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VIDEO: Chiara ed Enrico ➜ https://www.youtube.com/watch?v=TClOMju_0Z4TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7042A DIECI ANNI DALLA MORTE DELLA SERVA DI DIO CHIARA CORBELLA di Luca MarcolivioCi sono santi di cui apprendiamo l'esistenza al momento della beatificazione o canonizzazione. Altri, al contrario, diventano celebri subito dopo la morte. La Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo (1984-2012) è sicuramente tra questi ultimi. Il suo processo canonico è iniziato il 21 settembre 2018, a poco più di sei anni dalla morte. In tempi recenti, soltanto San Giovanni Paolo II (1920-2005) e Santa Teresa di Calcutta (1910-1997) e pochi altri sono stati avviati sulla via degli altari con più rapidità.La popolarità di Chiara Corbella divampò immediatamente dopo il suo funerale, celebrato il 16 giugno 2012, in una gremitissima parrocchia di Santa Francesca Romana all'Ardeatino. La storia della giovane sposa e madre romana aveva avuto immediato risalto mediatico, grazie soprattutto alle sue virtù non comuni, in particolare al coraggio nell'affrontare una malattia incurabile e nell'aprirsi alla vita dei tre figli, due dei quali morti subito dopo la nascita. L'allora cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, l'aveva definita la "nuova Gianna Beretta Molla": un parallelo non inopportuno, sebbene negli anni siano emerse notevoli peculiarità che rendono questa storia unica nel suo genere.Già nei mesi precedenti la sua nascita al Cielo, in tutta la diocesi di Roma erano girate numerose richieste di preghiere per Chiara, gravemente malata. Poco dopo la morte della loro prima figlia, era diventato virale il video caricato su YouTube della testimonianza di Chiara e di suo marito Enrico Petrillo, riguardo a un dramma che, vissuto in pace con Dio, si era trasformato in una sorprendente grazia.LA VIA DELLA SANTITÀNei suoi 28 anni di vita, Chiara Corbella ha convintamente abbracciato la via della santità che il Signore ha voluto per lei. Un percorso di certo non facile, particolarmente drammatico nell'ultima fase della sua vita. Un percorso tanto coerente quanto aperto agli impulsi imprevedibili che la Provvidenza le metteva davanti. Chiara attinse a carismi ecclesiali diversi e complementari: cresciuta nel Rinnovamento Carismatico, si rafforzò e si plasmò definitivamente nella spiritualità francescana, sotto la guida di padre Vito D'Amato, OFM. In particolare, dopo il matrimonio, Chiara ed Enrico furono molto vicini a don Fabio Rosini, seguendo con attenzione il ciclo catechetico delle "Dieci Parole". La Serva di Dio ha quindi vissuto una spiritualità a 360 gradi, molto dinamica e versatile, ma, al tempo stesso, articolata su discernimenti molto rigorosi. Il vero elemento "vincente" della spiritualità di Chiara è stato comunque la devozione mariana: un aspetto che non è sfuggito a padre Romano Gambalunga, carmelitano e postulatore della causa di beatificazione, che ha sempre colto nella Serva di Dio un "modello di santità molto attuale" che la rende una santa "della porta accanto". Una ragazza del suo tempo, vivace, intuitiva, empatica, ironica, con molti interessi, dai viaggi alla musica (suonava piuttosto bene il violino).Come Maria Beltrame Quattrocchi (1884-1965) o la già citata Gianna Beretta Molla (1922-1962), Chiara Corbella vive un percorso di santità che si realizza soprattutto nella vocazione familiare. Una vocazione che diventa fertile, grazie alla straordinaria attitudine alla disponibilità.Chiara è innanzitutto disponibile con Dio. Fin da bambina impara subito che la preghiera non è un formulario ma un autentico e radicale colloquio con Gesù, che orienta ogni scelta della vita. Anche per questo, nemmeno durante l'adolescenza, Chiara ebbe grandi tentennamenti nella sua fede, che, al contrario, crebbe e maturò, al punto che, già in quegli anni, la vocazione al matrimonio le apparve molto nitida. È proprio nell'incontro con Enrico Petrillo (avvenuto a Medjugorje, il 2 agosto 2002, festa francescana del Perdono d'Assisi), che Chiara compie il passo decisivo nella sua disponibilità all'amore: non certo un amore mondano, zuccheroso ed effimero ma un amore maturo, solido, concreto e, al contempo, ambizioso ed elevato, alla stregua di quello che Gesù manifesta sulla Croce. Con questo spirito, Chiara, negli anni