"Il Corsivo" di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.
A cura di Daniele Biacchessi 23 novembre 1980, 43 anni fa. E' una fredda domenica come tante. Le famiglie italiane mangiano e guardano il telegiornale: le notizie della giornata, la politica, la cronaca, gli esteri, lo sport. Il flusso di notizie viene interrotto da una notizia che giunge da lontano. Un potente terremoto del 6,9 rade al suolo una vasta zona del Sud, tra la Campania e la Basilicata. Si sbriciolano uno dopo l'altro Laviano, Lioni, Sant'Angelo de Lombardi, Calabritto, Teora, Conza della Campania, Balvano. Lesioni e crolli si verificano a Napoli, Avellino, Potenza, in ogni luogo. 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. Ero un giovane giornalista. Decisi con l'amico e fotografo Marco Deidda di affrontare il lungo viaggio verso l'Irpinia. La protezione Civile aveva comunicato che chiunque fosse intenzionato a partire per le zone terremotate doveva essere autosufficiente. Partimmo con una 127 bianca. Quella macchina diventò ben presto la nostra casa per dieci giorni. Ci eravamo portati tutto, viveri compresi, soprattutto un sacchetto di plastica pieno di gettoni telefonici di rame, quelli vecchi, con la scalanatura in mezzo. Non avevamo i mezzi della Rai. Allora noi inviati delle radio private d'informazione utilizzavamo fantasia, dimostravamo grande spirito di adattamento e gioco di squadra. Quando si riusciva a trovare una cabina di fortuna chiamavamo la redazione centrale. Da lontano, le linee sporche della Sip diventavano ancora più gracchianti e il gettone interrompeva per un micro secondo la comunicazione. Ma quelle cronache erano straordinarie. Arrivammo il 24 novembre sera a Buccino. Una strada, una decina di morti sulle strade, persone abbandonate da Dio e dagli uomini, senza più niente, senza casa. Alcuni vagavano come zombie con le ciabatte e il pigiama dalla sera prima. Solo un radioamatore lanciava i suoi disperati appelli dall'etere che vennero ascoltati solo molte ore dopo il disastro. Marco Deidda scattava fotografie con una Nikon senza motore, decine, centinaia di scatti: le mani, gli occhi, i volti delle persone, i calcinacci, gli effetti personali lasciati abbandonati in fretta, i ricordi, i quadri di famiglia. E io registravo lamenti, suoni, voci della disperazione, interviste. Mi ponevo domande e dubbi. Per giorni camminammo tra paesi distrutti, vecchi soli davanti a ciò che restava delle loro abitazioni, cani e animali abbandonati, tra un'odore forte e irrespirabile di morte e le urla di dolore dei familiari delle vittime. Ricordo alcune scene che hanno accompagnato la mia memoria di cronista, nel corso Decine di bare allineate sul sagrato della chiesa di Sant'Angelo de Lombardi, nel silenzio e nell'incredulità generale. Il paese di Laviano per centinaia di anni in collina sprofondato a valle. Le continue e ripetute scosse di assestamento, certe volte perfino più forti di quella devastante del 23 novembre. Il primo e il secondo crollo della scuola di Sant'Angelo de Lombardi. Le lunghe code lungo le strade e autostrade di italiane di mezzi che trasportavano le case prefabbricate per i terremotati, gestite in modo clientelare. L'assalto al forno di Eboli da parte della popolazione inferocita contro le istituzioni che distribuivano viveri seguendo il “modello Lauro”. Il racket dei vestiti usati smistati dalla Protezione Civile a Potenza e Avellino. Le vergognose menzogne di sindaci, assessori, ministri, sottosegretari, funzionari dello Stato, alle varie conferenze stampa ascoltate a Napoli, Avellino, Potenza. Ma ricordo anche le parole chiare e precise dell'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, un uomo per bene. “Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi” 43 anni dopo il terremoto dell'Irpinia, le parole di Pertini suonano da monito, a futura memoria. Per mai dimenticare. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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A cura di Daniele Biacchessi Nella risposta europea al Governo italiano sulla manovra economica c'è un misto di equilibrismo e realpolitik esemplari. Bruxelles ammette che il bilancio non sia pienamente in linea con le recenti raccomandazioni al nostro paese, e chiede in modo formale a Giorgia Meloni di introdurre le misure necessarie per rimettere in carreggiata le finanze pubbliche alquanto dissestate. L'esecutivo comunitario prende atto degli sforzi sul fronte delle finanze pubbliche, ma pone due sostanziali riserve. Il denaro risparmiato grazie all'abolizione delle misure di sostegno in campo energetico (pari all'1% del PIL) dovrebbe essere usato per ridurre il debito, ma, secondo Bruxelles, sarà utilizzato dal governo per nuove spese. In secondo luogo, la Commissione non è convinta del reale andamento della spesa pubblica. L'Europa non boccia la manovra, ma la rinvia al giudizio definitivo di primavera. Di fatto, il giudizio conferma la probabile apertura nel 2024 di una procedura per deficit eccessivo. Nel recente passato però sarebbe prevalsa la linea dei falchi tedeschi e francesi, ma oggi i loro paesi non vanno meglio di noi. Nelle nostre condizioni ci sono paesi solitamente ortodossi, come la Germania e l'Olanda. L'Europa critica la Francia, la cui finanziaria è ritenuta “non in linea” con le regole europee. Sullo sfondo c'è la trattativa sul patto di stabilità. Il piano spagnolo vorrebbe inserire nella valutazione dei conti pubblici anche i prestiti ottenuti nell'ambito del NextGenerationEU, che ammonterebbero nel 2024 all'1,4% del PIL L'idea potrebbe offrire all'Italia l'occasione di negoziare un percorso di aggiustamento meno gravoso. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi In queste ore successive al ritrovamento del corpo senza vita di Giulia Cecchettin, alla fuga e all'arresto di Filippo Turrini, si è scatenato il solito circo mediatico, quello che si attiva in modo implacabile dopo casi di cronaca di questo tipo. Ci manca soltanto il plastico della villa di Cogne al Porta a Porta di Bruno Vespa, e nel carrozzone televisivo ognuno si attrezza con quel poco che sa, che conosce, che ha letto in libri sbagliati, spesso attraverso un lessico denso di frasi fatte, di soluzioni d'effetto, il tutto condito da un cumulo di banalità. C'è chi come il sindaco di Nardò Pippi Mellone invoca la pena di morte per il killer di Giulia. C'è chi come Giulia Bongiorno propone la castrazione chimica per gli stupratori seriali e recidivi. C'è chi come il ministro Matteo Salvini, prima dubita della colpevolezza di Filippo Turrini, poi compie una marcia indietro e chiede carcere a vita, con lavoro obbligatorio. I cronisti che raccontano questa vicenda violano ogni ora gli elementari codici deontologici del mestiere, e da oggi si cimentano pure nella pubblicazione degli atti riservati del gip che contengono minuziosi particolari sulla morte di Giulia Cecchettin, che non aggiungono nulla all'articolo se non la spasmodica ricerca del sensazionalismo, della caccia allo scoop morboso. Appartengo ad una generazione di cronisti che avevano rispetto per le vittime, per i loro familiari, che si scandalizzavano quando alcuni fotografi entravano nelle case della persona uccisa e rubavano la foto tessera per poi pubblicarla in prima pagina sui giornali. Ecco oggi sul caso della morte di Giulia Cecchettin ci sarebbe bisogno di meno clamore mediatico e di soluzioni lucide ed equilibrate. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi E' proprio vero che in alcuni luoghi del mondo il corso della Storia insegna poco o niente. In Argentina vince l'ultraliberista Milei con il 56% dei voti. Milei, 53 anni, è un economista. E' un outsider della politica che ha avuto una parabola inedita e sorprendente: si è imposto su Sergio Massa con il 56% dei voti contro il 44%. Milei, “el loco”, il pazzo eccentrico dagli occhi di ghiaccio e la gestualità istrionica sarà dunque il presidente dell'Argentina. Victoria Villaruel sarà vicepresidente: per la prima volta, dalla fine della dittatura dei generali con oltre trentamila desaparecidos accertati, la figlia di militari complici del regime di Videla avrà un ruolo chiave alla guida del Paese. Nel suo discorso iniziale, Milei ha ammesso che la situazione è drammatica. "Abbiamo problemi strutturali, l'inflazione, lo stagnamento economico, l'indigenza, l'insicurezza. Faremo le cose che la storia insegna che funzionano. Le stesse ricette che hanno funzionato altrove, come per esempio in anni recenti in Irlanda. Torneremo ad essere una grande potenza mondiale”, ha detto Milei. Ma quali sono queste ricette? Il nuovo presidente argentino si ispira alla scuola economica di Milton Friedman, ai cosiddetti Chicago boy che avevano collaborato alla trasformazione delle economie cilene e argentine durante gli anni bui delle dittature. Ma al di là delle promesse in campagna elettorale, Milei dovrà tentare di invertire la parabola negativa che può portare l'Argentina verso il totale default. L'inflazione ha superato il 142 per cento lo scorso mese innescando una spirale di consumi. L'Argentina deve 44 miliardi di dollari al Fondo monetario internazionale. Tra il 31 dicembre del 2022 e il 17 dicembre 2023 il cambio ufficiale del dollaro sul peso è aumentato del 99%. Quello parallelo, anche detto “blue”, è cresciuto del 175%. Chi può fa acquisti che nel giro di ore potrebbero diventare inaccessibili, chi non può va almeno a cena fuori. Sono le ore complicate di un Paese sull'orlo di un precipizio. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi I sindacati arrivano alla sfida della piazza contro il Governo divisi: l'agitazione viene proclamata da Cgil e Uil, con il dissenso della Cisl. Le varie manifestazioni indette in tutte le città italiane si muovono sotto l'osservazione della Commissione di Garanzia e ridotte dalla precettazione del ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Con il ridimensionamento dello sciopero a quattro ore nel settore dei trasporti, i sindacati non vogliono correre il rischio che i lavoratori possano subire sanzioni, ma non rinunciano a difendere le proprie ragioni. L'ipotesi è quella di un ricorso al Tar. Gli uffici legali dei due sindacati hanno scartato la richiesta di sospensiva: hanno tempo fino a martedì, perché la legge dà sette giorni per impugnare i provvedimenti di precettazione. Ma al di là delle mere questioni tecnico - legali e della sfida della piazza, con il solito balletto di cifre e numeri sull'astensione al lavoro, è la prima volta che un ministro precetta uno sciopero generale. In passato, i governi hanno limitato le manifestazioni di singoli settori, ma nessuno è intervenuto come ha fatto Matteo Salvini per la protesta di oggi. Lo strumento della precettazione è regolato nell'ordinamento italiano da una legge del 1990, approvata dal sesto governo Andreotti per disciplinare il diritto allo sciopero previsto dall'articolo 40 della Costituzione. Nel caso dello sciopero di oggi è stato il giudizio della Commissione di garanzia ad aprire la strada all'uso della precettazione da parte di Matteo Salvini. L'8 novembre la Commissione ha stabilito che lo sciopero non poteva essere considerato uno “sciopero generale” perché escludeva alcune categorie di lavoratori pubblici e privati. Quella della Commissione è stata dunque una interpretazione della legge riduttiva, in quanto ha equiparato uno sciopero generale che interessa tutte le categorie, a cui non si applica la precettazione, in una agitazione di tipo territoriale dove invece il provvedimento è previsto dalla legge. Resta il problema rimasto irrisolto di una legge condivisa sulle regole degli scioperi. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Non sarà una rivoluzione, ma l'annuncio dell'accordo tra Stati Uniti e Cina sulla crisi climatica può definirsi incoraggiante. I Presidenti Biden e Xi hanno trovato la quadra per triplicare l'energia prodotta con le fonti rinnovabili entro il 2030. "Stati Uniti e Cina riconoscono che la crisi climatica sta avendo un impatto sempre crescente sui Paesi del mondo", hanno stabilito gli inviati speciali per il clima, John Kerry e Xie Zhenhua dopo aver siglato l'intesa. L'accordo non impegna Pechino a terminare l'uso e la costruzione delle centrali a carbone, però sottolinea che "allo scopo di accelerare la sostituzione di carbone, petrolio e gas, entrambi i paesi anticipano una significativa riduzione delle emissioni assolute del settore energetico". Non siamo giunti ancora alla decisione che fermerà gli effetti devastanti del riscaldamento globale, ma rappresenta un segnale politico importante: le due grandi potenze rivali si concentreranno sugli interessi comuni di stabilità ambientale dopo anni di mera latitanza. Sugli aspetti più generali di geopolitica Biden e Xi si trovano in sintonia sul metodo della concertazione attraverso incontri bilaterali più frequenti. "Dobbiamo garantire che la concorrenza non si trasformi in conflitto", ha detto Biden. "Cina e gli Usa sono Paesi molto diversi ma che dovrebbero essere pienamente capaci di superare le differenze", ha replicato Xi. Non sarà la svolta del secolo, ma unito alla promessa di ristabilire i contatti diretti tra i militari dei due Paesi, e collaborare contro il traffico di Fentanyl, questo accordo dimostra quantomeno che il dialogo è ripreso. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Lo scontro tra Governo e sindacati non porta bene ad entrambi. In vista dell'approvazione della manovra, il Governo viene criticato in queste ore dai sindacati Cgil e Uil che indicono uno sciopero generale e che considerano la legge di bilancio iniqua, da Bankitalia, da Confindustria, dai comuni, dalle Regioni. Solo ieri l'ufficio parlamentare di bilancio ha dovuto ammettere che perfino i fondi stanziati per la Sanità potrebbero non coprire tutte le spese. Nel mirino c'è il doppio taglio al cuneo e all'Irpef che beneficia soprattutto le famiglie, gli operai più degli impiegati, con un vantaggio medio del 3,4%. I due tagli insieme valgono 15 miliardi, ma sono in vigore solo nel 2024. E il taglio al cuneo contributivo nasconde trappole della povertà, come segnala l'ufficio parlamentare di bilancio. Il governo è pronto ad abbassare le stime del Pil, ma secondo il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti sarebbe una correzione contenuta e dall'impatto trascurabile sul 2024: probabilmente un decimo in meno, dallo 0,8% previsto a settembre allo 0,7%. E venerdì arriva il rating di Moody's che potrebbe spingere i titoli del debito italiano in zona “spazzatura”. In questo clima si registra la decisione di Matteo Salvini di chiedere la precettazione per i lavoratori che scioperano nel settore trasporti e la conferma di Cgil e Uil della sospensione dal lavoro di quattro ore. Lo scontro mette in campo frizioni e lacerazioni proprio nel momento peggiore della nostra economia, mentre ci sarebbe bisogno di buon senso e di una buona dose di Bene comune. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi La storia del sindacato italiano è costellata di scioperi generali e territoriali. Si tratta di forme di agitazione contro manovre economiche dei vari esecutivi di centrodestra, centrosinistra, tecnici, messe in campo per l'affermazione di diritti negati ai lavoratori oppure a sostegno di contratti collettivi rimasti disattesi. E i Governi in carica hanno scelto linee politiche differenti e l'interlocuzione con i corpi intermedi si è nel tempo dipanata tra momenti di forte scontro come nel caso dello sciopero generale del 1994 che ha determinato la caduta del primo Governo a guida Silvio Berlusconi, durante il braccio di ferro sulla riforma dello statuto dei lavoratori con i due milioni in piazza portati dalla Cgil di Sergio Cofferati al Circo Massimo di Roma, ma anche di lunghi anni di dialogo. Nello scontro tra il ministro Matteo Salvini e Cgil e Uil manca lo snodo più importante del rapporto tra chi governa e chi rappresenta le istanze dei lavoratori: la concertazione. Si è arrivati allo sciopero generale di venerdì 17 novembre indetto da Landini della Cgil e Bombardieri della Uil, senza però l'adesione di Sbarra della Cisl, dopo audaci annunci d'effetto da parte del Governo di Giorgia Meloni, poi smentiti per la mancanza complessiva di risorse da immettere nella manovra economica. Le critiche all'impianto della legge di bilancio giungono dalle parti più disparate del sistema economico del Paese: dalla Corte dei Conti a Bankitalia, a Confindustria, all'Anci. Nella sostanza, come rilevato ad esempio da Bankitalia, il forte debito italiano crea vulnerabilità. Non ci sono investimenti sulle imprese, come ammette Confindustria. E il sindacato parla di manovra iniqua. In una situazione economica come questa servirebbe una nuova fase di ascolto e di concertazione tra Governo e corpi intermedi, più che avviare uno scontro dannoso per l'intero sistema Paese. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Il ritorno in televisione di Beppe Grillo si celebra dopo nove anni sotto forma di monologo nel programma di Fabio Fazio "Che tempo che fa", sul Nove. E il conseguente e prevedibile boom di ascolti rappresenta l'ennesimo fallimento della strategia della nuova direzione Rai. Ma al di là delle questioni meramente televisive, la sua apparizione determina anche un cambio di passo nei confronti del M5s e della storia degli ultimi anni di vita politica del Paese. Beppe Grillo non ha più incarichi nel movimento, ma è pur sempre il fondatore insieme a Casaleggio, l'uomo che ha ideato dal nulla un progetto vincente che ha espresso, con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, la formazione di due esecutivi in collaborazione con Lega e Pd, e l'adesione ad una maggioranza larga che ha sostenuto Mario Draghi. Oggi Beppe Grillo, tornato al suo mestiere di sempre, quello di comico e di narratore teatrale, dice di aver fallito, di aver rovinato il Paese, perché tutti quelli che ha duramente criticato sono al governo. Grillo rivendica le sue battaglie: “Ho combattuto la Parmalat, il Monte dei Paschi e adesso? Io non posso condurre e portare a buona fede un partito”, dice Grillo, e Fazio gli chiede: “Ma te ne sei accorto ora? “. E Grillo spiega: “C'era Casaleggio, un organizzatore, io sono un confuso, ecco perché adesso mi sono ritirato. La mia rabbia era buona e ce l'ho ancora. Sono buono dentro, una rabbia giusta esiste: non è la rabbia fredda che è brutta, come quella di Massimo D'Alema che mi disse “lei è un maleducato”. Brillo critica anche le sue scelte sugli uomini mandati a governare, gente come Luigi Di Maio ("Non ci aspettavamo che si facesse prendere dal potere"), oppure lo stesso Giuseppe Conte ("Aavevamo bisogno di uno della società civile, parlava e non si capiva cosa diceva e quindi era perfetto”). E' il ritorno del comico politico, di uno che, con le sue numerose contraddizioni, comunque ha tentato di rivoluzionare il modo di far politica, ma ha fallito come lui stesso ammette nel suo intervento: "Tutti facciamo politica, io l'ho sempre fatta anche quando parlavano di ambiente e macchine che non inquinavano, di acqua pubblica, di rifiuti. Poi ho deciso di portare questi temi dentro le istituzioni: sono andato all'Eni, all'Enel a parlare di certi temi, ma non mi hanno ascoltato”. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Forse nessun altro tema è così delicato e complesso da affrontare come quello del “fine vita”. E la difficoltà pensiamo possa prescindere da qualunque sia il convincimento religioso o filosofico di chi deve, suo malgrado, confrontarsi con questo angosciante problema, poiché si tratta, appunto, di una “questione di vita o di morte”, dinanzi alla quale non esistono risposte certe, ma solamente dubbi opprimenti. Quando poi il dilemma sul fine vita è legato a bambini troppo piccoli (e, quindi, incapaci di decidere autonomamente), entra in gioco, in modo drammatico, la volontà dei genitori, i quali, in genere, sono disposti a tutto pur di allungare – magari anche solo per poco tempo – la vita dei propri figli. Indi Gregoryè una neonata di otto mesi inglese, colpita da una terribile malattia genetica che i medici di Nottingham, che l'hanno sempre avuta in cura, giudicano inguaribile. Tuttavia, come è noto, la famiglia che spera ancora in un futuro di sopravvivenza per la sua creaturina, non si è arresa, ma si è invece rivolta all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che si è offerto di prendere in cura la bambina, giudicando non ancora del tutto compromessa la sua situazione sanitaria. Ed anche il nostro Governo è, a sua volta, sceso in campo conferendo, in via straordinaria, la cittadinanza italiana alla piccola Indi, in modo da facilitare la possibilità che venisse curata nel nostro Paese. Il tribunale britannico, chiamato a decidere sull'immediato destino di Indi Gregory, ha però disposto di staccarle il respiratore tra 48 ore, applicando al caso in questione il concetto del “best interest of the child” (e cioè il miglior interesse del minore), che prevede, nelle situazioni in cui via sia un conflitto irrisolvibile tra genitori e medici, che l'ultima parola spetti a un giudice. Giudice che, nello specifico, ritenendo che il trasferimento della bimba a Roma sarebbe risultato inutile o avrebbe, comunque, comportato rischi eccessivi, ha finito per impedirlo. E, francamente, dobbiamo dire che ci sfugge del tutto la logica di questo ragionamento che sembra preferire la morte certa dovuta alla sospensione del sostegno vitale, rispetto alla morte eventuale che avrebbe potuto sopraggiungere durante il viaggio... Pertanto, ci viene spontaneo domandarci se sia non solo giuridicamente, ma anche umanamente accettabile che, in casi così incerti e strazianti come quello della piccolissima Indi, la decisione finale debba spettare soltanto ad una figura esterna alla famiglia - quale è quella di un magistrato - che, tra l'altro, prende il suo provvedimento sulla base di un parere clinico della cui oggettiva validità non sempre può esserci assoluta certezza. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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A cura di Daniele Biacchessi Per la prima volta dall'inizio del conflitto tra Hamas e Israele parlano i bambini che vengono ritratti tutti insieme, con i volti impauriti dallo stridore dei colpi delle bombe che cadono da giorni su Gaza. Alcuni sono ragazzi, altri sono piccolissimi con magliette gialle, rosse, nere. Ci sono anche adulti con in braccio piccole creature che tentano di ripararsi e cercare protezione. Davanti ai microfoni parla uno di loro che legge un foglietto stropicciato e dice: "Dal 7 ottobre noi stiamo affrontando uno sterminio, uccisioni, bombe che cadono sulle nostre teste, tutto questo di fronte al mondo. Loro mentono quando dicono che uccidono solo combattenti, ma loro uccidono solo la gente di Gaza, i loro sogni e il loro futuro. I bambini di Gaza perdono i loro progetti e le loro speranze. Siamo venuti all'ospedale di al-Shifa per salvarci dai bombardamenti, e abbiamo scampato la morte quando anche l'ospedale è stato bombardato. Gli occupanti ci stanno affamando. Non abbiamo acqua, cibo e beviamo acqua non potabile. Ora veniamo qui a gridare a voi e chiedervi di proteggerci. Noi vogliamo vivere, vogliamo la pace, vogliamo che siano giudicati gli assassini dei bambini. Chiediamo medicine, cibo e istruzione". L'appello termina con una frase che è un pugno nello stomaco e fa pensare: vogliamo vivere come tutti gli altri bambini. Certo, la situazione è terribile sul piano militare. Hamas controlla ancora Gaza, tratta sugli ostaggi, ma utilizza la tecnica degli scudi umani come denunciato dall'Onu, ma la risposta israeliana è sbilanciata e colpisce soprattutto i bambini, le cui vittime sono almeno cinquemila. Quando siamo sprofondati nei nostri bei divani di occidente pensiamo soprattutto a loro che ci mandano a dire: basta bombe, basta guerra, vogliamo vivere. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Il protocollo siglato da Italia e Albania sui flussi migratori è racchiuso in un documento di 9 pagine, composto da 14 articoli, in vigore per 5 anni, e rinnovabili di altri 5, salvo che una delle parti avvisi la sua contrarietà entro 6 mesi dalla scadenza. I migranti potranno restare non oltre il periodo massimo di trattenimento consentito dalla vigente normativa italiana. Al termine delle procedure il Governo italiano provvede all'allontanamento, con spese a nostro carico. Nei centri previsti dal protocollo Italia-Albania non possono essere presenti contemporaneamente più di tremila migranti. Nei centri per i migranti previsti dal protocollo Italia-Albania il diritto di difesa è assicurato consentendo l'accesso alle strutture di avvocati e ausiliari, organizzazioni internazionali e agenzie Ue che prestano consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale, nei limiti della legislazione italiana, europea a albanese. Ma la politica italiana e albanese è divisa sull'intesa decisa da Giorgia Meloni e Edi Rama. L'opposizione albanese di centrodestra è sul piede di guerra contro il premier. "Rama avrebbe siglato l'accordo spinto solo dai suoi loschi interessi", ha denunciato l'ex premier Sali Berisha, mentre dal Partito della Libertà (Pl) dell'ex presidente della Repubblica Ilir Meta, Rama viene accusato di "usare il Paese come se fosse una sua proprietà privata". Anche in Italia si registrano frizioni nella maggioranza. La decisione sarebbe stata presa direttamente da Giorgia Meloni che, secondo le cronache, avrebbe lasciato all'oscuro Matteo Salvini e Antonio Tajani, i due vicepremier, scavalcando il responsabile del Viminale Matteo Piantedosi. Il Pd chiede che il via libera al protocollo passi dalle Camere. La sensazione è che la mossa di Giorgia Meloni sia direttamente collegata alla campagna elettorale delle prossime europee e dall'idea che l'Albania possa entrare in Europa dalla porta principale. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Italia e Albania firmano un protocollo sui flussi di migranti, separato dal piano più generale sul piano europeo, tanto che Bruxelles fa sapere che ogni qualsiasi accordo di questo tipo debba rispettare pienamente il diritto comunitario e internazionale. Nella conferenza stampa finale, Giorgia Meloni e il presidente albanese Edi Rama si presentano come vecchi amici. "L'Italia è il primo partner commerciale dell'Albania. C'è una strettissima collaborazione che già esiste nella lotta all'illegalità", dice Meloni. In particolare l'intesa prevede di allestire due centri migranti in Albania che possano contenere fino a 3mila persone. I due premier sono partiti dall'idea che l'immigrazione illegale di massa è un fenomeno che nessuno Stato Ue può affrontare da solo e la collaborazione tra stati Ue e stati è fondamentale. Ma in una intervista al Fatto Quotidiano, Edi Rama entra nello specifico del protocollo e spiega che il costo dell'intera operazione grava sul nostro Paese e l'Albania non tirerà fuori soldi. "Tutto sarà in carico all'Italia: le infrastrutture, l'accoglienza, il trasferimento nel centro. Mettiamo a disposizione solo la terra". Perché gli albanesi si prestano a questo tipo di accordi con l'Italia? Rama dice che Tirana ha un debito di riconoscenza con i governi e il popolo italiano. "Ci avete accolti quando da noi c'era l'inferno e sfiorammo la guerra civile”. In realtà, l'Italia è il primo partner commerciale dell'Albania. Poi Giorgia Meloni si vuole smarcare dalle decisioni di Bruxelles sui flussi migratori. "Meloni è frustrata: secondo lei l'Ue non considera l'immigrazione un problema comunitario: molti Paesi fanno muro e non voglio accogliere nessuno", dice il presidente albanese. Al di là delle dichiarazioni di facciata, la possibilità che in Albania possa nascere una piccola Guantanamo fuori dalla giurisdizione europea è alta, ed è una ipotesi che crea forti malumori nelle diplomazie del Vecchio Continente. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Nel conflitto tra Israele e Hamas, l'Autorità Nazionale Palestinese si trasforma in queste ore in una sorta di "Araba fenice", l'uccello mitologico che ogni cinquecento anni si bruciava da sé per poi rinascere dalle proprie ceneri. Schiacciata dal peso delle operazioni dei fondamentalisti di Hamas dello scorso 7 ottobre e dalla sproporzionata risposta militare di aria, mare e terra di Israele, Anp cerca un ruolo politico a Gaza ed è disposta persino ad accettare il piano americano illustrato dal segretario di Stato Antony Blinken. Abu Mazen ha accettato di svolgere un ruolo di responsabilità nell'amministrazione di Gaza, ma nel quadro di una "soluzione politica complessiva" che includa anche Cisgiordania e Gerusalemme Est. Fino ad oggi, Mazen si è ritagliato un profilo basso, ma importante, evitando l'apertura di un secondo fronte in Cisgiordania, nonostante gli attacchi lanciati da alcuni coloni israeliani. Così ha chiesto un immediato stop della guerra di Israele a Gaza, e sollecitato l'urgente fornitura di aiuti umanitari. Non ha condannato apertamente Hamas, per non compromettere la sua inesistente popolarità tra i palestinesi, ma ha cercato di seguire una linea, diciamo così, di responsabilità. Il piano americano prevede un nuovo ruolo dell'Autorità palestinese: il Governo dell'intera Striscia di Gaza, al termine dell'offensiva militare israeliana. In questo modo, secondo gli americani, Anp colmerebbe il vuoto di potere. Nel ragionamento dell'amministrazione Biden, lo Stato palestinese dovrebbe far parte del pacchetto per il futuro della regione, come hanno ribadito tutti i leader arabi e ripeterà oggi Erdogan. Ma Anp è debole e non può permettersi di tornare a Gaza sulle ali dell'offensiva israeliana. Abu Mazen ha bisogno che riprenda il negoziato di pace e il ritorno avvenga nel quadro della creazione dello Stato palestinese. La sensazione che questa manovra politica sia travolta dagli eventi bellici. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi I dati del sondaggio del nostro Luigi Crespi per Giornale Radio dimostrano che l'opinione pubblica italiana pensa che anche Israele abbia una certa responsabilità nel conflitto in corso in Medio Oriente. In particolare, il 42,6% delle persone contattate crede che tutto sia partito dagli attacchi terroristici di Hamas, lo scorso 7 ottobre, ma il 40.5% sostiene che la causa di tutto sia dovuta alla leadership di Netanyahu, delle sue politiche e di quelle della destra israeliana. Il 45.8% deinnostri connazionali è convinto che la risposta di Israele all'assalto dei fondamentalisti di Hamas sia eccessiva e sproporzionata. Tra le possibili conseguenze della guerra gli italiani citano nell'ordine la possibilità che si verifichino attentati terriristici, che ci sia un allargamento del conflitto, che la guerra abbia un impatto nella nostra fragile economia e nella situazione umanitaria. Questi dati erano già nell'aria soprattutto dopo l'inizio dell'operazione di terra di Israele e i bombardamenti aerei contro la popolazione civile, con migliaia di morti palestinesi, in buona parte bambini. Da giorni, si avvertiva cioè un clima diverso rispetto alle ore successive alla terrificante aggressione di Hamas in Israele. E ciò avveniva nonostante la pressione mediatica per nulla equidistante tra israeliani e palestinesi e sbilanciata verso Tel Aviv. Su questo cambio di orientamento degli italiani possono aver influito la crescente mobilitazione pacifista nel Paese, la sproporzione delle azioni militari israeliane contro i i civili, ma molto deve aver pesato anche la nostra generale stanchezza di affrontare un nuovo conflitto dopo quello tra Russia e Ucraina, ancira in corso. Qualcosa che non ci possiamo permettere. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Israele resta diviso tra l'accelerazione dell'operazione militare di terra a Gaza e la pausa umanitaria chiesta dal Presidente americano Joe Biden. In poche ore il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, offre in pubblico due versioni del conflitto e dei suoi sviluppi. Prima annuncia di essere al culmine della battaglia, di aver ottenuto successi impressionanti e di aver superato la periferia di Gaza, circondando, nei fatti, la città. Ma, nel giorno del vertice con il segretario di Stato americano Antony Blinken, Netanyahu starebbe valutando la richiesta Usa di una breve pausa umanitaria: in quel caso Tel Aviv potrebbe consentire lo stop degli attacchi per qualche ora. Da cosa dipende questo repentino cambio di strategia del premier Netanyahu? In primis, cresce la preoccupazione all'interno dell'amministrazione Biden sulla guerra condotta da Israele. Diversi alti funzionari temono un progressivo isolamento degli Stati Uniti sul palcoscenico internazionale sulla scia del sostegno incondizionato di Joe Biden a Israele, culminato con l'approvazione da parte della Camera americana di un provvedimento che prevede 14,5 miliardi di dollari di aiuti militari. Poi aumenta la pressione diplomatica internazionale, si registra la condanna dell'Onu contro il bombardamento che causa migliaia di vittime civili. Oggi Blinken chiede a Netanyahu brevi pause nelle operazioni militari a Gaza per consentire il rilascio in sicurezza degli ostaggi e la distribuzione degli aiuti umanitari. Ma la sommatoria di brevi pause umanitarie non significa ancora un cessate il fuoco. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi E' bastato il solo annuncio dell'apertura del valico di Rafah, tra Gaza e l'Egitto, per far scattare i primi movimenti di un popolo in fuga dalla fame, dalla guerra, dalla morte. E' il grande esodo di chi è rimasto imprigionato dopo gli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre e dalla risposta militare israeliana. Al momento ne sono usciti oltre 400, esattamente 320 cittadini stranieri e 80 feriti gravi che non potevano essere assistiti negli ospedali di Gaza, ormai al limite della sicurezza sanitaria: sono in gran parte donne e bambini, che ora saranno curati in Egitto. Fra coloro che si sono salvati dall'inferno di Gaza ci sono quattro italiani e la moglie di uno di loro, palestinese, e cittadini di Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Austria, Giordania e altri Paesi. E' uscito anche il personale del Comitato internazionale della Croce rossa e di alcune delle ong che lavorano a Gaza: Medici senza Frontiere ha evacuato il suo staff internazionale, lasciando sul terreno i dipendenti palestinesi. Un nuovo gruppo di medici è pronto a entrare appena le condizioni lo permetteranno. Oggi è il turno di altre 7.500 persone, secondo una lista stilata dai diversi Paesi e dalle autorità egiziane e verificata anche da Israele. Si lasciano dietro alle loro spalle il disastro umanitario, politico e diplomatico, la distruzione di intere comunità, e oltre due milioni di abitanti che vivono ormai senza acqua ed elettricità, tagliati fuori dal resto del mondo per il black out delle comunicazioni, in condizioni sanitarie ormai impossibili da gestire. Il bilancio complessivo delle vittime, fornito dalle autorità della Striscia che fanno riferimento a Hamas, è di 8.796 morti di cui 3.648 bambini, 132 sanitari, e sono numeri in difetto. Restano le parole del commissario dell'Unrwa, l'agenzia per i rifugiati palestinesi, Philippe Lazzarini, dopo essere riuscito a entrare a Gaza. «Sono scioccato dal fatto che tutti chiedevano cibo e acqua. Non ho mai visto niente di simile». "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Jabalia finora era considerato il più grande campo profughi palestinese, quello dove nel dicembre 1987 iniziò la prima Intifada. Ci vivevano oltre 100mila persone, il 30% delle quali non sono evacuate. Si estende su appena un chilometro e mezzo e per questo è considerato uno dei luoghi più densamente popolati del mondo. Oggi è stata rasa al suolo da uno spaventoso bombardamento israeliano. Si registrano centinaia di morti, tutti civili, in gran parte bambini. Almeno 400 i feriti trasportati con mezzi di fortuna nel vicino ospedale “indonesiano” che ha sede a Bait Lahia. La struttura è al collasso: conta su appena 100 posti letto e già da settimane sta trattando un numero di pazienti dieci volte superiore alle possibilità. Le notizie arrivano a fatica perché le comunicazioni col Nord della Striscia sono interrotte da ore. Circolano però alcuni video, dove si sentono i pianti e le invocazioni d'aiuto e decine di uomini impegnati a scavare tra ciò che resta delle case. Si vedono i sopravvissuti muoversi tra i corpi senza vita dei loro cari e si sente il sollievo della folla quando da sotto le macerie viene tirato fuori un bambino incolume, poi un altro. Le bombe sono cadute su un'area densamente popolata e si sono abbattute su fabbricati popolari eretti per i profughi, gli uni sugli altri. L'esercito israeliano dice che il raid è servito ad uccidere Ibrahim Biari, comandante del “ battaglione Jabalia” di Hamas e a distruggere il commando operativo dell'area. Anche se fosse così, la reazione israeliana agli attentati terroristici del 7 ottobre è drammaticamente sproporzionata. L'orrore di Jabila dovrebbe ora aprire e scuotere le coscienze civili del mondo. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Chissà cosa avrebbero pensato i membri dell'Assemblea Costituente della proposta di Riforma elettorale dell'attuale maggioranza, leader politici che provenivano da tradizioni e culture differenti, anche opposte, come il democristiano Alcide De Gasperi, il comunista Umberto Terracini, il socialdemocratico Giuseppe Saragat, il socialista Pietro Nenni. La riforma costituzionale presentata in queste ore dal ministro Casellati non contiene purtroppo lo spirito dell'Assemblea Costituente, dei valori alti del Bene comune. E' una riforma calibrata sugli obiettivi di una parte politica, il centrodestra. Prova a cambiare la Costituzione inserendo nel provvedimento le battaglie di Giorgia Meloni e dei suoi alleati. C'è tutto e il suo contrario: l'elezione diretta del premier, cosa diversa dal presidenzialismo promesso prima del voto del 2022), la travagliata norma anti-ribaltoni, lo stop ai governi tecnici e il no alla nomina dei nuovi senatori a vita. I nuovi costituenti, diciamo così, sono quelli che in una riunione di pochi minuti hanno trovato ieri l'accordo sulla riforma: Meloni, Salvini, Tajani, i ministri Casellati e Ciriani, i sottosegretari Mantovano e Fazzolari, nulla di più. La normativa ridimensiona nei fatti i poteri del Quirinale. Il presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, ed è espressione di una o più liste collegate. La lista o la coalizione che sostiene il candidato presidente vincente ha diritto al 55 per cento dei seggi. Il resto è rimesso a una legge elettorale che garantirebbe sulla carta "rappresentatività e governabilità", anche se al momento non viene indicata una soglia minima, e potrebbe preludere all'elezione di un premier anche con un consenso inferiore alla metà dei votanti. La bozza di questo “premierato all'italiana” è rivedibile, e rimane sotto il giudizio del Quirinale, ma se dovesse passare così com'è oggi, la nostra Costituzione diventerebbe carta straccia. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Le riforme costituzionali sono materie complicate, troppo spesso appannaggio della mediazione tra le varie forze di maggioranza e opposizione, e dagli studi di esperti, di professori universitari. Dovrebbero rappresentare il cuore del sistema politico italiano, ma le esperienze del passato confermano la distanza siderale tra l'elettorato e i corpi intermedi della politica. Il nostro Paese non ha trovato una forma stabile di Governo e tutte le leggi elettorali, compresa quella in vigore, hanno determinato un alto grado di instabilità: I presidenti del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, dal 1946 (nascita della Repubblica Italiana), ad oggi, sono stati 31 e hanno presieduto complessivamente 68 esecutivi tra quelli politici e cosiddetti tecnici. La premier Giorgia Meloni annuncia l'avvio di una nuova stagione, la terza Repubblica, con un progetto di riforma che entra oggi nel vivo della discussione nella maggioranza e sarà presentata il 3 novembre in Consiglio dei ministri. Dal presidenzialismo all'americana a semipresidenzialismo alla francese, il governo cambia rotta e per le riforme costituzionali mette sul tavolo dell'ultimo confronto una sorta di premierato all'italiana: elezione diretta del Capo del governo nello stesso giorno in cui si rinnova il Parlamento tramite una legge elettorale maggioritaria che garantisca il 55% dei seggi al partito o alla coalizione vincente. Il meccanismo messo a punto tra ministero delle Riforme di Elisabetta Casellati e Palazzo Chigi assomiglia a quello in vigore per l'elezione dei sindaci e dei governatori: il premier eletto è legato alla sua maggioranza e in caso di crisi la prima opzione è il ritorno alle urne. Unica via di uscita che emerge dal testo messo a punto dal governo è la cosiddetta “fiducia costruttiva”, voluta dalla Lega. Il confronto è ancora aperto e si estende anche al Colle. Staremo a vedere quale sarà la sintesi di Palazzo Chigi. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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A cura di Daniele Biacchessi La manovra economica del Governo pare più un brogliaccio di un copione ancora tutto da scrivere che un'opera compiuta. Si procede con annunci e smentite, decisioni che sembrano già prese e provvedimenti che cambiano volto di giorno in giorno. Sull'ipotesi di un prelievo forzoso da parte dell'Agenzia delle entrate nei conti correnti degli evasori, previsto dalla bozza della legge di bilancio, è dovuta intervenire la premier Giorgia Meloni. "Nella legge di bilancio NON C'È la misura che consentirebbe all'Agenzia delle Entrate di accedere direttamente ai conti correnti degli italiani per recuperare le imposte non pagate. Consiglio di non inseguire i sentito dire o documenti non ufficiali", avverte Giorgia Meloni. Alla fine, ci sarà solo un generico potenziamento dei controlli da parte del fisco. Ma le tensioni dentro la maggioranza sulla manovra restano. Il fronte più caldo è quello delle pensioni. Dopo aver incassato un ritocco sulle uscite, Salvini punta a cestinare quota 104. La trattativa con Palazzo Chigi è partita. Un'ipotesi è tornare a quota 103, ma con un ricalcolo contributivo. Oltre a rigettare la norma sui pignoramenti, Forza Italia ha chiesto alla premier di rivedere il testo definitivo prima dell'invio in Parlamento, perché non gradisce il metodo delle bozze. Durante il question time al Senato, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, parla di bozze “non autorizzate”, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni chiede di non inseguire documenti non ufficiali, ma quelle bozze sono estremamente dettagliate e sono uscite direttamente da Palazzo Chigi. Le trattative continuano, gli italiani attendono una legge di bilancio equilibrata sul piano dei numeri e dei contenuti, non il libro dei sogni delle promesse elettorali. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Inizia l'assalto alla diligenza dei partiti che compongono la maggioranza all'impianto che sostiene la prossima legge di bilancio. E' una tradizione consolidata, una sorta di rito che si svolge tra fine ottobre e inizio novembre, quando il provvedimento viene discusso e presentato in Parlamento. Non c'è Governo in Italia che non si sia sottoposto alle molteplici richieste di modifica della manovra sul piano dei numeri. Ma quest'anno la coperta è corta, anzi direi è un piumino leggerissimo e fragile. Un pezzo della maggioranza vuole modificare la legge di bilancio, nella struttura e nei saldi. Non la vuole stravolgere, intendiamoci, ma Lega e Forza Italia vorrebbero rendere il documento più politico e meno tecnico. Le richieste sono accomunate dalla necessità di recuperare terreno rispetto alla traccia della Finanziaria che nei fatti cancella le promesse fatte al proprio elettorato. Ad esempio Matteo Salvini ha messo nel mirino il pacchetto sulla previdenza voluta dal suo collega di partito, il ministro Giancarlo Giorgetti. A Salvini non piace quota 104 che permette l'uscita anticipata dal mondo del lavoro a 63 anni (con 41 di contributi), ma a fronte di una penalizzazione onerosa per il ricalcolo della quota retributiva, oltre a finestre di uscita più lunghe. Forza Italia punta a integrare la riforma delle pensioni con un aumento delle minime, per gli over 75, a 650-700 euro, e requisiti meno stringenti per Opzione donna. Gli azzurri vogliono cambiare anche l'articolo sulla cedolare secca per gli affitti brevi, abbassando il livello della tassazione, portato dal 21% al 26%, fissandolo, invece, al 23%. Giorgetti ripete che i soldi sono pochi,e se si vuole intervenire sulle pensioni o su altre misure allora bisognerà tagliare da qualche altra parte. Un approccio prudente, in coerenza con quanto chiesto da Bruxelles e dalle agenzie di rating. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Sale a 91 articoli, rispetto alle prime anticipazioni dell'indice circolate, la legge di Bilancio approvata in Cdm il 16 ottobre. Nella prima bozza dell'articolato c'è la conferma del taglio del cuneo con una proroga della misura attuale per tutto il 2024. Nel testo compaiono i macro capitoli sanità, pensioni, Pa, famiglia e la revisione della spesa. Per le pensioni anticipate, arriva quota 104 con penalizzazioni. Sarà possibile accedere all'Ape sociale per tutto il 2024. Per gli affitti brevi, arriva la cedolare secca al 26%. E' previsto uno sgravio contributivo al “100%” fino comunque a un “massimo di 3000 euro annui”, senza limiti di reddito, per tutte le lavoratrici madri a esclusione del «lavoro domestico». Nuove risorse pari a 8 miliardi in due anni per la nuova tornata 2022-24 di rinnovi contrattuali della pubblica amministrazione. Arriva poi una sforbiciata ai conti degli enti locali per contribuire alla spending review: si prevede un taglio da 350 milioni l'anno (escluse le voci diritti sociali e salute) per le Regioni, i sindaci dovranno ridurre le spese dei comuni di 200 milioni l'anno mentre le province di 50 milioni. Aumentano le tasse per sigarette e tabacco. Una raffica di mini tasse finanziano gli sgravi fiscali e il taglio del cuneo. Tutto qui. Non ci sono la rivoluzione copernicana, la scelta politica d'effetto, la svolta economica, auspicati e annunciati dalla premier Giorgia Meloni nella bozza della legge di bilancio che il suo Governo si appresta ad approvare in Parlamento. La manovra in realtà si riduce in una manovrina, pure contenuta nei numeri, dettata essenzialmente dai non edificanti dati dei fondamentali economici italiani, dai pessimi giudizi sulla nostra crescita delle principali agenzie di rating, soprattutto dalla realpolitik del ministro Giancarlo Giorgetti che fa abbandonare ai suoi colleghi i toni trionfalistici per atterrare sulla Terra con la massima prudenza. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Certo, dirà qualcuno, quelle che si sono tenute nel week end sono elezioni locali con campioni di elettorato modesti, ma sono sempre test interessanti che ci offrono alcune tendenze. A Monza e Brianza, Adriano Galliani si aggiudica il seggio al Senato alle elezioni suppletive. Il centrodestra si presenta unito e vince. Il candidato Marco Cappato si ferma al 39,5%, non convince la platea di base del centrosinistra, e non la allarga neppure in termini politici. La vittoria di Galliani assume anche un valore simbolico visto che si tratta del seggio occupato da Silvio Berlusconi. Vittoria netta e personale del leghista Maurizio Fugatti, governatore uscente sostenuto da tutto il centrodestra, in provincia di Trento. Sconfitta storica Svp e assedio delle destre di lingua italiana e tedesca al presidente confermato Arno Kompatscher, in provincia di Bolzano. Dalle urne esce un Trentino Alto Adige meno “a statuto speciale” e sempre più allineato al voto nazionale, segnato dal vento di destra che scuote l'Europa. In Alto Adige, la Lega crolla, vede bocciati tutti i suoi assessori uscenti e viene doppiata da FdI, primo partito degli italiani. In Trentino, il partito di Giorgia Meloni moltiplica per dieci i voti di cinque anni fa: cala però rispetto alle politiche e diventa il secondo partito della coalizione, superato da una Lega pure in calo. Il centrosinistra riparte invece da Foggia, dove la candidata Maria Aida Episcopo viene sostenuta da Pd e M5s e da uno schieramento di molte sigle che si presentano unite, senza divisioni. Foggia era l'unico feudo del centrodestra in una Puglia a trazione centrosinistra. Sul voto foggiano ha pesato la decisione del ministero degli Interni, costretto a sciogliere per infiltrazioni mafiose l'amministrazione guidata da Franco Landella, il vecchio sindaco transitato da Forza Italia alla Lega. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Nel 1969, la attivista femminista americana Carol Hanish aveva coniato in un saggio la frase "il personale è politico". Per Hanish, ogni fatto personale si trasforma in una azione politica. La scrittrice era diventata famosa anche per la protesta di Miss America del 1968: è stata una delle quattro donne che avevano appeso uno stendardo di liberazione femminile sul balcone del concorso di Miss America, interrompendo la cerimonia. Storie di altri tempi, dirà qualcuno, ma c'è anche molto di "personale politico" nella scelta di Giorgia Meloni di affrontare in pubblico la sua separazione dal compagno Andrea Giambruno dopo le frasi sessiste diffuse dal programma "Striscia la notizia" e di non andare alla festa di Fratelli d'Italia a Roma, perché intende difendere l'immagine della figlia. "A me in questo momento interessa solo difendere Ginevra, una bambina di sette anni, è a lei che penso, la persona più fragile e l'unica da proteggere in questa storia", dice ai suoi familiari la premier. Giorgia Meloni preferisce rinunciare alla festa di partito al teatro Brancaccio di Roma, dopo la trasferta al Cairo di ieri e dopo la burrascosa vicenda personale che l'ha portata alla separazione dal compagno Andrea Giambruno. Appare solo in un video da remoto. "Non so a che ora tornerò in Italia, non sono certa di riuscire a essere fisicamente con voi. Anche io sono un essere umano e se c'è qualcuno a cui posso chiedere comprensione sono i simpatizzanti, i rappresentanti, i militanti e i dirigenti di FI". Meloni vorrebbe cancellare anche gran parte degli impegni istituzionali, ma non è sempre possibile. A palazzo Chigi c'è l'incontro col presidente finlandese Sauli Niinistö. Poi c'è il Consiglio dei ministri. Martedì salterà, salvo sorprese, l'appuntamento dell'Anci a Genova. Mercoledì è prevista la full immersion parlamentare che la porterà in poche ore alla Camera e al Senato per illustrare obiettivi e strategia italiana in vista del Consiglio europeo di Bruxelles, al quale parteciperà poi giovedì e venerdì. E' il senso di scelte personali che però diventano politiche e pubbliche. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi L'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani a risarcire tre naufraghi tunisini passati da Lampedusa tra il 2017 e il 2019. Le motivazioni sono un pugno allo stomaco alla linea dura dei Governi in carica in quegli anni, di centrosinistra e di centrodestra: trattamento inumano e degradante, mancanza di assistenza legale, privazione della loro libertà in modo arbitrario e in assenza del provvedimento di un giudice. Nei fatti l'Europa boccia il modello di hotspot a Lampedusa: non si tratta di un carcere ma di una struttura dove non si può uscire liberamente. Nel marzo scorso, la stessa Corte aveva condannato l'Italia per il trattamento degradante dei migranti arrivati a Lampedusa, detenuti senza alcuna base giuridica nell'hotspot dell'isola e irregolarmente espulsi senza che il loro caso venisse esaminato. La Corte europea dei diritti umani punta il dito sull'impossibilità di lasciare la struttura, in cui spesso non vengono garantite né assistenza legale certa e in tempi consoni, né informazioni sui propri diritti come sulla possibilità di chiedere asilo e protezione. La decisione europea rappresenta un duro colpo per la strategia del Governo di Giorgia Meloni e, come già avvenuto nel dispositivo emesso lo scorso marzo, farà certamente giurisprudenza. Infatti, le due sentenze si inseriscono nel solco delle precedenti pronunce in materia, le ricalcano, spesso le superano, comunque certificano ulteriori violazioni delle norme comunitarie. La fotografia arriva fino al 2019. Da allora, poco o nulla è cambiato. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi E' guerra totale in Medio Oriente. La cronaca delle ultime ore conferma che il livello del conflitto coinvolge in un modo o nell'altro l'intera area. Israele parla di un'offensiva lunga e intensa contro Hamas e i suoi alleati. Dallo Yemen, il gruppo Ansar Allah ha inviato missili e droni in direzione di Israele, poi abbattuti in volo dal cacciatorpediniere americano Carney in navigazione nel Mar Rosso. Milizie sciite hanno lanciato tre droni contro i soldati americani di stanza nella base di al Tanf, nella Siria orientale. Poco prima altri tre droni avevano colpito due basi americane in Iraq, una a Est e l'altra a Nord. Anche in questo caso l'attacco porta la firma delle milizie sciite finanziate da Teheran. Hamas ha sparato venti razzi dal territorio del Libano contro Israele, quindi col permesso di Hezbollah. Le azioni si sono sviluppate in meno di ventiquattr'ore e si sono mosse le principali organizzazioni fondamentaliste in Yemen, Siria e Iraq. Tutte queste fazioni fanno parte del cosiddetto Asse della Resistenza guidato dall'Iran. Il Pentagono spera che Israele riesca a concentrare l'imminente operazione di terra solo contro Hamas, risparmiando così la popolazione civile. Intanto alza il livello di guardia mobilitando le portaerei Ford ed Eisenhower. Nel suo discorso alla nazione, il presidente americano Joe Biden chiede al Congresso l'approvazione di un pacchetto di finanziamenti da 100 miliardi di dollari per Medio Oriente, Ucraina, Taiwan, e la protezione del confine meridionale americano. Ma la confusione regna al Congresso, dopo che il trumpista Jim Jordan, contrario agli aiuti a Kiev, ha rinunciato alla corsa per la poltrona di Speaker della Camera, perché è stato bocciato in due votazioni, e poi ha deciso di rilanciare la propria candidatura. Oggi Biden ospiterà il vertice Usa-Ue, con i presidenti del Consiglio e della Commissione Michel e von der Leyen, con l'obiettivo di trovare una strategia comune per evitare l'escalation militare. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Oltre a morti, feriti, distruzioni, dolore, gli attacchi di Hamas e i raid israeliani provocano reazioni a catena e proteste di piazza filo palestinesi in Medio Oriente e contro la guerra negli Stati Uniti. L'incendio si è ormai propagato ovunque ed è complicato spegnerlo. Beirut sembra restare in disparte. Solo un gruppo di una cinquantina di persone si ritrova davanti alla sede Onu per protestare, non ci sono grandi manifestazioni oltre il raduno di Hezbollah. Invece l'onda della rabbia si riversa in strada a Tunisi, Amman, Teheran, Baghdad, a Tripoli, in Libia, a Rabat. Nella capitale tunisina, in decine di migliaia chiedono la cacciata dell'ambasciatore francese, accusato di essere alleato di Israele. Lo stesso avviene ad Amman dove in 10 mila sfilano in corteo davanti all'ambasciata Usa. Ed è un avvertimento, perché il Regno è il ponte storico con Israele, mediatore col mondo arabo. «Non vogliamo ambasciate sioniste sul territorio giordano», protestano. La polizia spara lacrimogeni per disperderli. A Baghdad, si sono viste scene simili: qualche centinaio di manifestanti raggiunge l'ingresso della Zona verde, dove ci sono le sedi diplomatiche occidentali. Le forze di sicurezza usano i lacrimogeni. E persino in Egitto, dove è vietato manifestare, a migliaia scendono in piazza in diverse città. Ma la guerra non piace anche negli Stati Uniti, nel luogo in cui si decide la doppia politica, quella degli aiuti umanitari ai profughi palestinesi e dei finanziamenti all'arsenale militare di Tel Aviv. 500 persone, tra cui una ventina di rabbini, sono stati arrestati al Campidoglio degli Stati Uniti mentre protestavano contro la guerra, chiedendo un cessate il fuoco immediato a Gaza. Sono segnali da non sottovalutare. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
La missione del presidente americano Joe Biden in Medio Oriente parte nel peggiore dei modi, con una strage di centinaia di civili palestinesi all'ospedale di Gaza, le cui responsabilità non sono state chiarite e naufragano nel classico scaricabarile tra Hamas e esercito israeliano. Si restringe anche il campo dell'azione diplomatica perchè la tappa cruciale in Giordania è stata annullata e Biden non vedrà il presidente palestinese Mahmoud Abbas, il ministero degli Esteri giordano e il presidente egiziano Sisi. Il presidente palestinese Abu Mazen conferma il suo ritorno in Cisgiordania dopo la cancellazione del vertice di Amman dopo il massacro a Gaza, e afferma che i palestinesi "non accetteranno un'altra Nakba del XXI secolo". Senza gli interlocutori arabi, il tentativo di Joe Biden di evitare l'estensione della guerra in corso a Gaza, con conseguenze imprevedibili per l'intera stabilità globale, si trasforma in una missione impossibile.Biden vuole portare a casa almeno le cosiddette “safe zones” nella Striscia dove i civili non verranno attaccati da Israele, e la fornitura degli aiuti umanitari secondo un piano che escluderebbe il controllo di Hamas. Il portavoce militare americano Daniel Hecht, ha già messo le mani avanti: la reazione israeliana alla strage del 7 ottobre potrebbe essere qualcosa di diverso dalla tanto temuta offensiva di terra, capace di devastare Gaza e scatenare la risposta dell'Iran. Biden punta soprattutto a evitare azioni capaci di scatenare un conflitto regionale, che potrebbe andare oltre l'Iran, compromettendo anche le difficili operazioni in Ucraina. Usa e Israele si sono accordati su un piano per far arrivare gli aiuti umanitari senza l'intervento di Hamas. Si tratta ora di vedere se funzionerà, e se l'Egitto aprirà finalmente il valico di Rafah per far entrare l'assistenza. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi La guerra tra Hamas e Israele è lo sfondo dell'azione a Bruxelles. L'ultimo lupo solitario del fondamentalismo islamico si chiama Abdeslam Lassoued, tunisino, 45 anni, account Facebook Slayem Slouma. E' il terrorista in tuta arancione che, armato di kalashnikov, ha ucciso senza pietà due svedesi e ha rivendicato la loro uccisione sul suo profilo del social, come fosse un rituale, una prassi già tristemente utilizzata nel recente passato. Negli ultimi giorni, Lassoued aveva pubblicato diversi post antisemiti, in solidarietà con l'attacco di Hamas contro Israele. "Sono un Mujahid dello Stato Islamico. Viviamo e moriamo per questa stessa religione. Ho vendicato i musulmani". Abdeslam Lassoued ha colpito vicino al canale che attraversa la città, non lontano dal quartiere di Molenbeek. Partirono proprio da qui, da Molenbeek, gli attentatori del 13 novembre 2015 contro la Francia, e del 22 marzo 2016, sempre a Bruxelles, con 35 persone uccise negli attacchi suicidi all'aeroporto di Zaventem e nella stazione della metro di Maelbeek. Gli attacchi di Parigi e di Bruxelles, entrambi rivendicati dallo Stato Islamico, erano stati ideati dalla stessa cellula jihadista: un gruppo di amici, piccoli delinquenti, molti di origine marocchina, cresciuti a Molenbeek, quartiere a forte immigrazione, non lontano dal Parlamento europeo. In tutta Europa sono scattate imponenti misure di sicurezza, ma oggi, esattamente come allora, nessun allarme specifico era stato lanciato dagli apparati dello Stato di Bruxelles e da altri servizi di intelligence internazionali. Nel frattempo a Molenbeek si risvegliava una nuova cellula dormiente del terrorismo islamico. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi Le elezioni in Polonia vanno a quella che, fino alla scorsa settimana, era l'opposizione che sognava da sempre l'allineamento politico con l'Europa su molti dossier scottanti, come quello sui flussi migratori. Finisce così la lunga stagione populista, ma il Pis, il partito di Governo, resta ancora al 36%, ma non ha seggi sufficienti per formare una maggioranza. Neanche con l'ultradestra Konfederacja, che prende molto meno che nei sondaggi e si ferma al 6%. Insieme, Pis e ultradestra avrebbero 212 seggi: per la maggioranza al Sejm (la Camera bassa) ne servono almeno 230. Dunque, trionfa contro le attese, battendo anche i sondaggi più ottimistici, l'opposizione di Donald Tusk. La sua Piattaforma civica supera secondo gli exit poll il 31% (163 seggi); la Terza via incassa il 13% (55 seggi) e la Nuova sinistra l'8,6% (30 seggi). L'opposizione potrebbe conquistare 248 seggi: una maggioranza amplissima per governare la Polonia. Jaroslaw Kaczynski, lo sconfitto, non si dà ancora per vinto. Il padre padrone di Diritto e giustizia promette battaglia senza esclusione di colpi: "Faremo tutto il possibile per tornare al potere. I prossimi saranno giorni di lotta e tensione”. La situazione è in mano al presidente della Repubblica Andrzej Duda, e l'opposizione teme che l'esponente di Diritto e Giustizia possa favorire il suo partito, offrendogli l'incarico di formare un governo, concedendogli il tempo utile per ribaltare l'esito elettorale, magari convincendo parlamentari di altri partiti, tipo quelli della Terza via. Una Polonia democratica può aiutare a mantenere l'azione politica all'interno del perimetro segnato dai valori scritti nella Costituzione europea. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Ferruccio Bovio Non possiamo certamente dirci sorpresi dalla notizia che Hamas dichiari la sua contrarietà alla predisposizione di corridoi umanitari. I fondamentalisti palestinesi giocano, infatti, tutte le loro carte sul fatto che, a seguito della carneficina di sabato scorso, la reazione israeliana sarà la più dura di sempre e finirà, pertanto, per provocare la morte di un numero spropositato di abitanti della Striscia di Gaza, con particolare predilezione per i bambini. D'altra parte, è una loro tradizionale tecnica quella di usare, senza farsi alcuno scrupolo, la popolazione civile come carne da cannone, in modo da alimentare l'ostilità dell'opinione pubblica mondiale nei confronti di Israele e delle sue reazioni militari che, inevitabilmente, causano sistematicamente numerose vittime anche tra i cosiddetti “scudi umani”. Ecco perché – non a caso - i centri di comando o i depositi di armi di Hamas sono spesso e volentieri collocati in prossimità di una scuola elementare, di un ospedale o di una sede di qualche organizzazione umanitaria...Del resto – per chi ci crede sul serio - che valore può avere la vita terrena di qualche bambino in più o in meno di fronte alla prospettiva messianica di una rinascita palingenetica di tutta l'umanità? Sanno bene i dirigenti di Hamas che se lasciassero libera la popolazione di portare la pelle in salvo, rimanendo da soli a vedersela con l'esercito di Tel Aviv, verrebbero annientati in poche giornate: di conseguenza, è molto più sicuro per se stessi e per la sopravvivenza del loro partito tenere gli sventurati cittadini di Gaza in ostaggio. Non sarebbe, comunque, corretto guardare ad Hamas come ad una sorta di cosca mafiosa che si è imposta con la violenza su una comunità composta da miti fraticelli di Assisi, poiché si tratta, invece, di una forza politica che è al potere per aver vinto regolarmente le ultime elezioni sulla base di uno spietato programma ideologico e militare ben noto a tutti gli elettori. Inoltre, non va dimenticato che, se nella Cisgiordania di Abu Mazen non si vota dal 2006, è proprio perché il vecchio presidente è ben consapevole del fatto che a conquistare la maggioranza parlamentare sarebbe anche lì il partito del terrorismo e del fanatismo religioso. Tuttavia, sebbene sia impossibile sapere quanti degli oltre due milioni di abitanti della Striscia siano ancora oggi favorevoli ad Hamas (e disposti, quindi, ad immolarsi), noi siamo portati a pensare che una parte consistente di essi, se potesse decidere liberamente, opterebbe per la propria salvezza e per quella dei propri cari. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
La Striscia di Gaza ha una superficie di 365 chilometri quadrati e una popolazione di 2.1 milioni di persone, di cui 1.7 milioni sono rifugiati palestinesi. Su questo lembo di terra gli israeliani, colpiti dagli attacchi dei fondamentalisti di Hamas, hanno sganciato in sei giorni sulla almeno 6.000 bombe, per un peso di 4.000 tonnellate. Dicono di aver colpito 3600 obiettivi militari, ma il bilancio pesa tutto sulla popolazione civile palestinese: 1.537 i palestinesi morti nell'offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza, di cui 500 bambini e 276 donne. I feriti sarebbero 6.612, tra cui 1.644 bambini. E gli altri, quelli vivi, si muovono tra i ruderi delle città, lungo viali e piazze rasi al suolo da ordigni di ogni tipo, nella mancanza di acqua e la totale assenza di elettricità. Ogni volta che i rumori dei bombardamenti si placano per qualche minuto, la gente esce con le taniche gialle, venti litri ciascuna, con un rubinetto attaccato al fondo, alla ricerca di un'autocisterna che passa una volta al giorno. A una famiglia media venti litri di acqua bastano per un solo giorno. Non si può conservare niente in frigorifero perché non c'è elettricità e la popolazione si arrangia come può. Non lavano la biancheria sporca da cinque giorni e stanno cercando di ridurre al minimo l'uso dell'acqua di rubinetto fino al limite della sopravvivenza. Sui lati delle strade si accatastano enormi cumuli di spazzatura, pieni di vetri rotti che la gente ha buttato dopo aver pulito le case danneggiate dagli attacchi aerei. Quanto può durare? Ore? Giorni? Di sicuro c'è che cibo e acqua, assicura l'agenzia dell'Onu, finiranno molto presto. Le forniture minime sono ancora garantite dai generatori, ma appena finirà il carburante si bloccherà tutto. E' una lotta contro il tempo nella Striscia di Gaza. I gruppi umanitari chiedono la creazione di corridoi per la consegna degli aiuti, ma tutto resta bloccato dall'assenza della politica, di una idea di pace duratura, dall'inerzia delle istituzioni internazionali e degli Stati. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi Mentre sono in corso raid israeliani e attacchi di Hamas, si fa strada l'idea di un piano di evacuazione di civili a Gaza gestito dalle Nazioni unite. Si tratta sostanzialmente di un mini-corridoio umanitario attraverso il valico di Rafah, in grado di garantire un limitato scambio umanitario, che però consentirebbe ad alcuni civili di lasciare la Striscia prima dell'eventuale ingresso dell'esercito israeliano a Gaza. Il progetto è quello di assicurare una via di fuga per alcune donne e bambini palestinesi in difficoltà, malati gravi o portatori di handicap, ma anche a un numero ridotto di ostaggi israeliani: i più anziani, i più piccoli, quelli con pesanti problemi di salute. Dietro al piano c'è la mano degli Stati Uniti, in una triangolazione che coinvolge anche il Qatar, che potrebbe sfruttare anche la disponibilità del presidente turco Erdogan, già attivo nei negoziati diretti con Hamas per la liberazione degli ostaggi. Anche Palazzo Chigi Roma ha un ruolo diplomatico, dopo l'incontro al Cairo tra Antonio Tajani e il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi. Ma i contorni sono incerti, perché l'Egitto, il Paese che dovrebbe ospitare i rifugiati, frena. Dovesse fallire il negoziato, i civili si ritroverebbero prigionieri involontari del conflitto, nel mezzo di un guerra urbana combattuta nel cuore di Gaza. In queste ore migliaia di palestinesi sono confluiti a Rafah e Khan Yunes. Sono convinti di poter attraversare il confine, rassicurati dal fatto che le autorità egiziane stessero procedendo all'apertura di un ospedale sul proprio versante del valico per accogliere i feriti più gravi di Gaza. Al momento il varco è rimasto chiuso. E la posizione del governo di al Sisi non si sblocca. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi Come in ogni conflitto nella storia dell'umanità, anche nella guerra ingaggiata da Hamas contro Israele e nella reazione spropositata di Tel Aviv contro i palestinesi, sono sempre le popolazioni civili a contare vittime, feriti, distruzioni di case e interi villaggi. Nuove stime ufficiali segnalano che i morti in Israele per l'attacco di Hamas proveniente da Gaza sono saliti a più di 1200, e i palestinesi rimasti uccisi nei raid aerei israeliani sono 900 e quelli feriti 4500. Chi sono? Quali sono i loro volti? Le testimonianze del massacro di cinque giorni fa riempiono i canali israeliani, sia dal concerto assaltato al mattino che dai kibbutz finiti sotto il controllo di Hamas per quasi un giorno. E i video girati a Gaza dai palestinesi in questi minuti dimostrano che le vittime sono essenzialmente civili, decine di loro minorenni, alcuni piccoli ancora in fasce. Non c'è differenza tra i ragazzi colpiti durante il rave dei pacifisti israeliani nel deserto e i giovani palestinesi trucidati dai raid degli aerei e dell'artiglieria israeliana. Civili uccisi mentre provano a fuggire a piedi o in macchina, un giovane sorpreso nel parcheggio del rave fucilato da membri di Hamas mentre è sdraiato a terra, interi nuclei familiari sterminati dai bombardamenti. Sono tutte vittime innocenti della mancata pacificazione dei territori. Sono il frutto amaro delle scelte politiche sbagliate di Netanyahu e della debolezza della leadership dell'Anp, della corsa agli armamenti degli israeliani e della mancanza di un controllo da parte di Abu Mazen rispetto alle attività terrorstiche delle frange più estreme del fondamentalismo palestinese. Solo con un piano duraturo di pace in Medio oriente, garantito da tutte le istituzioni mondiali, due popoli potranno convivere in due territori. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi Quanto pesano la guerra a Gaza, il conflitto tra Russia e Ucraina, la più generale incertezza geopolitica globale, sulla nostra crescita economica? Molto, secondo Bankitalia, ascoltata in Parlamento un'audizione sulla manovra economica e sui conti del Nadef, la nota del Documento economico e finanziario del Governo. Cosa dice Bankitalia? I rischi che gravano sull'attività economica sono elevati e orientati al ribasso. Le tensioni geopolitiche - legate al conflitto in Ucraina e agli attentati in Israele generano forte incertezza. Le prospettive di crescita potrebbero risentire anche dell'indebolimento dell'economia cinese e, nell'area dell'euro, di una trasmissione particolarmente intensa della stretta monetaria, con un ulteriore irrigidimento delle condizioni di offerta del credito. Insomma, si tratta di una previsione nefasta che smorza i toni ottimistici dell'esecutivo. Secondo la banca centrale italiana, l'elevato rapporto tra il debito pubblico e il Pil è un serio elemento di vulnerabilità: riduce gli spazi di bilancio per fare fronte a possibili futuri shock avversi; espone il Paese al rischio di tensioni sui mercati finanziari; aumenta il costo del debito per lo Stato, e in ultima analisi per le famiglie e le imprese. E allora che fare? Lo spiega l'Istat sempre in Parlamento, quando avverte che gli indicatori congiunturali più recenti suggeriscono per i prossimi mesi il permanere della fase di debolezza dell'economia italiana. Vuol dire che, nella compilazione dei vari capitoli che formano la manovra, bisognerebbe essere prudenti, mettendo da parte le troppe promesse elettorali, per applicare una necessaria realpolitik. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi Cosa racconta uno spettacolo di teatro di narrazione? Di certo non risolve i conflitti macroeconomici e geopolitici che stanno alla base di tutte le guerre del mondo, non migliora le condizioni di salute dei lavoratori, né contribuisce a ridurre i danni causati dall'uomo all'ambiente. Uno spettacolo di teatro di narrazione racconta storie vere, spesso dimenticate, crea collegamenti tra passato e presente, costruisce ponti di memoria viva tra generazioni. Attraverso la drammaturgia, la tecnica, l'utilizzo del corpo e della voce, l'ausilio di vecchie e nuove testimonianze scritte e orali, documenti giudiziari e giornalistici, smuove le coscienze, suscita emozioni, provoca rabbia, indignazione, dunque consapevolezza. Esattamente a sessant'anni dal disastro del Vajont, la sera del 9 ottobre 1963, il cui bilancio raggiunge quasi duemila morti, Marco Paolini lancia la rete di "Vajonts 23", il nuovo racconto sulla diga, in contemporanea con centinaia tra teatri stabili, biblioteche, auditorium, scuole, luoghi, in Italia ed Europa. Si tratta di una operazione culturale mai compiuta nel nostro Paese. Si tratta di un'Orazione Civile Corale. Attori e allievi delle scuole di teatro, teatri stabili, compagnie di teatro di ricerca, musicisti e danzatori, e spettatori realizzano un proprio allestimento di VajontS sulla base delle peculiarità del suo territorio. E poi, tutti si fermano alle 22.39, l'ora in cui la montagna è franata nella diga. Se ci pensate però, non è normale il paese che consegna ai narratori il peso della sua memoria nazionale, che dovrebbe essere collettiva, e perciò di tutti. Ma un narratore può chiedere giustizia anche sopra il palco di un teatro, una piazza, una strada. Un narratore può fare memoria, perché i luoghi contano, perché nulla vada mai dimenticato. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi L'opposizione politica e sociale sceglie la linea della piazza contro il Governo guidato da Giorgia Meloni. Cgil e un centinaio di associazioni partono oggi con due cortei a Roma, accomunati da uno slogan d'effetto: "La via maestra, insieme per la Costituzione". Decine di migliaia di persone sfilano per le strade della capitale per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, contro tutte le guerre e per la pace, per l'aumento dei salari e delle pensioni, per la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell'ambiente, per la difesa e l'attuazione della Costituzione contro l'autonomia differenziata e i progetti di revisione costituzionale del presidenzialismo. Il personaggio chiave di questa iniziativa è certamente il segretario della Cgil Maurizio Landini, ma non ci sono gli altri sindacati Cisl e Uil. Quindi i due cortei di piazza della Repubblica e piazza dei Partigiani che confluiranno a San Giovanni tentano di trasferire nelle piazze ciò che per oltre un anno non è riuscito all'opposizione politica e parlamentare che ha incamerato, al momento, solo divisioni e cocenti sconfitte, e resta ancora numericamente minoranza del Paese. La segretaria del Pd Elly Schlein lancia una manifestazione il prossimo 11 novembre, ma pare più una mossa per consolidare la sua leadership in vista delle elezioni europee del 2024 che l'affermazione di una piattaforma unitaria per un'alternativa di Governo al centrodestra. Uno dei grandi padri del socialismo del Novecento, Pietro Nenni, amava ripetere lo slogan delle piazze piene e delle urne vuote. La linea della piazza fa parte certamente della storia della sinistra italiana, ma solo con i cortei, pur legittimi, non si scalfisce il potere degli avversari. All'opposizione politica e sociale serve un leader e una visione di insieme, un programma comune fatto di pochi punti, che possa unire le tante, troppe anime di un elettorato smarrito e non rappresentato. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi Il Presidente ucraino Zelensky sceglie il vertice della Comunità politica di Granada per inviare un appello ai leader europei. "La Russia sta cercando di congelare la situazione. Se ci riesce, ci sarà un nuovo momento critico: il 2028. Entro quell'anno avrà ripristinato il potenziale militare che abbiamo distrutto e sarà abbastanza forte da attaccare i Paesi al centro della sua espansione.". Zelensky pensa soprattutto agli Stati baltici e ad altri Paesi in cui sono presenti contingenti russi. A Granada non pare in discussione il sostegno politico all'Ucraina, non c'è un dietro front europeo al sostegno a Zelensky, ma i dubbi riguardano essenzialmente l'aiuto militare le cui scorte diminuiscono di mese in mese. L'Italia conferma la prospettiva generale, ma ammette che i depositi sono in via di esaurimento. La Spagna annuncia la consegna di sei lanciamissili all'Ucraina, ma non mette a disposizione altro materiale bellico. Negli Usa, il Congresso è diviso sull'impegno profuso a favore di Kiev. Al termine del vertice della Comunità politica europea di Granada, il Presidente francese Emmanuel Macron tenta di rinsaldare l'unità dei leader sugli aiuti all'Ucraina con una frase che ammette le difficoltà: non abbiamo il diritto a essere stanchi. I più convinti al proseguimento dei finanziamenti a Kiev sono la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che annuncia un pacchetto da 50 miliardi per il periodo dal 2024 al 2027, e il presidente del consiglio europeo, Charles Michel, che lavora alla definizione logistica dell'operazione. In vista delle elezioni europee del 2024 e dell'inasprimento dei toni della campagna elettorale, potrebbe crescere la tendenza di alcuni Paesi di mantenere il sostegno politico all'Ucraina, diminuendo man mano il flusso di denaro destinato al rafforzamento dei depositi militari di Zelensky. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi L'Unione europea trova l'accordo sul regolamento di gestione delle crisi, uno dei pilastri del Patto migrazioni e asilo. La votazione finale al Coreper, l'organo che riunisce a Bruxelles gli ambasciatori dei Ventisette, è andata verso la direzione auspicata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, con il solo voto contrario di Polonia e Ungheria e l'astensione di Slovacchia, Repubblica Ceca e Austria. E' certamente un via libera politico nato dalla volontà della maggioranza dei Paesi europei di superare lo stop di giovedì scorso quando l'intesa sulla proposta di mediazione avanzata dalla presidenza spagnola, aveva ricevuto il via libera della Germania al Consiglio Affari interni, ma anche la richiesta italiana di un supplemento di riflessione. Il nodo era rappresentato dall'esclusione dei salvataggi compiuti dalle navi Ong e dalle possibili situazioni di «strumentalizzazione» dei flussi migratori da parte di Paesi terzi, nel solco della guerra ibrida cavalcata dalla Bielorussia. Nei giorni dello scontro con Berlino per il finanziamento da 750mila euro del Governo tedesco a Sos Humanity, il passaggio era stato interpretato da Palazzo Chigi come una provocazione. A quel punto è intervenuta la diplomazia che ha portato alla decisione di ieri, prima del Consiglio europeo informale di Granada. Giorgia Meloni afferma che si tratta di una vittoria italiana, ma in realtà l'intesa resta solo sulla carta, e regge solo perché è stato stralciato il vero punto di scontro: il passaggio sulle Ong chiesto dalla Germania e sgradito al nostro Governo. A Granada si potrebbe tenere un bilaterale tra Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz dove, con ogni probabilità, si scontreranno ancora due visioni opposte e antitetiche in tema di flussi migratori e di salvezza delle vite umane nel Mar Mediterraneo. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm