tutti i tempi, al di là dell'esistenza personale di Pietro stesso.SIMBOLO DELLE CHIAVIPassiamo ora al simbolo delle chiavi, che abbiamo ascoltato nel Vangelo. Esso rimanda all'oracolo del profeta Isaia sul funzionario Eliakìm, del quale è detto: «Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire» (Is 22,22). La chiave rappresenta l'autorità sulla casa di Davide. E nel Vangelo c'è un'altra parola di Gesù rivolta agli scribi e ai farisei, ai quali il Signore rimprovera di chiudere il regno dei cieli davanti agli uomini (cfr Mt 23,13). Anche questo detto ci aiuta a comprendere la promessa fatta a Pietro: a lui, in quanto fedele amministratore del messaggio di Cristo, spetta di aprire la porta del Regno dei Cieli, e di giudicare se accogliere o respingere (cfr Ap 3,7). Le due immagini – quella delle chiavi e quella del legare e sciogliere – esprimono pertanto significati simili e si rafforzano a vicenda. L'espressione «legare e sciogliere» fa parte del linguaggio rabbinico e allude da un lato alle decisioni dottrinali, dall'altro al potere disciplinare, cioè alla facoltà di infliggere e di togliere la scomunica. Il parallelismo «sulla terra... nei cieli» garantisce che le decisioni di Pietro nell'esercizio di questa sua funzione ecclesiale hanno valore anche davanti a Dio.LEGARE E SCIOGLIERENel capitolo 18 del Vangelo secondo Matteo, dedicato alla vita della comunità ecclesiale, troviamo un altro detto di Gesù rivolto ai discepoli: «In verità vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo» (Mt 18,18). E san Giovanni, nel racconto dell'apparizione di Cristo risorto in mezzo agli Apostoli alla sera di Pasqua, riporta questa parola del Signore: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,22-23). Alla luce di questi parallelismi, appare chiaramente che l'autorità di sciogliere e di legare consiste nel potere di rimettere i peccati. E questa grazia, che toglie energia alle forze del caos e del male, è nel cuore del mistero e del ministero della Chiesa. La Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di peccatori che si debbono riconoscere bisognosi dell'amore di Dio, bisognosi di essere purificati attraverso la Croce di Gesù Cristo. I detti di Gesù sull'autorità di Pietro e degli Apostoli lasciano trasparire proprio che il potere di Dio è l'amore, l'amore che irradia la sua luce dal Calvario. Così possiamo anche comprendere perché, nel racconto evangelico, alla confessione di fede di Pietro fa seguito immediatamente il primo annuncio della passione: in effetti, Gesù con la sua morte ha vinto le potenze degli inferi, nel suo sangue ha riversato sul mondo un fiume immenso di misericordia, che irriga con le sue acque risanatrici l'umanità intera.HO COMBATTUTO LA BUONA BATTAGLIACari fratelli, come ricordavo all'inizio, la tradizione iconografica raffigura san Paolo con la spada, e noi sappiamo che questa rappresenta lo strumento con cui egli fu ucciso. Leggendo, però, gli scritti dell'Apostolo delle genti, scopriamo che l'immagine della spada si riferisce a tutta la sua missione di evangelizzatore. Egli, ad esempio, sentendo avvicinarsi la morte, scrive a Timoteo: «Ho combattuto la buona battaglia» (2 Tm 4,7). Non certo la battaglia di un condottiero, ma quella di un annunciatore della Parola di Dio, fedele a Cristo e alla sua Chiesa, a cui ha dato tutto se stesso. E proprio per questo il Signore gli ha donato la corona di gloria e lo ha posto, insieme con Pietro, quale colonna nell'edificio spirituale della Chiesa. [...]
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dagli Atti degli Apostoli +In quei giorni, da Milèto Paolo mandò a chiamare a Èfeso gli anziani della Chiesa.Quando essi giunsero presso di lui, disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù.Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio.E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio».Parola del Signore.
Da oltre un decennio il tema della sicurezza e dell'immigrazione determina il successo nelle elezioni. Il laburista Starmer nel Regno unito ha capito la lezione ed indica la strada, per una rinascita della socialdemocrazia, anche attraverso una gestione sicuritaria dell'immigrazione.Ne parliamo con Stefano Folli, editorialista de la Repubblica e Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, leader di Alleanza Verdi Sinistra.
Trump a Riad tra armi e miliardi: annuncia la revoca delle sanzioni alla Siria.Gaza: bombardato un altro ospedale.Panama: il governo sfida gli insegnanti in sciopero.Germania: smantellata la rete dell'estrema destra del “Regno di Germania”.Uruguay: addio a Pepe Mujica, il presidente che scelse la povertà per onestà.
La Guerra di Crimea (1853-1856) coinvolse Russia, Impero Ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna, alterando gli equilibri politici europei.
Regno di Azariah, chiamato anche Uzziah in Giuda. Zacccaria, re d'Israele. Shallum, re d'Israele. Menahem, re d'Israele. Pekahiah, re d'Israele. Pekah, re d'Israele. Jotham, re di Giuda.
In questo capitolo di storia italiana vedremo com'era organizzata la società romana durante il regno di Romolo, come ci si sposava, cosa si mangiava e… The post 146: Storia italiana: la società romana nel regno di Romolo first appeared on .
Fondato nel 1099, il Regno di Gerusalemme fu uno Stato crociato in Oriente, con una storia segnata da battaglie, sovrani e lotte per la Terra Santa.
