Blog sul vino e sull'enologia con articoli ascoltabili anche in podcast
Di “normale” ormai è rimasto veramente poco, quindi perché non cambiare anche e ancora una volta le “Degustazioni Partecipate” di Enoagricola Blog? Siamo partiti facendole a casa con un gruppo di amici e sommelier e degustando i vini di una sola azienda, poi siamo passati a più aziende cominciando anche ad uscire dal salotto, a questo punto il salto era fatto e… E la scorsa settimana mi sono preso le mie bottiglie e me ne sono andato a pranzo da Straforno a Roma. L’idea di “Enoagricola in tour” è proprio questa, andare a fare la degustazione nei locali che con la nuova stretta anti-covid possono rimanere aperti solo a pranzo. Assaggiamo i vini ma parliamo anche della situazione. Inoltre, per quanto possibile, faccio conoscere posti che meritano una visita, a pranzo e in futuro anche a cena!
Montepulciano, Pecorino e Passerina, sono questi i cavalli di battaglia della prima annata della linea Codice Oro di “Codice Vino”, il nuovo progetto nato dalle migliaia di ettari vitati che fanno capo alla maxi-cooperativa Codice Citra. La nuova sfida, una vera e propria “Cantina Boutique”, vede confluire il meglio delle nove zone vitivinicole comprese nella base sociale di Citra sotto la guida di due mostri sacri italiani dell’enologia e dell’agronomia, Riccardo Cotarella e Attilio Scienza. Codice Vino punta all’eccellenza, senza mezzi termini, sia in vigna sia in cantina, e conta di riuscirci anche e proprio perché può contare su una scelta di zone e uve praticamente sconfinata. Una idea “illuminata” come ha detto Attilio Scienza, anche perché “quando le cooperative assumono caratteri imprenditoriali non ce n’è per nessuno” potendo scegliere il meglio della produzione su migliaia di ettari.
Nel 2016 si festeggiavano i 300 anni dalla perimetrazione della zona di produzione del Chianti (allora non c’era bisogno di specificare “Classico”) per volontà del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici, una vendemmia considerata un “regalo” dall’attuale Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico Giovanni Manetti che si è spinto a definirla “la migliore dal 2000”. Quando? Prima dell’interruzione di tutte le manifestazioni a causa dell’emergenza da Covid-19, precisamente il 18 novembre 2019 quando nello splendido Palazzo Rospigliosi a Roma è stata organizzata una interessante degustazione dedicata appunto all’annata 2016. Protagonista la Gran Selezione, ma presenti nella Capitale anche alcune Riserve e Annate dello stesso millesimo, per un racconto corale di un territorio che vuole riconquistare i vertici delle classifiche mondiali dei vini rossi.
Da anomala, per la seconda volta, è diventata “normale” la Degustazione Partecipata con più aziende. Se all’inizio era una sola quella coinvolta, nell’ultima sono diventate due e in questa addirittura tre (ma non salirò ancora). In questo caso siamo partiti dal mio Lazio, passando per la Campania fino ad arrivare all’Abruzzo. Quali le cantine interessate? Per la mia regione Monti Cecubi, azienda interessante per il suo lavoro di riscoperta di antichi vitigni autoctoni – l’Abbuoto su tutti – e per la bellezza del posto, tra Itri e Sperlonga. La seconda è Fattoria Albamarina, siamo in Cilento e ho avuto la fortuna di fare un breve viaggio in quella splendida terra a settembre 2019, un Fiano e un Aglianico leggermente fuori dalle aspettative (per fortuna) grazie ad un territorio diverso da quelli più noti. Infine l’Abruzzo, terra di Montepulciano, sicuramente, ma anche di vini bianchi di genuina beva, come il Pecorino e il Controguerra Doc (uvaggio) con l’azienda Monti.
E anche quest’anno ci siamo, il 31 dicembre si avvicina ed è tempo di bilanci. Già il numero, lo scorso anno eravamo quasi a 30, la dice lunga su che tipo di periodo è stato. Non è che non abbia trovato buoni vini, il problema è che, contrariamente a quello che sembra, ho girato e assaggiato meno del consueto. Anche perché, lo ripeto, personalmente non sono un assaggiatore da fiera, non riesco a concentrarmi al banco d’assaggio e ho bisogno invece di tempo e calma per riflettere.
Il lunedì 3D di Trimani, la storica rivendita di via Goito a Roma divenuta ormai qualcosa di più tra distribuzione e wine bar, è iniziato infatti con il dibattito "Elaborare una definizione contemporanea di qualità per il vino, una discussione dopo le guide". Nell'auditorium dello spazio WeGil sono saliti sul palco Paolo Trimani a fare da conduttore, insieme a Paula Prandini e Fabrizio Pagliardi per il "mercato", Federico Staderini e Daniele Proietti per la "produzione".
