Podcasts about provvidenza

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GRATEFULMonday ⭐️ il podcast di 5pani2pesci
Perchè dovrei vivere una storia d'amore? #genZ

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Play Episode Listen Later Sep 22, 2025 39:08


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Carichi a pallettoni dopo il Giubileo dei Missionari Digitali #digitalismissio

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Play Episode Listen Later Sep 15, 2025 75:08


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Te lo spiega Studenti.it
I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: trama e analisi

Te lo spiega Studenti.it

Play Episode Listen Later Sep 10, 2025 3:00


I promessi sposi: analisi, trama, significato, personaggi e temi del romanzo storico di Alessandro Manzoni, che ha come protagonisti Renzo e Lucia.

Te lo spiega Studenti.it
Personaggi de I promessi sposi: analisi, profilo psicologico e confronto

Te lo spiega Studenti.it

Play Episode Listen Later Sep 10, 2025 2:49


I promessi sposi: analisi, ruolo e funzione dei personaggi più importanti. Significato simbolico nel romanzo e il sistema dei personaggi di Calvino e Fido.

Te lo spiega Studenti.it
Alessandro Manzoni: idee civili e politiche, religiosità e Romanticismo

Te lo spiega Studenti.it

Play Episode Listen Later Sep 10, 2025 2:24


Idee civili e politiche, religiosità e Romanticismo in Alessandro Manzoni. Il suo pensiero attraverso le sue opere, il romanzo storico e la poetica.

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio
Sei figli, zero animali? Strano, ma vero

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio

Play Episode Listen Later Sep 10, 2025 5:13


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8283SEI FIGLI, ZERO ANIMALI? STRANO, MA VEROIntervista a una famiglia numerosa di Siena che smentisce chi guarda con sospetto ciò che un tempo era considerato una benedizionedi Antonio Rizzo Abbiamo raccontato come il problema demografico, legato a quello della natalità, sia ormai parte integrante della popolazione senese, dove solo nel 2024 le nascite sono state tre volte minori rispetto ai decessi. Ma per fortuna ci sono delle bellissime eccezioni, che ci fanno ben sperare, come Marta e Paolo, con una gioiosa famiglia fatta di ben 8 componenti. A loro abbiamo chiesto le complessità e la bellezza di crescere 6 meravigliosi figli, in un contesto, quello italiano, in cui famiglie del genere sono sempre più rare."Una giornata tipo nella nostra famiglia? In realtà non esiste!", raccontano sorridendo. "Più aumentano i componenti, più aumentano gli imprevisti. Anche se programmiamo la giornata, è raro che tutto vada come previsto. E man mano che i figli crescono, diventano sempre più autonomi e si organizzano a modo loro".Organizzare tempi scolastici, lavorativi ed extrascolastici è una vera sfida, ma Paolo e Marta hanno trovato una soluzione: la rete di amici. "Dal 1997 viviamo senza parenti vicini, quindi ci siamo affidati molto all'amicizia. La frase tipica è: 'Mi raccomando, cerca un passaggio!'".I pasti, con 6 figli, sono un evento speciale ed un esempio per tutte le famiglie d'Italia e non solo: "Sono momenti conviviali che viviamo senza tv e cellulari, così ognuno può parlare ed essere ascoltato. Oltre alla conversazione, tutti collaborano: chi apparecchia, chi sparecchia, chi lava i piatti. È un momento di famiglia autentica".La sfida più grande oggi? "Far crescere figli autonomi, in un mondo che ci vuole dipendenti: dalla tecnologia, dai social, dal giudizio altrui. Avere una famiglia numerosa, però, rende questa sfida un po' meno difficile". [...]La gestione economica è una continua ricerca di strategie. "Bisogna stare attenti alle offerte, evitare sprechi, consumare acqua di rubinetto, non acqua minerale. Le spese più difficili? Quelle sanitarie e universitarie, soprattutto quelle dentistiche".Quando si chiede loro che cosa li ha spinti ad avere una famiglia così numerosa, rispondono: "Non era il desiderio di avere tanti figli, ma la volontà di accogliere quelli che sarebbero arrivati. Abbiamo una fede che ci ha sostenuto: la fiducia nella Provvidenza. E poi, dove si è di più, si sta meglio". I valori che cercano di trasmettere ai figli sono chiari: "Innanzitutto la fede, poi la vicinanza e l'attenzione al prossimo, cercando di migliorare il mondo un po' alla volta".Siena oggi ha un tasso di natalità bassissimo, ma Paolo e Marta rappresentano l'eccezione più bella: "Vogliamo solo essere una famiglia che condivide i privilegi che ha ricevuto, consapevoli che il problema della denatalità è reale: mancano i cittadini di domani".La società italiana, secondo loro, non è ad oggi molto accondiscendente verso le famiglie numerose. "Fino alla fine degli anni '90 c'era ancora un certo affetto verso di noi. Oggi prevale l'individualismo. Le famiglie numerose sono viste al massimo come una stranezza, o addirittura un problema. Ma noi crediamo che servano più famiglie numerose, non meno".Anche il legame tra i fratelli è forte. "Non è scontato, ma certamente nella nostra famiglia il fatto di condividere esperienze come gli scout ha rafforzato molto i legami. È normale che ci siano litigi, ma c'è anche una grande capacità di perdonarsi e di aiutarsi".Ogni tanto arriva qualche domanda curiosa. "Quando aspettavo il terzo figlio, una signora mi chiese perché lo avessimo fatto, avendo già un maschio e una femmina. Ma in generale riceviamo reazioni positive, anche se spesso di stupore: in Italia le famiglie numerose sono rare".Chiediamo loro se c'è stato un momento in cui hanno pensato: "Ne vale la pena?". Marta risponde senza esitazione: "Ne vale la pena lo dici ogni volta che vedi questa circolazione d'amore, quindi ci possono essere litigi anche forti, incomprensioni, anche chiusure, però poi c'è una capacità di perdono, di perdonarsi, di riaccogliersi e dici ne vale la pena".Infine, se potessero mandare un messaggio a chi oggi ha paura di avere figli? Marta dice:"Non abbiate paura. Il figlio non ha bisogno di benessere materiale, ma di sentirsi amato, accolto. Noi adulti gli trasmettiamo l'idea sbagliata che la felicità dipenda dalle cose. Invece essere amati basta. È l'essere, non l'avere, che conta. Rinunciare volontariamente ad avere figli significa rinunciare a una delle esperienze più grandi della vita. È davvero triste pensare di non lasciare niente di sé al futuro. Avere un figlio ti completa, ti fa scoprire l'altra faccia della luna".In un'Italia che fatica a credere nel domani, la famiglia di Paolo e Marta ricorda a tutti noi che il futuro nasce da piccoli gesti quotidiani di amore e coraggio. Perché dove si è di più, si sta meglio, e loro, ne sono l'esempio.