del liceo, respinge delicatamente più di un corteggiatore, preferendo attendere l'unico vero amore della sua vita. Quando conosce Enrico, Chiara intuisce subito il destino che li unirà nel sacramento matrimoniale. Per lui è disposta a scommettere tutto, persino ad accettare - se fosse stata volontà di Dio - l'idea di un'eventuale rottura definitiva nel momento più critico del loro fidanzamento. Enrico e Chiara sono una coppia che vive le stesse ansie e gli stessi dubbi dei loro coetanei: hanno però l'umiltà - lei per prima - di aprirsi all'Amore vero, quello che non pretende e che non conosce orgoglio: da quel momento, il loro legame spiccherà il volo, fino al matrimonio, celebrato nella chiesa di San Pietro ad Assisi, il 21 settembre 2008.LA DISPONIBILITÀ ALLA VITAIl successivo passo è la disponibilità alla vita. Anche nella sua maternità, Chiara non conosce mezze misure. Accoglie la malattia e la morte dei piccoli Maria Grazia Letizia (2009) e Davide Giovanni (2010), perché, con gli anni, ha imparato che il possesso è il contrario dell'amore e loro sono figli di Dio, prima che figli suoi. Quando, poi, ad ammalarsi sarà lei, Chiara anteporrà la vita del suo terzogenito Francesco (2011) alla sua, scegliendo di posticipare le cure per sé stessa. Scelte coraggiose, non comprese da tutti ma compiute in totale libertà. Scelte che hanno reso straordinaria una vita simile a molte altre, sebbene indubbiamente "sopra la media" e felicemente intrisa di Spirito Santo.L'ultimo passaggio chiave nella vita di Chiara Corbella è nella sua disponibilità all'incontro definitivo con lo Sposo. Proprio lei, che aveva fatto del matrimonio la sua vocazione terrena, arriva più che preparata allo sposalizio celeste. Sul letto di morte, al marito che le domanda: "Ma questo giogo è davvero dolce?", lei risponde: "Sì, è tanto dolce". Così Enrico vede svanire miracolosamente la sua tristezza: sua moglie - dice - sta andando "da Uno che la ama più di me!". Circondata dall'affetto di Enrico, del piccolo Francesco, della mamma Anselma, del papà Roberto, della sorella Elisa e di un'impagabile comunità di amici in Cristo, Chiara Corbella si spegne serenamente il 13 giugno 2012, nella provvidenziale coincidenza della memoria liturgica di un francescano: Sant'Antonio di Padova.Nel decennale della sua nascita al Cielo, che si celebra oggi, Chiara Corbella offre una grande opportunità a chi conosce la sua storia e, ancor più, a chi la conosce poco: quella di imparare ad abbracciare la propria vocazione senza compromessi, nella consapevolezza che non c'è amore senza Croce ma, soprattutto, non c'è Croce che non sia una prova d'amore.
Aspettando la "notte del classico" in presenza per questa edizione del 2021 i ragazzi del liceo classico Amaldi di Novi caricheranno ogni lunedì, alle 12.00 un video su Youtube (Canale FONDAZIONE ACOS CULTURA)che con una parola ogni volta diversa racconteranno ciò che ci circonda, prima della parola una voce autorevole della cultura ed informazione locale commenterà a sua volta una parola. Questa settimana la 5^A, portavoce qui, su radio Pnr Umberto Simonassi.
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Omelia della III domenica di Quaresima B.Continuando a chiamarli 10 comandamenti non potranno mai piacerci. Noi odiamo chi ci comanda qualcosa. E se invece iniziassimo a vederli come dieci parole di una proposta di matrimonio? Se non pensi sia possibile, ascolta il podcast!
Aspettando la "notte del classico" in presenza per questa edizione del 2021 i ragazzi del liceo classico Amaldi di Novi caricheranno ogni lunedì, alle 12.00 un video su Youtube (Canale FONDAZIONE ACOS CULTURA)che con una parola ogni volta diversa racconteranno ciò che ci circonda, prima della parola una voce autorevole della cultura ed informazione locale commenterà a sua volta una parola. Questa settimana la 4^A, portavoce qui, su radio Pnr Alessia Pignatelli.
Aspettando la "notte del classico" in presenza per questa edizione del 2021 i ragazzi del liceo classico Amaldi di Novi caricheranno ogni lunedì, alle 12.00 un video su Youtube (Canale FONDAZIONE ACOS CULTURA)che con una parola ogni volta diversa racconteranno ciò che ci circonda, prima della parola una voce autorevole della cultura ed informazione locale commenterà a sua volta una parola. Questa settimana la 4^A, portavoce qui, su radio Pnr Tommaso Borasi.
