Municipality in Tolima Department, Colombia
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® Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.Prima emissione: 8 maggio 2025
1) Eid di sangue a Gaza e in Libano. Nel primo giorno della festa del sacrificio, Israele bombarda Beirut e continua a colpire la striscia. (Chawki Senouci, Mauro Pompili) 2) “Complicità in genocidio”. La procura anti terrorismo francese apre un'inchiesta nei confronti di franco-israeliani sospettati di aver partecipato ad operazioni di blocco degli aiuti umanitari a Gaza. E' la prima volta per un paese europeo. (Francesco Giorgini) 3) Il silenzio complice del Marocco sulla Palestina, le esercitazioni militari con Tel Aviv e le preoccupazioni della Spagna per il Sahara Occidentale. (Giulio Maria Piantedosi) 4) Guerra in Ucraina, arriva la vendetta di Mosca. Nella notte colpito con un pesante bombardamento la capitale Kiev. (Piero Meda - We World) 5) Il carattere mitologico della politica americana. Lo scontro Trump – Musk mostra il carattere irrazionale e millenarista di una democrazia svuotata che soggioga invece di liberare. (Roberto Festa) 6) Mondialità. L'inadeguatezza delle potenze del passato davanti alla realtà. (Alfredo Somoza)
Quando si parla di Medio Oriente, le opinioni che tendono a prevalere – anzi, forse addirittura ad uniformarsi – sono quelle che, in maniera sostanzialmente trasversale, ci spiegano che la pace in Terra Santa diventerà una realtà soltanto il giorno in cui Israele accetterà la presenza di uno Stato palestinese ai suoi confini. E se diplomazie, università e media insistono su questo tasto con tanta convinzione, sarebbe sconsiderato non prestare, alle loro argomentazioni, tutta l'attenzione che indubbiamente meritano. A voler essere però storicamente precisi, bisogna pure riconoscere che, in origine, i primi a ragionare in termini di “due stati e due popoli”, sono stati proprio gli Israeliani, i quali, fin dal 29 novembre del 1947, accettarono la Risoluzione 181 dell'ONU che prevedeva la spartizione del territorio palestinese fra due istituendi Stati: uno ebraico, l'altro arabo, con Gerusalemme sotto controllo internazionale. Il rifiuto di questo Piano da parte del mondo arabo condurrà – come noto – allo scoppio della prima guerra arabo / israeliana del 1948. Ed a questo proposito, ricordiamo che le truppe di Egitto, Siria, Libano, Transgiordania e Iraq invasero Israele proprio il giorno dopo la sua nascita ufficiale: il 15 maggio 1948. Passano gli anni (e sono anni insanguinati da entrambe le parti), ma, nel luglio del 2000 – anfitrione il presidente Clinton – a Camp David l'allora premier israeliano Ehud Barak mostra di credere ancora alla soluzione dei “due stati”, offrendo a Yasser Arafat uno Stato palestinese su oltre il 94% della Cisgiordania, tutta Gaza e con capitale a Gerusalemme Est. Una soluzione decisamente favorevole che, tuttavia, il Rais sorprendentemente rifiuta. Otto anni più tardi un nuovo leader israeliano – questa volta si tratta di Ehud Olmert – si spinge persino oltre Camp David, proponendo al presunto “moderato” Abu Mazen, ulteriori scambi di territorio per compensare gli insediamenti, il controllo congiunto sui luoghi sacri di Gerusalemme ed un ritorno parziale dei rifugiati palestinesi. Anche in questo caso però, l'offerta non verrà presa in considerazione. Nel frattempo, nel 2005, Israele – sotto il governo del generale Ariel Sharon, la cui fama non è certamente quella di un mite fraticello di Assisi – ha provveduto al ritiro unilaterale da Gaza, smantellando 21 insediamenti e dislocando altrove oltre 9.000 coloni israeliani. In cambio della rinuncia totale al territorio, Tel Aviv non riceverà mai ringraziamenti o attestati di amicizia, ma dovrà invece accontentarsi di una pressoché quotidiana razione di missili provenienti proprio dalla Striscia, ormai divenuta il feudo di Hamas. Viene, pertanto, legittimo avanzare il sospetto che a dividere gli Arabi dagli Israeliani non siano tanto gli aspetti territoriali, quanto quelli identitari. In altre parole, il popolo palestinese è disposto a coesistere con quello ebraico? A noi pare, quindi, che, se davvero si vuole la pace, oltre a chiedere ad Israele alcune indispensabili concessioni territoriali, sia soprattutto prioritario domandare ai Palestinesi di chiarire, una volta per tutte, se sia maturato o meno il loro “si” ad una coesistenza irreversibile e senza retro pensieri. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
In questa puntata, Betty Senatore racconta un film che ci trasporta nel Libano della guerra civile, rivissuto attraverso i cimeli di chi all'epoca era una ragazzina e oggi vorrebbe solo dimenticare. Se non fosse per una scatola dei ricordi e una figlia che ha bisogno di sapere. Una pellicola presentata in anteprima al Festival del cinema di Berlino.See omnystudio.com/listener for privacy information.
La guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas e che ha poi coinvolto Libano, Siria, Iran e Yemen, è giunta al giorno 590. Dopo l'annuncio, l'esercito israeliano ha fatto scattare l'operazione “Carri di Gedeone”, l'offensiva via terra per conquistare vaste aree della Striscia.
Divergente Flash by Generative AIL'approfondimento del giorno #0004Gaza for SaleIl focus si sposta sul Medio Oriente. Si evidenzia l'aumento della fame acuta a livello globale e la grave insicurezza alimentare in numerosi paesi. Vengono descritti l'intensificarsi delle operazioni militari israeliane a Gaza, con un alto numero di vittime e ordini di evacuazione per i civili, e i cambiamenti nelle dinamiche di potere in Libia, caratterizzati da proteste diffuse e tensioni politiche, con la Russia che critica l'operato della Corte Penale Internazionale nella regione. Inoltre, si discute dell'accresciuta influenza del Qatar a Washington attraverso attività di lobbying e delle tensioni tra l'amministrazione Trump, Israele e gli stati del Golfo, con l'Iraq che offre sostegno finanziario per la ricostruzione di Gaza e Libano.
Più di un anno di conflitto a Gaza ha reso il racconto della guerra più difficile che mai. Le testimonianze dall'interno sono state rare, filtrate, spesso ostacolate, e ogni parola pronunciata o scritta è stata attentamente valutata, pensata e ripensata da chi racconta e da chi ascolta. Perché questa guerra è stata così difficile da narrare? Quali sfide hanno dovuto affrontare i giornalisti sul campo e quelli che hanno provato a dare voce a chi è rimasto intrappolato?Ne parlano Francesca Caferri, corrispondente estera di Repubblica, che segue il mondo arabo e musulmano da quasi 20 anni, avendo lavorato in Israele, Palestina, Egitto, Iraq, Afghanistan, Libano, Pakistan, Yemen, Arabia Saudita e molti altri Paesi; Safwat al Kahlout, corrispondente di Al Jazeera a Gaza, fuggito sei mesi dopo l'inizio della guerra e ora residente in Umbria; e Roberto Cetera, corrispondente de L'Osservatore Romano da Israele, autore di un articolo citatissimo sulle difficoltà dei giornalisti nel raccontare Gaza.
Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.
L'incontro alla XIX edizione del Festival Internazionale del Giornalismo con la giornalista Francesca Mannocchi, autrice del documentario "Lirica Ucraina", e il compositore della colonna sonora, Iosonouncane.Mannocchi continua il percorso che l'ha portata a raccontare diverse zone di conflitto, dalla Libia al Libano, all'Iraq e, più recentemente, all'Ucraina. In "Lirica Ucraina" lo fa con un documentario che parte dalle strade di Bucha, dove la reporter è entrata appena due giorni dopo la liberazione dalle truppe occupanti russe. Lì Mannocchi ha raccolto e raccontato le piccole storie dei sopravvissuti, gli unici a conservare la Memoria. Raccontare una guerra significa ascoltare chi sopravvive, perché sulla loro pelle, più che sui cadaveri estratti dalle macerie, è impressa la verità.
I titoli: - Pubblicato il rapporto Asif: lavoro efficace della Santa Sede su prevenzione e contrasto al riciclaggio - Krajewski in Ucraina il Papa mi ha chiamato per benedire la mia missione. Popolazione stremata mentre Mosca inizia l'offensiva a Sumy e Kharkiv - L'esercito israeliano colpisce ancora raid su Gaza, decine le vittime. Ucciso un comandante di Hezbollah in Libano
50 anni dopo l'inizio del conflitto settario e politico interno, segnato da massacri e da decine di migliaia di civili e miliziani uccisi, il pericolo di una nuova guerra civile appare remoto sebbene sia sempre evocato. I libanesi ora fanno i conti prima di ogni altra cosa con le conseguenze e le devastazioni provocate dagli attacchi israeliani nel sud del paese e nella capitale. Ne abbiamo parlato con il giornalista e analista Lorenzo Trombetta a Beirut, esperto di Libano e Siria.
