Municipality in Tolima Department, Colombia
 
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I titoli: Reso noto il programma del viaggio apostolico del Papa in Turchia e Libano: a Istanbul visiterà la Moschea Blu. In Libano preghiera al porto di Beirut. Stamani in Vaticano il premier ungherese Orban Trump a Putin: la Russia 'dovrebbe finire la guerra in Ucraina, giunta al quarto anno, non testare missili' Aperto a Roma il Giubileo del Mondo educativo
I titoli - Nella notte attacco aereo russo su Kyiv e altre città ucraine: almeno 2 morti. Il presidente americano Trump: vedo ancora la possibilità di un cessate il fuoco - Gaza: “La tregua è concreta, sono ottimista sulla pace”. Così il vicepresidente Usa Vance in missione in Israele. Pressioni su Hamas e Netanyahu per rispettare gli accordi - Papa Leone sarà in Libano e in Turchia per il suo primo viaggio apostolico dal 30 novembre al 2 dicembre: "E' un messaggio di pace, riconciliazione e democrazia per tutto il Medio Oriente”, dice monsignor Khairallah, vescovo di Batroun dei Maroniti, ai media vaticani In conduzione: Francesco De Remigis In regia: Gabriele Di Domenico
Israele e Palestina: Trump minaccia Hamas: “Se non si disarma, li uccideremo”. Yemen: ucciso il capo di stato maggiore degli Houthi in un raid israeliano.Kenya: caos e morti ai funerali di Raila Odinga.Perù: un morto e decine di feriti nelle proteste contro il nuovo presidente Jeri.Trump e Putin verso un vertice a Budapest per fermare la guerra in Ucraina, ucciso un giornalista. Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli e con Elena Pasquini in collegamento dal Libano. Introduzione: Quando il mare tace, la verità continua a navigare
Madagascar, la rivolta dei giovani rovescia Rajoelina: il presidente in fuga dopo il golpe militare.Israele e Palestina: Hamas riafferma il controllo nella caotica Gaza.Venezuela e Stati Uniti: nuovo attacco in mare, sei morti.Nuovi scontri a fuoco tra eserciti di Pakistan e Afghanistan.Messico, il fiume inghiotte i villaggi: almeno 64 morti e centinaia di migliaia di sfollati nel cuore del Paese Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli con Elena Pasquini in collegamento dal LibanoIntroduzione: Gaza: il marketing della pace
Molti giornali, festanti e sconnessi dalla realtà perché offuscati dalla propaganda di pace – che poi è solo propaganda di guerra vestita di bianco – raccontano che gli abitanti di Gaza starebbero “tornando a casa”. Le foto che accompagnano quei titoli mostrano volti smarriti. Ma no, non ci sono case: Gaza in macerie, appunto. Dopo quasi due anni di assedio e bombardamenti, oltre 191.000 edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati, più del 92 % degli alloggi; il 92 % delle strade primarie è in rovina. Sessantasettemila palestinesi, per lo più civili – compresi migliaia di bambini – hanno perso la vita e circa 170.000 sono rimasti feriti. Oltre l'80 % delle terre agricole è stato distrutto o reso inaccessibile; scuole, ospedali e siti culturali giacciono a terra. Solo 14 ospedali su 36 restano parzialmente operativi. Questa sarebbe la legittima difesa di chi oggi reclama di costruire la pace. Mentre l'Europa applaude al cessate il fuoco come se fosse la fine di una guerra, le bombe cadono sul Libano. Ieri i raid israeliani hanno colpito Tiro e Baalbek, con vittime civili e infrastrutture ridotte in cenere. È la stessa musica, cambiato solo il fronte: il suono della “pace” è quello delle esplosioni. Da Israele arriva intanto la notizia che due medici palestinesi non saranno rilasciati: il dottor Hussam Abu Safiya, pediatra e direttore dell'ospedale Kamal Adwan, arrestato insieme a 240 tra medici, infermieri e pazienti, e il dottor Marwan al-Hams, responsabile degli ospedali da campo. Nelle stesse ore in cui la propaganda celebra la “ricostruzione”, i testimoni italiani rientrati da Israele raccontano violenze e abusi subiti nei centri di detenzione: pestaggi, privazione del sonno, sequestri di telefoni e documenti. A Gaza, la protezione civile continua a scavare sotto le macerie: trentacinque corpi recuperati nelle ultime ore, diciannove solo a Gaza City. Le immagini mostrano famiglie che camminano sulle rovine delle proprie case, con lo sguardo fisso sull'orizzonte: nessuno di loro sa dove dormirà stanotte. La ciurma di terra ha un solo imperativo: tenere la rotta e gli occhi dritti su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Annunciato il primo viaggio apostolico di Papa Leone XIV: sarà in Turchia e in Libano dal 27 novembre al 2 dicembre. Pubblicato anche il messaggio per la GMG del 2025: Siate missionari di Cristo nel mondo Il 7 ottobre di due anni fa l'attentato di Hamas in Israele e l'inizio della guerra a Gaza. Parolin: inaccettabile ridurre le persone a vittime collaterali.
