Podcasts about jugoslavia

1918–1992 country in Southeastern and Central Europe

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jugoslavia

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Globusrulett
Myriade: En reise i det tidligere Jugoslavia - med Goran Zlović

Globusrulett

Play Episode Listen Later May 12, 2025 64:44


Goran Zlović ble født i et land som ikke lenger eksisterer. Etter mange år i Norge reiste han tilbake til de sju landene som det tidligere Jugoslavia bestod av: Bosnia-Hercegovina, Kosovo, Kroatia, Montenegro, Nord-Makedonia, Serbia og Slovenia for å researche boken Myriade. Målet var å finne ut hva som hadde gått tapt og hva som hadde vokst frem i asken av Jugoslavia's oppløsning. Gundersen og Garfors blir med på en litterær reise. Episoden kan inneholde målrettet reklame, basert på din IP-adresse, enhet og posisjon. Se smartpod.no/personvern for informasjon og dine valg om deling av data.

BarBalcani - Podcast
L'inizio della fine

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Apr 9, 2025 4:03


Aprile '95: le difficoltà per l'esercito serbo-bosniaco | Accuse di genocidio dall'Aia | Venti di guerra nella Repubblica Serbia di Krajina

BarBalcani - Podcast
Ristrutturazioni in corso

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Mar 12, 2025 3:42


Marzo '95: l'offensiva di Tuđman ai caschi blu | L'iniziativa di Boutros-Ghali | La tripartizione dell'UNPROFOR

il posto delle parole
Alessandra Moretti "Mani che proteggono"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Feb 28, 2025 20:15


Alessandra Morelli"Mani che proteggono"Storie, luoghi, volti dei miei trent'anni fra guerre e conflitti.Ancora Libriwww.ancoralibri.it«Le mani si uniscono a formare il tetto di una casa che protegge la persona. Le mani sono molto grandi. Enormi. Smisurate. A sostenerle, due rami di ulivo incrociati: l'emblema della pace, della speranza, della riconciliazione, della giustizia, della fratellanza. Questo è il simbolo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l'UNHCR, l'organizzazione umanitaria in cui ho prestato la mia opera per trent'anni. Questo simbolo è stata la mia seconda pelle. È stata la mia missione, il senso della mia vita».«Per trent'anni Alessandra Morelli ha lavorato nell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, impegnandosi in missioni altamente pericolose in svariati Paesi del globo afflitti da gravi criticità che provocavano esodi di massa, generavano sfollati, obbligavano alla fuga tante persone. Dopo il suo ultimo incarico in Niger, Alessandra ha sentito il bisogno di fare opera di memoria e di narrazione di quanto visto e vissuto, sentito e patito» (Luciano Manicardi).«Quello che Alessandra Morelli ha svolto in tanti anni sui fronti più pericolosi del globo è stato un ruolo chiave, di presidio umano e culturale, in tempi che tendono a disumanizzare per creare paure su cui lucrare politicamente ed economicamente. In tante situazioni estreme dove l'umanità si trasforma perché lotta per la sopravvivenza, lei ha interpretato il compito di servitore del bene comune nell'istituzione laica più alta preposta a farlo, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, senza cedimenti e deviazioni. E la ricerca dell'umano è sempre stata il suo faro» (Paolo Lambruschi). Alessandra Morelli, nata a Roma nel 1960, si definisce una donna di dialogo e mediazione. Fin da piccola è cresciuta tra i colori e le culture del mondo, grazie al continuo trasferimento lavorativo della sua famiglia. È stata Delegata dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) tra il 1992 e il 2021. Durante la sua esperienza per l'UNHCR ha gestito emergenze in zone di conflitto ad alto rischio, in dialogo con governi e milizie, organizzazioni intergovernative come la NATO e organizzazioni non governative internazionali e locali. Ha lavorato in ex Jugoslavia, Rwanda, Albania, Kosovo, Guatemala, Sri Lanka, Sahara Occidentale, Afghanistan, Indonesia, Georgia, Yemen, Birmania, Somalia, Grecia. La sua ultima missione è stata in Niger, paese crocevia nella rotta migratoria del Mediterraneo. Ha concluso la sua carriera nell'Alto Commissariato nel 2021, con la scelta di rientrare in Italia e sviluppare un percorso tematico sull'Arte dell'Umano per restare Umani, una riflessione esperienziale rivolta ai giovani sulla “pratica della cura”, da diffondere attraverso conferenze, incontri pubblici e itinerari formativi.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

il posto delle parole
Marco Bruckner "Verso destinazione ignota"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Feb 26, 2025 18:55


Marco Bruckner"Verso destinazione ignota"Croazia, 1941: diario di una deportazionePrefazione di David F. JabesSolferino Libriwww.solferinolibri.itQuando Marco legge il diario della bisnonna Medea, da sempre patrimonio famigliare, sono passati ottant'anni dai fatti narrati in quelle pagine: la persecuzione degli ebrei nella ex Jugoslavia.I Bruckner-Eppinger sono membri della buona borghesia imprenditoriale di Zagabria, quando nel 1941 l'esercito tedesco invade la Croazia e prendono il potere gli Ustascia, le milizie fasciste. Da un giorno all'altro Medea, suo marito e i due figli si ritrovano cacciati di casa, separati, stipati sui convogli della deportazione. Comincia per loro un lungo e straziante viaggio tra campi di concentramento e di lavoro sul territorio jugoslavo.Il diario di Medea racconta tutto: la fame, il freddo, la paura per il destino del marito Carlo, il terrore che il figlioletto Bruno non sopravviva agli stenti e che la figlia adolescente Nada sia vittima delle violenze dei militari.Quasi un secolo dopo è proprio dal nonno Bruno, a Ferrara, che Marco va per scavare più in profondità in quella vecchia storia di famiglia, per capire meglio, per ricevere dalla viva voce di uno degli ultimi testimoni il racconto di quell'angoscioso passaggio di tempo, di quelle inaccettabili violenze. E scrive un libro unico, fondato su un documento storico prezioso e sull'esperienza diretta di chi ha vissuto quei giorni: un passaggio di memoria tra generazioni che porta un messaggio di impegno e resistenza.Marco Bruckner, laureato in Filosofia all'Università di Milano e appassionato di storia, collabora con «La Gazzetta dello Sport».IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

Investert
#50 Jubileumsspesial med Christian Borch | Banalitetens tyranni

Investert

Play Episode Listen Later Feb 20, 2025 62:59


I jubileumsepisode #50 har vi med oss NRK-legenden Christian Borch, som tar oss med på en historisk reise gjennom økonomiske og politiske skifter. Med innsikt fra sin lange karriere som utenriksreporter og nyhetsanker deler han sine skarpe refleksjoner om hvordan markedskreftenes frislipp på 80-tallet har formet dagens globale utfordringer. Med oss i studio er også investeringsdirektør Sturla Skogland, sammen med vertene Michael og Heidi.01:08 – Christian Borch: Hans historie og karriere07:45 – Slutten av 1970-tallet: Etterkrigstidens sosialdemokrati, velferdsstatens vekst, klassekamp, streiker og fremveksten av økonomisk liberalisme med Margareth Thatcher og konservatismen.12:39 – 1980-tallet: Markedsfrislipp, Sovjetunionen, den norske bankkrisen og Berlinmurens fall.17:59 – 1990-tallet: Tiden etter Berlinmurens fall, krigene i Jugoslavia, EU-debatt, Sovjetunionens kollaps, økonomisk vekst, «McKinseyismen», reklame og populismens fremvekst.31:21 – 2000-tallet: Finanskrisen og Eurosonens utfordringer48:00 – Hvor står vi i dag?Disclamer:Söderberg & Partners Wealth Management AS sin podcast skal ikke betraktes som investeringsrådgivning. Handel i verdipapirer medfører til enhver tid risiko, og historisk avkastning er ingen garanti for fremtidig avkastning. Söderberg & Partners Wealth Management AS er verken rettslig eller økonomisk ansvarlig for direkte eller indirekte tap, eller andre kostnader som måtte påløpe ved bruk av informasjon i denne podcasten. Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.

Investering by.Stack
#5 - Fra flyktning til formuende, med Hana Colakovic

Investering by.Stack

Play Episode Listen Later Feb 13, 2025 37:36


I denne episoden snakker vi med gründer, businesslady og arbeidsjernet Hana Colakovic som har flere millioner investert, eier flere eiendommer og driver sitt eget selskap. Familien hennes kom til Norge fra krigen i Jugoslavia med en bossekk med klær. Hvordan har hun bygd seg opp fra absolutt null? Tune inn for å finne ut!Denne podcasten er sponset av det fleksible regnskapssystemet Tripletex.Digger du Stack like mye som oss? (hehe) Bli medeier i appen da vel! Nå er vi åpen på Folkeinvest og du kan investere her: https://folkeinvest.no/investeringstilbud/stack-x-me Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.

