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di Massimo Temporelli | Questo episodio è realizzato in collaborazione con BPER Banca. Andiamo alla scoperta di un uomo straordinario, il geniale Amadeo Peter Giannini! Figlio di immigrati italiani arrivati in California per fare fortuna, ha lavorato una vita intera al servizio dei sogni di migliaia di nuovi americani. Chiamato da molti il “banchiere gentiluomo”, è stato una figura chiave del Novecento, un pioniere che ha riconosciuto prima di chiunque altro, il valore dei piccoli risparmiatori, e che, con saggezza ed empatia, ha investito su di loro e sostenuto i loro progetti, contribuendo, tra le altre cose, alla nascita di Hollywood e dell'America come la conosciamo oggi.
Dal Vangelo di Marco 2,1-12 Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati, prendi la tua barella e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va' a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!». --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
There's talk of a Chino Latino or Figlio Renaissance in Uptown, so we ask the question what restaurant would you bring back. Classics like the Nankin or Lincoln Dell or something more recent?
Dal Vangelo di Matteo 3,13-17 In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento». --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Ascoltiamo la Parola nel giorno del BATTESIMO DEL SIGNORE – ANNO A – Festa, con il nostro DonP: preghiamo insieme! seguendo la strada tracciata sin dall'Epifania.Battezzato il Signore, si aprirono i cielie come una colomba lo Spirito discese su di lui,e la voce del Padre disse:«Questi è il mio Figlio, l'amato:in lui ho posto il mio compiacimento». (Cf. Mt 3,16-17)Ecco il mio servo di cui mi compiaccio.Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.Dio consacrò in Spirito santo Gesù di Nazaret.Si aprirono i cieli e la voce del Padre disse:«Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». (Mc 9,6)Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui.Questa è la testimonianza di Giovanni:«Io l'ho visto, e ho attestatoche egli è il Figlio di Dio». (Gv 1, 32-34) Giovanni disse:«Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te,e tu vieni da me?».«Lascia fare per ora – rispose Gesù –perché conviene che adempiamo ogni giustizia». (Mt 3,14-15)
Il Messaggio di Oggi: “IL VANGELO DI GESÙ CRISTO FIGLIO DI DIO” • Marco 1: 1 • Marco 16: 15 • Colossesi 1: 23 • Romani 15: 19 • Atti 2: 43 • Romani 1: 16-17 • Atti 4: 30 • Atti 2: 19 • Atti 3: 13 • Atti 5: 12 • Atti 3: 11 • Giovanni 10: 23 • Giovanni 10: 25 • Atti 6: 8 • Atti 14: 3 • Atti 15: 12 • 2 Corinzi 12: 12 • Ebrei 2: 4 • 1 Corinzi 12: 9-10 • 1 Corinzi 12: 28 • Romani 15: 19 --Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio
Ospiti: Valentini:" Vialli mi ricorda la nazionale di Vicini. Combattete della vita. Jacobelli:" Lo spirito di Vialli va conservato per sempre." Rebonato:"Vialli alla Cremonese era già un leader, lui mi ha aiuto con mio figlio che stava male non dimenticherò mai." - Maracanà con Marco Piccari
Ospiti: Valentini:" Vialli mi ricorda la nazionale di Vicini. Combattete della vita. Jacobelli:" Lo spirito di Vialli va conservato per sempre." Rebonato:"Vialli alla Cremonese era già un leader, lui mi ha aiuto con mio figlio che stava male non dimenticherò mai." - Maracanà con Marco Piccari
Dal Vangelo di Giovanni 1,43-51 In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo».
Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Dal Vangelo di Giovanni 1,29-34 In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7246LETTERE ALLA REDAZIONE: L'ABBANDONO DEL FIGLIO NATO FUORI DAL MATRIMONIOdi Pietro GuidiGentile redazione di BastaBugie,ho letto con attenzione l'articolo da voi pubblicato che difende il cognome paterno dato al figlio ed mi trovo particolarmente d'accordo anche quando Pietro Guidi scrive che anche le mogli dovrebbero avere il cognome del marito.Tutto questo è vero, ma secondo me non basta. Infatti se è vero che il padre ha diritto di imporre il cognome al figlio, però non sempre ne ha il dovere, ma soltanto quando il figlio è stato generato all'interno del matrimonio. In questa società assistiamo a moltissime rivendicazioni femministe che lamentano il fatto che l'uomo può scappare dopo avere messo incinta una donna, lasciando a lei la difficoltà di badare al figlio e di mantenerlo. Da questo punto di vista sono state fatte numerose leggi che impongono all'uomo di pagare gli alimenti ai figli anche se sono nati fuori dal matrimonio. Appartengono alla stessa corrente ideologica gli assegni di mantenimento dati alla moglie divorziata o separata.Voi potreste sussultare sulla sedia per quello che sto per dirvi: secondo me, e anche secondo le leggi fino all'avvento della rivoluzione sessuale e dell'ideologia della parità di genere, l'uomo che abbandona la sua donna incinta può farlo, perché non è tenuto a mantenere quel figlio. Sarebbe tenuto a farlo solo se i due fossero sposati, altrimenti no. Non sto dicendo che è bello abbandonare il proprio figlio solo perché nato fuori dal matrimonio, ma affermo che l'uomo che lo facesse secondo me non sarebbe da biasimare.È infatti il legame del matrimonio che obbliga a riconoscere i figli che nascono all'interno di esso. Quindi la donna che si concede sessualmente ad un uomo con cui non è sposata deve sapere che lei non può pretendere niente da lui. Deve conoscere i rischi che corre. Quindi, in una società normale, dovrebbe pretendere dal suo uomo che la sposi prima di concedersi a letto. Non solo per motivi religiosi, ma anche per i seguenti motivi naturali. Il legame matrimoniale è fatto apposta a difesa dell'uomo e della donna. In quel legame l'uomo sapeva che sua moglie si era impegnata a restargli sempre fedele e quindi non doveva temere nessun concorrente in amore. La donna invece viene difesa dal matrimonio visto che il marito si è impegnato a sostentare la famiglia. Ma se non si è sposati nessuno dei due ha queste protezioni: entrambi possono essere traditi e la donna rischia di essere abbandonata con il figlio che porta in grembo senza poter rivendicare nulla, visto che l'uomo a cui si è concessa non aveva assunto con lei nessun impegno.GiovanniRISPOSTA DELLA REDAZIONECaro Giovanni,la tua mail forse non è del tutto condivisibile, ma non possiamo certo negare che gli obblighi sia per il marito che per la moglie nascono dallo stringere il patto matrimoniale.Detto questo però riteniamo che un uomo che mette incinta una donna fuori del matrimonio sia colpevole di immoralità al pari di lei. Infatti la legge di Dio chiama fornicazione tali rapporti, quando sono praticati da persone non sposate, e chiama adulterio i rapporti sessuali tra persone sposate, ma non tra di loro (adulterio semplice quando è sposato uno dei due, adulterio doppio quando sono entrambi coniugati). Entrambi quindi sono peccato grave.Per quanto riguarda la questione del cognome o degli alimenti purtroppo questa materia è trattata dalle leggi civili senza più distinguere tra figli legittimi, cioè nati all'interno del matrimonio, e figli illegittimi. La confusione regna dunque sovrana ed è aggravata dalle complesse questioni dell'utero in affitto che per ora è illegale in Italia, ma che in realtà viene praticato all'estero e poi si pretendono riconoscimenti anche qui da noi.Insomma a noi premeva ricordare che quella del cognome non è una questione secondaria, ma che fa parte di un più ampio progetto di distruzione della famiglia che è praticamente ormai completato nei nostri ordinamenti statuali.Noi crediamo che sia importante ripartire dalla Legge di Dio scritta nel cuore di ogni uomo per ripristinare la realtà naturale sul matrimonio.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7264NATALE: GIORNO DI GIOIA, DI LOTTA E DI VITTORIA di Roberto de MatteiDom Prosper Guéranger, il grande abate di Solesmes e autore del celebre Anno Liturgico è l'autore a cui attingiamo per meditare nei giorni del Santo Natale. E dom Guéranger ci invita a cercare in questi giorni con il nostro pensiero soprattutto tre luoghi.Il primo è Betlemme, la grotta della Natività, l'umile asilo che il figlio dell'Eterno, disceso dal Cielo, ha scelto per la sua prima residenza. Tuttavia cercheremmo invano oggi a Betlemme la beata mangiatoia che accolse il Bambino Gesù. Da tredici secoli essa ha lasciato quei luoghi ed ha trovato accoglienza nel centro della Cattolicità, a Roma. La città sacra di Roma è dunque il secondo luogo del mondo che il nostro cuore deve cercare, e in questa città, il luogo che in questi giorni chiede tutta la nostra venerazione e tutto il nostro amore è la basilica di Santa Maria Maggiore che ospita la mangiatoia del Divino Infante, una delle più preziose reliquie della Cristianità.IL NOSTRO CUOREMa c'è un terzo luogo, un terzo santuario, che a Natale deve ospitare il divino figlio di Maria. Questo terzo santuario è in noi: è il nostro cuore. E questa la Betlemme che Gesù vuole visitare, nella quale vuole nascere e stabilirsi. Noi veneriamo Gesù nel santo presepio, ma egli viene