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1) Radere al suolo, isolare e uccidere. Il piano israeliano per controllare la striscia di Gaza. (Christian Elia) 2) La Francia verso il riconoscimento dello stato palestinese. Macron vuole riportare la diplomazia francese nel vecchio solco gaullista. (Francesco Giorgini) 3) La marcia indietro di Trump sui dazi. La sospensione delle tariffe per 90 giorni mostra preoccupazione per lo scontento degli investitori. (Roberto Festa) 4) Tanzania, arrestato il leader del principale partito d'opposizione e accusato di tradimento. Si infiamma la situazione politica nel paese a 5 mesi dalle elezioni. (Andrea Spinelli Barrile - Slow News) 5) “Almas, voci di coraggio”. Al fuorisalone l'installazione del Cesvi che racconta la forza e il coraggio delle donne migranti venezuelane in Colombia. (Christian Gancitano - curatore della mostra) 6) World Music. Con un nuovo album live, torna Boubacar Traorè, l'artista maliano interprete dell'orgoglio dell'era dell'indipendenza. (Marcello Lorrai)
1) Stati Uniti e Russia si incontrano a Riad. Le due delegazioni cercano un riavvicinamento e discutono dell'ucraina senza Kiev e senza Bruxelles. L'incontro è il primo di questo tipo dallo scoppio della guerra. (Roberto Festa) 2) Medio Oriente, verso la seconda fase dell'accordo di cessate il fuoco a Gaza. Hamas accetta di liberare tutti gli ostaggi ancora in vita questo sabato, mentre Israele decide di inviare una delegazione per i colloqui della seconda fase. Ma mancano i presupposti per una vera pace. (Christian Elia) 3) La Germania e la censura contro i pro Palestina. Vietato un talk della relatrice Onu per i territori palestinesi Francesca Albanese, mentre un provvedimento vieta l'utilizzo dell'arabo nelle manifestazioni. (Alessandro Ricci, Riccardo Noury, Amnesty Italia) 4) Il dramma degli sfollati nella repubblica democratica del Congo. Mentre il conflitto si aggrava, la popolazione continua a scappare. (Filippo Ungaro - Unhcr) 5) Spagna, nella commissione d'inchiesta sugli attentati delle Ramblas di Barcellona del 2017 emerge con sempre più forza la teoria del coinvolgimento dei servizi segreti spagnoli. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica sportiva. Lo sport come strumento geopolitico. Il Ruanda potrebbe ospitare il gran premio di formula 1 (Luca Parena)
1) Medio oriente. L'esercito israeliano continua a colpire il Libano, ma lo spostamento di truppe verso nord non ha lasciato respiro alla striscia di Gaza. I bombardamenti non si fermano e inizia a delinearsi anche il piano israeliano per il futuro dell'enclave palestinese. (Giulia Sobrero – Terres des Hommes, Christian Elia) 2) L'ultimo discorso di Joe Biden da presidente davanti all'assemblea generale delle nazioni unite. Il capo della casa bianca esalta la dipolmazia americana, ma il mondo intorno a lui è in fiamme. (Roberto Festa) 3) Le donne indiane tornano in piazza dopo l'ennesimo caso di violenze sessuali. Nel paese, denominato “il paese dello stupro”, i reati contro le donne sono aumentati del 26% in 6 anni. (Elena Brizzi) 4) Spagna. Sanchez pronto a lanciare una campagna per contrastare l'agenda xenofoba dell'estrema destra. Sul tema immigrazione il premier spagnolo non vuole seguire la scia del britannico Stramer e del tedesco Scholz. (Giulio Maria Piantadosi)
A Gaza è in atto un ecocidio i cui effetti hanno e avranno gravi conseguenze sulla vita delle persone. Ne abbiamo parlato nella nostra rubrica dedicata a salute e ambiente il 26 aprile. Ai nostri microfoni, Christian Elia, giornalista esperto di Palestina.
