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Omelia della XXVI domenica del Tempo Ordinario C. Nella Bibbia l'abisso è qualcosa di terrificante, é il nulla che avanza e che inghiotte ogni cosa. È come una ferita nella carne, che squarcia due lembi di pelle che il corpo tenta di richiudere subito… Guardare nell'abisso è come guardare dentro le nostre ferite, quelle profonde dell'anima che a volte sono terrificanti… Come sopravvivere a tutto questo?
Omelia del 26 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250926 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250926venerdixxvordinario2025.m4a Fri 26 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00
Omelia del 24 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250924 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250924mercoledixxvordinario2025.m4a Wed 24 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no
Omelia del 23 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250923 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250923martedixxvordinario2025.m4a Tue 23 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8253OMELIA XXVI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 16,19-31) di Giacomo Biffi La Provvidenza ci offre oggi, per la nostra meditazione settimanale, una delle più celebri parabole raccontate dal Signore Gesù: la parabola del ricco e di Lazzaro. È, per così dire, una tragedia in due atti. Il primo atto è collocato in questo mondo e ci presenta due figure fortemente contrapposte; il ricco che vive nell'agiatezza e nel godimento, e il povero, affamato, piagato, trascurato da tutti tranne che dai cani; il secondo atto è ultraterreno, e ci dice che la storia dell'uomo non finisce quaggiù, ma ha un esito nel mondo invisibile, il mondo definitivo e più vero.Ci sono dunque in questo racconto come due versanti: il versante della vita che si conclude con la morte, e il versante della vita che comincia dopo la morte. E ci sono offerti due tipi di insegnamento: in primo luogo ciò che dobbiamo fare per impiegare bene questigiorni fuggevoli che ci sono dati, e poi ciò che dobbiamo attenderci oltre la soglia misteriosa, per la giornata che non conoscerà tramonto.Per quel che si riferisce alla vita presente, la parabola ci insegna soprattutto tre cose.LA TRISTEZZA DI UNA VITA SENZA DIO La prima è che non dobbiamo comportarci come quel ricco gaudente. Ma in che cosa egli è condannabile? Non tanto perché si godeva la vita, quanto perché nei godimenti terreni aveva identificato tutte le sue aspirazioni e tutte le sue speranze. È un uomo senza ideali, senza tensione che non sia la ricerca dei suoi agi e dei suoi piaceri. È un uomo che si appaga di ciò cheriesce ad assaporare giorno per giorno, che confida solo nella potenza delle sue ricchezze, che non si dà nessun pensiero né del suo destino, né della moralità del suo comportamento, né del rapporto personale con la realtà eterna di Dio.Un uomo così - che per molti aspetti può essere considerato la raffigurazione dell'umanità de nostri tempi - è avviato, secondo Gesù, a una tragica sorte. Come ci ha detto il profeta nella prima lettura, guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulle montagne di Samaria!Insomma, il primo avvertimento che ci dà la parabola sta nell'invito a recuperare la dimensione religiosa dell'esistenza, cioè a dare a Dio - e non ai nostri programmi di benessere - l'attenzione primaria del nostro cuore; a considerare Dio - e non i mezzi offertici dalle nostre bravure e dalle fortune umane - il fondamento della nostra fiducia e della nostra serenità; a fare di Dio - e non dei successi mondani - il vero traguardo al quale tendere con tutte le nostre forze.NON BASTA EVITARE IL MALE, OCCORRE ANCHE FARE IL BENEC'è un altro insegnamento prezioso. Il ricco è condannato non tanto per i suoi vestiti e i suoi banchetti, quanto perché il suo lusso e la sua avidità di godere hanno così rattrappito la sua anima e inaridito il suo cuore che neppure si accorge di avere alla sua porta un essere umano - e quindi un suo fratello - nella miseria e nella sofferenza. È dunque condannato non tanto per quello che fa, ma per quello che non gli viene neanche in mente di fare.Così ci viene detto che non basta evitare il male e non recare danno a nessuno; bisogna anche fare il bene e aiutare positivamente coloro che sono nella necessità.Al