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Sveja
#702 Affitti, consultori, la nuova Tramvia e altre storie di Roma

Sveja

Play Episode Listen Later Mar 5, 2025 23:18


La rassegna stampa di oggi, mercoledì 5 marzo 2025, è a cura di Miriam Aly.Servirebbero 95mila entro il 2035 per evitare il tracollo della crisi abitativa verso le fasce più deboli. Giubileo: parliamo di affitti brevi e delle case che sempre di più mancano, su RomaToday. Su Fanpage.it, la storia del consultorio in protesta alla Garbatella.Tanti i titoli sulle testate romane: alcuni approfondimenti, dall'occupazione al Liceo Virgilio al nuovo regolamento per i ristoranti. Sul Tempo di oggi, tra mobilità e green: non arrivano i nuovi bus, ma iniziano i lavori per la nuova Tramvia che attraverserà la Togliatti.Poi, nuovi licenziamenti dalla discarica di Malagrotta per mancanza di fondi.Foto di Luca Dammicco.Sveja è un progetto sostenuto da Periferiacapitale, il programma per Roma della Fondazione Charlemagne.Questo e tanto altro sul nostro sito: www.sveja.it

Sveja
I Tre Scalini | Indulto e amnistia in Italia

Sveja

Play Episode Listen Later Dec 15, 2024 14:22


Nello speciale di oggi Alessandro Capriccioli parte dalla drammatica situazione delle carceri, e dall'appello lanciato per chiedere un'amnistia che possa deflazionare il sistema, per riflettere sulla storia dei provvedimenti di clemenza nel nostro paese, dall'amnistia Togliatti del 1946 all'ultimo indulto del 2006, con i contributi di Luigi Manconi e Stefano Anastasia.Sveja è un progetto indipendente sostenuto da Periferiacapitale, il programma per Roma della fondazione Charlemagne.

Roma capita
S3E2 - Il terzo rapporto alla città: promesse aperte, cantieri chiusi (forse)

Roma capita

Play Episode Listen Later Nov 29, 2024 23:28


Dopo un'ottobrata infinita, Roma si prepara finalmente al freddo e al Giubileo, tra luminarie natalizie e l'immancabile ritorno di Spelacchio. Il Sindaco Gualtieri celebra il suo terzo Rapporto alla città in perfetto stile "Oscar del Campidoglio": cantieri chiusi, promesse aperte e un pizzico di Amadeus.In questa puntata, vi raccontiamo l'evento più autocelebrativo della Capitale insieme ad alcuni amici e chiacchieriamo del restauro della Fontana di Trevi (con passerella della discordia inclusa), del nuovo tram sulla Togliatti e ovviamente del caos dei cantieri del Giubileo.Contributi audio nella puntata di Roberto Tomassi (Diario Romano), Emiliano Pretto (Agenzia Dire e Repubblica) e Carlo Tortorelli (Odissea Quotidiana). FONTI• Report, puntata “Ora et labora” del 24 novembre 2024 (Raiplay)• 3° Rapporto alla città del Sindaco di Roma Roberto Gualtieri (Pagina facebook di Gualtieri)• Video sullo Street Control e sul tram Togliatti (pagine social di Gualtieri)• Biascica “Apri tutto” dalla serie Boris (canale youtube di Simone Marzolino)

Ultim'ora
Gualtieri “La tramvia Togliatti potenzierà trasporto pubblico di Roma"

Ultim'ora

Play Episode Listen Later Oct 21, 2024 2:02


ROMA (ITALPRESS) - “È una grande giornata, perché parte un cantiere importantissimo” esordisce così il Sindaco Roberto Gualtieri a margine dell'inaugurazione del nuovo cantiere sulla Via Palmiro Togliatti dove si realizzerà “La prima tramvia a Roma dopo tantissimi anni" che finanziata con il Pnrr “collegherà tre municipi da Ponte Mammolo a Subaugusta. Sarà una linea modernissima che ridurrà traffico e inquinamento e potenzierà il trasporto pubblico di Roma. Il cantiere si concluderà nel 2026”.xl5/pc/gsl

Ultim'ora
Gualtieri “La tramvia Togliatti potenzierà trasporto pubblico di Roma"

Ultim'ora

Play Episode Listen Later Oct 21, 2024 2:02


ROMA (ITALPRESS) - “È una grande giornata, perché parte un cantiere importantissimo” esordisce così il Sindaco Roberto Gualtieri a margine dell'inaugurazione del nuovo cantiere sulla Via Palmiro Togliatti dove si realizzerà “La prima tramvia a Roma dopo tantissimi anni" che finanziata con il Pnrr “collegherà tre municipi da Ponte Mammolo a Subaugusta. Sarà una linea modernissima che ridurrà traffico e inquinamento e potenzierà il trasporto pubblico di Roma. Il cantiere si concluderà nel 2026”.xl5/pc/gsl

Chiedi alla Pini
Che ruolo hanno gli amanti in politica?

Chiedi alla Pini

Play Episode Listen Later Sep 9, 2024 10:46


Sin dalla nascita della Repubblica, e anche da prima, le amanti e gli amanti hanno avuto un ruolo, a volte secondario a volte centrale, ma la questione è come sempre come si esercita il proprio ruolo e non con chi si decide di avere una relazione.

Un libro tira l'altro
Da De Gasperi a Biden

Un libro tira l'altro

Play Episode Listen Later Aug 18, 2024


L’INTERVISTA“Il costruttore. Le cinque lezioni di De Gasperi ai politici d’oggi” (Mondadori, 204 p., € 19,00)RECENSIONI“Ombre. La verità sui casi De Gasperi e Togliatti”, di Enrico Mannucci (Neri Pozza, 318 pp., € 20,00)“L’ultimo dei politici, perché con Joe Biden finisce un’epoca” di Franklin Foer, trad. di Paolo Lucca (Longanesi 448 pp., € 24,00) “Le nostre verità” di Kamala Harris, trad. di Giovanni Agnoloni (La nave di Teseo, 378 pp. ill., € 20,00)“Elegia americana”, di James David Vance (Garzanti 255 pp., € 18,00)“Hard rain falling” di Don Carpenter (Edizioni clichy, 448 pp., € 22,00)“Vita tra i giganti” di Bill Roorbach, trad. di Nicola Mannuppelli (Mattioli 1885, 432 pp., € 21,00)IL CONFETTINO“Il bambino e il pesce” di Max Velthuijs (Edizioni EL, 40 pp. ill., € 14,50)

il posto delle parole
Riccardo Nencini "Muoio per te"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Jun 10, 2024 24:41


Riccardo Nencini"Muoio per te"Mondadori Editorewww.mondadori.itL'amore è come la guerra, trova sempre un modo per uccidere. Che sia l'amore sentimentale, o l'amore per un'idea capace di smuovere passioni così radicali da far precipitare in un abisso oppure al centro della vita.Il 10 giugno 2024 cadono i cento anni dal delitto Matteotti: celebriamo il coraggio di un uomo politico unico, il primo vero nemico di Mussolini, con un romanzo che lo vede protagonista insieme alla moglie Velia e ad altre celebri coppie della politica di quegli anni tormentati e cruciali.È Velia, l'amatissima moglie, a rendere invulnerabile l'intransigenza morale di Giacomo Matteotti quando gli scrive: “Non ti è più concessa nessuna viltà, dovesse costarti la vita”. Una vita d'inferno, un amore sconfinato. Una vedova bianca che non condivide con lui la passione politica e tuttavia resta al suo fianco.Un altro grande di quegli anni, Antonio Gramsci, soffre per la lontananza da Giulia Schucht, che aspetta un figlio da lui. Antonio è a Roma, Giulia a Mosca.Anna Kuliscioff e Filippo Turati si scambiano consigli, idee, suggestioni sul dramma scatenato dall'assassinio di Matteotti, a seguito del quale la storia si inerpica lungo crinali imprevisti. Finalmente le opposizioni al fascismo condividono un percorso comune, il regime vacilla, tra giugno e dicembre Mussolini rischia davvero di cadere. E si affida al telefono per confessare le sue paure a Margherita Sarfatti. È solo, il volto di un pallore che acceca, per la prima volta nella sua vita sbanda, sbatte la testa come un metronomo sulla poltrona nell'ombra al piano nobile di palazzo Chigi. Non sa che è intercettato.Le donne che furono accanto ai protagonisti della storia che ha cambiato l'Italia sono state cancellate, dimenticate, eppure condivisero coi loro uomini una stagione drammatica. Soffrirono, amarono, suggerirono soluzioni, crebbero i figli. Quattro uomini, quattro donne, e poi Amendola, De Gasperi, Nenni, Einaudi, Gobetti, Rosselli, Togliatti. L'Italia fascista dei nonni, l'Italia repubblicana dei padri. L'Italia che ha disegnato anche il nostro carattere. Uomini e donne in carne e ossa che scelsero di stare fuori dal coro ripudiando facili strade in pianura pur sapendo di mettere a rischio la vita.Riccardo Nencini è nato a Barberino di Mugello nel 1959. È autore di diversi saggi e romanzi tra cui Il giallo e il rosa (Giunti, 1998, premio Selezione Bancarella Sport), L'imperfetto assoluto (Mauro Pagliai Editore, 2009, finalista al premio Acqui Storia), Il fuoco dentro. Oriana e Firenze (Mauro Pagliai Editore, 2016), Dopo l'apocalisse. Ipotesi per una rinascita (con Franco Cardini, La Vela, 2020). Il romanzo Solo è uscito con Mondadori nel 2021. È il presidente del Gabinetto Vieusseux.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

BASTA BUGIE - Comunismo
E' morto il segretario di Palmiro Togliatti

BASTA BUGIE - Comunismo

Play Episode Listen Later Apr 17, 2024 5:24


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=705E' MORTO IL SEGRETARIO DI PALMIRO TOGLIATTI di Massimo CapraraEsiste solo qualche parola, o forse nessuna, come la parola ideologia che abbia dominato, anzi oppresso, il nostro tempo: il secolo appena passato "delle idee assassine". Di esse non vi parlo come uno storico di professione, perché tale non sono. Vi parlo della concretezza, del mio vissuto, vi reco una testimonianza che alimenta e nutre una riflessione critica. Non è quindi la Storia, ma la mia storia: la storia di un ideale che degenera in ideologia, di come un ideale si trasforma, si corrompe, si separa dall'esperienza e diviene un sistema dogmatico, una corazza di false verità totalizzanti e assolute.IDEOLOGIA, NON SUCCEDE MAI NIENTE DI IMPREVISTOIn questo senso, ideologia è contrario della realtà, contrario del Vero, suo pregiudizio, sua contrapposizione, suo non pensare. Nell'ideologia ogni passaggio è scontato. Essa è incurante dell'evidenza, è tempo senza tempo, incapacità di cercare il Vero, di riconoscerlo, di volerlo, di amarlo, ma capace solo di esecrarlo e negarlo. In uno dei maggiori suoi teorici, l'ideologia è «potere di una classe organizzata per opprimerne un'altra». Così Karl Marx nei Manoscritti economici - filosofici del 1844 e nell'Ideologia tedesca del 1846, descrive l'intrinseca violenza, prevedibile e prevista, che è la sostanza dell'ideologia. [...]Se parlo con durezza, con ostinazione e contrarietà, se parlo così di Ideologia non è certo per metafisica accademica. Parlo della mia vita. Ho vissuto per oltre 25 anni all'interno di una Ideologia, in una delle sue versioni più drammatiche, attivistiche, dottrinarie. Dal 1948 al 1968 ho fatto parte del Partito comunista italiano, del suo massimo pensatoio e dirigenza ossia della Nomenklatura comunista, nella sua confessione togliattiana. Sono stato membro del suo Comitato centrale, Sindaco di Portici, Deputato alla Camera per vent'anni. In quella ideologia ho militato con convinzione, allora con calore e ardore. Ho visto da vicino, ogni giorno, il volto e la maschera di una cultura e di una Ideologia autoritaria e costrittiva, che non può essere obliterata e che lascia un segno di memoria e di trauma. Ho vissuto il male dell'Ideologia sino in fondo. Ma proprio dal fondo dell'errore, ho ricevuto una spinta, un recupero, un desiderio del bene e della Verità, ho sentito, se così posso dire, il profumo della Bellezza.Di questo passato, io non mi assolvo. Ne vedo gli errori, le responsabilità personali e collettive, ne porto il peso materiale e morale. Non mi assolvo, ma neppure mi fustigo sterilmente. Di tutti i diritti di cui disponiamo, io non posso avere il diritto di tacere. Scrivo libri, ragiono, discuto, mi confronto per capire e giudicare, per suggerire i temi di un dialogo liberatorio, necessario e durevole.UN PASSATO FALLITO. E CHE MINACCIA IL PRESENTEPerché l'ideologia, in particolare e soprattutto quella comunista, è contraria alla Verità? Lo è per l'egualitarismo che contraddice e sopprime la libertà personale. Lo è per il totalitarismo che concentra in pochi il destino di molti. Ne vincola l'intera vita sociale, stermina il dissenso e lo reprime come inammissibile e imperdonabile. Lo è in quanto derivazione perversa e contraddittoria dal settecentesco Secolo dei Lumi. L'ideologia comunista comincia con il finto amore per l'Uomo, ma esso, nell'intelletto e nella pratica, finisce con l'orrore della vita. Io ho vissuto nel Partito impraticabili, estranianti ideali, io ho vissuto l'ideologia dell'avversione all'uomo. Mi sforzo di indurre gli altri a fare i conti con un passato che è praticamente fallito, ma non è morto. Mi batto perché esso non venga rimosso senza essere stato affrontato criticamente e senza una contestazione civile, ma implacabile. Parlo perché altri non cadano nell'errore mio e di una intera generazione. La mia rottura con l'Ideologia è stata difficile, forse lenta, sicuramente sofferta. Lottare contro l'ideologia è lottare contro la solitudine, la violenza, l'inganno. Significa prepararsi a cogliere il vero Ideale della Bellezza: la presenza irresistibile di Dio.

il posto delle parole
Gianni Oliva "45 milioni di antifascisti"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Mar 10, 2024 32:39


Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.Gianni Oliva"45 milioni di antifascisti"Il voltafaccia di una nazione che non ha fatto i conti con il ventennioMondadori Editorewww.mondadori.it«In Italia sino al 25 luglio c'erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo, 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l'Italia abbia 90 milioni di abitanti»: la frase attribuita a Winston Churchill fotografa con la forza del sarcasmo la condizione di un paese che nel 1940 è entrato in guerra inneggiando all'aggressività fascista e tre anni dopo se ne è prontamente dimenticato.Dopo la Conferenza di Pace di Parigi del 1946, tutte le responsabilità della disfatta vengono infatti attribuite esclusivamente a Mussolini, ai gerarchi e a Vittorio Emanuele III. Una volta eliminati i primi a Dongo e in piazzale Loreto ed esautorata la monarchia con il referendum del 2 giugno, l'Italia può riacquistare la sua presunta integrità politica e morale usando la Resistenza, opera di una minoranza, come alibi per assolversi dalle responsabilità del Ventennio.Quando i perdenti salgono sul carro dei vincitori la memoria storica viene spazzata via e ha inizio una nuova stagione. Per eliminare una classe dirigente bisogna però averne un'altra a disposizione: come defascistizzare tutto e tutti se in quegli anni pressoché tutto e tutti erano stati fascisti?La rottura con il passato si rivela così un brusco e disarmante riciclo senza pudore di uomini, di strutture e di apparati: come nel caso eclatante di Gaetano Azzariti che, da presidente del Tribunale della Razza, massimo organismo dell'aberrazione razziale, diventa vent'anni dopo presidente della Corte costituzionale, massimo organismo di garanzia della democrazia, senza che nessuno gli abbia chiesto di ritrattare, né il monarchico Badoglio, né il comunista Togliatti, né il democristiano Gronchi.Gianni Oliva ci costringe, ancora una volta, a guardare alla storia con onestà, facendo luce su quanto i «conti non fatti sul passato» pesino ancora sul presente.Gianni Oliva, docente di Storia delle istituzioni militari, ha dedicato molti studi al periodo 1940-45. Da Mondadori ha pubblicato, tra gli altri, I vinti e i liberati, Foibe, «Si ammazza troppo poco», Soldati e ufficiali, Il tesoro dei vinti, Gli ultimi giorni della Monarchia, La guerra fascista, La bella morte, Il purgatorio dei vinti. È presidente del conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.it

Il Corsivo di Daniele Biacchessi
Sui gruppi fascisti, la politica è divisa tra richieste di scioglimento, rigore e imbarazzo | 11/01/2024 | Il Corsivo

Il Corsivo di Daniele Biacchessi

Play Episode Listen Later Jan 11, 2024 2:29


Le recenti manifestazioni pubbliche di gruppi che si ispirano direttamente al ventennio fascista dividono la politica tra richieste di scioglimento di Forza Nuova e Casapound, misure di rigore e imbarazzanti silenzi. Prima i saluti romani alla commemorazione dell'assassinio di tre missini in via Acca Larentia il 7 gennaio 1978. Poi ancora i saluti romani alla manifestazione in memoria di Alberto Giaquinto, ucciso il 10 gennaio 1979. Infine la gazzarra avvenuta prima del derby Lazio-Roma, quando un gruppo di tifosi biancocelesti a Ponte Milvio ha anche intonato un canto ungherese degli anni '50 contro la dittatura sovietica. La segretaria del Pd Elly Schlein alla Camera chiede al ministro Matteo Piantedosi di punire chi esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo.  Anpi presenta una denuncia nei confronti dei partecipanti all'adunata di Acca Larentia e la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche italiane, Noemi Di Segni, parla di nostalgia pericolosa. Risponde il responsabile del Viminale: eravate al Governo, perchè non lo avete mai fatto? In Fratelli d'Italia l'imbarazzo è evidente e si misura nel silenzio della premier Giorgia Meloni impegnata ad aprire la presidenza del G7, nei distinguo di Tommaso Foti e di Giovanni Donzelli, nella richiesta del presidente del Senato Ignazio La Russa che i saluti romani non vengano sanzionati, ma anche dalla condanna del ministro Guido Crosetto. Ma il fascisismo in Italia non è tornato, semplicemente non se n'è mai andato. Dalla mancata epurazione del dopoguerra all'amnistia di Togliatti, allo sdoganamento degli eredi del Msi da parte di Silvio Berlusconi, fino a oggi. Più che lo scioglimento dei gruppi, servirebbe l'applicazione dei principi scritti nella nostra Costituzione che si ispira direttamente ai valori dell'antifascismo. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it

Il Corsivo di Daniele Biacchessi
Sui gruppi fascisti, la politica è divisa tra richieste di scioglimento, rigore e imbarazzo | 11/01/2024 | Il Corsivo

Il Corsivo di Daniele Biacchessi

Play Episode Listen Later Jan 11, 2024 2:29


Le recenti manifestazioni pubbliche di gruppi che si ispirano direttamente al ventennio fascista dividono la politica tra richieste di scioglimento di Forza Nuova e Casapound, misure di rigore e imbarazzanti silenzi. Prima i saluti romani alla commemorazione dell'assassinio di tre missini in via Acca Larentia il 7 gennaio 1978. Poi ancora i saluti romani alla manifestazione in memoria di Alberto Giaquinto, ucciso il 10 gennaio 1979. Infine la gazzarra avvenuta prima del derby Lazio-Roma, quando un gruppo di tifosi biancocelesti a Ponte Milvio ha anche intonato un canto ungherese degli anni '50 contro la dittatura sovietica. La segretaria del Pd Elly Schlein alla Camera chiede al ministro Matteo Piantedosi di punire chi esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo.  Anpi presenta una denuncia nei confronti dei partecipanti all'adunata di Acca Larentia e la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche italiane, Noemi Di Segni, parla di nostalgia pericolosa. Risponde il responsabile del Viminale: eravate al Governo, perchè non lo avete mai fatto? In Fratelli d'Italia l'imbarazzo è evidente e si misura nel silenzio della premier Giorgia Meloni impegnata ad aprire la presidenza del G7, nei distinguo di Tommaso Foti e di Giovanni Donzelli, nella richiesta del presidente del Senato Ignazio La Russa che i saluti romani non vengano sanzionati, ma anche dalla condanna del ministro Guido Crosetto. Ma il fascisismo in Italia non è tornato, semplicemente non se n'è mai andato. Dalla mancata epurazione del dopoguerra all'amnistia di Togliatti, allo sdoganamento degli eredi del Msi da parte di Silvio Berlusconi, fino a oggi. Più che lo scioglimento dei gruppi, servirebbe l'applicazione dei principi scritti nella nostra Costituzione che si ispira direttamente ai valori dell'antifascismo. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it

Sveja
#436 Il racconto esotico di Termini lo fa Cicalone, intimidazioni a Don Coluccia, il Museo di via Tasso in bilico e altre storie di Roma

Sveja

Play Episode Listen Later Jan 5, 2024 24:37


Venerdì 5 gennaio 2023 i giornali sono letti da Cecilia Ferrara giornalista free lanceI titoli dei giornali oggi riguardano ancora la situazione di Termini dopo l'aggressione ad una lavoratrice di 51 anni, che per 400 euro si alza tutti i giorni alle 3 di notte per andare a lavorare all'Eur. Ma quello che fa sensazione non è il lavoro sfruttato ma il racconto esotico della stazione di Roma e, su Repubblica, si affida il commento sociologico a Simone Cicalone. Nessuno che intervisti chi Termini la frequenta e l'ascolta come Mama Termini, Sant'Egidio, Casa Famiglia Ludovico Pavoni e molti altri. Per la cronaca si parla anche della presunta intimidazione nei confronti di Don Coluccia il cosiddetto prete anti pusher di San Basilio, che a Tor Bella Monaca aveva un incontro con gli scout. Il Museo della Resistenza di via Tasso è da settembre con il CdA scaduto, il presidente uscente Antonio Parisiella resiste e continua ad aprire al pubblico. L' emergenza Covid affolla i pronto soccorso e i medici suggeriscono di indossare la mascherina.Sulla mobilità tre notizie: lo sciopero dei tassisti contro le nuove regole dell'amminstrazione, aggiudicato l'appalto per la nuova tranvia sulla Togliatti e i cicloattivisti si mettono a ridisegnare le piste ciclabili ormai scolorite. Foto di Miriam Ali Sveja, è un progetto di comunicazione indipendente con il sostegno di Periferiacapitale, il programma per Roma della fondazione Charlemagne

New Books in History
Paolo Caroli, "Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism" (Routledge, 2022)