BarBalcani - Podcast
I quattro cavalieri dell'Apocalisse

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Feb 12, 2025 4:11


Febbraio '95: l'opposizione serbo-croata al Piano Z-4 | Un Piano B per la Bosnia ed Erzegovina | Il crollo della tregua da Bihać a Sarajevo

BASTA BUGIE - Comunismo
10 Febbraio: il giorno del ricordo, per non dimenticare le foibe

BASTA BUGIE - Comunismo

Play Episode Listen Later Feb 11, 2025 9:26


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=807510 FEBBRAIO: IL GIORNO DEL RICORDO, PER NON DIMENTICARE LE FOIBE di Roberto de Mattei Il 10 febbraio di ogni anno si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo della popolazione della Venezia Giulia e della Dalmazia. La "Giornata del ricordo", istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, ha infatti stabilito questa data per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale".Le foibe nel loro significato geografico sono delle voragini, strette e profonde, che si aprono nei territori dell'Istria, della Dalmazia e del Friuli Venezia-Giulia, Ma sotto l'aspetto storico, la parola foibe indica le efferate violenze compiute in queste regioni dai partigiani comunisti jugoslavi, tra l'autunno del 1943 e il 1947, ben dopo la conclusione della guerra. Migliaia di italiani vennero "infoibati" ovvero gettati in queste orrende cavità, dopo essere stati assassinati, ma spesso ancora vivi, morendo tra atroci sofferenze.Questo assassinio di massa faceva parte del progetto politico di Josip Brosz Tito, segretario generale del Partito Comunista di Jugoslavia, che, con l'aiuto della Russia sovietica, a partire dal 1941, si mise alla testa di un Esercito popolare di Liberazione contro le forze di occupazione italo-tedesche. Il maresciallo Tito fu poi capo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia dal 1945 fino alla sua morte nel 1980.Il piano di Tito prevedeva l'annessione della Venezia-Giulia e di altre terre allora italiane alla nuova Jugoslavia comunista, come in parte avvenne. Per raggiungere l'obiettivo era necessario eliminare fisicamente ogni possibile oppositore, indipendentemente dalle sue complicità con i tedeschi e il passato regime fascista. Si trattava soprattutto di distruggere la vecchia classe dirigente, come avveniva in tutti i paesi in cui il comunismo prendeva il potere. Furono prese di mira dunque anche personalità di orientamento moderato e antifascista, compresi alcuni cattolici e liberali che militavano nel Comitato di Liberazione Nazionale (CNL). Tutti coloro che venivano ritenuti contrari al progetto di espansione slavo-comunista venivano trucidati o avviati nei campi di concentramento.IL MASSACROGli storici stimano che oltre 10 mila persone furono gettate vive o morte nelle foibe, tra l'8 settembre 1943 e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei Trattati di Pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia, i territori, già italiani dell'Istria, del Quarnaro, della città di Zara con la sua provincia e della maggior parte della Venezia Giulia. L'occupazione jugoslava fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche di massicce deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi e dell'esodo di circa 300mila giuliani, istriani, fiumani e dalmati.Il massacro ebbe inizio in Istria dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Nel momento in cui l'esercito italiano si sbandò, i partigiani di Tito, avviarono il terrore, con arresti, uccisioni, infoibamenti di italiani. Il 16 settembre fu arrestato dalle milizie comuniste il parroco di Villa di Rovigno Angelo Tarticchio. Dopo averlo torturato, i partigiani lo trascinarono presso Baksoti (Lindaro), dove assieme a 43 prigionieri, legati con filo spinato, venne ucciso con una raffica di mitragliatrice e gettato in una cava di bauxite. Quando un mese più tardi il corpo fu riesumato dai Vigili del Fuoco di Pola, lo si trovò nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa e i genitali tagliati e conficcati nella bocca.Pochi giorni dopo, il 25 settembre, venne catturata a Visinada, insieme ad altri membri della sua famiglia, Norma Cossetto, una giovane ventitreenne. Dopo essere stata sottoposta a brutali sevizie da parte dei suoi carcerieri, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, la giovane fu gettata viva, legata a altre vittime, nella foiba di Villa Surani.In Istria, nell'antico castello Montecuccoli di Pisino, era insediato un feroce tribunale rivoluzionario. I condannati venivano legati con filo di ferro spinato e trasportati sull'orlo delle foibe dove erano uccisi a colpi di mitra e di fucile. In molte occasioni, prima dell'esecuzione, i prigionieri erano obbligati a spogliarsi completamente in modo da cancellare ogni possibile traccia della loro identità.FOIBA DI BASOVIZZA VANDALIZZATA DI RECENTELa seconda ondata di infoibamenti avvenne nel 1945, quando l'esercito di Tito invase la Venezia Giulia, giungendo a Trieste prima delle forze Alleate. Simbolo di queste stragi è la cosiddetta "Foiba di Basovizza", un pozzo minerario che, nel maggio 1945, divenne un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, arrestati dai partigiani comunisti. A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro.Il termine genocidio, con cui si intende definire il deliberato sterminio di un popolo o di una parte di esso, non è improprio per connotare questa "pulizia etnica". Bisogna ricordare però che la violenza dei partigiani di Tito non si limitò a colpire gli italiani, colpevoli di difendere la propria identità nazionale, ma si estese anche contro tutti quei militari e civili, sloveni e croati, che si opponevano all'instaurazione di una Repubblica comunista in Jugoslavia. La dimensione ideologica dell'eccidio era per certi versi più profonda di quella etnica e nelle foibe, italiani, tedeschi e slavi mischiarono spesso il loro sangue.Il dramma delle foibe va inserito all'interno di un processo rivoluzionario che ha le sue origini in Francia nel 1789. Il primo genocidio sistematico dalla storia fu infatti quello del popolo vandeano, che tra il 1793 e il 1797 si oppose alla Rivoluzione francese. Il maresciallo Tito attuava i principi della Rivoluzione francese e di quella comunista, secondo cui tutti i nemici della libertà e dell'uguaglianza, anche se solo "sospetti", vanno drasticamente eliminati. I crimini contro l'umanità che ancora oggi insanguinano il mondo sono figli di questa filosofia rivoluzionaria. E la giornata della memoria dedicata alle foibe ci ricorda anche questo.Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Foibe: oltraggio alle vittime, pensioni d'oro ai carnefici" parla di Tito, dittatore comunista e medaglia al merito della Repubblica Italiana, onorificenza mai revocata così come i vitalizi pagati dall'INPS ai suoi soldati che divennero i boia dei loro connazionali.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 febbraio 2025:Sabato 8 febbraio, a quarantott'ore dal Giorno del Ricordo, e ottant'anni dall'inizio dei fatti, la foiba di Basovizza a Trieste è stata vandalizzata. Tre le frasi con l'inchiostro rosso: "Trieste è nostra", il motto usato dai comunisti; "Trieste è un pozzo", in riferimento alle foibe; "Morte al fascismo, libertà al popolo".E poi il numero 161, che sta per AFA, il collettivo antifascista internazionale d'ispirazione comunista. Ma l'oltraggio alle vittime delle foibe viene anche dai riconoscimenti istituzionali e dalle pensioni elargite ai loro carnefici.L'articolo 2 dello Statuto dell'Ordine «Al merito della Repubblica italiana», che disciplina il conferimento della più importante onorificenza del nostro Paese, prevede che il Presidente della Repubblica possa conferirla per «benemerenze di segnalato rilievo (...) e per ragioni di cortesia internazionale». La stessa «cortesia internazionale» che nell'ottobre 1969 (con il socialdemocratico Saragat al Quirinale e la Democrazia Cristiana al governo) consegnò la più alta delle onorificenze dello Stato italiano al dittatore Josip Broz, alias il maresciallo Tito, il dittatore comunista, assassino di nostri connazionali.Cinquantasei anni dopo, quella medaglia al merito è ancora lì, in palese contraddizione con una legge dello Stato che nel 2004, grazie al presidente Berlusconi, istituiva il Giorno del Ricordo per mantenere viva la memoria dei 10.000 italiani infoibati, della pulizia etnica d'Istria, Fiume e Dalmazia e dell'esodo di 350.000 italiani costretti a scappare dalle loro case. Insomma, mentre ricordiamo la tragedia degli italiani del Nord-Est ancora celebriamo la memoria dell'assassino Tito che li ha infoibati e costretti alla fuga.In questa legislatura ci sono due proposte di legge, alla Camera, primi firmatari Rizzetto (FdI) e Rampelli (FdI), e al Senato, primo firmatario Bizzotto (Lega), per revocarla post mortem. Sarebbe, infatti, un cavillo burocratico ad impedire di cancellare l'onorificenza di Tito: è morto. La legge già prevede di togliere l'onorificenza per «indegnità», come è stato fatto con al-Assad quando nel 2010 Napolitano gli aveva appuntato sul petto la stessa decorazione di Tito. Eppure, per un misterioso disegno, oltre che per ottusa burocrazia, da decenni, nessuno osa toccare quella medaglia che è un'offesa all'Italia.La nostra Penisola ha persino strade dedicate al comunista Tito. Un po' come se a Berlino, o in qualsiasi altro angolo d'Europa, ci fosse qualche piazza dedicata ad Hitler e nel mentre si celebrasse comunque la Giornata della Memoria. Con l'aggravante che per sessant'anni, in Italia, di

