Municipality in Tolima Department, Colombia
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L'Onu approva il piano di Trump per Gaza. Israele promette di bloccare qualsiasi percorso verso uno Stato palestinese.Libano: raid israeliano su campo profughi, 13 morti.Trump assolve MBS sul caso Khashoggi e sigla maxi-accordi con Riyad.COP30 al bivio: il mondo spinge per uscire dai combustibili fossili. ONU: Cuba primo Paese al mondo per detenzioni arbitrarie Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli Introduzione: Prigioni occulte: le vite spezzate nel silenzio dell'occupazione
16 novembre. A Gaza l'inverno entra dalle fessure. Le tende degli sfollati affondano sotto la pioggia, i bambini raccolgono l'acqua con le mani, l'Unrwa ripete che i rifornimenti per il freddo restano fermi ai valichi e che le restrizioni israeliane violano il diritto internazionale. La tregua sembra un telo bagnato che non regge. A New York si prepara il voto sul piano americano per il dopo-Gaza, mentre la Russia rilancia un testo alternativo che cancella l'autorità di transizione immaginata dagli Usa. In parallelo, l'esercito israeliano lavora già all'ipotesi di un collasso della tregua: un dettaglio che vale più di molte dichiarazioni. Sul fronte nord il Libano porta all'Onu il reclamo contro il muro costruito da Israele, definito una ferita alla propria sovranità. È il segno che la “calma” non ha smesso di scricchiolare. La contabilità dei corpi continua a scorrere su due lati: a Tel Aviv le famiglie tornano in piazza per chiedere il rientro degli ultimi tre ostaggi; a Gaza arrivano altre quindici salme, una lista che supera le trecento e che resta in gran parte senza nome. Lo stesso giorno Abu Mazen compie novant'anni, icona di un'Autorità palestinese che partecipa ai colloqui sulla “fase successiva” da una posizione sempre più laterale. In Italia Tajani ripete la formula del «rafforzare la tregua» e guarda al voto di lunedì, legando l'esito alle scelte di Cina e Russia. La Cisl consegna 553mila euro alla Croce Rossa e richiama l'unico orizzonte possibile, «due popoli, due Stati», mentre nelle città italiane restano i gesti minimi: i ventimila nomi dei bambini di Gaza scritti dai loro coetanei a Brescia; una madre e un bimbo accolti in parrocchia; un blitz per ricordare che il silenzio consuma. L'ambasciatore israeliano in Italia dice che il problema non è il governo, ma l'opinione pubblica. A Gaza, sotto l'acqua, il problema ha un altro nome: sopravvivere alla tregua. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Diventa un supporter di questo podcast: clicca qui.➨ Iscrivetevi al nostro canale Telegram: clicca quiNel primo contributo proponiamo la deposizione di Marco Donat Cattin, ex dirigente dell'organizzazione armata Prima Linea, nel corso di una udienza del processo alla rivista Metropoli (Roma, 21 ottobre 1986). Nel secondo contributo, l'ex Prima Linea Roberto Sandalo parla in qualità di collaboratore di giustizia nel corso di un'udienza del Processo 7 Aprile (1983). Nel terzo e ultimo contributo, il collaboratore di giustizia, ed ex Prima Linea, Michele Viscardi, noto alla stampa come «il killer dagli occhi di ghiaccio», risponde alle domande della Corte nell'ambito di un'udienza del processo 7 Aprile (1984). Si ringrazia Radio radicale per la condivisione dei reperti. Tra i principali temi toccati durante le deposizioni: 1) «Il sequestro Moro? Ci siamo meravigliati dell'impresa e abbiamo cercato di prendere contatti con le Br»; 2) «Dicemmo che non avremmo appoggiato l'operazione Moro»; 3) Sul «comando unificato» Prima linea-Formazioni comuniste combattenti; 4) «La colonna romana? La consideravamo la più movimentista e per questo la più vicina a noi»; 5) Il primo incontro a Roma col bierre Seghetti; 6) Il secondo incontro a Roma con Seghetti e Gallinari; 7) Sulle «difficoltà di comprensione» delle rispettive «terminologie»; 8) Sull'ipotesi di un «aggancio-comune» Br-PL; 9) Sulla rivista Metropoli e il ruolo di Oreste Scalzone; 10) «I Comitati comunisti rivoluzionari? Ci offrirono alcune armi provenienti dal Libano»; 11) L'interesse per la Fiat di Cassino e Napoli; 12) «I primi contatti coi brigatisti? All'inizio del '77, a Torino»; 13) «Prima Linea? Nel '79 ebbe un bilancio di oltre un miliardo di lire»; 14) Sul ruolo delle rapine di autofinanziamento e il reperimento di armi; 15) «Il fine? Era quello di scatenare la guerra civile in Italia»; 16) «Abbiamo confuso il malcontento con la disponibilità di prendere un mitra in mano»; 17) Il corteo del 1° maggio 1977 a Milano; 18) La «ricerca» di un dirigente della Magneti Marelli per sparargli alle gambe; 19) «Oggi mi sono reso conto del nulla che c'era dietro la lotta armata»; 20) «Alessandrini? E' stata una operazione difensivistica»;
