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SINOSSI EPISODIO - BOLLA PROVIDAS ROMANORUM 1751. Tredici anni dopo la condanna di Clemente XII, voci insidiose circolano in Europa: la scomunica contro i Liberi Muratori sarebbe decaduta? Il nuovo Papa non l'ha confermata? Benedetto XIV risponde con un documento devastante: la "Providas Romanorum". Non una semplice conferma, ma un manifesto che elenca, punto per punto, i cinque motivi teologici e politici della condanna. Indifferentismo religioso, segretezza, giuramenti illeciti, violazione del diritto civile e canonico, cattiva reputazione. Ma la vera novità è l'appello ai sovrani d'Europa: Trono e Altare devono unirsi per schiacciare la Massoneria. La Chiesa invoca il braccio secolare, trasformando una condanna spirituale in una guerra politica. Dal 1751, la lotta contro la Massoneria non è più solo questione di fede. È una crociata che coinvolge Papi, Re e Inquisitori. Seconda puntata della stagione dedicata a Bolle ed Encicliche antimassoniche.Ringraziamo i nostri storici e nuovi sostenitori: Antonin e Sofia.Puoi leggere la bolla direttamente dal sito del Vaticano: https://www.vatican.va/content/benedictus-xiv/it/documents/bolla--i-providas-romanorum--i---18-marzo-1751--il-pontefice-con.html I nostri LinkPer sostenere Lexicon: https://www.patreon.com/LexiconSymbolorumPer iscriverti alla nostra newsletter: https://bit.ly/3i8RbpNAutomi il Podcast: https://open.spotify.com/show/5iuD4H8lDfXvDk3syLD5uxSapienza Segreta il Podcast:https://podcasts.apple.com/it/podcast/sapienza-segreta/id1714156458Podcast Gallo al Compasso:https://open.spotify.com/show/60StF1Q1Vnykt3an0Qesj7Il nostro canale Telegram: https://t.me/SimboliSegreti
A moment in time that is not discussed but incredibly important, the Interwar Period, is a pivotal time in European History. In this episode we briefly discuss:The aftermath of WWI The treaty of VersaillesThe League of Nations and its ineffectivenessFinancial crises and how it leads to extremism Christian leaders who stood for & against the NazisSpanish Civil WarThe rise of doubt, secularism, and distrust in Christian leadershipThis all shaped how European culture influences the world today and how it has responded to the gospel of Christ. -----------SOURCES:https://www.mdpi.com/2077-1444/9/1/26?utmhttps://christianciv.com/blog/index.php/2015/10/22/real-nazis Thomas Kselman, Religion and Society in Modern France (1996 https://historyforatheists.com/2021/07/hitler-atheist-pagan-or-christian/1905 French Law, official government translation (Ministère de la Justice, France)Barry, The Catholic Encyclopedia, “War,” 1914 editionJowett, The Transfigured Church, 1915 H. G. Wells, The War That Will End War, appendix; also in Enrico Dal Covolo, La Chiesa e la Grande Guerra.Clifford, Christianity and the War, 1915Keegan, The First World War (1998); Arnold, History: A Very Short Introduction (2019); Gilbert, The Century (1997)Eichengreen, Golden Fetters (1992)Temin, Lessons from the Great Depression (1989)https://www.britannica.com/topic/League-of-Nations/Members-of-the-League-of-Nationshttps://cathedralofhope.org/wp-content/uploads/2019/03/The-Theological-Declaration-of-Barmen.pdfhttps://www.worldhistorythreads.com/p/religion-and-dictatorship-in-francoistSupport the showWant to serve or learn more? https://gemission.orgGive to Greater Europe Missionhttps://gemission.org/give/
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di Mons. Ambrogio Spreafico sul Libro del Profeta Isaia (Is 26,1-6)
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Marco Gnavi sul libro del Profeta Isaia (Is 25,9-10; 26,1-6)
Luca Diotallevi"La chiesa si è rotta"Frammenti e spiragli in un tempo di crisi e opportunitàRubbettino Editorewww.store.rubbettinoeditore.itAnche se facciamo fatica a rendercene conto, l'Italia non è più un Paese cattolico. Per secoli, il mondo cattolico ha rappresentato l'infrastruttura religiosa di una società che oggi affronta una crisi irreversibile. Questa dinamica non riguarda solo l'Italia, ma qui assume caratteristiche particolari. La crisi colpisce il mondo cattolico due volte: una come pilastro di una società in trasformazione, l'altra perché la Chiesa, per mantenere privilegi e ruolo centrale, ha accettato compromessi onerosi. È la fine di un mondo, difficilmente recuperabile. Eppure, questo tempo può essere vissuto con dignità dai cristiani, che possono riconoscerne le opportunità, evitando illusioni e coltivando la speranza. I frammenti della società in crisi e del mondo cattolico non possono essere ricomposti, ma attraverso le crepe emergono spiragli abitabili, capaci di offrire preziose possibilità.Luca Diotallevi è professore di Sociologia presso l'Università di Roma TRE e membro del comitato scientifico della Sezione di Sociologia della Religione dell'Associazione Italiana di Sociologia. È autore di numerosisaggi. Con Rubbettino ha pubblicato Una alternativa alla laicità (2010),L'ultima chance. Per una generazione nuova di cattolici in politica (2011),La pretesa. Quale rapporto tra Vangelo e ordine sociale? (2013), L'ordine imperfetto. Modernizzazione, Stato, secolarizzazione (2014), Il paradosso di Papa Francesco. La secolarizzazione tra boom religioso e crisi del Cristianesimo (2019) e di recente il saggio La messa è sbiadita. La partecipazione ai riti religiosi in Italia dal 1993 al 2019 (2024), che ha suscitato un enorme dibattito tra laici e credentiDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Marco Gnavi sul Libro del Profeta Isaia (Is 62, 1-7)
La chiesa battista del quartiere Lucento di Torino porta avanti da anni un progetto di sostegno alimentare per persone in difficoltà. Ne parliamo con la pastora Paola Zambon che ci spiega che l'origine di questo progetto ha radici lontane: "Veniva già attuato decenni fa un progamma di sostegno per persone bisognose, in modo forse più familiare. Poi mano a mano è nata la necessità di strutturarlo ed è sfociato in questo progetto di sostegno attuale. L'attività diaconale per le persone del quartiere fa parte delle attività che Lucento ha sempre fatto".Il progetto è sostenuto dalla chiesa locale e dall'Otto per Mille delle chiese battiste.
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Francesco Tedeschi sul Vangelo di Luca (Lc 19,41-44)
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Capita anche ai nostri giorni di soffermarsi dinanzi ai nostri templi per ammirarne le belle pietre, i doni votivi e per godere di ciò che per noi rappresentano. Si era formato un gruppo dinanzi al tempio di Gerusalemme, orgoglio del popolo d’Israele, costruito dal re Salomone per volere di Dio. Non mancavano davvero i motivi per restarne ammirati e stupiti di fronte a tanta bellezza. La maestosità e la solidità di quel tempio davano l’idea di una costruzione destinata a sfidare i secoli; ed ecco però l’intervento di Gesù: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». Non ci viene riferita la reazione degli astanti, ma possiamo ben supporre lo sgomento che li assalì e forse anche la vibrata protesta contro il Cristo, che appariva loro come profeta di sventura. Gesù prende l’occasione per parlare di un’altra fine e dei difficili tempi che stanno per sopraggiungere: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo». Tutto ciò riguarda le inevitabili, ricorrenti guerre e i fenomeni naturali avversi e catastrofici. Non meno grave è quanto viene preannunciato per i suoi discepoli: «Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di rendere testimonianza». Quanto preannunciato è già in gran parte puntualmente accaduto. La Chiesa, fino ai nostri giorni, ha sofferto persecuzioni, e il numero dei martiri è praticamente una schiera che nessuno può contare. Non dobbiamo mettere l’accento sugli aspetti minacciosi che il testo evangelico potrebbe contenere: il Signore non vuole spaventarci, ma al contrario garantirci la sua costante ed efficace protezione in tutte le vicende che possono accaderci. È interessante infatti la conclusione a cui Gesù vuole condurci: lo Spirito Santo si ergerà a nostro difensore nei tribunali degli uomini, e poi aggiunge: «Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime». Dobbiamo perciò guardarci da coloro che, interpretando a modo proprio questo Vangelo, vanno facendo terrorismo religioso, passando di casa in casa e ingenerando immotivate paure, senza ricordare le altre consolanti parole del Maestro divino: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna».
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Francesco Tedeschi sul Vangelo di Luca 17, 20-25
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8312OMELIA XXXIII DOMENICA T.O. - ANNO C (Lc 21, 5-19) di Giacomo Biffi Parole oscure e forti - che sono al tempo stesso profezie di sventure e inviti alla speranza - abbiamo ascoltato nell'odierna pagina di vangelo. Gesù le ha pronunciate poco tempo prima del suo arresto e della sua condanna a morte, quando già percepiva imminente la fine, e si faceva più urgente per lui il compito di preparare il suo "piccolo gregge" alle prove e alle sofferenze che avrebbe incontrato. I suoi ascoltatori sembrano ancora spensierati e sereni, tanto che indugiano ad ammirare la bellezza dell'architettura del tempio e la ricchezza dei suoi ornamenti. E proprio prendendo lo spunto da questo ingenuo compiacimento il Signore avvia le sue severe riflessioni. Gli argomenti del discorso di Cristo sono tre: il preannuncio della distruzione di Gerusalemme, preceduta da grandi dolori; la persecuzione cui saranno sottoposti i suoi discepoli; la garanzia della sua presenza di salvatore anche in mezzo alle più tragiche difficoltà. Sono tre temi che tra loro si intrecciano e si rifiniscono. L'INEVITABILE DESTINO DI SOFFERENZA PER IL MONDO E PER LA CHIESA COME CONDIZIONE PER GIUNGERE ALLA GLORIA Non resterà pietra su pietra (Lc 21,6): così sarà castigata la Città santa; così perirà l'edificio più sacro della gente ebraica. Come tutti sappiamo, la profezia di Gesù si è avverata circa quarant'anni dopo ad opera dell'esercito romano guidato da Tito, il figlio dell'imperatore Vespasiano. Sotto un certo profilo, perciò, potremmo dire che non ci riguarda più. Ma nel libro di Dio Gerusalemme, oltre che una città precisa che ha avuto una grande importanza nella storia, è anche il simbolo e la raffigurazione di tutta la terra abitata. Ciò che qui è detto di Gerusalemme, vale per il mondo: anche il mondo troverà una fine violenta, quando la vicenda umana si sarà conclusa e il Signore "di nuovo verrà nella gloria". Ciò che qui è detto delle sofferenze del popolo ebraico, vale anche per la Chiesa, alla quale è dunque riservata una storia di pena. Le parole del nostro Salvatore ci rivelano ciò che noi - noi uomini, ma anche e soprattutto noi cristiani - dobbiamo aspettarci: ci rivelano non ciò che sarebbe conforme ai desideri naturali del nostro cuore, ma ciò che corrisponde al disegno di Dio, il quale vuole che la sua Chiesa arrivi sì alla vittoria, alla gioia, alla gloria, ma passando per la strada della sconfitta e della croce. LA NOSTRA SICUREZZA NON SI FONDA SULLA POTENZA UMANA, MA SU QUELLA DI DIO In concreto, con questo brano evangelico che cosa ci dice Gesù, che possa servire anche alla vita ecclesiale dei nostri giorni? 1. Ci dice prima di tutto che non dobbiamo mai fondare la nostra sicurezza e la nostra fiducia su quanto di esteriore e di strutturale c'è nella Chiesa: non sul numero e sullo splendore degli edifici di culto, non sulla potenza delle opere cattoliche, non sull'efficienza della nostra organizzazione. Certo, tutto deve essere valorizzato al servizio del Regno di Dio. Le cose esteriori non vanno disprezzate o condannate come antievangeliche o ritenute inutili e senza pregio. In particolare, dobbiamo amare le nostre chiese, così come Gesù ha avuto caro il tempio e la Città Santa, al punto di piangere sulla prevista rovina. Però, in niente di tutto questo sta la nostra speranza, che è sorretta soltanto dall'energia dello Spirito Santo, mandato a noi dal Risorto a suscitare negli uomini la fede e a tener viva la carità. A chi gli additava la maestà dell'edificio sacro, caro a ogni ebreo, Gesù ruvidamente risponde: Non resterà pietra su pietra che non venga distrutta (Lc 21,6). LA STAGIONE DEI MARTIRI NON È FINITA 2. Il secondo ammonimento del Signore è ancora più duro e più difficile da accettare: non dobbiamo mai aspettarci un avvenire tutto di pace e un'esistenza garantita contro tutti i guai. Specialmente la Chiesa - e in essa tutti coloro che vogliono veramente e pienamente essere cristiani, cioè appartenenti a Cristo e obbedienti al suo Vangelo - non deve contare su un destino di tranquillità e di trionfi. La promessa che abbiamo ricevuto è molto diversa: Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno (Lc 21,12). In realtà, il gregge di Cristo in ogni secolo è stato fatto oggetto di soprusi, di intimidazioni, di violenze: la stagione dei martiri non è mai finita del tutto. Va precisato anzi che il nostro secolo ha conosciuto forse le oppressioni più grandi e più sanguinose, perpetrate di solito da gente che diceva di portare la libertà, la giustizia e perfino la fraternità. QUANTO PIÙ SIAMO FEDELI, TANTO PIÙ SIAMO ODIATI 3. Il terzo ammonimento è ancora più spiacevole, e non ci meraviglia che in questi ultimi tempi la cristianità si sforzi di dimenticarlo. Non illudetevi - dice il Signore - che gli altri vi abbiano in simpatia e capiscano le vostre buone intenzioni. All'opposto, sarete traditi... sarete odiati da tutti a causa del mio nome (Lc 21,16.17). E non è detto che l'ostilità nei nostri confronti derivi sempre dal fatto che noi cristiani e noi uomini di Chiesa non siamo purtroppo senza difetti e senza torti. Sarebbe troppo bello se ci odiassero solo per quello che ci meritiamo. La Chiesa invece è tanto più malvista, malgiudicata, colpita da accuse bugiarde, quanto più è fedele al suo Maestro e annuncia senza paure la verità. Anche nell'ultima cena Gesù è ritornato su questa idea quando ha detto: Un servo non è più grande del suo padrone: se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi (Gv 15,20). Quasi a dire: se io ho raccolto odio pur non avendo mai fatto niente di male e avendo sempre amato e predicato l'amore, anche voi, quanto più mi sarete fedeli e mi assomiglierete, tanto più vi odieranno.CRISTO È LA RAGIONE DELLA NOSTRA PERSEVERANZA Per fortuna nell'odierna pagina di Vangelo questi ammonimenti così ardui e incresciosi sono compensati dalla promessa più bella: Io vi darò lingua e sapienza (Lc 21,15); cioè, sarò sempre con voi e ispirerò le vostre parole. Io sarò la vostra forza, il vostro coraggio, la vostra pace. Io vi sarò vicino in tutte le lotte che dovrete affrontare. Io sarò la ragione della vostra perseveranza. E voi, se sarete sempre con me, con la vostra perseveranza salverete le vostre anime (Lc 21,19).