New Books in History

Play Episode Listen Later Dec 11, 2023 97:01


Paolo Caroli's book Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism (Routledge, 2022) presents a comprehensive analysis of the Italian experience of transitional justice examining how the crimes of Fascism and World War II have been dealt with from a comparative perspective. Applying an interdisciplinary and comparative methodology, the book offers a detailed reconstruction of the prosecution of the crimes of Fascism and the Italian Social Republic as well as crimes committed by Nazi soldiers against Italian civilians and those of the Italian army against foreign populations. It also explores the legal qualification and prosecution of the actions of the Resistance. Particular focus is given to the Togliatti amnesty, the major turning point, through comparisons to the wider European post-WWII transitional scenario and other relevant transitional amnesties, allowing consideration of the intense debate on the legitimacy of amnesties under international law. The book evaluates the Italian experience and provides an ideal framework to assess the complexity of the interdependencies between time, historical memory and the use of criminal law. In a historical moment marked by the resurgence of racism, neo-Fascism, falsifications of the past, as well as the desire to amend the faults of the past, the Italian unfinished experience of dealing with the Fascist era can help move the discussion forward. The book will be an essential reading for students, researchers and academics in International Criminal Law, Transitional Justice, History, Memory Studies and Political Science. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices Support our show by becoming a premium member! https://newbooksnetwork.supportingcast.fm/history

New Books in German Studies
Paolo Caroli, "Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism" (Routledge, 2022)

New Books in German Studies

Play Episode Listen Later Dec 11, 2023 97:01


Paolo Caroli's book Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism (Routledge, 2022) presents a comprehensive analysis of the Italian experience of transitional justice examining how the crimes of Fascism and World War II have been dealt with from a comparative perspective. Applying an interdisciplinary and comparative methodology, the book offers a detailed reconstruction of the prosecution of the crimes of Fascism and the Italian Social Republic as well as crimes committed by Nazi soldiers against Italian civilians and those of the Italian army against foreign populations. It also explores the legal qualification and prosecution of the actions of the Resistance. Particular focus is given to the Togliatti amnesty, the major turning point, through comparisons to the wider European post-WWII transitional scenario and other relevant transitional amnesties, allowing consideration of the intense debate on the legitimacy of amnesties under international law. The book evaluates the Italian experience and provides an ideal framework to assess the complexity of the interdependencies between time, historical memory and the use of criminal law. In a historical moment marked by the resurgence of racism, neo-Fascism, falsifications of the past, as well as the desire to amend the faults of the past, the Italian unfinished experience of dealing with the Fascist era can help move the discussion forward. The book will be an essential reading for students, researchers and academics in International Criminal Law, Transitional Justice, History, Memory Studies and Political Science. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices Support our show by becoming a premium member! https://newbooksnetwork.supportingcast.fm/german-studies

New Books in Genocide Studies
Paolo Caroli, "Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism" (Routledge, 2022)

New Books in Genocide Studies

Play Episode Listen Later Dec 11, 2023 97:01


Paolo Caroli's book Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism (Routledge, 2022) presents a comprehensive analysis of the Italian experience of transitional justice examining how the crimes of Fascism and World War II have been dealt with from a comparative perspective. Applying an interdisciplinary and comparative methodology, the book offers a detailed reconstruction of the prosecution of the crimes of Fascism and the Italian Social Republic as well as crimes committed by Nazi soldiers against Italian civilians and those of the Italian army against foreign populations. It also explores the legal qualification and prosecution of the actions of the Resistance. Particular focus is given to the Togliatti amnesty, the major turning point, through comparisons to the wider European post-WWII transitional scenario and other relevant transitional amnesties, allowing consideration of the intense debate on the legitimacy of amnesties under international law. The book evaluates the Italian experience and provides an ideal framework to assess the complexity of the interdependencies between time, historical memory and the use of criminal law. In a historical moment marked by the resurgence of racism, neo-Fascism, falsifications of the past, as well as the desire to amend the faults of the past, the Italian unfinished experience of dealing with the Fascist era can help move the discussion forward. The book will be an essential reading for students, researchers and academics in International Criminal Law, Transitional Justice, History, Memory Studies and Political Science. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices Support our show by becoming a premium member! https://newbooksnetwork.supportingcast.fm/genocide-studies

New Books in European Studies
Paolo Caroli, "Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism" (Routledge, 2022)

New Books in European Studies

Play Episode Listen Later Dec 11, 2023 97:01


Paolo Caroli's book Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism (Routledge, 2022) presents a comprehensive analysis of the Italian experience of transitional justice examining how the crimes of Fascism and World War II have been dealt with from a comparative perspective. Applying an interdisciplinary and comparative methodology, the book offers a detailed reconstruction of the prosecution of the crimes of Fascism and the Italian Social Republic as well as crimes committed by Nazi soldiers against Italian civilians and those of the Italian army against foreign populations. It also explores the legal qualification and prosecution of the actions of the Resistance. Particular focus is given to the Togliatti amnesty, the major turning point, through comparisons to the wider European post-WWII transitional scenario and other relevant transitional amnesties, allowing consideration of the intense debate on the legitimacy of amnesties under international law. The book evaluates the Italian experience and provides an ideal framework to assess the complexity of the interdependencies between time, historical memory and the use of criminal law. In a historical moment marked by the resurgence of racism, neo-Fascism, falsifications of the past, as well as the desire to amend the faults of the past, the Italian unfinished experience of dealing with the Fascist era can help move the discussion forward. The book will be an essential reading for students, researchers and academics in International Criminal Law, Transitional Justice, History, Memory Studies and Political Science. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices Support our show by becoming a premium member! https://newbooksnetwork.supportingcast.fm/european-studies

New Books in Italian Studies
Paolo Caroli, "Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism" (Routledge, 2022)

New Books in Italian Studies

Play Episode Listen Later Dec 11, 2023 97:01


Paolo Caroli's book Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism (Routledge, 2022) presents a comprehensive analysis of the Italian experience of transitional justice examining how the crimes of Fascism and World War II have been dealt with from a comparative perspective. Applying an interdisciplinary and comparative methodology, the book offers a detailed reconstruction of the prosecution of the crimes of Fascism and the Italian Social Republic as well as crimes committed by Nazi soldiers against Italian civilians and those of the Italian army against foreign populations. It also explores the legal qualification and prosecution of the actions of the Resistance. Particular focus is given to the Togliatti amnesty, the major turning point, through comparisons to the wider European post-WWII transitional scenario and other relevant transitional amnesties, allowing consideration of the intense debate on the legitimacy of amnesties under international law. The book evaluates the Italian experience and provides an ideal framework to assess the complexity of the interdependencies between time, historical memory and the use of criminal law. In a historical moment marked by the resurgence of racism, neo-Fascism, falsifications of the past, as well as the desire to amend the faults of the past, the Italian unfinished experience of dealing with the Fascist era can help move the discussion forward. The book will be an essential reading for students, researchers and academics in International Criminal Law, Transitional Justice, History, Memory Studies and Political Science. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices Support our show by becoming a premium member! https://newbooksnetwork.supportingcast.fm/italian-studies

New Books in Law
Paolo Caroli, "Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism" (Routledge, 2022)

New Books in Law

Play Episode Listen Later Dec 11, 2023 97:01


Paolo Caroli's book Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism (Routledge, 2022) presents a comprehensive analysis of the Italian experience of transitional justice examining how the crimes of Fascism and World War II have been dealt with from a comparative perspective. Applying an interdisciplinary and comparative methodology, the book offers a detailed reconstruction of the prosecution of the crimes of Fascism and the Italian Social Republic as well as crimes committed by Nazi soldiers against Italian civilians and those of the Italian army against foreign populations. It also explores the legal qualification and prosecution of the actions of the Resistance. Particular focus is given to the Togliatti amnesty, the major turning point, through comparisons to the wider European post-WWII transitional scenario and other relevant transitional amnesties, allowing consideration of the intense debate on the legitimacy of amnesties under international law. The book evaluates the Italian experience and provides an ideal framework to assess the complexity of the interdependencies between time, historical memory and the use of criminal law. In a historical moment marked by the resurgence of racism, neo-Fascism, falsifications of the past, as well as the desire to amend the faults of the past, the Italian unfinished experience of dealing with the Fascist era can help move the discussion forward. The book will be an essential reading for students, researchers and academics in International Criminal Law, Transitional Justice, History, Memory Studies and Political Science. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices Support our show by becoming a premium member! https://newbooksnetwork.supportingcast.fm/law

New Books in Human Rights
Paolo Caroli, "Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism" (Routledge, 2022)

New Books in Human Rights

Play Episode Listen Later Dec 11, 2023 97:01


Paolo Caroli's book Transitional Justice in Italy and the Crimes of Fascism and Nazism (Routledge, 2022) presents a comprehensive analysis of the Italian experience of transitional justice examining how the crimes of Fascism and World War II have been dealt with from a comparative perspective. Applying an interdisciplinary and comparative methodology, the book offers a detailed reconstruction of the prosecution of the crimes of Fascism and the Italian Social Republic as well as crimes committed by Nazi soldiers against Italian civilians and those of the Italian army against foreign populations. It also explores the legal qualification and prosecution of the actions of the Resistance. Particular focus is given to the Togliatti amnesty, the major turning point, through comparisons to the wider European post-WWII transitional scenario and other relevant transitional amnesties, allowing consideration of the intense debate on the legitimacy of amnesties under international law. The book evaluates the Italian experience and provides an ideal framework to assess the complexity of the interdependencies between time, historical memory and the use of criminal law. In a historical moment marked by the resurgence of racism, neo-Fascism, falsifications of the past, as well as the desire to amend the faults of the past, the Italian unfinished experience of dealing with the Fascist era can help move the discussion forward. The book will be an essential reading for students, researchers and academics in International Criminal Law, Transitional Justice, History, Memory Studies and Political Science. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices

Agostino  - storie di Salernitana
Ep. 13 - La svolta di Salerno

Agostino - storie di Salernitana

Play Episode Listen Later Nov 28, 2023 10:43


L'ardore, la grinta, lo spirito di squadra e di sacrificio. Le componenti psicologiche spesso prevalgono su quelle tattiche, e la Salernitana che ha sconfitto la Lazio ne è la prova.

L'ombelico di un mondo
L'aereo dei soldi

L'ombelico di un mondo

Play Episode Listen Later Oct 21, 2023 64:48


Pietro Secchia era senza dubbio il numero 2 del Partito Comunista Italiano. Il posto di potere se lo era guadagnato in oltre vent'anni di clandestinità, di lavoro nelle riunioni carbonare nelle cantine, nelle case di campagna, facendo politica braccato dalla polizia politica. Era una delle anime del partito: quella rivoluzionaria. Lui sognava la lotta armata e ha lavorato affinché la prospettiva di una rivoluzione vincente nelle piazze fosse la prospettiva di tutto il partito. BIBLIOGRAFIA Massimo Caprara, Quando le botteghe erano oscure Gianni Cervetti, L'oro di Mosca Cesare Catananti, La scomunica ai comunisti. Protagonisti e retroscena nelle carte desecretate del Sant'Offizio Miriam Mafai, L'uomo che sognava la lotta armata. La storia di Pietro Secchia Miriam Mafai, Botteghe oscure, addio: com'eravamo comunisti Giorgio Amendola, Lettere a Milano Giorgio Bocca, Palmiro Togliatti Paolo Spriano, Storia del Partito Comunista italiano. Vol. 1: Gli anni della clandestinità Il Quaderno dell'Attivista, a cura di Marcello Flores d'Arcais Giancarlo Pajetta, Le crisi che ho vissuto Pietro Secchia, La guerriglia in Italia Marco Albeltaro, Le rivoluzioni non cadono dal cielo. Pietro Secchia, una vita di parte Armando Cossutta con Gianni Montesano, Una storia comunista Giulio Seniga, Togliatti e Stalin. Contributo alla storia del Pci con il testo integrale nella stesura autografa di Pietro Secchia del documento che anticipa di tre anni la svolta del Rapporto Kruscev. I documenti pubblicati in questo libro sono gran parte di quelli trafugati durante la fuga di Seniga del luglio del 1954. Giulio Seniga, Credevo nel partito, A cura di Maria Antonietta Serci e Martino Seniga Carlo Feltrinelli, Senior service Giorgio Bocca, Togliatti Vindice Lecis, Il nemico Maurizio Caprara, Lavoro riservato. I cassetti segreti del PCI Franco Giannantoni e Ibio Paolucci, Giovanni Pesce «Visone» un comunista che ha fatto l'Italia Donald Sassoon, Togliatti e il partito di massa. Il PCI dal 1944 al 1964 Concetto Marchesi, Perché sono comunista Santo Peli, Storie di Gap. Terrorismo urbano e Resistenza Stefano Zurlo, Quattro colpi per Togliatti. Antonio Pallante e l'attentato che sconvolse l'Italia Arturo Colombi, Nelle mani del nemico Paolo Spriano, Storia del Partito Comunista Italiano. Vol. 3: I fronti popolari, Stalin, la guerra Paolo Spriano, Storia del Partito Comunista Italiano. Vol. 5: La resistenza, Togliatti e il partito nuovo Pietro Secchia, Il Partito Comunista Italiano E La Guerra Di Liberazione 1943-1945 Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita FILMOGRAFIA Senso è un film di Luchino Visconti uscito nel 1955, interpretato da Alida Valli e Farley Granger, ispirato da un racconto di Camillo Boito. Aiuto regista furono anche Francesco Rosi e Franco Zeffirelli. In questo film qualcuno ha voluto leggere maliziosamente la trasposizione dell'amore tra Pietro Secchia e Giulio Seniga. Il dottor Zivago è un film del 1965 diretto da David Lean, con Omar Sharif, Julie Christie e Geraldine Chaplin. Il film è tratto dal romanzo di Boris Pasternak, pubblicato per la prima volta dalla casa editrice Feltrinelli. Vinse cinque Golden Globe e cinque Oscar. Alcune scene furono girate all'Hotel Metropol di Mosca. Il Maestro e Margherita è un film realizzato in coproduzione italo-jugoslava del 1972. Interpretato da Ugo Tognazzi è stato diretto da Aleksandar Petrović. Fu ispirato dall'omonimo romanzo di Michail Bulgakov. Per scriverci opinioni o consigli, ricevere la bibliografia, commentare la puntata, avere l'elenco delle canzoni: ombelico@ilpost.it Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices

Working Class History
E79: Italian resistance, part 3

Working Class History

Play Episode Listen Later Sep 27, 2023 32:02


Part 3 of our four-part podcast series on the Italian resistance to fascism in conversation with anti-fascist partisans themselves.In this episode, we look at the question of 'the resistance betrayed': the Togliatti amnesty, what happened to fascists and anti-fascists immediately after the war, and how Italy's fascist movement was allowed to rebuild itself.Our podcast is brought to you by our patreon supporters. Our supporters fund our work, and in return get exclusive early access to podcast episodes, ad-free episodes, bonus episodes, free and discounted merchandise and other content. Join us or find out more at patreon.com/workingclasshistoryGet Italian resistance merchAcknowledgementsThanks to our patreon supporters for making this podcast possible. Special thanks to Jazz Hands, Jamison D. Saltsman and Fernando López Ojeda.Edited by Tyler HillEpisode graphic: public domain.Our theme tune is Bella Ciao, thanks for permission to use it from Dischi del Sole. You can purchase it here or stream it here.Show notes, along with sources, photos, further reading, and a transcript on the webpage for this episode: https://workingclasshistory.com/podcast/e77-80-italian-resistance/This show is part of the Spreaker Prime Network, if you are interested in advertising on this podcast, contact us at https://www.spreaker.com/show/5711490/advertisement

Chronique des Matières Premières
Accord sur les céréales ukrainiennes, reconduction improbable

Chronique des Matières Premières

Play Episode Listen Later Jun 29, 2023 1:32


L'initiative céréalière de la mer Noire qui a permis l'évacuation de 30 millions de tonnes de denrées alimentaires ukrainiennes en un an arrive à expiration le 17 juillet. Moscou menace de ne pas la prolonger. Une éventualité prise au sérieux par les Nations unies et la Turquie, qui ont parrainé cet accord passé entre la Russie et l'Ukraine. Les chances de reconduire l'accord pour une nouvelle période sont de plus en plus minces. D'abord, parce que les demandes de Moscou n'ont toujours pas été satisfaites.Il s'agit notamment de la réintroduction dans le système de paiement international Swift de Rosselkhozbank, la banque agricole. L'Union européenne ne veut pour le moment pas en entendre parler. Et puis, il y a le pipeline qui permet à l'ammoniac russe d'être exporté et passe par l'Ukraine pour rejoindre le port d'Odessa. Il est à l'arrêt depuis février 2022 et a été partiellement détruit par une explosion début juin. Pour Moscou, sa remise en route fait partie de l'accord, mais pas pour Kiev. Des ventes russes réorientéesL'autre raison qui laisse penser que le Kremlin pourrait ne pas reconduire l'accord, c'est qu'il n'y a plus vraiment intérêt, en tout cas, de moins en moins. Handicapés par la déconnexion du système Swift, les Russes ont décidé de réorienter leurs ventes vers quelques grands marchés. Leurs quatre principaux clients sont aujourd'hui la Chine, l'Inde, le Brésil et la Turquie. Leurs exportations d'engrais ont aussi résisté depuis le début du conflit. Seule la vente de l'ammoniac est finalement perturbée. Mais la Russie construit une nouvelle infrastructure pour acheminer sa production depuis l'usine de Togliatti jusqu'au port de Taman, situé, lui aussi, sur la mer Noire. Elle devrait être opérationnelle d'ici à la fin de l'année Moscou n'a donc pas d'intérêt majeur à maintenir le corridor ukrainien. Kiev anticipe déjà un échec des négociations et travaille sur des solutions alternatives pour exporter ses récoltes. Cela pourrait se faire grâce à l'augmentation du transit de céréales via le Danube et des ports secs installés aux frontières avec la Roumanie et la Pologne.

Le journal de 18h00
La Russie accuse l'Ukraine d'avoir fait exploser le pipeline d'ammoniac Togliatti-Odessa

Le journal de 18h00

Play Episode Listen Later Jun 7, 2023 19:54


durée : 00:19:54 - Journal de 18h - Vladimir Poutine qualifie d' "acte barbare de Kiev" la destruction du barrage de Kakhovka, dans le sud de l'Ukraine. La Russie rend aussi l'Ukraine responsable de l'explosion d'un pipeline reliant la ville russe de Togliatti au port d'Odessa.

Les journaux de France Culture
La Russie accuse l'Ukraine d'avoir fait exploser le pipeline d'ammoniac Togliatti-Odessa

Les journaux de France Culture

Play Episode Listen Later Jun 7, 2023 19:54


durée : 00:19:54 - Journal de 18h - Vladimir Poutine qualifie d' "acte barbare de Kiev" la destruction du barrage de Kakhovka, dans le sud de l'Ukraine. La Russie rend aussi l'Ukraine responsable de l'explosion d'un pipeline reliant la ville russe de Togliatti au port d'Odessa.

Ecovicentino.it - AudioNotizie
Nel foggiano uccide la figlia sedicenne e un uomo e ferisce la moglie

Ecovicentino.it - AudioNotizie

Play Episode Listen Later May 7, 2023 1:17


A Torremaggiore in provincia di Foggia durante la notte si è consumato un duplice omicidio e un tentato omicidio. Un uomo di 51 anni, Massimo De Santis, e una sedicenne sono stati uccisi a coltellate in una palazzina di via Togliatti.