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Don Leonardo Maria Pompei, l'obbedienza che manca e l'esempio dei santi

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Sep 10, 2025 18:32


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8285DON LEONARDO MARIA POMPEI, L'OBBEDIENZA CHE MANCA E L'ESEMPIO DEI SANTI di Daniele Trabucco La sospensione a divinis comminata a don Leonardo Maria Pompei non è riconducibile a un singolo atto materiale di disobbedienza, ossia la violazione del precetto penale del 2 settembre 2025, ma trova il suo fondamento canonico, teologico e filosofico in una pluralità di fattori convergenti. Il provvedimento, infatti, non può essere letto solo come reazione a un atto di insubordinazione circoscritto: è la conseguenza di una scelta più radicale, ossia la dichiarata non sottomissione alla gerarchia ecclesiastica e il rifiuto di celebrare secondo il rito promulgato dall'autorità della Chiesa, che equivale a un atto di rottura della comunione gerarchica e liturgica.Sul piano teologico, è bene ricordarlo, l'obbedienza gerarchica non è un mero vincolo disciplinare, dal momento che si radica nella costituzione divina della Chiesa, la quale, secondo Lumen gentium (n. 20-21 e, prima ancora, secondo la Mystici Corporis Christi del 1943 di Pio XII), è governata dai Vescovi in comunione con il Romano Pontefice e richiede dai presbiteri una sincera subordinazione e cooperazione. Rifiutare tale comunione significa porre in discussione l'unità visibile della Chiesa, che si manifesta appunto nella sottomissione al Magistero e alla disciplina ecclesiastica. La sospensione, pertanto, si presenta come misura volta a tutelare non solo l'ordine giuridico interno, quanto, soprattutto, la comunione ecclesiale.L'obiezione secondo cui non si dovrebbe obbedire alla gerarchia quando questa «deraglia» non regge né sul piano canonico, né su quello teologico e filosofico. È vero che l'obbedienza non è cieca, ma ordinata alla Verità; tuttavia, la Chiesa cattolica insegna che l'assistenza dello Spirito Santo preserva indefettibilmente il Magistero da errori nei dogmi e questo resta un fatto innegabile: nessun dogma di fede è stato mai messo in discussione, neppure oggi.La crisi attuale tocca orientamenti pastorali, documenti (si veda, a titolo esemplificativo, Fiducia supplicans) e indicazioni catechetiche, ma non ha scalfito il deposito della fede. In questi ambiti, che appartengono al magistero autentico ordinario e non al magistero solenne, il fedele e il sacerdote devono prestare l'«ossequio religioso dell'intelletto e della volontà» (Pio XII, Humani generis del 1950), cioè rispetto e adesione interiore proporzionata al grado dell'insegnamento, ma senza rinunciare ad interrogativi critici. Il can. 212, paragrafi 1-3, del vigente Codex iuris canonici del 1983, che riconosce ai fedeli il diritto di manifestare le proprie perplessità, impone che ciò avvenga sempre con rispetto e riverenza, mai con atteggiamenti di rottura.La posizione, pertanto, secondo cui si può obbedire solo quando si ritiene che l'autorità «stia nella verità» conduce inevitabilmente alla dissoluzione dell'unità ecclesiale e a un criterio soggettivo che trasforma la Chiesa in una somma di opinioni private (lo stesso mondo della tradizione, pur nella sua ricchezza, è attraversato da particolarismi e personalismi, quasi una sorta di affannosa rincorsa a chi è più «tradizionalista» degli altri ed ha il seguito maggiore).SUBORDINARE L'AUTORITÀ ALL'ARBITRIO INDIVIDUALEFilosoficamente, questo equivale a subordinare l'autorità all'arbitrio individuale, negando il principio che l'autorità è mediazione dell'ordine oggettivo voluto da Cristo. Teologicamente, significherebbe ridurre la promessa di Cristo sulla indefettibilità della sua Chiesa a una formula vuota.  Eppure, è proprio Cristo che, come scrive l'apostolo Paolo, «factus oboediens usque ad mortem» (Fil 2,8). Canonisticamente, infine, rifiutare l'obbedienza al legittimo Ordinario per le ragioni sopra indicate rischia, sebbene il decreto di sospensione a divinis di Mons. Crociata non lo affermi formalmente, di perfezionare il grave delitto di scisma di cui al canone 751 sul quale, eventualmente, interverranno le autorità ecclesiastiche davanti alle quali don Pompei ha il diritto-dovere di difendersi.Detto in altri termini, l'obbedienza, pur sofferta e a volte «martiriale», non è un atto di debolezza, bensì di fede nel Cristo che non abbandona la sua Chiesa. Senza questo sguardo soprannaturale, l'istituzione ecclesiale apparirebbe solo come un corpo umano, fragile e fallibile; ma con esso, si coglie che dietro e dentro le vicende della storia, spesso contraddittorie e sofferte, rimane sempre presente il Signore che ha promesso: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).Neppure il ricorso al cosiddetto «criterio dell'eccezione» regge come fondamento per