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80esimo della Liberazione in un paese smemorato. Ottant'anni fa, proprio in queste ore, venivano impartiti gli ordini delle insurrezioni popolari delle città di Genova, Torino e Milano organizzate dai comitati di liberazione territoriali. Gli Alleati sono sulle rive del Po. Bologna e la Romagna sono libere. Genova, Torino, Milano si preparano all'insurrezione generale. Berlino è accerchiata dall'Armata Rossa. 25mila tra cannoni e mortai sono pronti ad aprire il fuoco. Le poche avanguardie partigiane del 1943, due anni dopo sono diventate un esercito con armi, munizioni, artiglieria leggera e pesante. La Resistenza non è più la somma della forza e del coraggio di partiti e movimenti antifascisti (comunisti, socialisti, democristiani, liberali, repubblicani, anarchici, monarchici), ma il progetto politico di una nazione che intende voltar pagina, cacciare i nazisti occupanti e i fascisti che li avevano serviti fino in quel momento. Almeno 250mila tra effettivi, staffette, fiancheggiatori. Oggi restano in vita ben pochi di quei partigiani protagonisti delle pagine epiche della Resistenza. Una memoria non sempre condivisa. Dai primi degli anni Novanta,ha preso forza il fenomeno del revisionismo, o peggio ancora del rovescismo dove i liberatori diventano carnefici e i veri carnefici si trasformano in vincitori. A questa operazione di maquillage hanno contribuito politici di centrodestra e centrosinistra, giornalisti, ricercatori, storici. Prima l'equiparazione tra i ragazzi di Salò e i resistenti dell'allora presidente della Camera Luciano Violante. Poi i libri del giornalista di sinistra Giampaolo Pansa intrisi di notizie vere, verosimili, visibilmente false, comunque non verificate. Fino ad arrivare ai nazisti del Reggimento Bozen uccisi dai gappisti in via Rasella in un atto di guerra contro un nemico occupante, trasformati in una banda musicale di semi pensionati, secondo il presidente del Senato Ignazio La Russa, e la lettura acritica del manifesto di Ventotene da parte della premier Giorgia Meloni. Il 25 aprile è scomodo e ancora divisivo perché, per un pezzo di italiani, il fascismo rimane una opzione possibile. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5993IL LATO OSCURO DELLA RESISTENZA RIVELATO DA GIAMPAOLO PANSA di Andrea ZambranoAnche i cattolici devono essere debitori a Giampaolo Pansa e alla sua opera divulgatrice sui delitti del dopoguerra. Il giornalista e scrittore morto domenica a 84 anni non era un cattolico conclamato, anche se ieri i suoi funerali sono stati in chiesa, con il parroco che ha lodato il suo impegno per la verità.Fino all'uscita del Sangue dei vinti, infatti, il suo libro più dirompente, che inaugurò il cosiddetto Ciclo dei vinti con il racconto sistematico della guerra civile vista dall'ottica degli sconfitti, i preti uccisi dai partigiani comunisti durante la Resistenza e anche oltre, erano soltanto un ricordo privato e circoscritto alle storie locali di paese. Certo, si sapeva che il tributo di sangue versato dai sacerdoti durante la guerra civile, era stato elevato. E in passato, ma siamo ancora negli anni '50, si facevano anche cerimonie qua e là in Piemonte o in Emilia per loro. Poi, l'oblio per 30 anni. Un ricordo organizzato, consapevole e libero non era diffuso e soprattutto una catalogazione scientifica era assente nella pubblicistica nazionale.UNA SETE DI VERITÀA questo provvide Pansa con tre capitoli del suo libro "scandalo", uscito nel 2003. Il primo, Il prete è un nemico è una disamina lucida dei preti ammazzati nella provincia di Bologna e per quell'elenco, anche se incompleto, Pansa si affidò agli studi dello storico modenese Giovanni Fantozzi. Seguirono poi quelli su Modena e infine su Reggio Emilia.Fu, per certi versi, lo sdoganamento di una sete di verità che gridava da settori molto marginali del mondo cattolico che avevano custodito quei ricordi in silenzio. Il merito di Pansa è dunque quello di aver offerto al grande pubblico queste storie tragiche di sacerdoti uccisi dai comunisti, fornendo così i primi criteri per un'accettazione di un martirio in odium fidei che la Chiesa sta lentamente soltanto adesso accettando in maniera sempre più serena.In quegli anni infatti, stavano muovendosi timidamente le prime richieste per la beatificazione del seminarista Rolando Rivi, che salì agli altari solo nel 2014. E poco dopo, grazie a Pansa che diede il via, il giornalista Roberto Beretta poté dare alle stampe la sua Storia dei preti uccisi dai partigiani (Piemme, 2007) che rappresenta lo studio più approfondito sul clero martire e che è servito come base per successivi approfondimenti. Ad esempio, il quaderno del Timone Chiesa martire nel Triangolo della morte, parte da quelle storie per inserire il tema dell'accettazione di un odium fidei senza il quale sarebbe impensabile riconoscere il martirio e la beatificazione.IL TRIANGOLO DELLA MORTESi deve quindi a Giampaolo Pansa anche questo: aver sdoganato il tabù dei preti uccisi, dei quali non si parlava volentieri nelle sagrestie e ancora meno nelle parrocchie. Pansa raccontò così la storia di don Tiso Galletti, di cui il Timone si occupa in questo numero di gennaio, di Don Domenico Gianni, Parroco di San Vitale di Reno, di don Enrico Donati, di don Raffaele Bortolini, di don Giuseppe Rasori, di don Achille Filippi, di don Teobaldo Daporto e di don Alfonso Reggiani. Nomi di martiri, ma che allora erano poco più che pallidi ricordi dei quali non si doveva parlare. E così fu per i preti martirizzati a Reggio e a Modena, tra i quali svetta la figura di don Luigi Lenzini, parroco di Pavullo nel Frignano, che venne bastonato e ucciso dopo essersi rifugiato nella torre campanaria. La sua colpa? Denunciare dal pulpito i delitti dei gappisti che promuovevano l'ideologia anticristiana comunista. Di don Lenzini è avviato il processo di beatificazione, la causa è già arrivata a Roma dopo aver concluso la fase diocesana e con ogni probabilità presto diventerà il primo prete martire del Triangolo della morte. Un altro merito di Pansa.Nota di BastaBugie: per approfondire la mattanza di sacerdoti nel triangolo della morte e soprattutto la figura del beato Rolando Rivi, clicca nei seguenti link.PROPOSTA LA BEATIFICAZIONE DI GRUPPO PER 80 PRETI UCCISI DAI PARTIGIANI COMUNISTI TRA IL 1944 E IL 1946Dopo Rolando Rivi, ucciso in odio alla fede, il ''Timone'' propone una beatificazione di gruppo nel 70esimo della Liberazionedi Andrea Zambranohttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3730BEATO ROLANDO RIVI, IL SEMINARISTA UCCISO DAI PARTIGIANILa formazione partigiana garibaldina ne sentenziò la morte con questa motivazione: ''Domani... un prete di meno''di Antonio Borrellihttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2958
"In questa puntata vado da Giampaolo Pansa, alle riflessioni sul referendum per la legge elettorale bocciata dalla costituzione. E poi parlo di Hakan Sukur giocatore turco che da idolo incontrastato del suo paese è costretto a guidare i taxi in America per sfuggire a Erdogan. Più altre notizie sfiziose e le tre domande tre a Sara Rattaro."Buon ascolto con Roberto Pegorini!
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5640TRE MARTIRI PER FESTEGGIARE IL 25 APRILE: ROLANDO RIVI, BISAGNO, TERESIO OLIVELLISiamo un paese che vive di polemiche e, inutile nasconderlo, l'idea di una memoria condivisa è una chimera. Lo si è visto anche quest'anno in occasione dei festeggiamenti del 25 aprile, data della liberazione. Puntuali, sono arrivate anche le polemiche. C'è poco da farci: sebbene negli anni diversi storici abbiano mostrato che furono numerosi i gruppi partigiani rossi colpevoli di eccidi, pare che una parte del paese non voglia ammettere che, accanto a comportamenti eroici, vi fu anche chi si macchiò di orrendi delitti.Ma la storia è storia, e andrebbe raccontata tutta e per intero, non solo quella "consentita" dalla storiografia di sinistra. Tempi, negli ultimi anni, s'è soffermato su tre figure esemplari: Rolando Rivi, Aldo Gastaldi detto Bisagno e Teresio Olivelli. Qui di seguito vi proponiamo in breve alcuni loro ritratti. [...]ROLANDO RIVI, IL GIOVANE SEMINARISTA MARTIREProclamato beato da papa Francesco, il seminarista Rolando Rivi fu ucciso quattordicenne dai partigiani il 13 aprile 1945. La sua storia la conoscete: accusato di fare la spia, fu portato dai partigiani nel bosco di Monchio (Mo), malmenato e infine assassinato "in odium fidei". È morto sussurrando le parole «io sono di Gesù». Per anni, la sua figura è stato osteggiata. Settantré anni dopo il suo assassinio, il suo martirio ha portato frutto: l'anno scorso, Meris