momento del giudizio saremo esaminati anche sull'attenzione che avremo saputo dare agli altri, a coloro che, vicino a noi, sono l'immagine del Signore Gesù.LA VITA CRISTIANA NON SI REGGE SUI FATTI STRAORDINARIL'ultima avvertenza della parabola per la vita di quaggiù riguarda il fondamento della fede e della vita cristiana, che non deve essere ricercato nei fenomeni insoliti e prodigiosi - come le apparizioni, le rivelazioni private, i miracoli - ma nella verità divina che ci è presentata dalla Chiesa. A capire le cose che contano e a vivere bene non servono tanto i fatti straordinari; basta - se il cuore è ben disposto - la forza della parola di Dio: Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro.Noi, che abbiamo la fortuna di venire ogni domenica alla scuola del Figlio di Dio, l'unico vero Maestro, dobbiamo radicarci bene nella persuasione che proprio qui possiamo trovare il nutrimento che ci dà l'energia necessaria a mantenerci sulla giusta strada.Chi si apre a questa luce, può vincere ogni debolezza, può superare ogni eventuale sbandamento, può procedere decisamente incontro al Signore.SENZA LA FEDE NELL'ALDILÀ MANCA LO STIMOLO PER FARE IL BENE Ma questa parabola è ancora più importante per le prospettive richiamate sul mondo che sta oltre la morte. Qui è preso di mira direttamente quello scetticismo diffuso che il mondo senza fede in cui viviamo riesce a insinuare anche in coloro che pur si dicono credenti. Oggi non si parla più molto né del Paradiso né dell'Inferno; sembra quasi che li si considerino i residui di una visione fiabesca ormai improponibile.È una insipienza che ci potrebbe procurare dei grossi guai. Gesù oggi ci ricorda vigorosamente che la nostra esistenza si concluderà o con un premio o con una condanna; e proprio perché esiste questo duplice destino ha un significato essere onesti, ha un significato essere generosi, ha un significato vivere.L'uomo, che crede di essere diventato adulto perché si è liberato della convinzione che sta scegliendo tra una salvezza senza insidie e una perdizione senza rimedio, alla fine si trova privo di motivazioni: non ha una motivazione adeguata né per praticare le giustizia né peroperare con bontà né per durare a vivere con fatica.La controprova di questa verità evangelica è sotto i nostri occhi. Le dottrine sociali e politiche, le proposte di comportamento, le abitudini di vita che non riconoscono un al di là - quali che siano le loro etichette e le loro ispirazioni - approdano tutte a costruire un mondo più violento, più disumano, più disperato, dove non ci si difende più dai prevaricatori, dove le leggi e i castighi non bastano più a fronteggiare la malvagità e il disordine.Come si vede, la parola di Gesù è dura, aspra, forse sgradita al nostro palato troppo delicato, ma è salutare e feconda. La verità di Dio non è mai compiacente: contesta sempre i miti carezzevoli, i pensieri troppo dolci e leggeri, le sciocche spensieratezze, chetroppo spesso trovano accoglienza nel nostro cuore.Noi abbiamo bisogno di essa. Abbiamo bisogno che ci venga proposta con coraggio, senza arbitrarie riduzioni, senza travisamenti. Alla fine è solo la verità di Dio che resta, e solo affidandoci alla verità di Dio noi ci possiamo salvare.
Omelia del 22 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250922 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250922lunedixxvordinario2025.m4a Mon 22 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00:
Omelia del 21 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250921 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250921domenicaxxvordinario2025.m4a Sun 21 Sep 2025 11:30 +0100 Spirituality no 00
Omelia della XXV domenica del Tempo Ordinario C. Chi è fedele in cose di poco conto, e fedele anche in cose importanti… Questa frase del Vangelo ci spalanca una prospettiva inaudita, perché ci rimette di fronte alla responsabilità delle nostre scelte. Le grandi scelte non esplodono dal nulla, ma germogliano dal modo in cui trattiamo le cose quotidiane. In effetti, dimentichiamo troppo spesso che ogni gesto contiene in sé un destino. Se siamo affidabili nel piccolo, lo saremo anche quando la posta è alta. Quanto valore diamo ai gesti che nessuno vede? Alla parola mantenuta, a un “ti amo”, alla promessa... È lì che nasce la nostra forza ed è da lì che il futuro prende una forma autentica e capace di durare.