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Il tempio, nella storia del popolo d’Israele, ha avuto un’importanza vitale. Situato nella città santa, Gerusalemme, era considerato il luogo sacro della presenza di Dio. In senso traslato, Gesù ha parlato del tempio del suo corpo. La Chiesa si definisce tempio del Dio vivente. San Paolo ci ricorda che siamo templi dello Spirito, perché abita in noi la divinità. Tutte le chiese, prima di essere adibite a luogo di culto, con una speciale liturgia vengono consacrate, rese cioè a uso esclusivo dei fedeli per le celebrazioni delle sacre liturgie e per la preghiera. Ogni anno si fa memoria della consacrazione e dedicazione della propria chiesa con una celebrazione che, capitando sempre in giorni feriali, sfugge alla stragrande maggioranza dei fedeli. Oggi, con particolare solennità, ricordiamo e celebriamo la dedicazione della cattedrale di Roma, la Basilica Lateranense, cattedrale del Papa, la Mater et Caput, la madre e il capo di tutte le chiese. Il Vangelo di Giovanni ci fa riflettere sul fatto che il tempio, se non adornato di veri adoratori in spirito e verità, perde ogni suo valore e non rimane che pietra su pietra. Adorare in spirito e verità significa dare il giusto culto a Dio con la preghiera e con la vita. Non dovremmo cioè cadere nell’errore che suscita un acuto rimprovero da parte del Signore verso il suo popolo eletto: “Questo popolo si avvicina a me solo a parole, mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me, e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani”. Il valore e la sacralità del tempio dipendono quindi dalla verità e dallo spirito che lo animano. È il luogo della comunione con Dio e tra noi, che, senza abusare del titolo, ci definiamo fratelli. Oggi dovremmo rafforzare il santo proposito di rispettare il luogo sacro dove celebriamo i divini misteri, rivedere i nostri comportamenti e soprattutto interrogarci se davvero siamo veri adoratori o solo comparse.
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Francesco Tedeschi sul libro del profeta Giona (Gio 2, 1-11)
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Marco Gnavi sul Vangelo di Matteo (Mt 5,20-22.43-48)
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Marco Gnavi sul libro del profeta Isaia (Is 2,1-5)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8309OMELIA XXIX DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 18,1-8) di Giacomo Biffi Il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? (Lc 18,8). È l'interrogativo più inquietante di tutto il Vangelo; inquietante soprattutto perché il Signore l'ha lasciato senza risposta, quasi a dirci che la risposta - positiva o negativa che possa essere - dipende da noi e dalla serietà del nostro impegno. Certo noi sappiamo che la grande comunità di fede, che è la Chiesa, non verrà mai meno al suo compito di essere colonna e fondamento della verità (1 Tm 3,15). Noi abbiamo la garanzia che il gregge di Cristo, affidato a Pietro e agli apostoli (che vivono nei loro successori, cioè il papa e i vescovi), resterà fino alla fine del tempo, quando Gesù "di nuovo verrà nella gloria" e porrà i sigilli conclusivi a questa vicenda di dolore e di colpa che è la storia umana. Noi siamo certi che la barca di Pietro, sempre squassata, sempre in pericolo di essere sommersa dalle ondate delle forze che con accanimento le si oppongono, non affonderà mai perché c'è il Signore con lei. La Chiesa non può essere vinta né dall'odio dei molti che inspiegabilmente la combattono, forse perché non possono sopportare il suo messaggio di luce e di amore, né dalla menzogna di quanti continuamente avvolgono di falsità i suoi atti, le sue parole, le sue intenzioni, la sua storia. La Chiesa non perirà neppure per la debolezza e l'incoerenza di coloro che ne fanno parte, cioè di noi, che spesso per la nostra insipienza e la nostra grettezza d'animo veliamo di bruttezza il volto incantevole della Sposa di Cristo. Ma la domanda evangelica potrebbe essere precisata e limitata così: il Signore, quando verrà, troverà ancora la fede, la vita cristiana, la comunità ecclesiale qui, nella nostra regione, nella nostra città, nel nostro quartiere, in mezzo al nostro popolo? In questo caso di assicurazioni tranquillizzanti non ne abbiamo più: tutto dipende dalla nostra capacità di mantenere vitale la nostra concreta famiglia di credenti, con lo slancio missionario della nostra fede e l'incisività coraggiosa della nostra testimonianza, con l'intensità e l'autenticità delle nostre celebrazioni, con la determinazione di vivere veramente e fattivamente da fratelli anche al di fuori dei nostri raduni liturgici, in tutti i campi della vita associata.LA NECESSITÀ DI PREGARE SEMPRE Come elemento essenziale per la sopravvivenza dentro di noi e fuori di noi della fede e della vita battesimale, la pagina odierna di Luca ci presenta la preghiera, e così ci invita ad approfondire appunto questo tema nella nostra riflessione settimanale. Bisogna pregare sempre e non stancarsi mai, ci ha detto Gesù. E qui già ci sentiamo toccati sul vivo, noi che fatichiamo a dare a Dio l'attenzione di pochi minuti al giorno, al mattino e alla sera; noi che talvolta crediamo di fare un grande favore al Signore se partecipiamo alla messa domenicale; noi che non sappiamo sorreggere con la preghiera i momenti importanti o difficili dell'esistenza: le gioie, le pene, le ansietà, le stanchezze, le speranze, che accompagnano il nostro cammino sulla terra. Pregare sempre. Perché? Perché sempre dipendiamo da colui che ci ha creati; perché sempre dobbiamo guardare al Padre nostro del cielo che alla conclusione dei nostri giorni ci aspetta a casa, se vogliamo che il nostro pellegrinaggio terreno abbia un senso; perché l'uomo non è mai così grande e così davvero uomo, come quando entra in dialogo con colui che misteriosamente, per amore, l'ha chiamato alla vita: un dialogo semplice, schietto, confidente, affettuoso; un dialogo nel quale possiamo chiedere tutto, noi che abbiamo bisogno di tutto, lasciando ogni ultima decisione alla sapienza di Dio; un dialogo pieno di verità, che immancabilmente ci farà apparire senza consistenza e senza valore molte delle parole umane che quotidianamente siamo costretti ad ascoltare. Dobbiamo pregare sempre perché siamo sempre un po' colpevoli e abbiamo sempre bisogno di farci perdonare qualcosa. Perciò il Signore ci ha invitato a chiedere, con il pane, anche la nostra razione quotidiana di perdono. La nostra invocazione più adatta non può dunque essere quella della vedova della parabola: Fammi giustizia, ma quella del pubblicano, che la liturgia così spesso ci suggerisce: Abbi pietà di me.PREGARE IN GESÙ CRISTO Però dobbiamo pregare da cristiani. Che cosa