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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Dopo quaranta giorni dalla Risurrezione, Gesù, vincitore del peccato e della morte, come aveva ripetutamente preannunciato ai suoi discepoli, sale glorioso e trionfante al cielo. “Vado a prepararvi un posto”, aveva detto loro. Verrebbe da pensare a una conclusione, a una fine, a un distacco o a un addio, ma non è così: Egli ci precede nella gloria, ma ci attende tutti nella stessa beatitudine eterna. Mai come oggi possiamo comprendere fino in fondo il significato che Gesù voleva dare alla parola “via” quando diceva: “Io sono la via, la verità e la vita”. La via è Cristo stesso, che ci indica il cielo come meta finale dell’esistenza umana, l’approdo verso cui tendere. È stato Lui a renderci possibile il ritorno al Padre: è il frutto della redenzione, il trionfo dell’amore di Dio per noi peccatori. Il cielo si riapre, e l’uomo ritrova la sua patria; rientra in comunione con il Padre e, con la forza dello Spirito Santo, vede alimentata la speranza nel possesso dei beni futuri. Oggi, per tutti i credenti, si innalza la preghiera di Cristo: Egli implora l’unità perfetta e la vera fraternità tra i suoi, chiede al Padre che tutti siano con Lui, che tutti possano contemplare la sua gloria, che tutti diventino testimoni dell’amore. Gesù ripropone ancora oggi la via del cielo, ci indica con chiarezza lo scopo ultimo della vita. A noi, ancora immersi nel tempo, parla di cielo, di eternità, di paradiso; cerca di distoglierci almeno un poco dalle cose della terra per farci contemplare i cieli aperti e la gloria di Dio. Desideriamolo quel posto promesso, desideriamolo davvero quel cielo, dove, con il Padre e nello Spirito Santo, Egli ci attende con la corona della vita eterna.
Deux ans après le tube planétyaire "Flowers", Miley Cyrus sort un nouvel album, "Something beautiful", présenté comme un opéra pop rock. Lui continue les concerts à 80 ans : Eric Clapton sera samedi 31 mai à l'Accor Arena à Paris, avant de rejoindre Nice, le 3 juin. En parlant de concert, dans les bacs aujourd'hui et sur les plateformes d'écoutes, ce moment hors du temps offert par Renaud en 2007... Ecoutez L'invité de RTL Midi avec Vincent Parizot et Isabelle Choquet du 30 mai 2025.Distribué par Audiomeans. Visitez audiomeans.fr/politique-de-confidentialite pour plus d'informations.
Deux ans après le tube planétyaire "Flowers", Miley Cyrus sort un nouvel album, "Something beautiful", présenté comme un opéra pop rock. Lui continue les concerts à 80 ans : Eric Clapton sera samedi 31 mai à l'Accor Arena à Paris, avant de rejoindre Nice, le 3 juin. En parlant de concert, dans les bacs aujourd'hui et sur les plateformes d'écoutes, ce moment hors du temps offert par Renaud en 2007... Distribué par Audiomeans. Visitez audiomeans.fr/politique-de-confidentialite pour plus d'informations.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Quante volte ci assale la tentazione di credere che coloro che vivono lontani da Dio e camminano per i propri sentieri, ignari di ogni norma e incuranti di qualsiasi legge, siano più felici di noi e godano della vera libertà. L’allegria del mondo, per quanto falsa possa apparire, ci affascina comunque. Il tutto e subito può persino dare l’illusione dell’onnipotenza. Se però proviamo a scrutare con maggiore intelligenza, non ci vuole molto a scoprire che, sotto le mentite spoglie di una superficiale allegria, si nasconde il vuoto di una profonda insoddisfazione. Gesù predice ai suoi: “Il mondo si rallegrerà, voi sarete afflitti”. Subito però aggiunge: “Ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”. Solo nella prospettiva futura emergerà la verità. Il travaglio della vita è paragonato al travaglio del parto, che provoca momentanea sofferenza alla madre, ma poi la gioia della maternità fa dimenticare ogni dolore. È evidente che Gesù voglia ricordarci la sua crudelissima passione per farci comprendere e gustare la gioia della sua risurrezione. Il suo percorso ora è la nostra via: anche noi dobbiamo inevitabilmente portare i nostri pesi, anche quelli che ci feriscono e ci inducono al pianto, ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare che quei pesi, portati con Cristo e offerti a Lui, diventeranno la nostra forza per risorgere. Con quei pesi costruiamo i nostri calvari: sono sacchi di terra arida e riarsa che, irrigati dal Redentore divino, si trasformano in terra fertile dove crescono alberi frondosi e fecondi. I sacchi di terra arida che invece restano sulle spalle degli uomini ignari di Cristo e della sua croce, diventano sempre più pesanti fino a farli crollare, trasformandosi così nella tomba buia di ciascuno: lì si annida la più profonda tristezza. È l’inferno costruito dalle mani dell’uomo. La nostra gioia, invece, si vive prima nella fede e nella speranza cristiana, poi nella patria beata. Nell’attesa, siamo chiamati a esercitare la virtù della pazienza e a nutrirci di comunioni con Cristo, così intense da anticipare sin da ora la gioia futura.
5/28/25 - We'll examine the life of Gabrielle Bossis (1874–1950), a French nurse, playwright, and Catholic mystic whose deeply personal spiritual writings have touched generations. Best known for her diary Lui et moi (He and I), Bossis began experiencing what she described as interior conversations with Jesus later in life, during her travels across France as a playwright and performer. Born into a devout Catholic family in Nantes, she served as a nurse during World War I, and only turned to writing and spiritual reflection more intensely in her 60s. In He and I, she recorded daily dialogues filled with tenderness, guidance, and divine love, texts that would eventually be hailed as a modern spiritual classic. Through excerpts from her writings and historical context, we'll attempt to trace the journey of a woman who lived quietly but carried within her a profound mystical relationship with Christ.
[Attention, certaines scènes racontées peuvent heurter la sensibilité des personnes fragiles.] L'histoire de cette nouvelle saison de Home(icides) commence par une photo. La photo d'une petite fille, yeux mi-clos, visage tuméfié et encadré de bouclettes brunes avec une légende au-dessus "qui est-elle ?" Ce visage, c'est celui de l'Inconnue de l'A10, une fillette d'à peine 5 ans, retrouvée morte sur le bord de la route des vacances en août 1987. Il aura fallu plus de 30 ans pour découvrir l'identité de cette petite fille et le calvaire de sa courte vie. Qui est la famille Touloub ? Trente ans après la découverte de son corps sur l'A10, la petite martyre a enfin un nom : Inass Touloub. Elle était la troisième enfant d'une fratrie de sept, née au Maroc. Ses parents, Ahmed et Halima Touloub sont deux sexagénaires sans histoire. Lui, ancien boucher tout juste retraité, vit en région parisienne, à Villetaneuse. Elle, mère au foyer, est restée dans l'Aisne, à Villers-Cotterêts, avec deux de ses fils. Découvrez la dernière saison : L'affaire Hélène Pastor, meurtre à Monaco Un podcast Bababam Originals Ecriture : Capucine Lebot Voix : Caroline Nogueras En partenariat avec upday. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
“Voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.” Solo alla luce della storia di Cristo e della sua Chiesa ci è dato comprendere il significato recondito di queste parole, che risuonano ancora come un paradosso, cariche di apparenti contraddizioni. Il pianto e l’afflizione, nella nostra esperienza umana, sono generati da un malessere interiore, dal sentirsi inadeguati di fronte agli impegni della vita, da tutto ciò che contrasta e ostacola le nostre migliori aspirazioni. E nessuno di noi, con le proprie forze, è in grado di tramutare la tristezza in gioia e l’afflizione in gaudio. Gesù, con discrezione, allude alla sua passione e morte, ma ci orienta verso la gioia della risurrezione, della sua e nostra Pasqua. Egli vuole ribadire che, misteriosamente e secondo un disegno arcano di Dio, tutta la fatica dell’uomo, il peso della vita e il dolore del mondo sono ormai definitivamente innestati nel sacrificio redentore di Cristo. Da Lui, liberati dal peccato, attingiamo la vera gioia e la salvezza definitiva. Ce ne danno testimonianza, dopo di Lui, la schiera innumerevole dei santi e dei martiri, compresi quelli dei nostri giorni.