Corghi, figlia del partigiano Giuseppe che uccise il giovane seminarista, ha chiesto perdono ai fratelli e al cugino del beato, Alfonso, e ad altri familiari. Un fatto eclatante e commovente, come spiegò a Tempi in un'intervista monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia: «Il seme di Rolando è fiorito facendo cose nuove e redimendo il male passato».BISAGNO, IL PRIMO PARTIGIANO D'ITALIALa straordinaria storia di coraggio e fede di questo partigiano è stata raccontata in un bel documentario da Marco Gandolfo e da Giampaolo Pansa nel suo Uccidete il comandante bianco. Dopo l'8 settembre, Gastaldi si rifugiò a Cichero, alle pendici del monte Ramaceto sull'Appenino ligure e lì iniziò a guidare un gruppo di partigiani. Bisagno era apolitico e cattolico. Il suo modo di combattere - che evitava l'accanimento contro i nemici fascisti - gli attirò i sospetti dei partigiani rossi tanto che molti sostengono che da loro sia stato ucciso il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda. Amatissimo dai suoi compagni e dalla popolazione, fu insignito dell'onorificenza di "primo partigiano d'Italia".TERESIO OLIVELLI, IL PRIMO PARTIGIANO PROCLAMATO BEATOTeresio Olivelli è il primo partigiano italiano canonizzato dalla Chiesa cattolica. Giovane di Azione cattolica e poi della Fuci, fascista militante, combatté in Spagna contro i comunisti, si allontanò dall'ideologia dei neri nel 1941 mentre si trovava in Russia. Capace di gesti coraggiosi - come quello di portare il distintivo dell'Ac anche dopo che l'associazione era stata sciolta dal regime o di difendere uno studente ebreo al Collegio Ghislieri di Pavia dai bulli che lo avevano preso di mira - si distinse in combattimento tanto da meritarsi la medaglia d'oro al valor militare e la medaglia d'oro della Resistenza, cui si unì una volta rientrato in Italia. È l'autore de La Preghiera del Ribelle e morì il 17 gennaio 1945 a 29 anni nel lager nazista di Hersbruck, vittima di un pestaggio per aver preso le difese di un altro prigioniero. La Chiesa lo ha canonizzato riconoscendolo "martire della carità".Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Mattarella, il resistenzialista" spiega perché nel discorso del presidente Mattarella per la festa del 25 aprile ci sono almeno due passaggi discutibili, il primo dei quali da rifiutare e il secondo quantomeno da precisare. In ogni caso si è dimostrato un campione dell'ideologia della resistenza.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 aprile 2019:Nel discorso del presidente Mattarella per la festa del 25 aprile ci sono almeno due passaggi discutibili, il primo dei quali da rifiutare e il secondo quantomeno da precisare.Quello da rifiutare è che sul tema della resistenza "la storia non si riscrive", come perentoriamente affermato dal Presidente. A parte la ovvia constatazione che la storia sempre si riscrive (altrimenti a cosa servirebbero gli storici?), nel caso specifico della resistenza o della "guerra civile italiana" potremmo dire che la storia aspetta di essere riscritta, nonostante lodevoli tentativi su questa linea siano già stati fatti.Non so se esista la parola "resistenzialismo" nel senso dell'ideologia della resistenza, ma se non c'è possiamo coniarla noi. Il divieto di Mattarella a riscrivere la storia mi sembra proprio un esempio di resistenzialismo. Percorrendo questa strada non si farà mai del 25 aprile un giorno di unità nazionale, ammesso che le giornate commemorative del passato, qualsiasi esso sia, possano ottenere questo scopo. Dico anche di più: non solo la storia della resistenza va riscritta ma anche altri capitoli della storia nazionale, come per esempio il risorgimento.La storia della resistenza, come continua ad affermare tra i tanti Giampaolo Pansa, va riscritta perché finora non è stata scritta bene a causa del resistenzialismo, cavalcato soprattutto dagli intellettuali legati al Partito Comunista Italiano. Da lì è emersa la vulgata di cui anche Mattarella, purtroppo, si fa fedele seguace. Uno dei punti centrali di questa versione ideologica e popolare della resistenza è il concetto del fascismo come "male assoluto" che Augusto Del Noce coraggiosamente mise bene in chiaro.Dato che il Partito Comunista voleva acquisire una patente di democraticità, si inventò lo spirito del Comitato di Liberazione