Desde el inicio de la guerra, 151 niños han perdido la vida en la Franja de Gaza debido a la desnutrición aguda. Entre ellos estaba Jana, una niña de 9 años. Al menos 103 civiles han muerto en ataques israelíes en Líbano desde el alto el fuego. “Si los Estados miembros quieren que la ONU funcione deben pagar” sus cuotas, dice la presidenta de la Asamblea General
I titoli: Pubblicato il volume "Leone XIV cittadino del mondo, missionario del secolo XXI". Tra i temi affrontati Terra Santa, Cina, donne, abusi, intelligenza artificiale Attacco Israeliano in LIbano. Ucciso il fornitore di armi per Hezbollah Nord Kivu. Gruppo islamista uccide 80 persone durante una cerimonia funebre Luca Collodi
Join us in this insightful episode as we dive into the world of emotion regulation and attentional deployment with Dr. Daniel Rojas Líbano of Universidad Diego Portales. Santiago, Chile. Discover how shifting focus can influence emotional responses and explore the implications of these findings in real-world applications. Perfect for psychology enthusiasts and anyone curious about the science behind our emotions. Don't miss out on this engaging conversation! Read the entire research paper here!https://ejop.psychopen.eu/index.php/ejop/article/view/15803/15803.htmlSupport the showSupport us and reach out!https://smoothbrainsociety.comhttps://www.patreon.com/SmoothBrainSocietyInstagram: @thesmoothbrainsocietyTikTok: @thesmoothbrainsocietyTwitter/X: @SmoothBrainSocFacebook: @thesmoothbrainsocietyMerch and all other links: Linktreeemail: thesmoothbrainsociety@gmail.com
In questo episodio in italiano di Voci che non tremano, Laura ci racconta gli ultimi sviluppi: la Global Sumud Flotilla di nuovo sotto attacco in Tunisia, il bombardamento israeliano in Qatar, Siria, Libano e Yemen, e l'ordine di evacuazione totale di Gaza City. Tra dichiarazioni di attivisti, voci istituzionali come Francesca Albanese, e poesie di Mahmoud Darwish, ci addentriamo nella guerra dei racconti, nelle responsabilità storiche e nella resistenza che continua: dal mare ai microfoni. Una puntata che, anche non essendo un esperta, intreccia cronaca, geopolitica e poesia.
Il PAPA: una estesa “alleanza dell'umano” che includa i poveri non come destinatari di aiuto A Gaza l'esercito israeliano intensifica le sue attività. Yemen e Libano nel mirino per colpire covi legati ad Hamas. NEL 2025 già state effettuate oltre cento perquisizioni e per contrastare minacce e istigazioni legate all'antisemitismo".
di Alessandro Luna | Tra gli argomenti di oggi la parata di Xi, la flottilla umanitaria verso Gaza con quattro parlamentari dell'opposizione e il nuovo attacco di Israele contro i nostri militari in Libano. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Andrea Nicastro parla delle reazioni (nazionali e internazionali) dopo l'attacco di droni contro la Forza di interposizione dell'Onu in Libano, attualmente guidata dall'Italia. Stefano Montefiori presenta il nuovo vertice della coalizione, incentrato sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina in caso di cessate il fuoco. Michela Rovelli spiega la sentenza di un giudice federale Usa che non costringerà il gigante del tech a vendere Chrome.I link di corriere.it:Droni israeliani attaccano i caschi blu dell'Unifil in LibanoI Volonterosi si riuniscono a Parigi: «Pronti ad assumerci le nostre responsabilità, aspettiamo gli Usa»Google non deve vendere Chrome, ma dovrà condividere i dati di ricerca con la concorrenza
E dopo la drammatica situazione in Ucraina parliamo di politica e di accordi per le elezioni amministrative con l'analisi di Andrea Bulleri, quindi andiamo a Libano con l'inviato Lorenzo Vita e lo scenario dopo il ritiro delle truppe Onu, per le storie di sport ci spostiamo in Olanda con Massimo Boccucci.