Lors du don de la Torah, le peuple juif s'est transformé car il a pris sur lui le joug de la Torah et des 613 Mitsvot ; quel parallèle peut-on établir ici avec la conversion de Ruth ? Dans quelle mesure les actions impactent-elles à terme le cœur ? Comment Noémi a-t-elle fait comprendre à Ruth ce qu'était d'être juif ? Lui a-t-elle listé sèchement la liste des actions permises et interdites ou lui a-t-elle plutôt expliqué "l'esprit de la loi" ?
Émission mensonges, crapuleries et peau de boudin. Le candidat de l'Ordre Moral, avec sa gueule à faire châtrer tous les mâles, il nous parle sans rigoler de vieilles vertus desséchées. Travail, Famille, Patrie, ça va changer, le Père la pudeur va nous réformer. Il nous dit dans son programme d'acier, que les mâles doivent se retirer. Lui, il a quand même dérapé, trois ou quatre fois dans sa moitié. Enfin bref, il est 19h...Dispo itou on da tube:Au programme cette semaine !* Personne n'y comprend rien, de Yannick Kergoat. Faites entrer l'accusé.* Mission: Impossible - The Final Reckoning, de Christopher McQuarrie et Tom Cruise. Notre héros n'en finit plus de s'auto-célébrer et, comme ça lui arrive régulièrement, se prend les pieds dans son propre melon. You let us down, Tom.______PUBLIC SERVICE ANNOUNCEMENT: Le Film du Dimanche Soir, dimanche 08 juin, LE MEILLEUR FILM DU MONDE.Le Crew EAGO est venu en force chez Le Cinéma est mort lors de la braderie Alphonse Guérin à Rain City pour étaler son immense savoir cinématographique. ______Coups de cœur:THOMAS: Veredas / Chemins de traverse (João César Monteiro)THIBAUT: Gris Klein (Birds in Row) PLAYLISTPrégénérique / Extrait Personne n'y comprend rienExtrait / Sarko "Quelle indignité"Fred Adison Et Son Orchestre / Inch AllahExtraits : M:ILalo Schiffrin - Mission Accomplished
Nous sommes à la fin du XVIIIe siècle, au château de Dux, dans le royaume de Bohème, aujourd'hui en République Tchèque. C'est là que Giacomo Casanova, malade, a trouvé refuge et occupe le poste de bibliothécaire du comte de Waldstein. A l'aube d'une existence mouvementée, le sexagénaire, né à Venise en 1725, entame, en français, la rédaction de ses Mémoires. Le manuscrit que son auteur a intitulé « Histoire de Jacques Casanova de Seingalt vénitien, écrite par lui-même à Dux, en Bohême » sera conservé plus de vingt ans dans sa famille sans être publié. A partir des années 1820, racheté par un éditeur allemand, le texte traduit en allemand, retraduit en français, piraté, réécrit, expurgé, fait l'objet de plusieurs éditions médiocres sous différents titres. Puis son contenu jugé scandaleux le fait mettre à l'Index des livres interdits. Il faudra attendre plus d'un siècle pour que l'ouvrage soit publié dans une édition conforme au manuscrit originel, sous le titre « Histoire de ma vie. » Le texte de Casanova accède au statut de « monument de la littérature ». Au XXe siècle, beaucoup d'écrivains et d'érudits voient le séducteur comme le représentant d'une sorte de libération amoureuse, d'un libertinage garant de l'égalité hommes-femmes. Lui qui pourtant écrit : « Dans ma longue carrière libertine, pendant laquelle mon penchant invincible pour le beau sexe m'a fait mettre en usage tous les moyens de séduction, j'ai fait tourner la tête à quelques centaines de femmes dont les charmes s'étaient emparés de ma raison ; mais ce qui m'a constamment le mieux servi, c'est que j'ai eu soin de n'attaquer les novices, celles dont les principes moraux ou les préjugés étaient un obstacle à la réussite, qu'en société d'une autre femme. J'ai su de bonne heure qu'une fille se laisse difficilement séduire, faute de courage ; tandis que lorsqu'elle est avec une amie, elle se rend avec assez de facilité ; les faiblesses de l'une causent la chute de l'autre. » Alors, Casanova : gentil libertin, ami des femmes ou ogre libidineux, imposteur, avide de reconnaissance ? Avec les Lumières de : Michel Brix, historien de la littérature, membre de l'Académie royale de Langue et de Littérature Françaises de Belgique. "Libertinage des Lumières et guerre des sexes" ; éditions Kimé, 2018. Sujets traités : Giacomo Casanova, Venise, Mémoires, Bohême,libertinage, sexe, libidineux, imposteur Merci pour votre écoute Un Jour dans l'Histoire, c'est également en direct tous les jours de la semaine de 13h15 à 14h30 sur www.rtbf.be/lapremiere Retrouvez tous les épisodes d'Un Jour dans l'Histoire sur notre plateforme Auvio.be :https://auvio.rtbf.be/emission/5936 Intéressés par l'histoire ? Vous pourriez également aimer nos autres podcasts : L'Histoire Continue: https://audmns.com/kSbpELwL'heure H : https://audmns.com/YagLLiKEt sa version à écouter en famille : La Mini Heure H https://audmns.com/YagLLiKAinsi que nos séries historiques :Chili, le Pays de mes Histoires : https://audmns.com/XHbnevhD-Day : https://audmns.com/JWRdPYIJoséphine Baker : https://audmns.com/wCfhoEwLa folle histoire de l'aviation : https://audmns.com/xAWjyWCLes Jeux Olympiques, l'étonnant miroir de notre Histoire : https://audmns.com/ZEIihzZMarguerite, la Voix d'une Résistante : https://audmns.com/zFDehnENapoléon, le crépuscule de l'Aigle : https://audmns.com/DcdnIUnUn Jour dans le Sport : https://audmns.com/xXlkHMHSous le sable des Pyramides : https://audmns.com/rXfVppvN'oubliez pas de vous y abonner pour ne rien manquer.Et si vous avez apprécié ce podcast, n'hésitez pas à nous donner des étoiles ou des commentaires, cela nous aide à le faire connaître plus largement. Distribué par Audiomeans. Visitez audiomeans.fr/politique-de-confidentialite pour plus d'informations.
La fistule obstétricale est une lésion provoquée par un accouchement prolongé et aggravée par l'excision ou lorsque la maman est très jeune. Un fléau qui concerne 500 000 femmes dans le monde, dont 250 000 se trouvent en Afrique subsaharienne. Direction la région de Kolda, en Casamance, dans le sud du Sénégal, où une ONG fait de la prévention et accompagne jusqu'à la guérison les femmes qui en souffrent. De notre envoyé spécial à Kolda,À peine arrivées dans le village de Sare Kanta, les équipes de l'ONG Tostan distribuent des brochures sur la fistule obstétricale aux habitantes. Parmi elles, Hothia Mballo, qui connaît déjà le sujet. Pendant près de cinq ans, après un accouchement difficile, cette femme de 41 ans a souffert des conséquences physiques et sociales de la fistule : « Je vivais isolée des membres de ma famille, j'avais honte de ne pas pouvoir retenir mes urines et de sentir mauvais. Mais mon mari ne m'a jamais haïe à cause de la maladie et contrairement à d'autres femmes, il m'a toujours soutenue. Aujourd'hui, je peux dire que le tabou est brisé, parce que tout le monde m'a vue guérir. »Une évolution dans le comportement au sein des communautés qu'a observées Penda Damso, une agente de mobilisation sociale qui intervient dans toute la région : « Au départ, il y a de la honte. Voilà, les femmes, des fois, quand la sensibilisation se termine, vous allez dans d'autres villages, c'est après qu'on vous interpelle pour vous dire que dans le village que vous avez quitté, il y a une femme porteuse de fistule. »À écouter aussiFistules obstétricales : les prévenir grâce aux consultations prénatalesFinté Boiro est le coordinateur de Tostan dans la zone sud du Sénégal. Lui aussi souligne l'importance de la prévention et l'accompagnement dans les soins : « Les capacités des femmes ont été renforcées, c'est pourquoi on a eu aussi à prendre en charge ces femmes victimes de la fistule obstétricale à travers le traitement, la réparation de ces femmes-là. »Une réparation qui prend du temps et sur laquelle le Dr Emmanuel Kazubwenge est spécialisé depuis plus de dix ans. Le chef du service de chirurgie de l'hôpital régional de Kolda évoque sa prise en charge : « Elle est complexée, elle est multidisciplinée, elle est sociale, elle est médicale, elle est économique. On nous les amène, on les consulte. S'il faut opérer, on les opère. C'est une chirurgie délicate et une chirurgie, peut-être pas urgente, mais une chirurgie parfois avec des échecs, ce n'est pas étonnant d'avoir une femme multi opérée. »Le médecin se réjouit tout de même de voir de moins en moins de femmes venir consulter pour une fistule obstétricale. Grâce, selon lui, à la multiplication des structures sanitaires de proximité qui offrent aux femmes un suivi tout au long de la grossesse et après l'accouchement.