20/09/2025. Torrazza Coste. S. Messa per i 400 anni della Parrocchia. Omelia di Mons. Marini
Omelia del 17 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250917 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250917mercoledixxivordinario2025.m4a Wed 17 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no
Omelia del 16 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250916 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250916martedixxivordinario2025.m4a Tue 16 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no 0
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8252OMELIA XXV DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 16,1-13)Non potete servire Dio e la ricchezzadi Giacomo Biffi Questa che abbiamo ascoltato è senza dubbio la più sconcertante parabola del Signore. In essa Gesù prende a paragone un fatto che doveva essere molto frequente nel mondo antico, ma che, a giudicare da quel che spesso si legge sui giornali, non deve essere del tutto raro neppure nel mondo di oggi, che pure ha condizioni sociali ed economiche molto diverse.È il caso di un amministratore disonesto che si trova di fronte a un'improvvisa verifica del suo operato e quindi deve di punto in bianco fronteggiare la prospettiva della propria imminente rovina.La stranezza del racconto sta in questo, che il furfante (che se la cava imbrogliando una volta di più) viene lodato dal padrone e parrebbe addirittura proposto ai discepoli di Cristo come modello. Ma non dobbiamo dimenticare che qui si tratta di una parabola; e non tutti gli elementi di una parabola sono trasferibili nell'insegnamento, ma solo quelli che vengono intesi e indicati come tali. Nello stesso modo, ad esempio, quando Gesù, per descrivere la sua seconda venuta alla fine dei tempi, parla del ladro che viene a rubare di notte, vuole solo ricordare che il suo ritorno sarà una sorpresa, e non intende affatto, paragonando se stesso al ladro, esaltare il furto come un'azione lodevole.Qui è indubbio che il comportamento del protagonista della parabola è disapprovato, tanto è vero che viene chiamato esplicitamente "disonesto".Qual è allora l'aspetto del racconto che ci viene presentato come caricato di un insegnamento di vita? Mi pare che, senza forzature e senza acrobazie dialettiche, se ne possano trovare due. L'INVITO A FARE IL BENE CON LA STESSA "ASTUZIA" DI CHI FA IL MALE1. È in primo luogo l'abilità e la prontezza di riflessi con cui il furfante riesce a cavarsela dai suoi guai, tanto da strappare perfino l'ammirazione del derubato.Gesù fa un'osservazione che purtroppo ogni giorno è comprovata dall'esperienza: I figli di questo mondo... sono più scaltri dei figli della luce. È con questa frase implicitamente esprime anche il suo rammarico e il suo desiderio che i buoni diventino più svegli e più intraprendenti. Una delle disgrazie dell'umanità sta proprio qui: troppo spesso il male è fatto bene, con impegno, con intelligenza, con tenacia; e troppo spesso il bene è fatto male, senza passione, senza genialità, senza costanza, presentato in forme scolorite e prive di fascino.Con stupore e con meraviglia vediamo che i "figli della luce", cioè coloro che hanno gli occhi illuminati dalla fede e che, possedendo le verità che contano per l'esistenza, sanno dare il giusto valore alle cose e conoscono il senso e la fine della storia umana, sono più indecisi, fiacchi, incoerenti nell'agire. Mentre quelli che sciaguratamente si sono posti al servizio della menzogna e della ingiustizia sono di solito tanto abili e attivi.Non sta scritto da nessuna parte nel Vangelo che i buoni debbano essere sprovveduti, che i cristiani debbano essere degli incapaci, che i discepoli di Cristo debbano caritatevolmente aiutare gli avversari con la loro stupidità, facendosi incantare dai capziosi ragionamenti degli altri e mettendosi quasi al loro servizio per amore del dialogo, della comprensione,della mitezza o, più verosimilmente, del quieto vivere. Sta scritto precisamente il contrario, come appare dalla lettura di oggi. Confrontate col pensiero di Cristo, molte vicende della cristianità italiana di questi vent'anni