Perfino la cosiddetta tregua ha un suono di metallo. Nella notte Gaza City ha sentito i droni, Khan Younis i colpi d'artiglieria: l'agenzia Wafa segnala demolizioni nel quartiere di Zeitoun e mezzi israeliani che sparano a est della città, mentre sulla fascia occidentale i sorvoli non si sono fermati. È un cessate il fuoco che non smette di essere guerra, solo più amministrata e meno dichiarata. I numeri lo confermano. In Egitto è stato annunciato l'allestimento di 16 campi destinati a ospitare fino a 100 mila famiglie palestinesi: uno schema che stabilizza lo sfollamento invece di preparare il ritorno. Dentro Gaza, nuove aree di tende sono state montate nel complesso dei ministeri, oltre 400 strutture aggiuntive, mentre tre convogli di aiuti (circa 50, 30 e 40 camion) hanno raggiunto il nord. È soccorso di sopravvivenza senza un progetto politico di rientro, ricostruzione, autodeterminazione. La “forza di stabilizzazione” che dovrebbe gestire il dopo continua a svuotarsi. Gli Emirati hanno fatto sapere che «probabilmente» non parteciperanno perché manca un quadro chiaro: niente mandato, niente regole d'ingaggio, niente definizione su responsabilità e catena di comando. Non si mandano truppe dentro un vuoto. È un messaggio che vale per tutti i Paesi che finora hanno annunciato, esposto bandiere e poi rimesso le mani in tasca. A nord la situazione resta tesa: nelle ultime ore un'auto è stata colpita nei pressi di Sidone, nel sud del Libano, e a Houla alcuni edifici sono stati distrutti da esplosioni dopo colpi di artiglieria. Il confine resta una frontiera instabile che può riaccendere tutto. Tregua fragile, sfollamento normalizzato, missione senza pilastri: la guerra non scompare, cambia forma e si sposta di stanza in stanza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Il leader dell'autorità nazionale palestinese Abu Mazen è in Italia, e dopo l'incontro di ieri con Papa Leone XIV, oggi i vertici con la Premier Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alle Nazioni Unite sono invece cominciate le discussioni informali sulla bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti, mentre Israele attacca il Sud del Libano. Parliamo di tutto questo insieme a Marco Di Liddo, Direttore del Centro Studi Internazionali. In testa alla classifica delle buone notizie di questa settimana l'impegno dei comuni nella lotta al cambiamento climatico: sono stati piantati tre milioni di nuovi alberi in Italia, mai così tanti. A questo si aggiunge il vertice mondiale dei sindaci di Rio, a cui ha partecipato anche Stefano Lo Russo, sindaco di Torino e Vicepresidente Anci, che sentiamo.
I titoli: Lunedì al via in Brasile la Cop30, Conferenza Onu sui cambiamenti climatici. Ieri pre vertice a Belem dei capi di Stato e di governo. All'Onu pronta la bozza Usa di risoluzione per il futuro di Gaza Chiesta una forza internazionale con il compito di disarmare Hamas. Nuovi attacchi di Israele in Libano. Incontro ieri in Vaticano fra Papa Leone e il presidente dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas. Al centro del colloquio gli sforzi per la fine del conflitto nella Striscia. Conduce: Paola Simonetti In studio: Daniele Giorgi
Lama Tauk è una regista, antropologa visiva, musicista, scrittrice e attivista libanese.Profondamente impegnata in questioni sociali, il suo lavoro esplora la classe sociale, la cultura e le complesse intersezioni tra antropologia, politica, economia e ambiente libanesi. Attraverso il cinema e la musica, cerca di sfidare le ingiustizie, reimmaginando al contempo le narrazioni di identità e resistenza in Libano e in Medio Oriente.Dal 24 al 26 ottobre 2025 ha partecipato al film festival organizzato dall'associazione studentesca universitaria “Femminismi Contemporanei” chiamato “Specchi Radicali”. Un festival dedicato alla proiezione e discussione di opere audiovisive autoprodotte – documentari e videoarte – realizzate da donne, persone LGBTQIA+ e soggettività queer. Il festival nasce con l'intento di dare spazio a voci emergenti e sperimentali, a produzioni dal basso che si distinguono per approcci radicali, decoloniali, transfemministi e queer.Durante il festival, Lama ha portato due dei suoi film: “That May or May Never Be” (30 mins) and “Train Stations; A Loner Journal” (7 mins). In particolare, il primo è èarte di un progetto più ampio per la sua tesi magistrale, che si concentra sulla riscrittura e la reinterpretazione della memoria collettiva libanese, delle storie frammentate del suo passato in nuove narrazioni identitarie plasmate dalle nuove generazioni.