Aspettando la "notte del classico" in presenza per questa edizione del 2021 i ragazzi del liceo classico Amaldi di Novi caricheranno ogni lunedì, alle 12.00 un video su Youtube (Canale FONDAZIONE ACOS CULTURA)che con una parola ogni volta diversa racconteranno ciò che ci circonda, prima della parola una voce autorevole della cultura ed informazione locale commenterà a sua volta una parola. Questa settimana la 3^A, portavoce qui, su radio Pnr Alberto bergaglio.
Aspettando la "notte del classico" in presenza per questa edizione del 2021 i ragazzi del liceo classico Amaldi di Novi caricheranno ogni lunedì, alle 12.00 un video su Youtube (Canale FONDAZIONE ACOS CULTURA)che con una parola ogni volta diversa racconteranno ciò che ci circonda, prima della parola una voce autorevole della cultura ed informazione locale commenterà a sua volta una parola. Questa settimana la 3^A, portavoce qui, su radio Pnr Domizia Tallone.
Aspettando la "notte del classico" in presenza per questa edizione del 2021 i ragazzi del liceo classico Amaldi di Novi caricheranno ogni lunedì, alle 12.00 un video su Youtube (Canale FONDAZIONE ACOS CULTURA)che con una parola ogni volta diversa racconteranno ciò che ci circonda, prima della parola una voce autorevole della cultura ed informazione locale commenterà a sua volta una parola. Questa settimana la 2^A, portavoce qui, su radio Pnr Amalia Ghio.
Aspettando la "notte del classico" in presenza per questa edizione del 2021 i ragazzi del liceo classico Amaldi di Novi caricheranno ogni lunedì, alle 12.00 un video su Youtube (Canale FONDAZIONE ACOS CULTURA)che con una parola ogni volta diversa racconteranno ciò che ci circonda, prima della parola una voce autorevole della cultura ed informazione locale commenterà a sua volta una parola. Questa settimana la 2^A, portavoce qui, su radio Pnr Agnese Peruzzo.
Aspettando la "notte del classico" in presenza per questa edizione del 2021 i ragazzi del liceo classico Amaldi di Novi caricheranno ogni lunedì, alle 12.00 un video su Youtube (Canale FONDAZIONE ACOS CULTURA)che con una parola ogni volta diversa racconteranno ciò che ci circonda, prima della parola una voce autorevole della cultura ed informazione locale commenterà a sua volta una parola. Questa settimana parte la 1^A, portavoce qui, su radio Pnr Valentina vasta.
Aspettando la "notte del classico" in presenza per questa edizione del 2021 i ragazzi del liceo classico Amaldi di Novi caricheranno ogni lunedì, per dieci lunedì alle 12.00 un video su Youtube (Canale FONDAZIONE ACOS CULTURA)che con una parola ogni volta diversa racconteranno ciò che ci circonda, prima della parola una voce autorevole della cultura ed informazione locale commenterà a sua volta una parola. Questa settimana parte la 1^B, portavoce qui, su radio Pnr Nertìla Semino.
In quest'ultimo video del 2018 vi propongo la pronuncia corretta di 10 parole a tema natalizio. In particolare, vi propongo la dizione corretta delle parole:- stella cometa- presepe- statuetta- addobbo- cappelletto- tombola- chiesa- prete- don- neve- Re Magi- Oro, incenso e mirra.Buona visione, ma soprattutto Buone Feste: ci rivediamo nella seconda settimana del 2019!**************************************Se vuoi sapere chi sono, qui trovi la mia bio completa:► http://www.parlarealmicrofono.it/patrickfacciolo ◄ Se ti appassionano i temi del Public Speaking, puoi iscriverti alla mia newsletter settimanale: ► http://www.parlarealmicrofono.it/newsletter ◄ Se vuoi ricevere gratuitamente tutti i giorni una mia nota vocale sui temi della comunicazione, ti aspetto sul mio canale Telegram:► https://t.me/PublicSpeakingProfessionale ◄ Se vuoi vedere i miei video, li trovi sul mio canale YouTube:► https://www.youtube.com/user/Parlarealmicrofono ◄ Se vuoi ascoltare la mia web radio tematica in cui parlo di comunicazione assieme a tanti ospiti, puoi seguire Radio Linguaggio, in onda 24h/24:► http://www.parlarealmicrofono.it/radio ◄ Puoi anche contattarmi direttamente via email all’indirizzo patrick@parlarealmicrofono.it