Analisi e commenti | RRL
809 - Le foibe: un genocidio comunista

Analisi e commenti | RRL

Play Episode Listen Later Feb 9, 2025 8:50


Le foibe: un genocidio comunista   Il 10 febbraio di ogni anno si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo della popolazione della Venezia Giulia e della Dalmazia. La “Giornata del ricordo”, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, ha infatti stabilito questa data per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.Le foibe nel loro significato geografico sono delle voragini, strette e profonde, che si aprono nei territori dell'Istria, della Dalmazia e del Friuli Venezia-Giulia, Ma sotto l'aspetto storico, la parola foibe indica le efferate violenze compiute in queste regioni dai partigiani comunisti jugoslavi, tra l'autunno del 1943 e il 1947, ben dopo la conclusione della guerra. Migliaia di italiani vennero “infoibati” ovvero gettati in queste orrende cavità, dopo essere stati assassinati, ma spesso ancora vivi, morendo tra atroci sofferenze.Questo assassinio di massa faceva parte del progetto politico di Josip Brosz Tito, segretario generale del Partito Comunista di Jugoslavia, che, con l'aiuto della Russia sovietica, a partire dal 1941, si mise alla testa di un Esercito popolare di Liberazione contro le forze di occupazione italo-tedesche. Il maresciallo Tito fu poi capo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia dal 1945 fino alla sua morte nel 1980.  Il piano di Tito prevedeva l'annessione della Venezia-Giulia e di altre terre allora italiane alla nuova Jugoslavia comunista, come in parte avvenne. Per raggiungere l'obiettivo era necessario eliminare fisicamente ogni possibile oppositore, indipendentemente dalle sue complicità con i tedeschi e il passato regime fascista. Si trattava soprattutto di distruggere la vecchia classe dirigente, come avveniva in tutti i paesi in cui il comunismo prendeva il potere. Furono prese di mira dunque anche personalità di orientamento moderato e antifascista, compresi alcuni cattolici e liberali che militavano nel Comitato di Liberazione Nazionale (CNL). Tutti coloro che venivano ritenuti contrari al progetto di espansione slavo-comunista venivano trucidati o avviati nei campi di concentramento.Gli storici stimano che oltre 10 mila persone furono gettate vive o morte nelle foibe, tra l'8 settembre 1943 e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei Trattati di Pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia, i territori, già italiani dell'Istria, del Quarnaro, della città di Zara con la sua provincia e della maggior parte della Venezia Giulia.  L'occupazione jugoslava fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche di massicce deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi e dell'esodo di circa 300mila giuliani, istriani, fiumani e dalmati. Il massacro ebbe inizio in Istria dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Nel momento in cui l'esercito italiano si sbandò, i partigiani di Tito, avviarono il terrore, con arresti, uccisioni, infoibamenti di italiani. Il 16 settembre fu arrestato dalle milizie comuniste il parroco di Villa di Rovigno Angelo Tarticchio. Dopo averlo torturato, i partigiani lo trascinarono presso Baksoti (Lindaro), dove assieme a 43 prigionieri, legati con filo spinato, venne ucciso con una raffica di mitragliatrice e gettato in una cava di bauxite. Quando un mese più tardi il corpo fu riesumato dai Vigili del Fuoco di Pola, lo si trovò nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa e i genitali tagliati e conficcati nella bocca. Pochi giorni dopo, il 25 settembre, venne catturata a Visinada, insieme ad altri membri della sua famiglia, Norma Cossetto, una giovane ventitreenne. Dopo essere stata sottoposta a brutali sevizie da parte dei suoi carcerieri, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, la giovane fu gettata viva, legata a altre vittime, nella foiba di Villa Surani.  In Istria, nell'antico castello Montecuccoli di Pisino, era insediato un feroce tribunale rivoluzionario. I condannati venivano legati con filo di ferro spinato e trasportati sull'orlo delle foibe dove erano uccisi a colpi di mitra e di fucile. In molte occasioni, prima dell'esecuzione, i prigionieri erano obbligati a spogliarsi completamente in modo da cancellare ogni possibile traccia della loro identità.La seconda ondata di infoibamenti avvenne nel 1945, quando l'esercito di Tito invase la Venezia Giulia, giungendo a Trieste prima delle forze Alleate. Simbolo di queste stragi è la cosiddetta "Foiba di Basovizza", un pozzo minerario che, nel maggio 1945, divenne un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, arrestati dai partigiani comunisti. A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Il termine genocidio, con cui si intende definire il deliberato sterminio di un popolo o di una parte di esso, non è improprio per connotare questa “pulizia etnica”. Bisogna ricordare però che la violenza dei partigiani di Tito non si limitò a colpire gli italiani, colpevoli di difendere la propria identità nazionale, ma si estese anche contro tutti quei militari e civili, sloveni e croati, che si opponevano all'instaurazione di una Repubblica comunista in Jugoslavia. La dimensione ideologica dell'eccidio era per certi versi più profonda di quella etnica e nelle foibe, italiani, tedeschi e slavi mischiarono spesso il loro sangue.Il dramma delle foibe va inserito all'interno di un processo rivoluzionario che ha le sue origini in Francia nel 1789. Il primo genocidio sistematico dalla storia fu infatti quello del popolo vandeano, che tra il 1793 e il 1797 si oppose alla Rivoluzione francese. Il maresciallo Tito attuava i principi della Rivoluzione francese e di quella comunista, secondo cui tutti i nemici della libertà e dell'uguaglianza, anche se solo “sospetti”, vanno drasticamente eliminati. I crimini contro l'umanità che ancora oggi insanguinano il mondo sono figli di questa filosofia rivoluzionaria. E la giornata della memoria dedicata alle foibe ci ricorda anche questo. (Roberto de Mattei).

il posto delle parole
Michele Gambino "Un pezzo alla volta"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Jan 8, 2025 22:24


Michele Gambino"Un pezzo alla volta"Storia di un giornalista e del suo tempoManni Editoriwww.mannieditori.it"Questa non è la storia di uno che alla fine vince qualcosa. Ho visto molte cose, ho viaggiato per il mondo raccontando storie, ho combattuto alcune battaglie e le ho perse. E pur col giusto grado di amarezza che si accompagna alle sconfitte, non direi mai che battersi è stato inutile: quel che conta è aver vissuto la vita pienamente, aver acceso una scintilla ogni tanto in qualcuno dei ragazzi che mi ascoltava, poter dire a mia figlia che ho provato a consegnarle un mondo migliore, e almeno ho cercato di non essere tra quelli che lo hanno reso peggiore".Michele Gambino ha iniziato a fare il giornalista nel 1980 con Giuseppe Fava, occupandosi di mafia. Da allora ha attraversato alcuni decenni trovandosi sempre, a volte per caso, lì dove accadevano le cose.Ha riempito pagine di morti ammazzati, ha parlato con i boss di Cosa Nostra nascondendo un registratore nella giacca, ha denunciato le collusioni tra politica, imprenditoria e criminalità organizzata, si è affacciato più volte sul pozzo nero dei misteri italiani.Ha girato il mondo e ha raccontato le guerre: in Libano ha imparato a cucinare; in Iraq ha scoperto che le bombe non sono mai intelligenti; in Afghanistan ha attraversato un campo minato uscendone indenne; nella ex Jugoslavia è stato a un passo dall'uccidere un uomo; in Romania ha svelato per primo la più grande fake new della storia contemporanea; in Colombia ha fatto il giornalista e poi l'esmeraldero, tornandovi anni dopo per aprire dei ristoranti.E tuttavia, più che il racconto di una vita avventurosa, questa è la storia di un uomo che ha combattuto e perso, che ripercorre atti di coraggio, debolezze ed errori. Sapendo che quel che conta, alla fine, è aver vissuto.Michele GambinoÈ nato a Siracusa nel 1958. Ha lavorato a “I Siciliani”, al settimanale “Avvenimenti”, in altre testate e in diversi programmi della Rai.Nel 1996 ha vinto il Premio Ilaria Alpi per i reportage dall'Afghanistan occupato dai Taliban. Tra i suoi ultimi libri, Enjoy Sarajevo (Fandango, 2018); con Claudio Fava Prima che la notte (Baldini+Castoldi, 2014) e L'isola (Fandango, 2020). IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

BarBalcani - Podcast
Ritorno al futuro

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Jan 8, 2025 5:14


Gennaio '95: il fronte dimenticato in Croazia | L'offensiva di Franjo Tuđman contro la Repubblica Serba di Krajina | Il Piano Z-4 per la pace in Croazia

Olympia
Dal mito della Jugobasket a Milano capitale dello sport

Olympia

Play Episode Listen Later Jan 5, 2025


Due luoghi iconici e leggendari dello sport mondiale protagonisti oggi dei volumi che presentiamo in questo appuntamento speciale di Sfogliando Olympia. Alessandro Toso, con il suo Jugobasket - Tre generazioni leggendarie, edito da Bottega Errante, ci conduce alla scoperta delle radici del grande basket jugoslavo, dalle origini ai giorni nostri attraversando anche i sanguinosi anni della guerra civile che ha frantumato la Jugoslavia e anche la sua Nazionale sotto canestro. Le penne di Sergio Giunti e Gino Cervi firmano invece Milano Sport System, pubblicato da About Cities, poderoso atlante topografico e della memoria tra luoghi e personaggi dello sport milanese (e quindi italiano e globale), che guarda con interesse, curiosità e pure qualche apprensione agli ormai imminenti Giochi Olimpici Invernali di MilanoCortina2026.Alessandro Toso e Sergio Giuntini sono ospiti della puntata odierna di Sfogliando Olympia.

il posto delle parole
Alessandra Morelli "Verso un'Economia della Cura"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Dec 18, 2024 28:18