trovano qui un giudizio severo.L'"ASTUZIA SPIRITUALE" DELLA GENEROSITÀ VERSO GLI ALTRI2. Il secondo insegnamento della parabola è di dirci che tutti noi siamo di fronte a Dio nella condizione dell'amministratore infedele. Anche noi abbiamo prevaricato; abbiamo abusato della fiducia del Creatore, che ci ha regalato la vita perché ne usassimo per la giustizia; siamo nei suoi confronti oberati da debiti spaventosi; il nostro stato è fallimentare.Ogni giorno che passa si avvicina il momento del rendiconto, quando tutte le nostre menzogne saranno scoperte e noi saremo nella situazione imbarazzante di non saper rispondere alle contestazioni precise e incontrovertibili del nostro Padrone.Ebbene, Gesù ci dice che c'è un modo per salvarci dalla prevedibile condanna e dalla catastrofe; ed è quello di essere generosi verso il prossimo del nostro perdono, del nostro tempo, del nostro interessamento, del nostro denaro. È, in fondo, ciò che suggeriscela preghiera del Padre nostro: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. È vero che elargendo agli altri le nostre cose noi non diamo propriamente del nostro, perché tutto è dono di Dio; ma Dio è contento così e attribuisce a noi il merito dei regali fatti con i beni suoi; anzi è disposto perfino a tramutare in lode il biasimo che ci sarebbe toccato: Il padrone lodò quell'amministratore; Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché quando essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.Questa è la strada per la quale anche i ricchi possono sperare di trovare salvezza, come appare da ciò che san Paolo scriveva a Timoteo, e che può convenire in misura diversa a ciascuno di noi: Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di nonriporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere; di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi, mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera (1 Tm 6,17-19). IL DOVERE DI NON SCENDERE A PATTI CON IL MALE3. E quasi a dissipare ogni equivoco e a ribadire che con questa parabola non vuole insegnarci nessun compromesso con la disonestà e nessun patteggiamento col male, Gesù enuncia il principio del giusto integralismo cristiano: Nessuno può servire a duepadroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona, cioè alla ricchezza, al desiderio di possesso, a tutto ciò che finisce col dominare il cuore dell'uomo.Il servo di cui si parla è lo schiavo del mondo antico, che aveva un servizio a tempo pieno, senza ferie e senza giornate di riposo. Così deve essere il nostro servizio di Dio: non deve avanzare spazio per nessun altro dominatore. Nessuna visione del mondo, nessuna ideologia, può contendere la nostra mente al Vangelo di Cristo; nessun impegno terreno può disputare il nostro cuore all'impegno per il Signore Gesù e per il suo Regno. Le cose del mondo - la mammona - devono servire a noi per l'affermazione della giustizia e della verità, non devono essere servite da noi, perché uno solo è il Signore, come ancora una volta abbiamo ripetuto all'inizio di questa messa: "Tu solo il Signore, Gesù Cristo".
Omelia del 15 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250915 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250915beataverginemariaaddolorata2025.m4a Mon 15 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no
Omelia del 14 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250914 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250914esaltazionedellasantacroce2025.m4a Sun 14 Sep 2025 07:30 +0100 Spirituality no
Oggi mons. Guido Marini ha celebrato l'eucarestia presso il Santuario della Madonna della Guardia nella Festa della Esaltazione della Santa Croce, e nell'ambito della Festa diocesana delle Famiglie. Qui l'audio della omelia.
Omelia della Festa della Esaltazione della Santa Croce 2025. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Noi possiamo perdere, ma Dio non ci perderà mai! Che bello sapere che qualcuno ci ha così a cuore che mai ci perderà dal suo sguardo d'amore. La misura dell'amore di Dio é la croce. Siamo disposti a passare dalla logica della condanna alla logica della cura?
