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Alfio Caruso"Incursori del re"La vera storia della X Mas.Neri Pozza Editorewww.neriopozza.itC'è un prima e c'è un dopo, nella storia della X flottiglia Mas della Regia Marina Italiana, e lo spartiacque è l'8 settembre 1943, quando il comandante Junio Valerio Borghese raduna i suoi incursori e annuncia di volersi schierare al fianco della Repubblica sociale e dei nazisti. Lo seguiranno in pochi, macchiando però per sempre quella che era stata fino ad allora una gloriosa storia militare, una storia di lealtà e coraggio, di patriottismo, disciplina ed eroismo. Prima di tutto questo, a cavalcioni dei celebri «maiali», e a differenza di tanti ammiragli, che nonostante le corazzate di cui disponevano non sfidarono mai gli inglesi in battaglia, gli uomini della X Mas assaltarono per tre anni le due principali roccheforti nemiche nel Mediterraneo, Gibilterra e Alessandria, e s'immolarono a Malta proprio per supplire alle deficienze della Marina. Le piccole storie private di ciascuno di loro svelano che ne avrebbero fatto volentieri a meno. Lontani da ogni ideologia (i fascisti erano una minuscola minoranza), intrisi di sincero patriottismo risorgimentale, si batterono in una guerra che sapevano già di perdere. Trentun medaglie d'oro raccontano il loro comportamento meglio di tante parole. Paradossalmente furono gli inglesi i cantori delle imprese della X flottiglia Mas. Lionel Crabb, leggendario agente dell'MI6, numero uno dei sub britannici e responsabile della squadra anti-incursori di Gibilterra, onorava i caduti italiani lanciando in mare corone di fiori, e dopo l'armistizio dell'8 settembre '43, andò a cercare i vecchi nemici per arruolarli nella guerra contro i nazifascisti. Da de la Penne a Straulino, da Birindelli a Forza, l'ultimo comandante della X, in tanti accorsero all'appello della nuova Italia, e stavolta a saltare per aria furono i navigli tedeschi a Genova, a La Spezia, a Imperia. Il modo migliore di ripristinare il prestigio di un reparto infangato da Borghese e dai suoi marò.Alfio Caruso (Catania, 1950), giornalista e scrittore, dopo quattro romanzi si è dedicato alla storia italiana del Ventesimo secolo. Ne ha narrato l'escalation mafiosa (Da Cosa nasce Cosa, Perché non possiamo non dirci mafiosi, Io che da morto vi parlo, Milano ordina: uccidete Borsellino), l'abbondanza di misteri (Il lungo intrigo) e i piú importanti episodi della Seconda guerra mondiale (Arrivano i nostri, In cerca di una Patria, Noi moriamo a Stalingrado). Presso Neri Pozza sono apparsi I Siciliani (2012, beat 2014), Salvate gli italiani (2019), Cosí ricostruimmo l'Italia (2020), Garibaldi. Corruzione e tradimento (2020), Italiani dovete morire (nuova ediz. 2021), Tutti i vivi all'assalto (nuova ediz. 2022) e il romanzo Willy Melodia (nuova ediz. beat 2019).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Prima lezione del nuovo ciclo di incontri (il nono) ideato dalla Scuola di formazione “Antonino Caponnetto” e realizzato insieme a Radio Popolare. "Storie vere di poteri selvaggi e relazioni inconfessabili". Il 26 febbraio 2025, ospiti della Casa della Memoria di Milano, si è svolto il primo incontro dal titolo: "Un pezzo alla volta. Storia di un giornalista e del suo tempo", che è anche il titolo di un libro pubblicato dall'editore Manni. Relatore: Michele Gambino, giornalista e autore del libro. Gambino ha fatto parte all'inizio degli anni Ottanta della redazione del giornale "I Siciliani", giornale di inchieste diretto da Pippo Fava, intellettuale e giornalista ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984. Ospite Nando dalla Chiesa, presidente della Scuola Antonino Caponnetto. Introduce Giuseppe Teri, vice-presidente della Scuola.
