I filosofi vengono ricordati per il loro pensiero. Eppure alcuni di loro hanno vissuto meglio di quanto abbiano pensato. O, perlomeno, le loro esistenze risultano singolari se messe a confronto con le loro filosofie.
Negli anni della Seconda guerra mondiale Gershom Scholem terrà conferenze negli Stati Uniti, dove stringerà rapporti con molti intellettuali come Adorno, Marcuse, Paul Tillich e Hannah Arendt.
Gershom Scholem arrivò a Gerusalemme nel 1923, a 25 anni. Subito gli fu offerto un posto come responsabile della Sezione Ebraica della Biblioteca Nazionale.
Nel 1915 Gershom Scholem fece un incontro che gli cambiò la vita. In un'annotazione del suo diario, scrive che se trovò la sua strada fu soltanto grazie a quell'incontro. Scrive Scholem: «la più grande esperienza della mia v...
Fin da giovanissimo Gershom Scholem, che era nato nel 1897, rifiutava le sue radici di ebreo tedesco borghese: secondo lui gli ebrei tedeschi erano vissuti fino ad allora nella vana e illusoria glorificazione della simbiosi tedesca, e soltanto i ...
Il nome di Gershom Scholem brilla nel firmamento ebraico: già in vita riconosciuto e acclamato come un grande studioso, è oggi un riferimento obbligato di qualsiasi discorso sulla tradizione ebraica o sugli studi dedicata alla cabala, di cui ...
Quella diNicolas Gomez Davila è stata un'esistenza appartata: ha scelto di vivere completamente assorto dai libri della sua biblioteca, guardando sprezzante alla sua epoca.
Il pensiero di Nicolas Gomez Davila, così come emerge dalle migliaia dei suoi frammenti, non è quello di un conservatore – perché questo presupporrebbe qualcosa da salvare, mentre per lui non c'è proprio nulla da custodire...
«Ammettere di buon grado che le nostre idee non hanno motivo di interessare chicchessia è il primo passo verso la saggezza».
Nicolas Gomez Davila dedica la sua intera esistenza adulta alla composizione di pensieri frammentari e annotazioni concise.
Un eccentrico di talento. Nicolas Gomez Davila sfugge a qualsiasi definizione, è un inclassificabile per statuto – sia per ciò che ha scritto, sia per come lo ha scritto. La sua vita potrebbe apparire noiosa e priva di qualsiasi interes...
Già verso la fine del 1789 Kant aveva iniziato a lagnarsi della sua debolezza in molti passi delle sue lettere. E a partire dall'anno successivo erano iniziati a manifestarsi i segni di quella che sarà con ogni probabilità una demenz...
Iniziano gli anni di silenzio. Kant ottiene finalmente la cattedra di logica e metafisica a Königsberg. E per un decennio scompare: niente più cene galanti, pochi scritti, brevi, nulla di che e niente di più.
Quarant'anni. Per Kant si tratta dell'età ideale, il momento di massima importanza nella vita di un uomo. Nella sua Antropologia scrive che sì, a vent'anni la ragione è già matura e possiamo servircene; però è ...
Il primo ad alimentare l'immagine di un filosofo poco interessante, noioso, era stato lo stesso Kant. Amava nascondersi, celare se stesso – come la natura, e come ogni grande pensatore.
Gli aneddoti sulla vita di Kant sono diventati essi stessi un aneddoto.
A cura di Marco Filoni Il sodalizio che Giorgio Colli aveva siglato con l'editore Adelphi all'inizio degli anni Sessanta si sarebbe arricchito di una nuova, grande impresa: undici volumi di testimonianze e frammenti di quel pensiero che ...
A cura di Marco Filoni È impossibile parlare della più che trentennale esperienza da editore di Giorgio Colli senza considerare il suo orizzonte filosofico e i suoi gusti culturali.
A cura di Marco Filoni Quando Giorgio Colli vinse il concorso a cattedra per i licei, nel 1942, fu assegnato al Machiavelli di Lucca.
A cura di Marco Filoni Sulla vita privata di Giorgio Colli non si sa molto. Aveva un carattere riservato, schivo; e viveva appartato – aspetti che lo facevano apparire scontroso alla cultura ufficiale.
A cura di Marco Filoni Il nome di Giorgio Colli rimane scolpito nella storia della cultura per aver dato vita alla straordinaria avventura che fu l'edizione critica delle opere di Nietzsche – associato a quello dell'amico e sodale M...
a cura di Marco Filoni >br /> Gli ultimi anni della breve vita di Simone Weil furono segnati dall'esilio. Nel giugno del 1940 lasciò Parigi, a seguito dell'invasione tedesca.
A cura di Marco Filoni La guerra è il peggiore di tutti i mali. Simone Weil non aveva dubbi al riguardo.
A cura di Marco Filoni Un giorno, mentre era in metropolitana, Simone Weil indicò alcuni operai insudiciati e disse all'amica che era con lei: «Non è solo per spirito di giustizia che li amo; li amo naturalmente, trovo che sia...
A cura di Marco Filoni Goffa. Chi ha conosciuto Simone Weil la ricorda così: impacciata, quasi a disagio nelle cose di questo mondo. Era una vera frana nelle cose pratiche.
A cura di Marco Filoni La vita di Simone Weil è l'esempio di una perfetta coincidenza fra pensiero ed esistenza. Con ardore volle sperimentare su di sé quanto andava pensando. E così facendo si fece dilaniare – dalle per...
A cura di Marco Filoni. In definitiva la sua vita fu segnata dalla perdita dell'acca. Si chiamava Erich Weil, con quell'acca finale a chiosa dell'indiscutibile appartenenza teutonica. Già perché Weil era tedesco. Ma anche e...
A cura di Marco Filoni Eric Weil, come altri pensatori di origine ebraica, affrontò la Shoah. Ma a differenza di molti di questi, come per esempio Adorno, la trattò con sovrana lepidezza.
A cura di Marco Filoni Il dopoguerra fu penoso per molti. Così anche per Weil. Tornò a Parigi, dove ritrovò la moglie Anne Mendelssohn, che era la migliore amica di Hannah Arendt sin da quando erano entrambe bambine.
A cura di Marco Filoni Quando nel 1950 pubblicò la sua Logica della filosofia Weil la concepì come un sistema nel senso kantiano di architettonica. In altri termini: la riflessione deve esporre un discorso che sia valido per tutti, un...
A cura di Marco Filoni Con la cattedra all'università per Weil iniziarono anni felici: l'insegnamento, i suoi allievi, gli studi fra i suoi libri.
A cura di Marco Filoni Hegel fu tra i primi a viaggiare oltrepassando i confini e verso tutte le direzioni.
A cura di Marco Filoni Hegel è sempre stato un formidabile divoratore di giornali. La lettura mattutina dei quotidiani era sacra per lui, tanto che, come scrisse in un appunto, «la preghiera del mattino dell'uomo moderno è la...
A cura di Marco Filoni Che lo spirito fosse uno dei concetti chiave di Hegel è ampiamente documentato nei suoi testi – dallo spirito assoluto alla Fenomenologia dello spirito è uno dei termini che più ricorre.
A cura di Marco Filoni Hegel fece il professore per quarant'anni. Precettore privato a Berna e poi a Francoforte, docente a Jena, Norimberga, Heidelberg, infine a Berlino – dove morì nel 1831.
A cura di Marco Filoni «Ciò che di personale si trova nei miei scritti è falso»