Omelia del 12 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250912 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250912venerdixxiiiordinario2025.m4a Fri 12 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no
Omelia del 10 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250910 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250910mercoledixxiiiordinario2025.m4a Wed 10 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8263OMELIA PER LA FESTA DELLA ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE (Gv 3,13-17) di Raniero Cantalamessa Oggi la croce non è presentata ai fedeli nel suo aspetto di sofferenza, di dura necessità della vita, o anche di via per cui seguire Cristo, ma nel suo aspetto glorioso, come motivo di vanto, non di pianto. Diciamo anzitutto qualcosa sull'origine della festa. Essa ricorda due avvenimenti distanti tra loro nel tempo. Il primo è l'inaugurazione, da parte dell'imperatore Costantino, di due basiliche, una sul Golgota e una sul sepolcro di Cristo, nel 325. L'altro avvenimento, del secolo VII, è la vittoria cristiana sui persiani che portò al recupero delle reliquie della croce e al loro ritorno trionfale a Gerusalemme. Con il passar del tempo, la festa però ha acquistato un significato autonomo. E' diventata celebrazione gioiosa del mistero della croce che, da strumento di ignominia e di supplizio, Cristo ha trasformato in strumento di salvezza.Le letture riflettono questo taglio. La seconda lettura ripropone il celebre inno della Lettera ai Filippesi, dove la croce è vista come il motivo della grande "esaltazione" di Cristo: "Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre". Anche il Vangelo parla della croce come del momento in cui "il Figlio dell'uomo è stato innalzato perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".Ci sono stati, nella storia, due modi fondamentali di rappresentare la croce e il crocifisso. Li chiamiamo, per comodità, il modo antico e il modo moderno. Il modo antico, che si può ammirare nei mosaici delle antiche basiliche e nei crocifissi dell'arte romanica, è un modo glorioso, festoso, pieno di maestà. La croce, spesso da sola, senza il crocifisso sopra, appare punteggiata di gemme, proiettata contro un cielo stellato, con sotto la scritta: "Salvezza del mondo, salus mundi", come in un celebre mosaico di Ravenna.Nei crocifissi lignei dell'arte romanica, questo stesso tipo di rappresentazione si esprime nel Cristo che troneggia in vestimenti regali e sacerdotali dalla croce, con gli occhi aperti, lo sguardo frontale, senza ombra di sofferenza, ma irraggiante maestà e vittoria, non più coronato di spine, ma di gemme. E' la traduzione in pittura del versetto del salmo "Dio ha regnato dal legno" (regnavit a ligno Deus). Gesù parlava della sua croce in questi stessi termini: come del momento della sua "esaltazione": "Io, quando sarò esaltato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12, 32).Il modo moderno comincia con l'arte gotica e si accentua sempre di più, fino a diventare il modo ordinario di rappresentare il crocifisso, in epoca moderna. Un esempio estremo è la crocifissione di Matthias Grünewald nell'Altare di Isenheim. Le mani e i piedi si contorcono come sterpi intorno ai chiodi, il capo agonizza sotto un fascio di spine, il corpo tutto piagato. Anche i crocifissi di Velasquez e di Salvador Dalì e di tanti altri appartengono a questo tipo.Tutti e due questi modi mettono in luce un aspetto vero del mistero. Il modo moderno - drammatico, realistico, straziante - rappresenta la croce vista, per così dire, "davanti", "in faccia", nella sua cruda realtà, nel momento in cui vi si muore sopra. La croce come simbolo del male, della sofferenza del mondo e della tremenda realtà