I titoli: La vicinanza del Papa a cinque anni dall'esplosione al porto di Beirut in Libano. Il nunzio: ferita ancora aperta. Decine le vittime a Gaza per i raid israeliani. Diffusi video di ostaggi israeliani denutriti ancora nelle mani di Hamas. Rapiti da un orfanotrofio di Haiti una missionaria irlandese, un bambino con disabilità e 7 haitiani. Dietro la probabile azione delle bande armate. Conduce: Paola Simonetti In regia: Daniele Giorgi
Se vi dicessi zèmer, quanti di voi individuerebbero l'animale in questione? Il suo antico nome ebraico è completamente diverso da quello italiano. Sto parlando del camoscio.Il camoscio è un piccolo antilope simile a una capra, caratterizzato dalle corna a punta uncinata e noto per la sua agilità nel muoversi in altitudini vertiginose. Il maschio adulto può misurare 80 cm al garrese e pesare oltre 30 kg. Il mantello estivo del camoscio è di colore fulvo e si scurisce con l'arrivo dell'inverno.Il termine ebraico zèmer abbraccia un piccolo gruppo di animali appartenenti alla stessa famiglia: il camoscio, la capra di montagna, la pecora di montagna e l'antilope. E se, invece, lo zèmer fosse stato un antico animale oggi estinto? Si ritiene che, da questa parola, sia derivato l'arabo zamara (“rimbalzare; fuggire”), suggerendo un animale saltellante e scattante, quindi simile a una gazzella.Alcuni zoologi sostengono che il camoscio (Rupicapra rupicapra) non abbia mai vissuto in Palestina. Tuttavia, varietà locali di questo animale si trovano nei Carpazi e nel Caucaso, il che lascia supporre che un tempo una varietà di camoscio potesse essere esistita nelle non tanto distanti catene montuose del Libano.Code: P6T10MMPKI1CYJPE
Se vi dicessi zèmer, quanti di voi individuerebbero l'animale inquestione? Il suo antico nome ebraico è completamente diverso da quelloitaliano. Stoparlando del camoscio.Il camoscio è un piccolo antilope simile a una capra, caratterizzato dallecorna a punta uncinata e noto per la sua agilità nel muoversi in altitudinivertiginose. Il maschio adulto può misurare 80 cm al garrese e pesare oltre 30kg. Il mantello estivo del camoscio è di colore fulvo e si scurisce con l'arrivodell'inverno.Il termine ebraico zèmer abbraccia un piccolo gruppo di animaliappartenenti alla stessa famiglia: il camoscio, la capra di montagna, la pecoradi montagna e l'antilope. E se, invece, lo zèmer fosse stato un anticoanimale oggi estinto? Si ritiene che, daquesta parola, sia derivato l'arabo zamara (“rimbalzare; fuggire”),suggerendo un animale saltellante e scattante, quindi simile a una gazzella.Alcuni zoologi sostengono che il camoscio (Rupicapra rupicapra) nonabbia mai vissuto in Palestina. Tuttavia, varietà locali di questo animale sitrovano nei Carpazi e nel Caucaso, il che lascia supporre che un tempo unavarietà di camoscio potesse essere esistita nelle non tanto distanti catenemontuose del Libano.Code: P6T10MMPKI1CYJPE
I titoli: Tre vittime nell'attacco di Israele alla parrocchia di Gaza. Condanna unanime nel mondo. Israele parla di errore e annuncia un'indagine. Il dolore e la preghiera del Papa. Medio Oriente. Nella notte Israele bombarda Libano e Siria La Russia avanza in Ucraina ed aspetta da Kiev una data per riprendere i colloqui di pace Giubileo: dal 28 luglio al 3 agosto Roma pronta ad accogliere un milione di giovani Luca Collodi
® Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.Prima emissione: 8 maggio 2025
L'apertura dei giornali, con le notizie e le voci dei protagonisti, tutto in meno di 30 minuti.Ora che la guerra tra Israele e Iran è finita, il Medio Oriente torna a guardare ai focolai di crisi ancora accesi. Su tutti Gaza dove si continua a morire di fame, ma anche al Libano dove continua la missione delle Nazioni Unite che coinvolge circa 1000 soldati italiani. Ne parliamo con Andrea Tenenti, portavoce UNIFIL.