a noi in quella mangiatoia che deve diventare il nostro cuore. Però, avverte dom Guéranger, "O soldato di Cristo, impara che bisogna combattere per meritare di avvicinarsi al divino bambino: combattere per conservare in sé la sua presenza piena di amore; combattere per arrivare al giorno beato che ti farà tutt'uno con lui nell'eternità".Combattere significa ricordare, anche nel giorno di Natale e in quelli successivi, che la vita cristiana è milizia sulla terra e che non c'è gioia, neppure quella sublime del Santo Natale, che sia inseparabile dalla sofferenza. Per questo Maria, che fu inondata di gioia nel dare alla luce il Redentore, fu anche inondata dal dolore, conoscendo le sofferenze che avrebbero accompagnato il suo Divin Figlio da Betlemme al Calvario, come prezzo da pagare per la salvezza degli uomini.I MARTIRI DI NICOMEDIAÈ per questo che ogni cristiano deve essere pronto a dare la vita per Nostro Signore, come fecero quei cristiani di Nicomedia che il giorno di Natale dell'anno 303, sotto l'Imperatore Diocleziano, subirono il martirio ed ascesero al Cielo, mentre Gesù scendeva sulla terra.Diocleziano e i suoi colleghi nell'impero avevano appena pubblicato il famoso editto di persecuzione che dichiarava alla Chiesa la più sanguinosa guerra che essa abbia mai subita. L'editto affisso a Nicomedia, residenza dell'imperatore, era stato strappato da un cristiano che pagò tale atto di santa audacia con un glorioso martirio. I fedeli pronti alla lotta osarono sfidare la potenza imperiale, continuando a frequentare la loro chiesa condannata alla demolizione. Si era giunti al giorno di Natale. Essi si raccolsero in numero di parecchie migliaia nel sacro tempio per celebrarvi un'ultima volta la Nascita del Redentore. A quella notizia, Diocleziano inviò uno dei suoi ufficiali con l'ordine di chiudere le porte della chiesa, e di appiccare ai quattro angoli dell'edificio il fuoco che doveva distruggerla. Quando tutto fu disposto, squilli di tromba si udirono sotto le finestre della basilica, e i fedeli intesero la voce del banditore che annunciava, da parte dell'imperatore, che quelli i quali volevano aver salva la vita potevano uscire, a condizione di offrire l'incenso sull'altare di Giove eretto davanti alla porta della chiesa; diversamente, sarebbero stati tutti preda delle fiamme.Un cristiano rispose a nome della pia assemblea: "Siamo tutti cristiani; onoriamo Cristo come unico Dio e unico Re, e siamo pronti a sacrificargli la nostra vita in questo giorno". A tale risposta i soldati ricevettero l'ordine di appiccare il fuoco. In pochi istanti la chiesa fu un immenso rogo, le cui fiamme salivano verso il cielo, inviando in olocausto al Figlio di Dio, che si era degnato in quel giorno di iniziare una vita umana, l'offerta generosa di quelle migliaia di vite che rendevano testimonianza alla sua venuta in questo mondo.Dom Guéranger conclude: "Così fu glorificato, nell'anno 303, a Nicomedia, l'Emmanuele disceso dal cielo per abitare fra gli uomini. Uniamo, con la santa Chiesa l'omaggio dei nostri voti a quello di questi coraggiosi cristiani la cui memoria si conserverà, attraverso la sacra Liturgia, sino alla fine dei secoli".Facciamo nostre le parole di dom Guéranger, aggiungendo alla memoria che ci trasmette un'altra da conservare nel nostro cuore. Erano passati 10 anni esatti dalla terribile persecuzione di Diocleziano, che sembrava dover estirpare il Cristianesimo dalla faccia della terra, quando, nell'anno 313 dopo Cristo, l'Imperatore d'Occidente Costantino da Milano e quello di Oriente Licinio da Nicomedia proclamavano l'Editto che concedeva ai Cristiani la piena libertà di professare la loro religione. Una nuova Civiltà, la Civiltà cristiana nasceva.Di questa Civiltà siamo eredi e nel giorno di Natale alziamo le sue bandiere, pronti alla lotta.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Roberto de Mattei, nell'articolo seguente dal titolo "La nostra preghiera nella notte di San Silvestro" parla si san Silvestro I che fu papa al tempo della conversione di Costantino.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il giugno luglio 2022:Il 31 dicembre la Chiesa iscrive nella sua liturgia il nome di un santo che non è un martire, ma un Confessore, il primo confessore della Chiesa: san Silvestro I, Papa per 22 anni dal 314 al 336.Il suo regno iniziò all'indomani della grande vittoria di Costantino a Saxa Rubra e dell'Editto di Milano del 313, con cui il nuovo sovrano, dopo aver pacificato l'Impero, concedeva libertà alla Chiesa. Scrive Louis Veuillot: "La storia dei successori di Pietro, per duecentocinquant'anni, è terminata sempre con le stesse parole: "Coronato dal martirio". Dove si arriva così? A Costantino. San Marcello da poco era morto, schiavo, condannato ad bestias; le acclamazioni del circo avevano da poco salutato Massenzio; la croce appare nel cielo, Costantino la pianta sul Laterano: ab aevo vinces!. Cesare battezzato affida il governo di Roma al Papa Silvestro e ai suoi successori, non ritenendo che l'imperatore della terra debba serbare il potere, là dove l'Imperatore del cielo ha posto il principato del sacerdozio e la capitale della religione"Ma il pontificato di Silvestro conobbe una tempesta più terribile delle persecuzioni di Diocleziano: la nascita e la diffusione, ad opera del prete Ario, di un'eresia che negava la divinità di Gesù Cristo. Papa Silvestro, d'accordo con l'imperatore Costantino, nella primavera dell'anno 325 convocò un Concilio a Nicea. In questo Concilio, il primo Concilio ecumenico della Chiesa, l'eresia ariana fu condannata e fu formulato il famoso simbolo niceno, che trasmise ai secoli la prima grande formula di fede cattolica i canoni del Concilio. Le sue reliquie riposano nella Chiesa di San Silvestro, detta in Capite, perché conserva anche il capo di san Giovanni Battista.A Roma, accanto alla Basilica di san Giovanni in Laterano, si conserva un mosaico, detto del Triclinio Leoniano, in cui a sinistra è raffigurato Gesù Cristo che consegna le chiavi pontificie a papa san Silvestro e il vessillo della Chiesa all'imperatore Costantino; a destra san Pietro che conferisce il pallio a papa Leone III e il vessillo a Carlo Magno. Il vessillo di Costantino e di Carlo Magno è quello che sventolò sui campi delle crociate e nelle acque di Lepanto. È la bandiera della Chiesa, mai ammainata. [...]Nella notte di San Silvestro un anno scompare nel vortice del passato e un altro anno si apre in un abisso di incertezza. Ma per noi quello che conta è solo il tempo presente, l'unico momento in cui incontriamo l'eternità. E in questo momento, chiediamo a Dio che sia fatta, ora e sempre, in noi la Sua volontà.
Ascoltiamo la Parola nella SOLENNITA' DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO con il nostro DonP e preghiamo insieme!Oggi la luce splenderà su di noi: è nato per noi il Signore.Il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente,Padre per sempre, Principe della pace.Il suo regno non avrà fine. (Cf. Is 9,1.5; Lc 1,33).Porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò.Dio abbia pietà di noi e ci benedica.Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.Molte volte e in diversi modi nei tempi antichiDio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti;ultimamente, in questi giorni,ha parlato a noi per mezzo del Figlio. (Eb 1,1-2)I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.Gesù Cristo è lo stessoieri e oggi e sempre. (Eb 13,8)Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. (Lc 2,19)
Dal Vangelo di Giovanni 1,1-18 In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
In principio era il Verbo,e il Verbo era presso Dioe il Verbo era Dio.Egli era, in principio, presso Dio:tutto è stato fatto per mezzo di luie senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.In lui era la vitae la vita era la luce degli uomini;la luce splende nelle tenebree le tenebre non l'hanno vinta.Venne un uomo mandato da Dio:il suo nome era Giovanni.Egli venne come testimoneper dare testimonianza alla luce,perché tutti credessero per mezzo di lui.Non era lui la luce,ma doveva dare testimonianza alla luce.Veniva nel mondo la luce vera,quella che illumina ogni uomo.Era nel mondoe il mondo è stato fatto per mezzo di lui;eppure il mondo non lo ha riconosciuto.Venne fra i suoi,e i suoi non lo hanno accolto.A quanti però lo hanno accoltoha dato potere di diventare figli di Dio:a quelli che credono nel suo nome,i quali, non da sanguené da volere di carnené da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati.E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi;e noi abbiamo contemplato la sua gloria,gloria come del Figlio unigenitoche viene dal Padre,pieno di grazia e di verità.Giovanni gli dà testimonianza e proclama:«Era di lui che io dissi:Colui che viene dopo di meè avanti a me,perché era prima di me».Dalla sua pienezzanoi tutti abbiamo ricevuto:grazia su grazia.Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.Dio, nessuno lo ha mai visto:il Figlio unigenito, che è Dioed è nel seno del Padre,è lui che lo ha rivelato.