La tregua che prometteva silenzio oggi parla con la voce dei feriti. Nella scuola Al-Zahra, trasformata in rifugio, un matrimonio si è concluso tra le urla: quattro bambini colpiti da schegge, dicono i medici locali. Al largo, cinque pescatori sono stati sequestrati, tre di loro fratelli. Accade dentro quella che Israele chiama «yellow line», la fascia che dovrebbe garantire sicurezza ai civili. Ogni giorno ne ride la realtà. A New York, intanto, si scrive il dopo. Gli Stati Uniti hanno presentato una bozza di risoluzione Onu che prevede una forza internazionale di stabilizzazione per Gaza, con mandato di due anni e obiettivo dichiarato di demilitarizzazione. Un «Consiglio di pace» gestirebbe sicurezza e ricostruzione insieme a Egitto, Israele e partner regionali. Nomi già sul tavolo: Indonesia, Azerbaigian, Turchia, Egitto. Ankara avverte che tutto dipenderà dal calendario del ritiro israeliano. La pace, ancora una volta, viene progettata fuori dal luogo in cui dovrebbe vivere. Israele ha consegnato quarantacinque corpi di palestinesi il giorno dopo la restituzione dei resti di tre soldati israeliani. A Kiryat Gat la direttrice dell'intelligence Usa Tulsi Gabbard supervisiona la «fase due» della tregua: Washington come garante, Tel Aviv come custode armata. Sullo sfondo, il parlamento israeliano discute la pena di morte per i terroristi, mentre nel Sud del Libano un'abitazione salta in aria e a Teheran migliaia di persone marciano contro Israele e Stati Uniti. Si chiama “stabilizzazione”, ma odora di commissariamento. A Gaza le bombe si fermano solo per il tempo necessario a cambiare il lessico della guerra. La tregua, come la chiamano nei palazzi, qui resta un verbo al futuro. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
La guerra d'Israele oggi si racconta più dalle mura delle caserme che dal fronte. La procuratrice generale dell'Idf, Yifat Tomer-Yerushalmi, è stata ritrovata viva dopo ore di scomparsa: la stessa che aveva ammesso di aver fatto diffondere il video delle torture su un detenuto palestinese a Sde Teiman. Quel filmato, secondo Netanyahu, sarebbe «l'attacco di propaganda più grave contro Israele». In realtà mostra il punto di rottura dentro l'esercito: quando la legalità implode, la verità filtra dall'interno. Nelle stesse ore, Hamas ha consegnato alla Croce rossa tre corpi di israeliani uccisi, mentre le forze israeliane hanno rivendicato nuovi raid a Gaza City e l'uccisione di un «terrorista». Secondo il movimento palestinese, i morti dopo la “tregua” sono già 236. È una pace amministrata da chi occupa, una tregua con diritto di fuoco unilaterale. Sul fronte nord, Katz annuncia che gli attacchi contro Hezbollah «saranno intensificati», e l'Idf rivendica l'uccisione di quattro miliziani in Libano. Ogni scandalo interno trova una distrazione esterna, ogni verità viene sepolta da un nuovo bombardamento. Intanto i numeri dicono che la guerra economica è totale: l'Organizzazione internazionale del lavoro calcola un crollo del 29 per cento dell'economia palestinese, con Gaza ridotta dell'87 per cento. È la prova che il cessate il fuoco non sospende la distruzione: la prolunga in silenzio, giorno dopo giorno, vita dopo vita. La scena di oggi è questa: una generale costretta a denunciare le torture del suo esercito, tre bare restituite da Hamas, un confine nord che brucia. Israele cerca di difendere la sua reputazione, ma la verità, come sempre, si difende da sola. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Nel giorno in cui Trump e Xi si scambiano elogi per la “tregua riuscita”, a Gaza si contano altri 104 morti, tra cui 46 bambini, in 24 ore di bombardamenti. È la tregua celebrata nei palazzi: il 29 ottobre Washington parlava di «stabilizzazione» e oggi Axios rivela che gli Stati Uniti lavorano a una “forza internazionale” per gestire il dopoguerra, senza spiegare chi controllerà i territori né chi ricostruirà le case distrutte. Sul terreno la realtà è opposta. Israele ha eretto quasi mille nuove barriere in Cisgiordania dall'inizio della guerra, secondo Peace Now e confermato dall'ANP. Ogni villaggio diventa un'isola, ogni spostamento un atto sospetto. E nel frattempo ottantuno soccorritori turchi restano fermi al valico di Rafah: Israele non ha ancora dato l'autorizzazione all'ingresso dei convogli medici. A nord, nel Libano, un dipendente comunale è stato ucciso a Blida durante un nuovo attacco israeliano. Il presidente Michel Aoun ha ordinato all'esercito di «reagire a ogni incursione», mentre Hezbollah parla di «violazione della tregua». La missione ONU UNIFIL invita alla calma, ma ammette che la linea blu “non regge più”. Nel frattempo, Haaretz diffonde un video di un detenuto palestinese torturato in un centro israeliano: l'IDF annuncia un'indagine “interna”, la prima in due anni. E in Europa crescono le proteste contro le navi israeliane: a Corfù, cittadini bloccano l'approdo di una crociera; a Taranto, la USB denuncia l'arrivo della nave SeaSalvia con “un nuovo carico di morte”. La guerra, intanto, cambia solo tono: meno visibile, più metodica. Mille barriere, convogli bloccati, prigionieri picchiati. È la pace come architettura dell'assedio. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