giustificare la posizione di don Pompei. L'idea di fondo, presa in prestito da categorie giuridico-politiche moderne, sarebbe che, in situazioni straordinarie di crisi, la coscienza del singolo o del gruppo possa sospendere l'obbedienza dovuta all'autorità legittima per salvaguardare la verità. Tuttavia, questo criterio, che può avere una sua funzione nello Stato, non è applicabile all'ordine ecclesiale. Dal punto di vista canonico, infatti, lo ius publicum ecclesiasticum non contempla uno «stato d'eccezione» che autorizzi a negare la sottomissione alla gerarchia.La Chiesa non si fonda sul consenso dei fedeli, né su dinamiche emergenziali, quanto sulla promessa indefettibile di Cristo, che ne garantisce la continuità. Pretendere di sospendere l'obbedienza in nome di un presunto «stato d'eccezione» (e chi lo proclamerebbe?) significa misconoscere che il Signore non abbandona la sua Chiesa e che il deposito della fede non è stato, né può essere intaccato, anche quando vi sono documenti pastorali controversi. Filosoficamente, inoltre, il criterio dell'eccezione implica un primato del soggettivo sull'oggettivo, della volontà individuale sul principio ordinante dell'autorità. Applicarlo alla Chiesa significherebbe dissolverne la natura soprannaturale e ridurla a società umana che si regge sull'eccezione e non sulla grazia. La Chiesa, però, non è un ordinamento umano che si salva «nonostante» la regola: è sacramento universale di salvezza, che permane nella sua verità proprio attraverso la fedeltà al principio gerarchico, anche nei tempi di confusione e smarrimento.SAN GIOVANNI BOSCO E SAN PIO DA PIETRELCINAGli esempi di san Giovanni Bosco (1815-1888) e di san Pio da Pietrelcina (1887-1968) mostrano con chiarezza come l'obbedienza, anche quando imposta in circostanze dolorose o umanamente incomprensibili, non sia mai vana, ma diventi via di santità e di fecondità ecclesiale. Don Bosco visse nel cuore del XIX secolo, un'epoca tutt'altro che compatta dal punto di vista ecclesiale: al tempo di Pio IX, pontefice dal 1846 al 1878, la Chiesa era attraversata da gravi tensioni interne ed esterne, dal conflitto con lo Stato unitario italiano alla questione romana, dalle controversie sul ruolo del Sillabo e del Concilio Vaticano I (mai concluso) alle divisioni tra intransigenti e conciliatoristi.Lo stesso nuovo slancio delle opere educative e caritative suscitava diffidenze e sospetti: al santo torinese vennero imposti controlli e limitazioni, gli si chiese di non intraprendere iniziative senza l'esplicita approvazione dei superiori e dovette affrontare accuse di imprudenza e di eccessiva autonomia. Egli avrebbe potuto interpretare tali misure come ingiuste o come un soffocamento del carisma ricevuto, eppure scelse l'obbedienza, confidando che la Provvidenza avrebbe comunque fatto fiorire l'opera. Il risultato fu che proprio attraverso quell'umiltà, i Salesiani divennero una delle realtà più vaste e feconde della Chiesa.Padre Pio da Pietrelcina, a sua volta, sperimentò un'epoca segnata da tensioni non meno profonde. Nel primo Novecento e nel pontificato di Pio XI e Pio XII la Chiesa fu attraversata da conflitti interni legati al modernismo, alla nuova teologia, alle reazioni disciplinari spesso dure, alle divisioni tra clero progressista e clero intransigente. Egli stesso fu vittima di provvedimenti severissimi: interdizione dalle celebrazioni pubbliche, proibizione di confessare, isolamento dal popolo, controlli medici umilianti e accuse infamanti. Anche qui sarebbe stato facile denunciare la gerarchia come ingiusta o corrotta; eppure, Padre Pio non dichiarò mai di non riconoscere l'autorità dei suoi superiori, ma obbedì in silenzio, vivendo quel tempo come un martirio nascosto. La sua fedeltà, nonostante la durezza delle misure, fu la chiave stessa della sua santità e rese più limpida la sua testimonianza davanti alla Chiesa e al mondo.Nei due casi, dunque, non si può liquidare l'obbedienza dei santi con la debole obiezione che «allora c'era Pio IX» o che allora non c'era modernismo e la crisi attuale». In realtà, tanto nel XIX quanto nel XX secolo, la Chiesa era attraversata da tensioni dottrinali, disciplinari e pastorali di grande portata: le controversie sul primato papale, le diffidenze verso nuovi apostolati, le fratture sul modernismo, le contrapposizioni tra correnti teologiche.Nonostante questo, don Bosco e Padre Pio scelsero di non rompere la comunione, di non erigersi a giudici della Chiesa, ma di vivere l'obbedienza come partecipazione al mistero di Cristo obbediente. Ignorare il loro esempio significa svuotare la santità di un tratto decisivo e illudersi che la disobbedienza sia soluzione alle crisi. Essi mostrano che la vera forza non sta nel contrapporsi alla gerarchia, quanto nel rimanere fedeli nella prova, credendo che Cristo non abbandona la sua Chiesa e che, anche attraverso i limiti umani d