Portréty
Vůdce italských komunistů Palmiro Togliatti byl „dva v jednom“

Portréty

Play Episode Listen Later Mar 23, 2023 24:00


Umírněný pragmatik a zároveň kovaný stalinista. Tak hodnotí historik Jan Adamec dlouholetého vůdce italských komunistů Palmira Togliattiho. Bylo možné spojit takové protiklady v jedné osobě? Bylo: jako umírněný vystupoval Togliatti doma v Itálii, jako stalinista v Moskvě.Všechny díly podcastu Portréty můžete pohodlně poslouchat v mobilní aplikaci mujRozhlas pro Android a iOS nebo na webu mujRozhlas.cz.

il posto delle parole
Carla Ammannati "Sotto l'erba allunghiamo le dita"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Mar 9, 2023 17:47


Carla Ammannati"Sotto l'erba allunghiamo le dita"Manni Editorihttps://mannieditori.itValdo, che ormai novantenne racconta alla giovane amica di quando era Maro, il partigiano; la parabola della solitudine di Aldo, figlio di Togliatti, cresciuto in urss e finito in una clinica psichiatrica di Modena; la malinconia e la passione del giurista Piero Calamandrei; lo strano caso di un militare che s'innamora mentre lo stanno trasportando in un lager nazista; la prigionia di Gramsci raccontata attraverso il rapporto epistolare con la moglie e, soprattutto, con la cognata.E ancora, personaggi della letteratura: Amos Oz, Fabrizia Ramondino, Alice Munro, Marguerite Yourcenar, Patrick Modiano e Marilynne Robinson.Donne e uomini eccezionali eppur ordinari, figure che hanno lasciato il segno, nella storia piccola o grande.Un libro tra biografie e fiction, una raccolta di racconti che ci trasportano in un Novecento costellato di personaggi grandiosi nel loro intimo rapportarsi agli altri.Carla AmmannatiÈ nata nel 1951 a Empoli, vive a Firenze. Ha insegnato materie letterarie nella scuola superiore. È stata due volte finalista al Premio Calvino. Ha pubblicato i romanzi Relazione sul nascere (ExCogita, 2003) e La guaritrice di Ventotene (Meridiano zero, 2008) e racconti su riviste e nell'antologia Racconta/2 (La Tartaruga, 1993). Collabora con “Il Ponte” e “L'Indice”.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement

BASTA BUGIE - Comunismo
Il PD di Elly Schlein è aggressivo da far paura

BASTA BUGIE - Comunismo

Play Episode Listen Later Mar 7, 2023 7:31


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7338IL PD DI ELLY SCHLEIN E' AGGRESSIVO DA FAR PAURA di Paolo PiroLa vittoria di Elly Ethel Schlein alle primarie del PD, suggerisce diverse riflessioni. Ai vertici di quello che fu il "glorioso" Partito Comunista Italiano, arriva una leader dai tratti antitetici a tutto ciò che è tradizionale. La Schlein ha tre cittadinanze, la diremmo cittadina del mondo, negazione della Patria. Si dichiara paladina degli LGBT+, negazione della natura. E' plenipotenziaria di tutti i diritti immaginabili - utero in affitto, libera cannabis, pillola abortiva Ru486 gratis, adozione da parte delle coppie gay, eutanasia, aborto - insomma l'individualismo libertario più radicale, negazione di ogni identità. Viene votata, da non tesserata, a segretaria del PD, da molti non tesserati al partito, gli uomini qualunque dei 5Stelle, negazione di ogni appartenenza. Con la Schlein, i motivi dominanti della sinistra non saranno più i diritti sociali (lavoro, welfare) ma i diritti civili, in un quadro di precarietà ed instabilità sociale ed esistenziale, dato per acquisito.Nel 1943 Palmiro Togliatti torna in Italia dall'URSS, con un progetto condiviso e "benedetto" da Stalin. Un piano che prevede quanto, in effetti, accadrà successivamente: la partecipazione dei comunisti al governo Badoglio, il referendum tra monarchia e repubblica etc..., ma soprattutto calibrato, come lui stesso afferma: "per cambiare gli italiani nel modo di essere e di sentire", attraverso l'affermazione dell'egemonia culturale gramsciana ed il divieto della rivoluzione armata, surrogata da una lenta, progressiva e vincente occupazione di tutti gli spazi socioculturali. È il partito radicale di massa, l'obiettivo individuato da Togliatti che con la Schlein, si compie. Il dimenticato Augusto Del Noce in "Il Suicidio della Rivoluzione", aveva visto giusto anche perché il fine del marxleninismo è l'anarchia come modello politico e umano. Togliatti aveva spiegato bene che "il marxismo non è un dogma ma una guida per l'azione politica". Una parte dei militanti del PD non capiranno questa progressione, ma non dimentichiamo quel genio di Giorgio Gaber ed il suo "Qualcuno era Comunista". I motivi per far parte di quel partito erano i più eterogenei. Una eterogeneità che non fa problema ai 5S, evanescenti come sono, ma farà qualche problema ai cattocomunisti. I pronipoti di Don Sturzo, De Gasperi, Moro, Martinazzoli, come concilieranno la radicalizzazione del partito con la loro militanza? Ci sarà ancora posto per i cattolici nel Pd? Per alcuni il problema non c'è perché hanno già completato quel trasbordo ideologico che li ha transitati dalla fede cattolica ad una fede disincarnata, privatizzata, protestantizzata, approdando ad una chiesa pneumatica, che Papa PIO XII aveva previsto e condannato negli anni cinquanta. Per altri sarà più difficile sposare il loro progressismo cattolico con il radicalismo della Schlein, anche perché la linea ambientalista ed immigrazionista, acquisirà presto un inevitabile sapore religioso e quando la politica si eleva a religione diventa totalitarismo. Il PD si batterà per reintrodurre a pieno titolo il reddito di cittadinanza, sconfiggere il "malcostume" dell'obiezione di coscienza del personale sanitario sulla 194, combattere ogni obiezione alla ovvietà del relativismo in ogni campo. I cattocomunisti, dovranno decidere se diventare definitivamente i chierici della "nuova" chiesa globalista/ambientalista. Una chiesa che giudica tutti sulla base di criteri morali leninisti dove la "moralità è ciò che serve alla distruzione della vecchia società" o di quel che ne rimane, e per l'avvento di un uomo nuovo che cambia dall'esterno verso l'interno, come e dove il potere vuole. Il sorriso delle sardine, Santori e Schlein è tutt'altro che innocente, ha il volto giacobino della "violenza per il tuo bene" e dell'imposizione del relativismo come verità assoluta. Un relativismo ambiguo, che ignorando il principio di non contraddizione, riuscirà a mettere insieme il voto per l'invio delle armi in Ucraina, con un pacifismo modello Imagine di Lennon, senza rinunciare, per amore ai 5S, alla convinzione che le armi non risolvano i conflitti. La Schlein è nata a Lugano, figlia di due professori universitari, sorella di una diplomatica in carriera e di un matematico, è agiata, poliglotta, intellettuale e cosmopolita, esponente dell'alta borghesia progressista ed incarna il prototipo dell'oltredonna di Nietzsce, potrà stare vicino agli eredi di un'altra storia? La nuova segretari* è sponsorizzata dai capicorrente del Partito Democratico, Franceschini, Zingaretti, Cuperlo, Orlando, Bersani e Bettini e, udite, udite, da Romano Prodi, ultimo elemento, questo, che fa comprendere le delicate parole che Mons. Corrado Lorefice, vescovo di Palermo, le ha dedicato in un intervista sul Giornale di Sicilia. Il cattocomunista Beppe Fioroni è già fuori dal partito, ma ad una certa età... si sa... certe emozioni...! E tutti gli altri? Alla fine il cattocomunista medio, dopo decenni di militanza rivoluzionaria, è diventato evanescente nelle idee e numericamente irrilevante e trascurabile in quanto elettore. Quasi certamente finirà con il transitare l'impegno politico, dai diritti sociali ai diritti civili, dissolvendosi nel partito radicale di massa. Una parte probabilmente sarà fagocitata da Renzi, mentre la riserva indiana bolognese nella quale sono ridotti i cattodem d'èlite, continuerà a sostenere il PD, anche perché, da chi potrebbero andare? Voi li prendereste?

Non hanno un amico
Ep.97 - I buoni consigli, il cattivo esempio

Non hanno un amico

Play Episode Listen Later Jan 1, 2023 5:52


È il momento dei buoni propositi. Fonti: dichiarazioni di Ignazio La Russa ad una puntata della trasmissione "L'aria che tira", condotta da Myrta Merlino e trasmessa da La7, pubblicate sul canale Youtube di La7 Attualità il 18 settembre 2022; dichiarazioni di Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine anno del 29 dicembre 2022, pubblicate sul canale Youtube di alanews; intervento di Vittorio Sgarbi durante la puntata di Non è l'arena del 30 ottobre 2022, pubblicato sul canale Youtube di La7 Attualità il 2 novembre 2022; estratto dell'intervento di Ignazio La Russa durante una puntata di Tagadà, programma condotto da Tiziana Panella e trasmesso da La7, pubblicato sul canale Youtube di La7 Attualità il 14 novembre 2019; dichirazioni di Gennaro Sangiuliano ai giornalisti fuori dal Colosseo il 26 dicembre 2022, riportate da open.online.it; intervento di Lorenzo Fontana al congresso federale della Lega del 21 maggio 2017, pubblicato da ilfattoquotidiano.it l'1 giugno 2018; estratto dell'Intervista del Corriere della Sera al presidente del Senato dopo la fiducia al governo Meloni, servizio di Nino Luca e pubblicato sul canale Youtube del Corriere della Sera il 28 ottobre 2022.

il posto delle parole
Filippo Maria Battaglia "Nonostante tutte"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Sep 2, 2022 19:11


Filippo Maria Battaglia"Nonostante tutte"Einaudi Editorehttps://www.einaudi.it/#fuoriluogo festival letterario di BiellaSabato 3 Settembre 2022, ore 11:00Filippo Maria Battaglia presenta "Nonostante tutte"https://www.fuoriluogobiella.it/«Un corteo di donne che cercano, per una di loro, il posto in un universo maschile».Il primo romanzo della collana Unici è un libro sulle donne diverso da tutti gli altri. Il suo gesto rivoluzionario è questo: al posto di parlare dell'oggi resta avvinghiato alle radici, al Novecento, e fa parlare i documenti senza aggiungere un commento. Accosta delle voci vere e lascia fare a loro. La protagonista di Nonostante tutte si chiama Nina ma potrebbe chiamarsi con oltre cento nomi differenti. La sua storia è immaginaria, il suo racconto no: è affidato alle parole di chi ha lasciato una traccia di sé in una pagina fuggita all'oblio. È attraverso questi frammenti di voci, scelti dall'autore tra migliaia e poi assemblati come tessere di un mosaico, che la protagonista di questo romanzo prende vita. Come se quelle centodiciannove donne si passassero in una staffetta senza fine il testimone e la parola per raccontare un'unica storia con un brillio diverso. L'infanzia incantata e spaccata, il desiderio di una vita differente, il sesso, il lavoro, il matrimonio, la maternità, la malattia, l'amicizia, l'impegno civile, la vecchiaia… Esperienze individuali irriducibili, certo, eppure collettive. Per questo il romanzo dalla struttura originalissima a cui dà vita Filippo Maria Battaglia può dirsi anche un romanzo politico. L'emozione nasce da lí: nel vedere, nel sentire, ciò che è simile e ciò che invece resta legato a una vita, a quella vita. Nell'accostare le storie alla Storia, senza mai rinunciare alle zone d'ombra. Perché le parole possono essere anche cicatrici e «a questo – dice Nina – devono servirmi le mie, a ricordare»Filippo Maria Battaglia (Palermo, 1984), giornalista di «Sky TG24», vive a Milano. Con Bollati Boringhieri ha pubblicato: Lei non sa chi ero io! La nascita della Casta in Italia (2014), Stai zitta e va' in cucina. Breve storia del maschilismo in politica da Togliatti a Grillo (2015),Bisogna saper perdere. Sconfi tte, congiure e tradimenti in politica da De Gasperi a Renzi (con P. Volterra, 2016) e Ho molti amici gay. La crociata omofoba della politica italiana (2017). Ha curato diverse antologie giornalistiche, tra cui Professione reporter. Il giornalismo d'inchiesta nell'Italia del dopoguerra (con B. Benvenuto, Rizzoli 2008) e Scusi, lei si sente italiano? (con P. Di Paolo, Laterza 2010). Con Einaudi ha pubblicato Nonostante tutte (2022).IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

Years of Lead Pod
Rosa dei Venti, pt. 1: Active Combatantism and the Italian Stahlhelm

Years of Lead Pod

Play Episode Listen Later Sep 1, 2022 46:23


References Gerard Alexander, The Sources of Democratic Consolidation. Ithaca: Cornell University Press, 2002. Jeffrey Bale, The Darkest Sides of Politics: Postwar Fascism, Covert Operations, and Terrorism. London: Routledge 2018. Gianni Barbacetto, Il grande vecchio. Milano: Rizzoli, 2010. Sandro Bassetti, Terni. Tre lager per Fascisti. Milan: Lampi di Stampa, 2009. Anna Cento Bull, Italian neofascism: The strategy of tension and the politics of nonreconciliation. New York: Berghahn Books, 2008. Gianni Flamini, Il partito del golpe: Le strategie della tensione e del terrore dal primo centrosinistra organico al sequestro Moro, 1964-1968, Vol. 1. Ferrara: Italo Bovelenta, 1981. Gianni Flamini, Il partito del golpe: Le strategie della tensione e del terrore dal primo centrosinistra organico al sequestro Moro, 1968-1970, Vol. 2. Ferrara: Italo Bovelenta, 1982. Gianni Flamini, Il partito del golpe: Le strategie della tensione e del terrore dal primo centrosinistra organico al sequestro Moro, 1971-1973, Vol. 3. Ferrara: Italo Bovelenta, 1983. Aldo Giannuli, Bombe a inchiostro. Milan: Rizzoli, 2008. Aldo Giannuli, ‎Elia Rosati, Storia di ordine nuovo. Milan: Mimesis, 2017. La Civiltà cattolica, Anno 99, 1948, Vol 2, Quaderno 2347, Roma Frédéric Laurent, L'orchestre noir: Enquête sur les réseaux néo-fascistes. Paris: Nouveau Monde, 2016. Vindice Lecis, Togliatti deve morire. Il luglio rosso della democrazia. Torino: Robin, 2005. merkur-online.de, Geübter Provokateur in Ost und West, Jun 12, 2003, found in https://archive.ph/20130510204514/http://www.merkur-online.de/regionenalt/oberbayern/art497,144017.html. Kurt Tauber, Beyond Eagle and Swastika. Middletown: Wesleyan University Press, 1967. Senato Della Repubblica, Commissione Parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, "Audizione Dottor Salvini," 35th Seduta, Rome: November 15, 1995. Senti Le Rani Che Canto. https://sites.google.com/site/sentileranechecantano/cronologia L'Italia coloniale, "Zaccardo l'Alpino cavaliere del cielo. Cinque guerre e innumerevoli medaglie," January 14, 2021, found at https://italiacoloniale.com/2021/01/14/zaccardo-lalpino-cavaliere-del-cielo-quattro-guerre-e-innumerevoli-medaglie/.

Corriere Daily
Roma brucia: il degrado (anche morale) dietro il disastro Capitale

Corriere Daily

Play Episode Listen Later Jul 13, 2022 12:03


L'incendio degli autodemolitori di sabato 9 luglio è il quarto grande rogo in un mese. Giuseppe Di Piazza spiega quello che sappiamo (e che non sappiamo) sulla scia di incendi che secondo il sindaco Gualtieri hanno un'origine dolosa. Mentre incuria, rifiuti e malavita aggravano la situazione di una città che, racconta lo scrittore Emanuele Trevi, sta sviluppando un «egoismo bestiale».Per altri approfondimenti:- Incendio Roma, fiamme intorno al parco Centocelle lungo viale Togliatti: il fumo visibile dal Circo Massimo https://bit.ly/3AMHzb2- Incendio a Roma, i sospetti: «C'è la mano dell'uomo». A Torre Spaccata fiamme «troppo veloci» https://bit.ly/3o1BsZ2- Incendio Roma, il parroco di Torre Spaccata: «Firme contro gli autodemolitori 18 mesi fa, ora una manifestazione» https://bit.ly/3Rv3idy

La Zanzara
La Zanzara del 8 luglio 2022

La Zanzara

Play Episode Listen Later Jul 8, 2022


Furgo Naro, dopo la ventennale esperienza a prostitute sulla Togliatti, racconta quanto accade sulla nota strada romana. Michela Morellato, in studio, dà la linea alle giovani ragazze: "Datela!" Il predicatore evangelico Alessio Lizzio, rinato in Cristo, si appella agli omosessuali per la redenzione. Marcella da Roma, animalista putiniana, si batte con Parenzo nonostante il vivavoce. L'esperto di geopolitica e analista finanziaria, Gian Marco Landi ritiene che il "bombardamento" delle Guide Stones sia una vittoria in quanto tavole della legge del New World Order. Il chirurgo Stefano da Modena denuncia oggetti rimasti nell'ano dei pazienti, interviene anche l'urologo Nicola Macchione che conferma la tesi. Macchione parla anche degli scroti che "fischiano".

Salvatore racconta
62 - Bandiere rosse. Storia dei comunisti italiani

Salvatore racconta

Play Episode Listen Later May 14, 2022 19:18


Il Partito Comunista Italiano ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo della repubblica italiana. Tra passioni, lotte e contraddizioni.Gli iscritti alla newsletter ricevono la trascrizione dell'episodio direttamente via mail. Per iscriversi: http://eepurl.com/hrMwC1Per l'archivio delle trascrizioni, visita il sito salvatoreracconta.comTesto e voce di Salvatore GrecoSullo sfondo:Run – Oak Studios – Licenza Creative Commons CC BY 4.0Into the light – Oak Studios – Licenza Creative Commons CC BY 4.0Clouds – Oak Studios - Licenza Creative Commons Attribution ND 4.0Every little thing – Oak Studios - Licenza Creative Commons Attribution ND 4.0

ARTICOLI di Antonio Socci
Le metamorfosi della sinistra, dall'Urss alla Nato

ARTICOLI di Antonio Socci

Play Episode Listen Later May 10, 2022 8:54


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7000LA METAMORFOSI DELLA SINISTRA ITALIANA: DALL'UNIONE SOVIETICA... ALLA NATO di Antonio SocciLe Metamorfosi di Ovidio? Nulla rispetto alle metamorfosi dei comunisti italici, comprese le più recenti con le quali sono diventati "pasdaran" dell'ortodossia atlantica, severi censori del pacifismo e predicatori umanitari.E questo senza mai riconoscere l'errore di essere stati comunisti al tempo dell'Urss di Breznev e Andropov. Anzi ritengono di avere tutti i titoli per dare lezioni oggi di atlantismo e umanitarismo.Prendiamo l'editoriale (sul "Corriere della sera" di venerdì) di Walter Veltroni, il quale è una persona gentile, intelligente e piacevole, ma in quel pezzo ha cucinato un confuso minestrone in cui riesce a cantare le lodi del Nord Vietnam comunista che combatteva contro "l'invasione straniera" degli Usa e - al tempo stesso - le lodi dei soldati Usa che sbarcarono in Italia e in Normandia per combattere contro il nazifascismo (non furono due "invasioni" per la libertà?).Un inno combattente in cui Veltroni rinfaccia (senza nominarli) a Santoro e compagni il passato, ma dimenticando il suo. E il suo non è il passato di uno qualsiasi: Veltroni - iscrittosi alla Fgci nel 1970 - è stato poi uno dei dirigenti nazionali del Partito Comunista Italiano quando ancora c'era l'Urss e il blocco comunista (la vicenda degli euromissili e di Comiso è degli anni '80 e Veltroni c'era).Il Pci era un "partito fratello" di quel Pcus da cui vengono Putin e la classe dirigente russa di oggi. Quel Pcus a cui obbediva il Pci togliattiano, a lungo finanziato da Mosca (per capire quando finirono i finanziamenti bisogna leggere "Oro da Mosca" di Valerio Riva e non solo "L'oro di Mosca" di Gianni Cervetti).Da chi è stato parte della storia comunista ci si aspetta una riflessione vera sulla classe dirigente post-comunista che oggi governa a Mosca e sulle macerie lasciate dal comunismo.IL PCI E GLI ORRORI DELL'URSSPrima di tuonare per tutto un editoriale contro la presunta "indifferenza" che Veltroni imputa a chi non condivide le sue attuali idee "atlantiste" sull'Ucraina, dovrebbe spiegarci quanto fu "indifferente" il suo Pci nei confronti degli orrori dell'Urss e regimi compagni.Negli anni Settanta, quando lui era un militante comunista, già sapevamo tutto, già era uscito "Arcipelago Gulag" e sull'Unità e poi su Rinascita, nel febbraio ‘74, Giorgio Napolitano, a nome del Pci, scriveva che l'espulsione del dissidente Solzenicyn era "la soluzione migliore "perché lo scrittore aveva "finito per assumere un atteggiamento di ‘sfida' allo Stato sovietico e alle sue leggi" e "non c'è dubbio che questo atteggiamento - al di là delle stesse tesi ideologiche e dei già aberranti giudizi politici di Solzenicyn - avesse suscitato larghissima riprovazione nell'URSS".Napolitano, che allora si scagliava contro "l'antisovietismo", è il simbolo autorevole del passaggio dal Pci filosovietico (lui fu dirigente del Pci al tempo di Togliatti) all'atlantismo più zelante.Ma senza mai fare autocritiche. Nella sua "autobiografia politica" del 2005 intitolata "Dal Pci al socialismo europeo" neanche cita mai Solzenicyn.Carlo Ripa di Meana, nel 2008, alla morte dello scrittore russo, su "Critica sociale", in un articolo intitolato "Solzenicyn e il silenzio del Quirinale", scriveva:"Avevo sommessamente suggerito, qualche mese fa, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel 1974, allora responsabile della cultura del PCI, su l'Unità, aveva rumorosamente applaudito all'esilio comminato a Solzenicyn che, va ricordato, aveva già passato otto anni nel Gulag nell'immediato dopoguerra, che in una prossima occasione, o in forma privata o nel corso di una visita di Stato, chiedesse un incontro a Solzenicyn, ormai molto in là con gli anni e malato, per chiudere una pagina nera. Così non è stato. In questi ultimi giorni, mentre in tutto il mondo si sono ascoltate voci di statisti, di rimpianto e di riconoscenza per la grandezza di quest'uomo e della sua vita, da Roma-Quirinale è venuto un silenzio arido, privo di umanità".WALTER VELTRONIVeltroni nel 2008 era il segretario del Pd: si espresse mai sulla vicenda? È sicuro che la storia dei post-comunisti - di cui è parte - oggi legittimi i suoi moniti umanitari sulla presunta "indifferenza" altrui?Oltretutto è un'accusa inaccettabile perché chi si oppone all'invio di armi, come i cattolici, lo fa perché vuole la pace per gli ucraini e lo fa dando loro ogni possibile aiuto umanitario (del resto bisogna anche non essere indifferenti ai costi pesantissimi che i bellicisti vorrebbero imporre agli italiani).Quando si ha un tale passato comunista certamente si può evolvere e cambiare, ma bisognerebbe almeno evitare di andare a fare prediche agli altri sull'indifferenza, l'Occidente e la libertà.Il "Corriere della sera", che oggi è guidato da giornalisti che vengono dall'"Unità", a cominciare dal direttore, si distingue per fanatismo occidentalista. Talleyrand - che di cambi di casacca era esperto - consigliava: "Surtout pas trop de zèle".Anche perché si rischia il cortocircuito. Un intellettuale progressista francese, Robert Redeker, di recente ha osservato:"La simpatia degli europei è legittimamente attratta dall'Ucraina e dalla sua resistenza all'invasione, mentre questa resistenza esprime tutto ciò che gli europei hanno rifiutato negli ultimi decenni, quella cultura alla moda ridicolizzata e che l'istruzione scolastica ha cercato di distruggere: il sentimento della nazione, l'amore per la patria, della terra, il senso del sacrificio militare, la difesa dei confini, la sovranità e la libertà".È questa anche la contraddizione dei post-comunisti italici. Sono passati dall'apologia del cosmopolitismo apolide all'esaltazione del nazionalismo ucraino. Ma il nazionalismo non è lo spirito nazionale, come la polmonite non è il polmone. Il nazionalista impone la sua patria sulle altre. Il patriota ama tutte le patrie.È legittimo e nobile che gli ucraini si difendano dall'invasore. Ma non si può esaltare quel nazionalismo ucraino che dal 2014 ha combattuto le regioni russofone. Somiglia al nazionalismo russo che oggi nega l'Ucraina. Patrie, non nazionalismi.