Bienvenides a la sección de Amnistía Internacional en el barrio. Hoy, además de hablar de Hungría, de su enmienda a la ley sobre el derecho de reunión para prohibir la celebración del Orgullo LGTBIQ+ y su decisión de retirarse de la Corte Penal Internacional, vamos a viajar hasta Libano. Vamos a conocer la situación de las personas LGTBI+ en este país de Asia Occidental escuchando la historia de un chico homosexual, refugiado, que huyó de la guerra en Siria y llegó a Líbano. Con él y con María Herreros, de Amnistía Internacional, conversamos.Escuchar audio
1) Bombe Israeliane sul medio oriente. Oltre a Libano e Gaza, Tel Aviv torna a colpire la Siria. Il messaggio, questa volta, è rivolto alla Turchia. (Marco Magnano - giornalista) 2) I Dazi di Trump colpiscono la fabbrica del mondo. Le tariffe del 37% sul Bangladesh rischiano di mettere in ginocchio un paese che invia ogni anno negli Stati Uniti più di 7 miliardi di dollari di vestiti. (Matteo Miavaldi - Il Manifesto) 3) Corea del sud, il presidente Yoon Suk Yeol è fuori dai giochi. La corte suprema conferma l'impeachment davanti ad un paese spaccato che si prepara ad andare ad elezioni anticipate. (Gabriele Battaglia) 4 ) Myanmar, mentre la giunta continua a bombardare nonostante il cessate il fuoco, la popolazione colpita dal terremoto è lasciata sola a gestire la catastrofe. (Paolo Tedesco - Ong Asia) 5) Weekend di mobilitazione in Francia. La destra in piazza contro i giudici dopo la condanna di Le Pen. Contromanifestazioni a Parigi di Macronisti e sinistra. (Francesco Giorgini) 6) Spagna, in piazza per il diritto alla casa. Mentre le regioni di destra ostacolano il piano casa del governo Sanchez, l'unione degli inquilini chiama alla mobilitazione. (Giulio Maria Piantadosi) 7) Mondialità. Sushi amaro. Come la moda del pesce crudo sta devastando gli oceani di tutto il mondo. (Alfredo Somoza)
Los ataques de Israel en Gaza “llevan el sello distintivo de los crímenes atroces”.La responsable de la ONU en el Líbano ha expresado su preocupación por el “intercambio de fuego a través de la Línea Azul”.Un gran terremoto, de 7,7 grados, ha sacudido Myanmar, con temblores que se han sentido en Tailandia y Bangladesh.
El Ejército israelí asalta un centro de formación de UNRWA en Jerusalén. El retraso en la retirada de Israel del sur del Líbano viola las resoluciones del Consejo de Seguridad.Rebeldes del M23 ejecutan a niños en la RD Congo.António Guterres pide ampliar el Consejo de Seguridad.
El 4 de agosto de 2020, una gigantesca explosión en el puerto de Beirut, debido al almacenamiento inadecuado de nitrato de amonio, dejó más de seis mil quinientos heridos y doscientos treinta muertos. El acontecimiento simboliza la bancarrota de las clases dominantes y el descenso interminable del país a los infiernos. Menos de un año antes, en octubre de 2019, un levantamiento popular hizo que un millón de libaneses salieran a las calles mientras la inflación alcanzaba niveles récord. ¿Cómo pudo el Líbano, considerado en su día la Suiza del Oriente Medio, caer tan bajo?