della morte. La croce è rappresentata qui "nelle sue cause", cioè in quello che, di solito, la produce: l'odio, la cattiveria, l'ingiustizia, il peccato.Il modo antico metteva in luce, non le cause, ma gli effetti della croce; non quello che produce la croce, ma quello che è prodotto dalla croce: riconciliazione, pace, gloria, sicurezza, vita eterna. La croce che Paolo definisce "gloria" o "vanto" del credente. La festa del 14 Settembre si chiama "esaltazione" della croce, perché celebra proprio questo aspetto "esaltante", della croce.Bisogna unire, al modo moderno di considerare la croce, quello antico: riscoprire la croce gloriosa. Se al momento in cui la prova era in atto, poteva esserci utile pensare a Gesù sulla croce tra dolori e spasimi, perché questo ce lo faceva sentire vicino al nostro dolore, ora bisogna pensare alla croce in altro modo. Mi spiego con un esempio. Abbiamo di recente perso una persona cara, forse dopo mesi di grandi sofferenze. Ebbene, non continuare a pensare a lei come era sul suo letto; in quella circostanza, in quell'altra, come era ridotta alla fine, cosa faceva, cosa diceva, torturandosi magari il cuore e la mente, alimentando inutili sensi di colpa. Tutto questo è finito, non esiste più, è irrealtà; così facendo non facciamo che prolungare la sofferenza e conservarla artificialmente in vita.Vi sono mamme (non lo dico per giudicarle, ma per aiutarle) che dopo aver accompagnato per anni un figlio nel suo calvario, una volta che il Signore l'ha chiamato a sé, si rifiutano di vivere altrimenti. In casa tutto deve restare com'era al momento della morte del figlio; tutto deve parlare di lui; visite continue al cimitero. Se vi sono altri bambini in famiglia, devono adattarsi a vivere anch'essi in questo clima ovattato di morte, con grave danno psicologico. Ogni manifestazione di gioia in casa sembra loro una profanazione. Queste persone sono quelle che hanno più bisogno di scoprire il senso della festa di oggi: l'esaltazione della croce. Non più tu che porti la croce, ma la croce che ormai porta te; la croce che non ti schiaccia, ma ti innalza.Bisogna pensare la persona cara come è ora che "tutto è finito". Così facevano con Gesù quegli antichi artisti. Lo contemplavano come è ora: risorto, glorioso, felice, sereno, seduto sullo stesso trono di Dio, con il Padre che ha "asciugato ogni lacrima dai suoi occhi" e gli ha dato "ogni potere nei cieli e sulla terra". Non più tra gli spasimi dell'agonia e della morte. Non dico che si possa sempre comandare al proprio cuore e impedirgli sanguinare al ricordo di quello che è stato, ma bisogna cercare di far prevalere la considerazione di fede. Se no, a che serve la fede?
Omelia del 8 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250908 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250908nativitadellab.v.maria2025.m4a Mon 8 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no
Omelia del 7 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250907 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250907domenicaxiiiordinario2025.m4a Sun 7 Sep 2025 11:30 +0100 Spirituality no 0
Omelia della s. Messa del 7 Settembre 2025, XXIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C, tenuta da p. Francesco M. Budani, FI.
Omelia della XXIII domenica del Tempo Ordinario C. Chi non prende la propria croce e non viene dietro a me non può essere mio discepolo… Queste parole ci risuonano nella testa da sempre, ma abbiamo mai approfondito che cosa vogliano davvero dire? Perché noi ancora pensiamo che prendere la croce voglia dire accettare a volte con rassegnazione, quello che la vita ci mette davanti: malattie, lutti, sofferenze, imprevisti… E se dove dovessimo solo imparare a leggere meglio il Vangelo?