Revue de presse française
À la Une: la plupart des journaux français ont les yeux tournés vers l'Ukraine

Revue de presse française

Play Episode Listen Later May 2, 2022 3:48


Alors que Kiev et Moscou ont confirmé le 1er mai en fin de journée l'évacuation d'une centaine de personnes de Marioupol, le journal Le Monde s'intéresse à des rescapés de cette même ville martyre qui sont arrivés en Estonie et qui racontent être passés auparavant par des camps. Notamment à Togliatti, en Russie. Si le premier groupe d'hommes décrit cela comme une option gratuite qui leur a été proposée par des soldats plutôt amicaux et estiment que « ça s'est bien passé » durant les trois semaines dans ce camp, un autre assure être en contact avec un de ses anciens voisins qui s'y trouve toujours et pour lui « ça ressemble à du travail forcé. D'après ce qu'il dit, il n'y a pas de garde, mais on lui a pris ses documents, et donc il ne peut pas partir ». Quelques pages plus loin, une série de photos, dans le Donbass cette fois. On y voit une femme âgée ayant fui les combats, fichu gris sur les cheveux, elle essuie une larme sur son visage. Une autre photo présente des personnes âgées là aussi, allongées dans une camionnette pour être évacuées. Une image qui résonne étrangement avec celle plus bas, deux corps dans des cercueils dont on n'aperçoit que les chevelures blanches et grises. Dans son édito, Libération détaille : « Notre envoyé spécial a pu constater la férocité des combats et la ténacité des défenseurs ukrainiens, bien conscients que de minute en minute, de bombardement en bombardement et de mort en mort, leur défaite semble inévitable. Seuls les Ukrainiens devront décider s'ils rendent les armes au Donbass ou s'ils continuent de résister ». L'armement en question justement dans les pages du Parisien/Aujourd'hui en France qui s'interroge sur les risques de « déclencher la troisième guerre mondiale » en livrant des armes à l'Ukraine. « Le fait de financer, d'équiper ou d'entraîner des forces armées ne suffit pas à faire entraîner un État dans un conflit armé », tempère une chercheuse à l'Inserm. Pour sa part, La Croix insiste sur l'importance de « documenter l'horreur en espérant juger les crimes de guerre ». La politique française aussi à la Une : on a appris dans la nuit qu'un accord avait été conclu entre Europe Écologie Les Verts et La France Insoumise en vue des législatives. Cette union, c'était un « devoir » pour le journal L'Humanité qui en fait sa Une et qui développe : « La gauche ne peut plus se diviser pour laisser Macron mieux régner (…) Tous considèrent que la gauche a devant elle une fenêtre historique ». L'Opinion y voit plutôt « une inexorable soumission de la gauche à Mélenchon » tandis que dans son édito Le Figaro critique l'attitude du chef de file de LFI le 1er mai : « Habité par un moral de vainqueur, le troisième homme de la présidentielle ne se refuse rien : pas même de détourner le traditionnel 1er mai syndical en un meeting politique. » Les discussions, on le sait, se poursuivent avec le Parti socialiste et le Parti communiste. Et Le Parisien/Aujourd'hui en France diagnostique déjà « la fin du PS », tout en s'interrogeant sur les causes : « Cette déliquescence est-elle due à l'absence de travail de l'appareil du parti face à la vision centrée sur la bataille écologique défendue par les Verts et au programme de rupture des Insoumis ? La machine, en perte de vitesse, s'est-elle grippée sous la pression des courants contraires, les uns de centre gauche, les autres plus radicaux, avant d'être fragilisée par le ralliement à Emmanuel Macron (..) ? » Une autre disparition, celle d'une figure des nuits parisiennes : Régine Chanteuse et comédienne, qui est ensuite devenue femme d'affaires dans le monde de la nuit, elle est décédée hier, elle avait 92 ans. « Une éclipse de plumes » résume avec poésie Libération en Une, en dessous d'un portrait photo de la diva, boa au cou. On la retrouve quelques pages plus tard sous une pluie de confettis. « Frenchie belle au bois dormant le jour ; boys, plumes et strass à la tombée d'une nuit », elle en était la reine. Alors « Gouaille Save The Queen » implore le journal. Une ribambelle de jeux de mots dans la presse ce matin : « l'arène de la nuit est en deuil » pour L'Humanité. Le Parisien/Aujourd'hui en France revient sur son parcours, de sa naissance en Belgique de parents juifs polonais, son enfance délaissée, son arrivée à Paris et puis finalement la réussite. Le journal conclut : « Régine était plus que la reine de la nuit, c'était la reine de la vie ».

BASTA BUGIE - Comunismo
Palmiro Togliatti il comunista che combattè la Chiesa e gli italiani

BASTA BUGIE - Comunismo

Play Episode Listen Later Apr 12, 2022 16:34


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6968PALMIRO TOGLIATTI, IL COMUNISTA CHE COMBATTE' LA CHIESA (E GLI ITALIANI) di Martina CamonitaPalmiro Togliatti nasce a Genova, una domenica di marzo del 1893. Era la domenica delle Palme, da lì il suo nome: Palmiro.Cresce in una famiglia cattolica, da genitori praticanti, la mamma è una maestra di scuola, il padre un amministratore dei convitti. Togliatti scrive: "per abitudine si andava a messa tutte le domeniche, ma non sentii mai il problema religioso con troppa intensità". A scuola è il primo della classe tanto da guadagnarsi l'appellativo de "il migliore". Frequenta il liceo classico con ottimi risultati. In concomitanza della maturità, nel 1911, suo padre muore. La famiglia attraversa un periodo di difficoltà economiche e per andare avanti negli studi Palmiro partecipa al concorso per la borsa di studio. Si classificherà al secondo posto, il nono posto sarà appannaggio di un giovane sardo, di nome Antonio Gramsci. Palmiro vorrebbe intraprendere gli studi di filosofia ma, per assicurarsi un futuro più sicuro ed aiutare la famiglia, sceglie giurisprudenza. Si laurea con il massimo dei voti, 30/30, discutendo la tesi su "Il regime doganale delle colonie" con il professore Luigi Einaudi. Continua a seguire la sua passione per la filosofia ma, durante gli studi universitari frequenta Gramsci e matura il suo avvicinamento agli ideali socialisti rivoluzionari. Palmiro vive la sua gioventù nel clima del primo grande boom industriale del nord ovest italiano, dove sono ubicate fabbriche come la FIAT e l'ANSALDO che vedranno crescere una nuova, numerosa e forte classe operaia. Nel 1914 si iscrive al partito socialista. Il clima che si respira in quegli anni vive degli echi della rivoluzione bolscevica del 1917, della figura di Benito Mussolini che infervora gli animi dei giovani socialisti e che firma la testata dell'Avanti. Molti giovani percepiscono gli effetti dell'atmosfera ottimistica lasciati dalla belle époque, dal montante futurismo, c'è un'aria di attesa messianica e di grandi rivoluzioni nel sociale che la prima guerra mondiale metterà in crisi. Nel 1919 insieme a Gramsci, Terracini e Tasca fonda il giornale L'ordine Nuovo. Le masse operaie hanno bisogno di una guida, Togliatti intuisce che la politica "era una cosa troppo importante e troppo seria per lasciarla fare alla gente comune" guidare le masse verso la rivoluzione socialista diverrà la sua vocazione.I DUE PARTITI GEMELLIIntanto il Mussolini socialista diventa il Mussolini fascista, rappresentando con quel partito, come dicevano i socialisti de L'Ordine Nuovo: "la parte peggiore della borghesia italiana".Le squadre fasciste diventano molto attive, sono uno degli strumenti con cui l'incombente regime spazzerà via ogni opposizione.A Livorno, nel 1921, da una scissione del Partito Socialista, nasce il Partito Comunista d'Italia, che da lì a poco, insieme a Togliatti e tanti altri attivisti, sarà votato alla clandestinità. Nel 1926 Antonio Gramsci è arrestato, il carcere segnerà il suo destino piegherà il suo fisico e, nel 1937, lo porterà alla morte. In quell'anno Togliatti raccoglierà il testimone di segretario del partito comunista che ricoprirà fino al 1964, anno della sua morte.Nel 1924 Togliatti sposa la compagna Rita Montagnana, l'anno successivo nascerà suo figlio Aldo. Da lì a poco, insieme alla famiglia, andrà esule in Unione Sovietica dove resterà 17 anni fino al 1943. A Mosca diverrà membro, importante e stimato da Stalin, del Comintern il gotha del comunismo mondiale.Palmiro Togliatti è un uomo dal carattere riflessivo, diffida dei sentimentalisti e degli entusiasti, preferisce le decisioni pensate, prima che un militante ed attivista, sarà uno stratega. Fonderà lo stile della sua politica sul suo carattere ponderato, e sul convincimento che "il marxismo non è un dogma ma una guida per l'azione politica". Sposa la linea leninista che considera i primi nemici, i più pericolosi, quelli interni. Non pochi dirigenti e militanti comunisti fuggiti come lui in URSS, subiranno processi, esecuzioni, gulag e carcerazioni per avere, in vario modo ed a vari livelli, dissentito dal partito. Il Togliatti pragmatico, ritiene plausibile perseguire i dissidenti perché mettono in pericolo la "causa". Togliatti sposerà la logica per cui il "partito ha sempre ragione, anche quando ha torto". Nel 1930 diventa cittadino sovietico. Nel 1935 è inviato in Spagna durate la guerra civile, come commissario del Comintern. Vi rimarrà fino al 1939. In quel periodo lancia un appello ai fascisti italiani, invitandoli a tornare al primo ideale socialista.LA CHIESA CATTOLICA È IL NEMICOAl rientro dalla Spagna in URSS, sarà messo sotto inchiesta perché sospettato di avere sabotato la liberazione di Gramsci nonché per via del sequestro, da parte della polizia francese, di un carteggio del PSE - partito comunista spagnolo. Palmiro è un uomo colto, competente, conosce bene la parte avversaria soprattutto la Chiesa Cattolica. Per lui il Vaticano è "l'avversario irreconciliabile e organizzato, di una trasformazione democratica dell'Italia". Un avversario del quale ha grande rispetto, si arrabbia quando sente i suoi compagni denigrare o sottovalutare la Chiesa e il cattolicesimo, perché il nemico va conosciuto e considerato se lo si vuol combattere. Togliatti sa che il cattolicesimo, in Italia, è un modo di pensare, radicato nella mente dei più anziani e coltivato nei giovani. Ecco perché per attaccare il "nemico" è necessario conoscerlo a fondo.Nel 1943 Palmiro torna in Italia sotto l'identità di Ercole Ercoli. Ha elaborato un progetto "per cambiare gli italiani nel modo di essere e di sentire" che sottopone a Stalin, il quale non manca di condividere e "benedire" il piano. Il progetto prevede quanto, in effetti, accadrà successivamente: la partecipazione dei comunisti al governo Badoglio, il referendum monarchia-repubblica, una costituzione nella quale inserire principi e formule che favoriscano la rivoluzione, governi di unità nazionale etc... tutte cose che puntualmente si realizzeranno compresa "l'amnistia Togliatti". Un provvedimento di clemenza per un rapido avvio del Paese a condizioni di pace politica e sociale. L'amnistia comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi, ivi compreso il concorso in omicidio. Il provvedimento sarà promosso da Togliatti, a in qualità di Ministro di Grazia e Giustizia del primo governo De Gasperi.Lo stile politico del leader comunista è pacato, argomentato, tiene testa ai suoi avversari con raziocinio, facendo riferimento, spesso, a fatti davanti ai quali l'interlocutore rimane spiazzato per mancanza di memoria o di preparazione. Ignazio Silone dirà di lui "nessuno poteva stargli alla pari aveva un suo modo di ascoltare a lungo ma quando prendeva la parola era come se leggesse, veniva fuori la lunga riflessione, sapeva collegare fatti apparentemente secondari, a cui nessuno aveva pensato".LE PIROETTE SU STALINRicorre anche alla contraddizione, non la teme, come quando alla morte del dittatore "canonizza" il grande Stalin "Stalin è un gigante del pensiero e dell'azione, col suo nome verrà chiamato un secolo" salvo successivamente, in epoca destalinizzante, affermare che "Stalin divulgò tesi esagerate e false, fu vittima di una prospettiva di persecuzione etc...".Nel 1948 Togliatti subisce un grave attentato, tre colpi di pistola lo attingono mettendone in pericolo la vita. L'Italia è sull'orlo della guerra civile. L'Italia è ancora un Paese armato, Palmiro ha la forza di ordinare ai suoi di non reagire militarmente, nonostante ciò sulle piazze si conteranno i morti. Al risveglio dall'intervento chirurgico proferirà una frase in latino "Omnes actiones non ridere, non lugere neque detestari, sed intelligere". Dalla sua formazione intellettuale, Palmiro ha imparato che dietro ogni azione dell'uomo vi è un motivo che occorre capire, e che dietro ogni istituzione c'è sempre un essere umano. Questa considerazione fonderà un metodo di conquista dell'avversario che egli instillerà nei suoi dirigenti e nei militanti del PCI. Un metodo di conquista che gioca sul "cerchiamo ciò che ci unisce e non ciò che divide", Palmiro sa che "nelle file della DC ci sono masse di intellettuali, contadini, giovani, con le nostre stesse aspirazioni (...) vogliono una Italia democratica e progressiva". Uno stile dialogante che non vale, ovviamente, per gli irriducibili.Nel 1951 Mosca gli propone di diventare il numero uno del Cominform, la direzione mondiale del partito comunista. Lui rifiuterà. In Italia il PCI ha bisogno di Togliatti, c'è da cambiare l'Italia, le sue istituzioni e, soprattutto, gli italiani, occorre avviare la via italiana al socialismo. Nelle elezioni politiche del 1963 porterà il PCI al 25,6%, un grande successo, il PCI è il partito comunista più importante dell'occidente.Nel 1964 si reca in vacanza a Jalta in Crimea, vuole parlare con Kruscev, è preoccupato della frattura creatasi fra Mosca e Pechino, ma muore all'improvviso a seguito di un infarto. Al suo funerale a Roma, in Piazza San Giovanni accorreranno più di un milione di persone. Un popolo che riconosceva in lui una guida sicura, la guida de "il migliore". L'URSS gli dedicherà un francobollo e una città, Togliattigrad.La figura di Togliatti può essere definita elitaria perché incarna un politico che pensa, che studia, un politico colto, abile e pragmatico, uno che concepisce progetti politici a lunga scadenza, un uomo che ha una visione del mondo e della società, la si condivida o meno.

Reportage International
Russie: les salariés de l'usine Renault/Avtovaz de Togliatti inquiets pour leur avenir

Reportage International

Play Episode Listen Later Apr 3, 2022 2:29


Les 40 000 employés de l'usine Renault/Avtovaz à Togliatti, au sud-est de Moscou, doivent prendre ce lundi leurs trois semaines de congés d'été. Une décision prise par le premier constructeur automobile du pays en raison d'une pénurie de composants due aux sanctions occidentales. Quelques jours après, le groupe annonçait l'arrêt de son usine de Moscou et l'évaluation « des options possibles concernant sa participation dans Avtovaz ». De notre envoyée spéciale à Togliatti, C'est une ville de 700 000 habitants aux bords de la Volga faite pour la voiture avec ses larges routes à plusieurs voies, construite grâce à la voiture et notamment aux célèbres Lada. On retrouve le journaliste local Pavel Kaledin dans un café qui surplombe la cité ouvrière. « Ici, nous nous trouvons dans une zone où absolument tout a été construit par Avtovaz. Jusqu'à l'arrivée de Renault-Nissan, 450 000 personnes vivaient encore ici. C'était comme une grande ville dans la ville. Il y a aussi deux autres zones à Togliatti où vivent 250 000 personnes et où, comme ici, écoles, jardins d'enfants, installations sportives, tout a été fait par Avtovaz. C'était comme ça à l'époque soviétique. L'usine a en quelque sorte construit la ville, et construit et entretenu également toutes les infrastructures sociales, ajoute le journaliste. Les gens qui sont nés et ont grandi à cette époque se souviennent de tout ce qu'Avtovaz a mis en place et entretenu. Avtovaz était en quelque sorte aussi le propriétaire de la ville. Dans les années 90, l'entreprise choisissait même le maire. Pas officiellement évidemment, mais c'était le cas. » Impact des sanctions  C'est dans cette usine qu'en 1986 Mikhaïl Gorbatchev est venu prononcer pour la première fois le mot « Perestroïka ». Trente ans après la chute de l'Union soviétique, la privatisation et la mondialisation, les sanctions sont pour les ouvriers comme un nouveau saut dans l'inconnu. Seule certitude pour Maxim, syndicaliste à l'usine Avotvaz : ce sera difficile. « Quoi qu'on en dise, les sanctions nous affectent. L'économie est la base de tout, le reste n'est qu'un complément. C'est la vie des gens qui est en cause. Bien sûr, nous devrons faire avec. Ce n'est pas comme si on avait le choix. Nous devrons survivre, explique Maxim. Qu'on soit d'accord avec ce qu'il se passe actuellement ou non, nous devrons survivre. Mais oui, les sanctions vont avoir un impact négatif. Pour moi, pour ma famille. Nous allons peut-être devoir affronter une énorme montée du chômage. » Assis en face de lui à la table en toile cirée du local du syndicat, Nikolaï, lui, en est sûr : quoi que que réserve l'avenir, il est possible de s'en sortir. « Bien sûr, cela va changer les choses, les rémunérations vont être plus basses, il y aura des tensions. Nous allons devoir réduire nos besoins, arrêter de travailler. Mais nous sommes russes, alors vous savez, tout le monde sait se débrouiller pour avoir une petite ferme dans sa datcha ou quelque part ailleurs, avec un jardin à cultiver, des poules. Moi-même j'ai environ 50-60 animaux : des cochons, des bœufs, des veaux. Environ 40 poulets. Mes parents m'ont appris toute ma vie que si c'est difficile, il faut savoir se débrouiller quand même. C'est ce que j'essaie de faire. »

GGB Magazine Podcast
Jennifer Togliatti

GGB Magazine Podcast

Play Episode Listen Later Jan 16, 2022 18:20


After 25 years as a deputy district attorney and a judge in the Nevada District Court, Jennifer Togliatti has a new challenge. She was appointed in October 2021 as the first woman to chair the Nevada Gaming Commission. The commission is the final step in the regulatory process whether it's licensing, regulations or sanctions. The Nevada Gaming Control Board makes recommendations that the commission can either affirm or deny. Togliatti says she's use her judicial experience and rely on the staff of the control board to educate her on the sometimes complicated technology of gaming. She spoke with GGB Publisher Roger Gros via Zoom in December.

zoom togliatti nevada gaming commission
SUIKA
Cities #201 - Togliatti [Nu Disco - House]

SUIKA

Play Episode Listen Later Dec 27, 2021 59:33


Cities #201 - Togliatti [Nu Disco - House] by Benjamin

Skill On Air
La Repubblica delle donne - 7° Episodio. Nilde Iotti, la regina democratica di Montecitorio. Di Mario Nanni

Skill On Air

Play Episode Listen Later Dec 17, 2021 7:49


Skill on Air presentaLa Repubblica delle donne - 7° Episodio Nilde Iotti, la regina democratica di Montecitorio Di Mario Nanni

Pillole di Storia
AperiStoria #22 - L'insurrezione di Santa Libera contro l'Amnistia Togliatti

Pillole di Storia

Play Episode Listen Later Nov 9, 2021 9:21


Canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC-Idufifk1hamoBzkZngr1wProduzione, Editing e Sound Design - Matteo D'Alessandro: https://www.instagram.com/unclemattprod/Volete far parte della community e discutere con tanti appassionati come voi? Venite sul nostro gruppo Facebook : https://www.facebook.com/groups/624562554783646/Se volete chiaccherare o giocare con noi, unitevi al server Discord : https://discord.gg/muGgVsXMBWIl nostro Instagram per essere sempre aggiornati sulle novità : https://www.instagram.com/bibliotecadialessandria/?hl=itGruppo Telegram : https://t.me/joinchat/Flt9O0AWYfCUVsqrTAzVcg

Powojnie
Włochy po II Wojnie Światowej. Czym komuniści przekonywali Włochów? 18% głosów w pierwszych wyborach

Powojnie

Play Episode Listen Later Nov 5, 2021 17:00


Cześć! W tym odcinku serii Powojnie zainteresowałem się tematem Włoch po II Wojnie Światowej. Kraj który przez wiele lat był rządzony przez Benito Mussoliniego współpracując z III Rzeszą po wojnie dość szybko stał się sojusznikiem aliantów. Dlaczego tak się stało? Odpowiedź znajdziecie w tym epizodzie. Komuniście we Włoszech w pierwszych wyborach po 1945 roku zdobyli aż 18% głosów. Był to rekordowy wynik jak na standardy zachodnioeuropejskie. Ich liderem był Palmiro Togliatti, który otwarcie deklarował swoją sympatię do Związku Radzieckiego. Dzięki świetnemu wynikowi wyborczemu włoscy komuniści dostali się nawet do rządu. Togliatti został Ministrem Sprawiedliwości. Czym komuniści przekonali Włochów? O tym dowiecie się za chwilę.