In quest'ultimo video del 2018 vi propongo la pronuncia corretta di 10 parole a tema natalizio. In particolare, vi propongo la dizione corretta delle parole:- stella cometa- presepe- statuetta- addobbo- cappelletto- tombola- chiesa- prete- don- neve- Re Magi- Oro, incenso e mirra.Buona visione, ma soprattutto Buone Feste: ci rivediamo nella seconda settimana del 2019!**************************************Se vuoi sapere chi sono, qui trovi la mia bio completa:► http://www.parlarealmicrofono.it/patrickfacciolo ◄ Se ti appassionano i temi del Public Speaking, puoi iscriverti alla mia newsletter settimanale: ► http://www.parlarealmicrofono.it/newsletter ◄ Se vuoi ricevere gratuitamente tutti i giorni una mia nota vocale sui temi della comunicazione, ti aspetto sul mio canale Telegram:► https://t.me/PublicSpeakingProfessionale ◄ Se vuoi vedere i miei video, li trovi sul mio canale YouTube:► https://www.youtube.com/user/Parlarealmicrofono ◄ Se vuoi ascoltare la mia web radio tematica in cui parlo di comunicazione assieme a tanti ospiti, puoi seguire Radio Linguaggio, in onda 24h/24:► http://www.parlarealmicrofono.it/radio ◄ Puoi anche contattarmi direttamente via email all’indirizzo patrick@parlarealmicrofono.it
BEATI NEL BEATOFratelli, è un lunedì meraviglioso; il Signore ci ama infinitamente, per questo ci dona di cominciare questa settimana con il compimento nella nostra vita del Mistero ineffabile che abbiamo celebrato ieri. Così questo lunedì diventa il prototipo di ogni lunedì, di ogni nuovo inizio della nostra vita, dopo una confessione o un'eucarestia ad esempio; oggi, infatti il Signore ci annuncia che siamo “beati”. Attenzione, siamo "beati" per ciò che viviamo nel presente al quale è già legato indissolubilmente quello che gusteremo nel futuro. "Beati", dunque, in questo momento, che abbraccia il presente qui sulla terra e il futuro nel Cielo, a cui possiamo credere proprio perché ne possiamo pregustare già qui la "beatitudine". Essere "beati" allora non è solo una promessa, ma è la nostra identità autentica, ed è anche la missione alla quale ci chiama. Sì, perché la “beatitudine” è, soprattutto, un “invio” a vivere quello che siamo, ad annunciare e a testimoniare la “beatitudine” che Cristo compie in noi nella Chiesa. “In ebraico la parola “ashrei” – felice – tradotta con "beato", non allude a sentimenti, sensazioni, stati d'animo, nemmeno a tranquillità e appagamento. Indica, invece, un “dinamismo”, tanto che la parola “beato” si potrebbe tradurre con "cammino rinnovato in ogni momento" (M. Vidal). La tradizione ebraica ha compreso le Dieci Parole ricevute sul Sinai - i "comandamenti" - come il "cammino" della vita: terminano infatti con "Fa questo", ovvero, cammina così, “e avrai la vita”. Su un’altra montagna, quella che s'innalza dolce dalle rive del lago di Tiberiade, in piena Galilea immagine della terra di missione, e sulla quale il Signore risorto ha dato appuntamento ai suoi apostoli per inviarli ad annunciare il Vangelo, Gesù ha consegnato alla Chiesa sua Sposa il famoso Discorso in cui è tracciato il cammino della Nuova Alleanza; e l'ouverture che ne sintetizza i contenuti è composta proprio con le note delle “beatitudini”. Oggi la Chiesa, nella quale il Signore "è tutti i giorni" con i discepoli, le consegna anche a noi, già compiute su un altro monte, il Golgota; sulla Croce, infatti, Gesù ha inciso con il suo sangue ogni “povertà di spirito”, “afflizione”, “fame di sete e giustizia”, “persecuzione a causa della giustizia”, “insulto” e “calunnia”, offrendo con “mitezza” ai suoi assassini la “misericordia” e la "pace” nel suo corpo; per questo ha ricevuto la “grande ricompensa” della resurrezione, la porta spalancata sull’autentica “terra” promessa, il Regno dei Cielo nel quale si è “saziato” di “consolazioni” nel “vedere” di nuovo il volto del Padre. Fratelli, Gesù è il “Figlio di Dio” che ha “ereditato” per noi il destino eterno di felicità che ci offre gratuitamente nella Chiesa attraverso la “misericordia” che ci rigenera per vivere secondo la volontà di Dio, cioè “beati”. Fratelli, Cristo è risorto, primizia dei “beati”!