Il concetto di identità ha le sue connotazioni non indifferenti all'interno di ASOIAF, ed è fondamentale per l'esito della storia. Ci sono esempi di identità rubate e scambiate, c'è chi adorna il proprio nome di più titoli possibili, c'è chi un titolo o un nome è stato affibbiato... e chi vorrebbe sbrogliarsi dalle cattive connotazioni che il proprio nome porta, come quello che identifica i figli illegittimi a Westeros: Waters, Rivers, Storm, Flowers, Sand, Hill, Pyke, Stone... e Snow. Proprio in queste circostanze facciamo la conoscenza di Jon, e fin da subito noi lettori veniamo posti davanti al suo percorso identitario: dal rifiutare di essere "Snow", all'accettarlo. Tuttavia. Questo non è tutto ciò che ruota intorno a lui, perché il segreto della sua parentela è funzionale alla narrazione. Figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, con sfere identitarie di entrambe queste casate accanto a quella Snow, è strano per molti pensare che non gli sia stato dato un nome, che esso sia stato scelto da Ned Stark e tutto finisce lì. Dev'esserci di più. Ma qual è il vero nome di Jon Snow? Può essere dedotto leggendo?Art by: NaomiMakesArtLink utili:1) https://towerofthehand.com/blog/2016/09/30-whats-in-name-self-identity/2) https://www.westeros.org/Citadel/SSM/Entry/1202/3) https://twitter.com/WizztheSmith/status/14563796476173762574) https://www.reddit.com/r/asoiaf/comments/msz3gg/spoilers_extended_jon_snows_real_name/5) https://www.reddit.com/r/asoiaf/comments/sny65a/spoilers_extended_r_l_j_and_the_three_dellas/6) https://www.reddit.com/r/pureasoiaf/comments/hgel5r/why_jons_real_name_is_aemon_explained_through/7) https://www.quora.com/What-is-the-Ruby-Theory-for-Game-of-Thrones/answer/Charline-Thom-18) https://www.reddit.com/r/asoiaf/comments/za2x7/spoiler_all_comparing_jon_snow_and_daemon9) https://www.reddit.com/r/asoiaf/comments/5x9kss/spoilers_extended_jons_real_name10) https://www.reddit.com/r/asoiaf/comments/okyqyt/spoilers_published_if_jon_is_a_targaryen_i_think11) https://www.youtube.com/watch?v=8BWu2Hw2ElE&t=2812s&ab_channel=LaCittadella12) https://www.youtube.com/watch?v=6Cq6gi2kz5o&t=1183s&ab_channel=LaCittadellaSupportate il canale in cambio di contenuti esclusivi: https://www.patreon.com/LaCittadellaQui trovate tutti i link del canale e dei suoi host: https://linktr.ee/LaCittadella
Elena Premoli"Per tutti i giorni della tua vita"Edizioni Piemmehttps://edizpiemme.itUna madre, un figlio. Una straordinaria storia d'amore e coraggio.Emily ha vent'anni e non si aspettava di diventare madre così presto. Con Will, conosciuto per caso in un pub, ha un rapporto tiepido, troppo timidi entrambi, forse, troppo poco innamorati. Ma la notizia della gravidanza, per quanto giovanissimi, li unisce in un progetto grande e nuovo, e decidono di provare a essere una famiglia. Quando il loro bambino, Matt, ha quattro mesi, però, qualcosa cambia inesorabilmente. Un ritardo cognitivo, dicono, un disturbo della crescita, un problema cerebrale. Sono parole che lentamente iniziano a farsi spazio nella vita della giovane coppia. Due bambini disperati accanto a un bambino di pochi mesi. È qui che la loro storia si intreccia a quella di Nadia, pediatra di successo, donna bella, carismatica, decisa, il senso di onnipotenza di chi ha sempre avuto tutte le risposte, come in questo caso, di fronte a Matt. Comincia una battaglia prima tra le mura della camera d'ospedale poi sui social network, sulle pagine dei giornali e, infine, in tribunale. È lo scontro tra l'occhio della scienza e quello dell'amore, tra due donne che sembrano così distanti, avvicinate solo dalla tenacia irriducibile di uno scricciolo di pochi chili che cambierà per sempre le loro esistenze. Questo romanzo, liberamente ispirato alla storia vera di Alfie Evans, è un inno alla vita, un racconto profondo e indimenticabile sulla paura e sul coraggio che hanno forme inaspettate. Un romanzo struggente e delicatissimo che cambia il nostro modo di vedere le cose.Elena Premoli. Classe 1986, si è laureata in Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali con un'attenzione particolare allo studio del cinese mandarino. Ha vissuto a Milano, Pechino e Shanghai, e si è infine stabilita sul Lago di Como. Si è classificata ai primi posti in diversi concorsi di narrativa, tra cui il Premio Chiara Giovani. È mamma di due bambine, e dalla maternità è nata l'ispirazione per questo romanzo.IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it
Quale è il primo passo per diventare santo? Impariamo dalla nascita del Figlio di Dio la via che conduce alla santità.
VIDEO: La Santa Casa di Loreto ➜ www.youtube.com/watch?v=pb-_uPDejWw&list=PLpFpqNiJy93vpo09XwkVtUp8W-0qcHkloTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7236LA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA A LORETO di Ermes DovicoOgni 10 dicembre si ricorda la traslazione della Santa Casa di Nazaret che il 10 dicembre 1294 fu trasportata in volo dagli angeli nel territorio delle Marche, allora parte dello Stato Pontificio. Non era la prima traslazione miracolosa né sarebbe stata l'ultima, per cui vale la pena accennare al quadro storico in cui ciò avvenne.Nel maggio 1291 la città di Nazaret e l'intera Palestina si trovavano sotto il dominio dei Turchi Selgiuchidi, che erano una minaccia tanto per i pellegrini quanto per i luoghi santi in cui Cristo aveva vissuto, insegnato e sofferto la Passione per la nostra salvezza. Fu allora che per preservare la Santa Casa, dove era nata Maria e dove il Verbo di Dio si era incarnato in seguito al fiat pronunciato dalla Vergine davanti all'Arcangelo Gabriele (Lc 1, 26-38), gli angeli la staccarono dalle fondamenta e la traslarono a Tersatto, in Dalmazia. Vi rimase per tre anni e sette mesi («ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine», si legge in una cronaca del 1465 di Pier Giorgio Tolomei, che aveva tratto la notizia da una vecchia 'tabula' risalente all'inizio del XIV secolo), fino appunto al 10 dicembre 1294 quando la Santa Casa venne posta per la prima volta sulla terra del Vicario di Cristo.LA TRASLAZIONE MIRACOLOSANell'anno successivo la sacra dimora fu spostata altre tre volte in luoghi vicini, prima a causa dei briganti che derubavano i fedeli e poi perché due fratelli (i conti Stefano e Simone Rinaldi) avevano cercato di ottenere il titolo di proprietà sulla Santa Casa, che alla fine gli angeli posero al centro della strada che da Recanati va al suo porto: e ciò, si badi bene, costrinse i magistrati dell'epoca a ordinare una deviazione del percorso. In quel luogo, poi chiamato Loreto, la Santa Casa si trova ancora oggi dopo oltre sette secoli, custodita da un rivestimento marmoreo all'interno dell'omonima basilica, eretta a partire dal XV secolo e divenuta uno dei santuari mariani più visitati al mondo, meta di pellegrinaggio di pontefici, cardinali, re, regine e milioni di altri fedeli che vi hanno lasciato doni ed ex voto per le innumerevoli grazie ricevute.Dal XIII secolo ai giorni nostri, sia a Loreto che a Nazaret, sono stati condotti numerosi studi archeologici e storici sulla Santa Casa che sostengono la soprannaturalità della traslazione. Sono del tutto inventate, invece, le storie moderne (e moderniste), accompagnatesi perfino alla produzione - dal XIX secolo in poi - di atti falsi, che vorrebbero la traslazione operata per mano dei crociati o di una presunta famiglia "Angeli" o "De Angelis". Accenniamo brevemente ai fatti che avvalorano la traslazione miracolosa.Tra le ricerche più recenti si ricordano quelle di padre Bellarmino Bagatti, uno degli archeologi più importanti del XX secolo, di Nereo Alfieri, anche lui famoso archeologo, e di Nanni Monelli (La Santa Casa a Loreto. La Santa Casa a Nazareth), architetto e ingegnere. Innanzitutto, nel suo nucleo originario, la casa è costituita da sole tre pareti perché era appoggiata a una grotta con la quale costituiva un unico blocco abitativo. Le misure della casa di Loreto e lo spessore dei suoi muri corrispondono perfettamente alle fondamenta che si trovano a Nazaret, nel luogo che per 13 secoli è stato venerato dai fedeli come casa di Maria. Le pietre della Santa Casa sono tipiche della Palestina e lavorate con una tecnica specifica di quei luoghi; a ciò va aggiunto che nelle Marche non vi erano cave di pietra e tutte le costruzioni erano fatte in laterizi, senza contare che la collocazione della porta sulla parete lunga e l'orientamento dell'intera casa sono anomalie per gli usi edilizi dell'epoca in terra marchigiana.PROVE CERTELe pietre della Santa Casa risultano saldate da una malta anch'essa tipica della Palestina, costituita da gesso impastato con polvere di carbone di legna grazie a una tecnica mai usata in Italia, e uniforme in tutti i punti: altro fatto che, come ha spiegato il docente di elettrochimica Emanuele Mor, esclude l'ipotesi di una rimozione e traslazione della casa per mano umana, perché «qualora fosse avvenuta una nuova rimessa in opera dei singoli blocchi di pietra, si sarebbe dovuta evidenziare per la differenza della composizione chimica della malta in questione». Sulle pietre sono presenti numerosi graffiti che recano segni cristologici (compresa la scritta in ebraico «O Gesù Cristo, Figlio di Dio») del tutto simili a quelli ritrovati a Nazaret nei primissimi secoli della cristianità.Questi e diversi altri particolari convergono verso l'unica conclusione plausibile, figlia della ragione illuminata dalla fede: la Santa Casa di Loreto, traslata dagli angeli, è la stessa di Nazaret dove avvenne il mistero al centro della storia della salvezza, l'Incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo. E per la presenza di questo segno tangibile in mezzo a noi dovremmo versare lacrime di gratitudine: perché - come ha detto Giovanni Paolo II - è «la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa».