La mattina del 2 settembre 1980 due giornalisti italiani, Italo Toni e Graziella De Palo, scomparvero a Beirut, in Libano. Erano partiti per documentare la guerra che da cinque anni era scoppiata nel paese e per cercare informazioni sul traffico di armi che avveniva in quegli anni tra Italia e Medio Oriente. Quando scomparvero si trovavano nella zona ovest della città, controllata dalle formazioni palestinesi, mentre Beirut est era sotto il controllo delle forze falangiste cristiano-maronite. Toni e De Palo erano partiti per il Libano dopo essersi accordati con l'Olp, l'organizzazione che riuniva tutte le forze palestinesi. Le indagini sulla scomparsa dei due giornalisti furono lente e difficili, affidate al servizio segreto militare italiano, il Sismi, che tentò di sviare le attenzioni proprio dalla possibile responsabilità palestinese. L'obiettivo era probabilmente proteggere il cosiddetto lodo Moro, l'accordo segreto di non belligeranza tra Italia e Olp. Ci sono state molte ipotesi negli anni, tra queste che Graziella De Palo e Italo Toni avessero scoperto qualcosa proprio sul traffico di armi che dall'Italia arrivavano in Libano e poi in parte tornavano in Italia, alle formazioni terroriste. Indagò anche la procura di Roma, ma sulla vicenda venne poi apposto il segreto di stato. Di ciò che accadde a Graziella De Palo e Italo Toni non si è mai saputo nulla con certezza. Sono passati più di 44 anni. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Trump sanzionerà la CPI per le indagini su USA e Israele.Netanyahu regala a trump un cercapersone d'oro in riferimento all'attacco terroristico in Libano. Grecia: dichiarato lo stato di emergenza a Santorini.Siria: Cesare, il wistleblower che denunciò i crimini del regime di Assad rivela la sua identità.Niger: espulsa la Croce Rossa senza spiegazioni.Messico: un altro giornalista uccisoAscolta il notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Macerie e polvere da rimuovere, per tentare di ricostruire. Ma anche vecchie tensioni che non si spengono e nuove forze politiche che faticosamente attecchiscono sul vecchio. La ricostruzione è costosa, è difficile socialmente, culturalmente e politicamente. Della ricostruzione di Gaza, Libano e Siria parliamo con Roberto Bongiorni, inviato de Il Sole 24Ore a Gerusalemme, e con Lorenzo Trombetta, giornalista, collabora con Ansa e Limes, ha scritto “Negoziazione e potere in Medio Oriente” (Mondadori).
Il piano per ridurre le sanzioni UE sulla Siria, la presenza di Israele nel sud del Libano e l'accordo India-Cina per il traffico aereo
Migliaia di palestinesi hanno cominciato a tornare nel nord della Striscia di Gaza ieri, dopo che è stata raggiunta un'intesa tra Israele e Hamas che prevede il rilascio di una donna civile e di due altri ostaggi israeliani. Con Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale. La Groenlandia è finita nelle mire degli Stati Uniti perché lo scioglimento dei ghiacci ha fatto crescente l'importanza strategica nella regione artica. Con Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale. Oggi parliamo anche di:Ritratto • “Pierre Poilievre. Combattivo” di Norimitsu Onishihttps://www.internazionale.it/magazine/norimitsu-onishi/2025/01/23/pierre-poilievre-combattivoSerie tv • Asura su NetflixCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Oggi si celebra l’80esima Giornata della Memoria. Capi di stato riuniti ad Auschwitz, presente anche Mattarella. Ci colleghiamo con la nostra inviata Betta Fiorito. Trump propone di ripulire Gaza dai palestinesi. Prorogata la tregua in Libano dopo gli attacchi israeliani di ieri. A Gerusalemme c'è Roberto Bongiorni, inviato deIl Sole 24 Ore. Migranti: nave di 49 verso l’Albania, mentre la conferma di Lukashenko in Bielorussia fa temere l’Europa, il rischio di una riapertura dei corridoi illegali. Con noi Matteo Villa, direttore del Data Lab ISPI.
1) La marcia del ritorno. Decine di migliaia di persone si sono messe in cammino verso il nord della striscia di Gaza. Una fiumana umana gioiosa e dolorosa insieme. (Mohammad, palestinese sfollato a Deir El Balah da Jabalia) 2) Le tregue in medio oriente reggono, ma sia in Libano che a Gaza resta grande l'incognita per i prossimi mesi. (Emanuele Valenti) 3) Goma è caduta. La capitale del Nord Kivu, nella repubblica democratica del congo, è stata conquistata dai ribelli del gruppo sostenuto dal Rwanda M23. In esteri la testimonianza dalla città assediata. (Monica Corna - Ong salesiana VIS) 4) Stati Uniti e Colombia litigano per le politiche migratorie di Donald Trump. La questione, però, non sono i rimpatri ma le modalità. (Alfredo Somoza) 5) 10 anni fa la liberazione di Kobane dall'Isis. Oggi, nella Siria liberata da Assad, il rojava è ancora minacciato dalle milizie turche. (Serena Tarabini) 6) 27 gennaio 2025. “Il male fa rumore, il bene è silenzioso”. L'importanza di ricordare i giusti nel giorno della memoria. (Marek Halter) 7) Serie TV. Su Apple Tv torna Scissione. Tre anni dopo l'uscita della prima stagione, arriva l'attesissimo secondo capitolo. (Alice Cucchetti)