Levi Loewen - Jean 14.1-6 ➡️ RÉSUMÉ: Le peuple de Dieu trouve son espoir et son réconfort dans la personne de Jésus-Christ et dans ce qu'il a fait. Lui seul peut satisfaire tous leurs besoins et apporter du réconfort à leurs cœurs troublés. Il est le seul moyen pour être réconcilié avec le Père, le seul à révéler la vérité sur Dieu et la seule source de vie nouvelle. PLAN: 1. Christ réconforte son peuple en leur donnant l’espoir (v.1-3) 2. Christ réconforte son peuple en prenant soin de leurs besoins (v.4-6a) 3. Christ réconforte son peuple en leur donnant ce que personne d’autre ne peut leur donner (v.6b) Textes complémentaires: Psaume 91 ; Actes 4.8-12
Voulez-vous vous rapprocher de Dieu ? Lui le désire. La preuve en est qu'il habite en nous. À quel point pouvez-vous devenir plus proche ? Nous pouvons toujours nous approcher davantage de Dieu dans notre relation avec lui. En réalité, c'est nous qui déterminons le degré d'intimité de notre relation. Même s'il habite en nous, le Saint-Esprit ne nous force pas à avoir une relation avec lui. Il veut que nous l'accueillons dans notre vie. Dieu nous a créés pour être en communion avec lui et il désire ardemment cette relation avec nous. Il a envie de nous parler, de nous écouter, de nous enseigner et de nous guider – simplement, de faire partie de notre vie. Et cela pour notre bénéfice ! Nous sommes renouvelés lorsque nous sommes en communion avec Dieu. Les bénédictions découlant du temps que nous passons avec le Père sont infinies. Mes amis, je vous encourage à tout faire pour prendre le temps d'être en communion avec le Père. Il attend. Il dit : " Viens à moi... " Alors, allez-y... Et découvrez ce qu'il a en réserve pour vous !
Philippe Pacque a été surnommé "l'Epervier d'Amiens", fondant sur ses proies quand il a poignardé au printemps 1983 trois jeunes femmes dans la ville picarde, sans les tuer, puis assassinant une adolescente prise en auto-stop. Condamné une première fois à la réclusion criminelle à perpétuité en 1987, il a de nouveau été condamné à la peine maximale en 2014 pour avoir tenté d'assassiner l'éducatrice en charge de sa réinsertion, en 2012 à Caen, au cours d'une libération conditionnelle. Mais en 2021, il récidive...Elle entre dans la pièce. Le bureau est minuscule, deux chaises, une table, rien d'autre. Elle le connaît. Elle l'a vu la veille ; et la semaine précédente. Deux fois par semaine, elle vient ici, à la maison centrale de Saint-Martin-de-Ré. Elle a 43 ans, elle est psychologue. Lui, 66, détenu, condamné à la réclusion criminelle à perpétuité, deux fois. Ce jour-là, elle ne fait que son travail : écouter, observer, noter. Et tenter, une fois encore, de tisser un lien, même avec celui qu'on surnomme l'Épervier d'Amiens.
On le dit et c'est souvent vrai : les artistes transportent en eux une blessure abyssale. Dans le cas de Mahi Binebine, sa blessure est devenue peinture, sculpture, romans. Une blessure qui s'ancre à Marrakech entre un père courtisan du roi Hassan II et un frère banni par Sa Majesté dans une geôle du sud. C'est ce qui s'appelle être né dans une famille shakespearienne avec, dans l'ADN, le poison de la trahison. Mais avec aussi la faculté de raconter pour ne pas mourir. Entre Shéhérazade et griot, Mahi Binebine n'est que plume et pinceaux avec la même gourmandise poivrée. Lui qui expose dans le monde entier (de Paris à Rome en passant par Madrid, Dubaï et New York dans la collection permanente du musée Guggenheim), il nous revient avec un quatorzième roman, poignant comme l'enfance La nuit nous emportera (Robert Lafont). Programmation musicale:Léo Ferré – La blessure Maalem Saïd Damir & Gnawa Allstars – Soudani Manayou À écouter aussiÀ Marrakech avec Mahi Binebine, écrivain et artiste marocain
Le réalisateur et comédien publie "La soif de honte" aux éditions de l'Observatoire. Un livre dans lequel Nicolas Bedos revient sur l'affaire qui a bouleversé sa vie. En 2023, deux jeunes femmes l'ont accusé d'agression sexuelle, une main aux fesses et un bisou dans le cou, lors de deux soirées très alcoolisées en boîte de nuit. Lui, qui ne se souvient de rien, a été condamné à l'automne 2024 à un an de prison, dont six mois sous bracelet électronique. "La soif de honte" porte un regard honnête, franc et rude sur l'affaire, mais raconte aussi un autre Nicolas Bedos. Dans "Tout savoir sur", du lundi au vendredi, la rédaction de RTL revient sur un fait marquant de l'actualité avec les reporters, les correspondants et les experts de RTL.Distribué par Audiomeans. Visitez audiomeans.fr/politique-de-confidentialite pour plus d'informations.
Le réalisateur et comédien publie "La soif de honte" aux éditions de l'Observatoire. Un livre dans lequel Nicolas Bedos revient sur l'affaire qui a bouleversé sa vie. En 2023, deux jeunes femmes l'ont accusé d'agression sexuelle, une main aux fesses et un bisou dans le cou, lors de deux soirées très alcoolisées en boîte de nuit. Lui, qui ne se souvient de rien, a été condamné à l'automne 2024 à un an de prison, dont six mois sous bracelet électronique. "La soif de honte" porte un regard honnête, franc et rude sur l'affaire, mais raconte aussi un autre Nicolas Bedos. Dans "Tout savoir sur", du lundi au vendredi, la rédaction de RTL revient sur un fait marquant de l'actualité avec les reporters, les correspondants et les experts de RTL.Distribué par Audiomeans. Visitez audiomeans.fr/politique-de-confidentialite pour plus d'informations.
Le réalisateur et comédien publie "La soif de honte" aux éditions de l'Observatoire. Un livre dans lequel Nicolas Bedos revient sur l'affaire qui a bouleversé sa vie. En 2023, deux jeunes femmes l'ont accusé d'agression sexuelle, une main aux fesses et un bisou dans le cou, lors de deux soirées très alcoolisées en boîte de nuit. Lui, qui ne se souvient de rien, a été condamné à l'automne 2024 à un an de prison, dont six mois sous bracelet électronique. "La soif de honte" porte un regard honnête, franc et rude sur l'affaire, mais raconte aussi un autre Nicolas Bedos. Dans "Tout savoir sur", du lundi au vendredi, la rédaction de RTL revient sur un fait marquant de l'actualité avec les reporters, les correspondants et les experts de RTL.Distribué par Audiomeans. Visitez audiomeans.fr/politique-de-confidentialite pour plus d'informations.