Michele Gambino"Un pezzo alla volta"Storia di un giornalista e del suo tempoManni Editoriwww.mannieditori.it"Questa non è la storia di uno che alla fine vince qualcosa. Ho visto molte cose, ho viaggiato per il mondo raccontando storie, ho combattuto alcune battaglie e le ho perse. E pur col giusto grado di amarezza che si accompagna alle sconfitte, non direi mai che battersi è stato inutile: quel che conta è aver vissuto la vita pienamente, aver acceso una scintilla ogni tanto in qualcuno dei ragazzi che mi ascoltava, poter dire a mia figlia che ho provato a consegnarle un mondo migliore, e almeno ho cercato di non essere tra quelli che lo hanno reso peggiore".Michele Gambino ha iniziato a fare il giornalista nel 1980 con Giuseppe Fava, occupandosi di mafia. Da allora ha attraversato alcuni decenni trovandosi sempre, a volte per caso, lì dove accadevano le cose.Ha riempito pagine di morti ammazzati, ha parlato con i boss di Cosa Nostra nascondendo un registratore nella giacca, ha denunciato le collusioni tra politica, imprenditoria e criminalità organizzata, si è affacciato più volte sul pozzo nero dei misteri italiani.Ha girato il mondo e ha raccontato le guerre: in Libano ha imparato a cucinare; in Iraq ha scoperto che le bombe non sono mai intelligenti; in Afghanistan ha attraversato un campo minato uscendone indenne; nella ex Jugoslavia è stato a un passo dall'uccidere un uomo; in Romania ha svelato per primo la più grande fake new della storia contemporanea; in Colombia ha fatto il giornalista e poi l'esmeraldero, tornandovi anni dopo per aprire dei ristoranti.E tuttavia, più che il racconto di una vita avventurosa, questa è la storia di un uomo che ha combattuto e perso, che ripercorre atti di coraggio, debolezze ed errori. Sapendo che quel che conta, alla fine, è aver vissuto.Michele GambinoÈ nato a Siracusa nel 1958. Ha lavorato a “I Siciliani”, al settimanale “Avvenimenti”, in altre testate e in diversi programmi della Rai.Nel 1996 ha vinto il Premio Ilaria Alpi per i reportage dall'Afghanistan occupato dai Taliban. Tra i suoi ultimi libri, Enjoy Sarajevo (Fandango, 2018); con Claudio Fava Prima che la notte (Baldini+Castoldi, 2014) e L'isola (Fandango, 2020). IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Virman Cusenza"Giocatori d'azzardo"Storia di Enzo Paroli, l'antifascista che salvò il giornalista di MussoliniMondadorihttps://www.mondadori.it/Brescia, novembre 1945. L'avvocato Enzo Paroli, socialista e antifascista, incontra nell'affollato carcere di Canton Mombello il detenuto Telesio Interlandi, accusato di «collaborazionismo» con l'invasore nazista. Interlandi non è un giornalista qualunque, per l'intero Ventennio è stato il ventriloquo di Mussolini. E lo ha seguito anche a Salò. Stanco, provato, è terrorizzato all'idea di affrontare in un'aula di tribunale la responsabilità di essere stato uno dei simboli del regime: il direttore del quotidiano oltranzista «Il Tevere» e della «Difesa della razza», la rivista fondata nel 1938 allo scopo di condurre la campagna antisemita e spianare la strada alle leggi razziali.Paroli è incerto, consapevole del rischio e dell'azzardo che comporta assumere la difesa di un fascista nient'affatto pentito, di un giornalista che sul razzismo ha costruito la propria fortuna non soltanto economica, di un intellettuale «scomodo», spesso inviso ai gerarchi del partito ma sempre protetto e generosamente finanziato da Mussolini. Eppure, alla fine, Paroli accetta la missione. Anzi, approfittando dell'inspiegabile quanto rocambolesca scarcerazione del prigioniero, decide di nasconderlo insieme alla sua famiglia nella propria abitazione per oltre otto mesi, fino all'archiviazione del caso.Che cosa spinge uno stimato avvocato a mettere a repentaglio la propria carriera per sottrarre un latitante alla giustizia? Che cosa vede in quell'uomo braccato dalle sue stesse colpe? Uno sconfitto, certo, un vinto che si è ritrovato dalla parte sbagliata della Storia, ma che proprio per questo merita di essere difeso, e magari salvato dalle raffiche di mitra di qualche improvvisato giustiziere. Ispirato da un sentimento di pietas, il gesto di Paroli è un atto di umanità, di solidarietà che scardina le linee divisorie, le cortine di ferro e i muri, anche se nulla ha a che fare con il