BASTA BUGIE - Storia
La storia dei dittatori maniaci e pervertiti

BASTA BUGIE - Storia

Play Episode Listen Later Sep 21, 2021 14:23


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6722DITTATORI MANIACI E PERVERTITI: MUSSOLINI, HITLER, STALIN...Mussolini donnaiolo maniacale, Togliatti doppio anche nei tradimenti e negli aborti, Hitler bisessuale e sadomasochista, Stalin pedofilo per carnose minorennidi Francesco AgnoliRiscuote sempre più interesse la vita privata dei grandi personaggi storici, in particolare dei dittatori del XX secolo. Le loro vite sono state indagate in lungo e in largo, quanto al pensiero, le scelte politiche ecc. Da tempo godono di notevole successo anche le indagini sulla vita privata ed affettiva, in particolare di Mussolini ed Hitler (meno "fortunato", invece, Stalin).MUSSOLINI DONNAIOLOLa nostra Italia è stata segnata per molti anni dall'attività politica di Benito Mussolini, prima leader socialista, acclamato a sinistra per il suo anticlericalismo e zelo rivoluzionario, e poi fascista.La vita sentimentale di Mussolini è abbastanza nota: da giovane è un teorico del "libero amore", contrario al matrimonio ed ai figli (traduce un opuscolo neomalthusiano dal titolo Meno figli, meno schiavi), vicino al femminismo di sinistra. Prima di essere il duce, frequenta bordelli, gestisce anche 3 o 4 relazioni contemporaneamente, disinteressandosi dei figli che ne nascono: per loro c'è il manicomio, come per il figlio avuto da Ida Dalser, l'abbandono, oppure ancora il ricorso all'aborto, come nel caso di uno dei due figli avuti dalla giovanissima Bianca Ceccato, sua giovanissima segretaria personale al Popolo d'Italia.Storici come Mimmo Franzinelli, autore de Il duce e le donne. Avventure e passioni extraconiugali di Mussolini (Mondadori, Milano, 2013), ed Antonio Spinosa, che ha scritto I figli del duce (Rizzoli, Milano, 1983), hanno indagato la storia di alcune delle amanti del duce, dalle ebree socialiste Angelica Balabanoff e Margherita Sarfatti a Ida Dalser, Leda Rafanelli (esperta di cartomanzia e Corano), Giulia Mattavelli... sino, per brevità, a Claretta Petacci.Roberto Festorazzi riassume così il tutto: "la consumazione vorace di carne femminile fu una costante della sua vita", insieme all'uso di droghe, "in funzione di stimolante sessuale" (Roberto Festorazzi, Margherita Sarfatti. La donna che inventò Mussolini, Colla editore, Vicenza, 2010). La frequentazione giovanile dei bordelli porta Mussolini a considerare il sesso la sua "ossessione" (teme anche, a lungo, di aver contratto la sifilide), tanto che il medico Pierluigi Baima Bollone non esita a descrivere il duce come un "maniaco sessuale" (Pierluigi Baima Bollone, La psicologia di Mussolini).Sappiamo che il duce del fascismo - che si inseriva in un filone libertario che andava dal "libero amore" della sinistra all'esaltazione, a destra, dei rapporti "rapidi e disinvolti" dei futuristi, della "coppia aperta" e dell'omosessualità dei fiumani e di Gabriele D'Annunzio- avrebbe anche voluto introdurre il divorzio, ma si fermò per evitare un'ulteriore occasione di scontro con la Chiesa cattolica.All'indomani della consultazione referendaria sul divorzio del 1974, l'ex ministro degli Esteri e Guardasigilli fascista Dino Grandi esprimerà al giornalista Benny Lai la sua soddisfazione per l'esito, spiegandogli che si era giunti finalmente a quello che anche lui e Mussolini avrebbero voluto, tanti anni prima: "Mussolini pretendeva che la Santa Sede, la quale aveva rafforzato la sua stretta neutralità dopo l'intervento dell'Italia in guerra, si schierasse a favore delle potenze dell'Asse. A sua volta Hitler insisteva, con la sua nota stupidità, che l'Italia rompesse con la Santa Sede. A quel tempo... toccava a me provvedere alla redazione del nuovo codice civile. Ebbene, ricevetti ordini perentori da Mussolini di stendere gli articoli relativi al matrimonio in modo che fossero in contrasto all'articolo 34 del concordato... Allora mi ribellai, mi ribellai per ragioni tattiche", così che alla fine Mussolini disse: "Questi preti mi hanno fregato. Forse tu hai ragione (a dire che non è questo il momento opportuno, ndr)..." (Benny Lai, Il mio Vaticano).GLI ABORTI DI TOGLIATTI E SPALLONEDa questo punto di vista la storia di Mussolini ricorda da vicino quella di un altro campione di doppiezza, Palmiro Togliatti, leader del PCI: anche il Migliore non lesinava elogi pubblici della famiglia, esaltazioni retoriche della prole, mentre cornificava la moglie Rita Montagnana, trascurava il figlio malato e corteggiava donne molto più giovani della moglie, spingendole, quando "necessario", all' aborto clandestino (il fatto diverrà noto nel 2000, quando si scoprirà che nella clinica privata, Villa Gina, del suo medico di fiducia, Ilio Spallone, "si abortiva anche in casi in cui la gravidanza era molto avanzata anche con pazienti al sesto mese, anche con pazienti che non volevano farlo", vedi Repubblica, 9/6/2000).L'OMOSESSUALITÀ DI HITLER E DEI CAPI DELLE SAIl "maniaco" Mussolini, dopo i primi incontri con Adolf Hitler, verso cui, come noto, nutriva un misto di attrazione e repulsione, definì il tedesco... "un pazzo maniaco sessuale". Al di là di questa definizione, la sessualità di Hitler e di svariati gerarchi nazisti fu per anni, sino al 1934, al centro di molto dibattiti in Germania: in un'epoca in cui esisteva ancora il reato di sodomia (art.175), giornali cattolici, comunisti e socialdemocratici accusavano il leader del NASDAP di essere il capo di una "cricca di omosessuali".Il 5 luglio 1934, cioè dopo la notte dei lunghi coltelli, per esempio, la comunista Deutsche Volks Zeitung sostenne che Hitler aveva assassinato "complici divenuti pericolosi" soprattutto perché conoscevano "la vita privata del Führer omosessuale". Da dove nasceva l'accusa, rilanciata da giornalisti che stigmatizzavano anche il razzismo nazista, e che avrebbero pagato con la vita come Fritz Gerlich?Lo storico ebreo ed omosessuale George Mosse, nel più celebre studio sul tema, Sessualità e nazionalismo (Laterza, Roma-Bari, 1996), ricorda che l'omosessualità era di gran moda tra gli ex combattenti della destra nazionalista e razzista tedesca, molto propensi al disprezzo delle donne ed al culto, che il nazismo coltiverà con insistenza, della bellezza del corpo maschile. Per questi sostenitori dell' "orgoglio" omosessuale, che spesso avevano condiviso, come Hitler, gli anni di servizio militare e di guerra tra soli uomini, gli omosessuali costituivano "il fiore della virilità", e i loro corpi nudi erano simbolo di forza, coraggio, sprezzo degli pseudo-valori borghesi e cristiani (pudore, riservatezza...).In particolare era nota, perché pubblicamente rivendicata, l'omosessualità di Ernst Röhm, leader delle SA, e cioè l'uomo più potente del partito dopo Hitler (che nel 1933 lo nominò Reichsleiter e ministro nel suo primo governo). Ricorda Mosse: "Nel 1932 Hitler aveva difeso con vigore Röhm quando costui era stato pubblicamente accusato di corrompere la gioventù abusando del grado di comandante per sedurre alcuni dei suoi uomini".Anche lo storico Joachim Fest nel suo Il volto del Terzo Reich (Mursia, Milano, 2011) segnala l'"impronta tipicamente omosessuale delle SA", e descrive i primi nazisti come apolidi e sradicati che disprezzavano "i legami solidi e quindi anche quelli con la donna e con la famiglia", vedendo nella donna il mezzo per procreare, ma nell'amore omoerotico, già praticato dai pagani greci, una dignità superiore.Lo storico Francesco Maria Feltri riassume così l'omosessualismo di stampo nazista: "Il nazismo si oppose fin dall'inizio al femminismo, che Hitler bollò come un'assurda e pericolosa innovazione marxista. In un primo tempo, invece, il movimento ebbe un atteggiamento molto più fluido e ambiguo nei confronti dell'omosessualità. Il nazismo era figlio della guerra e celebrava la comunità eletta di coloro che avevano vissuto insieme l'eccezionale esperienza della trincea; le donne erano a priori escluse da quel mondo maschile, che si considerava superiore, perché formato da uomini che avevano attraversato le tempeste d'acciaio del conflitto mondiale. Inoltre, col passar del tempo, la propaganda nazista fece ricorso ad un uso sempre più frequente del nudo maschile, considerato come il veicolo privilegiato per trasmettere l'idea della superiorità della razza ariana su tutte le altre. In questo contesto, non meraviglia che potesse diffondersi tra le file naziste, soprattutto tra le SA di Röhm, un tipo particolare di omosessualità, che disprezzava la donna..." (Francesco Maria Feltri, Nazismo e identità di genere, in Chiaroscuro. Corso di storia, vol. III, Sei, Torino, 2010).Dal canto suo lo storico francese Max Gallo, ne La notte dei lunghi coltelli, (Mondadori, Milano, 1999), ci dà conto delle orge tra uomini che contraddistinguevano la vita di molti alti gradi della SA.Quanto ad Hitler, l'"accusa" ricadeva anche su di lui, non solo per le tante amicizie maschili e l'evidente disinteresse per le donne, coperto, come sostengono molti, dalla finta relazione con Eva Braun, ma anche per la sua ossessiva volontà di far sparire tutto ciò che riguardava la sua giovinezza, quasi a voler nascondere qualcosa che lo avrebbe svilito agli occhi del paese. Così un testimone come l'ex nazista Hermann Rauschning, autore di Hitler mi ha detto (1939): "Più disgustoso di qualunque altra cosa è il miasma puzzolente di sessualità furtiva, pervertita, che emana e ammorba l'atmosfera intorno a Hitler, come un effluvio diabolico. Nulla in questo ambiente è schietto. Relazioni clandestine, sentimenti falsi, segrete brame, così come le mistificazioni e i simboli: niente di ciò che circonda quest'uomo è naturale e genuino, niente ha la freschezza di un istinto naturale".Alcuni anni orsono, il 15/5/2001, il quotidiano Repubblica recensiva le rivelazioni della Cia - basate anche sui racconti di Ernst Franz Sedgwick Hanfstaengl, già addetto stampa di Hitler - sulle perversioni del Führer, definito "omosessuale ed eterosessuale.

pordenonelegge.it - Festa del libro con gli autori
Luciano Canfora - Il Sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano

pordenonelegge.it - Festa del libro con gli autori

Play Episode Listen Later Jul 27, 2021 75:53


Incontro con Luciano Canfora. Presenta Antonio Carioti Chi fu veramente Concetto Marchesi? Il "più audace dei pensatori moderni", come lo definì Togliatti, o "un grande partigiano", come polemicamente lo rivendicò Pietro Secchia? Luciano Canfora affronta la figura di uno dei personaggi più controversi dell'Italia del secondo Novecento. Uomo complesso, nella sua lunga militanza in tempi di ferro e fuoco, si convinse della necessità di un forte potere personale come unica soluzione del problema politico. Edizione 2019 www.pordenonelegge.it

Kiosk
S03E34 - Tol'jatti, passato e presente di una città del futuro

Kiosk

Play Episode Listen Later Jun 24, 2021 27:18


La nostra edicola volante fa tappa nella città di Tol'jatti (Togliatti), in Russia. Al di là dei curiosi legami con l'Italia, Tol'jatti è un perfetto esempio di "città del futuro” sovietica, dove la fabbrica domina la vita quotidiana. Parleremo del rapporto tra ideologia, spazio urbano e cittadini in Urss, ma anche dello sguardo che da ‘occidente' portiamo oggi ai paesaggi urbani post-sovietici. Nostro ospite è Guido Sechi, ricercatore presso il Dipartimento di Geografia Umana dell'Università della Lettonia e co-autore - insieme al fotografo Michele Cera - del libro "Tolyatti. Exploring Post-Soviet Spaces" (The Velvet Cell e V-A-C Foundation, 2020).--La musica dell'edicola volantehttps://open.spotify.com/playlist/0AbzJE7zYFaTkks2LhpNSZ

Festival della Mente
Marco Belpoliti - L'abito fa il monaco. Da Togliatti a Bossi, e oltre - Festival della Mente 2012

Festival della Mente

Play Episode Listen Later Jun 15, 2021 61:25


Nel corso degli ultimi cinquant'anni il costume dei politici italiani è molto mutato, dai vestiti ai gesti, dalle parole agli atti in pubblico. Attraverso una serie di immagini, che partono dagli anni Quaranta del ventesimo secolo sino al primo decennio del ventunesimo, Marco Belpoliti prova a costruire una storia del costume politico in parallelo con l'evoluzione della società italiana. Un viaggio tra cappotti, giacche, gonne, occhiali, cravatte, ma anche mani levate, segni, posture, pernacchie e corna, un'antropologia dell'Italia e dei suoi leader politici, e non solo. Un paese in maschera? Perché l'abito fa il monaco, e non il contrario? Che ne sarà di noi, diventeremo, o no, un paese "normale" anche in questo?

Italian Stories with Davide
05 - Bartali 1948

Italian Stories with Davide

Play Episode Listen Later May 25, 2021 19:47


Ciao Ragazzi!Every year, around this time, the Giro d'Italia is underway. It is one of the most important bicycle races all over the world. One of the most renowned Italian cyclists, Gino Bartali, made Italian history even beyond cycling. Apparently, he helped avoided a political revolution...Today we talk about Bartali and the Bartali MythHere is the link to my Patreon, where you'll find the transcript in Italian and an EXTRA exercise from an article about museums & videogames:Go to https://www.patreon.com/learnitalianwithdavide/....My Instagram page for all your feedback & commentshttps://www.instagram.com/italian_stories_with_davide/.....Hope you enjoy and...Ci vediamo presto!Music by Andrea Danuzzo: https://soundcloud.com/andrea-sven-danuzzo...Sources:Gino Bartali, il giusto nazionale - Passato e Presente (RAI)(https://www.raiplay.it/programmi/ginobartaliilgiustonazionale-passatoepresente). ...Italiani con Paolo Mieli - Gino Bartali (RAI) (https://www.raiplay.it/video/2020/05/italiani-gino-bartali-52a930b9-cabe-42e5-af9f-59c87069d580.html)...Paolo Conte - Bartali

il posto delle parole
Walter Guadagnini "L'Italia di Magnum"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later May 9, 2021 19:42


Walter Guadagnini"L'Italia di Magnum"Da Robert Capa a Paolo Pellegrin6 maggio – 18 luglio 2021Loggia degli Abati, Palazzo Ducale, Genovahttps://palazzoducale.genova.it/A cura di Walter Guadagnini con Arianna VisaniOrganizzata da SUAZES, CAMERA Centro Italiano per la fotografia e Magnum PhotosPalazzo Ducale presenta la mostra L'Italia di Magnum. Da Robert Capa a Paolo Pellegrin, una straordinaria carrellata di oltre duecento immagini che raccontano la cronaca, la storia e il costume del nostro paese negli ultimi 70 anni. L'esposizione è curata da Walter Guadagnini con la collaborazione di Arianna Visani ed organizzata da SUAZES in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia e Magnum Photos. Venti sono gli autori chiamati a raccontare eventi grandi e piccoli, personaggi e luoghi dell'Italia dal dopoguerra a oggi, in un affascinante intreccio di fotografie celeberrime e di altre meno note, di luoghi conosciuti in tutto il mondo e di semplici cittadini, che compongono il tessuto sociale e visivo del nostro paese. Introdotta da un omaggio ad Henri Cartier-Bresson e al suo viaggio in Italia negli anni Trenta, la mostra prende avvio con due serie strepitose, una di Robert Capa, dedicata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, che mostra un paese in rovina, distrutto da cinque anni di conflitto, e una di David Seymour, che nel 1947 riprende invece i turisti che tornano a visitare la Cappella Sistina: l'eterna bellezza dell'arte italiana che appare come il segno della rinascita di un'intera nazione.La mostra, organizzata per decenni, prosegue con le immagini di Elliott Erwitt, René Burri e di Herbert List: il primo racconta Roma, le sue bellezze e le sue contraddizioni con lo sguardo affettuosamente ironico che lo ha reso famoso; il secondo ci porta all'interno della storica mostra di Picasso del 1953 a Milano, un evento indimenticabile per la cultura italiana, che tornava a confrontarsi con i grandi miti della contemporaneità; il terzo infine, con una serie di scatti strepitosi, porta lo spettatore all'interno di Cinecittà, dove stava nascendo la “Hollywood sul Tevere”, che tanta fama porterà all'Italia nel decennio successivo. Un decennio che in mostra è raccontato da tre figure forse meno conosciute ma non per questo meno interessanti della storia della fotografia e di Magnum: Thomas Hoepker, che presenta tre immagini del trionfo di Cassius Clay (poi Mohamed Alì) alle Olimpiadi di Roma del 1960, Bruno Barbey, che documenta i funerali di Togliatti, figura centrale della politica italiana, e non solo, figura amata dal popolo al di là del giudizio che ne darà poi la storia, e Erich Lessing, con un servizio che riporta direttamente ai tempi del “boom” economico, con una carrellata sulla spiaggia di Cesenatico, con i suoi riti e i suoi miti. Cambia il clima negli anni Settanta e Ferdinando Scianna racconta il passaggio tra i due decenni attraverso le immagini di una Sicilia sempre uguale e sempre mutevole, Leonard Freed riprende frammenti dello storico referendum sul divorzio che cambiò per sempre la società italiana, mentre Raymond Depardon presenta una delle sue serie più struggenti, quella sui manicomi, realizzata nel momento in cui la Legge Basaglia, che ne prevedeva la chiusura, segnava un altro grande passo del costume nazionale. Una decina di fotografie ancora realizzate da Scianna aprono gli anni Ottanta: sono le immagini di un Berlusconi in versione imprenditore di successo, appena prima della discesa in politica, immagini illuminanti sul rapporto tra potere e immagine a partire da quel momento storico. Ma il decennio è anche quello della definitiva affermazione del turismo di massa nel nostro paese: le grandi fotografie di Martin Parr colgono genialmente il contrasto tra la bellezza dei luoghi e il cattivo gusto dei nuovi visitatori, con effetti di mirabile comicità. Patrick Zachmann invece racconta la Napoli della camorra, prima di “Gomorra” ma con la stessa intensità: un documento crudo, la faccia nascosta (nemmeno troppo) dell'Italia da bere del decennio.Alla fine del percorso si arriva alla contemporaneità: gli anni Novanta e Duemila sono come un viaggio tra i nostri ricordi più recenti e le nostre vicende attuali: Alex Majoli racconta le discoteche romagnole di allora e di oggi, in un lavoro concepito appositamente per questa occasione; Thomas Dworzak ci riporta alle drammatiche giornate del G8 di Genova, Peter Marlow all'ancor più tragica vicenda della guerra nella ex Jugoslavia, narrata dagli occhi dei soldati americani su una portaerei al largo delle coste italiane; Chris Steele-Perkins torna invece in Vaticano – presenza costante nella mostra in quanto presenza costante nella storia e nella cronaca d'Italia – per raccontare questa volta un aspetto letteralmente giocoso, il torneo di calcio tra religiosi “Clericus Cup”, quasi un'anticipazione delle immagini surreali di “The Young Pope”. Paolo Pellegrin chiude il decennio, con le immagini della folla assiepata in Piazza San Pietro nella veglia per la morte di Papa Giovanni Paolo II e con quelle di un'altra folla, quella dei migranti su un barcone, tragico segnale dell'attualità. Uscendo il visitatore incontra infine la grande, straordinaria sequenza di immagini di Mark Power dedicate ai luoghi simbolo della cultura italiana, da Piazza San Marco alla Basilica di San Petronio a Bologna, dal Museo del Cinema di Torino al Duomo di Milano, appartenenti alla collezione di Intesa Sanpaolo, capolavori dell'architettura e dell'ingegno italiano, che costituiscono l'identità primaria del nostro paese, che a loro volta diventano soggetto per la realizzazione di autentici capolavori fotografici.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

Immanuel Ka...st: Lezioni di Filosofia e Storia in mobilità
La seconda guerra mondiale - 04/05 - quarta parte

Immanuel Ka...st: Lezioni di Filosofia e Storia in mobilità

Play Episode Listen Later May 5, 2021 27:45


La resistenza. Il 1944. La svolta di Salerno. La liberazione di Roma. Il Governo con il CLN (Croce, Togliatti, Nenni, De Gasperi). Lo sbarco in Normandia

il posto delle parole
Piero Fassino "Dalla rivoluzione alla democrazia"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Apr 15, 2021 33:00


Piero Fassino"Dalla rivoluzione alla democrazia"Il cammino del Partito comunista italiano 1921-1991Donzelli Editorehttps://www.donzelli.it/«Il Pci ha saputo leggere e interpretare per decenni domande di libertà, uguaglianza, riscatto sociale, facendole vivere in battaglie democratiche in cui si sono riconosciuti milioni di italiani. Alla fine del secolo il suo tempo si è consumato, ed è stato atto di lucida saggezza andare oltre per costruire un futuro nuovo. È un cammino che deve continuare».Il Partito comunista italiano nasce il 21 gennaio 1921 con il Congresso di Livorno e cessa la sua attività il 3 febbraio 1991. Settanta anni nei quali il Pci è stato protagonista di ogni passaggio della vita politica e sociale dell'Italia. Nato sull'onda della Rivoluzione d'ottobre per realizzare una società sovietica anche in Italia, nell'arco di pochi anni è investito dalla bufera del fascismo. Costretto alla clandestinità, è il principale animatore prima del contrasto alla dittatura, poi della Resistenza. Matura così, nella lotta per la democrazia e la libertà, un'evoluzione culturale e politica che lo porta a essere partecipe essenziale della costruzione della Repubblica e della scrittura della Costituzione. Divenuto il più importante partito comunista dell'Occidente, forte del pensiero di Antonio Gramsci, intraprende un cammino politico che – prima con la «via italiana al socialismo» elaborata da Togliatti, poi con il «compromesso storico» proposto da Enrico Berlinguer – assume la democrazia come il regime politico entro cui far valere i valori e le lotte di emancipazione e giustizia, sottoponendo a dura critica il socialismo sovietico e ricollocandosi come uno dei principali partiti della sinistra democratica europea. Baluardo nella difesa della democrazia contro lo stragismo nero e il terrorismo rosso, acquisisce crescente consenso nella società fino a raccogliere oltre il 30 per cento dei voti degli italiani e a essere partecipe di una larga intesa democratica per il governo del paese. Un cammino che, di fronte alla caduta del Muro di Berlino e alla dissoluzione del campo sovietico, cui ¬Piero Fassino – protagonista, fin dagli anni della Fgci torinese nel '68, della vicenda del Pci prima, del Pds e del Pd poi – ripercorre la lunga «traversata del deserto» dalla rivoluzione alla democrazia: un passaggio complesso, decisivo per la politica italiana che, se produsse lacerazioni non ricomposte a sinistra, consentì però l'avvio di una nuova stagione di impegno per dare all'Italia un partito progressista nell'alveo del riformismo socialista europeo.Piero Fassino (Avigliana, 1949) è uno dei dirigenti del Pci che condivise e gestì la svolta di Achille Occhetto. Deputato, ministro, segretario dei Ds, fondatore del Pd, inviato europeo, sindaco di Torino, attualmente è presidente della Commissione Esteri della Camera dei deputati.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

la storia in taxi
episodio 80 : 1964-1976/Il PCI , gli USA ed i nuovi indirizzi della DC

la storia in taxi

Play Episode Listen Later Apr 1, 2021 16:03


Il PCI dopo Togliatti ; l'allontanamento da Mosca ; Longo, segretario di transizione ; il PCI e le socialdemocrazie ; il nuovo concetto italiano di policentrismo comunista ; le perplessità dell' America di Johnson e dei circoli conservatori europei ed USA nei confronti della democratizzazione del PCI

Storia della civiltà cristiana | RRL
205 - Togliatti e i cattolici

Storia della civiltà cristiana | RRL

Play Episode Listen Later Mar 26, 2021 6:43


Con una formula complessiva possiamo dire che Togliatti fu il vero inventore della versione comunista della “rivoluzione nella legalità”; del tutto diversa da quella massimalista, che portò invece Allende al disastro. Le cose sono più complesse e il giudizio non può essere così semplice. Per cominciare, mostriamo come non ci sia contraddizione tra il suo stalinismo in Russia e il suo moderatismo in Italia. Proprio dall’osservazione e dal consenso alla politica staliniana, Togliatti derivava la necessità della politica conciliativa in Italia, simbolicamente sancita dalla conservazione del Concordato.