GRATEFULMonday ⭐️ il podcast di 5pani2pesci
GenZ: ecco i vostri guai! (con Valentina Cason #nuovi_orizzonti)

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Play Episode Listen Later Jul 21, 2025 48:30


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BASTA BUGIE - Cristianesimo
I miracoli della Madonna a Hiroshima e Nagasaki

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Jul 8, 2025 7:42


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8216I MIRACOLI DELLA MADONNA A HIROSHIMA E NAGASAKI di Roberto de Mattei Ottant'anni fa, si concludeva la Seconda guerra mondiale. Dopo la resa della Germania nazista, l'8 maggio 1945, gli Stati Uniti erano ancora in guerra con il Giappone. La mattina del 6 agosto 1945, alle ore 8.15, l'aeronautica americana sganciò una bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima. Tre giorni dopo, il 9 agosto, un'altra bomba esplose su Nagasaki. Le due città furono ridotte a cumuli di macerie. Il numero totale delle vittime fu stimato attorno a 200.000 quasi esclusivamente civili. L'imperatore Hiro Hito, il 14 agosto, accettò la resa incondizionata del Giappone.Le autorità politiche e militari degli Stati Uniti affermarono che questa strage era servita ad abbreviare il conflitto, risparmiando le vite di un gran numero di soldati americani e giapponesi, che sarebbero morti, se le operazioni militari si fossero prolungate. Eppure sarebbe bastato far esplodere la bomba esclusivamente su un obiettivo militare, per dimostrare in maniera spettacolare la potenza della bomba senza fare strage di tanti innocenti. La Convenzione dell'Aja del 1907 sulle leggi e gli usi della guerra, vigente all'epoca, recitava all'articolo 25: "È vietato attaccare o bombardare, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o edifici che non siano difesi". Ma già queste regole erano state violate da una parte e dall'altra dei belligeranti, rendendo immorali molte azioni belliche del Secondo conflitto mondiale.La bomba atomica era, e rimane, l'ordigno più devastante che mente umana possa concepire.Le testate nucleari di Hiroshima e Nagasaki erano rispettivamente di 15 e 20 chilotoni. Quelle odierne (americane, russe e cinesi) sono da 5 a 10 volte più forti, se sono usate come armi tattiche, mentre le bombe strategiche possono essere decine o centinaia di volte più potenti.LA BOMBA NUCLEARE È MENO GRAVE DI UN SINGOLO PECCATO GRAVEEppure, secondo la dottrina cattolica, per quanto terribile, la bomba nucleare è meno grave di un singolo peccato grave. La ragione, come spiega san Tommaso d'Aquino è che "il peccato mortale è un male immenso, secondo la sua specie; esso supera ogni danno corporale, persino la corruzione dell'intero universo materiale" (Summa Theologiae, I-II, q. 73, a. 8, ad 3). Il male fisico può anche avere un ruolo nella Provvidenza divina e servire a un bene più grande, ma un solo peccato mortale è peggiore di tutti i mali fisici dell'universo messi insieme, perché è un'offesa diretta e volontaria a Dio, che causa la perdita eterna dell'anima e il bene dell'anima è infinitamente superiore a quello del corpo (Summa Theologiae, II-II, q. 26, a. 3).Ad Hiroshima, come a Nagasaki, accaddero tuttavia alcuni episodi che ci ricordano come l'amore di Dio è più forte della morte e può proteggerci da ogni male. Ad Hiroshima nel 1945 esisteva una piccola comunità di padri gesuiti tedeschi, che viveva presso la casa parrocchiale della chiesa di Nostra Signora dell'Assunzione, distante solo otto isolati dall'epicentro dell'esplosione della bomba nucleare. Uno di questi gesuiti, il padre Hubert Schiffer (1915-1982), racconta che era stata appena celebrata la Messa, e si erano recati a fare colazione, quando cadde la bomba: "Improvvisamente, una terrificante esplosione riempì l'aria come di una tempesta di fuoco. Una forza invisibile mi tolse dalla sedia, mi scagliò attraverso l'aria, mi sbalzò, mi buttò, mi fece volteggiare come una foglia in una raffica di vento d'autunno". Per un giorno intero i quattro gesuiti furono avvolti in un inferno di fuoco, di fumo e di nubi tossiche, ma nessuno di loro fu contaminato dalle radiazioni, e la loro parrocchia rimase in piedi, mentre tutte le altre case intorno furono distrutte e nessuno sopravvisse. Quando i religiosi furono soccorsi i medici notarono con stupore che i loro corpi sembravano immuni da radiazioni o da qualsiasi effetto dannoso dell'esplosione. Padre Schiffer, visse per altri 37 anni in buona salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a Philadelphia nel 1976. In quella data, tutti i membri della comunità di Hiroshima erano ancora in vita. Dal giorno in cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono esaminati più di 200 volte dagli scienziati, senza giungere ad alcuna conclusione, se non che la loro sopravvivenza all'esplosione fu un evento inspiegabile per la scienza umana.LA MADONNA DI FATIMAI gesuiti attribuirono la loro salvezza alla Madonna di Fatima, che veneravano, recitando il rosario ogni giorno. "Come missionari abbiamo voluto vivere nel nostro paese il messaggio della Madonna di Fatima e perciò abbiamo pregato tutti i giorni il Rosario", attestò il padre Schiffer. Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki. In questa città, vi era il convento francescano "Mugenzai no Sono" (Giardino dell'Immacolata), fondato da san Massimiliano Kolbe. Con lo scoppio della bomba atomica, anche questo convento rimase illeso come accadde a Hiroshima con la casa dei gesuiti. I francescani di Nagasaki veneravano l'Immacolata e diffondevano il messaggio di Fatima. Padre Kolbe, l'apostolo dell'Immacolata, era morto il 14 agosto 1941 ad Auschwitz.Questi episodi ci confermano una grande verità: non bisogna avere paura della bomba nucleare, ma del disordine morale che affligge l'umanità. Il peccato è l'unica ragione dei mali fisici che ci inondano perché, come dice san Paolo è attraverso il peccato che la sofferenza e la morte è entrata nel mondo (Rm 5,12). Ma la preghiera vince il male e la Madonna a Fatima ha insegnato che l'arma per eccellenza del combattente cristiano è il Santo Rosario. In un'intervista del 26 dicembre 1957 al padre Agostino Fuentes, suor Lucia, una delle veggenti di Fatima, disse: «La punizione del Cielo è imminente. [...]. Dio ha deciso di dare al mondo gli ultimi due rimedi contro il male, che sono il Rosario e la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Non ce ne saranno altri (...). Non esiste problema, per quanto difficile, di natura materiale o specialmente spirituale, nella vita privata di ognuno di noi o nella vita dei popoli e delle nazioni, che non possa essere risolto dalla preghiera del Santo Rosario".È vero dunque che la preghiera del Rosario è più forte della bomba atomica.

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Te lo spiega Studenti.it
Giambattista Vico: vita, pensiero e libri

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Play Episode Listen Later Jun 20, 2025 2:44


Vita e pensiero di Vico, filosofo, storico e giurista italiano noto per aver elaborato il concetto di corso e ricorso storico. Analisi e spiegazione della Scienza nuova, la sua opera principale.

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Le situazioni peggiori sono la tua grande occasione!

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Play Episode Listen Later Jun 2, 2025 38:34


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Imprenditori di successo
S2E36 Piano industriale

Imprenditori di successo

Play Episode Listen Later May 27, 2025 16:23


“Partiamo, la buona sorte e/o la Provvidenza ci aiuteranno”. Tante volte sentiamo di “idee” di business che restano poco più che tali o che si infrangono contro il muro della dura realtà.Bisogni, prodotti, obiettivi, strategie. Ripartiamo dalle basi.Tante novità quotidiane sul canale Telegram al quale potete iscrivervi qui: https://t.me/imprenditoridisuccessoPer contattarci potete utilizzare telegram.me/francescosmorgoni o telegram.me/paolopugniPer scriverci: francesco.smorgoni@puntoexe.net o paolo.pugni@pugnimalago.it

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Il ruolo del marito è tenere la direzione! #realmen

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Play Episode Listen Later May 12, 2025 52:42


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Storie di risurrezione #5 Dipendenze affettive #comunita_cenacolo

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Play Episode Listen Later May 5, 2025 77:14


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Storie di risurrezione #4 Guardare nella stessa direzione #fidanzati #comunita_cenacolo #marco_zap

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Play Episode Listen Later Apr 28, 2025 40:08


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Storie di risurrezione #3 Sentirsi amati da Dio! #comunita_cenacolo #marco_zap

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Play Episode Listen Later Apr 23, 2025 33:37


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Storie di risurrezione #2 Passare dalla morte alla vita! #comunita_cenacolo #valentina_ita

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Play Episode Listen Later Apr 14, 2025 81:58


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Ecovicentino.it - AudioNotizie
“Comprendere il fine vita per una scelta consapevole”, i dem promuovono l'informazione socio sanitaria

Ecovicentino.it - AudioNotizie

Play Episode Listen Later Apr 10, 2025 1:27


Saranno Federico Zilio, ricercatore e docente dell'Università di Padova, e Paolo Forzan, medico generalista, consulente in cure palliative e componente del Comitato Etico dell'istituto Opera della Provvidenza di Sant'Antonio, i protagonisti della serata di oggi voluta dal Circolo del Partito Democratico di Piovene Rocchette: "Comprendere il fine vita per una scelta consapevole", con inizio alle 20.30 nella sala conferenze della Biblioteca di Piovene Rocchette.