6-9-2025 - Professione religiosa dei novizi dell'Ordine dei Frati minori Cappuccini - Omelia di Mons. Guido Marini by RadioPNR
06-09-2025 - Santuario Madonna della Guardia di Crocefieschi - Omelia di Mons. Guido Marini by RadioPNR
Omelia del 5 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250905 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250905venerdixxiiordinario2025.m4a Fri 5 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no 0
Omelia del 2 settembre 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250902 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250902martedixxiiordinario2025.m4a Tue 2 Sep 2025 18:30 +0100 Spirituality no 0
Omelia della s. Messa del 2 Settembre 2025, Martedì della XXII Settimana del Tempo Ordinario, Anno dispari, tenuta da p. Francesco M. Budani, FI
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8251OMELIA XXIII DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 14,25-33) di Giacomo Biffi Con questa pagina evangelica - che con qualche sua espressione può anche urtare la nostra sensibilità, e in ogni caso arriva a scuotere lo spirito dalla sua mediocrità - il Signore Gesù ci ricorda energicamente quali debbano essere le condizioni interiori di chi si pone al suo seguito e vuol diventare suo discepolo.Ci sono come due gradi nella sequela di Cristo: il primo è proprio di tutti i battezzati, di tutti i "cristiani", di tutti coloro insomma che vogliono fare del vangelo la norma e l'ispirazione di tutta l'esistenza; il secondo è proprio di coloro che si pongono volontariamente al servizio di una missione particolare che ricevono dal Signore, come è il caso degli apostoli. Ciascuno si deve collocare - sempre con generosità e coerenza - sulla strada che Dio ha voluto per lui. Ciascuno deve tendere alla perfezione e deve fiorire nella santità dove il Signore ha voluto piantarlo. Anche le condizioni della sequela di Cristo, sulle quali il Vangelo di oggi ci invita a riflettere, riguardano tutti noi, quale che sia il nostro stato di vita, pur se dobbiamo riconoscere che queste condizioni valgono più o meno intensamente e urgentemente a seconda dell'impegno che ciascuno liberamente si è preso.;IL DOVERE DI SUBORDINARE OGNI AFFETTO UMANO ALL'AMORE DI CRISTO1. La prima condizione della sequela di Cristo è quella dell'amore: un amore per Gesù che non tema confronti. Il testo dice addirittura: Chi non odia...; parola dura, ma che nel significato del linguaggio semitico vuol solo dire: "Chi preferisce..., chi pone davanti...".Certo, il Signore Gesù non è disumano e non ci proibisce d'amare; non ci proibisce di nutrire affetto per coloro che il sangue o l'amicizia o le circostanze della vita ci hanno collocato vicino; non ci proibisce di contrarre dei forti legami, che insieme sono fonte di grande dolcezza e di grande sofferenza, perché chi più ama più è chiamato a soffrire.Non ci proibisce d'amare, ma vuole che l'amore per lui sia al di sopra di tutto, sia il più grande, il più tenace, il più appassionato. Proprio per questa preminenza dell'amore di Cristo, il vero discepolo di Cristo conserva una grande libertà interiore che, senza essere freddezza o indifferenza o aridità di cuore, gli consente di affrontare i distacchi, le separazioni, perfino le morti delle persone care, con grande pena ma anche con grande serenità.LA NECESSITÀ DELLA CROCE PER ESSERE RINNOVATI2. La seconda condizione della sequela di Cristo è la croce: Chi non porta la sua croce... non può essere mio discepolo.La sofferenza di norma non va ricercata, perché noi siamo fatti per la gioia. Ma quando arriva - e arriva sempre o presto o tardi - va accolta senza ribellioni, perché noi siamo e vogliamo essere discepoli di uno che, pur non avendo il più piccolo torto, è stato crocifisso.Per volontà misteriosa e sapiente del Padre, Gesù non ha potuto rinnovarci senza crocifissione, e noi senza crocifissione non possiamo essere rinnovati.Nessun discepolo di Gesù si illuda che ci sia un'altra strada per cambiare il mondo e salvarlo, per cambiare se stesso e salvarsi.L'INVITO AD UN CRISTIANESIMO SERIO E RESPONSABILE3. La terza condizione è quella della prudenza, cioè della capacità di commisurare le nostre forze coi nostri impegni, e di valutare ogni decisione e ogni atto in tutte le sue conseguenze. E per farci capire la necessità della prudenza nella vita dello spirito, Gesù racconta due parabole prese dalla vita terrena: quella del costruttore, che se non sa far bene il preventivo finanziario rischia il fallimento della sua impresa; e quella del condottiero di eserciti, che se non calcola bene le sue forze e quelle del nemico rischia la sconfitta.Fuori dell'immagine, l'insegnamento è questo. Il Signore non vuole al suo servizio degli irresoluti, della gente incapace di decidere e di impegnare la vita (non una stagione o un anno, ma la vita intera); ma non vuole neppure degli sventati, degli imprudenti, della gente che con la scusa dell'ispirazione divina o del suo carisma o della sua luce interiore si ritiene dispensata dal riflettere su quello che fa e su quello che può fare, dall'esaminare bene gli effetti su di sé e sugli altri di quanto intraprende, dall'ascoltare il magistero della Chiesa o il parere di un confessore saggio e illuminato. E così finisce col commetteredelle pazzie, magari mettendole in conto allo Spirito santo, e col far del male, magari in buona fede, a sé e ai fratelli.Il Signore conceda un po' di buon senso a tutti, ma specialmente alle persone devote.LA NOSTRA PREGHIERAPossiamo ormai concludere la nostra rapida meditazione.Ci siamo messi tutti al servizio di un padrone esigente e buono; esigente perché vuol portarci in alto, buono perché ci prende come siamo e ci aiuta. Pretende molto da noi, ma è disposto a darci lui con la sua grazia quello che pretende. Purché ci affidiamo a lui e lo lasciamo fare. Purché gli chiediamo umilmente nella preghiera quello che per noi è così difficile avere: un amore per lui senza limiti, una vera capacità di portare la nostra croce, un po' di concreta saggezza.