BEATI NOI PERCHE' CAMMINIAMO CON CRISTO SUL SENTIERO DELLA VITA Il Signore questa Domenica ci annuncia che siamo “beati”. Attenzione, siamo “beati” per ciò che viviamo nel presente al quale è già legato indissolubilmente quello che gusteremo nel futuro. “Beati”, dunque, in questo momento, che abbraccia il presente qui sulla terra e il futuro nel Cielo, a cui possiamo credere proprio perché ne possiamo pregustare già qui la “beatitudine”. Essere “beati” allora non è solo una promessa, ma è la nostra identità autentica, ed è anche la missione alla quale ci chiama. Sì, perché la “beatitudine” è, soprattutto, un “invio” a vivere quello che siamo, ad annunciare e a testimoniare la “beatitudine” che Cristo compie in noi nella Chiesa. “In ebraico la parola “ashrei” – felice – tradotta con “beato”, non allude a sentimenti, sensazioni, stati d’animo, nemmeno a tranquillità e appagamento. Indica, invece, un “dinamismo”, tanto che la parola “beato” si potrebbe tradurre con “cammino rinnovato in ogni momento” (M. Vidal). La tradizione ebraica ha compreso le Dieci Parole ricevute sul Sinai – i “comandamenti” – come il “cammino” della vita: terminano infatti con “Fa questo”, ovvero, cammina così, “e avrai la vita”. Su un’altra montagna, quella che s’innalza dolce dalle rive del lago di Tiberiade, in piena Galilea immagine della terra di missione, e sulla quale il Signore risorto ha dato appuntamento ai suoi apostoli per inviarli ad annunciare il Vangelo, Gesù ha consegnato alla Chiesa sua Sposa il famoso Discorso in cui è tracciato il cammino della Nuova Alleanza; e l’ouverture che ne sintetizza i contenuti è composta proprio con le note delle “beatitudini”. Oggi la Chiesa, nella quale il Signore “è tutti i giorni” con i discepoli, le consegna anche a noi, già compiute su un altro monte, il Golgota; sulla Croce, infatti, Gesù ha inciso con il suo sangue ogni “povertà di spirito”, “afflizione”, “fame di sete e giustizia”, “persecuzione a causa della giustizia”, “insulto” e “calunnia”, offrendo con “mitezza” ai suoi assassini la “misericordia” e la “pace” nel suo corpo; per questo ha ricevuto la “grande ricompensa” della resurrezione, la porta spalancata sull’autentica “terra” promessa, il Regno dei Cielo nel quale si è “saziato” di “consolazioni” nel “vedere” di nuovo il volto del Padre. Gesù è il “Figlio di Dio” che ha “ereditato” per noi il destino eterno di felicità che ci offre gratuitamente nella Chiesa attraverso la “misericordia” che ci rigenera per vivere secondo la volontà di Dio, cioè “beati”. Cristo è risorto, primizia dei “beati”! Entrando con Lui nella morte anche noi sperimenteremo la sua stessa “beatitudine”. Non ce ne sono altre, perché nessuna di quelle che offre il mondo, nessuna di quelle che oggi speriamo è incorruttibile. Che vuoi, guarire da una malattia? E chi non lo vorrebbe, e a volte Dio ce lo concede. Ma ci riammaleremo di nuovo. Se però nella malattia che ti “affligge” sperimenti già la “consolazione” di Cristo, che cioè è con-la tua solitudine e, abbracciandoti, ti fa distendere sulla Croce che “purifica” il tuo “cuore” da ogni menzogna del demonio per “vedere” il Padre tra le piaghe e i dolori, allora questa è la “beatitudine” vera, che non sfugge dalle mani, mai. Come quella di due fidanzati che possono sperimentare le primizie del “Regno dei Cieli” nel pudore, nella libertà, nella sincerità, nel rispetto e nella castità in cui imparano il dono reciproco, mentre sono “perseguitati a causa della giustizia” del mondo e della carne che li vorrebbe sottomettere alla dittatura del desiderio. Come quella di due sposi che, “operando la pace” donata loro da Cristo risorto nel perdono che prende su di sé il peccato dell’altro, fosse anche un tradimento, sperimentano la libertà senza limiti dei “figli di Dio” che non hanno nulla da difendere perché vivono già l’anticipo della vita celeste che è l’amore di Cristo che distrugge le barriere del peccato e della morte. Come quella di chi, “ammansiti”, cioè resi “miti” e senza pretese dinanzi alla storia e ai fratelli attraverso gli eventi dolorosi e difficili accettati perché illuminati nella Chiesa, “ereditano” in tutto e in tutti la “Terra” dove gustare il latte e il miele dell’amore e della misericordia di Dio. Allora coraggio fratelli, siamo “beati”, soprattutto quando “tutti” – anche chi ci è accanto ingannato dal demonio – ci ritengono dei “miserabili”, ovvero dei “pitocchi” e “rannicchiati per lo spavento” (secondo l’originale greco tradotto con “poveri”), cioè vigliacchi e inutili per aver creduto a Cristo e consegnato a Lui la vita. Per questo “insulteranno” noi e i nostri figli al lavoro e a scuola, e “ci perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di noi per causa” sua. Ma sarà proprio in quei momenti che gusteremo sino in fondo la “beatitudine” che sa di Paradiso, così soave da farci “esultare”, come i martiri durante il supplizio. Sì, perché la “fame di giustizia” che muove alla violenza il mondo dominato da satana e dalla sua ingiustizia, in noi è stata “saziata” dalla Giustizia di Cristo che ci ha amati così tanto da perdonarci e ricrearci in Lui; e ci ha fatto addirittura degni di assomigliargli nelle sofferenze, per ricevere nel Cielo – a cui crediamo e che attendiamo perché nella Chiesa ne stiamo pregustando l’amore – la sua stessa “ricompensa”, ovvero la vita eterna nell’eterna beatitudine. Per questo saremo “beati”, cioè “profeti” che, dalla Croce che tutti sfuggono, annunciano la Terra che tutti desiderano, il Regno preparato per ogni uomo le cui primizie risplendono in noi. Non dobbiamo far nulla, solo essere quello che siamo, rinnovati, sostenuti e guidati dalla Chiesa, entrando in questo lunedì così come si presenterà, accomodandoci all’ultimo posto, il più vicino al Cielo, dove c’è già Cristo, la nostra “beatitudine”.