Alessandra Morelli"Verso un'Economia della Cura"Arte per restare umaniAncora Editricewww.ancoralibri.it«Questo nuovo libro di Alessandra Morelli è una buona notizia per i lettori italiani. E per molte ragioni. È un libro testimonianza di una vita per molti versi straordinaria per i luoghi attraversati, in giro per il mondo e poi per l'Italia, quindi per i molti incontri avuti. Ma questo testo non è solo un racconto di una testimone dei nostri “tempi moderni”: è anche una riflessione profonda sulle esperienze, proprie e degli altri, fatta in compagnia di filosofi, economisti, teologi, scrittori, e tanta, tanta gente comune. Questa natura ibrida e meticcia è la nota più importante del libro, e la sua bellezza, la sua prospettiva dalla quale guarda al grande tema, a quella cifra squisitamente umana che è la cura».Questo tempo globalizzato ci appare complesso, frammentato e povero di gratuità. Sembriamo attratti solo da un'ideologia fortemente individualista e di profitto personale che ci rende inconsapevoli della nostra interdipendenza. L'idea che l'uomo sia un'isola e costruisca il suo io in modo indipendente è un abbaglio, perché la persona umana è parte di una comunità sociale e politica, pur conservando la propria unicità spirituale. La vita è un viaggio comunitario premuroso: ecco perché l'«economia della cura» è un urgente invito a un cambio di prospettiva e di postura dell'esserci. Ci invita a osare una transizione, ripensando il mondo come luogo dell'umano e dell'incontro per la crescita del bene comune, anche dove sembra che qualcosa sia danneggiato per sempre o irreparabile. Come nel Kintsukuroi, l'antica arte giapponese di «riparare con l'oro» ciò che è rotto, di cui l'immagine in copertina costituisce un magnifico esempio. Il vaso, la tazza, il piatto così riparato acquista un valore grandissimo perché mostra la sua intrinseca fragilità e al tempo stesso la sua capacità di essere rigenerato. Allo stesso modo, anche se la vita di una persona o un contesto sociale sembra “spezzato” per sempre, può essere ricomposto di nuovo. Con cura.Alessandra Morelli, nata a Roma, è stata per trent'anni funzionaria dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Si è formata professionalmente nella gestione delle emergenze nelle zone di conflitto ad alto rischio, dialogando e mediando con diversi governi, la NATO, ONG internazionali e locali, Organizzazioni Intergovernative e società civile. Dal 1992 è stata impegnata direttamente sul campo in negoziazioni e operazioni umanitarie e di coordinamento, garantendo protezione e assistenza a rifugiati, sfollati interni e rimpatriati nelle aree più calde e fragili del mondo. Ha lavorato in ex Jugoslavia, Ruanda, Albania, Kossovo, Guatemala, Sri Lanka, Sahara Occidentale, Afghanistan, Indonesia, Georgia, Yemen, Myanmar, Somalia, Grecia – paese che ha visto transitare sul proprio territorio più di un milione di persone in fuga da guerre e violenze – fino all'impegno ultimo nel 2021 in Niger, operazione complessa nel cuore del Sahel che si confronta duramente con la guerra al terrorismo e il cambiamento climatico. Conclusa la sua carriera ONU nel 2021, ha scelto di rientrare in Italia e sviluppare in questo tempo di società complessa un percorso tematico sull'«economia della cura», una riflessione esperienziale di pratica della cura come forza umanizzante per la nostra società, riflessione che diffonde attraverso conferenze, incontri pubblici, articoli e condivisioni accademiche. Ha pubblicato con Àncora nel 2022 Mani che proteggono. Storie, luoghi, volti dei miei trent'anni fra guerre e conflitti.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

LennyCast
LennyCast S06E08 Niene per cui Uccidere

LennyCast

Play Episode Listen Later Dec 13, 2024 57:51


Come il disertore di Boris Vian, i 43 autori di questa antologia, il cui titolo è un verso tratto dalla celeberrima Imagine di John Lennon, rifiutano di imbracciare ideologicamente le armi e si schierano dalla parte della pace. Storie vere e storie di pura invenzione, passati recenti e futuri distopici si intrecciano e raccontano mondi dove la guerra è sempre una sconfitta. Per tutti. «La guerra è un film di cui tutti conosciamo il finale in anteprima: morte, distruzione, povertà – spiegano gli ideatori e coordinatori dell'antologia Gabrini - Caimi perché la guerra è un affare per pochi: possiamo travestirla da guerra di religione o da operazione per “esportare la democrazia”, ma quello che muove i fili rimane l'interesse economico. Una miniera di denaro per i pochi “soliti noti” sulle macerie di nazioni distrutte e popoli piegati, come ci dimostra, ad esempio, l'Iraq trent'anni dopo quella che venne definita la prima guerra mediatica, con la TV americana CNN che trasmetteva le immagini dei bombardamenti in diretta, proiettando gli spettatori all'interno di una sorta di videogame mortale. Potremmo dilungarci a parlare di come il conflitto stia generando demenziali tifoserie da stadio sui media, dove l'unica parola negletta è “pace”, e sui viscidi metodi con cui la propaganda e la politica ci stanno portando sull'orlo del baratro, ma preferiamo dar voce ai racconti. Ce ne sono di pura invenzione e di vita vissuta. Alcuni autori hanno attinto ai ricordi di famiglia e raccontano la seconda guerra mondiale, l'ultima combattuta sul nostro territorio nazionale. Lontana nel tempo, vicina in quanto tramandata da genitori e nonni che l'hanno patita in prima persona. Sembra che, nonostante il tempo trascorso, quel conflitto ci sia ancora vicino, più di altri quali quelli nell'ex Jugoslavia o in altri Paesi: in questo gli autori che hanno partecipato all'antologia si sono dimostrati, salvo alcune eccezioni, molto “partigiani”. Ma tutti concorrono a farci sentire che cosa significa essere nel mezzo di un conflitto. Fino a un epilogo che, come in un romanzo, sancisce la fine che potrebbero fare, e farci fare, tutti i maggiori conflitti: per coincidenza, senza essersi consultati, alcuni autori hanno scritto una sequenza di racconti che porta a quell'epilogo». Oltre alla co-curatrice Viviana Gabrini, l'antologia annovera fra gli autori altri due pavesi: Novella Limite (scrittrice, drammaturga e regista) e Paolo Repossi.Pavese è anche l'artista Marco Tomasi, autore di “Caos”, il quadro riprodotto in copertina. L' antologia è dedicata ad Attilia Vicini, animatrice della vita culturale di Voghera e dell'Oltrepò Pavese: «Attilia – spiegano ancora i curatori - è la grande assente di queste pagine. Quando le abbiamo chiesto di collaborare a questa raccolta con un racconto, ha aderito con entusiasmo promettendo una storia vera accaduta nelle campagne attorno a Voghera durante l'ultimo conflitto mondiale. Purtroppo, del racconto che ci aveva promesso, Bombe e confetti,abbiamo solo il titolo e qualche stralcio. Il resto se n'è andato con lei nel giugno del ‘23». Hanno partecipato a questa antologia:Silvia Accorrà, Roberto Bianchi, Italo Bonera, Miriam Bonetti, Giorgia Boragini, Antonia Buizza, Heiko H. Caimi, Matthias Canapini, Euro Carello, Eleonora Chiavetta, Giuseppe Ciarallo, Emanuela Citerio, Michele Curatolo, Fiorenzo Dioni, Silvio Donà, Anna Ettore, Francesca Febbrari, Viviana E. Gabrini, Roberta Anna Giudetti, David La Mantia, Michele Larotonda, Roberta Lepri, Novella Limite, Anna Martinenghi, Federico Montuschi, Alessandro Morbidelli, Chiara Munda, Giorgio Olivari, Giuseppe Pantò, Gianluca Papadia, Maria Elena Poggi, Marco Proietti Mancini, Paolo Repossi, Alina Rizzi, Carlos Robledo, Nivangio Siovara, Nicoletta Sipos, Stefano Tevini, Elena Tomaini, Paola Vallatta, Antonella Zanca. Con un racconto di Stephen Crane e una poesia di Sara Teasdale.

BarBalcani - Podcast
Mille giorni di assedio

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Dec 11, 2024 5:16


December '94: Sarajevo, l'assedio più lungo della storia contemporanea | La "variante di Bruxelles" del piano di pace | La tregua di Natale | L'ambigua mediazione di Jimmy Carter

Winston
183 - Il diario di Srebrenica

Winston

Play Episode Listen Later Dec 3, 2024 5:39


Un docufilm racconta una strage etnica nell’ex Jugoslavia con l’Onu impotenteSee omnystudio.com/listener for privacy information.

Snakk med Silje
SmS #34 Hans Rustad om dagens kommunisme i vesten, valget i USA og medias løgner

Snakk med Silje

Play Episode Listen Later Nov 19, 2024 108:27


Hans Rustad er journalist, forlegger og foredragsholder mest kjent som grunnlegger og redaktør av nettavisen Document.no. I denne episoden snakker vi om dagens kommunisme, historieforfalskning, sensur, valget i USA, kontrollsamfunnet, orwelske tilstander, medias løgner, coronapandemien og norske politikere. ► STØTT SNAKK MED SILJE: Jeg setter enormt stor pris på alle som ønsker å støtte podkasten. Det gjør at jeg kan holde podkasten åpen og tilgjengelig for alle. For å gi donasjoner kan du søke opp “Snakk med Silje” i Vipps eller bruke vippsnummer: 806513 ► KANALER * Spotify:* YouTube: https://www.youtube.com/@SnakkMedSilje * Substack: https://open.substack.com/pub/psykologsilje ► SOME * Instagram: https://www.instagram.com/psykologsilje?igsh=MW84MDE0MWplc2FwbA== * TikTok: https://www.tiktok.com/@psykologsilje?_t=8oc3HBC1r4z&_r=1 * Facebook: https://www.facebook.com/psykologsilje * Twitter: https://x.com/Silje_Schevig * LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/silje-schevig-243750101?utm_source=share&utm_campaign=share_via&utm_content=profile&utm_medium=ios_app ► KAPITLER 00:00 Start 01:40 Kommunismen 05:30 Er identitetspolitikk kommunisme? 14:34 Var FBI Demokratenes Gestapo? 18:01 Manglende balanse i norsk politisk debatt 20:34 Historieforfalskning 22:46 Woke-ideologien 30:05 «Trump derangement syndrom» 37:43 Kritiske stemmer slipper ikke til i debatten 43:14 Krigen i Jugoslavia 49:32 Krigen i Ukraina 53:00 De unge får med seg mer 56:50 Mer kontroll enn noen gang 01:04:34 Kongehuset 01:09:19 Medienes løgner blir avslørt 01:16:32 Norske politikere 01:17:42 Ensomhet 01:23:40 Tillitsbrudd 01:26:00 Coronapandemien ► REFERANSER https://www.document.no/ This is a public episode. If you would like to discuss this with other subscribers or get access to bonus episodes, visit psykologsilje.substack.com

Modem
Modem incontro: Paolo Rumiz

Modem

Play Episode Listen Later Nov 18, 2024 29:29


Un mondo che “scivola lungo un pericoloso piano inclinato”. Di questo, anche di questo, parla “Verranno di notte”, l'ultimo libro di Paolo Rumiz. Ma come fare per capire le dinamiche che si stanno manifestando lungo quel “piano inclinato”? Per il giornalista e scrittore triestino c'è un luogo che più di tutti ci aiuta a leggere il presente: la frontiera. Un luogo che “vibra come un sismografo di fronte agli eventi mondiali”, come ci ha detto lui stesso nell'intervista che vi proponiamo in questa puntata di Modem incontro. Per Rumiz la frontiera è “sensibilissima, il pennino di questo sismografo balla ad ogni minimo movimento della geopolitica”. E proprio percorrendo le frontiere Rumiz ci ha raccontato in alcuni dei suoi libri i grandi stravolgimenti degli ultimi decenni: la caduta del muro di Berlino, la guerra nell'ex Jugoslavia, le tensioni crescenti tra Russia e Ucraina. Oggi è pronto a ripartire, sempre verso terre di frontiera. E questo anche per capire cosa potrebbe succedere dopo la vittoria di Donald Trump. “Qui si pone un problema molto più vasto, quello della capacità delle democrazie di esprimere un linguaggio convincente nei confronti dell'uomo qualunque”, ci ha detto ancora Rumiz, in questa puntata, non un dibattito come vi proponiamo abitualmente ma un incontro con un solo ospite.