C'est le combat le plus dur de sa carrière. Souleymane Cissokho, 33 ans, dispute ce samedi 10 mai 2025 une demi-finale mondiale face au Lituanien Egidijus Kavaliauskas, dans la catégorie des poids welters. Une chance unique de réaliser son rêve de décrocher la ceinture de champion du monde. Et pour mettre toutes les chances de son côté, le natif de Dakar a choisi son continent de naissance pour organiser cet affrontement. Malabo, capitale de la Guinée équatoriale, sera l'épicentre d'un gala de boxe qui signe le retour du noble art en Afrique. Quelques jours avant son départ pour Malabo, Souleymane Cissokho souhaite peaufiner sa préparation en vue du combat le plus important depuis son passage chez les professionnels en 2017. Direction une salle privée en plein cœur de Paris pour deux heures d'entraînement intensif, avec plusieurs membres de l'équipe de France. Habillé en noir de haut en bas, le boxeur prend d'abord le temps de saluer toutes les personnes présentes avant de passer aux vestiaires pour se changer.« Faire un remake d'Ali-Foreman »« J'ai gardé en tête les images du combat Ali-Foreman à Kinshasa, dès que j'ai eu la possibilité de boxer en Afrique, j'ai sauté sur l'occasion », explique Souleymane Cissokho, assis sur un canapé à l'étage. Dernier grand événement de boxe sur le continent, le « Rumble In The Jungle » de 1974, n'a pas ouvert la brèche escomptée. Très peu d'événements internationaux depuis, conjugués à un manque de moyens et d'infrastructures. Alors quand la ville de Malabo s'est présentée aux enchères pour le combat de Cissokho, le choix était vite fait : « Ce sont eux qui nous ont contactés. On a un partenaire sur place qui a mis les moyens et a remporté les enchères. Malabo souhaitait faire une sorte de remake d'Ali-Foreman sur le continent », confie le médaillé de bronze lors des Jeux de Rio en 2016. Né à Dakar, révélé en France, Cissokho jouit d'une double culture dont il est très fier. Le continent africain occupe d'ailleurs une place importante dans sa vie : « Je suis heureux de boxer là-bas. L'Afrique fait partie de moi, j'y suis beaucoup attaché et je m'investis énormément d'un point de vue associatif. Je puise énormément de force là-bas », confie-t-il avec un sourire plus que communicatif.À lire aussiBoxe: George Foreman-Mohamed Ali, retour sur un combat de légendeAvant de commencer son échauffement, Souleymane Cissokho est arrêté par l'arrivée de l'autre star de la journée. Lui aussi est né en Afrique et représente la France sur le circuit international. Kévin Lélé Sadjo, référence chez les poids super-moyens, sera présent sur la carte de Malabo, pour le plus grand bonheur des organisateurs. Lumineux, Kévin Lélé Sadjo se montre très bavard lorsqu'il s'agit de présenter son grand ami : « J'admire Souleymane sur et en dehors du ring. Je le dis souvent, c'est quelqu'un d'intelligent, humble. Je suis impressionné et je veux suivre sa trace, mais il est bien devant moi », précise le boxeur né au Cameroun. Si cet événement comme celui-là peut relancer la boxe en Afrique pour les jeunes qui souffrent et qui ont besoin d'un moteur comme Souleymane Cissokho, alors il faut l'aider du mieux que l'on peut ». Kévin Lélé Sadjo devait lui aussi combattre pour une demi-finale mondiale, face à son compatriote Christian M'Billi. Dès l'annulation officialisée, la possibilité d'épauler Souleymane Cissokho est apparue comme une évidence : « Je lui ai dit que j'avais besoin de boxer et que je voulais le suivre. Je serai tout proche du Cameroun, j'ai un gros public derrière moi. C'est un honneur d'accompagner Souleymane à la conquête du monde ».À lire aussiSouleymane Cissokho, boxeur et médaillé olympique: «Ces jeux vont être exceptionnels»L'horloge tourne et les boxeurs de l'équipe de France finalisent leur échauffement, Souleymane Cissokho enfile gants puis casque et commence sa session de sparring intense, sous les yeux de Karim El Hayani, entraîneur principal de Kévin Lélé Sadjo et proche du pugiliste franco-sénégalais. Additionner les noms prestigieux sur la carte principale peut être bénéfique pour l'Afrique et pour Souleymane Cissokho : « Ce sont deux boxeurs très proches, ils ont un passé commun. Souleymane voulait voir Kévin boxer avec lui. Rien qu'au niveau psychologique, c'est un plus de voir les deux boxeurs dans la même soirée », admet l'entraîneur et ancien boxeur professionnel, avant de compléter son analyse : « Il y a toujours un esprit d'équipe dans la boxe, bien que ce soit un sport individuel. Et voir les gens qu'on apprécie être à ses côtés, à ce moment-là, ça fait toujours plaisir », conclut sereinement Karim El Hayani avant de rejoindre ses poulains.« C'est le combat le plus important de ma carrière, mais je dois faire abstraction de tout ce qu'il y a autour »Même si la date du combat approche, la séance d'entraînement n'est pas de tout repos. Les sessions dans le ring ressemblent à de vrais combats et les coups résonnent à travers toute la salle de sport. Alors qu'un petit public s'entasse près des cordes pour observer la bataille, Souleymane Cissokho reste sérieux et profite des pauses pour prendre conseil auprès de son entraîneur de toujours, Virgil Hunter. « J'ai un très bon adversaire, il a plus d'expérience que moi et a déjà combattu pour le titre. Il a plus de combats que moi et est très complet » avoue Souleymane Cissokho, un brin fatigué après l'entraînement. « On commence à voir le bout du tunnel, c'est le combat le plus important de ma carrière, mais je dois faire abstraction de tout ce qu'il y a autour », avoue-t-il. Il est vrai que l'ambiance à Malabo promet d'être électrique, car l'Afrique est un continent passionné par la boxe, explique Souleymane Cissokho : « Il y a un vivier de talents là-bas, c'est exceptionnel. La ferveur qu'ils ont pour la boxe, c'est fou. Il manque un peu de moyens et d'infrastructures, mais ça progresse grâce aux carrières de combattants issues du continent ». Remettre l'Afrique au centre du jeu et surtout pérenniser ce genre d'événements, voilà le but recherché par les organisateurs : « C'est un test, la Guinée équatoriale » souffle le boxeur de 33 ans. « Ils ont à cœur d'organiser d'autres événements, la boxe est aimée partout en Afrique. Ça reste le noble art, ça attire du public. Il faut juste pouvoir avoir les moyens de poursuivre cette initiative ».À la fin de l'entraînement, chaque participant se congratule avant de quitter la salle parisienne, au compte-gouttes. Souleymane Cissokho en a, lui aussi, terminé avec son stage de préparation. Ne reste plus qu'à goûter au climat de Malabo après son court séjour en France. En cas de succès, le boxeur franco-sénégalais pourrait affronter prochainement le champion de la fédération WBC, Marco Barrios. Et défendre sa ceinture de champion de monde en France et en Afrique : « Combattre à Dakar, c'est une option pour le futur. Je veux boxer là-bas au moins une fois dans ma vie ».À lire aussiSouleymane Cissokho, invité exceptionnel !
L'injonction faite par D.ieu aux Bné Israël d'être saints comme Lui fait référence à la Kédoucha, qui consiste dans le fait de se séparer de tout ce qui n'est pas permis par la Torah, et en l'occurrence de toutes les formes de mensonge. D'ailleurs, de tous les interdits, le mensonge est le seul au sujet duquel la Torah exige expressément de "s'en éloigner". Tout comportement contraire reviendrait à profaner le Nom divin.
durée : 00:05:20 - C'est une chanson - par : Frédéric Pommier - Dans son dernier album, Songbook, il reprend des standards américains et des classiques de la chanson françaises. Au micro de Frédéric Pommier, le clarinettiste Pierre Génisson évoque "Si seulement je pouvais lui manquer" de Calogero, tube de 2004 dont les paroles résonnent singulièrement chez lui.