I titoli: Reso noto il programma del viaggio apostolico del Papa in Turchia e Libano: a Istanbul visiterà la Moschea Blu. In Libano preghiera al porto di Beirut. Stamani in Vaticano il premier ungherese Orban Trump a Putin: la Russia 'dovrebbe finire la guerra in Ucraina, giunta al quarto anno, non testare missili' Aperto a Roma il Giubileo del Mondo educativo
I titoli - Nella notte attacco aereo russo su Kyiv e altre città ucraine: almeno 2 morti. Il presidente americano Trump: vedo ancora la possibilità di un cessate il fuoco - Gaza: “La tregua è concreta, sono ottimista sulla pace”. Così il vicepresidente Usa Vance in missione in Israele. Pressioni su Hamas e Netanyahu per rispettare gli accordi - Papa Leone sarà in Libano e in Turchia per il suo primo viaggio apostolico dal 30 novembre al 2 dicembre: "E' un messaggio di pace, riconciliazione e democrazia per tutto il Medio Oriente”, dice monsignor Khairallah, vescovo di Batroun dei Maroniti, ai media vaticani In conduzione: Francesco De Remigis In regia: Gabriele Di Domenico
Israele e Palestina: Trump minaccia Hamas: “Se non si disarma, li uccideremo”. Yemen: ucciso il capo di stato maggiore degli Houthi in un raid israeliano.Kenya: caos e morti ai funerali di Raila Odinga.Perù: un morto e decine di feriti nelle proteste contro il nuovo presidente Jeri.Trump e Putin verso un vertice a Budapest per fermare la guerra in Ucraina, ucciso un giornalista. Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli e con Elena Pasquini in collegamento dal Libano. Introduzione: Quando il mare tace, la verità continua a navigare
Madagascar, la rivolta dei giovani rovescia Rajoelina: il presidente in fuga dopo il golpe militare.Israele e Palestina: Hamas riafferma il controllo nella caotica Gaza.Venezuela e Stati Uniti: nuovo attacco in mare, sei morti.Nuovi scontri a fuoco tra eserciti di Pakistan e Afghanistan.Messico, il fiume inghiotte i villaggi: almeno 64 morti e centinaia di migliaia di sfollati nel cuore del Paese Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli con Elena Pasquini in collegamento dal LibanoIntroduzione: Gaza: il marketing della pace
Molti giornali, festanti e sconnessi dalla realtà perché offuscati dalla propaganda di pace – che poi è solo propaganda di guerra vestita di bianco – raccontano che gli abitanti di Gaza starebbero “tornando a casa”. Le foto che accompagnano quei titoli mostrano volti smarriti. Ma no, non ci sono case: Gaza in macerie, appunto. Dopo quasi due anni di assedio e bombardamenti, oltre 191.000 edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati, più del 92 % degli alloggi; il 92 % delle strade primarie è in rovina. Sessantasettemila palestinesi, per lo più civili – compresi migliaia di bambini – hanno perso la vita e circa 170.000 sono rimasti feriti. Oltre l'80 % delle terre agricole è stato distrutto o reso inaccessibile; scuole, ospedali e siti culturali giacciono a terra. Solo 14 ospedali su 36 restano parzialmente operativi. Questa sarebbe la legittima difesa di chi oggi reclama di costruire la pace. Mentre l'Europa applaude al cessate il fuoco come se fosse la fine di una guerra, le bombe cadono sul Libano. Ieri i raid israeliani hanno colpito Tiro e Baalbek, con vittime civili e infrastrutture ridotte in cenere. È la stessa musica, cambiato solo il fronte: il suono della “pace” è quello delle esplosioni. Da Israele arriva intanto la notizia che due medici palestinesi non saranno rilasciati: il dottor Hussam Abu Safiya, pediatra e direttore dell'ospedale Kamal Adwan, arrestato insieme a 240 tra medici, infermieri e pazienti, e il dottor Marwan al-Hams, responsabile degli ospedali da campo. Nelle stesse ore in cui la propaganda celebra la “ricostruzione”, i testimoni italiani rientrati da Israele raccontano violenze e abusi subiti nei centri di detenzione: pestaggi, privazione del sonno, sequestri di telefoni e documenti. A Gaza, la protezione civile continua a scavare sotto le macerie: trentacinque corpi recuperati nelle ultime ore, diciannove solo a Gaza City. Le immagini mostrano famiglie che camminano sulle rovine delle proprie case, con lo sguardo fisso sull'orizzonte: nessuno di loro sa dove dormirà stanotte. La ciurma di terra ha un solo imperativo: tenere la rotta e gli occhi dritti su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Annunciato il primo viaggio apostolico di Papa Leone XIV: sarà in Turchia e in Libano dal 27 novembre al 2 dicembre. Pubblicato anche il messaggio per la GMG del 2025: Siate missionari di Cristo nel mondo Il 7 ottobre di due anni fa l'attentato di Hamas in Israele e l'inizio della guerra a Gaza. Parolin: inaccettabile ridurre le persone a vittime collaterali.