1) Le big tech nella guerra. Dal 7 ottobre, le grandi aziende tecnologiche statunitensi come Microsoft, google e Amazon hanno rafforzato i loro legami con l'esercito israeliano. (Marco Schiaffino) 2) Libano, Israele non si ritirerà entro domenica come prevedeva l'accordo. Netanyahu annuncia che l'esercito ha bisogno di più tempo. A rischio la tregua. (Mauro Pompili, giornalista freelance) 3) Stati Uniti. A Washington la marcia degli antiabortisti rinvigorita dall'elezione di Donald Trump, che ha graziato 23 attivisti pro life. (Marina Catucci) 4) Gli ex Visegrad alla corte del Tyccon. Dall'Ungheria alla Slovacchia, l'Europa dell'est festeggia il nuovo presidente degli stati uniti. (Massimo Congiu) 5) Elezioni in Bielorussia. Una farsa che si ripete ogni 5 anni mentre la repressione del dissenso è sempre più violenta. (Ekaterina ZiuZiuk - Bielorussi in Italia) 6) Verso il voto in Germania. Da lunedì su radio popolare arriva il podcast “Aleksanderplatz”: società, politica ed economia tedesca a 360 gradi (Alessandro Ricci, Mauro Meggiolaro) 7) Mondialità. Nuove e vecchie alleanze in movimento. (Alfredo Somoza)
Operazione Muro di ferro, Israele attacca Jenin in Cisgiordania.Corea del Sud: sale il tasso di natalità per la prima volta in nove anni.Libano: ucciso funzionario di Hezbollah.Turchia: Incendio in un resort sciistico, decine di morti.Gli USA liberano un talebano in cambio di due americani a Kabul.Kuwait: ricercato per il furto di un abito da sposa da 52 mila dollari. Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Israele e Hamas, sull'orlo di una tregua. Ma continuano i bombardamenti israeliani. Corea del Sud: arrestato il presidente. India: fitta nebbia sulla capitale, ritardano voli e treni. Haiti: un milione di sfollati interni. Francia: credeva di chattare con Brad Pitt, truffata di 930 mila euro.Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Il 9 gennaio il comandante in capo dell'esercito libanese, il generale Joseph Aoun, è stato eletto presidente della repubblica, colmando un vuoto che durava da più di due anni. Con Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale.Anche in Italia si comincia a parlare di remigrazione, un termine usato dall'estrema destra internazionale per indicare la deportazione forzata degli immigrati. Con Leonardo Bianchi, giornalista.Oggi parliamo anche di:Scienza • “La matematica delle coincidenze” di Sarah Harthttps://www.internazionale.it/magazine/sarah-hart/2025/01/09/la-matematica-delle-coincidenzePodcast • Un anno con Alice Rohrwacherhttps://www.internazionale.it/magazine/sarah-hart/2025/01/09/la-matematica-delle-coincidenzeCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Il premio Nobel Malala Yousafzai invita i leader mondiali a non riconoscere i talebani che non vedono le donne come esseri umani. Israele continua a bombardare Gaza e anche il Libano. Donna austriaca rapita in Niger. Tanzania: ritrovata attivista rapita in Kenya. Venezuela: Maduro pronto alle armi per mantenere la sua pace Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
L'elezione dopo oltre due anni di impasse del nuovo presidente libanese è un chiaro elemento di rottura nel quadro attuale mediorientale. Joseph Aoun ha diversi tratti caratteristici con il suo predecessore (maronita, una carriera nell'esercito, addirittura lo stesso cognome ma senza parentela), tuttavia il suo orientamento politico è diametralmente opposto. Appoggiato da Forze Libanesi, drusi e con l'endorsement di sauditi, qatarioti, egiziani e del mondo arabo moderato, Joseph Aoun si propone come un argine contro Hezbollah e l'imperialismo turco e come punto di dialogo tra le posizioni arabe che vogliono il dialogo e la fine dei conflitti. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Venezuela: oggi il giorno del giuramento. Maduro pronto per un terzo mandato con repressione. Gaza: secondo la rivista Lancet, i morti sono il 40% in più. Mozambico: torna il leader dell'opposizione. Libano: dopo due anni hanno un presidente. Russia: gli avvocati di Navalny rischiano lunghe condanne nel processo per “estremismo”. L'India si prepara al raduno più grande al mondo, con 400 milioni di pellegriniQuesto e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Il giorno dopo la liberazione di Cecilia Sala: quali sono le attività diplomatiche e di intelligence che hanno condotto a risolvere il caso internazionale? E che cosa succede ai prigionieri ancora detenuti a Evin? Intanto il Libano elegge un nuovo presidente: cosa succederà con una guerra congelata, ma formalmente ancora in corso? Ne parliamo con Riccardo Sessa, presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale, già ambasciatore d'Italia a Belgrado, Teheran, Pechino e alla Nato, e con Giuseppe Dentice, analista dell'Osservatorio Mediterraneo dell'Istituto di Studi politici S. Pio V.