1) Guerra Iran – Israele. A Ginevra iniziati i colloqui tra Teheran e ministri europei sul nucleare, mentre Tel Aviv avverte l'esercito di prepararsi ad una guerra lunga. Decine di migliaia di persone in piazza in Iran, Iraq e Libano contro Israele. (Francesco Giorgini, Paola Rivetti - Univ. di Dublino) 2) A Gaza una siccità causata dall'uomo. L'Unicef denuncia la situazione umanitaria nella striscia, dove sempre più bambini rischiano di morire di fame e di sete. (Andrea Iacomini - Unicef) 3) La Spagna dice no. Il governo Sanchez si oppone all'aumento al 5% della spesa per la difesa per i paesi NATO. “E' incompatibile con la tenuta del welfare” dice Madrid. (Giulio Maria Piantedosi) 4) India, il governo Modi stringe la morsa discriminatoria contro la popolazione Musulmana. New Delhi accusata di deportare cittadini di religione islamica in Bangladesh. (Sara Farinella, Nicola Missaglia - ISPI) 5) Mondialità. La scomparsa del diritto internazionale e il ritorno alla politica di potenza. (Alfredo Somoza)
® Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.Prima emissione: 8 maggio 2025
Raimondo Schiavone"Dentro la Siria"Dall'aggressione alla caduta di AssadViaggio all'interno di uno Stato mal trattatocon l'intervento di Maria SaadehArkadia Editorewww.arkadiaeditore.itDentro la Siria è un reportage che esplora in profondità il conflitto siriano attraverso il punto di vista dell'autore, basato su anni di viaggi, incontri e analisi geopolitiche. Il libro ripercorre la storia della guerra, dalla sua genesi fino alla caduta di Bashar al-Assad, esaminando il ruolo delle potenze straniere, il peso della propaganda mediatica e l'impatto sulle minoranze religiose. Attraverso testimonianze dirette, interviste esclusive – tra le quali un dialogo con il deposto presidente – e un'analisi critica degli eventi, l'autore offre una prospettiva alternativa sulla Siria, lontana dalle narrazioni semplificate dei media occidentali. Il testo affronta anche la complessità delle alleanze internazionali, il coinvolgimento di attori come Iran, Russia, Turchia e Israele, nonché la situazione drammatica dei rifugiati e delle comunità locali. Un elemento chiave del libro è l'intervista esclusiva a Maria Saadeh, ex parlamentare siriana e voce autorevole sulla questione siriana, che offre un'analisi lucida sul ruolo dell'Occidente, sulla resistenza del popolo siriano e sulle prospettive future del Paese. Il suo contributo aggiunge una dimensione unica alla narrazione, mettendo in luce aspetti spesso ignorati dalla stampa internazionale. Dentro la Siria non è una semplice cronaca degli eventi siriani ma piuttosto un viaggio umano e politico in una nazione devastata e tuttavia ancora resiliente, un invito a interrogarsi sulle reali dinamiche del Medio Oriente e sulla verità dietro le narrazioni ufficiali.Raimondo SchiavoneGiornalista, presidente del Centro Italo Arabo e del Mediterraneo, editore e autore di saggi sul mondo arabo e sulMedio Oriente, ha seguito in particolare le vicende della guerra in Siria, a capo di numerose missioni giornalistiche, e del movimento politico sciita Hezbollah in Libano. Ha curato i volumi Syria. Quello che i media non dicono (2013) e Middle East. Le politiche nel Mediterraneo, sullo sfondo della guerra in Siria (2014). È coautore dei saggi Lebanon. Reportage dal cuore della resistenza libanese (2012) e Il genocidio armeno: 100 anni di silenzio (2015), tutti editi da Arkadia. Ha collaborato alla pubblicazione di volumi dedicati ai temi del lavoro, dell'economia, dell'impresa e dello sviluppo locale. Scrive per la rivista di politica internazionale “Spondasud” ed è direttore responsabile delle testate giornalistiche Matex Tv e BlueZone News.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