Desde el inicio de la guerra, 151 niños han perdido la vida en la Franja de Gaza debido a la desnutrición aguda. Entre ellos estaba Jana, una niña de 9 años. Al menos 103 civiles han muerto en ataques israelíes en Líbano desde el alto el fuego. “Si los Estados miembros quieren que la ONU funcione deben pagar” sus cuotas, dice la presidenta de la Asamblea General
I titoli: Pubblicato il volume "Leone XIV cittadino del mondo, missionario del secolo XXI". Tra i temi affrontati Terra Santa, Cina, donne, abusi, intelligenza artificiale Attacco Israeliano in LIbano. Ucciso il fornitore di armi per Hezbollah Nord Kivu. Gruppo islamista uccide 80 persone durante una cerimonia funebre Luca Collodi
Join us in this insightful episode as we dive into the world of emotion regulation and attentional deployment with Dr. Daniel Rojas Líbano of Universidad Diego Portales. Santiago, Chile. Discover how shifting focus can influence emotional responses and explore the implications of these findings in real-world applications. Perfect for psychology enthusiasts and anyone curious about the science behind our emotions. Don't miss out on this engaging conversation! Read the entire research paper here!https://ejop.psychopen.eu/index.php/ejop/article/view/15803/15803.htmlSupport the showSupport us and reach out!https://smoothbrainsociety.comhttps://www.patreon.com/SmoothBrainSocietyInstagram: @thesmoothbrainsocietyTikTok: @thesmoothbrainsocietyTwitter/X: @SmoothBrainSocFacebook: @thesmoothbrainsocietyMerch and all other links: Linktreeemail: thesmoothbrainsociety@gmail.com
In questo episodio in italiano di Voci che non tremano, Laura ci racconta gli ultimi sviluppi: la Global Sumud Flotilla di nuovo sotto attacco in Tunisia, il bombardamento israeliano in Qatar, Siria, Libano e Yemen, e l'ordine di evacuazione totale di Gaza City. Tra dichiarazioni di attivisti, voci istituzionali come Francesca Albanese, e poesie di Mahmoud Darwish, ci addentriamo nella guerra dei racconti, nelle responsabilità storiche e nella resistenza che continua: dal mare ai microfoni. Una puntata che, anche non essendo un esperta, intreccia cronaca, geopolitica e poesia.
Il PAPA: una estesa “alleanza dell'umano” che includa i poveri non come destinatari di aiuto A Gaza l'esercito israeliano intensifica le sue attività. Yemen e Libano nel mirino per colpire covi legati ad Hamas. NEL 2025 già state effettuate oltre cento perquisizioni e per contrastare minacce e istigazioni legate all'antisemitismo".
di Alessandro Luna | Tra gli argomenti di oggi la parata di Xi, la flottilla umanitaria verso Gaza con quattro parlamentari dell'opposizione e il nuovo attacco di Israele contro i nostri militari in Libano. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Andrea Nicastro parla delle reazioni (nazionali e internazionali) dopo l'attacco di droni contro la Forza di interposizione dell'Onu in Libano, attualmente guidata dall'Italia. Stefano Montefiori presenta il nuovo vertice della coalizione, incentrato sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina in caso di cessate il fuoco. Michela Rovelli spiega la sentenza di un giudice federale Usa che non costringerà il gigante del tech a vendere Chrome.I link di corriere.it:Droni israeliani attaccano i caschi blu dell'Unifil in LibanoI Volonterosi si riuniscono a Parigi: «Pronti ad assumerci le nostre responsabilità, aspettiamo gli Usa»Google non deve vendere Chrome, ma dovrà condividere i dati di ricerca con la concorrenza
E dopo la drammatica situazione in Ucraina parliamo di politica e di accordi per le elezioni amministrative con l'analisi di Andrea Bulleri, quindi andiamo a Libano con l'inviato Lorenzo Vita e lo scenario dopo il ritiro delle truppe Onu, per le storie di sport ci spostiamo in Olanda con Massimo Boccucci.
® Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.Prima emissione: 8 maggio 2025
L'apertura dei giornali, con le notizie e le voci dei protagonisti, tutto in meno di 30 minuti.Ora che la guerra tra Israele e Iran è finita, il Medio Oriente torna a guardare ai focolai di crisi ancora accesi. Su tutti Gaza dove si continua a morire di fame, ma anche al Libano dove continua la missione delle Nazioni Unite che coinvolge circa 1000 soldati italiani. Ne parliamo con Andrea Tenenti, portavoce UNIFIL.