1) “Se vogliamo ridere è perché vogliamo vivere”. Dieci anni dopo la strage di Charlie Hebdo, per la maggioranza dei francesi la libertà di satira è un diritto fondamentale, ma la strada per una reale libertà d'espressione è ancora lunga. (Luisa Nannipieri) 2) E' morto Jean-Marie Le Pen. Fondatore del Front National e pioniere di quell'estrema destra europea che ora sta conquistando il continente. (Francesco Giorgini) 3) L'estrema destra austriaca potrebbe governare il paese per la prima volta dalla seconda guerra mondiale. Il presidente ha affidato l'incarico di formare un governo a Herbert Kickl, leader dell'Fpo. (Susanna Bastaroli – Die Presse) 4) Stati Uniti. A due settimane dal suo insediamento, Donald Trump minaccia dazi universali ed espansioni territoriali. (Roberto Festa) 5) Addio Fact Cheking. Meta annuncia l'interruzione del programma di controllo delle notizie false su Facebook e Instagram. Una mossa che prepara il terreno all'arrivo di Trump. (Marco Schiaffino) 6) Spagna, a 50 anni dalla morte del dittatore Franco, il governo Sanchez organizza una campagna lunga tutto l'anno per riaffermare i principi di democrazia e libertà. (Giulio Maria Piantadosi) 7) Rubrica sportiva. Il sogno della calciatrice Celine Haidar spezzato dalla guerra tra Israele e Libano. (Luca Parena)
La Turchia vuole fornire energia a Siria e Libano e il nuovo allevamento ittico in Corea del Nord per rilanciare l'economia
L'ambasciata siriana in Libano sospende i servizi e l'ONU autorizza una nuova missione contro al-Shabaab in Somalia
Cristiani in tempo di tragedie (Valencia, Libano, Israele): Gesù, Figlio della Vergine Maria, è veramente risorto
L'apertura di giornata con le notizie e le voci dei protagonisti, tutto in meno di 30 minuti.Inviare soldati in Ucraina dopo la fine della guerra con la Russia. È il tema che il presidente francese Emmanuel Macron ha affrontato ieri a Varsavia con il premier polacco Donald Tusk. I due Paesi starebbero discutendo di una potenziale forza di pace di 40.000 uomini composta da truppe di Paesi stranieri. Crosetto apre alla disponibilità dell'Italia come in Libano e a Gaza. Ci colleghiamo con Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dello IAI.
Mentre in Libano sembra scricchiolare il cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah, si è all'improvviso riacceso lo scontro militare all'interno della Siria. Dopo la presa di Aleppo, fin dove si spingeranno i ribelli? Ne parliamo con Lorenzo Trombetta, senior analyst per Ansa e Limes, e con Andrea Sparro, responsabile di WE WORLD per la Siria.
Nelle prime ore del mattino del 27 novembre è entrato in vigore un cessate il fuoco di 60 giorni tra Israele e Hezbollah, dopo due mesi di guerra aperta in Libano e quasi un anno di attacchi incrociati al confine tra i due paesi. Con Lorenzo Trombetta, analista per il Medio Oriente per L'Ansa e Limes.Lunedì Donald Trump ha detto che il giorno stesso del suo insediamento come presidente degli Stati Uniti imporrà nuovi dazi sui prodotti provenienti da Cina, Messico e Canada. Con Annamaria Simonazzi, economista e presidente della Fondazione Giacomo Brodolini.Oggi parliamo anche di:Podcast • Borghesia violenta di Paolo Girella e Maria Saracino Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Dai rischi legati al consumo di cibi ultraprocessati al rapporto cibo e salute, dall uso dell intelligenza artificiale alla transizione energetica e al nucleare, dai destini dell Europa fino al Piano Africa. Questi sono alcuni dei temi al centro dell edizione 2024 del Forum Internazionale dell Agricoltura e dell Alimentazione, organizzata da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House Ambrosetti, che si tiene presso Villa Miani a Roma, dalle ore 9:30 di giovedì 28 fino a venerdì 29 novembre.In questo contesto è stato presentato oggi il rapporto Coldiretti/Censis secondo il quale oltre sei italiani su dieci temono che la proliferazione delle guerre e gli effetti dei cambiamenti climatici finiscano per ridurre la quantità di cibo disponibile. Ritorna dunque la paura di una carestia globale dinanzi alla quale occorre razionalizzare l'utilizzo delle risorse, a partire dalla necessità di destinare i fondi agricoli europei della Pac solo ai veri agricoltori per continuare a garantire in futuro la produzione alimentare.Tra i messaggi lanciati durante il Forum c'è anche la necessità di raddoppiare gli investimenti a 6 miliardi entro il 2030 per sostenere l'innovazione in agricoltura per contrastare i cambiamenti climatici e assicurare la produzione alimentare.L'intervento di Ettore Prandini Presidente Coldiretti ai microfoni di Sebastiano Barisoni.Energia e politica al centro della decima edizione di MED Dialoghi MediterraneiSi è conclusa ieri la