BASTA BUGIE - Santi e beati
La storia dell'uomo risparmiato ad Auschwitz grazie a padre Kolbe

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Apr 8, 2025 8:41


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8126LA STORIA DELL'UOMO RISPARMIATO AD AUSCHWITZ GRAZIE A PADRE KOLBE di Paola Belletti Franciszek Gajowniczek, prigioniero numero 5659, è morto quasi centenario 30 anni fa. Un nome, il suo, che immediatamente ai più forse non dice nulla, come il numero con il quale i destinati alla soluzione finale venivano umiliati privandoli della loro identità e del loro rango di persone. Non era così agli occhi di un sacerdote - e per molti, moltissimi altri che hanno illuminato come diamanti le tenebre e l'orrore dei campi di concentramento nazisti. Per padre Massimilano Kolbe quell'uomo era tanto prezioso e meritevole di amore anche in quella condizione di sofferenza e crudeltà estreme che per lui offrì in sacrificio la propria vita e, miracolo, la sua offerta fu accolta.Ne ripercorre la storia il National Catholic Register: «Il 29 luglio 1941, nel piazzale dell'appello di Auschwitz, un grido straziante squarciò la gola di Franciszek Gajowniczek: "Ho pietà di mia moglie e dei miei figli!"». L'uomo era stato scelto insieme ad altri nove, senza criterio di giustizia alcuna, per essere lasciato morire di fame: la loro sorte era nella logica del campo di sterminio una perversa riparazione per il tentativo di fuga di un altro prigioniero. «Pochi istanti dopo, accadde un evento straordinario. Dalle fila dei prigionieri uscì il francescano conventuale Padre Massimiliano Kolbe: "Sono un prete; voglio morire per lui!" La sua offerta fu accettata. Gajowniczek sopravvisse alla guerra, ma la sua vita fu segnata dal dolore e dalla sofferenza.»IL GIOVANE FRANCESCANO E IL SOLDATOIl sacerdote, proclamato santo il 10 ottobre del 1982 da Giovanni Paolo II, morì pronunciando come ultime parole le prime della preghiera mariana per eccellenza: "Ave Maria". La sua vita era stata tutta tesa a diffondere il Vangelo e la devozione all'Immacolata, una missione realizzata con ingegno e creatività e in nome della stessa fede che lo ha portato a compiere il sacrificio estremo come naturale compimento del suo cammino. La sua storia ha come svelato l'intreccio invisibile ma reale che lega l'uomo al suo fratello, una trama che l'Incarnazione di Cristo ha riparato ed elevato al Cielo, fino a farsi carico della tutela del bene così prezioso della vita altrui, in vista del bene ultimo della vita eterna.«Gajowniczek proveniva da una povera famiglia polacca. Nacque il 15 novembre 1901 a Strachomin, un villaggio a circa 62 miglia a est di Varsavia. Attratto dall'esercito, prestò servizio nel 36° reggimento di fanteria della Legione accademica a Varsavia e fu persino ferito nel 1926 durante un colpo di stato politico in Polonia. A quel tempo, l'esercito era tutta la sua vita. Padre Maximilian Kolbe, di qualche anno più grande di Gajowniczek, nacque l'8 gennaio 1894 nella città industriale di Zduńska Wola. Iniziò il noviziato nel 1910, prendendo il nome di Maximilian. Quando si presentò l'opportunità per la Polonia di riconquistare l'indipendenza, intendeva lasciare l'ordine per combattere per una patria libera, ma la Provvidenza decise diversamente».DUE STORIE DESTINATE A INTRECCIARSIQuando incontrò e si innamorò di Helena il giovane Franciszek trovò nel matrimonio la forma decisiva della sua vita: ebbero due figli e godettero della dolcezza della vita familiare. Nel frattempo il giovane Kolbe stampava e distribuiva quasi un milione di copie del Cavaliere dell'Immacolata pubblicazione della Milizia Mariana, da lui fondata quando studiava a Roma. Allo scoppio del conflitto mondiale Gajowniczek era sergente e si impegnò nella difesa della prima città polacca attaccata dai tedeschi dimostrando un coraggio eccezionale.«Dopo che la sua unità fu distrutta, cadde prigioniero dei tedeschi ma fuggì per unirsi alla resistenza clandestina. La Gestapo lo catturò mentre tentava di raggiungere l'Ungheria. Prima di arrivare ad Auschwitz, sopportò sette mesi di brutali interrogatori, entrando nel campo nel settembre 1940». La moglie non sapeva nulla di lui se non che era stato deportato in un campo. Sorte che toccò anche il giovane e battagliero sacerdote: la sua opera di soccorso e aiuto ai numerosi ebrei espulsi rifugiatisi nel monastero di Niepokalanów attirò le nefaste attenzioni naziste e venne arrestato. «Nel febbraio 1941, fu mandato nella prigione di Pawiak e in seguito ad Auschwitz».LA PRIGIONIA AD AUSCHWITZ E IL SACRIFICIO DI SAN MASSIMILIANO KOLBEIn quell'inferno che fu il campo di concentramento di Auschwitz i destini dei due uomini si incontrarono. Durante l'appello durato meno di un minuto per destinare 10 prigionieri al bunker della fame san Massimiliano Kolbe levò la voce con quell'insolita offerta che lasciò nello stupore gli altri prigionieri e soprattutto ottenne il consenso dei militari impegnati nell'esecuzione. La salvezza che Kolbe ottenne per Gajowniczek lo preservò in una vita però piena di prove, pericoli mortali dai quali lui e gli altri vollero strapparlo a tutti i costi perché, dirà lo stesso Franciszek non voleva rendere vano il suo sacrificio. «La volontà di vivere di Gajowniczek era straordinaria. Sopravvisse ad Auschwitz e a Sachsenhausen, un altro campo di concentramento nazista. Sopravvisse a una marcia della morte due settimane prima della fine della guerra: 12 giorni senza cibo né acqua, sopravvivendo con erba secca e ortiche. Non sapeva ancora che una tragica notizia lo attendeva a casa».Una volta tornato in Polonia si ricongiunse con la moglie e seppe della morte dei due figli. La moglie si era assentata per spedire un pacco al marito mentre i ragazzi perirono in un bombardamento dell'Armata Rossa, a guerra quasi finita. Una beffa del destino che amareggiò profondamente l'uomo che addirittura rimpianse di essere stato salvato perché se lui fosse morto sua moglie non avrebbe avuto nessuno a cui spedire provviste. Si arrese però alla imperscrutabile volontà di Dio che invece aveva disposto diversamente.LA TESTIMONIANZA DI GAJOWNICZEKFino a che lo stesso Gajowniczek non mandò la sua testimonianza alla rivista della Milizia Mariana del padre di famiglia per cui Padre Kolbe si era sacrificato non si sapeva nulla: «Come il Cavaliere dell'Immacolata sia arrivato nelle mani di Gajowniczek resta un mistero. Ciò che è certo è che, nel maggio del 1946, pubblicò la sua testimonianza, "La voce del sopravvissuto". Il suo passaggio finale spicca: "Sono cresciuto in un clima religioso; ho mantenuto la mia fede nei momenti più difficili; la religione era il mio unico sostentamento e la mia unica speranza in quel momento. Il sacrificio di Padre Massimiliano Kolbe ha ulteriormente intensificato la mia religiosità e devozione alla Chiesa cattolica, che dà vita a tali eroi"». Rimasto vedovo nel 1982, morì il 13 marzo del 1995 all'età di 94 anni con a fianco la seconda moglie Janina. «Al funerale, il vescovo disse: "Era una reliquia vivente rimasta dopo Padre Massimiliano"».