Storia Orale della Diplomazia Italiana

Il podcast presenta l'intervista all'Ambasciatore Gaetano Cortese, e ripercorre le sue esperienze diplomatiche in oltre quaranta anni di carriera. Oltre agli inizi in paesi chiave durante la Guerra Fredda, come Jugoslavia e Cuba, vengono trattati momenti salienti come il suo lavoro a Washington, Bruxelles, L'Aia e gli anni trascorsi presso la Presidenza della Repubblica durante il mandato di Oscar Luigi Scalfaro. L'Ambasciatore Cortese riflette anche sul suo impegno nella valorizzazione del patrimonio delle ambasciate italiane, evidenziando l'importanza del ruolo diplomatico nel contesto internazionale contemporaneo.

Bla Bla Fantasy
Pit Stop 25 - "Sisu, Kalevala e Gatti Vari" - Una fermata ad Helsinki (con Maddalena Mazzola)

Bla Bla Fantasy

Play Episode Listen Later Oct 18, 2024 66:24


In questa puntata abbiamo avuto ospite Maddalena Mazzola, traduttrice editoriale dall'inglese, dallo spagnolo e dal finlandese. E proprio da quest'ultima lingua che quest'anno ha tradotto per la Mondadori "Indagine di un gatto" di Katja Kettu, un romanzo incentrato tra le vicende di due donne finlandese, una ambientata nella prima metà del '900 e l'altra ai giorni nostri, il tutto sorretto da una leggere flessione fantastica e mistica. Durante la puntata abbiamo anche affrontato una chiacchierata sul ruolo dei traduttori, sulle difficoltà ed elasticità in questo lavoro, sulle influenze della Finlandia nella cultura pop e qualche consiglio letterario/cinematografico. Opere citate nella puntata"Indagini di un gatto" di Katja Kettu"Kelavala" di Elias Lönnrot"Scompartimento n°6" di Liksom Rosa (libro)"Scompartimento n°6" di Juho Kuosmanen (film)"La memoria dell'acqua" di Emma Itaranta"Foglie al vento" di Aki Kaurismäki"Il mio gatto Jugoslavia", "Gli invisibili" e "Le transizioni" di Pajtim Statovci"L'anno della lepre" e "Piccoli suicidi tra amici" di Arto Paasilinna "Deadwind" serie tv creata e diretta da Rike Jokela "Max Payne" "Quantum Break" "Alan Wake" della Remedy Interactive Canale Telegram: https://t.me/blablafantas Pagina Instagram https://www.instagram.com/bla.blafantasy/ Pagina Facebook https://www.facebook.com/blablafantasy/ Canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCIx49Uo8_m7J-50mkCETu5Q Musica di sottofondo: Music from #Uppbeat (free for Creators!): https://uppbeat.io/t/night-drift/the-cleaner License code: UUSNNPLFONTPZLJC

BarBalcani - Podcast
L'illusione della riscossa

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Oct 9, 2024 3:43


Ottobre '94: altri sei mesi di embargo sulle armi in Bosnia ed Erzegovina | Il riarmo di Sarajevo | Le offensive contro l'esercito serbo-bosniaco

Pillole di Storia
#462 - Il piano per uccidere Tito, l'Operazione Rosselsprung

Pillole di Storia

Play Episode Listen Later Sep 20, 2024 33:17


Le pillole dedicate alla Seconda Guerra Mondiale : https://youtube.com/playlist?list=PLpMrMjMIcOkkGZRHeXYGIdtrROjUyCruhLa storia della Seconda Guerra Mondiale, raccontata mese per mese : https://www.youtube.com/watch?v=s32_oqqNA9s&list=PLpMrMjMIcOklkc8kVPFQ6nWEtqxOG1XWJLa pillola sulle foibe : https://www.youtube.com/watch?v=50uoZQ_vWa4&ab_channel=LaBibliotecadiAlessandriaLa pillola sui massacri in Jugoslavia : https://www.youtube.com/watch?v=LrwAx4wXiso&ab_channel=LaBibliotecadiAlessandriaLa pillola su Mad Jack : https://www.youtube.com/watch?v=uRlSIciaY44&ab_channel=LaBibliotecadiAlessandria

BarBalcani - Podcast
Il Papa della discordia

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Sep 11, 2024 4:16


Settembre '94: il giallo della visita di Papa Giovanni Paolo II a Sarajevo | Il viaggio annullato e l'appello alla pace inascoltato | Il ritorno della tensione a Mostar

Alice
I finalisti del Campiello 2024

Alice

Play Episode Listen Later Sep 7, 2024 66:09


I campielli sono le piccole piazze veneziane, dove i bambini giocano e le persone si incontrano. Spesso le pietre dei campielli sono vecchie di secoli, calpestate da generazioni di artisti, mercanti, turisti, scrittori.Sabato 21 settembre sarà assegnato presso il teatro La Fenice il premio Campiello, che da quelle piazze prende il nome e che da ormai sessantadue edizioni costituisce uno dei più ambiti premi letterari italiani. Cinque gli scrittori in lizza, tre li incontreremo nel corso di questa puntata di Alice.Prima Antonio Franchini, che con il suo Il fuoco che ti porti dentro (Marsilio) ha scritto uno dei libri più apprezzati quest'anno dalla critica della penisola: un racconto personale e familiare, che lo porta a trasformare sua madre Angela in un personaggio da commedia napoletana, con tono profondamente ironico e sostanza tragica.Federica Manzon è invece partita dalla città di frontiera di Trieste per dare forma al suo Alma (Feltrinelli), un romanzo che mette insieme la storia piccola di una bambina di Trieste – che diventa donna e scopre la verità su suo padre – con la storia con la S maiuscola di quella che una volta era la Jugoslavia.Per ultimo ascolteremo Vanni Santoni, capace di sfornare l'ennesimo romanzo-saggio della sua carriera letteraria: Dilaga ovunque (Laterza) parla di ragazzi che fanno graffiti, per tracciare una storia di questo gesto artistico dal forte significato politico, illegale e anche piuttosto avventuroso. Dentro “Alice” ci sarà naturalmente anche “Mirador”, lo specchio che riflette proposte librarie insolite e sorprendenti, recensite da grandi voci della letteratura in italiano. Questa settimana Giuliana Altamura racconterà “Il costo della vita” di Deborah Levy (NNE).undefinedundefinedundefinedundefined

il posto delle parole
Elvira Mujčić "Corpo Kintsugi" Senka Maric

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Sep 5, 2024 23:16


Elvira Mujčić Senka Maric"Corpo Kintsugi"Antonio Mandese Editorewww.mandese.itIl kintsugi è l'arte giapponese di riparare le ceramiche rotte con l'oro liquido per evidenziare e celebrare il passato di un oggetto. In questo potente e personale romanzo, Senka Marić usa il concetto di kintsugi per interrogare le idee di sopravvivenza e guarigione dalla malattia.Il romanzo del corpo glorioso sopravvissuto alla malattia. Una disavventura di cui ogni cellula conserva memoria. Tutto diventa materia viva oggetto della narrazione: dal ricordo della prima infanzia con la scoperta della fisicità e dell'erotismo a quella crescita faticosa attraverso la quale la narratrice, percorrendo i conflitti familiari e l'intensità amorosa, cerca sé stessa fin dentro a quella malattia così dolorosa da opporvi tutta la forza del suo desiderare. Il linguaggio del corpo, qui, si trasforma nel corpo del linguaggio, dimostrando che la letteratura, se non può dare risposte, almeno riesce ad aprire a domande trasformative sulle possibilità dell'amore, unico senso della nostra esistenza. Con uno stile poetico e minimalista, Senka Marić restituisce la potenza di una voce che aiuta a scoprirci fragili, umani e ferocemente legati alla vita, anche quando sfugge.Senka Marić, nata a Mostar in Bosnia-Erzegovina, è poetessa, romanziera, traduttrice e redattrice della rivista letteraria Strane. Ha pubblicato tre libri di poesia di cui il più recente è Do smrti naredne (Fino alla prossima morte), oltre ai romanzi Kintsugi tijela (Corpo Kintsugi) e Gravitacije (Gravità) vincitore del premio Štefica Cvek 2022 per la scrittura femminista. Corpo Kintsugi ha vinto nel 2018 il prestigioso premio letterario Meša Selimović come miglior romanzo pubblicato nell'area dell'ex-Jugoslavia, nel 2022 l'English PEN Translates Award e nel 2023 è stato finalista per EBRD Literature Prize. Il romanzo è stato inoltre tradotto in inglese, spagnolo, tedesco, russo e ungherese.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

Il cacciatore di libri
"Alma" di Federica Manzon

Il cacciatore di libri

Play Episode Listen Later Aug 14, 2024


Un romanzo sull'identità e sul senso di estraneità, un romanzo sulle radici che possono essere sia appartenenza ma a volte anche gabbia. Parliamo di "Alma" di Federica Mazon (Feltrinelli). La protagonista, Alma appunto, deve tornare a Trieste, città in cui è nata, dopo la morte del padre. E' l'occasione per fare i conti con le proprie radici, con il senso di appartenenza e nello stesso tempo anche con il senso di estraneità che a volte si può provare. Un'occasione per ricordare il passato: la vita con la madre, disordinata e fantasiosa, quella con i nonni, ordinata e borghese, gli incontri con il padre, un uomo slavo che attraversa spesso il confine a est portando anche racconti avventurosi (lavorava stretto contatto con il Maresciallo Tito). Ricorda anche l'incontro con Vili, figlio gli amici del padre che vivono a Belgrado e che affidano il piccolo al padre di Alma. Vili che quando cresce e scoppia la guerra nella ex Jugoslavia rivendica con forza la sua appartenenza, al contrario di Alma che fa fatica a confrontarsi con il tema delle radici.