decima edizione della Conferenza MED Dialoghi Mediterranei iniziata lunedì 25 novembre. La conferenza, promossa dal 2015 dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) a Roma presso il Rome Cavalieri Waldorf Astoria HotelTra i temi dibattuti, la politica e le scelte strategiche in materia energetica nell'area del Mediterraneo e del Vecchio Continente. Con la regione dei Balcani che si candida a giocare un ruolo di primo piano, l'intesa tra Simest e Libyan foreign bank, la richiesta della Somalia per un aumento degli investimenti italiani diretti verso il Corno d'Africa. E, chiaramente, la guerra a Gaza, la crescente violenza in Libano e le tensioni crescenti tra Iran e Israele stanno portando il Medio Oriente e il Mediterraneo sull'orlo di una gravissima crisi.Il commento di Franco Bruni, presidente dell Ispi e professore emerito del dipartimento di Economia dell Università Bocconi.Urso all'Ue, sull'auto tempesta perfetta, agire subito"Quello che sta accadendo in Europa" all'automotive "è particolarmente drammatico: la rinuncia a realizzare in Europa le gigafactory e nel contempo la chiusura di stabilimenti sull'endotermico. E' in corso una tempesta perfetta: si rinuncia alla via dell'elettrico e nel contempo si chiudono gli stabilimenti per non pagare le penali" al via il prossimo anno con il regolamento Ue. Lo ha detto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, al Consiglio Ue competitività. "Dobbiamo agire e subito", ha rimarcato Urso, che ha promosso con la Repubblica Ceca un non paper sul futuro dell'automotive, sostenuto da altre 5 capitali (Austria, Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Malta e Romania), che è stato al centro del dibattito in queste ore. Ai firmatari, nel corso del dibattito si sono aggiunti una serie di interventi da parte di altri Paesi a sostegno della posizione italiana."Siamo particolarmente soddisfatti - ha aggiunto Urso - dell'ampia convergenza di posizioni espressa dai Paesi UE sul nostro non-paper, relativo al settore automotive europeo. Una proposta che, di fatto, si colloca oggi al centro dell'agenda della Commissione Europea. Come sottolineato oggi dalla vicepresidente Margrethe Vestager, la presidente Ursula von der Leyen ha confermato il suo impegno diretto su questo dossier. Questo rafforza l'importanza strategica del tema, cruciale per l'industria e l'occupazione in Europa, e ci rassicura sul fatto che sarà una delle priorità chiave nei primi 100 giorni della nuova Commissione".Il punto di Adriana Cerretelli, editorialista Il Sole 24 Ore Bruxelles a Focus Economia.Per il Black Friday in Italia attese spese per oltre 2 miliardiSecondo le stime dell Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - School of Management del Politecnico di Milano, nei giorni compresi tra il Black Friday e il Cyber Monday, gli italiani spenderanno online oltre 2 miliardi di euro (+9% rispetto al 2023). In questa occasione, gli operatori particolarmente competitivi realizzeranno anche 10 volte il fatturato di un giorno medio, il doppio rispetto al 2023.Nato negli Stati Uniti negli anni '20 dalla catena di distribuzione Macy's per dare impulso alle spese all'indomani del giorno del Ringraziamento, il Black Friday è oggi un fenomeno globale che da il via alla stagione delle compere natalizie anche nel nostro paese. Le categorie più interessate da queste iniziative nel 2024, secondo lo studio dell'Osservatorio, saranno Abbigliamento, Beauty, Enogastronomia, Giocattoli, Informatica ed elettronica e poi ancora esperienze legate al mondo dei viaggi e degli eventi. Viene però evidenziato un trend decrescente per l Elettronica (-14% rispetto al 2023 ), che se un tempo rappresentava una delle categorie più performanti, oggi vede un calo delle vendite in favore di acquisti in altre categorie merceologiche.Le iniziative di sconto più comuni si suddividono equamente tra sconti applicati all intero catalogo e sconti riservati a una selezione di prodotti. Non mancano promozioni che sono finalizzate a premiare un target di clienti specifico: tra queste spiccano le iniziative di sconto anticipato per i clienti più fedeli. La maggior parte dei merchant manterrà una politica di sconti in linea con quella dell anno passato: su determinati prodotti i risparmi per il consumatore potranno superare anche il 30%. Per quanto riguarda le abitudini di acquisto, ci aspettiamo che quasi la totalità degli eShopper acquisti online durante questo periodo di promozioni, beneficiando di un risparmio medio di circa 20 ogni 100 spesi dichiara Valentina Pontiggia, Direttrice dell Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano.Il commento di Valentina Pontiggia, Direttrice dell Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano.