“Elogio della mezza bottiglia” è il titolo di un post che ho scritto su Vinix a febbraio del 2011, questa estate mi sono trovato a fare più o meno le stesse considerazioni e quindi – prendendo in prestito ad Angelo Peretti il suo “Reloaded” per alcuni pezzi di The Internet Gourmet – mi è sembrato utile riproporle. O rivederle in alcuni passaggi.
"Stile Italiano” non è solo un claim pubblicitario per la Doc delle Venezie, significa ben altro. D’altronde per un Consorzio che rappresenta la Denominazione più estesa in Italia (sparsa tra Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia) e il vino bianco fermo più esportato al mondo, non poteva essere diversamente. Il perché di un concetto apparentemente così ampio, gli obiettivi e le modalità con le quali questi si stanno perseguendo, sono stati al centro dell’incontro con Albino Armani, Presidente del Consorzio DOC delle Venezie, e Alessandro Torcoli, Direttore di Civiltà del Bere, tenutosi lo scorso 7 aprile nello spazio International Buyer’s Club di Vinitaly.
Lo so, ogni anno aumenta il numero di vini “selezionati” come migliori bevute dei 12 mesi precedenti, ma il problema è che ci sono davvero tantissime buone cose là fuori. A volte si tratta solo di avere la fortuna di incappare nella bottiglia giusta al momento giusto, altre invece dipende dalla laicità di porsi in … leggi tutto
L’Albana è l’Albana, c’è poco da fare. Quando lavorata sapientemente e nel rispetto della qualità, dà vita ad uno dei vini bianchi migliori d’Italia per ricchezza, profondità e originalità. In realtà in questa Degustazione Partecipata dedicata ai vini di Tenuta Colombarda c’è stato un discreto imbarazzo nella scelta dell’etichetta sulla quale puntare i riflettori, ma in effetti le caratteristiche sfoderate … leggi tutto
Ruggisce davvero, e non per il consueto (e a volte triste) leone sullo stemma del casato ma per uno dei vini più azzeccati che produce. Parliamo di Guidi 1929, azienda che alla soglia dei 90 anni di vita vanta nella gamma – oltre ai grandi classici toscani, dalla Vernaccia di San Gimignano ai diversi Chianti – il “Ruggente”, un Sangiovese al 100% che fa parte della fermentazione in legno. Qualcosa di originale, diverso ma allo stesso tempo in equilibrio con il resto della produzione. Il classico cavallino che fa le bizze in un branco di cavalli di prestigio, rompe gli schemi ma stimola l’intero gruppo. Ho fatto conoscenza con questo vino nella seconda, almeno a livello ufficiale, Degustazione Partecipata organizzata dal “panel” di esperti di Enoagricola Blog. Pur avendo infatti assaggiato diverse ottime cose di questa cantina, soprattutto per la Vernaccia, mi mancava proprio il Ruggente. Di seguito, come sempre, una breve scheda dell’azienda e poi le note di degustazione.
“Vieni, ti porto a vedere i nostri vigneti di Moscato”. Arrivando a Terracina, non prima di aver fatto un rifornimento di mozzarelle e ricotte di bufala al caseificio Macchiusi, tutto mi aspettavo tranne che lasciare la costa e la pianura per inerpicarmi sulle montagne. E invece Andrea Pandolfo, che con il padre Gabriele è l’anima di Cantina Sant’Andrea, mi fa salire sulla sua macchina e comincia a salire. San Silvano è la valle storica dei vigneti di Terracina, si affaccia sul mare ma in realtà si incunea tra ripidi costoni rocciosi dei Monti Ausoni, sembra di essere nell’interno della Sardegna e invece siamo a 60 chilometri da Roma. Questa è l’area storica della viticoltura terracinese, della quale San Silvano è protettore, ed è quella che ha dato i natali alla città.
L’oro delle Langhe in questo caso è un passito da uve Arneis, vitigno che si esprime così bene nella versione secca classica che in pochi lo lavorano in appassimento. E invece di vero oro si tratta, come mette in evidenza il Langhe Doc Arneis Passito 2015 dell’azienda Francesco Rosso di Santo Stefano Roero. Una puntata nelle vicine Langhe per un’azienda che affonda le radici, e la propria produzione vinicola, nelle colline del Roeroappunto, come dimostrano gli altri vini degustati. Altra particolarità di questa degustazione è che si tratta del primo appuntamento ufficialmente “partecipato” di Enoagricola. Ad assaggiare i vini dell’azienda infatti ho chiamato a raccolta alcuni amici, dal semplice appassionato al sommelier esperto, così da farmi un’idea più completa rispetto a quanto emerso dalla mia degustazione personale. Un momento piacevole, di confronto e di crescita, che ripeterò presto.