Les groupes armés haïtiens s'acharnent sur cette ville du nord du pays, où les viols et les meurtres de civils sans défense sont devenus la norme. Notre confrère Gotson Pierre, directeur de l'agence Alterpresse, rapporte que les récentes attaques des gangs armés ont causé la mort d'au moins une dizaine d'habitants de Petite-Rivière et provoqué le déplacement d'environ 20 000 personnes. Le maire par intérim indique que plusieurs cadavres n'ont pas encore pu être récupérés ni identifiés, des victimes ayant été abattues à l'intérieur même de leurs domiciles. Il appelle à une intervention urgente de la Direction départementale de la santé publique pour prévenir les risques sanitaires liés aux corps non traités. Il souligne également la nécessité d'un soutien psychologique pour les familles endeuillées, « frappées dans leur âme ».Deux coalitions criminelles d'Haïti classées organisations terroristes par les États-UnisDans Le Nouvelliste, l'ambassadeur américain à Port-au-Prince, Dennis Hanskins, décrypte la décision de placer Vivre Ensemble et le gang Gran Grif sur liste noire. L'idée reste de bloquer l'accès de ces entités aux livraisons d'armes, de munitions ou de liquidités et de donner beaucoup plus de marge de manœuvre aux agences comme le FBI. Car à partir de maintenant, les fournisseurs ou les complices de ces groupes criminels vont tomber sous le coup de sanctions anti-terroristes, y compris les citoyens américains qui se lanceraient dans des transactions suspectes. Manière polie de reconnaître que la majorité de l'armement des gangs provient des États-Unis. L'ambassadeur prévient d'ailleurs que la justice américaine va frapper fort dans les semaines qui viennent : plusieurs enquêtes majeures visent en ce moment-même des individus qui soutiennent les gangs haïtiens. Et qui risquent la révocation de leur statut de résidant sur le sol américain.À lire aussiGangs haïtiens classés «terroristes» par Washington: «Les effets négatifs risquent de dépasser largement les avantages»Aux États-Unis, le secteur touristique en souffranceChute libre des arrivées de visiteurs internationaux, qui grimpaient chaque année depuis la pandémie, mais qui s'écroulent depuis le 20 janvier. Dans POLITICO, les professionnels parlent d'un « effet domino » et parlent du tourisme comme d'une « victime collatérale des décisions de la Maison Blanche ». Les spécialistes prévoient une saison noire du côté des Canadiens, furieux de la guerre commerciale enclenchée par Donald Trump et qui font de plus en plus l'impasse sur leurs voyages aux États-Unis. Donald Trump a beau prétendre que tout va bien dans le secteur, certaines entreprises enregistrent jusqu'à 50 % de réservations en moins. Et les clients s'inquiètent en particulier du passage des frontières, car l'anxiété est montée d'un coup après l'arrestation de plusieurs touristes européens, expulsés sans véritable explication.Revers judiciaire pour l'administration Trump en matière migratoireLe processus est loin d'être achevé, mais la ministre de l'Intérieur, Kristi Noem, qui avait entrepris de révoquer ou de durcir les conditions d'accès au TPS, le statut de protection temporaire, essuie une défaite en justice. Elle qui voulait priver les Haïtiens, les Vénézuéliens, les Cubains et les Nicaraguayens de ce statut, une mesure susceptible de toucher plusieurs centaines de milliers de personnes déjà présentes sur le sol américain, devra encore patienter. Comme en première instance, la Cour d'appel de Boston vient de donner raison aux plaignants défendus par plusieurs associations. Les magistrats estiment que le gouvernement doit jauger chaque dossier au cas par cas et récusent le principe d'une suspension globale du TPS. La mère des batailles va désormais se jouer devant la Cour suprême.Au Texas, le forage à tout prix ne fait pas l'unanimitéDonald Trump a fait campagne sur la promesse de relancer la production d'hydrocarbures aux États-Unis, reprenant à son compte le fameux slogan « drill baby drill », « fore, bébé fore », et tant pis pour l'environnement. Fin mars, son administration a ainsi réautorisé l'exploitation pétrolière et gazière des réserves naturelles de l'Arctique en Alaska. Mais même dans un État conservateur comme le Texas, source de plus de 40 % de la production pétrolière des États-Unis, cette politique du tout pétrole est loin de faire l'unanimité. Reportage de notre envoyé spécial Nathanaël Vittrant à réécouter dans l'édition du jour.Arrestation retentissante d'une magistrate bolivienne chargée de plusieurs dossiers politiquesLilian Moreno, encadrée par deux policiers. Photo-choc dans les pages de La Razon. Le ministère de la Justice lui reproche d'avoir tranché en faveur d'Evo Morales. Il y a quelques jours, elle avait annulé le mandat d'arrêt visant l'ancien président bolivien, poursuivi pour détournement de mineurs et traite d'êtres humains. Ce qui lui vaut aujourd'hui des poursuites pour « désobéissance aux résolutions constitutionnelles » et « manquement à ses obligations ». Elle risque d'être radiée de la magistrature pour faute grave, même si son avocat dénonce une interpellation « illégale et arbitraire » et une « violation des droits de la défense ». Quant à Evo Morales, il tacle dans un message posté sur les réseaux sociaux « l'intimidation de tous ceux qui pensent contre l'actuel chef de l'État ».Qui rêve d'un pape américain ?À partir de demain mercredi, 133 cardinaux vont se réunir en conclave à Rome pour élire le successeur du pape François. C'est un conclave inédit : jamais autant de cardinaux n'avaient été appelés à voter, et jamais ils n'étaient venus d'autant de pays – 70 au total, sur les cinq continents. Ce sera donc le conclave le plus international de l'histoire… avec, parmi eux, 37 représentants des Amériques. Et certains commencent déjà à rêver d'un pape américain.Un nom revient avec insistance : celui du cardinal Robert Francis Prevost, 69 ans, originaire de Chicago. Il occupe aujourd'hui un poste-clé au Vatican : il est préfet du dicastère pour les évêques. C'est lui qui supervise la nomination des évêques dans le monde entier. Un poids lourd, donc. Son atout : il passait beaucoup de temps en Amérique latine, en tant que missionnaire au Pérou, puis archevêque. Il préside en plus la Commission pontificale pour l'Amérique latine, ce qui l'a rapproché des réalités du terrain dans la région qui compte encore le plus grand nombre de catholiques.Mais ce qui pourrait jouer contre lui, c'est justement sa nationalité américaine — un passeport qui n'a jamais vraiment fait recette au Vatican — et aussi son âge : 69 ans. Certains cardinaux hésitent à élire un pape pour 20 ans.Chez les conservateurs américains, un autre nom circule : celui de Raymond Burke. C'est le préféré des catholiques MAGA et de Donald Trump. Raymond Burke, c'est l'icône du courant ultra-conservateur qui monte au sein du catholicisme américain. Ses fidèles reprochent à François d'avoir été trop libéral, trop ouvert, ils appellent à un retour à des valeurs traditionnelles.Même si c'est peu probable, le Brésil y croit aussi. Avec sept cardinaux présents au conclave, le pays espère secrètement un premier pape brésilien. Le nom qui revient le plus souvent, c'est celui du cardinal Leonardo Ulrich Steiner, archevêque de Manaus. Il est perçu comme un homme proche des idées de François et très engagé en Amazonie. Un autre profil intéressant : Carlos Aguiar Retes, archevêque de Mexico, très actif sur les réseaux sociaux – il a même un compte Instagram. Lui aussi s'inscrirait dans la continuité du pape François.Et puis, côté Uruguay, le nom de Daniel Sturla circule également. Un journaliste lui a demandé il y a quelques jours s'il se voyait en pape. Voici sa réponse : « Franchement, non. Je ne me pose même pas la question. Je pense que le choix se fera ailleurs, pour des raisons géographiques, de formation et de préparation. »Le conclave marquera aussi une grande première pour HaïtiPour la première fois, un cardinal haïtien participera à un conclave. Il s'agit de Chibly Langlois, évêque des Cayes. Il a été nommé cardinal par François – comme 80 % des électeurs de ce conclave. Il ne fait pas partie des favoris, certes, mais sa présence est très symbolique. C'est la reconnaissance d'une Église longtemps marginalisée, la mise en valeur de ces « voix des périphéries » que François a tant voulu faire entendre. D'ailleurs, selon le site haïtien Rezonodwes, la question est de savoir si cette diversité inédite du collège des cardinaux pèsera dans le choix du futur pontife. Et si le nouveau pape poursuivra cette politique d'ouverture aux périphéries.L'actualité des Outre-mer avec nos confrères de la 1èreReprendra, reprendra pas ? En Martinique, la justice se prononcera ce mercredi sur l'interruption du transport maritime de voyageurs entre Les Trois-Îlets et Fort-de-France.
Les promesses de Donald Trump sont-elles en train de se fracasser sur le mur de la réalité ? Lui qui s'était engagé à régler la question ukrainienne « en vingt-quatre heures » semble se heurter à son homologue russe Vladimir Poutine, inflexible quant à la perspective d'un cessez-le-feu permanent.La stratégie du locataire de la Maison Blanche consistant à se rapprocher des positions russes, quitte à faire d'importantes concessions territoriales à Moscou, est-elle sur le point de se solder par un échec ? Quelles sont les exigences des différents acteurs de ce dossier en ce qui concerne l'établissement d'un cessez-le-feu ? Peut-on encore espérer un accord de paix en Ukraine ?Dans cet épisode du podcast « L'Heure du Monde » , Philippe Ricard, journaliste chargé des questions diplomatiques au Monde, explique pourquoi les négociations patinent.Un épisode de Marion Bothorel. Présentation et rédaction en chef : Jean-Guillaume Santi. Réalisation : Amandine RobillardCet épisode a été publié le 6 mai 2025.---Pour soutenir "L'Heure du Monde" et notre rédaction, abonnez-vous sur abopodcast.lemonde.fr Hébergé par Audion. Visitez https://www.audion.fm/fr/privacy-policy pour plus d'informations.