1) Guerra Iran – Israele. A Ginevra iniziati i colloqui tra Teheran e ministri europei sul nucleare, mentre Tel Aviv avverte l'esercito di prepararsi ad una guerra lunga. Decine di migliaia di persone in piazza in Iran, Iraq e Libano contro Israele. (Francesco Giorgini, Paola Rivetti - Univ. di Dublino) 2) A Gaza una siccità causata dall'uomo. L'Unicef denuncia la situazione umanitaria nella striscia, dove sempre più bambini rischiano di morire di fame e di sete. (Andrea Iacomini - Unicef) 3) La Spagna dice no. Il governo Sanchez si oppone all'aumento al 5% della spesa per la difesa per i paesi NATO. “E' incompatibile con la tenuta del welfare” dice Madrid. (Giulio Maria Piantedosi) 4) India, il governo Modi stringe la morsa discriminatoria contro la popolazione Musulmana. New Delhi accusata di deportare cittadini di religione islamica in Bangladesh. (Sara Farinella, Nicola Missaglia - ISPI) 5) Mondialità. La scomparsa del diritto internazionale e il ritorno alla politica di potenza. (Alfredo Somoza)
Raimondo Schiavone"Dentro la Siria"Dall'aggressione alla caduta di AssadViaggio all'interno di uno Stato mal trattatocon l'intervento di Maria SaadehArkadia Editorewww.arkadiaeditore.itDentro la Siria è un reportage che esplora in profondità il conflitto siriano attraverso il punto di vista dell'autore, basato su anni di viaggi, incontri e analisi geopolitiche. Il libro ripercorre la storia della guerra, dalla sua genesi fino alla caduta di Bashar al-Assad, esaminando il ruolo delle potenze straniere, il peso della propaganda mediatica e l'impatto sulle minoranze religiose. Attraverso testimonianze dirette, interviste esclusive – tra le quali un dialogo con il deposto presidente – e un'analisi critica degli eventi, l'autore offre una prospettiva alternativa sulla Siria, lontana dalle narrazioni semplificate dei media occidentali. Il testo affronta anche la complessità delle alleanze internazionali, il coinvolgimento di attori come Iran, Russia, Turchia e Israele, nonché la situazione drammatica dei rifugiati e delle comunità locali. Un elemento chiave del libro è l'intervista esclusiva a Maria Saadeh, ex parlamentare siriana e voce autorevole sulla questione siriana, che offre un'analisi lucida sul ruolo dell'Occidente, sulla resistenza del popolo siriano e sulle prospettive future del Paese. Il suo contributo aggiunge una dimensione unica alla narrazione, mettendo in luce aspetti spesso ignorati dalla stampa internazionale. Dentro la Siria non è una semplice cronaca degli eventi siriani ma piuttosto un viaggio umano e politico in una nazione devastata e tuttavia ancora resiliente, un invito a interrogarsi sulle reali dinamiche del Medio Oriente e sulla verità dietro le narrazioni ufficiali.Raimondo SchiavoneGiornalista, presidente del Centro Italo Arabo e del Mediterraneo, editore e autore di saggi sul mondo arabo e sulMedio Oriente, ha seguito in particolare le vicende della guerra in Siria, a capo di numerose missioni giornalistiche, e del movimento politico sciita Hezbollah in Libano. Ha curato i volumi Syria. Quello che i media non dicono (2013) e Middle East. Le politiche nel Mediterraneo, sullo sfondo della guerra in Siria (2014). È coautore dei saggi Lebanon. Reportage dal cuore della resistenza libanese (2012) e Il genocidio armeno: 100 anni di silenzio (2015), tutti editi da Arkadia. Ha collaborato alla pubblicazione di volumi dedicati ai temi del lavoro, dell'economia, dell'impresa e dello sviluppo locale. Scrive per la rivista di politica internazionale “Spondasud” ed è direttore responsabile delle testate giornalistiche Matex Tv e BlueZone News.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
® Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.Prima emissione: 8 maggio 2025
1) Eid di sangue a Gaza e in Libano. Nel primo giorno della festa del sacrificio, Israele bombarda Beirut e continua a colpire la striscia. (Chawki Senouci, Mauro Pompili) 2) “Complicità in genocidio”. La procura anti terrorismo francese apre un'inchiesta nei confronti di franco-israeliani sospettati di aver partecipato ad operazioni di blocco degli aiuti umanitari a Gaza. E' la prima volta per un paese europeo. (Francesco Giorgini) 3) Il silenzio complice del Marocco sulla Palestina, le esercitazioni militari con Tel Aviv e le preoccupazioni della Spagna per il Sahara Occidentale. (Giulio Maria Piantedosi) 4) Guerra in Ucraina, arriva la vendetta di Mosca. Nella notte colpito con un pesante bombardamento la capitale Kiev. (Piero Meda - We World) 5) Il carattere mitologico della politica americana. Lo scontro Trump – Musk mostra il carattere irrazionale e millenarista di una democrazia svuotata che soggioga invece di liberare. (Roberto Festa) 6) Mondialità. L'inadeguatezza delle potenze del passato davanti alla realtà. (Alfredo Somoza)
Più di un anno di conflitto a Gaza ha reso il racconto della guerra più difficile che mai. Le testimonianze dall'interno sono state rare, filtrate, spesso ostacolate, e ogni parola pronunciata o scritta è stata attentamente valutata, pensata e ripensata da chi racconta e da chi ascolta. Perché questa guerra è stata così difficile da narrare? Quali sfide hanno dovuto affrontare i giornalisti sul campo e quelli che hanno provato a dare voce a chi è rimasto intrappolato?Ne parlano Francesca Caferri, corrispondente estera di Repubblica, che segue il mondo arabo e musulmano da quasi 20 anni, avendo lavorato in Israele, Palestina, Egitto, Iraq, Afghanistan, Libano, Pakistan, Yemen, Arabia Saudita e molti altri Paesi; Safwat al Kahlout, corrispondente di Al Jazeera a Gaza, fuggito sei mesi dopo l'inizio della guerra e ora residente in Umbria; e Roberto Cetera, corrispondente de L'Osservatore Romano da Israele, autore di un articolo citatissimo sulle difficoltà dei giornalisti nel raccontare Gaza.
Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.