1) Eid di sangue a Gaza e in Libano. Nel primo giorno della festa del sacrificio, Israele bombarda Beirut e continua a colpire la striscia. (Chawki Senouci, Mauro Pompili) 2) “Complicità in genocidio”. La procura anti terrorismo francese apre un'inchiesta nei confronti di franco-israeliani sospettati di aver partecipato ad operazioni di blocco degli aiuti umanitari a Gaza. E' la prima volta per un paese europeo. (Francesco Giorgini) 3) Il silenzio complice del Marocco sulla Palestina, le esercitazioni militari con Tel Aviv e le preoccupazioni della Spagna per il Sahara Occidentale. (Giulio Maria Piantedosi) 4) Guerra in Ucraina, arriva la vendetta di Mosca. Nella notte colpito con un pesante bombardamento la capitale Kiev. (Piero Meda - We World) 5) Il carattere mitologico della politica americana. Lo scontro Trump – Musk mostra il carattere irrazionale e millenarista di una democrazia svuotata che soggioga invece di liberare. (Roberto Festa) 6) Mondialità. L'inadeguatezza delle potenze del passato davanti alla realtà. (Alfredo Somoza)
Più di un anno di conflitto a Gaza ha reso il racconto della guerra più difficile che mai. Le testimonianze dall'interno sono state rare, filtrate, spesso ostacolate, e ogni parola pronunciata o scritta è stata attentamente valutata, pensata e ripensata da chi racconta e da chi ascolta. Perché questa guerra è stata così difficile da narrare? Quali sfide hanno dovuto affrontare i giornalisti sul campo e quelli che hanno provato a dare voce a chi è rimasto intrappolato?Ne parlano Francesca Caferri, corrispondente estera di Repubblica, che segue il mondo arabo e musulmano da quasi 20 anni, avendo lavorato in Israele, Palestina, Egitto, Iraq, Afghanistan, Libano, Pakistan, Yemen, Arabia Saudita e molti altri Paesi; Safwat al Kahlout, corrispondente di Al Jazeera a Gaza, fuggito sei mesi dopo l'inizio della guerra e ora residente in Umbria; e Roberto Cetera, corrispondente de L'Osservatore Romano da Israele, autore di un articolo citatissimo sulle difficoltà dei giornalisti nel raccontare Gaza.
Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.
L'incontro alla XIX edizione del Festival Internazionale del Giornalismo con la giornalista Francesca Mannocchi, autrice del documentario "Lirica Ucraina", e il compositore della colonna sonora, Iosonouncane.Mannocchi continua il percorso che l'ha portata a raccontare diverse zone di conflitto, dalla Libia al Libano, all'Iraq e, più recentemente, all'Ucraina. In "Lirica Ucraina" lo fa con un documentario che parte dalle strade di Bucha, dove la reporter è entrata appena due giorni dopo la liberazione dalle truppe occupanti russe. Lì Mannocchi ha raccolto e raccontato le piccole storie dei sopravvissuti, gli unici a conservare la Memoria. Raccontare una guerra significa ascoltare chi sopravvive, perché sulla loro pelle, più che sui cadaveri estratti dalle macerie, è impressa la verità.