BarBalcani - Podcast
Patrioti contro

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Aug 14, 2024 3:31


Agosto '94: il referendum popolare in Republika Srpska sul Piano del Gruppo di contatto | Lo scontro tra Karadžić e Milošević | La caduta della Regione autonoma della Bosnia Occidentale

Timbuctu
Ep. 210 - Se un kosovaro diventa finlandese (con tutti i suoi animali)

Timbuctu

Play Episode Listen Later Jul 15, 2024 11:05


Se basta dire il tuo nome per ispirare la curiosità sulla provenienza, forse è meglio inventarselo. E dare retta al felino che insegna la vita o al boa costrictor che c'è e non c'è. Una storia surreale e insieme documentaria su come si attraversano paesi agli antipodi del nostro continente. In una famiglia in cui ognuno reagisce in modo diverso al trauma della fuga. Il mio gatto Jugoslavia di Pajtim Statovci, Sellerio Questo e gli altri podcast gratuiti del Post sono possibili grazie a chi si abbona al Post e ne sostiene il lavoro. Se vuoi fare la tua parte, abbonati al Post. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices

Primitivo
Tour de Jugoslavia

Primitivo

Play Episode Listen Later Jul 10, 2024 51:56


Die Enttäuschung nach dem EM-Aus ist nach wie vor groß, allerdings nicht so groß, wie Fabos Erkenntnis über seinen Trikotkauf. Alex hatte Spaß im Stadion, Fabo im Straßenverkehr und Bauer in Osteuropa.

BarBalcani - Podcast
L'ultima offerta da Ginevra

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Jul 10, 2024 4:39


Luglio '94: le mappe del Piano del Gruppo di contatto | Il caos serbo-bosniaco sull'approvazione della proposta di pace | La guerra tra Sarajevo e la Bosnia Occidentale

BarBalcani - Podcast
Il pericolo viene da nord

BarBalcani - Podcast

Play Episode Listen Later Jun 12, 2024 3:28


Giugno '94: il rischio di guerra tra Macedonia e Serbia | L'interesse di Slobodan Milošević per il fronte meridionale | L'avvertimento della Forza di Protezione delle Nazioni Unite

Gangsterpodden
The Pink Panthers

Gangsterpodden

Play Episode Listen Later May 28, 2024 27:09


I ukens episode skal vi se nærmere på The Pink Panthers. Og ikke la dere lure av det sjarmerende navnet: Vi skal nemlig bli kjent med en gruppe eks-militære fra krigene i Jugoslavia, som på 2000-tallet har etablert seg som et internasjonalt nettverk med juveltyver. Og The Pink Panthers har stått bak noen av de mest spektakulære, og mest innbringende, kuppene og ranene verden har sett.See omnystudio.com/listener for privacy information.

AS Roma Podcast
IERI/OGGI - Vujadin Boskov

AS Roma Podcast

Play Episode Listen Later May 16, 2024 4:07


Il 16 maggio del 1931 è il giorno in cui in un villaggio nei pressi di Novi Sad, nella allora Jugoslavia, è nato un bambino del quale l'Europa avrebbe imparato il nome per non dimenticarlo mai più: si chiamava Vujadin Boskov.Ieri/Oggi recupera e racconta attimi di vite giallorosse nel giorno in cui sono accaduti, pochi o tanti anni fa.

Studio 2
Sarajevo del 1, 1984: OL-byen i Jugoslavia

Studio 2

Play Episode Listen Later Mar 5, 2024 14:31


Det er 40 år siden byen i det tidligere Jugoslavia hadde vinterlekene. Da Lillehammer tente OL-ilden ti år seinere, var Sarajevo under beleiring, i en blodig borgerkrig. Skiskytter Eirik Kvalfoss triumferte under OL i 1984, og hadde en dramatisk tur tilbake dit i 1994. Hør episoden i appen NRK Radio

Il cacciatore di libri
"Alma" di Federica Manzon e "Spilli" di Greta Olivo

Il cacciatore di libri

Play Episode Listen Later Jan 27, 2024


Un romanzo sull'identità e sul senso di estraneità, un romanzo sulle radici che possono essere sia appartenenza ma a volte anche gabbia. Parliamo di "Alma" di Federica Manzon (Feltrinelli). La protagonista, Alma appunto, deve tornare a Trieste, città in cui è nata, dopo la morte del padre. È l'occasione per fare i conti con le proprie radici, con il senso di appartenenza e nello stesso tempo anche con il senso di estraneità che a volte si può provare. Un'occasione per ricordare il passato: la vita con la madre, disordinata e fantasiosa, quella con i nonni, ordinata e borghese, gli incontri con il padre, un uomo slavo che attraversa spesso il confine a est portando anche racconti avventurosi (lavorava stretto contatto con il Maresciallo Tito). Ricorda anche l'incontro con Vili, figlio gli amici del padre che vivono a Belgrado e che affidano il piccolo al padre di Alma. Vili che quando cresce e scoppia la guerra nella ex Jugoslavia rivendica con forza la sua appartenenza, al contrario di Alma che fa fatica a confrontarsi con il tema delle radici.Nella seconda parte parliamo di un romanzo d'esordio: "Spilli" di Greta Olivo (Einaudi). La storia di un'adolescente, Livia, che ha tutte le altalene emotive tipiche di quell'età. Ma per Livia c'è qualcosa in più: la retinite pigmentosa che le farà perdere completamente la vista. Il romanzo racconta in che modo Livia cerchi di attraversare da una parte l'adolescenza e dall'altra tutto il percorso di accettazione della malattia. Fin da piccola ha una miopia precoce e si vergogna di portare gli occiali con lenti sempre più spesse. Poi la diagnosi e a quel punto Livia cerca quasi di nascondere agli altri e a sè stessa la malattia, perché a 15 anni la cosa più importante è essere accettati dagli altri.

il posto delle parole
Federica Manzon "Alma"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Jan 27, 2024 24:27


Federica Manzon"Alma"Feltrinelli Editorewww.feltrinellieditore.itGiovedì 1° febbraio, ore 18:00Circolo dei Lettori, TorinoPresentazione del romanzo "Alma" con Federica ManzonVenerdì 2 febbraio, ore 18:00Circolo dei Lettori, Novarawww.circololettori.itTre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l'imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell'isola, all'ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”.A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l'infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all'improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all'altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l'Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l'eredità del padre. Ma Vili è l'ultima persona che vorrebbe rivedere.I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l'infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l'aria seducente respirata all'ombra del confine – e quello che sarà.Federica Manzon scrive un romanzo dove l'identità, la memoria e la Storia – personale, familiare, dei Paesi – si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov'è la nostra casa.Lei non saprebbe dire dove sta la sua appartenenza, neanche la sua città lo sa: si è pensata sempre parte di una nazione che non era la sua, immaginava l'Austria, sognava il regno degli slavi, e perfino la nazione garibaldina, ma poi è rimasta estranea a tutto e soprattutto a se stessa. Federica Manzon (Pordenone, 1981) ha pubblicato i romanzi Come si dice addio (2008) e Di fama e di sventura (premio Rapallo Carige 2011 e premio Selezione Campiello 2011). Nel 2015 ha curato il volume I mari di Trieste (Bompiani). Con Feltrinelli ha pubblicato La nostalgia degli altri (2017).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

Racconti di Storia Podcast
La Nascita Dello SQUADRISMO: L'Incendio Del NARODNI DOM

Racconti di Storia Podcast

Play Episode Listen Later Dec 22, 2023 17:31


OFFERTA DI NATALE NORDVPN Non perderla: vai su https://nordvpn.com/dentrolastoria Sconto esclusivo + 4 mesi extra sui piani biennali di NordVPN! Prova il piano Plus per ottenere NordVPN + NordPass ad un prezzo speciale.Spesso si identifica l'avvio della stagione fascista con la Marcia su Roma, o con il delitto Matteotti, oppure col discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925. In realtà i metodi fascisti, a cominciare dal fenomeno dello squadrismo, vedono il loro battesimo ben prima: il 13 luglio 1920 a Trieste un comizio in Piazza Unità del segretario Francesco Giunta si tramuta in un assalto al palazzo del Narodni Dom, simbolo della presenza slovena e croata. Dalle fiamme di quel rogo divamperà un incendio fortissimo e terribile, in Italia e lungo tutto il confine orientale.Il nostro canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCwSostieni DENTRO LA STORIA su Patreon: https://www.patreon.com/dentrolastoriaAbbonati al canale: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCw/joinSostienici su PayPal: https://paypal.me/infinitybeatDentro La Storia lo trovi anche qui: https://linktr.ee/dentrolastoriaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.