L'incontro alla XIX edizione del Festival Internazionale del Giornalismo con la giornalista Francesca Mannocchi, autrice del documentario "Lirica Ucraina", e il compositore della colonna sonora, Iosonouncane.Mannocchi continua il percorso che l'ha portata a raccontare diverse zone di conflitto, dalla Libia al Libano, all'Iraq e, più recentemente, all'Ucraina. In "Lirica Ucraina" lo fa con un documentario che parte dalle strade di Bucha, dove la reporter è entrata appena due giorni dopo la liberazione dalle truppe occupanti russe. Lì Mannocchi ha raccolto e raccontato le piccole storie dei sopravvissuti, gli unici a conservare la Memoria. Raccontare una guerra significa ascoltare chi sopravvive, perché sulla loro pelle, più che sui cadaveri estratti dalle macerie, è impressa la verità.
Bienvenides a la sección de Amnistía Internacional en el barrio. Hoy, además de hablar de Hungría, de su enmienda a la ley sobre el derecho de reunión para prohibir la celebración del Orgullo LGTBIQ+ y su decisión de retirarse de la Corte Penal Internacional, vamos a viajar hasta Libano. Vamos a conocer la situación de las personas LGTBI+ en este país de Asia Occidental escuchando la historia de un chico homosexual, refugiado, que huyó de la guerra en Siria y llegó a Líbano. Con él y con María Herreros, de Amnistía Internacional, conversamos.Escuchar audio
1) Bombe Israeliane sul medio oriente. Oltre a Libano e Gaza, Tel Aviv torna a colpire la Siria. Il messaggio, questa volta, è rivolto alla Turchia. (Marco Magnano - giornalista) 2) I Dazi di Trump colpiscono la fabbrica del mondo. Le tariffe del 37% sul Bangladesh rischiano di mettere in ginocchio un paese che invia ogni anno negli Stati Uniti più di 7 miliardi di dollari di vestiti. (Matteo Miavaldi - Il Manifesto) 3) Corea del sud, il presidente Yoon Suk Yeol è fuori dai giochi. La corte suprema conferma l'impeachment davanti ad un paese spaccato che si prepara ad andare ad elezioni anticipate. (Gabriele Battaglia) 4 ) Myanmar, mentre la giunta continua a bombardare nonostante il cessate il fuoco, la popolazione colpita dal terremoto è lasciata sola a gestire la catastrofe. (Paolo Tedesco - Ong Asia) 5) Weekend di mobilitazione in Francia. La destra in piazza contro i giudici dopo la condanna di Le Pen. Contromanifestazioni a Parigi di Macronisti e sinistra. (Francesco Giorgini) 6) Spagna, in piazza per il diritto alla casa. Mentre le regioni di destra ostacolano il piano casa del governo Sanchez, l'unione degli inquilini chiama alla mobilitazione. (Giulio Maria Piantadosi) 7) Mondialità. Sushi amaro. Come la moda del pesce crudo sta devastando gli oceani di tutto il mondo. (Alfredo Somoza)
Los ataques de Israel en Gaza “llevan el sello distintivo de los crímenes atroces”.La responsable de la ONU en el Líbano ha expresado su preocupación por el “intercambio de fuego a través de la Línea Azul”.Un gran terremoto, de 7,7 grados, ha sacudido Myanmar, con temblores que se han sentido en Tailandia y Bangladesh.
El Ejército israelí asalta un centro de formación de UNRWA en Jerusalén. El retraso en la retirada de Israel del sur del Líbano viola las resoluciones del Consejo de Seguridad.Rebeldes del M23 ejecutan a niños en la RD Congo.António Guterres pide ampliar el Consejo de Seguridad.
El 4 de agosto de 2020, una gigantesca explosión en el puerto de Beirut, debido al almacenamiento inadecuado de nitrato de amonio, dejó más de seis mil quinientos heridos y doscientos treinta muertos. El acontecimiento simboliza la bancarrota de las clases dominantes y el descenso interminable del país a los infiernos. Menos de un año antes, en octubre de 2019, un levantamiento popular hizo que un millón de libaneses salieran a las calles mientras la inflación alcanzaba niveles récord. ¿Cómo pudo el Líbano, considerado en su día la Suiza del Oriente Medio, caer tan bajo?
La mattina del 2 settembre 1980 due giornalisti italiani, Italo Toni e Graziella De Palo, scomparvero a Beirut, in Libano. Erano partiti per documentare la guerra che da cinque anni era scoppiata nel paese e per cercare informazioni sul traffico di armi che avveniva in quegli anni tra Italia e Medio Oriente. Quando scomparvero si trovavano nella zona ovest della città, controllata dalle formazioni palestinesi, mentre Beirut est era sotto il controllo delle forze falangiste cristiano-maronite. Toni e De Palo erano partiti per il Libano dopo essersi accordati con l'Olp, l'organizzazione che riuniva tutte le forze palestinesi. Le indagini sulla scomparsa dei due giornalisti furono lente e difficili, affidate al servizio segreto militare italiano, il Sismi, che tentò di sviare le attenzioni proprio dalla possibile responsabilità palestinese. L'obiettivo era probabilmente proteggere il cosiddetto lodo Moro, l'accordo segreto di non belligeranza tra Italia e Olp. Ci sono state molte ipotesi negli anni, tra queste che Graziella De Palo e Italo Toni avessero scoperto qualcosa proprio sul traffico di armi che dall'Italia arrivavano in Libano e poi in parte tornavano in Italia, alle formazioni terroriste. Indagò anche la procura di Roma, ma sulla vicenda venne poi apposto il segreto di stato. Di ciò che accadde a Graziella De Palo e Italo Toni non si è mai saputo nulla con certezza. Sono passati più di 44 anni. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Macerie e polvere da rimuovere, per tentare di ricostruire. Ma anche vecchie tensioni che non si spengono e nuove forze politiche che faticosamente attecchiscono sul vecchio. La ricostruzione è costosa, è difficile socialmente, culturalmente e politicamente. Della ricostruzione di Gaza, Libano e Siria parliamo con Roberto Bongiorni, inviato de Il Sole 24Ore a Gerusalemme, e con Lorenzo Trombetta, giornalista, collabora con Ansa e Limes, ha scritto “Negoziazione e potere in Medio Oriente” (Mondadori).