significa "da cristiani"? Significa come discepoli del Signore Gesù, il quale spesso si ritirava in solitudine sulle cime dei monti per parlare col Padre: tutta la sua vita è stata una continua orazione, un atto ininterrotto di adorazione e di amore. Significa appoggiarsi a Cristo, il quale in cielo è sempre vivo per intercedere a nostro favore (cf. Eb 7,25). La prima lettura ci ha descritto la scena di Mosè che, sul monte, con le sue braccia alzate nella supplica diventava garanzia di vittoria per il suo popolo. Ma il vero Mosè è il Signore Gesù: proprio perché sappiamo che è alla destra del Padre sempre intento a implorare per noi, siamo certi che la vittoria vera, di là da ogni deludente apparenza, è sempre nostra. La vittoria della Chiesa trova la sua ragione, più che nella nostra attività, nelle braccia alzate in preghiera del suo Signore. Pregare da cristiani vuol dire riconoscere che, come Cristo ha toccato il vertice della sua orazione nel sacrificio offerto sulla croce, così anche per noi il momento culminante e irrinunciabile della preghiera è la partecipazione al sacrificio di Cristo che si ripresenta e si rinnova nella messa. «Il cristiano dunque sa che la sua preghiera è Gesù; ogni sua preghiera parte da Gesù; è lui che prega in noi, con noi, per noi. Tutti coloro che credono in Dio pregano; ma il cristiano prega in Gesù Cristo: Cristo è la nostra preghiera!» (Giovanni Paolo II).CHIEDERE CON INSISTENZA, SENZA PAURA Ma il Signore oggi ci ha anche raccontato una parabola per esortarci a non temere di insistere con le nostre domande rivolte al cielo. È una parabola pittoresca, nella quale noi siamo paragonati a una vedova molesta e seccatrice, ma Dio addirittura è raffigurato in un giudice disonesto. Gesù vuol dirci che Dio desidera essere disturbato da noi: non dobbiamo avere paura di importunarlo. Vuol dirci anche che Dio sempre ci ascolta, qualunque cosa gli chiediamo, anche se poi ci esaudisce non tanto secondo la letteralità delle nostre richieste, quanto secondo la conoscenza che egli ha del nostro vero bene.
Preghiera per la Chiesa. Memoria del patriarca Abramo. Meditazione di mons. Ambrogio Spreafico sul libro della Genesi (Gen 12,1-4)
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Marco Gnavi sul secondo libro dei Re (2 Re 23,1-4)
Giulio Busi"Il cantico dell'umiltà"Vita di San FrancescoMondadori Editorewww.mondadori.itIlletterato, sprovveduto, sognatore, Francesco d'Assisi è il «santo» per eccellenza. Ma è anche, nell'opinione comune, un personaggio fuori dalla storia, relegato nella sfera del misticismo e dell'utopia. Come mai, allora, la Chiesa decide di innalzarlo agli altari a soli due anni dalla morte, dopo un processo di canonizzazione tra i più brevi nella vicenda millenaria del cristianesimo? Francesco ribelle e antisistema o docile strumento nelle mani del potere ecclesiastico? Giulio Busi passa al vaglio le cronache dell'epoca, s'immerge nel mare sconfinato dell'agiografia, e poi dipinge un Francesco inedito, vigoroso, a tratti mite, più spesso provocatorio e intransigente. Quando è costretto, infatti, sa obbedire e accettare l'autorità. Ma è una scelta che gli costa, e da cui, ogni volta, riparte per inseguire la verità. Mentre attorno a lui la società scopre, e soffre, l'economia del mercato e del profitto, Francesco accoglie i lebbrosi, si unisce ai mendicanti, rivendica per sé un posto tra gli ultimi. Nei primi tempi, i benpensanti lo dileggiano, lo considerano un folle. Intanto, però, il suo carisma attrae sempre più seguaci. Nella primavera del 1212 Chiara d'Assisi, nobile per nascita, lascia i propri beni e la sontuosa casa paterna per seguire l'esempio di Francesco. È l'inizio di una consonanza spirituale che durerà tutta la vita. Ai «fratelli» che hanno cominciato a raccogliersi attorno al Poverello si aggiungono le «sorelle minori», ispirate da Chiara. Nel giro di pochi anni, il successo del movimento è travolgente. E i dubbi del fondatore diventano sempre più angosciosi. La Chiesa ha bisogno di un Ordine francescano forte, efficiente, solido. Ma lui riuscirà a difendere povertà e umiltà, a mantenere la semplicità delle origini? Al termine della sua esistenza, così breve e intensa, Francesco è malato, e deluso. Sembra sconfitto, ma nel momento più buio detta il Cantico di Frate Sole, splendido, gioioso inizio della letteratura italiana. Ringraziamento è l'esordio, inno la conclusione. Francesco lo sa, lo ha sempre saputo. La sorgente è una sola, un unico fine ha il creato. E ora il suo Cantico è libero di percorrere il vasto mondo. Che con lui se ne vada il dolore, assieme a lui si diffonda la lode.Giulio Busi (Bologna, 1960) è professore ordinario alla Freie Universität di Berlino e presidente della Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio. Ha scritto di mistica ebraica, di storia rinascimentale, della filosofia di Giovanni Pico della Mirandola. Collaboratore di lungo corso delle pagine culturali del «Sole – 24 Ore», ha uno stile letterario inconfondibile, incalzante e, al tempo stesso, documentatissimo. Per Mondadori ha pubblicato: Lorenzo de' Medici (2016), Michelangelo (2017), Marco Polo (2018), Cristoforo Colombo (2020), Giulio II (2021) e Gesù, il ribelle (2023), Simboli del pensiero ebraico (2024) e Giovanni, il discepolo che Gesù amava (2024).Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di Mons. Ambrogio Spreafico sul Vangelo di Luca (Lc 13,1-5)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8285DON LEONARDO MARIA POMPEI, L'OBBEDIENZA CHE MANCA E L'ESEMPIO DEI SANTI di Daniele Trabucco La sospensione a divinis comminata a don Leonardo Maria Pompei non è riconducibile a un singolo atto materiale di disobbedienza, ossia la violazione del precetto penale del 2 settembre 2025, ma trova il suo fondamento canonico, teologico e filosofico in una pluralità di fattori convergenti. Il provvedimento, infatti, non può essere letto solo come reazione a un atto di insubordinazione circoscritto: è la conseguenza di una scelta più radicale, ossia la dichiarata non sottomissione alla gerarchia ecclesiastica e il rifiuto di celebrare secondo il rito promulgato dall'autorità della Chiesa, che equivale a un atto di rottura della comunione gerarchica e liturgica.Sul piano teologico, è bene ricordarlo, l'obbedienza gerarchica non è un mero vincolo disciplinare, dal momento che si radica nella costituzione divina della Chiesa, la quale, secondo Lumen gentium (n. 20-21 e, prima ancora, secondo la Mystici Corporis Christi del 1943 di Pio XII), è governata dai Vescovi in comunione con il Romano Pontefice e richiede dai presbiteri una sincera subordinazione e cooperazione. Rifiutare tale comunione significa porre in discussione l'unità visibile della Chiesa, che si manifesta appunto nella sottomissione al Magistero e alla disciplina ecclesiastica. La sospensione, pertanto, si presenta come misura volta a tutelare non solo l'ordine giuridico interno, quanto, soprattutto, la comunione ecclesiale.L'obiezione secondo cui non si dovrebbe obbedire alla gerarchia quando questa «deraglia» non regge né sul piano canonico, né su quello teologico e filosofico. È vero che l'obbedienza non è cieca, ma ordinata alla Verità; tuttavia, la Chiesa cattolica insegna che l'assistenza dello Spirito Santo preserva indefettibilmente il Magistero da errori nei dogmi e questo resta un fatto innegabile: nessun dogma di fede è stato mai messo in discussione, neppure oggi.La crisi attuale tocca orientamenti pastorali, documenti (si veda, a titolo esemplificativo, Fiducia supplicans) e indicazioni catechetiche, ma non ha scalfito il deposito della fede. In questi ambiti, che appartengono al magistero autentico ordinario e non al magistero solenne, il fedele e il sacerdote devono prestare l'«ossequio religioso dell'intelletto e della volontà» (Pio XII, Humani generis del 1950), cioè rispetto e adesione interiore proporzionata al grado dell'insegnamento, ma senza rinunciare ad interrogativi critici. Il can. 212, paragrafi 1-3, del vigente Codex iuris canonici del 1983, che riconosce ai fedeli il diritto di manifestare le proprie perplessità, impone che ciò avvenga sempre con rispetto e riverenza, mai con atteggiamenti di rottura.La posizione, pertanto, secondo cui si può obbedire solo quando si ritiene che l'autorità «stia nella verità» conduce inevitabilmente alla dissoluzione dell'unità ecclesiale e a un criterio soggettivo che trasforma la Chiesa in una somma di opinioni private (lo stesso mondo della tradizione, pur nella sua ricchezza, è attraversato da particolarismi e personalismi, quasi una sorta di affannosa rincorsa a chi è più «tradizionalista» degli altri ed ha il seguito maggiore).SUBORDINARE L'AUTORITÀ ALL'ARBITRIO INDIVIDUALEFilosoficamente, questo equivale a subordinare l'autorità all'arbitrio individuale, negando il principio che l'autorità è mediazione dell'ordine oggettivo voluto da Cristo. Teologicamente, significherebbe ridurre la promessa di Cristo sulla indefettibilità della sua Chiesa a una formula vuota. Eppure, è proprio Cristo che, come scrive l'apostolo Paolo, «factus oboediens usque ad mortem» (Fil 2,8). Canonisticamente, infine, rifiutare l'obbedienza al legittimo Ordinario per le ragioni sopra indicate rischia, sebbene il decreto di sospensione a divinis di Mons. Crociata non lo affermi formalmente, di perfezionare il grave delitto di scisma di cui al canone 751 sul quale, eventualmente, interverranno le autorità ecclesiastiche davanti alle quali don Pompei ha il diritto-dovere di difendersi.Detto in altri termini, l'obbedienza, pur sofferta e a volte «martiriale», non è un atto di debolezza, bensì di fede nel Cristo che non abbandona la sua Chiesa. Senza questo sguardo soprannaturale, l'istituzione ecclesiale apparirebbe solo come un corpo umano, fragile e fallibile; ma con esso, si coglie che dietro e dentro le vicende della storia, spesso contraddittorie e sofferte, rimane sempre presente il Signore che ha promesso: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).Neppure il ricorso al cosiddetto «criterio dell'eccezione» regge come fondamento per giustificare la posizione di don Pompei. L'idea di fondo, presa in prestito da categorie giuridico-politiche moderne, sarebbe che, in situazioni straordinarie di crisi, la coscienza del singolo o del gruppo possa sospendere l'obbedienza dovuta all'autorità legittima per salvaguardare la verità. Tuttavia, questo criterio, che può avere una sua funzione nello Stato, non è applicabile all'ordine ecclesiale. Dal punto di vista canonico, infatti, lo ius publicum ecclesiasticum non contempla uno «stato d'eccezione» che autorizzi a negare la sottomissione alla gerarchia.La Chiesa non si fonda sul consenso dei fedeli, né su dinamiche emergenziali, quanto sulla promessa indefettibile di Cristo, che ne garantisce la continuità. Pretendere di sospendere l'obbedienza in nome di un presunto «stato d'eccezione» (e chi lo proclamerebbe?) significa misconoscere che il Signore non abbandona la sua Chiesa e che il deposito della fede non è stato, né può essere intaccato, anche quando vi sono documenti pastorali controversi. Filosoficamente, inoltre, il criterio dell'eccezione implica un primato del soggettivo sull'oggettivo, della volontà individuale sul principio ordinante dell'autorità. Applicarlo alla Chiesa significherebbe dissolverne la natura soprannaturale e ridurla a società umana che si regge sull'eccezione e non sulla grazia. La Chiesa, però, non è un ordinamento umano che si salva «nonostante» la regola: è sacramento universale di salvezza, che permane nella sua verità proprio attraverso la fedeltà al principio gerarchico, anche nei tempi di confusione e smarrimento.SAN GIOVANNI BOSCO E SAN PIO DA PIETRELCINAGli esempi di san Giovanni Bosco (1815-1888) e di san Pio da Pietrelcina (1887-1968) mostrano con chiarezza come l'obbedienza, anche quando imposta in circostanze dolorose o umanamente incomprensibili, non sia mai vana, ma diventi via di santità e di fecondità ecclesiale. Don Bosco visse nel cuore del XIX secolo, un'epoca tutt'altro che compatta dal punto di vista ecclesiale: al tempo di Pio IX, pontefice dal 1846 al 1878, la Chiesa era attraversata da gravi tensioni interne ed esterne, dal conflitto con lo Stato unitario italiano alla questione romana, dalle controversie sul ruolo del Sillabo e del Concilio Vaticano I (mai concluso) alle divisioni tra intransigenti e conciliatoristi.Lo stesso nuovo slancio delle opere educative e caritative suscitava diffidenze e sospetti: al santo torinese vennero imposti controlli e limitazioni, gli si chiese di non intraprendere iniziative senza l'esplicita approvazione dei superiori e dovette affrontare accuse di imprudenza e di eccessiva autonomia. Egli avrebbe potuto interpretare tali misure come ingiuste o come un soffocamento del carisma ricevuto, eppure scelse l'obbedienza, confidando che la Provvidenza avrebbe comunque fatto fiorire l'opera. Il risultato fu che proprio attraverso quell'umiltà, i Salesiani divennero una delle realtà più vaste e feconde della Chiesa.Padre Pio da Pietrelcina, a sua volta, sperimentò un'epoca segnata da tensioni non meno profonde. Nel primo Novecento e nel pontificato di Pio XI e Pio XII la Chiesa fu attraversata da conflitti interni legati al modernismo, alla nuova teologia, alle reazioni disciplinari spesso dure, alle divisioni tra clero progressista e clero intransigente. Egli stesso fu vittima di provvedimenti severissimi: interdizione dalle celebrazioni pubbliche, proibizione di confessare, isolamento dal popolo, controlli medici umilianti e accuse infamanti. Anche qui sarebbe stato facile denunciare la gerarchia come ingiusta o corrotta; eppure, Padre Pio non dichiarò mai di non riconoscere l'autorità dei suoi superiori, ma obbedì in silenzio, vivendo quel tempo come un martirio nascosto. La sua fedeltà, nonostante la durezza delle misure, fu la chiave stessa della sua santità e rese più limpida la sua testimonianza davanti alla Chiesa e al mondo.Nei due casi, dunque, non si può liquidare l'obbedienza dei santi con la debole obiezione che «allora c'era Pio IX» o che allora non c'era modernismo e la crisi attuale». In realtà, tanto nel XIX quanto nel XX secolo, la Chiesa era attraversata da tensioni dottrinali, disciplinari e pastorali di grande portata: le controversie sul primato papale, le diffidenze verso nuovi apostolati, le fratture sul modernismo, le contrapposizioni tra correnti teologiche.Nonostante questo, don Bosco e Padre Pio scelsero di non rompere la comunione, di non erigersi a giudici della Chiesa, ma di vivere l'obbedienza come partecipazione al mistero di Cristo obbediente. Ignorare il loro esempio significa svuotare la santità di un tratto decisivo e illudersi che la disobbedienza sia soluzione alle crisi. Essi mostrano che la vera forza non sta nel contrapporsi alla gerarchia, quanto nel rimanere fedeli nella prova, credendo che Cristo non abbandona la sua Chiesa e che, anche attraverso i limiti umani d
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di Mons. Ambrogio Spreafico sul libro dei Numeri (Nm 11,21-30)
IL GIORNO DELLE PICCOLE COSE!Matteo 13:31-33Dio presta attenzione alle cose piccole.La Chiesa di Dio esplode quando le piccole cose si sommano alla Sua presenza.Umiltà, amore, empatia e i gesti che nessuno vede ti renderanno una persona visibile a Dio.1 Re 17:10-16L'ubbidienza é la “piccola cosa” che attira il miracolo.La donna ubbidì al comando del profeta in un tempo di carestia e vide con i suoi occhi la risposta di Dio.Dio vuole usare la tua “manciata di farina” per preparare il miracolo.Past Catherine31-08-2025
La protesta in Israele: il popolo chiede il rilascio degli ostaggi e la fine della guerra, ma il governo va avanti La Chiesa greco-ortodossa e quella latina di Gerusalemme annunciano che il clero e le suore presenti a gaza city non evacueranno dalla città e continueranno a fornire a assistenza alla popolazione Nel messaggio per la giornata mondiale della pace, Leone XIV "invita l'umanità a rifiutare la logica della violenza e della guerra Francia verso la crisi di governo: opposizioni pronte a sfiduciare il premier Bayrou. Il ministro dell'Economia: non siamo minacciati dal Fondo monetario internazionale né dalla Banca centrale europea
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di Marco Impagliazzo sul libro del profeta Michea 7,1-7
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di Don Moise Beavogui sul Libro dell'Apocalisse (Ap 12, 1-6)
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Fredny Ameris sulla Lettera di San Giacomo,1, 17-27
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Angelo Romano sul Vangelo di Matteo (Mt 16,13-23)
I titoli: “Le armi nucleari, offesa per la comunità umana”. Il messaggio di Leone XIV nell'80esimo anniversario del lancio della bomba atomica. La Chiesa sia faro di speranza per le nazioni. L'auspicio del Papa nel videomessaggio al Congresso cattolico panafricano in corso in Costa d'Avorio. Scontro governo israeliano ed esercito sull'occupazione totale di Gaza. L'Onu: “Un'operazione con conseguenze catastrofiche. Conduce: Paola Simonetti In regia: Patrizio Ciprari
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8245LA REPUBBLICA CECA VIETA PER LEGGE IL COMUNISMO di Bernardo Tombari Mai più comunismo. È ciò che ha deciso la Repubblica Ceca con la nuova legge che vieta la creazione o la propaganda di movimenti comunisti, al pari di quelli nazisti. Sono previsti fino a cinque anni di carcere per chi "crei, sostenga o promuova movimenti nazisti, comunisti o di altro tipo che mirino chiaramente a reprimere i diritti e le libertà umane o a incitare all'odio razziale, etnico, nazionale, religioso o di classe.Si tratta in realtà di una modifica legge preesistente, che non conteneva le parole "comunisti" o "nazisti", ma si dava per scontato che si riferisse a quest'ultimi. A promuovere il cambiamento è stato il presidente Petr Pavel, un comunista pentito (era iscritto al partito durante la dominazione sovietica) che già si era battuto per il risarcimento delle vittime e dei ricatti e della coercizione psicologica e fisica da parte della polizia sovietica. La severità della legge dipenderà dall'interpretazione dei giudici, che decideranno se si tratta di una vera guerra a simboli e idee comuniste o solo una condanna a movimenti eversivi.Secondo il deputato conservatore Martin Dlouhy "si tratta solo di una precisazione". Ciò che è certo è che la Repubblica Ceca fa i conti con il proprio passato, come hanno fatto molti altri Paesi dell'ex blocco sovietico: la vicina Slovacchia ha vietato i partiti comunisti, dichiarandoli organizzazioni criminali, e similmente hanno fatto Ucraina, Georgia, Estonia, Lettonia e Lituania. Forse non ci sarà mai la "Norimberga" del comunismo, ma è un segno che i Paesi che l'hanno vissuto vogliono conservare la memoria di decenni di soprusi, repressioni e stermini per far sì che non accada ancora.I cechi in particolare erano tra i più irrequieti e ribelli rispetto all'occupazione sovietica. Da Jan Palach e le proteste della primavera di Praga, represse con i carrarmati, alla rivoluzione di velluto dopo il crollo del muro, il comunismo non ha mai attecchito in Repubblica Ceca. Non è chiaro se continuerà ad esistere il Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSCM), che protestato contro la decisione, che secondo loro "mette a tacere gli oppositori del sistema limitando i diritti e le libertà costituzionali" poco prima delle elezioni (nel 2021 ha preso poco più del 3%).Il Partito Comunista Italiano ha prontamente espresso solidarietà ai "compagni del KSCM". I paesi del blocco occidentale d'altronde possono permettersi di prendere alla leggera il comunismo, non avendo mai vissuto la sua atrocità, e condannare solo l'autoritarismo di destra (che nella sua crudeltà non raggiunge comunque i 95 milioni di morti dei regimi comunisti). La Chiesa fu profetica nella sua condanna al comunismo sin dal diciannovesimo secolo, intuendone subito la pericolosità e, come diceva papa Leone XIII, il nichilismo di fondo della sua opposizione ai valori morali e agli istituti naturali. Non c'è da stupirsi che nell'Occidente nichilista sia ancora di moda.
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Angelo Romano sul Vangelo di Matteo (Mt 13,44-46)
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
La liturgia benedettina associa alla memoria di Marta quella di Maria e Lazzaro definiti ospiti del Signore. Il brano evangelico, tratto da San Luca è caratterizzato proprio dall'accoglienza del Signore. Le due sorelle, in due modi diversi accolgono lo stesso Gesù. L'una è preoccupata a pulire la casa e rendere accogliente l'ambiente che deve essere degno di ricevere Gesù. Maria invece è interessata ad accogliere la Parola stessa di Gesù in un atteggiamento raccolto da sua discepola. I due atteggiamenti non devono essere contrapposti, anzi possiamo unirli in un'unica esigenza per chi si accinge a partecipare alla Santa Messa. Per accogliere degnamente Gesù, nella forma Eucaristica dobbiamo prima purificare il nostro cuore. La Chiesa ci suggerisce come diventare degni di partecipare al banchetto eucaristico e richiede, quando necessario, la confessione sacramentale. In questo imitiamo Marta che pulisce la casa. E' anche importante il nostro atteggiamento che favorisca l'unione intima con Gesù. In questo, invece imitiamo Maria che si è scelta la parte migliore.
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di Marco Impagliazzo sul libro del profeta Isaia (Is 35,1-3)
Puntata del 19 Luglio 2025Ucraina e Palestina, la chiesa colpita a Gaza, la deludente UE, la disgregazione della famiglia, il calcio femminile
Attacchi israeliani colpiscono l'unica chiesa cattolica nella striscia di Gaza, "per errore" secondo Israele. L'inchiesta sulla corruzione nell'immobiliare a Milano scuote il comune, il sindaco Beppe Sala - tra gli indagati - non si dimetterà. Trump fa modificare la ricetta della Coca Cola negli Stati Uniti e lo annuncia sul profilo ufficiale della Presidenza. E la Germania litiga su un curioso sistema di distribuzione delle vacanze estive, nato come metodo contro l'overtourism anti litteram.
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di don Francesco Tedeschi sul Vangelo di Matteo (Mt 11,28-30)
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di Don Francesco Tedeschi sul Vangelo di Matteo (Mt 10,7-15)
Il Messaggio di Oggi: "IL RE ERODE COMINCIÒ A MALTRATTARE LA CHIESA" • Salmo 98: 1-9 • Giacomo 1: 2-4 • Atti 12: 1 • Matteo 2: 16 • Esodo 1: 16 • Genesi 4: 8 • Giovanni 16: 33 • Colossesi 2: 14-15 • Efesini 6: 12 • Atti 12: 5 • Matteo 26: 41 • Galati 5: 17 • Romani 8: 5 • Romani 8: 4 • Atti 12: 2 (3-6) • Deuteronomio 13: 15 • Matteo 10: 2 • Daniele 6: 10 • Daniele 1: 8 • Luca 18: 1 • 1 Tessalonicesi 5: 17 • Atti 12: 7 (8-17) • Atti 12: 21 (22-24) • Atti 6: 4 • Atti 6: 7 • Atti 19: 20 • Marco 16:20--Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio
Preghiera per la Chiesa. Meditazione di mons. Vincenzo Paglia sul Vangelo di Matteo 10,26-33
Il continente asiatico ha una popolazione vasta e diversificata, economie in rapida crescita e complesse dinamiche politiche e culturali. La Chiesa, da tempo, fin dal pontificato di Papa Giovanni Paolo II, per proseguire con Papa Benedetto XVI e Papa Francesco ha riconosciuto che il suo futuro dipende in gran parte da questo continente. Le fonti audio sono tratte da: Cardinal Luis Tagle's homily at the Clossing Mass of the 2024 National Eucharistic Congress, canale Youtube EWTN, 21 luglio 2024; Cardinal Malcolm Ranjith on Praedicate Evangelium, canale Youtube Edward Pontin, 4 maggio 2022; Sri Lanka: Pope John. Paul II, Ap Archive, 21 luglio 2015; Habemus Papam: When Cardinal Medina introduced the new Pope, canale YouTube Rome Reports, 19 aprile 2012; Papa Francesco annuncio messaggio ai cattolici cinesi, Vatican News, 26 settembre 2018; Morte Papa Francesco, il cordoglio della Cina, Quotidiano Nazionale, 22 aprile 2025 Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Cosa ha lasciato Papa Francesco nella Chiesa? Quali sono state le cifre del suo pontificato? Queste le domande a cui risponde Matteo Matzuzzi (Vaticanista de Il Foglio) in un'intervista realizzata con Francesco De Leo per RadioRadicale. Jorge Mario Bergoglio (Buenos Aires, 17 dicembre 1936 – Città del Vaticano, 21 aprile 2025), con il nome di Francesco è stato il 266° Papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma. Di cittadinanza argentina, è stato il primo papa proveniente dal continente americano. Apparteneva ai chierici regolari della Compagnia di Gesù ed è stato il primo pontefice proveniente da questo ordine religioso. A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina. https://storiainpodcast.focus.it - Canale Personaggi ------------ Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify https://open.spotify.com/show/293C5TZniMOgqHdBLSTaRc ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427. Siamo in tutte le edicole... ma anche qui: - Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/ - Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare) - YouTube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo - Twitter: https://twitter.com/focusstoria - Sito: https://www.focus.it/cultura Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Il Papa colpito da un ictus, aveva 88 anni. Trump ai funerali.
Francesca Basso racconta cosa ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen nella conferenza stampa per i primi 100 giorni del suo mandato (in cui il mondo è cambiato completamente). Andrea Nicastro parla della violenza con cui le armate di Damasco hanno attaccato la minoranza alawita un tempo fedelissima dell'ex dittatore Assad. Gian Guido Vecchi spiega come cambia il governo del Vaticano con la lunga degenza di Francesco.I link di corriere.it:Von der Leyen: «100 giorni dall'inizio del mio mandato e il mondo è cambiato. Serve azione forte, la guerra è ai nostri confini»Stragi, orrori e vendette: la Siria ora teme una nuova guerra civileCome cambierà il papato dopo il ricovero di Francesco: il timore di una degenza lunga
Per approfondire gli argomenti della puntata: La serie su Napoleone : https://www.youtube.com/watch?v=unrf-HbQowQ&list=PLpMrMjMIcOklYaikauNQrTxpwpd8wLtE0&index=1&ab_channel=LaBibliotecadiAlessandria Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Ivana Mulatero, Gabriele Reina"Simboli dalle Terre del Monviso"Museo Mallé, Dronero (Cuneo)www.museomalle.orgNel 2025 il Museo Mallé festeggia il trentennale della sua apertura con una serie di eventi ad ampio respiro in rappresentanza dei quali s'erge la prima e scenografica mostra «Simboli dalle Terre del Monviso » ad apertura del ricco programma di attività. Un'esposizione "leonardesca" per qualità, quantità e varietà delle opere esposte: le sale sono letteralmente rivestite di ritratti che paiono del XV secolo, cofani dipinti, grandi vedute del "Re di Pietra", enormi e raffinati stendardi eseguiti a olio su damasco, stemmi araldici rievocanti le glorie del Marchesato di Saluzzo e ancora decine di taccuini di viaggio ricoperti da volti, paesaggi, schizzi.La tematica che contraddistingue la mostra è il perduto mondo cavalleresco del saluzzese e del Vecchio Piemonte e le arti figurative in grado di esprimerlo; che permeavano con vibranti colori la vita e la cultura dell'epoca. Un mondo descritto da Victor Hugo con queste parole "La prima metà del Medioevo è scritta nel simbolismo delle chiese romaniche, la seconda negli stemmi araldici. Sono i geroglifici del feudalesimo dopo quelli della teocrazia". Un vero e proprio giacimento d'arte dai significati ben specifici e tuttora semisconosciuto proviene dai pennelli di una singolare figura di pittore e viaggiatore - Gabriele Reina - già allievo di un maestro futurista, instancabile cercatore di storie nelle vaste terre dell'Occitania, di qua e di là dal Monviso.La mostra «Simboli dalle Terre del Monviso» annovera paesaggi, ritratti e stemmi che quasi ricreano una perduta «camera delle meraviglie» e rievocano l'antico mondo dei Marchesi di Saluzzo: generosi mecenati delle arti, che ricoprirono il territorio di castelli, abbazie, santuari, oratori campestri. Ci sono anche gli stemmi, dipinti alla maniera antica, dei signori provenzali di Baux (cantati da Mistral e protettori dei trovatori), dei signori del Delfinato, della Savoia, dei Sabran, dei conti di Tolosa il cui emblema è oggi simbolo dell'Occitania, dei signori di Coucy, cui i Saluzzo erano strettamente imparentati e ai quali Alexandre Dumas s'ispirò per delineare la figura del moschettiere Athos. L'esposizione ne raccoglie i simboli più arcani e leggendari, attingendo ad una piccola parte dei dipinti eseguiti da Gabriele Reina e custoditi nella sua casa-museo, al cui interno si trovano oltre mille stemmi araldici (la più grande raccolta privata al mondo e già prenotata da istituzioni anglosassoni), altrettanti ritratti, paesaggi e ancora centinaia di maioliche e circa duecentocinquanta taccuini di viaggio contenenti oltre ventimila disegni.Ma il 2025 non è solo una data importante per il Museo Mallé, ricorre infatti il cinquecentenario della battaglia di Pavia (1525) ed è un anniversario perfetto per questa mostra incentrata sui simboli dell'antico Marchesato di Saluzzo. Poiché sui fatali campi pavesi combatté Michele Antonio di Saluzzo (1495-1528), valoroso generale di Francesco I di Francia, passato nella leggenda per il suo celeberrimo “Testamento del Capitano”, divenuto uno delle più famosi e toccanti testi delle canzoni dei nostri Alpini durante la Grande Guerra.Allievo del maestro futurista Sibò (Pier Luigi Bossi, 1907-2000), il percorso artistico di Gabriele Reina è sempre stato affiancato a quello professionale: due vecchie lauree (prima in lingue, poi storia dell'arte a Milano), un dottorato di ricerca elvetico in storia dell'arte (Losanna), una carriera nella storica FMR/Franco Maria Ricci come ricercatore, scrittore e infine caporedattore, quindi la carica di conservatore di una delle più grandi collezioni artistiche private europee. E' un pittore specialista in tutte le tecniche, dai grandi ritratti a olio a figura intera, alla pittura di paesaggio, ai piatti maiolicati da parata e all'acquarello. Public Program Sabato 1° febbraio – ore 17.00Giuseppe Bottero presenta il volume ”La Chiesa di San Costanzo al monte e l'Abbazia millenaria”, Fusta editore, 2024 Domenica 23 febbraio – ore 17.00Marco Piccat presenta il volume “Il duca e il bastardo. L'invenzione di un'intesa e gli affreschi al Castello della Manta”, Centro Studi Piemontesi, 2023 Domenica 2 marzo – ore 17.00Manuela Vico presenta una “Introduzione alla lettura degli stemmi araldici francesi”, Alliance Française di CuneoL'inaugurazione della mostra dal titolo “Simboli dalle Terre del Monviso. Dipinti Stemmi Stendardi”, curata da Ivana Mulatero, direttrice del Museo Mallé, è prevista sabato 25 gennaio 2025 alle ore 17:00 e resterà aperta fino a domenica 2 marzo 2025.L'ingresso alla mostra è libero e gratuito e rientra nel circuito Abbonamento Musei. La mostra è sostenuta dal Comune di DroneroOrari di visita: ogni sabato e domenica dalle ore 15:00 alle ore 19:00.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Il 12 novembre un gruppo di ong ha accusato il governo Israeliano di bloccare o ostacolare la consegna di aiuti nella Striscia e ha affermato che la situazione umanitaria ha raggiunto il punto più basso dall'inizio dell'operazione militare israeliana nell'ottobre del 2023.. Con Paola Caridi, giornalista, presidente di Lettera22L'arcivescovo di Canterbury Justin Welby, la più alta autorità spirituale della chiesa d'Inghilterra, si è dimesso il 12 novembre, ammettendo la sua responsabilità nella copertura di un grave caso di molestie. Con Giorgia Scaturro, giornalista, da LondraOggi parliamo anche di:Podcast • Gianni di Caroline Baglioni e Michelangelo BellamiCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
La chiesa contro la gnosi. La massoneria in azione: risorgimento
La chiesa contro la Gnosi: Pio IX e Leone XIII in difesa della storia d'Italia