1- “Il ramadan più brutto della mia vita”. A poche ore dalla fine del mese sacro dell'islam, la guerra a Gaza non si ferma e un cessate il fuoco sembra ancora una speranza lontana. Il governo Netanyahu annuncia l'acquisto di tende per l'evacuazione di Rafah, e avvisa: “Abbiamo una data per l'invasione”. In esteri testimonianze e analisi (Mohammad da Rafah; Christian Elia) 2 – Le Anziane per il clima hanno vinto. L'associazione di donne pensionate che lo scorso anno aveva fatto causa allo stato svizzero per inadempienza climatica ha incassato una storica sentenza positiva davanti alla corte europea dei diritti dell'uomo. (Norma Bargetzi - Anziane per il clima) 3 – La Spagna vuole creare un'azienda farmaceutica pubblica. L'ambizioso progetto della nuova ministra della sanità Monica Garcia. (Giulio Maria Piantadosi) 4 – Diario Americano. Donald Trump prende una posizione sul diritto all'aborto, e l'interruzione di gravidanza torna al centro della campagna elettorale. (Roberto Festa) 5 – Rubrica Sportiva. Dopo 40 anni, l'Atletic Bilbao vince la coppa del re. Una vittoria che va oltre il calcio e lo sport. (Luca Parena; Giovanni Giacopuzzi)
Saluti alla nuova direttrice di Radio Popolare: Lorenza Ghidini. La crisi umanitaria a Gaza, in collegamento dal valico di Rafah Anna Meli della Ong Cospe, ospite anche il giornalista Christian Elia. Affitti brevi, il governo non sta regolamentando il settore. Il punto con l'esperta di questioni abitative Sarah Gainsforth. Presentazione del nuovo ciclo di lezioni antimafia con Giuseppe Teri della scuola di formazione Antonino Caponnetto. Verso l'8 marzo le iniziative dell'Università Statale di Milano, lo spettacolo teatrale “Tanto a me non capita”, ospiti Marilisa D'Amico, prorettrice della Statale e Annamaria Versienti, autrice dello spettacolo. In studio Roberto Maggioni.
GUERRA, AGGIORNAMENTI ANALISI E COMMENTI Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, ha appena pubblicato il libro “J'accuse” scritto con il giornalista Christian Elia (edizioni Fuori Scena - Rcs) - DOPO GIULIA CECCHETTIN, QUALE CONSAPEVOLEZZA? Lorenzo Gasparrini, attivista femminista e filosofo intervistato da Mattia Guastafierro - PATTO DI STABILITA', L'ITALIA MINACCIA IL VETO con Angela Mauro inviata dell' Huffington Post a Bruxelles - SETTIMANA CORTA ALLA LAMBORGHINI, RAGGIUNTO L'ACCORDO SINDACALE ce ne parla Samuele Lodi, responsabile automotive Fiom Nazionale - I GUADAGNI NELLA FILIERA AGROALIMENTARE, UNA RICERCA INTERESSANTE ce ne parla Andrea Di Stefano In studio Lorenza Ghidini, in redazione Massimo Alberti
Grande Padre è un progetto nato dall'incontro tra gli sguardi sull'Albania del giornalista Christian Elia e della fotografa Camilla De Maffei, entrambi impegnati da anni a raccontare un paese vicino e allo stesso tempo troppo lontano nell'immaginario degli italiani. Grande Padre nasce per riflettere su quanto resta degli anni del regime nei comportamenti, nella quotidianità, nella […]
00:00 Intro 02:08 Il futuro politico per Hamas e Netanyahu 07:23 Quali le possibilità di una soluzione a Due Stati 13:54 Come i media hanno raccontato i bombardamenti a Gaza e Sheickh Jarrah 19:19 Il ruolo degli Stati Uniti tra Trump, Biden e Obama 24:56 Come si è evoluto l'approccio della politica italiana alla questione Israelo/palestinese. Da Andreotti a Craxi ai giorni nostri 29:36 Quali sono le voci non ascoltate di Israele e Palestina Post Brexit News Explosion è un podcast e canale youtube dedicato alle notizie dal Regno Unito. Per entrare in contatto con noi tramite Twitter: Angelo Boccato - @Ang_Bok Alessandro Mariscalco - @alemariscalco Post Brexit News Explosion - @postbrexitne Puoi anche trovarci su Facebook: https://www.facebook.com/postbrexitne Puoi ascoltare le nostre puntate anche in versione podcast: https://anchor.fm/postbrexitnewsexplosion
In questa puntata del nostro Magazine abbiamo parlato di multinazionali dei vaccini, contratti e accordi con la UE, nell’Editoriale del direttore Alfredo Somoza. Carta Canta ritrova Christian Elia che ci parla dello speciale, della rivista Q-Code Magazine, dedicato ai 10 anni dalle rivolte in medio oriente, cosa reste della “primavera araba”. Le notizie su sociale, […]