Gesù è venuto, ma non solamente per coloro che già credevano in Dio, non solamente per coloro che già operavano il bene, ma per tutti. E' un Dio “misericordioso, lento all'ira e di gran bontà", quello che è realmente disceso. E noi siamo chiamati ad essere suoi testimoni.---CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 27 minutiQuesto è il giorno in cui accendiamo l'ultima delle candele della nostra Corona dell'Avvento, quella centrale, che ci rammenta che il Salvatore è venuto. Giovanni ha scritto:“La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. È venuto in casa sua, e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.” (Giovanni 1:9-14)La misericordia di un Dio “compassionevole, lento all'ira e di gran bontà” era stata promessa dai profeti:«Ma da te, o Betlemme, Efrata, piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni. Perciò egli li darà in mano ai loro nemici, fino al tempo in cui colei che deve partorire partorirà; e il resto dei suoi fratelli tornerà a raggiungere i figli d'Israele». Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. E quelli abiteranno in pace, perché allora egli sarà grande fino all'estremità della terra. Sarà lui che porterà la pace. (Michea 5:1-4)“Perciò il Signore stesso vi darà un segno: ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.” (Isaia 7:14)Queste parole venivano scritte da Michea e da Isaia attorno al 736 avanti Cristo, circa trenta anni dopo che Giona era stato a Ninive: Dio prometteva misericordia a tutto il popolo. Ed era una misericordia inaspettata; piuttosto che punire la nostra ribellione, Dio decideva di venire in soccorso... esattamente come aveva fatto a Ninive.Giona era stato chiamato a salvare un'intera città e, forse, l'intera nazione di cui Ninive era capitale, a dimostrare una misericordia che Dio avrebbe poi esteso a “tutto il popolo” Questo fece di Giona un "estensore della misericordia".Come ci si comporta, o come ci si dovrebbe comportare dinanzi a un Dio che elargisce gratuitamente il suo perdono? Che manda nelle nostre vite speranza, fede, gioia, pace? Leggiamo Giona 4:5-11 "Poi Giona uscì dalla città e si mise seduto a oriente della città; là si fece una capanna e si riparò alla sua ombra, per poter vedere quello che sarebbe successo alla città. Dio, il Signore, per calmarlo della sua irritazione, fece crescere un ricino che salì al di sopra di Giona per fare ombra sul suo capo. Giona provò una grandissima gioia a causa di quel ricino. L'indomani, allo spuntar dell'alba, Dio mandò un verme a rosicchiare il ricino e questo seccò. Dopo che il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un soffocante vento orientale e il sole picchiò sul capo di Giona così forte da farlo venir meno. Allora egli chiese di morire, dicendo: «È meglio per me morire che vivere». Dio disse a Giona: «Fai bene a irritarti così a causa del ricino?» Egli rispose: «Sì, faccio bene a irritarmi così, fino a desiderare la morte». Il Signore disse: «Tu hai pietà del ricino per il quale non ti sei affaticato, che tu non hai fatto crescere, che è nato in una notte e in una notte è perito; e io non avrei pietà di Ninive, la gran città, nella quale si trovano più di centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e tanta quantità di bestiame?»” (Giona 4:5-11)Non c'è speranza, né fede, né gioia, né pace in Giona; invece di essere in città a festeggiare con i Niniviti, Giona se ne va in preda alla frustrazione.Il versetto 5 dice che “Giona uscì dalla città e si mise seduto a oriente della città... per poter vedere quello che sarebbe successo alla città”. Giona voleva vedere la punizione, e invece vede il perdono. Giona voleva vedere il fuoco dal cielo, e invece vede la benedizione che scende dal cielo. Giona era stato mandato per essere un “estensore di grazia”. Anche se riluttante, Giona aveva comunque adempiuto ai piani di salvezza di Dio.Esattamente come aveva anticipato attraverso Isaia e Michea, Dio diceva avrebbe mandato un Salvatore. Il piano di Dio, da sempre, non è stato quello di giudicare, ma di salvare: Giovanni dirà:“Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” (Giovanni 3:17)Notate l'ultima parte del versetto: “perché il mondo sia salvato”: gli angeli avevano parlato di una “grande gioia per tutto il popolo”. Il mondo, il popolo; Natale è il compimento dell'opera di un Dio “lento all'ira e di gran bontà” verso tutti, offerta per coloro che avrebbero riconosciuto in quel bimbo, nato da una giovane donna, il Salvatore.E' facile per noi giudicare Giona: dire “Hai sbagliato!” Dovevi subito obbedire al tuo Signore! Non dovevi essere così riluttante!”. Facile, perché abbiamo il Natale, perché abbiamo visto la misericordia, inaspettata ma promessa, di Dio scendere e farsi uomo. Giona conosceva per “sentito dire” le caratteristiche di Dio, noi le abbiamo viste. Dio ha mandato ben più di Giona a recare la “... buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà” (Luca 2:10)” E noi? Quale è il nostro compito a Natale? Noi che abbiamo visto la misericordia in azione? Essere il popolo che riceve, oppure essere un Giona migliore che annuncia? Paolo ha detto:“Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. (Romani 8:28)Paolo dice che che tutte le cose cooperano al bene, ed è come dire che “Dio coopera al bene"; Dio non può e non vuole operare da solo per la salvezza del mondo e del popolo. Dio da sempre ha voluto coinvolgere “quelli che amano Dio” nella sua opera di salvezza per il popolo. Coloro che amano Dio non stanno fermi attendendo che il bene gli piova addosso, ma si muovono verso il bene, lo trasmettono agli altri, sono testimoni, non riluttanti come Giona; è solo allora che Dio aggiunge la sua benedizione.Non limitiamoci a festeggiare il Natale “tra di noi”, tra “quelli che amano Dio” , ma testimoniamolo e operiamo sapendo che la salvezza è davvero discesa sulla Terra. Perché quando non lo facciamo, possiamo diventare un po' come Giona; testimoni riluttanti della misericordia di Dio.E cosa ne sarà di quel missionario riluttante di Giona? Dio punirà il suo atteggiamento di riprovazione perché si dimostra nei fatti “lento all'ira e di gran bontà” con i Niniviti? Incredibilmente Dio, non punisce, ma insegna qualcosa a Giona attraverso una semplice pianta.Una piccola parentesi: nell'originale in ebraico non dice che pianta fosse, e non so perché in Italia i traduttori abbiano deciso per un ricino, che è un albero si, ma che ci mette un bel pò a diventare adulto da dare ombra e che non fa tanta ombra. Era dunque una pianta che aveva foglie larghe da dare molta ombra.Dio fa nascere una pianta per dare ristoro a Giona; lui ne prova piacere e pensa “Dio mi sta benedicendo”. Poi Dio gli toglie la pianta, e Giona è così avvilito che chiede di morire: “ Lo sapevo ; hai fatto quello che non volevo, salvare i Niniviti che odio, ora mi togli anche la pianta e l'ombra. Sei contro di me!” Capita anche a noi, di avere periodi in cui vediamo i frutti della nostra testimonianza, e vediamo che la nostra vita “va bene”: la famiglia, il lavoro, il mondo che ci ruota attorno... tutto vè in sintonia: Ed associamo la benedizione al nostro testimoniare; il che, può essere.Ma poi, quando la situazione si mette male, ed in famiglia, al lavoro, nella nostra vita sorgono problemi, pensiamo “Dio non si cura più di me! Dio è contro di me! Dio mi ha abbandonato!”.Il pericolo, per chi ha creduto in quel primo Natale, è che il nostro impegno a testimoniare agli altri della Luce discesa in terra sia definito dalle circostanze della nostra vita, non dalla nostra relazione con l'Onnipotente.Dio sta aiutando Giona ad acquisire una prospettiva differente, più alta; a smettere di pensare solo a se stesso, a smettere di pensare solo al momento. Ad avere una prospettiva più ampia, una visione per “tutto il popolo”, non solo per una parte del popolo.Gesù è venuto, ma non solamente per coloro che già credevano in Dio, non solamente per coloro che già operano il bene, ma per tutti. Paolo afferma:“Come dicono le Scritture: «Non cʼè nessuno che sia giusto, nemmeno uno....Tutti, senza, distinzione, sono dei peccatori senza la gloria di Dio, ma possono essere resi giusti gratuitamente, per dono di Dio, mediante la redenzione, che troviamo soltanto in Gesù Cristo.” (Romani 3:10, 23-24 PV)Nessun giusto; tutti hanno bisogno del Dio che scende in terra e nasce a Natale.Il Libro di Giona si conclude in modo “anomalo” per un libro della Bibbia: con una domanda che Dio fa a Giona... e a ciascuno di noi:“Dio disse a Giona: «Fai bene a irritarti così a causa del ricino?»... «Tu hai pietà del ricino per il quale non ti sei affaticato, che tu non hai fatto crescere, che è nato in una notte e in una notte è perito; e io non avrei pietà di Ninive, la gran città, nella quale si trovano più di centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e tanta quantità di bestiame?»” (Giona 5:9-11)Nel turbine della nostra vita, possiamo tendere a dimenticare il Natale; a dimenticare che Dio è sceso in terra ed è venuto a saldare il conto per l'intera umanità, non solo per coloro che sono “del suo partito”. La salvezza doveva essere accessibile a tutti, non ad una sola casta, ad un solo popolo, ma a “tutto il popolo”. Questa è la natura di un Dio “misericordioso, lento all'ira e di gran bontà”. Questa è la natura del Natale.Non dobbiamo mai dimenticare che siamo tenuti a testimoniare di questa misericordia in qualsiasi modo e in qualsiasi momento della nostra vita, lieto o doloroso. Quando ci sposiamo, promettiamo all'altro di amarlo e essergli a fianco e di supporto “nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza o povertà, in salute o malattia”. Se promettiamo questo ad un altro essere umano, come figli e figlie di Dio, siamo tenuti a una promessa ben più solenne; essere testimoni della nascita di Gesù, indipendentemente da chi siamo, cosa facciamo, come viviamo. Fare quello che fecero i primi testimoni di quella nascita miracolosa:“Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto sapere». Andarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino. E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori. (Luca 2:15-18)La domanda di Dio a Giona è ancora valida ai giorni nostri: e merita una risposta. Se la risposta è “Si, sappiamo che sei un Dio “lento all'ira e di gran bontà” che hai misericordia di tutto il popolo”, allora quale deve essere il nostro atteggiamento verso i mondo?Il Natale non è solo la gioia di vedere la misericordia inaspettata ma promessa di Dio all'opera, ma anche una sfida per ciascuno che vede, crede, accetta e segue quel bimbo che diverrà un uomo e salirà il Golgota al posto nostro.Nel mezzo di tutte le emozioni che stiamo vivendo, usciti da una pandemia, con una guerra tremenda alle porte di casa, una crisi energetica ed economica che affligge ciascuno di noi, potremmo sentire frustrazione e rabbia; la domanda per Giona vale anche per noi: «Fai bene a irritarti così?».Il Dio “misericordioso, lento all'ira e di gran bontà”, che non vuole che nessuno perisca, ma che tutti giungano al pentimento, è realmente disceso: anche se non il 25 dicembre, ma è disceso. E noi siamo chiamati ad essere suoi testimoni.Buon Natale.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM--- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD
Il Messaggio di Oggi: “AVRANNO RISPETTO PER MIO FIGLIO” • Matteo 21: 37 • Ebrei 1: 1-2 • Giovanni 3: 16 • Salmo 22: 22 • Ebrei 2: 12 • Giovanni 3: 17 • Giovanni 3: 15 • Giovanni 3: 14 • Numeri 21: 7-9 • Tito 2: 14 • Apocalisse 1: 5 • Ebrei 1: 3 • Matteo 21: 37-39 • Matteo 21: 41 --Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio
A quanti accolgono Gesù, a quelli che credono nel suo nome, viene dato il potere di diventare figli di Dio, viene donata una speranza di eternità, una nuova saggezza nel vivere le relazioni, forza inaspettata nei momenti di difficoltà, pazienza, mitezza e umiltà. Veramente abbiamo ricevuto da Lui grazia su grazia! Noi tutti possiamo consentire al Verbo di continuare ancora oggi ad incarnarsi perchè ascoltando la sua Parola e mettendola in pratica e camminando sulle orme di Cristo, possiamo mostrare al mondo la bellezza e la gioia di sentirsi davvero figli amati. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/saveriane/message
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7180OMELIA DELLA NOTTE E DEL GIORNO DI NATALE - ANNO A di Giacomo Biffi1) MESSA DELLA NOTTELa celebrazione natalizia - prima di tutto con questa Eucaristia notturna e poi con i vari riti di questi giorni, ma anche con le molte manifestazioni festose e luminose che l'accompagnano in ogni angolo della cristianità - è un grande inno di riconoscenza e di lode a Dio, che ha rischiarato la nostra notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo.UNA LUCE RIFULGE NELLA NOTTECome aveva detto il profeta, su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una grande luce rifulse (Is 9,1). Davvero tenebrosa è la nostra terra e noi ce ne accorgiamo sempre più, anche perché si sono spenti o stanno spegnendosi tutti i bagliori ingannevoli. La nostra epoca ha visto via via esaltati i miti più falsi e più ossessivi: il mito del nazionalismo, della inevitabile lotta di classe, del razzismo, dello scientismo senza saggezza e senza amore, del permissivismo senza buon senso, dell'edonismo sfrenato. Agli inizi le ideologie sembrano sempre luccicanti e fascinose; poi, quando si impongono e si assolutizzano, si rivelano tutte soffocanti e crudeli.Stregato e illuso da questi dogmi infondati e senza verità, il nostro secolo - il secolo dell'affermazione spavalda della ragione rattrappita in se stessa e dell'umanesimo senza Dio - ci ha regalato stragi e catastrofi sociali che non trovano paragoni nella storia: le guerre totali, gli eccidi di popolazioni innocenti reclamati dalle utopie del momento, i genocidi, la soppressione legalizzata e ufficialmente propagandata di vite incolpevoli, il dissenso ecologico, il dissesto morale. Immersa in questa notte, di cui solo adesso si può cominciare a misurare interamente l'orrore, l'umanità ha però conservato un filo di luce e un piccolo germoglio di speranza: ha sempre continuato, anche nei momenti più ottusi e più tetri, a celebrare il Natale.E proprio dal Natale la fiducia può rifiorire; proprio grazie all'annuncio di gioia e di salvezza dato ai poveri e agli umili si supera ogni avvilimento. Da Betlemme ci giunge ogni buon auspicio possibile, se però ci riconosciamo - noi, uomini tutti - poveri di bene vero e di sapienza; se ci vogliono collocare tra i semplici, che non dalle voci e dalle infatuazioni mondane attendono di essere illuminati; se prendiamo posto non tra i personaggi potenti e famosi, ma tra i pastori che con cuore limpido vegliano nella notte e aspettano senza scoraggiarsi l'alba di Dio.La gloria del Signore li avvolse di luce (Lc 2,9) - abbiamo ascoltato - perché non avevano una loro gloria da difendere e da vantare.IL NATALE CI È OFFERTO PER CONSENTIRCI DI CONTINUARE A SPERARECome disperare dell'uomo, quando Dio ha voluto farsi uno di noi?Come si può temere che non ci sia più un futuro per questa famiglia di creature fragili e spavalde, dotte e dissennate, calcolatrice e prodighe, che però quasi d'istinto ogni anno bene o male si pone in ascolto del canto degli angeli che annuncia pace e salvezza?Il Natale ci è dato proprio per consentirci di proseguire a sperare. Ed è la cosa che oggi, forse più che ogni altra, avvertiamo il bisogno.È vero, la vicenda in cui siamo immersi è troppo spesso deludente e ingrata; e lo è anche per colpa nostra, cioè di ciascuno di noi: il cristiano sa che la prima critica è sempre verso se stesso. Ma non possiamo abbandonarci al pessimismo, se - come ci ha esortato san Paolo e come l'odierna festa ci incoraggia - aspettiamo sul serio, nei pensieri e nelle opere, la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo (Tt 2,13).Quel neonato bambino, che oggi contempliamo nell'incredibile indigenza di una mangiatoia, ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo che gli appartenga (Tt 2,14): questo bambino è dunque il principio di un'umanità nuova, cui dobbiamo sempre tentare e ritentare di dare spazio, a cominciare dalla nostra coscienza e dalla nostra vita.UN TRAGICO PARADOSSOL'odierna festa ci ripresenta ogni volta un tragico paradosso: da una parte i figli di Adamo, che sembra si compiacciono di degradarsi sempre più, di allontanare da sé e censurare ogni prospettiva che li salvi dalla disperazione e dell'assurdo, di scalzare dalla propria cultura ogni persuasione che dia qualche adeguata motivazione all'agire secondo dignità e secondo giustizia; e dall'altra parte Dio che non si arrende davanti a tanta stoltezza, e tenacemente li insegue col suo amore: li insegue magari anche solo con l'incanto innegabile del Natale e la nostalgia della innocenza perduta.Un grande scrittore antico, gloria e vanto della nostra regione, quasi sbigottito di fronte all'enigma del volontario scadimento umano, così esclamava in una sua omelia natalizia: "O uomo, perché così ti avvilisci, tu che agli occhi di Dio sei tanto prezioso? Perché tu, così onorato da Dio, a questo modo ti disonori? Perché indaghi scientificamente sulla tua origine, e non ti domandi mai quale sia il senso e lo scopo della tua venuta nel mondo?" (Pietro Crisologo, Sermone, 148,2).Le interrogazioni appassionate di San Pietro Crisologo, dopo quindici secoli, centrano ancora il nostro vero problema, e ancora ci possono aiutare a vivere nell'autenticità questi giorni privilegiati.La poesia del Natale - per chi la sa cogliere - è un grande dono e può, almeno inizialmente, consolarci dello sconforto e dell'amarezza dei tempi che stiamo vivendo. Ma un dono incomparabilmente più grande è passare dall'emozione effimera alla verità eterna, dal godimento spensierato alla percezione del mistero sostanziale dell'incarnazione del Figlio di Dio, dal gioco superficiale dei sentimenti al coinvolgimento profondo della vita.E questo dono appunto vogliamo oggi per noi e per tutti implorare dal Signore.2) MESSA DEL GIORNODi questi tempi non sono molte le buone notizie. La lettura dei giornali è quasi ogni giorno deprimente; dalla radio alla televisione ci sono offerti spesso motivi di profondo sconforto. Qualche volta si ha l'impressione di vivere in un mondo che si stia sgretolando e non trovi punti di riferimento affidabili per avviare una qualche ripresa.PROROMPETE INSIEME CON CANTI DI GIOIA, ROVINE DI GERUSALEMMESi è allora tentati di usare, per descrivere la situazione, la parola "rovina", che abbiamo ascoltato nella prima lettura, della profezia di Isaia: le "rovine di Gerusalemme" possono ben rappresentare la società in cui viviamo, soprattutto in rapporto agli ideali e ai valori.Il secolo ventesimo però non era cominciato così: aveva anzi fatto balenare la prospettiva allettante di un'umanità illuminata da una scienza rigorosamente autonoma e fiera di sé; aveva sventolato il vessillo di una libertà senza vincoli; aveva promesso una giustizia terrena senza il timore di un giudizio trascendente e un umanitarismo senza la virtù cristiana della carità. E molto di valido e di apprezzabile è stato anche attuato. Ma del grande progetto ideologico oggi ci restano soprattutto vistose e deludenti macerie. Ci limitiamo a richiamare qualche esempio.Prima di tutto "le rovine della ragione"; che sono molte, ma ne indichiamo una sola: gli uomini che, in omaggio alla razionalità (o meglio al razionalismo), hanno estromesso dalla loro attenzione tutta la realtà invisibile ed eterna, oggi sono comicamente arrivati a una fede quasi universale nell'oroscopo e nei responsi dei maghi e dei cartomanti.Poi le "rovine della libertà". Molti, specialmente giovani, ai quali è stata predicata l'emancipazione da ogni autorità e da ogni principio, si sono trovati sottoposti alle più tragiche schiavitù, come quelle della droga e delle varie aberrazioni morali.Infine le "rovine della serenità di spirito". Censurato il pensiero di Dio e del rendiconto finale da dare a lui, le paure non sono scomparse, sono anzi dilagate fino a diventare ossessive: paura dell'aria inquinata che respiriamo, dei cibi sofisticati, delle malattie e dei contagi senza rimedio, degli infarti improvvisi, delle crisi economiche ricorrenti, degli stranieri che ci invadono, della violenza e della disonestà che non si riesce più a frenare.Dove si estingue la fiducia in un Padre che ci ha creato e ci ama, nasce fatalmente un mondo atterrito.Una riflessione a parte meritano le "rovine della famiglia", che stanno all'origine di molti nostri guai.I bambini dell'inizio del secolo avevano a disposizione una padre, una madre e una mezza dozzina tra fratelli e sorelle. I bambini di oggi non hanno più né fratelli né sorelle; in compenso qualche volta hanno una mezza dozzina tra padri, madri, succedanei e facenti funzioni. Che meraviglia, se poi sono sempre più numerosi i nevrotici, i disadattati, i ribelli?PERCHÉ L'UOMO RINASCAA questo punto qualcuno potrebbe chiedere: ma che cosa centra tutto questo col Natale? C'entra, perché, in mezzo a questo squallore il Natale è l'unica "buona notizia".La parola di Dio, che ci ha parlato di "rovine", ci ha detto che anche queste "rovine" possono ricominciare a sperare: Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo (Is 52,9).Dal momento che il verbo di Dio - cioè la parola, il pens
Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Dal Vangelo di Luca 1,26-38 Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Fondare tutto sullo Spirito Santo: è l'invito risuonato durante la seconda predica d'Avvento tenuta dal cardinale Raniero Cantalamessa — sul tema «Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio» — venerdì mattina, 10 dicembre, nell'Aula Paolo VI, alla presenza di Papa Francesco. Fondare tutto sul Paraclito, ha insistito il predicatore della Casa pontificia, è ancora più necessario «nel momento in cui la Chiesa si lancia nell'avventura sinodale» (Fonte: Cantalamessa: sintonizzarsi con lo Spirito per l'avventura sinodale - Vatican News).
Ha mandato in visibilio i tifosi argentini il video in cui uno dei tre figli di Leo Messi, Mateo (7 anni) presente con tanto di maglia numero 10 del papà sugli spalti, lancia il suo lecca-lecca sulla tribuna sottostante. Facendosi poi sgridare dalla mamma, anche lei con la maglia della Pulce per assistere dalla tribuna vip dello stadio Ahmad Bin Ali al vittorioso ottavo di finale della Albiceleste contro l'Australia. I tifosi sul posto e poi a migliaia quelli che seguono i social, si sono appassionati alla scenetta familiare diffusa su TikTok.