A grande notícia dos últimos dias para o tênis brasileiro foi a confirmação da volta dos torneios de nível WTA 250 em quadras nacionais. Depois de Sauipe, Florianópolis e Rio de Janeiro, as meninas jogarão no Parque Villa-Lobos, em São Paulo.O SP Open, que acontecerá de 6 a 14 de setembro, em quadras sintéticas, poderá ter rodadas noturnas, conta Luiz Procópio Carvalho ao Podcast TenisBrasil. O executivo explica que a IMG e a Mubadala, donas da data, decidiram substituir Monastir por São Paulo pois enxergam grande momento para o tênis feminino brasileiro e sul-americano.Lui revela que o SP Open poderá organizar rodadas noturnas e terá ingressos a preço acessíveis. O estádio a ser montado no Parque prevê até 2.700 lugares.
Alors que la paix entre Palestiniens et Israéliens n'a jamais semblé aussi lointaine, une grappe d'étudiants palestiniens a fait le choix de suivre un cursus d'« études israéliennes ». Au programme : cours d'hébreu, études de grands textes du judaïsme et de la littérature israélienne, histoire et sociologie d'Israël. La prestigieuse université de Birzeit, en bordure de Ramallah, affiche clairement ses objectifs : « Mieux connaître l'occupant » pour mieux le combattre sur le terrain des idées. De notre correspondante à Ramallah,C'est un cours d'hébreu... à la palestinienne. Il démarre par une distribution de baklawas. Grand sourire, une étudiante annonce ses fiançailles tout en promenant un plateau de pâtisseries. Gourmand, Esmat Mansour, le professeur, se sert tout en ne perdant pas de vue ses objectifs pédagogiques : « Mazel tov ! Mazel Tov ! » Les yeux rieurs encadrés de lunettes, il confie à voix basse : « L'hébreu rappelle de mauvais souvenirs aux étudiants. Pour eux, c'est la langue des checkpoints. Alors, j'essaie autant que je le peux de détendre l'atmosphère pendant le cours. Moi, j'adore l'hébreu et mon rôle, c'est de faire aimer cette langue à mes étudiants. Je leur dis souvent qu'en maîtrisant l'hébreu, ils vont gagner en force et en confiance en eux. Si tu ne sais pas t'exprimer en hébreu, les Israéliens te mépriseront. »L'hébreu, le quinquagénaire a eu tout le loisir de l'apprendre en prison où il a passé vingt années de sa vie pour participation au meurtre d'un Israélien établi dans une colonie. Il avait pour camarade de cellule un certain Yahya Sinwar, ancien numéro un du Hamas et instigateur des attaques du 7-Octobre qui ont fait basculer la région dans un chaos dont on ne voit plus la fin.Mais sur ce lourd passé, l'homme préfère se faire discret : « Mes étudiants sont curieux et veulent en savoir plus sur l'expérience de la prison, mais l'université n'est pas le lieu pour le faire. Ici, je ne parle que des bons aspects de la prison. Avoir pu apprendre l'hébreu est l'une de ces bonnes choses. »« C'est normal de vouloir en savoir plus sur les Israéliens »Lui qui dit croire désormais en une « solution politique » au conflit, prodigue la matière phare du cursus : l'hébreu à raison de neuf heures par semaine. Révisions du vocabulaire de base et apprentissage de quelques adages en hébreu, le cours se déroule dans une ambiance bon enfant teintée de salves d'humour noir. Après la lecture d'un texte évoquant la protection de la nature et des animaux, un étudiant lance, cynique : « Ils sont fantastiques, les Israéliens ! Ils font attention à tout, la nature, les animaux ! Sauf à nous ! Nous non, on ne compte pas ! Pourquoi ? Aucune idée ! ». Les rires fusent. « Les plus tragiques des désastres sont ceux qui provoquent des rires », soutient le poète palestinien Mohammed El-Kurd dans son recueil « Rifqa ». Ici, on rit beaucoup. Tout en rondeurs et sourires lui aussi, Rabih Bader, 27 ans, dit vouloir entamer un travail de recherche consacré à ce qu'il appelle la « judaïsation de l'histoire palestinienne » par les Israéliens. Impossible donc de faire l'impasse sur l'hébreu : « C'est normal de vouloir en savoir plus sur les Israéliens. Eux savent tout de nous. Ils ont de très bons départements d'études palestiniennes dans leurs universités. Ils étudient non seulement l'arabe, mais même les différents dialectes palestiniens. Ils sont super spécialisés, à nous d'en faire de même. » Oreilles dressées pour écouter les cours, plusieurs étudiants gardent un œil en permanence sur leurs smartphones. Les dernières informations sont égrenées à haute voix : arrestations, incursions de l'armée israélienne ou rumeurs de fuites de documents au sein du Shin Bet, l'appareil de renseignements israéliens, la salle de classe a aussi des airs de rédaction. On commente, on se perd en conjectures et souvent, on ironise, encore et encore, sur la situation. Un programme lancé il y a dix ansPour accéder à cette rieuse salle de classe, il en aura fallu de la patience. Ici comme dans beaucoup d'endroits de Cisjordanie occupée, la méfiance règne. Avant de nous autoriser à nous mêler à leurs étudiants, les responsables de l'université de Birzeit annoncent avoir fait « leur enquête » sur nous. Un mois et demi d'échanges d'e-mails, de messages WhatsApp, de smileys, de vœux pour l'Aïd, de rencontres et de tractations plus tard, les portes de ce programme académique inédit s'ouvrent enfin à notre micro.Sous un portrait de Shireen Abou Aqleh – ancienne étudiante et professeur à Birzeit, mais surtout journaliste star d'Al Jazeera abattue en plein reportage à Jénine par l'armée israélienne – Najat Abdulhaq, sémillante responsable du département de la communication de l'université explique sa prudence. Smartphone en main, elle montre des photos des différents raids de l'armée israélienne sur le campus. Les dizaines d'étudiants arrêtés, les salles de classes retournées et les drapeaux arrachés l'incitent à la prudence désormais. Dans ce contexte hautement explosif, comment étudier sereinement la société israélienne ? Quand ce programme a été lancé il y a dix ans, un dilemme s'est posé d'emblée : peut-on étudier la société israélienne tout en évitant la « normalisation » ? La solution est vite trouvée. Les seuls Israéliens autorisés à donner cours ici sont des Palestiniens, citoyens d'Israël, comme Areen Hawari, directrice d'un centre de recherches à Haïfa, en Israël. Petite, coupe au carré, elle confie que cette escapade académique hebdomadaire en Cisjordanie occupée est paradoxalement une bouffée d'air pour elle : « Je suis heureuse d'enseigner ici à Birzeit. Je suis palestinienne et cela fait partie de notre projet de libération. Oui, cela fait partie de notre projet de libération de pouvoir produire des études qui soient critiques du colonialisme d'un point de vue académique. Je suis très enthousiaste. » Composant 20% de la population israélienne, les Palestiniens d'Israël sont minoritaires. Présentés comme une cinquième colonne qui menace la sécurité de l'État hébreu, ces professeurs – malgré les checkpoints qu'ils doivent