Omelia della s. Messa del 1 Settembre 2025, Lunedì della XXII Settimana del Tempo Ordinario, Anno dispari, tenuta da p. Francesco M. Budani, FI
Omelia della XXII domenica del Tempo Ordinario C. Alcune parole di questo Vangelo ci invitano a riflettere… Giusti invece che buoni, ultimo posto invece che primi posti, inviti fuori dalle regole… Questo Vangelo capovolge la mentalità che regola il mondo, quella del do ut des, e forse è proprio quello che nella fede dobbiamo imparare… Rovesciare il nostro modo di pensare a Dio e iniziare a pensarlo come lui realmente si rivela…
Omelia del 31 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250831 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250831domenicaxxiiordinario2025.m4a Sun 31 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no 0
30-08-2025 - San Contardo - Omelia di Mons. Guido Marini by RadioPNR
XXII Domenica del Tempo Ordinario - Omelia di Mons. Guido Marini by RadioPNR
Madonna della Guardia - Pontificale delle 17 - Omelia di Mons. Guido Marini by RadioPNR
Madonna della Guardia - Messa del Caffè - Omelia di Mons. Guido Marini by RadioPNR
Omelia del 28 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250828 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250828giovedixxiordinario2025.m4a Thu 28 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00
Vargo. Messa nella Memoria di sant'Agostino. Omelia di mons. Guido Marini
Omelia del 27 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250827 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250827mercoledixxiordinario2025.m4a Wed 27 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no
Omelia del 26 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250826 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250826martedixxiordinario2025.m4a Tue 26 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00
Omelia del 25 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250825 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250825lunedixxiordinario2025.m4a Mon 25 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00:
Omelia del 24 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250824 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250824domenicaxxiordinario2025.m4a Sun 24 Aug 2025 10:30 +0100 Spirituality no 00
Omelia del 22 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250822 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250822venerdixxordinario2025.m4a Fri 22 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00:
Omelia del 20 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250820 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250820mercoledixxordinario2025.m4a Wed 20 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no 0
Omelia del 19 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250819 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250819martedixxordinario2025.m4a Tue 19 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00:
Omelia del 18 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250818 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250818lunedixxordinario2025.m4a Mon 18 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00:0
Omelia del 5 agosto 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250805 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250805martedixviiiordinario2025.m4a Tue 5 Aug 2025 18:30 +0100 Spirituality no
Omelia del 31 luglio 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250731 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250731giovedixviiordinario2025.m4a Thu 31 Jul 2025 18:30 +0100 Spirituality no 0
Omelia del 29 luglio 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250729 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250729santimarta,mariaelazzaro2025.m4a Tue 29 Jul 2025 18:30 +0100 Spirituality no
Omelia del 28 luglio 2025 https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20250728 https:/www.uprubiera.org/spiritualpod/anno2025/20250728lunedixviiordinario2025.m4a Mon 28 Jul 2025 18:30 +0100 Spirituality no 00