Di fronte al pericolo di vivere come se la Chiesa fosse soltanto “scandali, controversie, scontro di personalità, pettegolezzi o al massimo qualche benemerenza nel campo sociale. In breve, cosa di uomini come tutto il resto nel corso della storia”, padre Raniero Cantalamessa, cardinale e predicatore della Casa Pontificia, nelle sue riflessioni d'Avvento 2021 si propone di “guardare la Chiesa da dentro, nel senso più forte della parola, alla luce del mistero di cui è portatrice”, perché non si perda di vista il mistero che la abita. Tema delle meditazioni ospitate nell'Aula Paolo VI, nei tre venerdì che precedono il Natale, è “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio”, tratto dai versetti 4-7 del capitolo 4 della Lettera di San Paolo ai Galati, che sintetizza tutto il mistero cristiano. Il porporato intende proseguire la traccia delle predicazioni della scorsa Quaresima, che avevano “cercato di mettere in luce il pericolo di vivere ‘etsi Christus non daretur', ‘come se Cristo non esistesse'” (Fonte: Cantalamessa: la verità creduta deve farsi realtà vissuta - Vatican News).
Gesù è venuto a cambiare il mondo attraverso una Vergine; non perché Maria ne aveva fatto richiesta, non perché aveva fatto un “casting” per diventare la Madonna... Ma perché aveva fede... anche se non sapeva come sarebbe successo. La fede è la chiave di cosa accadrà nella tua vita... e in quella di chi ti scorre a fianco.---CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minutiOggi è la seconda domenica di Avvento, e tradizionalmente accendiamo la seconda delle candele della corona dell'Avvento, quella che ci rammenta la Fede. L'angelo aveva detto a Maria:“«Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» L'angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio.... Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola».” (Luca 1:34-35, 38)Ci sono alcune cose nella vita verso le quali non è possibile rispondere in maniera razionale, capire prima cosa e come accadrà. Vi ricordate la prima volta che avete provato ad andare in bicicletta? Non avete dovuto capire prima come sareste restati in equilibrio su due ruote, quale legge fisica avrebbe fatto si che non sareste caduti, o cadute , non avete dovuto studiare prima la “tenacia dell'asse giroscopico” (questa è la formula matematica). Semplicemente, siete saliti, siete caduti, siete risaliti... e alla fine ce l'avete fatta... Perché a fianco c'erano persona (probabilmente mamma e papà) che vi dicevano che ce la potevate fare... e voi gli avete creduto... per fede.È quello che succede quando si impara ad andare in bicicletta. Ma è anche quello che succede quando si impara a servire Dio. E' quello che è successo a Maria all'annuncio dell'angelo. Ed è anche quello che accade nel libro di Giona al capitolo 3: “La parola del Signore fu rivolta a Giona, per la seconda volta, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama loro quello che io ti comando». Giona partì e andò a Ninive, come il Signore aveva ordinato. Ninive era una città grande davanti a Dio; ci volevano tre giorni di cammino per attraversarla. Giona cominciò a inoltrarsi nella città per una giornata di cammino e proclamava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta!» I Niniviti credettero a Dio, proclamarono un digiuno e si vestirono di sacchi, tutti, dal più grande al più piccolo. E poiché la notizia era giunta al re di Ninive, questi si alzò dal trono, si tolse il mantello di dosso, si coprì di sacco e si mise seduto sulla cenere. Poi, per decreto del re e dei suoi grandi, fu reso noto in Ninive un ordine di questo tipo: «Uomini e animali, armenti e greggi, non assaggino nulla; non vadano al pascolo e non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco e gridino a Dio con forza; ognuno si converta dalla sua malvagità e dalla violenza compiuta dalle sue mani. Forse Dio si ricrederà, si pentirà e spegnerà la sua ira ardente, così che noi non periamo». Dio vide ciò che facevano, vide che si convertivano dalla loro malvagità e si pentì del male che aveva minacciato di fare loro; e non lo fece.” (Giona 3:1-10)Quando Dio aveva messo in sella Giona sulla bicicletta della sua misericordia per Ninive, Giona era caduto rovinosamente... ed era fuggito. La seconda volta Dio aveva rimesso Giona in sella, dandogli l'opportunità di testimoniare nella tempesta, rivolgendosi a lui in preghiera... Ed era caduto una seconda volta, facendosi buttare in mare pur di non adempiere a ciò che Dio gli chiedeva. Ma ora Giona è in piedi sulla spiaggia, dopo essere stato vomitato sulla terraferma. E Dio che fa?Senza menzionare gli errori, senza fargli una ramanzina, senza commenti sarcastici, Dio lo mette di nuovo sulla bici:“La parola del Signore fu rivolta a Giona, per la seconda volta, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama loro quello che io ti comando»” (Giona 3:1-2)Sono le stesse parole con cui si era aperto il libro“La parola del Signore fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me».” (Giona 1:1-2)È quello che si chiama un déjà vu: Giona ha fallito. Lui lo sa... e Dio lo sa ancora di più.Altri profeti, come Geremia e Aggeo, hanno ricevuto più volte il comando da Dio di andare e parlare; ma per essi era un'aggiunta, di un chiarimento o di un'estensione di una rivelazione precedente.Solo a Giona è data una seconda e una terza possibilità. È il Signore che, nella sua misericordia, manda di nuovo Giona. E Giona si rialza, si lava di dosso il vomito del pesce, e “pedala”:“Giona partì e andò a Ninive, come il Signore aveva ordinato.” (Giona 3:3 a)Giona non sa come, ma ora pedala con successo nella giusta direzione. E' una fede traballante... ma è una fede. E questa è la misericordia inaspettata di Dio, di dare una seconda, una terza, una “n” chance a chi ha fallito. La misericordia imprevista di Dio significa che il fallimento non porta al licenziamento.Si racconta che un responsabile di un progetto dell'IBM che aveva perso 10 milioni di dollari prima di essere abbandonato fu convocato in una riunione presso la sede aziendale. "Suppongo che vogliate le mie dimissioni", chiese. “Senta- rispose il suo capo - Abbiamo appena speso 10 milioni di dollari per insegnarle cosa non fare, e vuole pure che la licenziamo?"Nella Bibbia ci sono persone che scappano da Dio, tentano il suicidio, commettono adulterio, uccidono, creano falsi idoli, disobbediscono a Dio, mentono, rubano, e in generale fanno ogni sorta di male. Eppure Dio si è servito di loro per realizzare i suoi piani del regno, in base ad una sola caratteristica: la fede.AbraamoNonostante Dio gli avesse promesso che avrebbe avuto un figlio da sua moglie Sara, egli seguì comunque un cattivo consiglio e generò un figlio attraverso Agar, la serva di sua moglie. Ma Dio non lo abbandonò. Dopo che Abraamo tornato a Dio, divenne ancora il "Padre di molte nazioni". Di lui Paolo ha detto:“Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia” (Romani 4:3)Abraamo aveva fede in Dio.DavideNonostante Davide abbia commesso omicidi e adulteri, dopo essere tornato a Dio Dio dirà di lui che era è diventato "un uomo secondo il mio cuore" (Atti 13:22 c). Perché un giorno aveva detto queste parole, dinanzi al gigante Golia:“Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel nome del Signore degli eserciti, del Dio delle schiere d'Israele che tu hai insultate.” (1 Samuele 17:45)Davide aveva fede in Dio.PietroNonostante Pietro abbia negato di aver conosciuto Gesù in presenza di molte persone, quando è tornato a Dio è stato utilizzato per essere uno dei più grandi leader della Chiesa primitiva. Anzi, diede la sua vita per Gesù, e scrisse:“Queste prove servono a verificare se la vostra fede è forte e genuina. Essa viene messa alla prova come lʼoro è messo alla prova dal fuoco, che lo rende puro. Per il Signore la vostra fede è ben più preziosa dellʼoro...” (1 Pietro 1:7 a PV)Pietro aveva fede in Dio.Tutti questi giganti della Bibbia, dinanzi ai quali ci sentiamo minuscole formiche e molti altri, hanno fallito... miseramente fallito. Eppure tutti loro furono ancora utilizzati da Dio per gli scopi del suo regno, a motivo della loro fede.E Giona? Giona è il più epico fallimento di successo della Bibbia! Avvenuto attraverso una fede traballante, instabile, che fugge... ma c'è!Pensate: quando Pietro predicò il primo sermone del giorno di Pentecoste, "in quel giorno furono aggiunte a loro (ai discepoli) circa 3.000 persone “ (Atti 2:41 b)" dice Atti: guardiamo a questo dato e ci stupiamo.Ma la predicazione di Giona vide più di 120.000 persone credere in Dio! Dal più grande al più piccolo, tutti credettero in Dio! È il più grande risveglio mai registrato nelle Scritture. Giona, grazie alla misericordia, inaspettata ma promessa, di Dio, continua a essere usato per gli scopi del regno di Dio. Dio, tramite la piccola fede di Giona salva un'intera città. Ninive, la città dannata, dove uno dei re scrisse che aveva fotto questo un suo nemico:"Gli ho trafitto il mento con il pugnale della mia mano affilata. Attraverso la sua mascella... gli feci passare una corda, gli misi una catena da cane e gli feci occupare... una cuccia". Ninive, TUTTA Ninive CREDE in Dio!Giona inizia cadendo dalla bici, Dio lo rimette in sella, e tramite la sua piccola fede condivide lo stesso la Parola di Dio. E non lo farà da distante, da un'altura, ma attraversando in lunghezza la città in mezzo alla loro vita e alle loro attività, dicendo: "«Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta!».Giona non aveva tutte le risposte; Maria non aveva tutte le risposte:“Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?” (Luca 1:34 a)Noi non abbiamo tutte le risposte: ma Giona, Maria... e noi non sapevamo neanche perché la bicicletta stava su... Ma ci siamo fidati: abbiamo avuto FEDE! E ciò che Dio aveva stabilito accadesse, è accaduto: Ninive si è convertita, Gesù è nato, la misericordia promessa di Dio è giunta... attraverso persone che talvolta avevano fallito.Nell'economia di Dio il fallimento non è mai un risultato determinante, perché Dio non si arrende mai con nessuno, quindi dobbiamo sempre aspettarci che avvenga il miracolo della trasformazione.Immaginate e