Nazionale, ossia della collaborazione tra tutte le forze democratiche contro il fascismo "male assoluto". Con ciò fece dimenticare che quel partito era totalitario e lo inserì tra i padri della costituzione democratica, in omaggio al programma di Salerno di Togliatti e alla rivoluzione consuntiva di Gramsci. Da quel momento il comunismo, nemmeno quello sovietico, non rappresentò più un male, perché solo il fascismo lo era. Gli intellettuali, i libri di storia - anche dopo De Felice e fino a noi - e la vulgata del partigiano buono a priori non trovarono ostacoli. Il "sangue dei vinti" non emerse mai nei libri di storia adoperati a scuola, del "triangolo della morte" o dei sacerdoti uccisi si evitò di parlare.L'offesa di essere un "fascista" colpì tutti coloro che non erano allineati con l'egemonia culturale della sinistra che ben presto fu fatta coincidere col costituzionalismo. Gino Strada dice oggi che Salvini è fascista. Le femministe radicali dicono che combattere l'utero in affitto è fascismo e che loro ai fascisti non "la vogliono dare". Agli immigrati si chiede di liberarci dai fascisti, ossia da quanti vogliono dare una regola alle immmigrazioni. I pacifici manifestanti al Congresso mondiale delle famiglie di Verona erano considerati e come tali apostrofati nei cartelloni della contromanifestazione pro-gender. Alla cerimonia del 25 aprile dove abito io, la presidente locale dell'Associazione partigiani (ormai pressoché priva di partigiani per motivi anagrafici) ha detto che anche oggi c'è un fascismo da combattere nella "deriva populista", espressione con cui oggi si indicano precise forze politiche.Nel divieto a riscrivere la storia del presidente della Repubblica è contenuto il perfetto allineamento a questa ideologia "resistenzialista", che è ancora dura a morire e che continua a vivere di slogan interessati ma che prima o poi morirà.Il secondo punto del discorso di Mattarella da chiarire è che "non si deve mai barattare la libertà con l'ordine". La frase è molto equivoca e sposa in pieno un concetto di libertà illuminista ma non realista né cattolica. La libertà richiede un ordine finalistico che la preceda e che la distingua dall'arbitrio. La società politica deve rispettare un ordine indipendente dalle maggioranze, un ordine morale e, quindi, giuridico, sul quale fondare il diritto e la legge, i doveri prima che i diritti. Un ordine indisponibile, nel rispetto del quale la libertà è libertà e non licenza, i diritti sono diritti e non desideri.Forse il Presidente si riferiva all'idea contrattualistica della politica: gli uomini sono liberi ma deboli e indifesi, quindi rinunciano alla loro libertà per avere protezione e ordine. Questo, egli dice, non si deve fare. Ma allora si deve mantenere una libertà come arbitrio e licenza? Il Presidente dimentica che l'ordine non nasce da un contratto con la reciproca limitazione delle libertà, l'ordine c'è già nella natura degli uomini e nelle loro relazioni e quest'ordine riempie la libertà di contenuti, la limita con dei fini che non è essa a darsi perché fondare la libertà sulla libertà stessa significa non fondarla.
Parte 1 - Giulia Sarti dice che il M5S si alleerà con chi condividerà i suoi punti, Mauro Corona se la prende con Giampaolo Pansa e Peppino Di Capri dice che Salvini doveva scusarsi di più con i napoletani.....
Parte 2 - Giulia Sarti dice che il M5S si alleerà con chi condividerà i suoi punti, Mauro Corona se la prende con Giampaolo Pansa e Peppino Di Capri dice che Salvini doveva scusarsi di più con i napoletani.....
Parte 3 - Giulia Sarti dice che il M5S si alleerà con chi condividerà i suoi punti, Mauro Corona se la prende con Giampaolo Pansa e Peppino Di Capri dice che Salvini doveva scusarsi di più con i napoletani.....
Lezione scolastica di Introduzione in classe alla lettura de Il bambino che guardava le donne di Giampaolo Pansa 2A - prof. Luigi Gaudio
Giampaolo Pansa, Giornalista e Scrittore - SCIPERO MEZZI PUBBLICI: C'E' UBER GRATIS - Roberto Alesse, Pres. Autorità di Garanzia per gli Scioperi -
Speciale Elezione del Presidente della Repubblica. Giampaolo Pansa, editorialista di "Libero".
Il bambino che guardava le donne di Giampaolo Pansa - prof. Luigi Gaudio
I nostri giorni proibiti di Giampaolo Pansa - prof. Luigi Gaudio
Recensione su "Ma l'amore no" di Giampaolo Pansa - prof. Gaudio