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Storie di risurrezione #1 Rinunciare a tutto per la felicità! #comunita_cenacolo #valentina

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Promessi sposi: le 10 cose che devi sapere per superare l'interrogazione

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Play Episode Listen Later Apr 2, 2025 3:52


10 cose che devi sapere sui Promessi Sposi di Alessandro Manzoni per superare l'interrogazione: scopri quali sono i punti da tenere a mente.

BASTA BUGIE - Santi e beati
Giovanni di Dio colui che rivoluziono l assistenza ai malati

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Apr 1, 2025 14:16


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8120GIOVANNI DI DIO, COLUI CHE RIVOLUZIONO' L'ASSISTENZA AI MALATI di Antonio Tarallo Un folle della carità. Un amore, il suo, riflesso del grande Amore di Dio per l'umanità. Una mano aiuta un'altra mano, un cuore soffre per un altro cuore sofferente: è questa la sintesi estrema della biografia di san Giovanni di Dio, del quale oggi ricorre la memoria liturgica. La sua figura affascinerà persino Lope de Vega, il famoso drammaturgo spagnolo che scriverà un'opera in versi su di lui. Ma la follia di cui stiamo parlando denota caratteri, in senso buono, rivoluzionari. Qual è stata la "rivoluzione", la novità che san Giovanni di Dio ha portato nel mondo?Fondatore dell'Ordine ospedaliero che reca il suo nome, detto anche dei Fatebenefratelli, il santo spagnolo di origini portoghesi ci ha lasciato un nuovo modello di attenzione al malato e al bisognoso. Un modello nel quale ogni uomo è accolto e assistito con amore. Un termine, soprattutto, ha fatto la differenza rispetto ad altri sistemi di accoglienza - contemporanei a san Giovanni di Dio - degli ammalati: "totalità", matrice e motore di radicali novità nel sistema assistenziale dell'epoca.L'assistenza pastorale e sanitaria, per lui, partiva da Cristo, unica origine di salute e salvezza. E l'accompagnamento spirituale degli ammalati e dei bisognosi, dei loro familiari e dei collaboratori, era parte integrante della sua missione ospedaliera. Francisco de Castro, suo primo biografo, scrive che san Giovanni di Dio «si occupava tutto il giorno in diverse opere di carità, e la sera, quando tornava a casa, per quanto stanco fosse, non si ritirava mai senza aver prima visitato tutti gli infermi, uno per uno, e chiesto loro com'era andata la giornata, come stavano e di che cosa avevano bisogno, e con parole molto amorevoli li confortava spiritualmente e corporalmente». Duplice impegno, duplice visione: spiritualmente e corporalmente. Queste due parole dicono tutto della sua visione di assistenza medica.GUARDARE A OGNI SINGOLA PERSONAIn san Giovanni di Dio, "ospitalità" non voleva dire solamente accogliere gli ammalati, ma era guardare a ogni singola persona, con il proprio bisogno: un "sistema sanitario" (così lo definiremmo oggi) attento all'individualità del singolo. Lo stile che aveva san Giovanni di Dio nella gestione delle sue opere è possibile trovarlo descritto in tante testimonianze. Come ad esempio questa: «Comprò letti ed accolse i poveri e mise infermieri che potessero accudirli e un cappellano che li confessava e amministrava i sacramenti». I confratelli che lo aiutavano nell'opera assistenziale «curavano e davano loro tutto il necessario, come medici, medicinali e tutto il necessario» (in José Sánchez Martínez O.H., Kénôsis-diakonía en el itinerario espiritual de San Juan de Dios, Fundación Juan Ciudad, Madrid, 1995).Uomo soprattutto del fare, Giovanni non ci ha lasciato molti scritti se non una raccolta di sei lettere indirizzate a Luigi Battista, al nobile Gutierre Lasso e alla Duchessa di Sessa. Il santo era loro direttore spirituale. Tra confidenze personali e insegnamenti evangelici, in queste pagine dallo stile semplice e diretto, troviamo la sua visione di assistenza ai malati, moderna e pragmatica, senza mai però trascurare l'aspetto spirituale che per lui ricopriva il primo posto. Colpisce l'incipit, uguale per tutte le lettere: «Nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e di nostra Signora la Vergine Maria sempre intatta; Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo». Dio, prima di tutto, e la Sua Santa Madre, la Vergine Maria: per il santo, tutto deve iniziare da questo pensiero.Altro punto in comune delle lettere, il poco tempo che san Giovanni di Dio può riservare alla scrittura di queste, perché totalmente assorbito nelle opere di carità: «Scrivo questa lettera in fretta per spedirla subito, e ho tanta premura che quasi non ho tempo di raccomandare la cosa a Dio; ed è necessario raccomandarla molto a nostro Signore Gesù Cristo e con più tempo di quanto io ne abbia». In una lettera indirizzata a Gutierre Lasso ci lascia una fotografia della sua prima casa d'accoglienza a Granada: «Essendo questa una casa per tutti, vi si ricevono indistintamente persone affette da ogni malattia e gente d'ogni tipo, sicché vi sono degli storpi, dei monchi, dei lebbrosi, dei muti, dei matti, dei paralitici, dei tignosi e altri molto vecchi e molti bambini; senza poi contare molti altri pellegrini e viandanti che vengono qui e ai quali si danno il fuoco, l'acqua, il sale e i recipienti per cucinare il cibo da mangiare. Per tutto questo non vi è rendita alcuna, ma Gesù Cristo provvede a tutto».FATEBENEFRATELLIStrumenti di questa Provvidenza furono molte volte proprio Lasso e la Duchessa di Sessa: il santo sa bene che per portare avanti l'opera di assistenza agli ammalati e ai bisognosi vi sono delle necessità materiali. In una lettera alla Duchessa di Sessa, ad esempio, troviamo scritto: «Gesù Cristo vi ricompensi in cielo dell'elemosina e della santa carità che sempre mi avete elargita». E ancora: «L'anello (scrive riguardo ad un anello donato dalla duchessa, ndr) è stato utilizzato così bene che, col denaro ricavato, ho vestito due poveri piagati e ho comprato anche una coperta».Tutto questo lavoro per il Signore e per i bisognosi non è andato sepolto con la morte del santo spagnolo († 8 marzo 1550), che tra l'altro non lasciò nessuna Regola scritta all'Ordine ospedaliero. Ma l'organizzazione era già chiara. Ne sono testimonianza