Maria avesse detto all'angelo “ No, guarda, io non sono proprio convinta di essere capace di portare in me il figlio di Dio... non penso sia possibile”. Ma Maria aveva fede: non nelle parole dell'angelo, ma nelle promesse di Dio: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola” (Luca 1:38)Anche quando pensiamo che l'impresa sia troppo grande per noi, la misericordia di Dio supera il nostro scetticismo in ogni sorta di modo inaspettato. E questo chi insegna tre lezioni.Lezione 1In ogni momento dobbiamo avere compassione per tutti coloro che nella nostra comunità hanno fallito. La vita di Ninive era fatta di violenza domestica, abusi coniugali, bambini sfruttati, pornografia,, stupri, rapine, truffe, scandali corruzione... Proprio come il mondo in cui nascerà Gesù... Proprio come il NOSTRO mondo!Cosa fece la differenza per Ninive? La piccola fede di Giona. Cosa ha fatto la differenza per il mondo? La fede di Maria. Senza sapere come sarebbe accaduto. Cosa può fare la differenza per la tua città, i tuoi amici, la tua famiglia, te stesso? Risponditi! La domanda è facile!Lezione 2Non abbiamo bisogno di vivere una vita perfetta per avere un impatto significativo per Dio. Raccontare il Vangelo è davvero molto simile a un mendicante che dice a un altro mendicante dove trovare il cibo. Se il criterio per testimoniare di Cristo fosse la purezza, allora il cristianesimo sarebbe morto e nel giro di una generazione. Ma non è questo il criterio. Il criterio è comprendere l'incredibile misericordia che ci è stata data attraverso Gesù. Non meritarla, ma riceverla comunque.Ciò significa che non è necessario essere perfetti per essere un o una testimone; basta essere una persona che ha compreso la misericordia inaspettata ma promessa di Dio nella propria vita. Una misericordia che ci permette di continuare a essere efficaci anche dopo aver fallito.Lezione 3Se vogliamo vedere una trasformazione, dobbiamo avere fede. Fede in Dio. Fede che Dio sia in grado di fare una vera differenza nella vita delle persone.Se Giona, per quanto riluttante, può vedere Dio fare cose sorprendenti attraverso un semplice messaggio predicato, allora non c'è motivo per cui non possiamo aspettarci che Dio sia altrettanto misericordioso oggi. Ninive fu messa in ginocchio dal pentimento. Non perché Giona avesse un desiderio ardente e feroce di vederli cambiare. Non perché avesse raccolto un enorme gruppo di guerrieri della preghiera. Non perché avesse preparato un sermone eloquente.Si pentirono... 120.000 persone... perché Giona aveva obbedito a Dio; perché Dio attraverso la sua piccola fede aveva potuto operare.Gesù è venuto a cambiare il mondo attraverso una Vergine; non perché Maria ne aveva fatto richiesta non perché aveva fatto un “casting” per diventare la Madonna... Ma perché aveva fede... anche se non sapeva come sarebbe successo.Camminavamo con il nostro Creatore, ma ci eravamo ribellati a Lui. Il Creatore avrebbe avuto tutto il diritto di punirci, ma, invece, ha voluto mostrarci misericordia. Per mostrarci misericordia ha mandato un bambino attraverso una Vergine:“Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace...” (Isaia 9:5)Quel bambino è stato mandato per morire al nostro posto. Se vogliamo evitare la separazione eterna, dobbiamo riporre la nostra fede in Gesù. Senza fede, anche una piccola come quella di Giona, anche una che non sa cosa e come accadrà come quella di Maria, Dio non potrà usarci, e nulla accadrà attraverso di noi.Questo è il messaggio del Vangelo. Questo è il messaggio del Natale. Non c'è motivo per cui l'impatto che il messaggio di quel primo Natale non possa ancora essere efficace; Giona ebbe impatto sui Niniviti, e non aveva ancora l'esempio di Gesù da mostrare. Noi abbiamo il Natale, abbiamo Cristo, abbiamo la Salvezza che è discesa sulla terra!Dobbiamo solo avere fede, e credere che Dio sia disposto a usare persone come noi, con tutti i nostri difetti, con tutte le nostre cadute, ancora ed ancora, per portare il messaggio.Dobbiamo anche avere fede, e credere che Dio sia in grado di cambiare i cuori più duri.Dopotutto, chi di noi aveva davvero previsto quanta misericordia Dio fosse disposto a mostrare a ciascuno di noi prima del primo Natale? Chi avrebbe potuto immaginare che Dio sarebbe sceso sulla terra per mettere le cose apposto?Il Natale viene per mostrare che ciascuno può essere oggetto della misericordia di Dio; quella misericordia deve essere mostrata a chiunque. La nostra parte è avere fede, non capire come avverrà.Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD
Domani 30 novembre, all'Università La Sapienza di Roma che aveva cominciato a frequentare da poco, verrà ricordato il figlio dei nostri colleghi Luca Valdiserri e Paola Di Caro con un evento in cui si parlerà di cinema, musica e cultura della sicurezza stradale. Lo stesso Luca Valdiserri racconta il perché di questa scelta, mentre la direttrice del dipartimento di Psicologia Annamaria Giannini, da oltre 20 anni impegnata sul tema, spiega dove e come bisogna intervenire per arginare tragedie come queste.Per altri approfondimenti:- Un albero in ricordo di Francesco vicino alla panchina dove leggeva http://bit.ly/3AMFcEv- Zona 30, tutor, autovelox. La strage silenziosa può essere fermata http://bit.ly/3UaANC1- Un premio di laurea alla Sapienza per ricordare Francesco Valdiserri http://bit.ly/3VAzr4A
CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 24 minutiOggi è la prima domenica in cui per tradizione accendiamo la prima delle candele della Corona dell'Avvento, quella che ci ricorda la Speranza. Paolo ha detto:“Questa speranza poi non ci porta alla delusione, perché, accada quel che accada, sappiamo che Dio ci ama e sentiamo dentro di noi il calore del suo amore che, per mezzo dello Spirito Santo, ci ha riempito il cuore.” (Romani 5:5 PV)E forse avrete notato anche che il titolo della serie di messaggi è cambiato: non è più una misericordia inaspettata,ma una misericordia promessa. Dio aveva promesso che avrebbe mandato qualcuno a riscattarci... ma nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe mandato il Figlio a farlo.Ma questa è la natura di Dio: Dio è amore. Se qualcuno ti ama, lui ti ascolta; è per quello che la speranza è indissolubilmente legata alla preghiera: ecco cosa dice Dio nei Salmi, a proposito della preghiera.“...poi invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai.” (Salmo 50:15)“Benedetto sia Dio, che non ha respinto la mia preghiera e non mi ha negato la sua grazia.” (Salmo 66:20) “Egli ascolterà la preghiera dei desolati e non disprezzerà la loro supplica.” (Salmo 102:17)“Perciò ogni uomo pio t'invochi mentre puoi essere trovato; e qualora straripino le grandi acque, esse, per certo, non giungeranno fino a lui.” (Salmo 32:6)Possiamo rivolgerci a Dio in qualsiasi occasione, in qualsiasi circostanza. Non importa cosa abbiamo fatto. Non importa in quale stato emotivo ci troviamo. Nulla dovrebbe impedirci di rivolgerci a Dio.Eppure... spesso ci fermiamo. E quando lo facciamo, ci troviamo in una lunga fila di persone che hanno fatto lo stesso. Non a caso Giona fa parte di queste. Soprattutto alla luce dell'ultimo versetto.“Perciò ogni uomo pio t'invochi mentre puoi essere trovato; e qualora straripino le grandi acque, esse, per certo, non giungeranno fino a lui.” (Salmo 32:6) Leggiamo la situazione in cui si trova Giona:“Il Signore fece venire un gran pesce per inghiottire Giona. Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, il suo Dio, e disse: «Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto; dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato e tu hai udito la mia voce. Tu mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare; la corrente mi ha circondato, tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto. Io dicevo: “Sono cacciato lontano dal tuo sguardo! Come potrei vedere ancora il tuo tempio santo?” Le acque mi hanno sommerso, l'abisso mi ha inghiottito; le alghe si sono attorcigliate alla mia testa. Sono sprofondato fino alle radici dei monti, la terra ha chiuso le sue sbarre su di me per sempre; ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o Signore, mio Dio! Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del Signore e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo tempio santo. Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia; ma io ti offrirò sacrifici con canti di lode, adempirò i voti che ho fatto. La salvezza viene dal Signore». E il Signore diede ordine al pesce, e il pesce vomitò Giona sulla terraferma.” (Giona 2:1-11)Ciò che ha pregato Giona nel ventre del pesce,sono le medesime parole (parola più parola meno) che il Signore aveva messo in cuore a Davide, Asaf e agli altri che hanno scritto i Salmi:"Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto." (Giona 2:3).“Nella mia angoscia ho invocato il Signore, ed egli mi ha risposto.” (Salmo 120:1). “...ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o Signore, mio Dio!” (Giona 2:7 b).“Benedici, anima mia, il Signore e non dimenticare nessuno dei suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità; salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni...”(Salmo 103:2-4).“Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia...” (Giona 2:9)“Detesto quelli che si affidano alle vanità ingannatrici; ma io confido nel Signore.”