Laser
A chi raccontare l'esodo

Laser

Play Episode Listen Later Dec 12, 2023 26:18


L'espulsione delle popolazioni di lingua tedesca dall'Europa centro-orientale dal 1945 coinvolse oltre 12 milioni di persone, di cui più dell'85% provenivano dal territorio di Polonia e Cecoslovacchia. Centinaia di migliaia di altre persone di lingua tedesca furono costrette a lasciare Ungheria, Romania e Jugoslavia. Questa pagina della storia in Germania è stata a lungo trascurata perché troppo controversa. Dal 2021 la memoria di questi avvenimenti viene conservata e presentata al Dokumentationszentrum Flucht Vertreibung Versöhnung.Cristiana Coletti ha incontrato Nils Köhler, direttore del dipartimento di documentazione e ricerca del Dokumentationszentrum Flucht Vertreibung Versöhnung, la scrittrice Roswitha Schieb, Andreas Stopp (giornalista), Ernst Stopp (testimone) e lo storico Antonio Ferrara.

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La nave partirà

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Play Episode Listen Later Dec 9, 2023 28:00


Alla fine della seconda guerra mondiale, oltre 350 mila persone di nazionalità italiana residenti in Istria, in Dalmazia e nei pressi di Trieste, lasciarono la loro terra.Il passaggio di quelle zone alla Jugoslavia, la particolare realtà geopolitica, la nascita della contrapposizione in due blocchi, quello occidentale e quello comunista, che proprio su quei territori disegnavano nuove linee di influenza, il desiderio della popolazione italiana di dimenticare l'esito della guerra e soprattutto le sue conseguenze. È in questo ambiente che quella popolazione prova a vivere, prima che la stragrande maggioranza di essa decida di trovare rifugio e rifarsi una vita altrove, anche a seguito del trattato di pace del 1947 che sancisce l'assegnazione dell'Istria al governo di Belgrado. Ma dove andare? Perfino in Italia l'integrazione fu difficile (gli esuli erano spesso bollati come fascisti o additati come co-belligeranti), molti esuli scelsero di emigrare verso l'Australia o il Canada. Grandi comunità di istriani e giuliani si trovano anche in Europa e in Svizzera.Il confronto tra le comunità di chi è andato via e di chi ha deciso di restare – per le ragioni più diverse – è stato spesso acceso e aspro. Solo da pochi anni l'incomprensione reciproca ha lasciato spazio al dialogo e allo studio delle conseguenze storiche per la popolazione coinvolta. Ma se le ferite della storia si sono rimarginate, le cicatrici sono ancora ben visibili.Musica di Matija Dedic che esegue brani di Sergio Endrigo.

Laser
Sulla rotta balcanica

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Play Episode Listen Later Dec 5, 2023 27:34


In confronto all'ondata migratoria che giunse in Europa nel 2015, oggi i flussi di profughi provenienti da numerosi Paesi hanno ormai i connotati di un fenomeno strutturale, al quale l'Unione Europea non è ancora riuscita a dare risposte. Oltre alla traversata del Mediterraneo, una delle rotte più battute è quella balcanica. Data la sua posizione, l'Austria è il principale punto di sbocco del percorso che risale dalla Turchia e si dirama nei Paesi dei Balcani occidentali come un inarrestabile delta interno, su su fino all'Austria appunto, che nel 2022 ha visto un aumento di ingressi clandestini del 180% rispetto al 2021 e che nonostante una flessione nella prima parte del 2023, continua a far registrare consistenti arrivi attraverso la ex Jugoslavia. Negli ultimi otto anni a poco sono valse barriere e misure contenitive lungo la rotta balcanica: le bande di trafficanti reagiscono rapidamente ai cambiamenti e semplicemente trovano nuovi varchi per chi vuole raggiungere l'Unione Europea. Del resto la ferrea volontà di fuggire da situazioni di vita insostenibili è più forte di qualsiasi legge, di qualsiasi provvedimento, di qualsiasi respingimento.Come già nel 2015, anche nell'ultimo scorcio del 2023 Flavia Foradini è andata a Traiskirchen, il maggiore centro di prima accoglienza in Austria.Per sondare cosa sta accadendo sui rami della rotta balcanica verso l'Unione Europea, ha raccolto le testimonianze di migranti nel limbo della procedura di richiesta d'asilo, di ex-richiedenti asilo che si sono rifatti una vita, di volontari attivi per associazioni benefiche, di esperti in tema di migrazioni verso l'Europa. Ciò che emerge è un mosaico di schegge di vite sospese fra disperazione e speranza.

Laser
Sulla rotta balcanica

Laser

Play Episode Listen Later Dec 4, 2023 24:23


In confronto all'ondata migratoria che giunse in Europa nel 2015, oggi i flussi di profughi provenienti da numerosi Paesi hanno ormai i connotati di un fenomeno strutturale, al quale l'Unione Europea non è ancora riuscita a dare risposte. Oltre alla traversata del Mediterraneo, una delle rotte più battute è quella balcanica. Data la sua posizione, l'Austria è il principale punto di sbocco del percorso che risale dalla Turchia e si dirama nei Paesi dei Balcani occidentali come un inarrestabile delta interno, su su fino all'Austria appunto, che nel 2022 ha visto un aumento di ingressi clandestini del 180% rispetto al 2021 e che nonostante una flessione nella prima parte del 2023, continua a far registrare consistenti arrivi attraverso la ex Jugoslavia. Negli ultimi otto anni a poco sono valse barriere e misure contenitive lungo la rotta balcanica: le bande di trafficanti reagiscono rapidamente ai cambiamenti e semplicemente trovano nuovi varchi per chi vuole raggiungere l'Unione Europea. Del resto la ferrea volontà di fuggire da situazioni di vita insostenibili è più forte di qualsiasi legge, di qualsiasi provvedimento, di qualsiasi respingimento.Come già nel 2015, anche nell'ultimo scorcio del 2023 Flavia Foradini è andata a Traiskirchen, il maggiore centro di prima accoglienza in Austria.Per sondare cosa sta accadendo sui rami della rotta balcanica verso l'Unione Europea, ha raccolto le testimonianze di migranti nel limbo della procedura di richiesta d'asilo, di ex-richiedenti asilo che si sono rifatti una vita, di volontari attivi per associazioni benefiche, di esperti in tema di migrazioni verso l'Europa. Ciò che emerge è un mosaico di schegge di vite sospese fra disperazione e speranza.

Racconti di Storia Podcast
Il RE RAGAZZINO: Pietro II Di YUGOSLAVIA

Racconti di Storia Podcast

Play Episode Listen Later Nov 17, 2023 17:42


OFFERTA ECCEZIONALE NORDVPN Non perderla: vai su https://nordvpn.com/dentrolastoria Sconto esclusivo + 4 mesi extra sui piani biennali di NordVPN! Prova il piano Plus per ottenere NordVPN + NordPass ad un prezzo speciale.Lo hanno chiamato "il re ragazzino". Pietro Karadjordjevic, orfano di padre da quando aveva 11 anni, ha vissuto buona parte della sua giovinezza rinchiuso nel palazzo reale, ostaggio in una gabbia dorata mentre il reggente Paolo amministrava il regno di Jugoslavia. Quando il suo Paese aderisce all'alleanza con la Germania nazista, un golpe militare pone il giovane erede sul trono per risolvere una crisi politica terribile. Ma quel colpo di Stato non segnerà solo la fine della dinastia regnante jugoslava, anzi cambierà le sorti del secondo conflitto mondiale.Il nostro canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCwSostieni DENTRO LA STORIA su Patreon: https://www.patreon.com/dentrolastoriaAbbonati al canale: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCw/joinSostienici su PayPal: https://paypal.me/infinitybeatDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.

il posto delle parole
Guido Crainz "Ombre d'Europa"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Nov 6, 2023 21:03


Guido Crainz"Ombre d'Europa"Nazionalismi, memoria, usi politici della storiaDonzelli Editorewww.donzelli.it«Come immaginare il futuro dell'Europa dopo un'invasione dell'Ucraina che l'ha costretta a interrogarsi ancora sulla propria ragion d'essere e sul proprio ruolo? E quale può essere l'impegno della cultura in questo scenario?».Come immaginare il futuro dell'Europa nel vivo delle tensioni che la attraversano e dopo un'invasione dell'Ucraina che l'ha costretta a interrogarsi ancora sulla propria ragion d'essere e sul proprio ruolo? E quale può essere l'impegno della cultura in questo scenario? È necessario interrogarsi a fondo sulle incrinature e sulle tensioni che avevano preso corpo già prima del 1989 e poi all'indomani di esso, nella difficile transizione dei paesi ex comunisti e nell'emergere – non solo in essi – di nazionalismi illiberali e antieuropei. Nazionalismi che portano la loro sfida su ogni terreno, con un massiccio e deformato «uso politico» della storia che inizia fin dai banchi di scuola. Talora un uso della storia come arma da guerra, come era stato nella ex Jugoslavia e come è nella Russia di Putin: strumento, qui, per legittimare politiche imperiali aggressive e costruito da tempo nella sostanziale disattenzione dell'Occidente. Casi estremi, ma analoga disattenzione ha riguardato le «politiche della storia» perseguite dai governi sovranisti in Ungheria, in Polonia e altrove attaccando duramente chi vi si oppone. Per altri versi sembra pesare ancora «l'ombra del Muro», nel permanere di «memorie incompatibili» (o comunque di aree di reciproca estraneità e insensibilità: si pensi ai differenti modi di guardare alla Shoah e al Gulag). Se si esplorano le narrazioni pubbliche che segnano i differenti paesi è forte l'impressione che le dissonanze siano cresciute talora più delle sintonie, e che sia urgente invertire la tendenza. Che anche da questo dipenda il futuro dell'Europa. Questo piccolo libro vuole essere un sommesso grido di allarme e il richiamo a un impegno talora disertato.Guido Crainz ha insegnato Storia contemporanea all'Università di Teramo. Per la casa editrice Donzelli ha pubblicato: Padania. Il mondo dei braccianti dall'Ottocento alla fuga dalle campagne (1994, 2007); Storia del miracolo italiano (1997, 2003); Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta (2003, 2011); Il dolore e l'esilio. L'Istria e le memorie divise d'Europa (2005); L'ombra della guerra. Il 1945, l'Italia (2007); Autobiografia di una Repubblica. Le radici dell'Italia attuale (2009); Il paese reale. Dall'assassinio di Moro all'Italia di oggi (2012, 2013); Diario di un naufragio. Italia, 2003-2013 (2013); Storia della Repubblica. L'Italia dalla Liberazione ad oggi (2016); Il Sessantotto sequestrato. Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni (2018). Ha curato con Angelo Bolaffi il progetto Calendario civile europeo. I nodi storici di una costruzione difficile (2019).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement

Indagini
Sigonella, 7-12 ottobre 1985 - Trailer

Indagini

Play Episode Listen Later Oct 10, 2023 4:54


Quella della crisi di Sigonella è una puntata speciale, disponibile solo sull'app del Post per le persone abbonate: un modo per ringraziarle per la loro partecipazione al progetto del Post e per permettere che il Post possa continuare a fare il suo giornalismo in modo gratuito per tutte e tutti. Se vuoi ascoltarla puoi abbonarti qui.Il 7 ottobre 1985, verso le 12:30, una nave da crociera italiana, la Achille Lauro, venne dirottata da quattro terroristi palestinesi armati mentre navigava al largo delle coste egiziane. A bordo in quel momento c'erano 344 membri dell'equipaggio e 210 passeggeri mentre 544 persone erano sbarcate al Cairo e sarebbero tornate a bordo in serata, a Port Said. I passeggeri erano di molte nazionalità.I terroristi dichiararono di essere membri del Fronte di Liberazione della Palestina, movimento palestinese dissidente in contrasto con la leadership di Yasser Arafat. Iniziarono così giorni di trattative, minacce da parte dei terroristi, pressioni statunitensi per un intervento armato.Durante il sequestro venne assassinato un passeggero americano di 69 anni, disabile a causa di un ictus di qualche anno prima. Si chiamava Leon Klinghoffer.La notizia che a bordo era stato commesso un omicidio venne data da un radioamatore libanese che intercettò una comunicazione tra i terroristi sulla nave e i mediatori palestinesi incaricati da Yasser Arafat, presidente dell'Olp (l'Organizzazione per la liberazione della Palestina), di trovare una soluzione diplomatica. Il comandante della nave, interpellato dalle autorità italiane, negò che a bordo fosse accaduto qualcosa di grave.I quattro terroristi liberarono la nave a Port Said, in Egitto, dopo che l'Italia accettò di fornire loro un salvacondotto.Iniziò a quel punto un'altra fase della vicenda. L'aereo egiziano con a bordo i quattro terroristi, partito in direzione di Tunisi, venne dirottato da caccia americani e fatto atterrare nella base dell'aeronautica militare italiana di Sigonella, in Sicilia. Gli Stati Uniti volevano prendere in custodia i dirottatori ma anche uno dei mediatori, Abu Abbas, considerato da loro l'ideatore del dirottamento e il capo del gruppo.Militari americani della Delta Force e italiani si fronteggiarono armati, la tensione tra Stati Uniti e Italia fu altissima. Per la prima volta, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Usa e Italia si trovarono su fronti opposti. A essere dirottata era stata una nave italiana e i reati erano stati commessi su suolo italiano: gli americani non avevano quindi nessuna giurisdizione.Alla fine i militari americani della Delta Force lasciarono la pista dell'aeroporto, i quattro terroristi vennero arrestati dalla polizia giudiziaria italiana mentre un aereo con a bordo Abu Abbas, ripartito da Sigonella, fu oggetto di un altro tentativo di intercettamento da parte di velivoli militari americani.Abu Abbas trovò infine rifugio in Jugoslavia.La crisi di Sigonella ebbe conseguenze politiche e diplomatiche importanti. Il governo italiano presieduto da Bettino Craxi fu accusato di doppiezza dalla stampa americana e da molti membri dell'amministrazione di Washington che imputarono agli italiani la responsabilità di aver fatto fuggire un terrorista, ispiratore dell'omicidio di un cittadino americano. In Italia le reazioni furono invece opposte. Bettino Craxi visse un periodo di grande popolarità, indicato dalla maggioranza della stampa e dell'opinione pubblica come colui che non si era piegato alla prepotenza degli Stati Uniti.Indagini è un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi

Krimpodden
Orderud: Får Tore Sandberg gjenåpnet saken? (Del 2)

Krimpodden

Play Episode Listen Later Oct 5, 2023 65:00


Kan en leiemorder fra Jugoslavia kommet til Orderud gård? Øystein og Tor-Erling går gjennom elementene som privatetterforsker Tore Sandberg har gravd seg ned i og som han mener er egnet til å vise at Per og Veronica Orderud er feilaktig dømt. Dette er del 2. Hele Orderud-serien hører du hos Podme eller via VG+. https://podme.com/no/ Ansvarlig redaktør Gard Steiro Rettelse: I denne episoden sier statsadvokat Sturla Henriksbø at alle de fem andre rugerene fra tyveriet på Fannefjord pistolklubb er gjort rede for - bortsett fra pistolen de mener ble brukt inne i kårboligen. Det stemmer ikke. Statsadvokaten har gjort oss oppmerksom på at han sa feil. Det er fortsatt to våpen som ikke er gjort rede for. En ruger mk1 og ruger mk2.

il posto delle parole
Diego Zandel "Eredità colpevole"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Apr 7, 2023 29:22


Diego Zandel"Eredità colpevole"Voland Edizionihttps://voland.itGuido Lednaz, giornalista e scrittore figlio di profughi fiumani, si interessa all'omicidio del giudice La Spina, rivendicato da un gruppo di estrema destra per il contributo dell'uomo all'assoluzione del criminale di guerra titino Josip Strčić (personaggio liberamente ispirato a Oskar Piškulić, capo della polizia politica di Tito autore degli eccidi nelle foibe). Seguendo varie piste investigative e rimettendosi in contatto con figure del suo passato, Lednaz ripercorre una delle pagine più sanguinose della storia presentando il resoconto delle atrocità della Seconda guerra mondiale e il conseguente esodo di un intero popolo. Un'avvincente indagine dalle tinte noir, condotta tra Roma e Trieste, che porterà il protagonista a una drammatica verità.Diego Zandel, figlio di esuli fiumani, è nato nel campo profughi di Servigliano nel 1948. Ha all'attivo una ventina di romanzi, tra i quali Massacro per un presidente (Mondadori 1981), Una storia istriana (Rusconi 1987), I confini dell'odio (Aragno 2002, Gammarò 2022), Il fratello greco (Hacca 2010), I testimoni muti (Mursia 2011). Esperto di Balcani, è anche uno degli autori del docufilm Hotel Sarajevo, prodotto da Clipper Media e Rai Cinema (2022).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement

Racconti di Storia Podcast
Otto Skorzeny: L'Uomo Piu' PERICOLOSO D'EUROPA

Racconti di Storia Podcast

Play Episode Listen Later Feb 17, 2023 22:42


Il nostro canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCwSostieni DENTRO LA STORIA su Patreon: https://www.patreon.com/dentrolastoriaAbbonati al canale: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCw/joinPadre di tutti i commandos? Abile militare e stratega? Oppure un uomo capace di trasformare la propria immagine in un simbolo, oltre la realta' ed oltre la storia. Chi era Otto Skorzeny? L'uomo che ha liberato (forse) Mussolini, l'uomo delle missioni impossibili, in Ungheria, in Jugoslavia e nelle Ardenne? L'uomo che, nel dopoguerra, si e' messo al servizio del Mossad? Tante domande, tanti interrogativi per definire Otto Skorzeny, una lunga scia di misteri che ancora oggi sono ben lontani dall'essere dipanati.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.

Esteri
Esteri di mercoledì 08/02/2023

Esteri

Play Episode Listen Later Feb 8, 2023 28:15


Anche oggi in Esteri un'ampia pagina sul terremoto in Turchia e Siria con un focus sul patrimonio culturale di Aleppo. Martina Stefanoni ha intervistato John Sadredin direttore Caritas Anatolia a Iskanderun. Tiziana Ricci ha intervistato Paolo Matthiae archeologo, ha lavorato 47 anni in Siria. Intervista a Giacomo Pizzi - Pro Terra Sancta sulla situazione ad Aleppo. - Reazioni e analisi del discorso di Joe Biden sullo stato dell' Unione con Roberto Festa - Graphic novel Georgia O'Keeffe [ohkiff], amazzone dell'arte moderna. Di Sara Colaone e Luca de Santis. ( Luisa Nannipieri) - Sanremo vista dalla Jugoslavia ( intervista a Francesca Rolandi autrice di “ Con ventiquattromila baci. L'influenza della cultura di massa italiana in Jugoslavia”)

Happy When Curious
Bojan Belic: Linguistics, War and Taking Care with Words

Happy When Curious

Play Episode Listen Later Nov 18, 2022 63:44


Bojan Belic is a Teaching Professor in the subjects of Bosnian-Croatian-Montenegrin-Serbian language, Russian language, and Slavic linguistics at the University of Washington as well as the Departmental Languages Coordinator (first-year Russian, Bosnian-Croatian-Montenegrin Serbian) University of Washington and a published scholar in linguistics. Join me as we discuss how the war in the former Jugoslavia influenced the language (languages?) there,  how care with words acts as care for the world, and so much more about linguistics.