queste righe del suo primo biografo, il già citato Francisco de Castro: «In questa casa di Granata ordinariamente vi sono da diciotto a venti fratelli. Alcuni di essi lavorano nelle infermerie assistendo i poveri, altri nei vari uffici della casa. Altri, invece, vanno a chiedere elemosina per la città, ripartita in parrocchie, chiedendo ciascuno nella propria. Altri vanno fuori per le campagne e i paesi a chiedere grano, orzo, formaggio, olio, uva passa, e le altre cose necessarie alla vita».Si presenta, dunque, nuovamente agli occhi di noi contemporanei un fatto preciso: l'eredità della moderna concezione ospedaliera di san Giovanni di Dio è nell'aver formato, con il suo esempio, i suoi confratelli. Un'eredità che ancora oggi perdura grazie alla presenza dei religiosi dell'Ordine e a quella degli operatori sanitari appartenenti alle strutture ospedaliere dei Fatebenefratelli che, con amore e dedizione, prestano la loro opera nel mondo.Nota di BastaBugie: Ermes Dovico nell'articolo seguente dal titolo "La carità di san Giovanni di Dio verso le prostitute" ricorda che l'8 marzo è la festa del fondatore dei Fatebenefratelli. Oltre a prendersi cura di poveri e malati, liberò molte prostitute dagli sfruttatori, puntando al loro recupero integrale e quindi alla loro salvezza eterna.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l' 8 marzo 2025:Il fondatore dei Fatebenefratelli, san Giovanni di Dio (1495 - 8 marzo 1550), è conosciuto soprattutto come patrono dei malati, degli ospedali e degli infermieri. Patronati evidentemente di estrema importanza, che condivide con un altro grande santo: l'italiano Camillo de Lellis (25 maggio 1550 - 14 luglio 1614), fondatore dei Ministri degli Infermi (comunemente detti Camilliani), nato appena due mesi e mezzo dopo la morte di Giovanni, come in una singolare e provvidenziale "successione" nella Chiesa universale.Non si dirà mai abbastanza della carità che san Giovanni di Dio (come anche san Camillo) esercitò verso i malati: non solo la Chiesa ma il mondo intero ha bisogno che si diffonda la conoscenza del suo esempio, tanto più in un'epoca come la nostra in cui si sta propagando una mentalità utilitaristica che dimentica che il malato è una persona umana, unione di corpo e anima. Da trattare e amare come faceva il nostro santo: come se avesse davanti Gesù in persona.Ma qui vogliamo soffermarci su un altro aspetto importante, eppure poco conosciuto, della vita di san Giovanni di Dio: la sua carità verso le prostitute. Molte furono coloro che il santo strappò dalle mani del demonio, conducendole a quelle del Signore. Basti leggere quanto riferisce il suo primo biografo, Francisco de Castro, sacerdote e rettore dell'Ospedale di Granada, che scrisse la vita del santo a una trentina d'anni dalla sua morte.Per amore di Gesù e della Passione che ha sofferto per noi, Giovanni - a un certo punto del suo apostolato a Granada - prese l'abitudine di andare, ogni venerdì, nei postriboli della città, con il fine di aiutare qualche prostituta a salvarsi l'anima. Abitualmente, appena entrato nel bordello, si rivolgeva alla donna che gli sembrava più lontana da Dio e le chiedeva solo di ascoltarlo, promettendole che le avrebbe dato anche più degli altri clienti. Quindi, riferisce il Castro, «la faceva sedere ed egli si inginocchiava per terra dinanzi a un piccolo crocifisso che portava con sé a tale scopo; ed ivi cominciava ad accusarsi dei propri peccati e, piangendo amaramente, ne chiedeva perdono a nostro Signore, con tanto affetto, che anche in essa suscitava contrizione e dolore delle sue colpe. E così, con questo accorgimento, attirava la sua attenzione ad ascoltarlo e cominciava a narrare la passione di nostro Signore Gesù Cristo, con tanta devozione, che la commuoveva fino a farle versare lacrime».

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Non parcheggiarsi da sposati...

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Play Episode Listen Later Mar 31, 2025 56:51


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Ma tu hai bisogno di un Salvatore?! #impedimenti #quaresima

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Play Episode Listen Later Mar 10, 2025 40:37


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Sveglia! Le soluzioni preconfezionate non funzionano

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Alla Baita... la Guarigione del Cuore! #con-marta-e-annachiara

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Lasciarsi sconvolgere da un Amore Grande #valentina-cason #nuovi-orizzonti

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Per la guarigione del cuore ci vuole un reset #bonifica #marta

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Cambiare prospettiva sulla tua vita #vera_gioia #cenacolo #medjugorje

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Play Episode Listen Later Jan 13, 2025 41:05


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Come fare a non perdere la vera gioia!? #oddio_il_pranzo_di_natale

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Play Episode Listen Later Dec 16, 2024 28:01


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Ambiguità o libertà? #trombamica

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Play Episode Listen Later Dec 9, 2024 54:14


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Hai bisogno di mettere dei confini! #fondamentale

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Play Episode Listen Later Dec 2, 2024 44:14


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Le Magicien
{ Challenge du Tarot Bootcamp } Business tarot avec Jade Provvidenza

Le Magicien

Play Episode Listen Later Nov 22, 2024 20:42


Episode Hors-série : Le challenge du Tarot bootcamp avec Jade Provvidenza @sorciere.urbaine Dans le cadre de cet évènement, tous les jours sur le Magicien du 22 au 29 Novembre, découvre le contenu du Bootcamp en pratiquant avec nous. Aujourd'hui, Jade te propose un super tirage business qui peux aussi être très utile pour tous les projets créatifs !! Le tirage pour dégommer les croyances limitantes ! C'est aussi l'occasion de parler de son programme exclusif que tu peux retrouver dès lundi dans le Tarot bootcamp !