Il piano per ridurre le sanzioni UE sulla Siria, la presenza di Israele nel sud del Libano e l'accordo India-Cina per il traffico aereo
Migliaia di palestinesi hanno cominciato a tornare nel nord della Striscia di Gaza ieri, dopo che è stata raggiunta un'intesa tra Israele e Hamas che prevede il rilascio di una donna civile e di due altri ostaggi israeliani. Con Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale. La Groenlandia è finita nelle mire degli Stati Uniti perché lo scioglimento dei ghiacci ha fatto crescente l'importanza strategica nella regione artica. Con Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale. Oggi parliamo anche di:Ritratto • “Pierre Poilievre. Combattivo” di Norimitsu Onishihttps://www.internazionale.it/magazine/norimitsu-onishi/2025/01/23/pierre-poilievre-combattivoSerie tv • Asura su NetflixCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Oggi si celebra l’80esima Giornata della Memoria. Capi di stato riuniti ad Auschwitz, presente anche Mattarella. Ci colleghiamo con la nostra inviata Betta Fiorito. Trump propone di ripulire Gaza dai palestinesi. Prorogata la tregua in Libano dopo gli attacchi israeliani di ieri. A Gerusalemme c'è Roberto Bongiorni, inviato deIl Sole 24 Ore. Migranti: nave di 49 verso l’Albania, mentre la conferma di Lukashenko in Bielorussia fa temere l’Europa, il rischio di una riapertura dei corridoi illegali. Con noi Matteo Villa, direttore del Data Lab ISPI.
Il 9 gennaio il comandante in capo dell'esercito libanese, il generale Joseph Aoun, è stato eletto presidente della repubblica, colmando un vuoto che durava da più di due anni. Con Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale.Anche in Italia si comincia a parlare di remigrazione, un termine usato dall'estrema destra internazionale per indicare la deportazione forzata degli immigrati. Con Leonardo Bianchi, giornalista.Oggi parliamo anche di:Scienza • “La matematica delle coincidenze” di Sarah Harthttps://www.internazionale.it/magazine/sarah-hart/2025/01/09/la-matematica-delle-coincidenzePodcast • Un anno con Alice Rohrwacherhttps://www.internazionale.it/magazine/sarah-hart/2025/01/09/la-matematica-delle-coincidenzeCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Il giorno dopo la liberazione di Cecilia Sala: quali sono le attività diplomatiche e di intelligence che hanno condotto a risolvere il caso internazionale? E che cosa succede ai prigionieri ancora detenuti a Evin? Intanto il Libano elegge un nuovo presidente: cosa succederà con una guerra congelata, ma formalmente ancora in corso? Ne parliamo con Riccardo Sessa, presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale, già ambasciatore d'Italia a Belgrado, Teheran, Pechino e alla Nato, e con Giuseppe Dentice, analista dell'Osservatorio Mediterraneo dell'Istituto di Studi politici S. Pio V.
La Turchia vuole fornire energia a Siria e Libano e il nuovo allevamento ittico in Corea del Nord per rilanciare l'economia
L'ambasciata siriana in Libano sospende i servizi e l'ONU autorizza una nuova missione contro al-Shabaab in Somalia
Gli Stati Uniti hanno contribuito a mediare l'accordo che vedrà Hezbollah ritirarsi dal confine del Libano con Israele.
Imagina ir caminando por la calle y de repente ver cómo explota tu vecino, y a unos metros otro y al otro lado de la calle otro. Y así por varias ciudades de un país del Medio Oriente.Eso fue lo que pasó en Libano, cuando varios bipers o 'pagers' de seguidores de Hezbolá explotaron simultáneamente por una tecnología desconocida, dejando varios muertos y heridos por doquier. Mantente al día con los últimos de 'El Bueno, la Mala y el Feo'. ¡Suscríbete para no perderte ningún episodio!Ayúdanos a crecer dejándonos un review ¡Tu opinión es muy importante para nosotros!¿Conoces a alguien que amaría este episodio? ¡Compárteselo por WhatsApp, por texto, por Facebook, y ayúdanos a correr la voz!Escúchanos en Uforia App, Apple Podcasts, Spotify, y el canal de YouTube de Uforia Podcasts, o donde sea que escuchas tus podcasts.'El Bueno, la Mala y el Feo' es un podcast de Uforia Podcasts, la plataforma de audio de TelevisaUnivision.