franchir pour venir enseigner en Cisjordanie occupée – trouvent ici paradoxalement un répit de quelques heures dans le climat de suspicion généralisée qui prédomine en Israël. « J'ai un passeport israélien, mais je me sens palestinienne et je porte le poids de la douleur des Palestiniens moi aussi. Notre souhait, c'est qu'Israël ne soit pas un État que pour les juifs, mais pour tous les citoyens. On veut un État démocratique », poursuit Areen Hawari. Combattre la colonisation par les armes du savoirUn département d'études israéliennes peut-il se concevoir sans professeurs israéliens juifs ? Pour Asma, étudiante aussi appliquée qu'impliquée, la question ne se pose pas : « On n'a pas de professeur juif effectivement, mais le problème ce n'est pas la confession en soi. On ne veut pas avoir de profs sionistes. Mais ça n'empêche pas qu'on les lise. On ne peut pas comprendre les Israéliens si on ne lit pas Theodor Herzl et d'autres penseurs du sionisme ». Le sionisme. Le terme revient beaucoup en cours. « Plus de terre, moins d'Arabes », lance une étudiante pour le définir. Une question survient alors : « Peut-on étudier un domaine que l'on n'aime pas ? » Sans circonvolutions, Asma répond avec l'aplomb des punchlines propres à sa génération : « On est un peu comme les médecins qui étudient le cancer. Les médecins n'aiment pas le cancer, mais ils l'étudient pour pouvoir le combattre. » Tous, ici, professeurs comme étudiants, ont l'impression de combattre la colonisation par les armes du savoir. Fondée à l'aube du XXe siècle, l'Université de Birzeit a une longue tradition d'engagement pour la cause palestinienne. Les Français l'ont découverte à la (dé)faveur du déplacement de Lionel Jospin sur le campus le 26 février 2000. Pris à partie par des étudiants scandalisés par ses propos sur le Hezbollah qu'il a qualifié de « terroriste », le Premier ministre français essuie jets de tracts et de pierres. La scène donne des sueurs froides à son personnel de sécurité et vient rappeler combien chaque mot est miné dans cette région du monde. Un programme financé par le Centre arabe de recherche et de sciences politiques de DohaUn quart de siècle plus tard, rien n'a changé. L'Orient reste plus que jamais « compliqué » et suscite l'intérêt redoublé de programmes de recherches du monde entier. À commencer par celui des riches pétromonarchies du Golfe désormais convaincues de la nécessité d'investir dans le savoir en plus de la pierre et des clubs de football européens. La petite trentaine d'étudiants qui suit le programme bénéficient ainsi d'une bourse financée par le Centre arabe de recherche et de sciences politiques de Doha. Un institut dirigé par l'intellectuel palestinien Azmi Bishara également citoyen d'Israël où il fut député. Recherche, journalisme, diplomatie, les secteurs en mesure d'accueillir ces rares étudiants palestiniens connaisseurs en profondeur de la société israélienne sont nombreux et stratégiques.Casquette vissée sur la tête, main qui caresse tantôt un chapelet tantôt une cigarette, Mohanad, le regard clair – lui aussi ancien prisonnier comme 40% des hommes palestiniens et dont le nom sera tu pour des raisons de sécurité – confie pourtant avoir du mal à savoir ce qu'il fera de son diplôme. « Tu sais, nous en Palestine, on ne sait plus se projeter. Là, je suis avec toi, mais demain qui sait où je serai ? J'ai été emprisonné deux fois. Je peux être emprisonné à nouveau à tout moment. Depuis le 7-Octobre, on parle même de nous faire partir d'ici de façon massive. C'est difficile de pouvoir réfléchir à l'avenir ». « L'impossible futur ; comment la colonisation israélienne sape les rêves d'avenir de la jeunesse palestinienne ». Un thème de recherche académique en soi…
Quelle place réserve-t-on à Hachem dans nos vies ? À quel point est-on capable de voir la Providence divine dans nos journées ? Pourquoi et pour qui Hachem a demandé aux Bné Israël de Lui construire un sanctuaire pour qu'Il y réside ? Pourquoi Hachem ordonne de Lui apporter des pains de proposition ? D.ieu en a-t-Il vraiment besoin ? En l'absence du Michkan, est-on conscient de ce qui nous manque ? Comment et pourquoi élever chaque acte matériel en un acte spirituel, sanctifier chaque Mitsva, et mener une vie de Kédoucha ? Comment faire entrer la Chékhina dans sa vie, son cœur, son foyer et son couple ?
Connaissez-vous l'histoire de Stokely Carmichael et Miriam Makeba ? Lui a été un militant révolutionnaire noir américain (l'un des responsables du mouvement « Black Panther »), elle était une chanteuse sud-africaine engagée contre l'apartheid. Ce qui est moins connu, c'est qu'ils ont été en couple et se sont installés en Guinée à la fin des années 60. Leur histoire est au cœur d'un livre qui vient d'être publié par les éditions Ròt-Bò-Krik. Il est intitulé Un couple panafricain Miriam Makeba et Stokely Carmichael en Guinée. Son autrice, Elara Bertho, est l'invitée de Laurent Correau.
Sentimentele, indiferent dacă sunt încurajatoare sau descurajatoare, nu ar trebui să fie făcute testul stării spirituale. Prin Cuvântul lui Dumnezeu trebuie să ne determinăm adevărata noastră stare înaintea Lui.Citește acest devoțional și multe alte meditații biblice pe https://devotionale.ro#devotionale #devotionaleaudio
Il était une fois Audrey, qui même si elle a grandi baignée dans les Disney, elle a aussi compris qu'il pouvait y avoir d'autres fins quand ses parents ont divorcé. À dix huit ans sa mère la met à la porte et Audrey démarre sa vie de femme avec ce bagage familial. Cela ne l'empêche pas de poursuivre ses études de psychologue, de faire quelques voyages et de rencontrer l'amour. Son désir de maternité est là, mais après plusieurs essais et deux pma, le couple se sépare. Elle envisage alors de faire congeler ses ovocytes.En parallèle, Audrey se rapproche d'un de ses amis, qui la soutien dans sa rupture et son envie de devenir maman. Lui, déjà papa, est en cours de divorce, et ils vont vivre une idylle le temps d'un été. Le temps surtout pour Audrey de tomber enceinte et de découvrir qu'il n'est pas du tout séparé ni prêt à s'engager avec elle.Audrey démarre sa vie de maman solo avec son bébé, les nuits courtes, les phobies d'impulsion, la vente de l'appartement dont elle est locataire, tout s'enchaîne alors elle n'hésite pas à demander de l'aide pour traverser ce tourbillon.Dans cet épisode on parle d'avoir un problème d'ascenseur, de faire un prêt pour payer ses charges pros et de faire l'erreur d'aller à un rendez-vous toute seule.Bonne écoute !----------------------------------------------Pour soutenir Hello Solos, il vous suffit de mettre cinq étoiles et un avis sur votre application podcast. Parlez-en aussi autour de vous !Rejoignez la communauté des mamans solos : @hello.solos Hébergé par Acast. Visitez acast.com/privacy pour plus d'informations.