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Perchè cerchi la tua vocazione?

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Play Episode Listen Later Nov 18, 2024 42:21


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Apologetica | RRL
373 Le anime che Dio ama particolarmente sono quelle che si abbandonano alla sua Provvidenza

Apologetica | RRL

Play Episode Listen Later Nov 18, 2024 2:14


 Abbandonarsi totalmente alla Provvidenza di Dio non è un di più, bensì è la sostanza di una vera vita di fede.

Bella, prof!
La teodicea biblica e la fede come attesa (Gen 50)

Bella, prof!

Play Episode Listen Later Aug 20, 2024 23:14


Si conclude il commento integrale al primo libro della Bibbia, esplorando l'ultimo capitolo di Genesi che si concentra sugli eventi che circondano la morte di Giacobbe e poi di Giuseppe. Attraverso una lettura approfondita, analizziamo come la Bibbia suggerisca l'idea di un Dio capace di trasformare il male in bene, rivelando un piano che trascende le intenzioni umane. Vedremo come Giacobbe e Giuseppe siano stati sepolti secondo i rituali egiziani, nonostante le usanze ebraiche, e come questi racconti richiamino le speranza e le attese future del popolo d'Israele. Infine, scopriremo come le promesse divine per gli autori di Genesi si manifestino, più che in miracoli e apparizioni, soprattutto nel tempo, offrendo una prospettiva generale di comprensione della natura profonda della fede.

Bella, prof!
La rivelazione della Provvidenza nella storia di Giuseppe (Gen 45)

Bella, prof!

Play Episode Listen Later Aug 13, 2024 23:03


Che cos'è la Provvidenza? un concetto non facile da spiegare ma ben raccontato dal capitolo 45 del libro di Genesi. 

Bella, prof!
Come un crimine tra fratelli si trasforma in salvezza (Gen 37)

Bella, prof!

Play Episode Listen Later Aug 4, 2024 28:15


La storia di Giuseppe si distingue come un capolavoro della letteratura antica, una narrazione che delicatamente intreccia il tema della Provvidenza divina senza necessitare di un'intervento diretto di Dio all'interno del tessuto narrativo. Questa peculiarità offre una prospettiva unica sull'operato divino, presentando Dio come un autore supremo che disegna gli eventi con un fine ultimo ben chiaro, pur rimanendo nell'ombra, senza imporsi direttamente nella vicenda.

La Bibbia Oggi
Proverbi: La provvidenza dell'aiuto e il contrasto tra i due modi di rispondere (Proverbi 1:20-2:22) - Daniel Ransom

La Bibbia Oggi

Play Episode Listen Later Jul 22, 2024 54:23


Ci sono soltanto due modi di rispondere all'aiuto offertoci nella Parola di Dio. Predica il Pastore Daniel Ransom. Registrato presso il Centro Evangelico Battista di Perugia il 21 Luglio 2024.Titolo del messaggio: "La provvidenza dell'aiuto e il contrasto tra i due modi di rispondere"PROVERBI 1:20 - 2:2220 La saggezza grida per le vie,fa udire la sua voce per le piazze; 21 negli incroci affollati essa chiama,all'ingresso delle porte, in città,pronuncia i suoi discorsi: 22 «Fino a quando, ingenui, amerete l'ingenuità?Fino a quando gli schernitori prenderanno gusto a scherniree gli stolti avranno in odio la scienza? 23 Volgetevi ad ascoltare la mia correzione;ecco, io farò sgorgare su di voi il mio Spirito,vi farò conoscere le mie parole. 24 Poiché, quando ho chiamato avete rifiutato d'ascoltare,quando ho steso la mano nessuno vi ha badato, 25 anzi avete respinto ogni mio consiglioe della mia correzione non ne avete voluto sapere, 26 anch'io riderò delle vostre sventure,mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso; 27 quando lo spavento vi piomberà addosso come una tempesta,quando la sventura v'investirà come un uraganoe vi cadranno addosso l'afflizione e l'angoscia. 28 Allora mi chiameranno, ma io non risponderò;mi cercheranno con premura ma non mi troveranno. 29 Poiché hanno odiato la scienza,non hanno scelto il timore del SIGNORE, 30 non hanno voluto sapere i miei consiglie hanno disprezzato ogni mia correzione, 31 si pasceranno del frutto della loro condotta,e saranno saziati dei loro propri consigli. 32 Infatti il pervertimento degli insensati li uccidee la prosperità degli stolti li fa perire; 33 ma chi mi ascolta starà al sicuro,vivrà tranquillo, senza paura di nessun male».2:1 Figlio mio, se ricevi le mie parolee serbi con cura i miei comandamenti, 2 prestando orecchio alla saggezzae inclinando il cuore all'intelligenza; 3 sì, se chiami il discernimentoe rivolgi la tua voce all'intelligenza, 4 se la cerchi come l'argentoe ti dai a scavarla come un tesoro, 5 allora comprenderai il timore del SIGNOREe troverai la scienza di Dio. 6 Il SIGNORE infatti dà la saggezza;dalla sua bocca provengono la scienza e l'intelligenza. 7 Egli tiene in serbo per gli uomini retti un aiuto potente,uno scudo per quelli che camminano nell'integrità, 8 allo scopo di proteggere i sentieri della giustiziae di custodire la via dei suoi fedeli. 9 Allora comprenderai la giustizia, l'equità,la rettitudine, tutte le vie del bene.10 Perché la saggezza ti entrerà nel cuore,la scienza sarà la delizia dell'anima tua, 11 la riflessione veglierà su di te,l'intelligenza ti proteggerà; 12 essa ti scamperà così dalla via malvagia,dalla gente che parla di cose perverse, 13 da quelli che lasciano i sentieri della rettitudineper camminare nelle vie delle tenebre, 14 che godono a fare il malee si compiacciono delle perversità del malvagio, 15 i cui sentieri sono contortie percorrono vie tortuose. 16 Ti salverà dalla donna adultera,dalla infedele che usa parole seducenti, 17 che ha abbandonato il compagno della sua gioventùe ha dimenticato il patto del suo Dio. 18 Infatti la sua casa pende verso la morte,e i suoi sentieri conducono ai defunti.19 Nessuno di quelli che vanno da lei ne ritorna,nessuno riprende i sentieri della vita.20 Così camminerai per la via dei buonie rimarrai nei sentieri dei giusti.