perdono.Molti anni dopo, la vicenda finirà per catturare l'interesse di Leonardo Sciascia che alla «fraternità umana» di Paroli e al suo gesto «eroico» voleva dedicare un libro. Ancora oggi, in un Paese che non ha fatto fino in fondo i conti con la propria storia, la figura di questo avvocato merita di essere sottratta all'oblio.Virman Cusenza (Palermo, 1964), giornalista, ha diretto «Il Mattino» e «Il Messaggero». Ha iniziato la sua carriera al «Giornale di Sicilia» e a «I Siciliani». Assunto da Indro Montanelli a «il Giornale», si è occupato di cronaca giudiziaria e politica interna. Nel 2007 ha lavorato a «The Independent» di Londra. Oggi è consulente di Fremantle per l'attualità.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Restituire ai cittadini il diritto ad un'informazione libera violato dagli interessi mafiosi. E' il caso Catania al centro della puntata di oggi di Memos. Il sequestro, finalizzato alla confisca, dell'impero editoriale di Mario Ciancio “è come la caduta del muro di Berlino”, racconta Riccardo Orioles, direttore di “I Siciliani giovani”. Orioles è stato tra i fondatori dei Siciliani nel 1982, insieme allo storico direttore Pippo Fava, ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio 1984. A Memos oggi Alessandro Sipolo, collaboratore dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata (Cross) dell'università di Milano, denuncia come il decreto Salvini smantelli l'esperienza del servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Infine il “sovranismo bifronte” è l'oggetto del ..messaggio nella bottiglia di oggi a cura di Ida Dominijanni, giornalista e scrittrice.
Restituire ai cittadini il diritto ad un’informazione libera violato dagli interessi mafiosi. E’ il caso Catania al centro della puntata di oggi di Memos. Il sequestro, finalizzato alla confisca, dell’impero editoriale di Mario Ciancio “è come la caduta del muro di Berlino”, racconta Riccardo Orioles, direttore di “I Siciliani giovani”. Orioles è stato tra i fondatori dei Siciliani nel 1982, insieme allo storico direttore Pippo Fava, ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio 1984. A Memos oggi Alessandro Sipolo, collaboratore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata (Cross) dell’università di Milano, denuncia come il decreto Salvini smantelli l’esperienza del servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Infine il “sovranismo bifronte” è l’oggetto del ..messaggio nella bottiglia di oggi a cura di Ida Dominijanni, giornalista e scrittrice.
Restituire ai cittadini il diritto ad un’informazione libera violato dagli interessi mafiosi. E’ il caso Catania al centro della puntata di oggi di Memos. Il sequestro, finalizzato alla confisca, dell’impero editoriale di Mario Ciancio “è come la caduta del muro di Berlino”, racconta Riccardo Orioles, direttore di “I Siciliani giovani”. Orioles è stato tra i fondatori dei Siciliani nel 1982, insieme allo storico direttore Pippo Fava, ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio 1984. A Memos oggi Alessandro Sipolo, collaboratore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata (Cross) dell’università di Milano, denuncia come il decreto Salvini smantelli l’esperienza del servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Infine il “sovranismo bifronte” è l’oggetto del ..messaggio nella bottiglia di oggi a cura di Ida Dominijanni, giornalista e scrittrice.
Elezioni in Sicilia, un voto nazionale. Domenica 5 novembre quattro milioni e mezzo di siciliani (quasi un decimo di tutto l'elettorato italiano) sono chiamati alle urne per eleggere i deputati all'Assemblea regionale e il presidente della regione. Il menu della campagna elettorale: coalizioni di interesse (come quella di destra dove Berlusconi si lamenta del “suo” candidato presidente Musumeci), liste di impresentabili, divisioni d'ordinanza a sinistra (Pd da un lato con Micari, Mdp e Sinistra Italiana dall'altro con Fava), Grillo ambiguo sulla mafia con un'improponibile “prima la mafia aveva una sua morale”. A Memos ne abbiamo parlato con il politologo Roberto Biorcio, la senatrice di Mdp Lucrezia Ricchiuti della Commissione Antimafia e i giornalisti Lirio Abbate (Espresso) e Antonio Roccuzzo (Tg La7, storico membro della redazione de “I Siciliani” di Pippo Fava).