Si allontana per ora il rischio la mozione di sfiducia dei conservatori contro la loro leader. ..Due anni dopo il referendum, all'improvviso i britannici scoprono che le fake news dei nazionalisti hanno nascosto il problema Irlanda. ( Roberto Festa) ..2-Francia. Vigilia della mobilitazione dei cosiddetti gilet gialli contro Il presidente macron. Il movimento, nato per protestare contro il caro carburante, intende bloccare tutte le strade del paese. ( Luisa Nannipieri) ..3-Cambogia. Ergastolo per genocidio agli ultimi due leader khmer rossi. ..4-Emirati arabi. Un ricercatore inglese accusato di spionaggio ..sarà processato la prossima settimana. la vicenda di Matthew Hedges, 31 anni, ricorda quella di Giulio Regeni. ..( Intervista a Emanuele Rossi – formiche.net) ..5-Walking the line. Palestina e israele lungo il confine che non c'è. La recensione di Esteri con Intervista a Christian Elia. ..7-Mondialità. turismo responsabile, 30 anni dopo. ( Alfredo Somoza)
Si allontana per ora il rischio la mozione di sfiducia dei conservatori contro la loro leader. ..Due anni dopo il referendum, all’improvviso i britannici scoprono che le fake news dei nazionalisti hanno nascosto il problema Irlanda. ( Roberto Festa) ..2-Francia. Vigilia della mobilitazione dei cosiddetti gilet gialli contro Il presidente macron. Il movimento, nato per protestare contro il caro carburante, intende bloccare tutte le strade del paese. ( Luisa Nannipieri) ..3-Cambogia. Ergastolo per genocidio agli ultimi due leader khmer rossi. ..4-Emirati arabi. Un ricercatore inglese accusato di spionaggio ..sarà processato la prossima settimana. la vicenda di Matthew Hedges, 31 anni, ricorda quella di Giulio Regeni. ..( Intervista a Emanuele Rossi – formiche.net) ..5-Walking the line. Palestina e israele lungo il confine che non c’è. La recensione di Esteri con Intervista a Christian Elia. ..7-Mondialità. turismo responsabile, 30 anni dopo. ( Alfredo Somoza)
Si allontana per ora il rischio la mozione di sfiducia dei conservatori contro la loro leader. ..Due anni dopo il referendum, all’improvviso i britannici scoprono che le fake news dei nazionalisti hanno nascosto il problema Irlanda. ( Roberto Festa) ..2-Francia. Vigilia della mobilitazione dei cosiddetti gilet gialli contro Il presidente macron. Il movimento, nato per protestare contro il caro carburante, intende bloccare tutte le strade del paese. ( Luisa Nannipieri) ..3-Cambogia. Ergastolo per genocidio agli ultimi due leader khmer rossi. ..4-Emirati arabi. Un ricercatore inglese accusato di spionaggio ..sarà processato la prossima settimana. la vicenda di Matthew Hedges, 31 anni, ricorda quella di Giulio Regeni. ..( Intervista a Emanuele Rossi – formiche.net) ..5-Walking the line. Palestina e israele lungo il confine che non c’è. La recensione di Esteri con Intervista a Christian Elia. ..7-Mondialità. turismo responsabile, 30 anni dopo. ( Alfredo Somoza)
A Ghazni, un luogo strategico lungo la strada che collega la capitale dell'Afghanistan, Kabul, e Kandahar, si combatte una nuova battaglia tra il governo afghano e i talebani, mentre a ottobre si attende una nuova conferenza dei donatori, da cui ci si aspetta sempre meno finanziamenti per lo sviluppo del Paese.Ma lontano dai luoghi della politica ciò che conta è un dato: l'Afghanistan è in guerra dalla fine del 2001. 17 anni di conflitto significano che chi oggi ha 20 anni non ha mai visto altro che un Paese in guerra. «Rimane veramente poco», racconta Christian Elia, direttore di Qcode Magazine che segue sin dagli inizi il conflitto afghano e che ha realizzato insieme a Emergency il documentario Storia di una pallottola (www.storiadiunapallottola.it). Oggi in Afghanistan, spiega Elia, «puoi essere in qualche modo parte della macchina della guerra, e quindi lavorare per il governo per uno stipendio da fame rischiando la pelle, oppure stai coi talebani, che ti obbligano a stare con loro se stai in una certa zona, oppure entri in questi meccanismi della macchina che si è nutrita degli aiuti internazionali per anni, oggi sempre meno ricca».In questo desolante contesto non va dimenticato che dal 2016 l'Afghanistan è diventato luogo di rimpatri, in quanto considerato Paese terzo sicuro, una bugia tanto più evidente quanto più ci si avvicina al terreno.
