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Secondo una nuova ricerca, in Australia un giovane su due vorrebbe utilizzare meno le piattaforme sociali ma ha paura di rimanere indietro o perdersi qualcosa, ovvero soffre della cosidetta "FOMO" o "Fear of missing out".
In questa diretta ti sei perso:-Lovetown (Peter Gabriel)-Please send me somebody to love (Sade)-Have you ever seen the rain (Cover degli Spin Doctor)-Streets of Philadelphia (Bruce Springsteen)Ascoltaci live su runtimeradio.it
I Francesi, dopo le polemiche sulla presunta tossicodipendenza di un cantante italiano, continuano a prenderci di mira. E questa volta, oggetto dei loro strali è la nostra nazionale di calcio. Il motivo è che, nella rosa dei 26 convocati dal tecnico Mancini, non figura neanche un calciatore di colore. Fatto, questo, che ai cugini d'Oltralpe pare scandaloso e li fa sentire in diritto di accusare gli azzurri e tutto lo staff tecnico di essere razzisti. Un'ondata di affermazioni piene di livore si è riversata su tutti i social francesi a commento della fotografia di gruppo che ritrae tutta la selezione azzurra convocata per gli Europei che inizieranno venerdì prossimo. "Ecco la squadra del Ku Klux Clan”, “nazionale orgoglio di Mussolini”, “schiaffo razzista” e via dicendo...Ma al di là di queste queste infantili e superficiali osservazioni, siamo veramente razzisti noi Italiani? È stato certamente facile non esserlo, fino a qualche anno fa, quando gli unici neri che si vedevano in Italia erano gli artisti o gli sportivi americani… Chissà come avrebbe desiderato poter comparire su quella foto tanto invisa ai Francesi, Seid Visin, così si chiamava il calciatore morto suicida a vent'anni. Era nato in Etiopia ed era stato adottato in Italia, a Nocera Inferiore, quando era ancora molto piccolo. Nel suo passato ci sono anche due anni giocati nelle giovanili del Milan, proprio a fianco di quel Gigio Donnarumma che oggi difende la porta della nazionale italiana. Poi una breve militanza nel Benevento, al termine della quale aveva preferito chiudere col calcio professionistico per dedicarsi agli studi. Nella lettera drammatica che ci ha lasciato scrive testualmente che ovunque egli andasse sentiva sulle sue spalle, come fosse un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Le aveva provate tutte Seid pur di farsi accettare: era arrivato persino a fare battute di pessimo gusto su altri neri e migranti, quasi a voler disperatamente chiarire agli altri che lui non era un “negro”, lui era un italiano, era bianco proprio come lo siamo noi. Stanco di vedere le donne stringere bene la borsetta quando lo incontravano o di perdere il lavoro perché molti clienti si rifiutavano di farsi servire da lui, questo ragazzo intelligente e sensibile ha, quindi,deciso di farla finita. Sarebbe bello se venerdì sera, prima del fischio di inizio di Italia - Turchia venisse osservato un minuto di silenzio in onore del calciatore italiano Seid Visin. Il Presidente della FIGC si chiama Gabriele Gravina e le e-mail non costano niente...
I Francesi, dopo le polemiche sulla presunta tossicodipendenza di un cantante italiano, continuano a prenderci di mira. E questa volta, oggetto dei loro strali è la nostra nazionale di calcio. Il motivo è che, nella rosa dei 26 convocati dal tecnico Mancini, non figura neanche un calciatore di colore. Fatto, questo, che ai cugini d'Oltralpe pare scandaloso e li fa sentire in diritto di accusare gli azzurri e tutto lo staff tecnico di essere razzisti.Un'ondata di affermazioni piene di livore si è riversata su tutti i social francesi a commento della fotografia di gruppo che ritrae tutta la selezione azzurra convocata per gli Europei che inizieranno venerdì prossimo. "Ecco la squadra del Ku Klux Clan”, “nazionale orgoglio di Mussolini”, “schiaffo razzista” e via dicendo...Ma al di là di queste queste infantili e superficiali osservazioni, siamo veramente razzisti noi Italiani? È stato certamente facile non esserlo, fino a qualche anno fa, quando gli unici neri che si vedevano in Italia erano gli artisti o gli sportivi americani…Chissà come avrebbe desiderato poter comparire su quella foto tanto invisa ai Francesi, Seid Visin, così si chiamava il calciatore morto suicida a vent'anni. Era nato in Etiopia ed era stato adottato in Italia, a Nocera Inferiore, quando era ancora molto piccolo. Nel suo passato ci sono anche due anni giocati nelle giovanili del Milan, proprio a fianco di quel Gigio Donnarumma che oggi difende la porta della nazionale italiana. Poi una breve militanza nel Benevento, al termine della quale aveva preferito chiudere col calcio professionistico per dedicarsi agli studi. Nella lettera drammatica che ci ha lasciato scrive testualmente che ovunque egli andasse sentiva sulle sue spalle, come fosse un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone. Le aveva provate tutte Seid pur di farsi accettare: era arrivato persino a fare battute di pessimo gusto su altri neri e migranti, quasi a voler disperatamente chiarire agli altri che lui non era un “negro”, lui era un italiano, era bianco proprio come lo siamo noi. Stanco di vedere le donne stringere bene la borsetta quando lo incontravano o di perdere il lavoro perché molti clienti si rifiutavano di farsi servire da lui, questo ragazzo intelligente e sensibile ha, quindi,deciso di farla finita.Sarebbe bello se venerdì sera, prima del fischio di inizio di Italia - Turchia venisse osservato un minuto di silenzio in onore del calciatore italiano Seid Visin.Il Presidente della FIGC si chiama Gabriele Gravina e le e-mail non costano niente...