BASTA BUGIE - Comunismo
La vera storia del Partito Comunista Italiano

BASTA BUGIE - Comunismo

Play Episode Listen Later Mar 16, 2021 7:28


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6512LA VERA STORIA DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANOLa fondazione 100 anni fa a Livorno, poi il compromesso storico con la DC, poi il finto scioglimento per cambiare il nome più volte, fino all'attuale presenza al governodi Roberto de MatteiIl Partito Comunista d'Italia nacque a Livorno il 21 gennaio 1921 da una scissione del Partito Socialista. I suoi principali fondatori furono Antonio Gramsci (1891-1937), Palmiro Togliatti (1893-1964) e Amedeo Bordiga (1889-1970), poi espulso e sottoposto a damnatio memoriae, secondo la dialettica interna tipica di ogni partito comunista.Nel 1917 il partito bolscevico aveva conquistato il potere in Russia, sotto la guida di Vladimir Lenin e Lev Trotzski. Il PCI fu la sezione italiana del Komintern, l'organizzazione internazionale fondata a Mosca nel 1919, con lo scopo di diffondere la rivoluzione comunista nel mondo. Nella storia del comunismo, la Rivoluzione russa è un evento più importante della pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista con cui Karl Marx e Friederich Engels, nel febbraio del 1848, lanciarono un appello ai proletari di tutto il mondo per abbattere la borghesia e realizzare la «società senza classi».Nella «undicesima tesi» del suo commento alla filosofia di Feuerbach, Marx sostiene che il compito dei filosofi non è di interpretare il mondo, ma di «trasformarlo». Questa affermazione sembrò realizzarsi nel 1917 a Mosca, dove, per la prima volta nella storia, il comunismo prese il potere e iniziò a diffondersi nel mondo. A Lenin, morto nel 1924, successe Stalin, eliminando la dissidenza di Trotzski, che lo accusava di "tradire" la Rivoluzione. In Italia, mentre Gramsci, imprigionato dal fascismo, elaborava, nei Quaderni dal carcere, la sua «filosofia della prassi», Palmiro Togliatti, il più fedele tra gli stalinisti, guidò il Partito Comunista nella clandestinità e poi nel dopoguerra. Con l'aiuto, anche finanziario, dell'Unione Sovietica, il Partito Comunista divenne il secondo partito italiano dopo la Democrazia Cristiana.OSTPOLITIKIl 7 marzo 1963 Giovanni XXIII ricevette in Vaticano Alexis Adjubei, genero di Krusciov e direttore dell'agenzia Izvestija. Pochi giorni dopo Togliatti, in piena campagna elettorale, propose ufficialmente una collaborazione tra cattolici e comunisti (Rinascita, 30 marzo 1963). Nelle elezioni del 29 aprile, il PCI aumentò di un milione di voti, provenienti soprattutto da ambienti cattolici. Togliatti morì a Yalta nel 1964, mentre la Democrazia Cristiana, con la benedizione del nuovo Pontefice, Paolo VI, formava i primi governi di "centro-sinistra". Il Concilio Vaticano II si chiuse l'8 dicembre 1965 senza aver pronunciato una sola parola sul comunismo, sebbene quasi 500 Padri conciliari ne avessero chiesto un'ufficiale condanna.Nel 1973, dopo l'ascesa e la caduta del governo socialcomunista di Salvador Allende, in Cile, il nuovo segretario del PCI Enrico Berlinguer (1922-1984) pubblicò sulla rivista del partito Rinascita, una serie di Riflessioni sull'Italia dopo i fatti del Cile, in cui avanzava la proposta di un «compromesso storico», che portasse i comunisti al governo in maniera indolore, con l'appoggio della Democrazia Cristiana. L'interlocutore privilegiato di Berlinguer era Aldo Moro, che godeva della piena fiducia di Paolo VI e che iniziò a tessere la trama di un governo con i comunisti.IL COMPROMESSO STORICOGli anni fra il 1974 ed il 1976 furono quelli del maggior successo elettorale del PCI, che nelle elezioni del 21 giugno 1976 raggiunse il 34,4% dei voti espressi. Nel 1978, tuttavia, la morte tragica di Aldo Moro, a cui seguì, pochi mesi dopo, quella di Paolo VI, rallentò la realizzazione del "compromesso storico", mentre in Unione Sovietica, colpita da una colossale crisi economica, nasceva la perestrojika di Mikail Gorbaciov. Nel 1989 crollò il Muro di Berlino e l'Unione Sovietica iniziò la sua auto-dissoluzione. «La decomposizione dell'Unione Sovietica e di conseguenza del suo impero per il modo in cui è avvenuta resta misteriosa», scrive François Furet nel suo studio su Il passato di un'illusione (Mondadori, Milano 1995, p. 354). Senza spargimenti di sangue, tra il 1989 e il 1991, la nomenklatura sovietica sciolse la vecchia azienda e si mise alla testa della nuova. Il comunismo si liberò del suo apparato burocratico, in Russia e nel mondo, lasciando che l'idea comunista potesse esprimersi in nuove forme e modalità di azione.Il 3 febbraio 1991 anche il Partito Comunista Italiano deliberò il proprio scioglimento, promuovendo la costituzione del Partito Democratico della Sinistra (PDS). Il 14 febbraio 1998 il PDS, al termine degli Stati Generali della Sinistra, cambiò ulteriormente nome in Democratici di Sinistra (DS), una compagine che fu a sua volta soggetto fondatore dell'Ulivo, sorto per iniziativa di Romano Prodi, che finalmente, nel 1996 portò i comunisti al governo in Italia. L'Ulivo confluì poi nel Partito Democratico (PD), fondato nel 2007 e oggi al governo.Nota di BastaBugie: in Italia c'è stato il più grosso Partito Comunista d'occidente, ma sembra che in Italia nessuno sia stato comunista. Si può approfondire il tema leggendo il seguente articolo.IL PCI COMPIE CENTO ANNI ED E' AL POTERE IN ITALIA (SOTTO ALTRO NOME)I dirigenti del Partito Comunista si sono autoassolti senza chiedere scusa, hanno accantonato la bandiera marxista, ma non l'arroganza ideologica, la pretesa superiorità morale e la demonizzazione degli avversaridi Antonio Soccihttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6322 Titolo originale: La genealogia del PCIFonte: Radici Cristiane, 12 Marzo 2021Pubblicato su BastaBugie n. 708

Storia della civiltà cristiana | RRL
203 - La genealogia del PCI

Storia della civiltà cristiana | RRL

Play Episode Listen Later Mar 12, 2021 8:28


Il Partito Comunista d’Italia nacque a Livorno il 21 gennaio 1921 da una scissione del Partito Socialista. I suoi principali fondatori furono Antonio Gramsci (1891-1937), Palmiro Togliatti (1893-1964) e Amedeo Bordiga (1889-1970), poi espulso e sottoposto a damnatio memoriae, secondo la dialettica interna tipica di ogni partito comunista.

Accademia Rebelde. Formazione politica, conoscenza storica, controffensiva culturale.

>con Antonio Allegra< Terzo incontro del ciclo "Lotta di classe e movimento socialista e comunista in Italia". Dopo il Fascismo e la Resistenza, il PCI cambia forma ancora una volta: da partito di quadri (poi nella versione clandestina) al “partito nuovo”, di massa. Diventa così qualcosa di diverso (non proprio di nuovo) da ciò che era all'atto della sua fondazione nel 1921, la cui versione bolscevica durò pochissimo (fino alla messa al bando nel 1926). Con questa formula organizzativa prova a dare vita a un percorso di “trasformazione rivoluzionaria” (secondo un'espressione ricorrente nei documenti) del Paese attraverso le formule prima della “democrazia progressiva” e poi della “via italiana al socialismo”, la cui sostanza consisteva in una via gradualista e parlamentare, di lotta e di egemonia politica e culturale con le quali portare le “masse popolari” al governo. Le future “riforme di struttura” per la democratizzazione in senso socialista della politica e dell'economia saranno la declinazione pratica di questa strategia che a buon diritto può chiamarsi “riformista”. L'ambiguità del riformismo (strumento per il socialismo o stampella del capitalismo nella fase della ricostruzione?) perdurerà per mezzo secolo fino allo scioglimento del partito, equivoco che ha portato alla lunga a privilegiare il mezzo (le riforme) e a perdere di vista il fine (la “trasformazione rivoluzionaria”), non ponendo mai a verifica la strategia e i mezzi con cui attuare la strategia. Col fallimento della rivoluzione in Occidente, dalle parole del Gramsci dei Quaderni si enucleava una diversa modalità rivoluzionaria per i paesi imperialisti, quella della “guerra di posizione” la cui caratteristica principale, a differenza della “guerra manovrata”, non sarebbe consistita nell'avanguardia delle trincee ma in tutta l'organizzazione di retroguardia che avrebbe sostenuto la linea del fronte. Da queste metafore militaresche si passò alla declinazione pratica di Togliatti per dare vita alla sua strategia, non più bolscevico-rivoluzionaria (per l'assalto al “palazzo d'inverno”, “guerra manovrata”), ma gradualista con una forte organizzazione di quadri ma soprattutto di massa (guerra di posizione). Si può discutere a lungo quanto le previsioni di Togliatti fossero nel giusto, ma di certo quella degli anni Cinquanta fu una battaglia di retroguardia, più che una guerra di posizione. Non si trattava di avanzare lentamente ma inesorabilmente verso il potere (cosa che non avvenne mai), ma si trattò della sopravvivenza stessa del partito di massa e di una forza comunista in sé: nel clima del più becero anticomunismo nazionale e internazionale e del più vieto clericalismo anticomunista del Vaticano, il PCI fu osteggiato e ostracizzato, dopo l'iniziale partecipazione al governo nazionale subito dopo la fine della guerra, fino ad arrivare all'attentato a Togliatti, “evocato” e realizzato nel luglio del 1948. Il PCI, a livello nazionale, riuscì sicuramente a salvarsi e a dare “rappresentanza politica” alle masse proletarie e popolari. In questo senso il PCI del dopoguerra, quello di Togliatti, è stato sicuramente un protagonista di primo piano della storia della Repubblica italiana, e non è errato dire che è stato una forza che ha consolidato la democrazia in questo paese che non ha mai finito di fare i conti con il fascismo. Tutto questo, del resto, era quanto affermato e voluto dalla linea di Togliatti. Ma non riuscì a dare incisività alle masse popolari, che, più che modificare, subirono le politiche reazionarie della borghesia e della DC-Vaticano. Al massimo riuscì ad arginarle, per quello che gli fu possibile.... Prossimo e ultimo appuntamento del ciclo: venerdì 26 Febbraio 2021, "Il PCI, il '68 e il compromesso storico".

Memos
Memos di venerdì 22/01/2021

Memos

Play Episode Listen Later Jan 22, 2021 27:57


Conversazione sul Pci (seconda puntata, ieri la prima). Cent'anni fa nasceva il Partito Comunista d'Italia e trent'anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant'anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all'ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell'antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell'Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D'Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci.

Accademia Rebelde. Formazione politica, conoscenza storica, controffensiva culturale.

>con Danilo Ruggieri< Accademia Rebelde presenta il primo dei quattro appuntamenti del ciclo “Lotta di classe e movimento socialista e comunista in Italia. A cento anni dalla nascita del PCI”, trasmesso sui nostri canali social il 22 gennaio 2020. //Dalle società segrete alla nascita del PCd'I// Iniziamo questo ciclo sulla lotta di classe e il partito comunista in Italia, partendo da lontano. Non ci interessa partecipare a un richiamo rituale nostalgico sulla storia anche gloriosa del movimento socialista, ma tracciare un'introduzione storica di formazione che ripercorra le tendenze e le tappe di un processo sociale e nazionale, mettendo in relazione dinamica e per sua natura contraddittoria, le classi subalterne e il processo di affermazione degli istituti dell'indipendenza politica dalla borghesia. In questo primo appuntamento racconteremo la strada anche faticosa della nascita del socialismo, partendo dalle prime esperienze spurie del socialismo risorgimentale premarxista, tra mazzianesimo e anarchismo bakunista, terreno di incubazione delle prime forme primitive di organizzazione e propaganda socialista. Ci concentreremo sulla storia, le caratteristiche del socialismo italiano, la natura del capitalismo italiano in formazione, i protagonisti di questo processo. La scissione di Livorno nel 1921 e la fondazione del Pcd'I, pur avendo come base fondamentale la svolta rivoluzionaria del ‘17, si alimentano anche di una lotta interna alle varie anime del Psi stesso, di uno scontro di classe e un protagonismo delle masse operaie e contadine che stimolano, alimentano la lotta tra riformismo e sinistra socialista. Oltre al 1917 c'è anche il biennio rosso (1919-1920) che vede per la prima volta la classe operaia nel nord industriale mobilitarsi con una forza e una coscienza politica mai vista prima. Giungeremo ai fatti di Livorno come fatto non casuale, occasione non fortuita, o frutto di scelte avventuriere e personalistiche di alcuni gruppi , ma come passaggio storico epocale, maturato nell'epoca imperialista e accelerato dai nuovi problemi imposti dalla prima guerra mondiale. La storia che va dal 1892 al 1921 ci dà, anche l'occasione di toccare alcune tendenze, anche limiti, che torneranno nella storia politica del movimento operaio nazionale e che saranno tema delle puntate successive sulla storia del PCI. Prossimi incontri: >29 gennaio - La lotta contro il fascismo e la Resistenza >12 febbraio - Dalla Costituente alla morte di Togliatti >26 febbraio - Il Pci, il '68 e il compromesso storico I nostri canali social: Youtube > https://www.youtube.com/channel/UCYbJl0ZdY0W3sZYiJPrFaQQ/featured Facebook > https://www.facebook.com/retedeicomunistirm Instagram > https://www.instagram.com/accademia_rebelde/ Sito > http://www.retedeicomunisti.net/ Accademia Rebelde Formazione politica, conoscenza storica, controffensiva culturale. Un filo rosso tra passato e presente, verso il nuovo assalto al cielo!

Memos
Memos di giovedì 21/01/2021

Memos

Play Episode Listen Later Jan 21, 2021 27:33


Conversazione sul Pci. Cent'anni fa nasceva il Partito Comunista d'Italia e trent'anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant'anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all'ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell'antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell'Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D'Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci. Quella di oggi è la prima di due puntate. La seconda, domani.

Memos
Memos di ven 22/01/21

Memos

Play Episode Listen Later Jan 21, 2021 27:57


Conversazione sul Pci (seconda puntata, ieri la prima). Cent’anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia e trent’anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant’anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all’ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell’antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell’Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D’Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci.

Memos
Memos di gio 21/01/21

Memos

Play Episode Listen Later Jan 20, 2021 27:33


Conversazione sul Pci. Cent’anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia e trent’anni fa il Pci decideva di sciogliersi. Una storia lunga che ha riguardato milioni e milioni di persone in Italia. Una storia che è un pezzo fondamentale della biografia civile e politica di questo paese nel corso di settant’anni. I suoi leader, tutti uomini, sono stati Bordiga e Gramsci, Togliatti e Longo, Berlinguer e Natta fino all’ultimo segretario Occhetto. Il Pci, il partito dell’antifascismo, della Costituzione repubblicana e poi della via italiana al socialismo. Il partito che ha vacillato di fronte ai fatti di Ungheria e Praga. Il partito del compromesso storico e delle lotte per i diritti, il partito della questione morale. Il conflitto con i movimenti e gli intellettuali. Fino al crollo del Muro di Berlino, la Bolognina, la Cosa, lo scioglimento nel congresso del febbraio 1991, a pochi mesi dalla dissoluzione dell’Urss. Una lunga storia che Memos ha cercato di ripercorrere in buona parte con lo storico Angelo D’Orsi, allievo di Norberto Bobbio e biografo di Antonio Gramsci. Quella di oggi è la prima di due puntate. La seconda, domani.

RadioKRISHNA byYogaNetwork
29/11/2020 Renzo Samaritani: “Ma chi se ne frega che è morto Maradona!”

RadioKRISHNA byYogaNetwork

Play Episode Listen Later Nov 28, 2020 158:22


+ La Voce delle Sirene con Antonietta Laterza + ARCHIVIO BOLOGNA Bologna Rock mostra "Pensatevi Liberi" al Mambo con Oderso Rubini e Anna Persiani https://archive.org/details/bologna-rock-mostra-pensatevi-liberi-al-mambo-con-oderso-rubini-e-anna-persiani + Radionotizie 29 + ARCHIVIO BOLOGNA [Vanloon Podcast | a. VII #32] Storie partigiane, racconti del "vento del Nord" che reclama giustizia, lavoro ma anche rivoluzione e poi l'amara fine di un sogno. Così potremmo riassumere la nuova puntata di Petit x, la speciale rubrica che dedichiamo alla storia attraverso la biografia, in cui ripercorriamo la vicenda di Otello Palmieri. Partigiano di Oliveto, borghetto sui colli bolognesi, protagonista dell'occupazione del municipio di Monteveglio all'indomani dell'attentato a Togliatti, transfuga in Cecoslovacchia e infine disilluso e operaio in Svizzera. Ce ne parlano Alfredo Mignini e Enrico Pontieri, autori di Qualcosa di meglio. Biografia partigiana di Otello Palmieri edito da Pendragon nel 2019. Leggi e approfondisci su RadioVanloon.info + Dalla Parte Degli Animali 10 --- Send in a voice message: https://anchor.fm/radiovrinda/message Support this podcast: https://anchor.fm/radiovrinda/support

il posto delle parole
Alfio Caruso "Così ricostruimmo l'Italia"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Nov 23, 2020 29:01


Alfio Caruso"Così ricostruimmo l'Italia"Neri Pozza Editorehttp://neripozza.it/All'inizio del giugno 1945, dopo un mese di pace in Italia, i mezzi di trasporto ferroviario, rispetto all'anteguerra, sono a un sesto, gli autocarri a meno della metà, la flotta mercantile a un decimo. Servono sette ore per andare da Roma a Napoli, trentasei da Torino a Roma su un unico treno giornaliero, trentatré da Milano.Per il trimestre estivo, gli approvvigionamenti di carbone sono valutati a un decimo del fabbisogno, pure lo zucchero è a un decimo, la carne a un quarto. Il Nord della Penisola è attraversato da una scia di odio sanguinario; i partiti politici si sbranano sul futuro assetto statuale, monarchia o repubblica; l'indipendentismo minaccia la Sicilia; Tito ha allungato le mani su Trieste e il Friuli Venezia Giulia.Eppure in quindici anni l'Italia stupirà il mondo con una rinascita che non ha precedenti.Ad accompagnare i sogni arriva subito la schedina, prima con il «12», poi con il «13». Il Grande Torino, Coppi, Bartali ridanno un minimo di orgoglio a un Paese umiliato dal fascismo e annichilito dalla guerra persa. La scuola, il diploma, la laurea diventano il traguardo di moltissime famiglie convinte che il «pezzo di carta» consentirà ai figli un domani migliore. Scandali, imbrogli, misfatti rimangono spesso sotto il pelo dell'acqua e in ogni caso non infrangono l'ottimismo di fondo. La guerra fredda, lo scontro fra le grandi ideologie scavano baratri incolmabili, tuttavia permane una solidarietà di fondo tra le diverse anime della Nazione. Sia a destra, sia a sinistra in diverse occasioni l'interesse di bottega viene sacrificato davanti all'interesse generale.Capo del governo per sette anni, l'asburgico De Gasperi tiene a freno i grandi nemici della sinistra, Togliatti e Nenni, e quelli dell'oltranzismo cattolico rappresentati da Luigi Gedda, il pupillo di Pio xii. Dalle ceneri dell'agip il monopolista a fin di bene Mattei costruisce l'eni e lo usa per rompere il predominio petrolifero delle sette sorelle. Dall'inventiva di Enzo Ferrari e di Enrico Piaggio nascono due gioielli invidiati dal mondo. Gli italiani sostituiscono la Vespa alla bici in attesa di salire prima sulla Seicento, poi sulla Cinquecento. La nascente televisione regala una lingua al Paese, lo racconta e lo fa conoscere ai tanti, che mai si sono mossi dal borgo natio. Il cinema italiano conosce il suo periodo più fecondo contrassegnato dagli oscar a De Sica e a Fellini, dai trionfi di Rossellini al festival di Cannes.È la grande stagione della ricostruzione, un periodo della nostra storia in cui le accese divisioni sociali e politiche si accompagnano al comune desiderio di rinascita di una Nazione.Alfio Caruso (Catania, 1950), una laurea, una moglie, tre figli, una nuora, due nipotini, dopo quattro romanzi con Leonardo e Rizzoli si è dedicato con Longanesi alla storia italiana del Ventesimo secolo. Ne ha narrato l'escalation mafiosa (Da Cosa nasce Cosa, Perché non possiamo non dirci mafiosi, Io che da morto vi parlo, Milano ordina: uccidete Borsellino), l'abbondanza di misteri (Il lungo intrigo), i più importanti episodi della seconda guerra mondiale (Italiani dovete morire, Tutti i vivi all'assalto, Arrivano i nostri, In cerca di una Patria, Noi moriamo a Stalingrado, L'onore d'Italia). Con Einaudi ha pubblicato due romanzi, Willy Melodia e L'arte di una vita inutile, con Salani Breve storia d'Italia.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

il posto delle parole
Marco Sassano "Amor di Patria"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Nov 8, 2020 35:29