Gli Stati Uniti hanno contribuito a mediare l'accordo che vedrà Hezbollah ritirarsi dal confine del Libano con Israele.
(00:44) Davide Frattini spiega l'accordo che prevede il cessate il fuoco lungo la Linea Blu, nel nord di Israele, e che ha avuto Stati Uniti e Francia come garanti.(06:43) Francesca Basso racconta l'andamento del voto del Parlamento europeo, che ha dato a Ursula von der Leyen il via libera definitivo, ma con la maggioranza più bassa mai vista.(13:47) Rinaldo Frignani parla della vasta operazione di polizia che ha scoperto 22 milioni di utenti illegali di tv a pagamento.I link di corriere.it:Tregua tra Libano e Israele: Usa e Francia garantiSì alla nuova Commissione Ue, ma von der Leyen manca quota 401 e perde 31 votiPirateria streaming, così gli utenti aggirano i limiti: la rete scoperta dalla polizia
La tregua in Libano è entrata in vigore alle 3 ora italiana. "Quanto durerà dipende da cosa succederà sul terreno: se Hezbollah si riarmerà, noi attaccheremo. In accordo con gli Stati Uniti, manteniamo una completa libertà militare", ha detto il premier israeliano. Poi l'intervento di Biden: "Hezbollah non attaccherà". Ne parliamo con Valeria Rando, giornalista freelance a Beirut, e Filippo Dionigi, Senior Lecturer in Relazioni Internazionali all'Università di Bristol.
Imposición de aranceles entre México y EU sería devastador, afirma Coparmex Avanza en comisiones del Senado desaparición de órganos, incluido el INAI Hamás celebra alto al fuego en Líbano como derrota de Israel
I mandati di cattura internazionali per Netanyahu e Gallant, la violenza in Libano che continua prima di un accordo che alcuni considerano imminente, l'attacco ai militari italiani dell'UNIFIL: il nostro aggiornamento dal Medio Oriente.
I colloqui per la tregua in Libano, il ritiro di tre ufficiali argentini dall'UNIFIL e il processo a Hong Kong
Más de 200 niños muertos en el Líbano en dos meses“Un genocidio se desarrolla ante nuestros ojos” en Gaza, denuncia Comité EspecialMil días de guerra en UcraniaEl G20 deja en manos de la COP29 el acuerdo sobre financiación climática
Gli attacchi all'UNIFIL in Libano, le alluvioni in Spagna e l'arruolamento di 160.000 persone nell'esercito ucraino
L'attacco a un'azienda aerospaziale in Turchia e gli aiuti per il Libano
Imagina ir caminando por la calle y de repente ver cómo explota tu vecino, y a unos metros otro y al otro lado de la calle otro. Y así por varias ciudades de un país del Medio Oriente.Eso fue lo que pasó en Libano, cuando varios bipers o 'pagers' de seguidores de Hezbolá explotaron simultáneamente por una tecnología desconocida, dejando varios muertos y heridos por doquier. Mantente al día con los últimos de 'El Bueno, la Mala y el Feo'. ¡Suscríbete para no perderte ningún episodio!Ayúdanos a crecer dejándonos un review ¡Tu opinión es muy importante para nosotros!¿Conoces a alguien que amaría este episodio? ¡Compárteselo por WhatsApp, por texto, por Facebook, y ayúdanos a correr la voz!Escúchanos en Uforia App, Apple Podcasts, Spotify, y el canal de YouTube de Uforia Podcasts, o donde sea que escuchas tus podcasts.'El Bueno, la Mala y el Feo' es un podcast de Uforia Podcasts, la plataforma de audio de TelevisaUnivision.