Elezioni in Sicilia, un voto nazionale. Domenica 5 novembre quattro milioni e mezzo di siciliani (quasi un decimo di tutto l’elettorato italiano) sono chiamati alle urne per eleggere i deputati all’Assemblea regionale e il presidente della regione. Il menu della campagna elettorale: coalizioni di interesse (come quella di destra dove Berlusconi si lamenta del “suo” candidato presidente Musumeci), liste di impresentabili, divisioni d’ordinanza a sinistra (Pd da un lato con Micari, Mdp e Sinistra Italiana dall’altro con Fava), Grillo ambiguo sulla mafia con un’improponibile “prima la mafia aveva una sua morale”. A Memos ne abbiamo parlato con il politologo Roberto Biorcio, la senatrice di Mdp Lucrezia Ricchiuti della Commissione Antimafia e i giornalisti Lirio Abbate (Espresso) e Antonio Roccuzzo (Tg La7, storico membro della redazione de “I Siciliani” di Pippo Fava).
Elezioni in Sicilia, un voto nazionale. Domenica 5 novembre quattro milioni e mezzo di siciliani (quasi un decimo di tutto l’elettorato italiano) sono chiamati alle urne per eleggere i deputati all’Assemblea regionale e il presidente della regione. Il menu della campagna elettorale: coalizioni di interesse (come quella di destra dove Berlusconi si lamenta del “suo” candidato presidente Musumeci), liste di impresentabili, divisioni d’ordinanza a sinistra (Pd da un lato con Micari, Mdp e Sinistra Italiana dall’altro con Fava), Grillo ambiguo sulla mafia con un’improponibile “prima la mafia aveva una sua morale”. A Memos ne abbiamo parlato con il politologo Roberto Biorcio, la senatrice di Mdp Lucrezia Ricchiuti della Commissione Antimafia e i giornalisti Lirio Abbate (Espresso) e Antonio Roccuzzo (Tg La7, storico membro della redazione de “I Siciliani” di Pippo Fava).
Dodicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Riccardo Orioles. Orioles è uno dei cronisti dello storico giornale “I Siciliani” di Pippo Fava, il giornalista scrittore ucciso dalla mafia il 5 gennaio dell'84. Orioles è stato autore di inchieste su corruzione, mafia e massoneria. Oggi è direttore di “I Siciliani Giovani”. La lezione si è svolta nell'Auditorium di Radio Popolare il 18 aprile 2016. Titolo: «Il giornalismo della mafia, il giornalismo dell'antimafia».
Dodicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Riccardo Orioles, uno dei cronisti dello storico giornale “I Siciliani” di Pippo Fava. Oggi è direttore di “I Siciliani Giovani”. La lezione si è svolta nell'Auditorium di Radio Popolare il 18 aprile 2016. Titolo: “Il giornalismo della mafia, il giornalismo dell'antimafia”.
Dodicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Riccardo Orioles. Orioles è uno dei cronisti dello storico giornale “I Siciliani” di Pippo Fava, il giornalista scrittore ucciso dalla mafia il 5 gennaio dell'84. Orioles è stato autore di inchieste su corruzione, mafia e massoneria. Oggi è direttore di “I Siciliani Giovani”. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 18 aprile 2016. Titolo: «Il giornalismo della mafia, il giornalismo dell'antimafia».
Dodicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Riccardo Orioles, uno dei cronisti dello storico giornale “I Siciliani” di Pippo Fava. Oggi è direttore di “I Siciliani Giovani”. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 18 aprile 2016. Titolo: “Il giornalismo della mafia, il giornalismo dell'antimafia”.
Dodicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Riccardo Orioles, uno dei cronisti dello storico giornale “I Siciliani” di Pippo Fava. Oggi è direttore di “I Siciliani Giovani”. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 18 aprile 2016. Titolo: “Il giornalismo della mafia, il giornalismo dell'antimafia”.
Dodicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Riccardo Orioles. Orioles è uno dei cronisti dello storico giornale “I Siciliani” di Pippo Fava, il giornalista scrittore ucciso dalla mafia il 5 gennaio dell'84. Orioles è stato autore di inchieste su corruzione, mafia e massoneria. Oggi è direttore di “I Siciliani Giovani”. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 18 aprile 2016. Titolo: «Il giornalismo della mafia, il giornalismo dell'antimafia».