Scritta e messa in voce da Gaetano Marino. * dagli otto anni in su Continue reading
Antonio Ballarò"La forma del Credo"La redazione del simbolo cristianoPresentazione di Stella MorraEDB Edizioni Dehoniane Bolognawww.dehoniane.itIl Credo, nella sua dimensione testuale, non solo è aperto a diverse proposte teologiche, ma tocca ogni esperienza umana. Non è un caso che sia concessa a chiunque la libertà di poter dire «credo» nella propria esistenza, ossia di effettuare la scommessa di fede indipendentemente da qualsiasi condizione di partenza. Quello di cui il Credo fa memoria al singolo non è una risoluzione, ma una garanzia che il credere non contraddice lo sperare.Antonio Ballarò è dottorando in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana (Roma) e insegnante di religione cattolica nella scuola secondaria. I suoi ambiti di ricerca sono la teologia fondamentale, l'ecclesiologia e la teologia pubblica. Nel triennio 2021-2023 ha fatto parte del Comitato di redazione della rivista il Mulino. Ha all'attivo diverse collaborazioni editoriali, anche con la rivista il Regno.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Con il professore Stefano Gasparri - uno dei massimi esperti viventi a livello mondiale di Alto Medioevo - ho voluto ripercorrere l'intero VIII secolo perché penso che, al di là degli eventi specifici che stiamo coprendo, ogni tanto sia necessario alzare la testa e scrutare dall'alto quello che sta avvenendo. I cambiamenti epocali in corso coinvolgono tre potenze: il regno longobardo di Liutprando, Astolfo e Desiderio, il papato di Gregorio, Zaccaria, Adriano e dei loro successori, i Franchi di Pipino il breve e Carlomagno. Vediamo come si intersecano le loro storie. ---Per acquistare i libri del professore:Italia Longobarda: il Regno, i Franchi, il Papato: https://amzn.to/41F0QqULe isole del rifugio: https://amzn.to/3RjYrwSTempi barbarici: https://amzn.to/4kOffKaVoci dai secoli oscuri: https://amzn.to/4iYO6lILe leggi dei Longobardi: https://amzn.to/4c2KrB7Desiderio: https://amzn.to/4iEdH3F---Per acquistare "Quando Venezia distrusse l'Impero romano":Versione cartacea: LibroVersione ebook: Ebook---Per acquistare gli altri miei libri:IL MIGLIOR NEMICO DI ROMA: https://amzn.to/3DG9FG5 PER UN PUGNO DI BARBARI: https://amzn.to/3l79z3uFUMETTO "AMMIANO": https://www.nubes.live/prodotto/ammianus-vesper-mundi/Iscriviti alla mia mailing list:Link: https://italiastoria.voxmail.it/user/registerTi piace il podcast? sostienilo, accedendo all'episodio premium, al canale su telegram, alla citazione nel podcast, alle première degli episodi e molto altro ancora:Patreon: https://www.patreon.com/italiastoriaTipeee: https://en.tipeee.com/italiastoriaAltri modi per donare (anche una tantum): https://italiastoria.com/come-sostenere-il-podcast/Altri link utili:Tutti i link su Linktree: https://linktr.ee/italiastoria Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.
La Bandiera Italiana - Spendieren Sie einen Cafè (1€)? Donate a coffee (1€)? https://ko-fi.com/italiano Livello A2 / B1#flag #nationalfahne #italy #vhsSignificato e storia della bandiera italianaBuongiorno cari amici e amanti dell'italiano e benvenuti al nuovo episodio numero 173 di Tulip.Oggi voglio raccontarvi il significato e la storia della bandiera italiana. Anche se molti pensano che i colori verde, bianco e rosso siano i colori della pizza Margherita, ebbene questa nonè la vera origine della bandiera italiana, anzi la pizza Margherita prende proprio i colori della bandiera perché, secondo quanto si racconta, un pizzaiolo aveva creato la pizza Margherita in onore della Regina Margherita di Savoia, in visita a Napoli, facendo una pizza con i colori della bandiera, molto patriottica.Torniamo alla bandiera. Cosa significano i colori verde, bianco e rosso, che devono essere proprio inquest'ordine?Il verde indica libertà ed uguaglianza e anche speranza, la speranza di raggiungere l'unità della Nazione. Il bianco è simbolo di fede e il rosso significa amore. Secondo alcuni i colori avrebbero anche un altro significato: il verde per simboleggiare i prati e le colline italiane, il bianco per la neve delle montagne e il rosso ricorda il sangue versato dai soldati per la patria.La bandiera italiana nasce il 7 gennaio del 1797 a Reggio Emilia. All'epoca l'Italia non era ancora unita, anzi era divisa in molti piccoli Stati. Un anno prima, nel 1796 Napoleone arriva in Italia a capo dell'Armata d'Italia e con la guerra della prima coalizione, combatte gli Stati monarchici, cioè il Regno di Sardegna, lo Stato Pontificio e i vari ducati e le repubbliche diventano “sorelle” della repubblica francese, ...The full transcript of this Episode is available via "Luisa's learn Italian Premium", Premium is no subscription and does not incur any recurring fees. You can just shop for the materials you need or want and shop per piece. Prices start at 0.20 Cent (i. e. Eurocent). - das komplette Transcript / die Show-Notes zu allen Episoden sind über Luisa's Podcast Premium verfügbar. Den Shop mit allen Materialien zum Podcast finden Sie unterhttps://premium.il-tedesco.itLuisa's Podcast Premium ist kein Abo - sie erhalten das jeweilige Transscript/die Shownotes sowie zu den Grammatik Episoden Übungen die Sie "pro Stück" bezahlen (ab 20ct). https://premium.il-tedesco.itMehr info unter www.il-tedesco.it bzw. https://www.il-tedesco.it/premiumMore information on www.il-tedesco.it or via my shop https://www.il-tedesco.it/premium