IL COMMENTO BREVE "POCKET GOSPEL" E' IN FONDO ALL'APPLICAZIONE----Dal Vangelo secondo Matteo 5,1-12In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:“Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli.Beati gli afflitti,perché saranno consolati.Beati i miti,perché erediteranno la terra.Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,perché saranno saziati.Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia.Beati i puri di cuore,perché vedranno Dio.Beati gli operatori di pace,perché saranno chiamati figli di Dio.Beati i perseguitati per causa della giustizia,perché di essi è il regno dei cieli.Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”.-----BEATI NEL BEATO CHE HA VINTO LA MORTE E CI ATTIRA NELLA VITA NUOVA DEL CIELO GIA' QUI SULLA TERRAFratelli, è un lunedì meraviglioso; il Signore ci ama infinitamente, per questo ci dona di cominciare questa settimana con il compimento nella nostra vita del Mistero ineffabile che abbiamo celebrato ieri. Così questo lunedì diventa il prototipo di ogni lunedì, di ogni nuovo inizio della nostra vita, dopo una confessione o un'eucarestia ad esempio; oggi, infatti il Signore ci annuncia che siamo “beati”. Attenzione, siamo "beati" per ciò che viviamo nel presente al quale è già legato indissolubilmente quello che gusteremo nel futuro. "Beati", dunque, in questo momento, che abbraccia il presente qui sulla terra e il futuro nel Cielo, a cui possiamo credere proprio perché ne possiamo pregustare già qui la "beatitudine". Essere "beati" allora non è solo una promessa, ma è la nostra identità autentica, ed è anche la missione alla quale ci chiama. Sì, perché la “beatitudine” è, soprattutto, un “invio” a vivere quello che siamo, ad annunciare e a testimoniare la “beatitudine” che Cristo compie in noi nella Chiesa. “In ebraico la parola “ashrei” – felice – tradotta con "beato", non allude a sentimenti, sensazioni, stati d'animo, nemmeno a tranquillità e appagamento. Indica, invece, un “dinamismo”, tanto che la parola “beato” si potrebbe tradurre con "cammino rinnovato in ogni momento" (M. Vidal). La tradizione ebraica ha compreso le Dieci Parole ricevute sul Sinai - i "comandamenti" - come il "cammino" della vita: terminano infatti con "Fa questo", ovvero, cammina così, “e avrai la vita”. Su un’altra montagna, quella che s'innalza dolce dalle rive del lago di Tiberiade, in piena Galilea immagine della terra di missione, e sulla quale il Signore risorto ha dato appuntamento ai suoi apostoli per inviarli ad annunciare il Vangelo, Gesù ha consegnato alla Chiesa sua Sposa il famoso Discorso in cui è tracciato il cammino della Nuova Alleanza; e l'ouverture che ne sintetizza i contenuti è composta proprio con le note delle “beatitudini”. Oggi la Chiesa, nella quale il Signore "è tutti i giorni" con i discepoli, le consegna anche a noi, già compiute su un altro monte, il Golgota; sulla Croce, infatti, Gesù ha inciso con il suo sangue ogni “povertà di spirito”, “afflizione”, “fame di sete e giustizia”, “persecuzione a causa della giustizia”, “insulto” e “calunnia”, offrendo con “mitezza” ai suoi assassini la “misericordia” e la "pace” nel suo corpo; per questo ha ricevuto la “grande ricompensa” della resurrezione, la porta spalancata sull’autentica “terra” promessa, il Regno dei Cielo nel quale si è “saziato” di “consolazioni” nel “vedere” di nuovo il volto del Padre. Fratelli, Gesù è il “Figlio di Dio” che ha “ereditato” per noi il destino eterno