Marco Sassano"Amor di Patria"Francesco Brioschi Editorehttps://www.gruppoeditorialebrioschi.it/brioschieditore/catalogo-libri/amor_patria.aspx“Questa è la storia di una famiglia italiana, innamorata del suo Paese. Una famiglia che ha contribuito a “fare l'Italia”: il trisavolo è stato rivoluzionario, il bisnonno garibaldino e il padre ha combattuto contro la fatale malattia del fascismo. E il figlio, l'autore del libro, è stato uno dei protagonisti del famoso “scandalo della Zanzara”, il giornalino del prestigioso liceo Parini, uscito con una scottante inchiesta sulla vita sessuale dei liceali. E delleliceali. È la storia di cinque generazioni di una famiglia italiana che ha avuto il merito di avere sempre preso posizione. Una famiglia composta da uomini e donne che hannovoluto fare la loro parte in quella che consideravano una giusta battaglia. Con l'aiuto di carte, appunti, lettere, diari, articoli e libri che si trovano nel suo archivio familiare, l'autoreha ricostruito le avventurose vite dei suoi antenati. Concludendo con la sua, meno rischiosa di quelle di coloro che lo hanno preceduto, però a sua volta abbastanza movimentata.Marco SassanoTorinese di nascita, milanese per formazione, romano d'adozione. Dopo essere stato protagonista del caso de La Zanzara nel 1966, ha lavorato come giornalista per numerose testate. Ha pubblicato numerosi libri tra cui: La politica della strage, Un compagno difficile (con introduzione del Presidente della Repubblica Sandro Pertini), Pinelli, la finestra chiusa.Marco Sassano"I libri sono come le ciliegie"Cesare De Michelis in parole sueMarsilio Editorihttps://www.marsilioeditori.it/lista-autori/scheda-libro/2970173/i-libri-sono-come-le-ciliegie«L'editore è un Don Giovanni: scopre, seduce, vuole, rivuole, colleziona. Ma io sono un uomo di radicate fedeltà, se è permesso l'ossimoro».Che fare libri fosse soprattutto un gioco di seduzione, Cesare De Michelis lo sapeva bene.E a osservarne la vicenda umana attraverso lo sguardo fraterno di Marco Sassano, l'impressione è che la sua ininterrotta curiosità gli abbia permesso di vivere più di una vita: giovane assistente alla regia cinematografica, allievo di Vittore Branca, appassionato dell'idea socialista, docente al primo incarico all'Università di Messina e poi professore di Letteratura italiana all'ateneo di Padova, assessore alla pubblica istruzione nella «sua» Venezia, Cavaliere del Lavoro e, soprattutto, editore. In quest'ultima veste ha letto, scritto, prodotto, stampato, ha «indossato» i libri come lenti attraverso cui interpretare il mondo, e fin dalla scelta del nome (un ghibellino in Veneto, regione guelfa) ha fatto di Marsilio una voce controcorrente nel panorama editoriale italiano, scoprendo per primo talenti come Nico Orengo, Antonio Debenedetti, Gaetano Cappelli, Susanna Tamaro e Margaret Mazzantini. Attingendo a sessant'anni di interviste, colloqui privati e interventi pubblici, in questa autobiografiaper interposta persona Marco Sassano riesce nell'intento di restituire la voce di un critico della modernità e delle sue contraddizioni, capace come pochi altri di svelare paradossi, snodi e scenari della nostra industria culturale e di tutta la società italiana.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

BASTA BUGIE - Cinema
FILM GARANTITI: Porzus - Le responsabilità partito Pd nella strage di Porzus (1997)**

BASTA BUGIE - Cinema

Play Episode Listen Later Oct 13, 2020 10:02


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=12&testo_ricerca=porzusLE RESPONSABILITA' DEL PARTITO COMUNISTA NELLA STRAGE DI PORZUSIl proditorio agguato e l'assassinio di ventuno persone fra le quali una donna sono il tragico epilogo di una fra le più spietate vicende della guerra civile condotta dalla parte comunista, italiana e slovena, appoggiata dalle truppe di Josip Broz, il Maresciallo Tito, contro chiunque non aderisse al loro sciovinismo e non accettasse la loro violenza di classe.I fatti accaddero il 7 febbraio 1945 e furono poi a lungo celati e depistati fino al giugno del 1993, quando l'ex comandante e deputato comunista italiano Mario Lizzero, già commissario delle divisioni comuniste Garibaldi e Friuli, dichiarò testualmente: «Porzûs più che una colpa è stato per i comunisti un errore mostruoso».I FATTINelle Malghe di Topli Uork sopra Canebola, in provincia di Udine, comunemente note come Malghe di Porzûs, in località Bosco Romagno furono massacrati partigiani della divisione Osoppo appena giunti in ricognizione e fatti prigionieri. Furono uccisi subito il comandante "Bolla", capitano Francesco De Gregori, il delegato politico "Enea", tenente Gastone Valente, la giovane Elda Turchetti, già denunziata come spia da Radio Londra, che si era costituita al comando della Osoppo qualche tempo prima e, sottoposta a istruttoria sommaria sul posto, era stata assolta, e il giovane Giovanni Comin "Gruaro", che quel giorno era diretto alle Malghe per arruolarsi nelle formazioni della stessa Osoppo. Altri quattordici furono fatti prigionieri, condotti in pianura e brutalmente passati per le armi nei pressi di Spessa di Cividale. Fra di essi Guido Pasolini detto "Ermes", esponente del Partito d'azione, fratello di Pier Paolo Pasolini, lo scrittore comunista. A costoro vanno aggiunti altri tre partigiani trucidati nei pressi di Drenchia.Della brigata Osoppo facevano parte, in prevalenza, cattolici, uomini del Partito d'azione, ex ufficiali e soldati del disciolto esercito italiano, altri aderenti a idee moderate e riformiste di tendenza socialista. In quel periodo operano nella zona friulana dodici battaglioni comunisti garibaldini; quattro battaglioni della divisione Natisone, che accetterà la disposizione di unificarsi sotto il comando slavo; sette battaglioni che appartengono alla Osoppo, accusati di essere in trattative, inesistenti, con i fascisti e che comunque agiscono in base alle direttive del governo nazionale del Sud e dei comandi anglo-americani.Tre furono i sopravvissuti, poi testimoni di accusa nei procedimenti penali del 1952, 1954 e 1957, nei quali furono condannati all'ergastolo e alcuni a trent'anni i comandanti e partigiani della brigata comunista dei Gap, i Gruppi d'azione patriottica, denominata "13 martiri di Feletto": Mario Toffanin detto "Giacca", già militante nelle formazioni armate titoiste, Juro detto "Marco", Tabosso detto "Ultra" assieme ad altri 36 imputati, tutti ritenuti responsabili dell'eccidio.A sera, dopo aver depredato le Malghe e asportato tutti i documenti e spogliati i cadaveri, gli armati dei Gap piegarono verso la zona del Collio. Furono riconosciuti e, interrogati, dissero che avevano «fatto un'operazione di disarmo di quei porci di badogliani». Il giorno dopo l'eccidio, un abitante di Porzûs scoprì casualmente i cadaveri dei trucidati e con l'aiuto di alcuni volonterosi provvide al trasporto delle salme nel paese di Racchiuso e poi a Savorgnano.INQUINAMENTI E DEPISTAGGIDa allora cominciò il contorto periodo dei depistaggi. Il 12 febbraio, cinque giorni dopo la strage, il Pci di Udine si dichiara impegnato a smascherare la dirigenza della Osoppo, «con una campagna sistematica per isolare quel gruppo di sciovinisti antigaribaldini, anticomunisti, antisloveni». Sempre da fonte comunista si diffonde la notizia, inattendibile perché subito smentita da testimoni oculari, che la strage è avvenuta ad opera di un fantomatico reparto di nazisti camuffati da partigiani.L'«ALTRA» INDAGINEIl comando della Osoppo decide invece di compiere una sua prima indagine. Intanto si fa strada una nuova versione della Federazione comunista di Udine nella quale si sostiene che l'eccidio sarebbe stato un «colpo di testa del comandante partigiano "Giacca"». Il 25 giugno 1945 viene infine presentata la denunzia della Osoppo per omicidio aggravato continuato, saccheggio, sequestro di persona, tradimento, quest'ultimo secondo gli articoli 112 e 241 del Codice penale. Vengono imputate dinnanzi alla corte d'Assise di Lucca cinquanta persone. Dopo vari rinvii, determinati da incidenti e adempimenti procedurali come l'invocazione della legittima suspicione e la riunione con altri procedimenti, ha inizio il processo.Il 5 aprile del 1952 la corte d'Assise di Lucca commina tre ergastoli e altre pene variabili da 22 a 12 anni di reclusione per gli altri 26 imputati. Ma nell'anno 1959 la corte d'Assise di Perugia applica su tutti l'amnistia denominata di Togliatti.Ma qual è l'atteggiamento dei vertici comunisti? In coincidenza con l'eccidio delle Malghe di Porzûs e cioè lo stesso 7 febbraio 1945, il ministro della Giustizia Togliatti aveva inviato una lettera al Presidente del Consiglio del governo del Sud, onorevole Ivanoe Bonomi, con la minaccia di «reazioni ingovernabili degli iscritti al Pci se il Comitato di Liberazione Alta Italia avesse ordinato agli italiani di prendere sotto controllo la Venezia Giulia per evitare l'occupazione jugoslava».Va precisato che in precedenza, cioè il 24 settembre 1944, da Mosca e a nome espresso di Togliatti, Vincenzo Bianco "Vittorio" (che allora era l'alter ego di Togliatti) in una lettera aveva stabilito che tutte le unità italiane che si trovavano nel territorio friulano dovevano porsi sotto il comando del IX Corpus jugoslavo e che in relazione ai contrasti sorti tra i Gap e la Osoppo «bisognava fare repulisti in essa di tutti gli elementi fascisti e imperialisti».L'orrore suggellò questa tragica disposizione.Massimo Caprara(segretario di Palmiro Togliatti, leader storico del Partito Comunista Italiano)Fonte: Il Timone n. 45 Luglio-Agosto 2005

ORGASMO CRVDELE
PUNTATA 4 - SOCIALISMO TASCABILE (EMILIA PARANOICA)

ORGASMO CRVDELE

Play Episode Listen Later Oct 12, 2020 43:58


Socialismo tascabile (Emilia Paranoica), titolo anche fin troppo ideologico della puntata più politica di ORGASMO CRVDELE. Prendendo spunto dal nome di due album della Madonna della musica italiana (Affinità-divergenze fra noi e il compagno Togliatti dei CCCP e Socialismo tascabile degli Offlaga Disco Pax) abbiamo dato il via a una conversazione (che stava per sfociare in rissa) sulla meritocrazia, il successo individuale, il classismo, pacchi bomba a Confindustria, le classifiche di Forbes (Fictional 15) e una buona dose di DDR che non fa mai male. ¡Patria o Muerte! ¡Venceremos!

il posto delle parole
Aldo Agosti "Juventus. Storia di una passione italiana"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Sep 26, 2020 21:02


Aldo Agosti, Giovanni De Luna"Juventus"Storia di una passione italianaDalle origini ai giorni nostriUtet Librihttps://www.utetlibri.it/CuneiFormehttps://www.progettocantoregi.it/Venerdì 2 ottobre, ore 21:00Racconigi, SomsAldo Agosti e Giovanni De Luna, racconteranno la "storia di una passione italiana": la Juventus.Nell'autunno del 1897 un gruppo di allievi del liceo Massimo d'Azeglio di Torino, uno dei più prestigiosi del capoluogo piemontese, si riunisce nell'officina dei fratelli Canfari per fondare una società sportiva studentesca. Al centro del progetto, un gioco da poco importato dall'Inghilterra: il football. Da quei ragazzi in camicia bianca e pantaloncini neri che rincorrevano un pallone cucito da un calzolaio con avanzi di suole, nasceva la Juventus.In oltre cento anni di storia, la bacheca della “Vecchia signora” si è riempita di trofei, decine di campioni si sono avvicendati sul campo da gioco, tracciando l'evoluzione della squadra più amata e, allo stesso tempo, più odiata d'Italia. A guardarli con lo sguardo dello storico, tuttavia, gli annali juventini non raccontano semplicemente le vicende sportive, i cicli vittoriosi e le cocenti delusioni.Dietro quelle coppe, negli spazi tra le foto delle formazioni ufficiali, emerge potente la storia di una città e di un intero paese: l'arrivo della prima guerra mondiale, che portò quei ragazzi che fondarono la squadra dai campi da gioco alle trincee sul fronte austriaco; l'avvento del regime fascista e le leggi razziali che costrinsero alle dimissioni dai vertici societari tutti i dirigenti ebrei; e poi, naturalmente, il rapporto con la famiglia Agnelli, la Fiat, il boom del dopoguerra e i cambiamenti del tessuto sociale che l'emigrazione di massa da sud verso nord portò a Torino e a tutta l'Italia.Su questo sfondo storico si stagliano i trofei del trio magico Charles-Sívori-Boniperti, la bicicletta iconica di Parola, la tragedia dell'Heysel, i successi sotto la guida di Trapattoni, le magie di le roi Platini, fino al “neocalcio”, allo scandalo calciopoli, alla Serie B e alla rinascita. Aldo Agosti e Giovanni De Luna, tra i massimi storici italiani e accaniti tifosi bianconeri, rileggono la storia del club con rigore e passione, perché la costruzione dello stile Juventus, l'evoluzione del modello imprenditoriale e del rapporto con il potere e con la società circostante possono raccontare da una nuova, inedita, prospettiva i cambiamenti di oltre un secolo di storia del nostro paese.Aldo Agosti è professore emerito di Storia contemporanea all'Università di Torino. Si è occupato soprattutto della storia del movimento socialista e comunista, italiano e internazionale. Tra i suoi lavori recenti: Bandiere rosse (1999); Togliatti (2003); Il partito mondiale della rivoluzione (2009). Ha curato e diretto l'Enciclopedia della sinistra europea nel XX secolo (2000), collabora a diverse riviste italiane e straniere ed è membro della direzione della rivista “Passato e presente”.Giovanni De Luna ha insegnato Storia contemporanea all'Università di Torino. Firma de “La Stampa” e autore di Rai Storia, ha pubblicato tra gli altri: Il corpo del nemico ucciso (2006), Le ragioni di un decennio. 1969-1979 (2009), La Repubblica del dolore (2011), La Resistenza perfetta (2015) e La Repubblica inquieta (2017).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/

Daily Cogito
Santificare i Defunti: Rossana Rossanda e il giornalismo totemico - DuFer e Boldrin

Daily Cogito

Play Episode Listen Later Sep 26, 2020 34:55


Comunisti che diventano santi, giornalisti che diventano fantasisti. Con Michele Boldrin. In live ogni giorno qui ➤➤➤ https://www.twitch.tv/dailycogito Il canale Youtube ➤➤➤ https://www.youtube.com/c/RiccardoDalFerro La Community di Patreon ➤➤➤ https://www.patreon.com/rickdufer La chat di Discord ➤➤➤ https://discord.gg/pSVdzMB Instagram ➤➤➤ https://www.instagram.com/rickdufer/ Tutti i miei libri ➤➤➤ http://bit.ly/libdufer Il merchandise ➤➤➤ http://bit.ly/storedufer Il video di Michael Sandel ➤➤➤ https://www.ted.com/talks/michael_sandel_the_tyranny_of_merit Daily Cogito si fa in tre: ogni giorno in Live su Twitch, alle 7 in podcast e la sera sul canale YouTube, Per combattere la zombificazione. La voce della sigla è di Marco Benedetti. La musica è "Shake Down" di Jules Gaia, da Epidemic Sound.

Minor Notes Recordings
MRTM - Minor Notes Podcast #18

Minor Notes Recordings

Play Episode Listen Later Sep 10, 2020 69:22


All the way since day one we discover deep electronic scene from Russia. To be honest we have a lot of artist, which we are ready to push, but all the brilliants should be released with a waiting. In this issue we are proud to show you the skills of @maaartem - original Togliatti man, based now in Moscow. This is a dj, who is crazy about true disco music and groovy house stuff. MRTM. 1 HOUR. KILLER.

Cemento
02.06 - La La Lada

Cemento

Play Episode Listen Later Aug 2, 2020 32:16


Nella puntata scorsa abbiamo parlato di esplorazione spaziale e delle conquiste che con l'aiuto dei cani l'Unione Sovietica ha fatto negli anni ‘60. Oggi ci lasciamo da parte razzi e astronavi per fare un viaggio sicuramente più proletario e accessibile a tutti. Ci muoveremo sulle strade più o meno scassate del Caucaso con un mezzo che se siete stati a Est sicuramente avrete già visto. Un paio di mesi fa è stato un anniversario speciale: è già il cinquantesimo anniversario del rilascio, nella città di Togliatti, delle prime automobili Zhiguli. Il primo modello della macchina che verrà conosciuta in tutta Europa come Lada uscì dalla Fabbrica Automobilistica del Volga in sei versioni: due blu e quattro rosse, ossia i colori della bandiera della Repubblica Socialista Sovietica Russa. Cemento è un podcast di Angelo Zinna e Eleonora Sacco. La sigla è di MAV. Se non lo hai ancora fatto iscriviti alla nostra newsletter per ricevere fonti, aggiornamenti e consigli di lettura sui temi di ogni puntata. Vuoi parlare con noi dell'argomento che abbiamo trattato in questa puntata? Entra nel gruppo Facebook di Cemento, siamo contenti di proseguire la discussione! Saremmo felici di sentire il tuo feedback, se i social non fanno per te puoi contattarci rispondendo a questa mail. Ci trovi, ovviamente, anche su Instagram.

di storia / in storia
7 luglio 1960 - La strage di Reggio Emilia

di storia / in storia

Play Episode Listen Later Jul 6, 2020 36:52


Il 7 luglio 1960 a Reggio Emilia vengono uccisi cinque manifestanti. Erano giovani che partecipavano pacificamente a una manifestazione antifascista. Questa storia è il racconto dei giovani con le magliette a strisce e dell'Italia che stava faticosamente cambiando.

AMBIENTE e TERRITORIO
IL PARCO ARCHEOLOGICO DI 100CELLE : PROGETTI, CITTADINI, MEMORIE

AMBIENTE e TERRITORIO

Play Episode Listen Later Jun 14, 2020 42:29


Il Parco archeologico di Centocelle è un'area verde di 120 ettari alla periferia est di Roma, nel territorio del V Municipio, a sud dell'omonimo quartiere. È delimitato a ovest da via di Centocelle, a nord da via Casilina, a est da viale Togliatti, a sud da via Papiria e dal sedime militare del Comando della Squadra Aerea dell'Aeronautica Militare e del Comando operativo di vertice interforze del Ministero della Difesa.È compreso nella zona urbanistica 7G Centro Direzionale Centocelle e nel quartiere Q. XXIV Don Bosco.GIANO Public History APS00155 Roma - Via di Tor Sapienza, 160WA +39 3518921867 - info@gianophaps.it

feeder sound
Parallelian - feeder sound OPEN CALL podcast

feeder sound

Play Episode Listen Later May 10, 2020 59:55


Click here for the feeder sound II OPEN CALL voting poll, available between 12th of May – 12th of June: www.feeder.ro/2020/05/09/vote-feeder-sound-open-call/ WINNERS announcement - 15th of June --- Parallelian - feeder sound OPEN CALL podcast Set description: minimalistic principles of musical form as a result of a new perception of the world. Podcast with different dance development. About Parallelian Artist biography: Inspired by the latest concepts in minimal and tech house music , "parallelian" creates an energetic & bouncy alloy hypnotic sounds with instrumental bright twists in their tracks and mixes. Parallelian are really in love with electronic music. Portfolio link: https://www.beatport.com/artist/parallelian/635110 | @df-music-1 Current city: Togliatti, Russia

BASTA BUGIE - Comunismo
L'alleanza segreta tra Hitler e Stalin

BASTA BUGIE - Comunismo

Play Episode Listen Later Jan 14, 2020 10:03


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5967L'ALLEANZA SEGRETA TRA HITLER E STALIN di Marcello VenezianiIl 23 agosto di ottant'anni fa il mondo stava prendendo un'altra piega che avrebbe cambiato i destini dell'umanità. Stalin e Hitler strinsero un patto che sarebbe diventato un abbraccio fatale per il comunismo, per il nazismo ma anche per il resto del mondo. Era un patto di non-aggressione, firmato al Cremlino dai due ministri degli esteri, Molotov e Ribbentrop, ma era in realtà un patto di aggressione al resto del mondo. Un reciproco via libera all'insegna dell'anticapitalismo, dell'antisemitismo e dell'antioccidentalismo.Stalin brindò col ministro tedesco alla salute del Fuhrer e all'amicizia tra i due regimi. Un mese dopo seguì un ulteriore patto di amicizia. Rimase in piedi per un paio d'anni, quel patto, permise di spartirsi la Polonia, consentì alla Germania di invadere i paesi vicini e dichiarare guerra alle plutocrazie occidentali, ricevendo dall'Urss scorte di petrolio, informazioni segrete e materiali necessari al conflitto. Se il carattere sospettoso e maniacale dei due dittatori non avesse prevalso, oltre le ragioni strategiche, oggi vivremmo in un altro pianeta.Magari a guerra finita ci sarebbe stata una finale resa dei conti tra la Germania indoeuropea e la Russia asiatica; però intanto avrebbero liquidato insieme capitalismo, democrazie liberali, ebrei ed egemonie atlantiche. Fu l'Operazione Barbarossa, due estati dopo, a spezzare l'incantesimo e l'idillio, con l'attacco tedesco all'Urss.L'IMBARAZZANTE GIRAVOLTA DEI COMUNISTI EUROPEI (TOGLIATTI INCLUSO)Di quel patto, la stampa e la cultura occidentale, egemonizzate da una cultura di provenienza marxista e comunista, ha sempre finto di non ricordarsi e continua a dimenticare. Ma quel patto non riguardò solo i due dittatori. Fu un patto che coinvolse i regimi, i partiti, gli apparati, la propaganda. E si estese ben al di là dell'Unione Sovietica a tutta l'Internazionale comunista. Fu imbarazzante, e a tratti ripugnante, la giravolta che i comunisti francesi e italiani, Togliatti incluso, fecero dall'antifascismo militante fino alla guerra di Spagna alle epurazioni dei dissidenti antinazisti, alle circolari che esortavano a chiudere ogni ostilità tra rossi e neri e a guardare con simpatia alla Germania nazista che si apprestava ad aggredire le nazioni capitaliste.Qualcuno, come Angelo Tasca, tra i fondatori del partito comunista d'Italia, prese quel patto assai sul serio, e in Francia dove era esule da comunista dissidente, fu col regime filo-nazista di Vichy, diresse una rivista collaborazionista con la Francia occupata dai nazisti, l'Effort, e fu dipendente del governo di Petain. Altri compagni da noi si barcamenarono, elogiarono il Patto, misero la sordina all'antinazismo. Camilla Ravera e Umberto Terracini osarono criticare il patto con Hitler: furono espulsi dal Pc. Rischiò grosso anche Peppino Di Vittorio; gli altri si allinearono.Al di là dei fatti storici, le giravolte e i retroscena, come giudicare quel patto sul piano delle idee? Ci affidiamo al giudizio di due acute pensatrici ebree, una rivoluzionaria-socialista e l'altra liberal-democratica. Scrivendo Sulla Germania totalitaria, Simone Weil osservava che le parole d'ordine dei nazisti e dei comunisti sono state quasi identiche e notava già prima del patto: "non si può negare l'esistenza tra i comunisti di una certa corrente di simpatia verso gli hitleriani...Si ha spesso l'impressione che operai comunisti e operai nazisti nelle loro discussioni cerchino invano di trovare un punto di disaccordo... In pieno terrore hitleriano si potevano sentire hitleriani e comunisti rimpiangere insieme i momenti in cui lottavano, come dicevano, fianco a fianco, vale a dire il tempo del plebiscito rosso; si poteva sentire un comunista gridare: 'Meglio nazista che socialdemocratico'".LE ORIGINI DEL TOTALITARISMONe Le origini del totalitarismo Hannah Arendt sottolineò le convergenze tra nazismo e comunismo, l'ammirazione di Hitler per "il geniale Stalin" e ricordò che Krusciov aveva rivelato: "Stalin si fidava solo di un uomo, e questo era Hitler". Nazismo e comunismo, notava Pierre Chaunu, sono "gemelli eterozigoti" e Francois Furet sottolineava "la parentela inconfessata" tra i due e la complicità ideologica.Nel Novecento, il Secolo del male, Alain Besancon, nota che Russia comunista e Germania nazista ebbero in comune la parola lager. Quell'uso, come è noto, non fu solo verbale. Comunismo e nazismo condivisero la promessa del bene assoluto in terra. Il nazismo ebbe una passione estetica, magica e naturalistica mentre il comunismo ha una passione etica, storica e materialistica.I nazisti promisero di ridare bellezza al mondo, i comunisti promisero di dare bontà al mondo. Il comunismo uccide a fin di bene, è pedagogico e obbliga le sue vittime a interiorizzare le sue nuove regole morali; per questo, aggiunge Besancon, è più perverso del nazismo. Perverte a tal punto "il principio di realtà e il principio morale da poter sopravvivere a 85 milioni di cadaveri", mentre l'idea nazista soccombe con le sue vittime. Il nazismo, in linea col suo particolarismo, è ferocia circoscritta a un preciso nemico (gli ebrei e altre minoranze mirate); il comunismo, coerente col suo universalismo, è visione punitiva estesa all'umanità.Tutti possono diventare vittime del comunismo, chi difende la famiglia, la patria, la religione o la proprietà o gli stessi comunisti "deviati", anarchici e "socialtraditori". Il nemico del comunismo è generico e indefinito, il nemico del nazismo è specifico e definito. La paura nei regimi comunisti è universale, tutti denunciano tutti.Perciò, nota Besancon, i comunisti "hanno bisogno della chiusura assoluta delle frontiere, per proteggere il segreto delle loro fosse, del loro fallimento". Infatti il comunismo crolla con la globalizzazione. I comunisti controllano l'informazione in modo capillare, fino a "sostituire la realtà con una pseudorealtà". Vi ricorda qualcosa? Viviamo di continui paragoni tra l'oggi e l'avvento del nazismo.Quanti paragoni potremmo fare tra la sinistra d'oggi e la sua matrice comunista?Nota di BastaBugie: l'accordo di Hitler e Stalin permise lo sterminio di 22.000 ufficiali polacchi da parte dei sovietici. Per informazioni e per vedere il trailer del film del 2007 "Katyn" che parla di questa triste vicenda, clicca qui!