A Ghazni, un luogo strategico lungo la strada che collega la capitale dell'Afghanistan, Kabul, e Kandahar, si combatte una nuova battaglia tra il governo afghano e i talebani, mentre a ottobre si attende una nuova conferenza dei donatori, da cui ci si aspetta sempre meno finanziamenti per lo sviluppo del Paese.Ma lontano dai luoghi della politica ciò che conta è un dato: l'Afghanistan è in guerra dalla fine del 2001. 17 anni di conflitto significano che chi oggi ha 20 anni non ha mai visto altro che un Paese in guerra. «Rimane veramente poco», racconta Christian Elia, direttore di Qcode Magazine che segue sin dagli inizi il conflitto afghano e che ha realizzato insieme a Emergency il documentario Storia di una pallottola (www.storiadiunapallottola.it). Oggi in Afghanistan, spiega Elia, «puoi essere in qualche modo parte della macchina della guerra, e quindi lavorare per il governo per uno stipendio da fame rischiando la pelle, oppure stai coi talebani, che ti obbligano a stare con loro se stai in una certa zona, oppure entri in questi meccanismi della macchina che si è nutrita degli aiuti internazionali per anni, oggi sempre meno ricca».In questo desolante contesto non va dimenticato che dal 2016 l'Afghanistan è diventato luogo di rimpatri, in quanto considerato Paese terzo sicuro, una bugia tanto più evidente quanto più ci si avvicina al terreno.
Le missioni militari italiane all’estero nel 2018 mostrano la tendenza a concentrarsi sul Sahara. Eppure, è difficile parlare di “missione compiuta” negli altri scenari, primo su tutti l’Afghanistan.Ne parliamo con Christian Elia, direttore di Qcode Mag e autore, con Emergency, del webdoc "Storia di una pallottola", che parte proprio dall'Afghanistan.
Le missioni militari italiane all’estero nel 2018 mostrano la tendenza a concentrarsi sul Sahara. Eppure, è difficile parlare di “missione compiuta” negli altri scenari, primo su tutti l’Afghanistan.Ne parliamo con Christian Elia, direttore di Qcode Mag e autore, con Emergency, del webdoc "Storia di una pallottola", che parte proprio dall'Afghanistan.