di felicità che ci offre gratuitamente nella Chiesa attraverso la “misericordia” che ci rigenera per vivere secondo la volontà di Dio, cioè “beati”. Fratelli, Cristo è risorto, primizia dei “beati”! Entrando con Lui nella morte anche noi sperimenteremo, oggi, la sua stessa “beatitudine”. Non ce ne sono altre, perché nessuna di quelle che offre il mondo, nessuna di quelle che oggi speriamo è incorruttibile. Che vuoi, guarire da una malattia? E chi non lo vorrebbe, e a volte Dio ce lo concede. Ma ci riammaleremo di nuovo. Se però nella malattia che ti “affligge” sperimenti già la “consolazione” di Cristo, che cioè è con-la tua solitudine e, abbracciandoti, ti fa distendere sulla Croce che “purifica” il tuo “cuore” da ogni menzogna del demonio per “vedere” il Padre tra le piaghe e i dolori, allora questa è la “beatitudine” vera, che non sfugge dalle mani, mai. Come quella di due fidanzati che possono sperimentare le primizie del “Regno dei Cieli” nel pudore, nella libertà, nella sincerità, nel rispetto e nella castità in cui imparano il dono reciproco, mentre sono “perseguitati a causa della giustizia” del mondo e della carne che li vorrebbe sottomettere alla dittatura del desiderio. Come quella di due sposi che, “operando la pace” donata loro da Cristo risorto nel perdono che prende su di sé il peccato dell’altro, fosse anche un tradimento, sperimentano la libertà senza limiti dei “figli di Dio” che non hanno nulla da difendere perché vivono già l'anticipo della vita celeste che è l'amore di Cristo che distrugge le barriere del peccato e della morte. Come quella di chi, “ammansiti", cioè resi "miti" e senza pretese dinanzi alla storia e ai fratelli attraverso gli eventi dolorosi e difficili accettati perché illuminati nella Chiesa, "ereditano" in tutto e in tutti la "Terra" dove gustare il latte e il miele dell'amore e della misericordia di Dio. Allora coraggio fratelli, siamo "beati", soprattutto quando "tutti" - anche chi ci è accanto ingannato dal demonio - ci ritengono dei “miserabili”, ovvero dei “pitocchi” e “rannicchiati per lo spavento” (secondo l’originale greco tradotto con “poveri”), cioè vigliacchi e inutili per aver creduto a Cristo e consegnato a Lui la vita. Per questo "insulteranno" noi e i nostri figli al lavoro e a scuola, e "ci perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di noi per causa” sua. Ma sarà proprio in quei momenti che gusteremo sino in fondo la “beatitudine” che sa di Paradiso, così soave da farci “esultare”, come i martiri durante il supplizio. Sì fratelli, perché la “fame di giustizia” che muove alla violenza il mondo dominato da satana e dalla sua ingiustizia, in noi è stata “saziata” dalla Giustizia di Cristo che ci ha amati così tanto da perdonarci e ricrearci in Lui; e ci ha fatto addirittura degni di assomigliargli nelle sofferenze, per ricevere nel Cielo - a cui crediamo e che attendiamo perché nella Chiesa ne stiamo pregustando l'amore - la sua stessa “ricompensa”, ovvero la vita eterna nell'eterna beatitudine. Per questo oggi saremo “beati”, cioè “profeti” che, dalla Croce che tutti sfuggono, annunciano la Terra che tutti desiderano, il Regno preparato per ogni uomo le cui primizie risplendono in noi. Non dobbiamo far nulla, solo essere quello che siamo, rinnovati, sostenuti e guidati dalla Chiesa, entrando in questo lunedì così come si presenterà, accomodandoci all'ultimo posto, il più vicino al Cielo, dove c'è già Cristo, la nostra "beatitudine".