Bienvenides a la sección de Amnistía Internacional en el barrio. Hoy, además de hablar de Hungría, de su enmienda a la ley sobre el derecho de reunión para prohibir la celebración del Orgullo LGTBIQ+ y su decisión de retirarse de la Corte Penal Internacional, vamos a viajar hasta Libano. Vamos a conocer la situación de las personas LGTBI+ en este país de Asia Occidental escuchando la historia de un chico homosexual, refugiado, que huyó de la guerra en Siria y llegó a Líbano. Con él y con María Herreros, de Amnistía Internacional, conversamos.Escuchar audio
1) Bombe Israeliane sul medio oriente. Oltre a Libano e Gaza, Tel Aviv torna a colpire la Siria. Il messaggio, questa volta, è rivolto alla Turchia. (Marco Magnano - giornalista) 2) I Dazi di Trump colpiscono la fabbrica del mondo. Le tariffe del 37% sul Bangladesh rischiano di mettere in ginocchio un paese che invia ogni anno negli Stati Uniti più di 7 miliardi di dollari di vestiti. (Matteo Miavaldi - Il Manifesto) 3) Corea del sud, il presidente Yoon Suk Yeol è fuori dai giochi. La corte suprema conferma l'impeachment davanti ad un paese spaccato che si prepara ad andare ad elezioni anticipate. (Gabriele Battaglia) 4 ) Myanmar, mentre la giunta continua a bombardare nonostante il cessate il fuoco, la popolazione colpita dal terremoto è lasciata sola a gestire la catastrofe. (Paolo Tedesco - Ong Asia) 5) Weekend di mobilitazione in Francia. La destra in piazza contro i giudici dopo la condanna di Le Pen. Contromanifestazioni a Parigi di Macronisti e sinistra. (Francesco Giorgini) 6) Spagna, in piazza per il diritto alla casa. Mentre le regioni di destra ostacolano il piano casa del governo Sanchez, l'unione degli inquilini chiama alla mobilitazione. (Giulio Maria Piantadosi) 7) Mondialità. Sushi amaro. Come la moda del pesce crudo sta devastando gli oceani di tutto il mondo. (Alfredo Somoza)
Los ataques de Israel en Gaza “llevan el sello distintivo de los crímenes atroces”.La responsable de la ONU en el Líbano ha expresado su preocupación por el “intercambio de fuego a través de la Línea Azul”.Un gran terremoto, de 7,7 grados, ha sacudido Myanmar, con temblores que se han sentido en Tailandia y Bangladesh.
El Ejército israelí asalta un centro de formación de UNRWA en Jerusalén. El retraso en la retirada de Israel del sur del Líbano viola las resoluciones del Consejo de Seguridad.Rebeldes del M23 ejecutan a niños en la RD Congo.António Guterres pide ampliar el Consejo de Seguridad.
El 4 de agosto de 2020, una gigantesca explosión en el puerto de Beirut, debido al almacenamiento inadecuado de nitrato de amonio, dejó más de seis mil quinientos heridos y doscientos treinta muertos. El acontecimiento simboliza la bancarrota de las clases dominantes y el descenso interminable del país a los infiernos. Menos de un año antes, en octubre de 2019, un levantamiento popular hizo que un millón de libaneses salieran a las calles mientras la inflación alcanzaba niveles récord. ¿Cómo pudo el Líbano, considerado en su día la Suiza del Oriente Medio, caer tan bajo?
La mattina del 2 settembre 1980 due giornalisti italiani, Italo Toni e Graziella De Palo, scomparvero a Beirut, in Libano. Erano partiti per documentare la guerra che da cinque anni era scoppiata nel paese e per cercare informazioni sul traffico di armi che avveniva in quegli anni tra Italia e Medio Oriente. Quando scomparvero si trovavano nella zona ovest della città, controllata dalle formazioni palestinesi, mentre Beirut est era sotto il controllo delle forze falangiste cristiano-maronite. Toni e De Palo erano partiti per il Libano dopo essersi accordati con l'Olp, l'organizzazione che riuniva tutte le forze palestinesi. Le indagini sulla scomparsa dei due giornalisti furono lente e difficili, affidate al servizio segreto militare italiano, il Sismi, che tentò di sviare le attenzioni proprio dalla possibile responsabilità palestinese. L'obiettivo era probabilmente proteggere il cosiddetto lodo Moro, l'accordo segreto di non belligeranza tra Italia e Olp. Ci sono state molte ipotesi negli anni, tra queste che Graziella De Palo e Italo Toni avessero scoperto qualcosa proprio sul traffico di armi che dall'Italia arrivavano in Libano e poi in parte tornavano in Italia, alle formazioni terroriste. Indagò anche la procura di Roma, ma sulla vicenda venne poi apposto il segreto di stato. Di ciò che accadde a Graziella De Palo e Italo Toni non si è mai saputo nulla con certezza. Sono passati più di 44 anni. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Macerie e polvere da rimuovere, per tentare di ricostruire. Ma anche vecchie tensioni che non si spengono e nuove forze politiche che faticosamente attecchiscono sul vecchio. La ricostruzione è costosa, è difficile socialmente, culturalmente e politicamente. Della ricostruzione di Gaza, Libano e Siria parliamo con Roberto Bongiorni, inviato de Il Sole 24Ore a Gerusalemme, e con Lorenzo Trombetta, giornalista, collabora con Ansa e Limes, ha scritto “Negoziazione e potere in Medio Oriente” (Mondadori).
Il piano per ridurre le sanzioni UE sulla Siria, la presenza di Israele nel sud del Libano e l'accordo India-Cina per il traffico aereo
Migliaia di palestinesi hanno cominciato a tornare nel nord della Striscia di Gaza ieri, dopo che è stata raggiunta un'intesa tra Israele e Hamas che prevede il rilascio di una donna civile e di due altri ostaggi israeliani. Con Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale. La Groenlandia è finita nelle mire degli Stati Uniti perché lo scioglimento dei ghiacci ha fatto crescente l'importanza strategica nella regione artica. Con Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale. Oggi parliamo anche di:Ritratto • “Pierre Poilievre. Combattivo” di Norimitsu Onishihttps://www.internazionale.it/magazine/norimitsu-onishi/2025/01/23/pierre-poilievre-combattivoSerie tv • Asura su NetflixCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Oggi si celebra l’80esima Giornata della Memoria. Capi di stato riuniti ad Auschwitz, presente anche Mattarella. Ci colleghiamo con la nostra inviata Betta Fiorito. Trump propone di ripulire Gaza dai palestinesi. Prorogata la tregua in Libano dopo gli attacchi israeliani di ieri. A Gerusalemme c'è Roberto Bongiorni, inviato deIl Sole 24 Ore. Migranti: nave di 49 verso l’Albania, mentre la conferma di Lukashenko in Bielorussia fa temere l’Europa, il rischio di una riapertura dei corridoi illegali. Con noi Matteo Villa, direttore del Data Lab ISPI.
1) La marcia del ritorno. Decine di migliaia di persone si sono messe in cammino verso il nord della striscia di Gaza. Una fiumana umana gioiosa e dolorosa insieme. (Mohammad, palestinese sfollato a Deir El Balah da Jabalia) 2) Le tregue in medio oriente reggono, ma sia in Libano che a Gaza resta grande l'incognita per i prossimi mesi. (Emanuele Valenti) 3) Goma è caduta. La capitale del Nord Kivu, nella repubblica democratica del congo, è stata conquistata dai ribelli del gruppo sostenuto dal Rwanda M23. In esteri la testimonianza dalla città assediata. (Monica Corna - Ong salesiana VIS) 4) Stati Uniti e Colombia litigano per le politiche migratorie di Donald Trump. La questione, però, non sono i rimpatri ma le modalità. (Alfredo Somoza) 5) 10 anni fa la liberazione di Kobane dall'Isis. Oggi, nella Siria liberata da Assad, il rojava è ancora minacciato dalle milizie turche. (Serena Tarabini) 6) 27 gennaio 2025. “Il male fa rumore, il bene è silenzioso”. L'importanza di ricordare i giusti nel giorno della memoria. (Marek Halter) 7) Serie TV. Su Apple Tv torna Scissione. Tre anni dopo l'uscita della prima stagione, arriva l'attesissimo secondo capitolo. (Alice Cucchetti)
1) Le big tech nella guerra. Dal 7 ottobre, le grandi aziende tecnologiche statunitensi come Microsoft, google e Amazon hanno rafforzato i loro legami con l'esercito israeliano. (Marco Schiaffino) 2) Libano, Israele non si ritirerà entro domenica come prevedeva l'accordo. Netanyahu annuncia che l'esercito ha bisogno di più tempo. A rischio la tregua. (Mauro Pompili, giornalista freelance) 3) Stati Uniti. A Washington la marcia degli antiabortisti rinvigorita dall'elezione di Donald Trump, che ha graziato 23 attivisti pro life. (Marina Catucci) 4) Gli ex Visegrad alla corte del Tyccon. Dall'Ungheria alla Slovacchia, l'Europa dell'est festeggia il nuovo presidente degli stati uniti. (Massimo Congiu) 5) Elezioni in Bielorussia. Una farsa che si ripete ogni 5 anni mentre la repressione del dissenso è sempre più violenta. (Ekaterina ZiuZiuk - Bielorussi in Italia) 6) Verso il voto in Germania. Da lunedì su radio popolare arriva il podcast “Aleksanderplatz”: società, politica ed economia tedesca a 360 gradi (Alessandro Ricci, Mauro Meggiolaro) 7) Mondialità. Nuove e vecchie alleanze in movimento. (Alfredo Somoza)