"Sei un Nerd!"questa semplice esclamazione ha avuto diverse declinazioni e inflessioni durante 40 anni di storia lunga e travagliata. Dal disprezzo al disappunto, dal tono emarginante a quello tollerante, fino ad arrivare ai giorni d'oggi, dove la parola stessa Nerd ha trovato anche ulteriori sinonimi e viene considerato quasi un complimento se non una classificazione positiva. In questo episodio di Ludico Forum cercheremo di capire in che modo si è evoluta una parola che ha segnato generazioni di persone e una intera epoca.
e se fossimo tutti un po’ matti?La verità è che abbiamo paura di ciò che è diverso: siamo insicuri, ansiosi e preoccupati. Ma la normalità non esiste e noi non la vogliamo. E allora facciamo domande, scopriamo prospettive differenti e continuiamo ad essere diversi, perché la diversità è il nostro certificato di originalità.
Angela Vecchione"La piazza"Robin Edizionihttp://www.robinedizioni.it/“La piazza era fatta così, quando qualcuno aveva trovato il suo luogo di appartenenza se lo teneva stretto e, automaticamente, quel posto diventava suo. Nessuno poteva farci nulla. Una proprietà non garantita dalla legge scritta, ma altrettanto valida.”Antonio ha un peso che lo opprime, ricordi che solo l'eroina può rendere sopportabili. Giuliana tiene nascosto dentro di sé un passato traumatico, da cui vorrebbe fuggire. Domenico, invece, il passato non lo vuole dimenticare, perché nessun altro debba subire la sua stessa ingiustizia. Salvatore dell'illegalità ha fatto un mestiere, legandosi alla camorra.Storie diverse, ma tutte legate a Rosa, una donna plasmata da legami famigliari in cui crede ostinatamente, nonostante gli abusi subiti dagli uomini della sua vita. Tutti eccetto Domenico che, come i suoi figli, le ha dato solo amore. Proprio quando una verità tremenda riemerge, a Rosa tocca l'onere di difendere la sua famiglia dai criminali legati al marito e mettere in salvo il futuro dei suoi figli. A qualunque costo.“Con uno stile crudo e fortemente realistico, Angela Vecchione regala ai lettori “La piazza”, il suo primo romanzo edito da Robin Edizioni. Tante storie intrecciate, una polifonia del dolore e del riscatto, in cui la vera protagonista è una donna che si caricherà ogni cosa sulle spalle e lotterà per ottenere un futuro diverso.”Il Mattino, Marco Perillo“Ci sono i vent'anni dell'autrice, Napoli e le logiche inafferrabili di Piazza Garibaldi, le persone che hanno ispirato la creazione dei personaggi, gli inferi e la redenzione, la sozzura morale e la profonda umanità, nell'esordio letterario di Angela Vecchione.”Repubblica (Ed. Torino), Gabriella CremaIL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Bentornati su Punto & PastaOggi faccio un'analisi sulla normalità, che cosa è normale e cosa no?Link utili: https://linktr.ee/puntoepasta Grafiche Piccyonee: www.facebook.com/Piccyonee/Music Credit: Dj QuadsTrack Name: "It's Near"Music By: Dj Quads @ https://soundcloud.com/aka-dj-quadsOriginal upload HERE - https://youtu.be/YFFUVLsPi6A
Rimanga a casa, chi può. E chi una casa ce l'ha.
Per lei la radio è un ritorno alle origini, agli anni dell'università prima che una sorta di sliding doors la portasse a incontrare l'antropologia.Per un certo periodo si è occupata di comunità alpine, poi l'insegnamento ai futuri educatori professionali le ha cambiato la vita. Oggi lavora con alcuni designers per "costruire bellezza" in città!Lei è Valentina Porcellana, insegna Antropologia medica e la trovate al Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione dell'Università di Torino.
Entriamo in 3 appartamenti di richiedenti asilo e raccontiamo le altre particolarità di Trieste: priorità al lavoro e ruolo centrale dell’ente pubblico, per impedire ai richiedenti asilo di finire nelle maglie del lavoro nero, o sulla strada.
Entriamo in 3 appartamenti di richiedenti asilo e raccontiamo le altre particolarità di Trieste: priorità al lavoro e ruolo centrale dell’ente pubblico, per impedire ai richiedenti asilo di finire nelle maglie del lavoro nero, o sulla strada.
Lo sguardo di Damiano ci racconta della sua casa famiglia. Una storia di accoglienza e speranza
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