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Selon le rapport de la Cour, la situation est due à des choix politiques. Tout d'abord, les experts reprochent au gouvernement des « hypothèses de croissance optimistes qu'il a fallu plusieurs fois réviser à la baisse ». Par ailleurs, ce dérapage est à mettre sur le compte de la mise en place, jusqu'en 2023, de baisses d'impôts « non financées » et de « l'absence d'économies structurelles sur le cœur de la dépense publique ». Ces facteurs combinés se sont traduits, selon le gendarme des comptes, par une « perte de contrôle de la dépense publique ». Face à ce constat, le premier président de la Cour des comptes Pierre Moscovici menace : « Nous pourrions ne pas certifier les comptes 2025. »Fin mars, l'Insee a annoncé que l'écart entre les recettes et les dépenses publiques a atteint 5,8% du PIB en 2024. Il s'agit du déficit public le plus massif depuis la guerre en valeur absolue, à l'exception de celui de l'année 2020, au pic de la pandémie de Covid-19. En atteignant 3.305 milliards d'euros, l'endettement public est monté à 113% du PIB fin 2024, a annoncé l'Insee. La dette publique française avait passé le cap des 100 milliards d'euros en 1981, celui des 1.000 milliards en 2003, puis celui des 3.000 milliards en 2023.Dans son rapport sur le dérapage des finances publiques publié le 15 avril,la commission d'enquête de l'Assemblée nationale rappelle que pour 2024, la prévision initiale de déficit public du gouvernement Borne était de 4,4% du PIB, revue à 5,1% en avril dernier par le gouvernement Attal, puis à 6,1% par celui de Barnier. Au final, ce déficit public pour 2024 s'est établi à 5,8% du PIB. Les deux rapporteurs, le macroniste Mathieu Lefèvre et le président de l'Union des droites pour la République, allié du Rassemblement national, Éric Ciotti, ont des visions opposées sur ces chiffres. Le premier attribue ces erreurs aux services de Bercy, le deuxième les lie à des dissimulations politiques.Malgré les discours, et même si le déficit budgétaire s'atténue peu à peu, la dette ne va pas diminuer de sitôt. Dans le budget 2025, il est prévu qu'elle monte à 115,5% du PIB en fin d'année. Dans un scénario jugé réaliste par la Cour des comptes, le ratio d'endettement pourrait dépasser 125% du PIB en 2029 et s'approcher des 130% dès 2031. D'autres économistes évoquent des ratios de 160% voire 170%, si l'État choisit d'investir massivement, notamment dans la transition énergétique ou l'armement. « Il est plus que temps de freiner et de reprendre le contrôle de nos finances publiques. Faute de quoi, nous risquons la paralysie, puis l'accident », met en garde Pierre Moscovici.BILAN DE L'ACTION DIPLOMATIQUE DU PAPEPape « du bout du monde », contrairement à ses prédécesseurs européens, Jorge Mario Bergoglio a déplacé l'axe diplomatique du Vatican vers les pays du Sud. De la dénonciation du système économique mondial, à la défense des migrants en passant par ses plaidoyers pour l'écologie, la paix, le dialogue avec l'islam, ou la lutte contre l'arme nucléaire, le pape François a été porté par une vision, inspirée de celui dont il avait choisi le nom, François d'Assise. À l'échelle internationale, appuyé sur un solide réseau diplomatique, ce dont rêvait François, c'était, « le renforcement du multilatéralisme, expression d'une coresponsabilité mondiale renouvelée, d'une solidarité fondée sur la justice et sur la réalisation de la paix et de l'unité de la famille humaine, projet de Dieu sur le monde ». Lui-même issu d'une famille de migrants - ses parents ont quitté l'Italie pour l'Argentine - François, dès le début de son pontificat, a pointé avec vigueur les drames de la migration. Son premier déplacement a eu lieu en juillet 2013, à Lampedusa, où il s'est indigné de la « mondialisation de l'indifférence », un thème clef de ce pontificat. Ce qui lui valu de sérieuses tensions avec l'Occident et en particulier les États-Unis.Partisan de la paix à tout prix et de la politique de l'apaisement, le pape considérait que « toute guerre est une défaite ». Même les guerres de libération ou de légitime défense. Car « il n'existe pas de guerre juste ». Pas même en Ukraine où François n'a eu de cesse jusqu'en mai 2022, d'appeler à l'arrêt des combats, se refusant à reconnaître la responsabilité de Vladimir Poutine et de la Russie, avançant que la « colère » du Kremlin avait pu être « facilitée » par « les aboiements de l'OTAN à la porte de la Russie ». Au Moyen-Orient, depuis le massacre du 7 octobre 2023, les relations entre le Saint-Siège et Israël étaient devenues de plus en plus difficiles. Le pape s'est vu notamment reprocher d'avoir tardé à exprimer son horreur face au massacre perpétré par le Hamas.Dans le droit fil de la tradition jésuite, le pape François a porté une attention très particulière aux 12 millions de catholiques de la République populaire de Chine. Sous son autorité, un accord secret a été signé en 2018 avec Pékin sur la nomination des évêques. Un accord qui a fait débat. Au chapitre des avancées diplomatiques, François a œuvré au rapprochement historique entre les États-Unis et Cuba et joué un rôle dans la réconciliation en Colombie ainsi que dans la libération d'enfants ukrainiens capturés par les Russes, tandis que le dialogue interreligieux aura progressé, notamment avec l'université al-Azhar du Caire.En revanche, bousculant l'Europe, « grand-mère stérile » et égoïste à ses yeux, le pape n'a réalisé aucune visite officielle dans les grands pays européens de tradition catholique, comme la France, l'Espagne ou l'Allemagne.Chaque semaine, Philippe Meyer anime une conversation d'analyse politique, argumentée et courtoise, sur des thèmes nationaux et internationaux liés à l'actualité. Pour en savoir plus : www.lenouvelespritpublic.frDistribué par Audiomeans. Visitez audiomeans.fr/politique-de-confidentialite pour plus d'informations.
Un projet de Wolfgang Porsche, petit-fils du fondateur du célèbre constructeur automobile allemand et président du conseil de surveillance de Porsche AG, fait polémique à Salzbourg. Le milliardaire veut aujourd'hui faire construire un tunnel privé de 500 mètres de long sous la colline du Kapuzinerberg pour accéder à sa villa. De notre correspondante à Vienne, Les ouvriers s'activent devant la « Villa Zweig ». La demeure dans laquelle vécut l'écrivain Stefan Zweig de 1919 à 1934 a été rachetée en 2020 par Wolfgang Porsche pour 8,4 millions d'euros. Outre ces travaux de rénovation, le milliardaire de 81 ans a un autre projet tout aussi spectaculaire : la construction d'un tunnel privé pour pouvoir la rejoindre sans avoir à emprunter l'actuelle route, étroite et fréquentée par les touristes. Ce tunnel passerait sous la colline du Kapuzinerberg.Pour cela, Wolfgang Porsche a signé, il y a un an, un contrat avec l'ancien maire conservateur de Salzbourg, Harald Preuner. Il prévoyait le paiement d'une somme forfaitaire de 40 000 euros pour le droit de servitude sous la colline. Tout a été fait dans les règles et cette polémique n'a pas lieu d'être, estime l'ancien édile.« La famille et l'entreprise Porsche est l'un des plus gros employeurs de la ville et du land de Salzbourg. Et il faudrait, je crois, réfléchir à la manière dont nous traitons les personnes qui ont, non seulement, beaucoup investi dans la ville durant des générations, mais qui ont en plus fait ici tout ce qui était légal et pris toutes les précautions nécessaires. Lui reprocher aujourd'hui d'acheter cette villa, de la rénover enfin, et de l'aménager correctement n'a pas de sens », défend Harald Preuner.Un projet situé sur un site protégéCommandée par le nouveau maire et payée par la famille Porsche, une expertise a conclu que la somme de 40 000 euros pour le droit de servitude était appropriée. Mais celle-ci n'a pas calmé les oppositions, car ce projet pose des questions plus larges, estime Ingeborg Haller, cheffe de file des Verts au conseil municipal, à la tête de la fronde : « Ce projet est problématique d'abord parce que le Kapuzinerberg est une montagne urbaine qui est très importante pour le microclimat de la ville. C'est un site protégé et une oasis verte. Et puis c'est aussi une question d'égalité de traitement, car d'autres personnes vivent ici. Tout cela pose la question de savoir comment, en tant que ville, nous gérons notre propriété foncière. »À Salzbourg, tout le monde connaît la Villa Zweig et les avis sur ce projet de tunnel privé sont partagés. « Rénover cette maison coûte beaucoup d'argent, la ville n'a pas cet argent et presque personne ne peut se le permettre, à part lui. Alors s'il a besoin d'une voie d'accès, je ne vois pas de problème », balaie une habitante. Un autre se souvient qu'il y a quelques années, « il y avait l'idée de construire un tunnel public à travers le Kapuzinerberg, cela n'a pas été fait. Mais un tunnel privé pour rejoindre une maison, c'est possible. C'est comme s'il y avait les riches et le reste. »Une décision du conseil municipal est attendue en mai et à ce stade, elle reste incertaine. Si la gauche s'alliait, le projet pourrait bel et bien être retoqué.
Betty était mariée, en projet pma pendant deux ans mais elle s'est rendue compte que cette vie toute tracée n'étais finalement pas faite pour elle. Alors elle plaque tout puis retrouve l'amour. Lui est déjà papa alors Betty devient la belle-mère de trois ados, autant dire qu'elle est directement plongée dans le grand bain ! Elle a toujours désiré de devenir maman mais lui n'avait pas envisagé d'avoir d'autres enfants et a donc fait une vasectomie.Heureusement rien d'irréversible, et après quelques discussions, Betty tombe enceinte. Et elle pensait que comme dans les films, la grossesse était forcément une expérience merveilleuse, mais ça va être tout le contraire. Betty n'arrive pas à connecter avec son bébé, plus rien ne la rend vraiment heureuse, elle a peur de regretter et se sent assez seule. C'est ce que l'on appelle la dépression prénatale.Dans cet épisode Betty nous raconte comment elle a vécu cette grossesse, pourquoi elle s'est mise au tricot, comment sa maternité a bouleversé sa vie pro et les leçons qu'elle a tiré de cette dépression prénatale.Bonne écoute !---------------------------------------------Pour soutenir HelloMammas, il vous suffit de mettre cinq étoiles et un avis sur votre application podcast. Parlez-en aussi autour de vous !Rejoins la communauté sur Instagram : @hello.mammas Become a member at https://plus.acast.com/s/le-tourbillon. Hébergé par Acast. Visitez acast.com/privacy pour plus d'informations.