Il compimento del Mistero Pasquale del Signore è l’effusione dello Spirito Santo, che, colmando il nostro cuore, non delude la speranza e ci fa partecipi della natura divina. “Dimorare” in Dio e “rimanere” nell’amore di Gesù è, concretamente, “osservare la sua Parola” che, secondo l’originale greco, è un custodire dinamico, lo stesso di Maria che custodisce e mette insieme tutti gli eventi della sua storia straordinaria, meditandoli nel suo cuore.E’ “un custodire per far crescere”, nella fecondità che suppone un processo di maturazione. E’ la custodia di chi “accoglie” i comandamenti ascoltando la predicazione. Ogni comandamento illumina e dà pienezza a ciascun aspetto della vita; “osservandoli”, possiamo rimanere in Cristo in ogni momento, custodendo la sua opera in noi.Come fu in quel pomeriggio per Giovanni e Andrea che andarono e videro dove Gesù abitava “rimanendo” presso di Lui, anche noi possiamo andare da Lui negli eventi concreti in mezzo ai quali sorge la sua “dimora” nella quale “rimanere” presso di Lui. Uscendo con la fidanzata, con il testo di algebra o di anatomia dinanzi agli occhi, cambiando pannolini o passando l’aspirapolvere, al mercato o sulla metropolitana, in una riunione di marketing o imbottigliati nel traffico dell’ora di punta, ogni luogo è quello giusto per dimorare in Cristo.E’ pur vero che ogni giorno sperimentiamo i nostri limiti. Per questo ci è necessario un Consolatore che che “ci ricordi” le parole del Signore nei momenti in cui il demonio, come fece con Adamo ed Eva, ci tenta per farci disobbedire ad esse e così scappare dalla storia dove è posta la “dimora” di Dio con noi.Nell’Antico Testamento la “Dimora” (in ebraico “mishkan”) aveva ospitato l’Arca nel deserto dove Dio “abitava” con il suo Popolo. Essa era una struttura mobile in legno, tutta rivestita d’oro, ricoperta di teli di lino pregiato: il bisso o “lino fine” che nell’Apocalisse e’ il tessuto con cui é rivestita la Chiesa, sposa dell’Agnello, mentre la “porpora”, che nell’antichità era il colore dei vestiti indossati dai principi e dagli alti personaggi, è la stessa che ha rivestito Cristo durante il processo che lo ha condannato alla Croce.L’origine dell’architettura come quella del culto risale all’incontro decisivo del Sinai, dove il Popolo ha visto Dio e non è morto, e, dopo un lungo cammino iniziato con Abramo, ha ricevuto le Tavole dell’Alleanza, la “Berit”, che divenne il sigillo nuziale di un’appartenenza e un’intimità esclusive. E’ stata l’iniziativa di Dio a far sorgere nel Popolo il desiderio e la volontà di osservare ciascuna delle Dieci Parole che costituiscono il cuore dell’Alleanza; all’origine dell’ascolto obbediente vi è l’amore gratuito di Dio.L’agire morale dell’uomo scaturisce dall’Alleanza come da una sorgente inesauribile di libertà: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto dalla condizione di schiavitù” (Es. 20,2). Per questo nel cuore della Dimora vi era l’Arca dell’Alleanza dove erano collocate le due tavole con incisi i comandamenti; esse erano chiamate “la Testimonianza” (‘edut), che indicava, secondo la cultura orientale, le clausole di un trattato imposto da un sovrano al suo vassallo.Coraggio fratelli, perché tutto quello che era profetizzato nell’Arca Gesù lo ha compiuto per noi suoi vassalli: basta “accogliere i suoi comandamenti” perché Gesù viene anche oggi a compierli in noi. Nella sua carne ha posto la Dimora di Dio tra gli uomini, annunciando e compiendo le Parole dell’Alleanza sino all’ultimo iota. Il suo sangue ha sancito la nuova ed eterna Alleanza.“Accogliendo” il suo Spirito attingeremo forza e vigore per vivere ogni alleanza della nostra vita: tra gli sposi, con i colleghi e gli amici, con i fidanzati e i parenti, perfino con i nemici, perché si realizzerà in noi quanto fece Mosè quando “prese l’olio dell’unzione, unse la Dimora e tutte le cose che vi si trovavano e così le consacro'” (Lv. 8,10). L’olio dello Spirito Santo che ha consacrato la Dimora e poi ha unto Gesù per accompagnarlo nella sua missione, unge oggi ciascuno di noi (cristiani – unti – cristi); come un profumo soave pervade ogni aspetto della nostra vita come ogni angolo della Dimora e dell’esistenza di Gesù.Così lo Spirito Santo custodisce in noi la memoria della vita di Cristo “ricordandoci” nei momenti opportuni le sue Parole che illuminano gli eventi. Hai un problema con tuo marito? Ecco lo Spirito Santo che ti “ricorda” come Gesù ti ha amato, difendendoti così dalle menzogne del demonio per muoverti verso l’altro nello stesso amore. Lo Spirito Santo, infatti, “si manifesta ai discepoli e non al mondo” proprio per “testimoniare” a ogni uomo la “presenza” di Dio tra di loro. Per questo nulla può turbare un cristiano: ovunque e in ogni circostanza, l’Arca dell’Alleanza fa presente Dio in lui attraverso la vita eterna conquistata da Cristo che lo rende più che vincitore nelle tentazioni e nei combattimenti di ogni giorno.
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