(Salmo 31:6).La Bibbia è un unico lungo piano, di libro in libro, di generazione in generazione, di evento in evento, che parla di Speranza, di una misericordia promessa, e che ci esorta a parlare con Dio.La scorsa volta avevamo detto che lo Spirito Santo ci aiuta quando non sappiamo cosa pregare. Ma la stessa cosa vale per la Bibbia. Quante volte vi è capitato che in una situazione vi venga in mente una Scrittura che parla proprio di quella situazione? Oppure state valutando cosa fare in una situazione di vita e vi viene in mente una parola della Scrittura e riconoscete che quella è la risposta che cercavate?La Bibbia, la Parola di Dio, è un “serbatoio” da cui potete attingere... ma solo se la leggete, la studiate, la memorizzate.Giona evidentemente lo aveva fatto. Ma che tipo di preghiera è? Potrebbe sembrare una preghiera di pentimento, in cui Giona torna in sé e confessa umilmente al Signore di aver peccato. Giona vede che Dio vuole avere misericordia di Ninive e che ha scelto Giona come suo strumento.Ho detto “potrebbe sembrare”... perché al capitolo 4 leggiamo:“Giona ne provò gran dispiacere e ne fu irritato. Allora pregò e disse: «O Signore, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato. 3 Perciò, Signore, ti prego, riprenditi la mia vita; poiché per me è meglio morire piuttosto che vivere».” (Giona 4:1-3)Al capitolo 4 Giona è di nuovo sulla terraferma, è vivo e salvo, e non accetta la misericordia di Dio per Ninive; così, prega con rabbia.Ma al capitolo 2, invece, lui sta pregando quella che si definisce la "preghiera della trincea"; era quella che pregavano i soldati nella 1° Guerra Mondiale, dove gli eserciti si affrontavano l'uno di fronte all'altro e scavavano trincee per conquistare il terreno.Ogni giorno i soldati entravano nella trincea, e non sapevano se ne sarebbero usciti vivi; e così pregavano: "Dio, se mi tiri fuori da questa situazione, farò tutto quello che vuoi".Giona sta recitando una preghiera da trincea. Osservate i tempi della preghiera "Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore..." (Giona 2:2)."Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia..." (Giona 2:3)"Io dicevo: “Sono cacciato lontano dal tuo sguardo!" (Giona 2: 4).“...ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o Signore, mio Dio! Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del Signore e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo tempio santo. (Giona 2:7-8)Giona non spera... è semplicemente disperato. Pensava di voler solo essere gettato in mare e farla finita. Ma adesso realizza che è ancora vivo … o forse è morto (non lo sappiamo), ma comunque ancora pensa, riflette... e finalmente prega!. È una preghiera da trincea.Guardate l'atteggiamento di Giona nella preghiera: "Tu mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare..." (Giona 2: 4)Mica è vero! E' stato lui a dire ai marinai di gettarlo come zavorra dalla nave per far placare i venti!E adesso invece dice che è Dio ad averlo buttato a mare! Dio è il colpevole!“Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del Signore” (Giona 2:8).C'è voluto un bel po' per far decidere Giona di parlare con Dio! E adesso, nel ventre del pesce, pensa: “Bisogna che succeda qualcosa prima che parta della digestione del pesce”. E si ricorda solo allora di pregare! Ma non ricorda che forse dovrebbe confessare il suo peccato, e magari chiedere scusa... anzi!“IO ho gridato al Signore... IO mi sono ricordato...la mia preghiera è giunta...” “Io l'ho fatto! La mia pietà. La mia spiritualità. I miei sforzi.”"Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia; ma io ti offrirò sacrifici con canti di lode, adempirò i voti che ho fatto. La salvezza viene dal Signore».”. (Giona 2:9-10)"Guardami Dio. Non sono come quei pagani che non ti adorano. Sono molto meglio. Ti seguirò. Sarò fedele!”A dirla tutta, proprio in questo momento in superficie, su un mare calmo, quei cosiddetti marinai senza valore, adoratori di idoli, invocano il nome del Signore. E il loro timore di Dio è diventato timore., stupore, meraviglia, riverenza... per il Signore!Capita, quando ci troviamo nella trincea, di ricordare a Dio perché dovrebbe salvarci... evitando accuratamente di ricordare perché dovrebbe non farlo. Per i nostri peccati, per le nostre mancanze, per i nostri rifiuti... Se fossimo onesti, Dio dovrebbe girarsi dall'altra parte... e non guardare Giona... e nemmeno noi!Ma non lo fa! Giona viene salvato dalla misericordia inaspettata di Dio. Le preghiere di Giona possono essere pronunciate nella più completa disperazione, ma Dio le ascolta comunque. E Dio risponde ancora ad esse. Risponde a Giona... e anche a noi!Non perché ci siamo umiliati. Non perché abbiamo detto le parole giuste. Non perché abbiamo l'atteggiamento giusto. E certamente non perché in qualche modo siamo migliori degli altri. Ma solo perché il suo carattere è la misericordia.Giona non aveva visto la misericordia promessa da Dio all'opera, noi si, in quel primo Natale... senza che avessimo chiesto scusa, senza che ci fossimo pentiti... solo perché Dio aveva promesso che avrebbe avuto misericordia di noi.Per Giona aveva scelto un pesce per portare la Salvezza; per tutti noi ha scelto una Vergine Ha mandato un bambino, attraverso una giovane donna:“Perciò il Signore stesso vi darà un segno: ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.” (Isaia 7:14) "...che tradotto vuol dire 'Dio con noi'". (Matteo 1:23 b)È un momento che racchiude pienamente la misericordia inaspettata di Dio che ci da Speranza.Anni dopo, a quel figlio, nato da una Vergine, qualcuno avrebbe chiesto un altro segno:“Allora alcuni scribi e farisei presero a dirgli: «Maestro, noi vorremmo vedere da te un segno». Ma egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera chiede un segno; segno non le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell'uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti.” (Matteo 12:38-40)Qual è il segno? Un luogo che dovrebbe essere un luogo di morte definitiva, dopo tre giorni si rivela un luogo di vita. Il ventre di un pesce gigante. E il cuore della terra, che è una tomba.Non si va deliberatamente in questi luoghi e non ci si aspetta di tornare. Ma Giona lo fece. E Gesù dice ai farisei che lo farà anche lui. Sappiamo che è esattamente quello che è successo. È successo perché un Dio misericordioso ha voluto salvare un popolo peccatore che si trovava in una situazione disperata.Dio ha fatto questo in quel primo Natale, ancor prima che coloro che fuggono da Lui si rendessero conto che Egli sta attivamente creando una strada, una via, una salvezza.Gesù viene a Natale per aprirla: dalla morte certa alla vita eterna. Dal ventre della morte, che sia un grande pesce, una tomba, o una vita lontana dal Padre, alla speranza di un altro giorno, di un'altra vita, di una vita nuova in Cristo. Rinati!Il segno di Giona è la Speranza! La speranza per noi peccatori che pregano nella trincea, che affondano disperatamente, che mangiano le alghe, che vivono nella trincea. E' la misericordia inattesa di Dio, ma che Dio aveva promesso... e Dio è fedele! La misericordia che salverà. Il segno di Cristo è la Speranza... quella con la esse maiuscola, giunta sulla terra attraverso una Vergine che partorisce colui che sarà la misericordia inattesa ma promessa, di Dio che ci trae fuori dalla morte del peccato e ci proietta verso una vita vissuta assieme al nostro Padre. Nascerà Emmanuele, Dio con noi! Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM--- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD
Rachele Ferrario"Umberto Boccioni"Vita di un sovversivoMondadori Editorehttps://www.mondadori.it/«Per raccontare Umberto Boccioni spesso ho usato le sue stesse parole o quelle di chi l'ha conosciuto, in modo da restituire il senso più profondo dell'uomo e dell'artista.» Rachele Ferrario, storica e critica d'arte, ricostruisce in queste pagine preziose la storia burrascosa, e per molti aspetti poco nota, del grande artista capofila del futurismo. Dall'infanzia tra Morciano di Romagna e Padova, all'apprendistato romano con Balla, l'amicizia con Sironi e Severini, il legame con Marinetti, l'amore con Margherita Sarfatti, i viaggi nella Russia degli zar e nella Parigi di Picasso, l'arresto, le risse nella Milano incandescente d'inizio secolo.Boccioni è un outsider. Figlio di un usciere e di una sarta, non ha una formazione accademica, ma un talento innato per il disegno. La madre, Cecilia, da cui eredita la forza e la fragilità di nervi, è la sua prima ispiratrice, il suo soggetto preferito, «la chiave per esprimere il suo punto di vista sul mondo». Un mondo in trasformazione, del quale Boccioni si dimostra un sorprendente interprete, «capace di tradurre in immagini la “selvaggeria futurista”, il movimento, la luce elettrica, i treni in corsa, gli stati d'animo di chi parte e di chi resta, l'energia dei primi anni del secolo». Ne sono la prova La città che sale, oggi al MoMA di New York, che arriva a esercitare «una forza magnetica, che imbriglia chi osserva in un'esibizione di potenza lirica», Idolo moderno, Forme uniche della continuità nello spazio e gli altri capolavori di cui Ferrario racconta la genesi.Nella sua vita come nella sua opera, Boccioni è un sovversivo. Un uomo di avanguardia, contro le convenzioni e gli schemi del passato. È convinto che l'arte non possa essere separata dalla politica, dalla vita. Partecipe della temperie da cui nascerà il fascismo, è un futurista, ha il mito dell'avventura, coltiva un'idea epica della modernità. Crede nella guerra, e proprio nelle retrovie della Prima guerra mondiale troverà la morte. È l'agosto del 1916, più di sei anni prima della marcia su Roma. Eppure, sulla sua straordinaria figura, graverà a lungo l'ombra del fascismo.Oggi i suoi quadri sono esposti nei più importanti musei del mondo e «i suoi colori, le sue immagini, le sue visioni» vibrano ancora di eccezionale contemporaneità.Rachele Ferrario, storica e critica d'arte, insegna Fenomenologia delle arti contemporanee e catalogazione e gestione degli archivi all'Accademia di Belle Arti di Brera. Cura archivi d'arte e mostre. Nel 1998 ha scoperto un nucleo di 45 opere inedite di Paresce, di cui ha curato mostre antologiche, dirige l'Archivio, ha pubblicato la biografia (Lo scrittore che dipinse l'atomo. Vita di René Paresce da Palermo a Parigi, Sellerio, 2005) e il catalogo generale (Skira, 2012). È autrice di Giulio Paolini. Un viaggio a distanza (Nomos Editore, 2009), Les Italiens. Sette artisti alla conquista di Parigi (Utet, 2017) e, per Mondadori, Le signore dell'arte. Quattro artiste italiane che hanno cambiato il nostro modo di raffigurare il mondo (2012), con i ritratti di Carol Rama, Carla Accardi, Giosetta Fioroni e Marisa Merz, Regina di quadri. Vita e passioni di Palma Bucarelli (2010, 2020) e Margherita Sarfatti. La regina dell'arte nell'Italia fascista (2015). Collabora con il «Corriere della Sera» e Rai Storia.IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it/