Cinquant’anni fa cominciava sulle coste sudorientali del Mediterraneo quella che a posteriori viene chiamata “guerra dei sei giorni”, il conflitto che dal 5 al 10 giugno del 1967 segnò in modo indelebile i confini e l’identità di due popolazioni divise e in conflitto: palestinesi e israeliani. È un anniversario che, al di là del valore simbolico del mezzo secolo trascorso, porta con sé una grande attualità, testimoniata da storie ed eventi sempre nuovi. Tra gli altri contributi, questa mattina le riviste indipendenti Osservatorio Iraq e Qcode hanno pubblicato Walking the Line, un progetto giornalistico dal basso, realizzato da Cecilia Dalla Negra e Christian Elia, che, secondo le parole di Cecilia Dalla Negra, «cerca di ripercorrere quella linea verde che avrebbe dovuto essere il confine tra lo Stato di Israele e lo Stato di Palestina che non ha mai visto la luce. Incontrando sulla strada le persone e le storie, le testimonianze, raccogliendo memoria perché non sia rimossa e perché questo anniversario non rimanga soltanto una celebrazione fine a se stessa».La questione israelo-palestinese, infatti, non è soltanto una questione di storia, bensì è estremamente concreta e attuale. Tra gli ultimi fatti, sabato 27 maggio si è concluso uno sciopero della fame, portato avanti dai detenuti palestinesi per 40 giorni, che per partecipazione e durata è stato fuori dal comune e ha portato con sé un significato politico e umano quasi inedito. «Questo sciopero della fame – racconta ancora Cecilia Dalla Negra, che si trovava in Palestina quando venne avviata la protesta – è uno strumento di lotta tradizionale dei detenuti politici palestinesi. In questo caso specifico è stato lanciato il 16 aprile scorso per ribellarsi in modo collettivo contro il regime in cui i detenuti vengono trattenuti nelle carceri israeliane, spesso in violazione del diritto internazionale della Convenzione di Ginevra».
Cinquant’anni fa cominciava sulle coste sudorientali del Mediterraneo quella che a posteriori viene chiamata “guerra dei sei giorni”, il conflitto che dal 5 al 10 giugno del 1967 segnò in modo indelebile i confini e l’identità di due popolazioni divise e in conflitto: palestinesi e israeliani. È un anniversario che, al di là del valore simbolico del mezzo secolo trascorso, porta con sé una grande attualità, testimoniata da storie ed eventi sempre nuovi. Tra gli altri contributi, questa mattina le riviste indipendenti Osservatorio Iraq e Qcode hanno pubblicato Walking the Line, un progetto giornalistico dal basso, realizzato da Cecilia Dalla Negra e Christian Elia, che, secondo le parole di Cecilia Dalla Negra, «cerca di ripercorrere quella linea verde che avrebbe dovuto essere il confine tra lo Stato di Israele e lo Stato di Palestina che non ha mai visto la luce. Incontrando sulla strada le persone e le storie, le testimonianze, raccogliendo memoria perché non sia rimossa e perché questo anniversario non rimanga soltanto una celebrazione fine a se stessa».La questione israelo-palestinese, infatti, non è soltanto una questione di storia, bensì è estremamente concreta e attuale. Tra gli ultimi fatti, sabato 27 maggio si è concluso uno sciopero della fame, portato avanti dai detenuti palestinesi per 40 giorni, che per partecipazione e durata è stato fuori dal comune e ha portato con sé un significato politico e umano quasi inedito. «Questo sciopero della fame – racconta ancora Cecilia Dalla Negra, che si trovava in Palestina quando venne avviata la protesta – è uno strumento di lotta tradizionale dei detenuti politici palestinesi. In questo caso specifico è stato lanciato il 16 aprile scorso per ribellarsi in modo collettivo contro il regime in cui i detenuti vengono trattenuti nelle carceri israeliane, spesso in violazione del diritto internazionale della Convenzione di Ginevra».
Il 28 giugno 2006 si svolgeva la prima operazione militare israeliana dopo il disimpegno dalla Striscia di Gaza. Cecilia Della Negra, vicedirettrice di Osservatorio Iraq, e Christian Elia, co-direttore di QCode Mag, hanno raccolto in un dossier la storia di questi dieci anni attraverso documenti, testimonianze e storie di un popolo che vive in un territorio segregato e nel quale i diritti sono soltanto un ricordo.Insieme a Cecilia Dalla Negra abbiamo toccato alcuni tra i punti più importanti di questa data.
The mob is angry after Jian Ghomeshi was found not guilty of sexual assault. I'm not a fan of the guy, I find him creepy, likely a bad date, but what did the evidence say or don't we care anymore? Are we giving up on innocent until proven guilty in favour of a mob mentality? Plus Ezra Levant on all things Trudeau, John Robson on Britain's union more than 300 years ago on this day and Christian Elia on what nurses may be forced to do in Ontario.