Il 9 gennaio il comandante in capo dell'esercito libanese, il generale Joseph Aoun, è stato eletto presidente della repubblica, colmando un vuoto che durava da più di due anni. Con Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale.Anche in Italia si comincia a parlare di remigrazione, un termine usato dall'estrema destra internazionale per indicare la deportazione forzata degli immigrati. Con Leonardo Bianchi, giornalista.Oggi parliamo anche di:Scienza • “La matematica delle coincidenze” di Sarah Harthttps://www.internazionale.it/magazine/sarah-hart/2025/01/09/la-matematica-delle-coincidenzePodcast • Un anno con Alice Rohrwacherhttps://www.internazionale.it/magazine/sarah-hart/2025/01/09/la-matematica-delle-coincidenzeCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Il giorno dopo la liberazione di Cecilia Sala: quali sono le attività diplomatiche e di intelligence che hanno condotto a risolvere il caso internazionale? E che cosa succede ai prigionieri ancora detenuti a Evin? Intanto il Libano elegge un nuovo presidente: cosa succederà con una guerra congelata, ma formalmente ancora in corso? Ne parliamo con Riccardo Sessa, presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale, già ambasciatore d'Italia a Belgrado, Teheran, Pechino e alla Nato, e con Giuseppe Dentice, analista dell'Osservatorio Mediterraneo dell'Istituto di Studi politici S. Pio V.
La Turchia vuole fornire energia a Siria e Libano e il nuovo allevamento ittico in Corea del Nord per rilanciare l'economia
L'ambasciata siriana in Libano sospende i servizi e l'ONU autorizza una nuova missione contro al-Shabaab in Somalia
Mentre in Libano sembra scricchiolare il cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah, si è all'improvviso riacceso lo scontro militare all'interno della Siria. Dopo la presa di Aleppo, fin dove si spingeranno i ribelli? Ne parliamo con Lorenzo Trombetta, senior analyst per Ansa e Limes, e con Andrea Sparro, responsabile di WE WORLD per la Siria.
Gli Stati Uniti hanno contribuito a mediare l'accordo che vedrà Hezbollah ritirarsi dal confine del Libano con Israele.
(00:44) Davide Frattini spiega l'accordo che prevede il cessate il fuoco lungo la Linea Blu, nel nord di Israele, e che ha avuto Stati Uniti e Francia come garanti.(06:43) Francesca Basso racconta l'andamento del voto del Parlamento europeo, che ha dato a Ursula von der Leyen il via libera definitivo, ma con la maggioranza più bassa mai vista.(13:47) Rinaldo Frignani parla della vasta operazione di polizia che ha scoperto 22 milioni di utenti illegali di tv a pagamento.I link di corriere.it:Tregua tra Libano e Israele: Usa e Francia garantiSì alla nuova Commissione Ue, ma von der Leyen manca quota 401 e perde 31 votiPirateria streaming, così gli utenti aggirano i limiti: la rete scoperta dalla polizia
I mandati di cattura internazionali per Netanyahu e Gallant, la violenza in Libano che continua prima di un accordo che alcuni considerano imminente, l'attacco ai militari italiani dell'UNIFIL: il nostro aggiornamento dal Medio Oriente.
I colloqui per la tregua in Libano, il ritiro di tre ufficiali argentini dall'UNIFIL e il processo a Hong Kong
Imagina ir caminando por la calle y de repente ver cómo explota tu vecino, y a unos metros otro y al otro lado de la calle otro. Y así por varias ciudades de un país del Medio Oriente.Eso fue lo que pasó en Libano, cuando varios bipers o 'pagers' de seguidores de Hezbolá explotaron simultáneamente por una tecnología desconocida, dejando varios muertos y heridos por doquier. Mantente al día con los últimos de 'El Bueno, la Mala y el Feo'. ¡Suscríbete para no perderte ningún episodio!Ayúdanos a crecer dejándonos un review ¡Tu opinión es muy importante para nosotros!¿Conoces a alguien que amaría este episodio? ¡Compárteselo por WhatsApp, por texto, por Facebook, y ayúdanos a correr la voz!Escúchanos en Uforia App, Apple Podcasts, Spotify, y el canal de YouTube de Uforia Podcasts, o donde sea que escuchas tus podcasts.'El Bueno, la Mala y el Feo' es un podcast de Uforia Podcasts, la plataforma de audio de TelevisaUnivision.