BASTA BUGIE - Storia
Patti Lateranensi: 90 anni e non sentirli

BASTA BUGIE - Storia

Play Episode Listen Later Nov 12, 2019 9:35


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5864PATTI LATERANENSI: 90 ANNI E NON SENTIRLI di Rino CammilleriQuest'anno ricorrono i novant'anni della storica firma dei Patti Lateranensi. Era il 1929 e quel giorno, 11 febbraio, fu da allora festa nazionale. La data ricordava anche le apparizioni di Lourdes e fu considerata una coincidenza provvidenziale. Il papa di allora, Pio XI, commentò: «E forse ci voleva un uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare, un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale». Quell'uomo era Mussolini, allora capo del governo, e la frase di Pio XI finì col diventare, a suo tempo, lo slogan con cui i malevoli dimostravano la complicità della Chiesa col fascismo. Ci volle un altro «uomo della provvidenza», nel 1984, per rinnovare quei Patti: Craxi, che non a caso le vignette comuniste dipingevano sempre in pose da Duce. Al di là della propaganda politica, tuttavia, l'era di Craxi declassò la Festa Nazionale della Conciliazione tra Stato e Chiesa a giorno feriale qualsiasi, Era il tempo in cui la narrazione politica in auge sosteneva che gli italiani lavorassero poco rispetto alle Nazioni Più Avanzate (cioè, quelle di cultura protestante), cosi parecchie feste religiose vennero abolite. Non era, in realtà, che una riedizione della vecchia vulgata ottocentesca che descriveva i popoli cattolici come sottosviluppati perché bigotti e dediti alla festa. Ne avevano fatto le spese, a volte in modo sanguinoso, la Spagna, il Portogallo, la Francia, il Messico, l'Austria. E anche l'Italia, che nel 1870 aveva visto il Papa preso a cannonate e il Concilio in corso interrotto manu militari. Come risultato della perdita di indipendenza politica per la Chiesa, per esempio, durante la Grande Guerra i rappresentanti diplomatici presso la Santa Sede dei Paesi nemici dell'Italia dovettero andarsene. E ci volle una lunga e defatigante trattativa perché i chierici e i seminaristi fossero assegnati alla Sanità anziché alla trincea. Coi Patti, invece, durante la Seconda guerra mondiale i diplomatici poterono restare, e il /aticano poté accogliere anche gli antifascisti che vi si rifugiarono (e gli ebrei).IDEE CHIARELa vecchia classe dirigente liberale italiana era così intrisa di mentalità anticlericale che al trattato di Versailles nel 1919 si era preoccupata soprattutto di non far partecipare la Santa Sede al tavolo negoziale, unico incasso di una vittoria per il resto «mutilata». L'Italia, nel 1929, aveva voluto siglare l'importantissimo momento dei Patti inaugurando addirittura una lunga strada in Roma, quella Via della Conciliazione che porta a San Pietro. Come ha ricordato Gennaro Malgieri su Formiche.net (11 febbraio 2019), Mussolini aveva in materia le idee chiare fin dal suo esordio in Parlamento nel 1921. In quell'occasione disse senza mezzi termini: «La tradizione latina e imperiale di Roma è oggi rappresentata dal cattolicesimo. (...) io penso e affermo che l'unica idea universale che oggi esiste a Roma è quella che si irradia dal Vaticano». Mussolini era allora un semplice deputato, uno dei tanti. E sapeva bene così facendo di rinnegare il suo passato di socialista anticlericale. Sapeva anche di inimicarsi i laicisti di ogni schieramento e perfino la componente del suo fascismo «intrinsecamente avversa al confessionalismo e in alcuni settori legata alla massoneria». Aveva ben chiaro che, senza la risoluzione una buona volta della Questione Romana, l'Italia sarebbe rimasta quel «regno di terz'ordine» che aveva fatto scuotere la testa a Dostojewski all'ora della Breccia di Porta Pia. Stessa lungimiranza ebbe, e stesso scandalo suscitò, Togliatti quando, alla Costituente, votò a favore dell'inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione della Repubblica (il famoso articolo 7).1) IL TRATTATOI Patti constavano di tre parti. La prima, il Trattato, stabiliva che il cattolicesimo era religione di Stato. Come nel vecchio Statuto di Carlo Alberto, ciò non significava che l'Italia diventava uno stato confessionale come, per esempio, l'Arabia Saudita odierna. Ma solo che quando lo Stato avesse deciso di accompagnare le sue cerimonie e ricorrenze con un rito religioso, questo doveva essere quello cattolico. L'Italia riconosceva, anche, Città del Vaticano come stato indipendente e sovrano. Ciò ripristinava, di fatto, il vecchio Stato Pontificio, anche se ridotto alle dimensioni di soli quarantaquattro ettari. Con buona pace di quanti andavano ripetendo, da quasi un secolo, che la Chiesa spogliata di ogni possedimento terreno avrebbe meglio effettuato la sua missione spirituale. Lo sapeva anche il vecchio rivoluzionario Proudhon (1809-1865), l'autore dello slogan «la proprietà è un furto», che la Chiesa senza un suo posto in cui poter stare senza dipendere da nessuno si sarebbe dissolta in poco tempo. E lo diceva proprio perché incoraggiava la spoliazione.2) IL CONCORDATOLa seconda parte, il Concordato, indicava le festività religiose che venivano riconosciute civilmente, riconosceva validità civile al matrimonio religioso e l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Infine, i titoli rilasciati dalle scuole cattoliche venivano parificati a quelli delle scuole statali.3) LA CONVENZIONELa terza parte, la Convenzione, riguardava gli accordi finanziari tra Chiesa e Stato, comprendendo i risarcimenti per le espropriazioni inflitte alla Chiesa durante tutto il Risorgimento; ai preti con «cura d'anime» veniva riconosciuto un emolumento statale, la cosiddetta «congrua». Non fu facile ricucire lo strappo che si era creato tra la politica e il popolo italiano, un popolo composto quasi interamente da cattolici. I quali da troppi decenni erano frastornati da un processo unitario che si era svolto interamente contro la religione nazionale. La firma di quegli accordi forse evitò all'Italia una «guerra di religione» come quella avvenuta in Messico dal 1926 al 1929 e quella spagnola di dieci anni dopo, anche se qualcosa del genere accadde nella guerra civile che seguì l'armistizio del 1943. La firma sancì quella coesione nazionale che le classi dirigenti «piemontesi» non erano riusciti mai a procurare, perché «fatta l'unità, restava da fare gli italiani». Impresa impossibile, perché volevano farli a modo loro, giacobini e possibilmente atei. Nel 1984, infatti, quantunque ci fosse già stato il Sessantotto, i Patti furono semplicemente rivisti, non certo aboliti L'accordo, detto di Villa Madama, fu firmato il 18 febbraio, non l'11, perché il leader dei socialisti era da tempo bersaglio di critiche, soprattutto da sinistra. Per esempio, agli slogan governativi contro l'evasione fiscale («Io pago le tasse, e tu?») rispondeva il comico Beppe Grillo, estromesso dalla Rai per un suo sketch («Se in Cina sono tutti socialisti, a chi rubano?»). La Chiesa ebbe il suo famoso 8xmille e il cattolicesimo cessò di essere la religione dello Stato. Nel 1933 la Chiesa stipulò un Concordato anche con la Germania di Hitler: fu, non a caso, l'unico accordo internazionale tedesco sopravvissuto al nazismo.

ARTICOLI di Antonio Socci
L'incredibile paradosso della politica italiana

ARTICOLI di Antonio Socci

Play Episode Listen Later Oct 31, 2019 7:42


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5867L'INCREDIBILE PARADOSSO DELLA POLITICA ITALIANA di Antonio SocciTrent'anni fa, in questi giorni, crollava il comunismo dell'Est europeo. E - guardando alla storia successiva del nostro Paese - ci si chiede come sia stato possibile che, da allora, i (post) comunisti abbiano preso il potere in Italia.Infatti, in questi trent'anni, a fare il bello e il cattivo tempo e tuttora a comandare è proprio quella Sinistra politica e intellettuale sulla cui testa crollò il Muro di Berlino.Come e perché è potuto accadere? Oggi è un dato di fatto a cui siamo così assuefatti che neanche ci facciamo più domande. Ma se ci si riflette ciò che è avvenuto appare surreale. Dal "socialismo reale" al (post)socialismo surreale.Ci si sarebbe aspettati, infatti, dopo il 1989, che uscisse totalmente di scena quella Sinistra di obbedienza moscovita che aveva professato un'ideologia orribile e devastante, sostenendo dittature e tiranni stomachevoli, sistemi che avevano fatto fallimento dovunque in modo plateale.Era giusto sperare che calasse il sipario su quella Sinistra marxista che nel nostro Paese aveva fatto i suoi danni e che poi si era addirittura moltiplicata, nel '68, generando gruppuscoli ultracomunisti che hanno inflitto all'Italia anni orribili.O almeno ci si doveva aspettare che - per tornare ad avere una qualche presentabilità - quella Sinistra (non solo politica, ma anche intellettuale e mediatica) facesse un lungo esame di coscienza ideologico, un mea culpa pubblico, rinnegando radicalmente il comunismo, le sue leadership e tutta la sua storia.Forse dovevano anche chiedere scusa agli italiani tutti e a quei lavoratori che avevano creduto all'inganno ideologico. Era doverosa insomma una lunga traversata nel deserto alla fine della quale emergesse una ben diversa Sinistra e con leadership che niente avessero a che fare col passato.NULLA DI TUTTO QUESTO È ACCADUTOUn veloce e opportunistico cambio di casacca, una rapida autoassoluzione e subito sono saliti speditamente sul carro del nuovo potere "mercatista" ed "eurista", pronti per andare a comandare - come in effetti fanno da decenni - mantenendo, del vecchio Dna comunista, l'arroganza ideologica, il senso di superiorità antropologica, l'intolleranza, la demonizzazione dell'avversario, la propensione pedagogica (danno lezioni agli altri dopo aver sbagliato tutto) e il presentarsi come salvatori della democrazia dalle minacce oscure, puntualmente impersonate dai loro avversari politici.Hanno anche aggiunto, a questi vecchi "pregi" della Ditta, quelli nuovissimi della "dittatura politically correct" e del conformismo eurista, per finire col malcelato disprezzo per l'italiano medio e per la sovranità popolare.Perché loro - ritenendosi la salvezza dell'Italia - sono persuasi di dover sempre e comunque stare al potere - facendo mille capriole tattiche - anche quando gli elettori li bocciano nelle urne o li fanno precipitare ai minimi storici. Si sentono e sono i fiduciari dei governi europei e tanto a loro basta.Com'è stato possibile? Il Pci aveva mostrato la sua profonda natura comunista facendosi trovare del tutto impreparato all'evento storico del 1989.Basti ricordare che Achille Occhetto, da Segretario del Pci, nel marzo 1989 - ovvero otto mesi prima del crollo del Muro di Berlino - apriva il Congresso del partito rispondendo duramente a Craxi che gli aveva chiesto di cancellare il nome "comunista".Occhetto, fra applausi scoscianti, tuonò: "Non si comprende perché dovremmo cambiar nome. Il nostro è stato ed è un nome glorioso che va rispettato".Otto mesi dopo, a novembre 1989, appena il Muro di Berlino viene preso a picconate, Occhetto si precipita a cambiare il "nome glorioso". Ma resta il partito di prima, lo stesso blocco di potere e lo stesso Segretario (infatti sotto il simbolo della Quercia del Pds era riprodotto quello del Pci con falce e martello). E' una delle più incredibili operazioni gattopardesche della storia politica italiana.AL CUOR NON SI COMANDATanto che l'insospettabile Arturo Parisi, pur essendo stato uno degli inventori dell'Ulivo e uno dei fondatori del Pd, già Sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Romano Prodi (colui che portò al potere i post-comunisti), questa estate, ha scritto due tweet molti significativi.Il 21 agosto, riportando la notizia del "Corriere della sera" sull'omaggio della Segreteria Pd a Togliatti ("Orlando e Sposetti al Verano sulla tomba di Togliatti prima della direzione Pd"), Parisi commentava: "Come ogni anno la Segreteria del Pd ricorda col vicesegretario vicario la morte di Togliatti. Come meravigliarsi che invece di un partito nuovo il Partito sia vissuto nel solco di Pci/Pds/Ds/Pd?".E dopo questo tweet - che di fatto dava ragione a Berlusconi - Parisi, pochi giorni dopo, ne faceva un altro: "8 settembre 2019. Trent'anni dopo il Muro di Berlino alla Festa dell'Unità, ripeto Festa dell'Unità, Zingaretti è accolto al canto di Bandiera Rossa. Io non mi sorprendo. Al cuor non si comanda. È forse il Pd un partito nuovo?"Eppure questo è da anni il partito egemone in Italia. Il culmine del potere post-comunista è stata la conquista del Quirinale, nel 2006, da parte di Giorgio Napolitano, uno che per anni aveva ricoperto incarichi di vertice nel Pci, fin dai tempi di Togliatti.Cosa sia oggi il Pd non è chiaro neanche ai suoi stessi dirigenti. Ma è chiaro che vuole restare al potere e la sua storia è quella descritta da Parisi ("nel solco di Pci/Pds/Ds/Pd"). Come conferma - del resto - la gaffe di Zingaretti sull'Urss, l'estate scorsa.Quando il comunismo è stato sconfitto dalla storia, i (post)comunisti hanno preso il potere in Italia. E lo tengono stretto malgrado gli italiani.

ARTICOLI di Rino Cammilleri
La polemica contro i libri ''fascisti'' al salone del libro di Torino

ARTICOLI di Rino Cammilleri

Play Episode Listen Later Jun 5, 2019 5:26


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5675LA POLEMICA CONTRO I LIBRI ''FASCISTI'' AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO di Rino CammilleriL'attuale polemica sul Salone del Libro di Torino, polemica innescata dalla scelta del comitato (di salute pubblica) presiedente lo stesso di non ammettere libri ed editori «fascisti», può stupire forse i giovani e i non addetti ai lavori, ma non gli scafati di lungo corso. Alla fine (ingloriosa) dell'ultima guerra l'Italia ebbe la ventura di ritrovarsi con due politici, due soli, con la levatura di statisti, De Gasperi e Togliatti.Togliatti, che sapeva bene come erano state decise le cose a Yalta, volle per sé l'apparentemente secondario ministero della Giustizia. Intanto riesumava la dottrina gramsciana della conquista del potere tramite la cultura. Dottrina di lungo, lunghissimo respiro, ma il comunismo era (è) una religione secolarizzata, e le religioni fanno i loro calcoli avendo come misura l'eternità.Non così i democristiani, che preferirono mettere le mani sui ministeri che gestivano, qui e adesso, i soldi. Forse non potevano fare diversamente, visto che i soldi erano americani (Piano Marshall) e c'era un Paese da ricostruire. Il guaio è che continuarono così anche dopo, lasciando la voce «cultura» praticamente nelle mani del Pci. Fu così che, quando la prima generazione che non aveva visto la guerra si affacciò sulle scene, fu il Sessantotto.Attraverso i circoli Arci che coprivano tutto, dalla musica pop al cinema, e grazie a veri e propri «agenti di influenza» piazzati nei posti chiave dei gangli culturali, poterono plagiare un intero popolo e seminare le uova di drago per ulteriori «conquiste di civiltà». La «gioiosa macchina da guerra» del partito-chiesa fu inceppata in extremis prima da Craxi e poi da Berlusconi. Per i quali si ricorse ad altri mezzi.Nel romanzo del dissidente sovietico Vladimir Volkoff, Il montaggio, il protagonista viene fatto assumere da un'importante casa editrice francese alla sezione saggistica. Che cosa deve fare? Quando si presenta qualche opera che documenta i misfatti del comunismo lui suggerisce all'autore di dire «stalinismo», assicurandolo che così avrà un maggiore pubblico. Tutto qui. In tal modo, però, i misfatti non sono più intrinseci alla filosofia marx-leninista, ma solo deviazioni di un tiranno asiatico.Al tempo del primo governo Berlusconi, l'allora senatore Dell'Utri convocò a Firenze cinquecento intellettuali di orientamento conservatore. Tra cui io. Quando toccò a me prendere la parola feci presente che se non si contrastava la sinistra sul piano culturale sarebbe stata solo questione di tempo prima di soccombere. Macché. Il «partito di plastica» berlusconiano era composto di ex democristiani ed ex socialisti, abituati da sempre al corto respiro. Si è visto come è andata a finire.Oggi, dal Salone del Libro vengono emarginati anche editori come Giubilei Regnani, attento al mondo conservatore anglosassone: «Fascista». O una biografia di Salvini («fascista» per definizione) di un editore vicino a Casa Pound. L'antifascismo è un mito che viene tenuto artificialmente in vita per giustificare l'esistenza di chi ha perso tutti i treni della storia. Ed è essenziale, vitale per gli interessati mantenerlo sempre vivo, buttando via via ramoscelli nella brace affinché mai si estingua. La sinistra ex marxista ha perso tutto, e perde pure le elezioni. Deve perciò continuamente legittimarsi agli occhi della gente come sempre vigile guardiana di un «pericolo» vecchio di settant'anni e sempre a rischio di cadere nel dimenticatoio. In attesa che anche in Italia prenda piede nelle teste la filosofia liberalamericana, che da noi stenta ad attecchire e che gli orfani di Marx sono stati costretti ad adottare.I partigiani sono tutti morti di vecchiaia, ma la loro Associazione è sempre egemone come guardiana della memoria, e coi soldi di tutti. Così, come le decine di istituti di storia della Resistenza, denunciati a suo tempo da Romolo Gobbi nel suo Il mito della Resistenza. L'autore, che pure era di sinistra, è da allora sparito dalla carta stampata.I Saloni del Libro e le altre kermesse «culturali» servono a questo. Il bello è che le descritte strategie sono sotto gli occhi di tutti e si svolgono en plein air. Ma nemmeno i preti lo hanno mai capito. Anzi, nelle loro librerie ed editrici fanno lo stesso.

ARTICOLI di Rino Cammilleri
Ipazia: vogliono riscrivere la storia in chiave femminista (e anticattolica)

ARTICOLI di Rino Cammilleri

Play Episode Listen Later Jun 4, 2019 5:33


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5673IPAZIA: VOGLIONO RISCRIVERE LA STORIA IN CHIAVE FEMMINISTA (E ANTICATTOLICA)di Rino Cammilleri«Stiamo scrivendo la storia di Napoli anche attraverso la toponomastica e in particolare la toponomastica femminile». Così ha dichiarato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris dopo aver inaugurato una targa stradale dedicata a Ipazia d'Alessandria, filosofa del V secolo.Che cosa c'entri la storia di Napoli con quella lì non è chiaro. Sulla targa c'è scritto solo «Via Ipazia d'Alessandria, 370-415 d. C., filosofa-matematica-astronoma. Già Traversa Cesare d'Engenio, Quartiere Montecalvario». In effetti, visto che il femminismo è di gran moda, l'unica donna dell'antichità menzionata nei documenti (un paio, non di più) meritava quel che, di questi tempi, non si nega a nessuno: una strada. Ne hanno, in Italia, anche Lutero (ma non, si badi, Almirante), oltre a Gramsci, Togliatti, Marx, Lenin, perfino Tito.Apprendiamo che a Napoli esiste anche un Ass. (assessorato? associazione?) alla Toponomastica Femminile (cfr. vesuviolive.it del 21.3.19); forse si occupa delle nuove strade di una città in espansione? Non pare, visto che Ipazia ha usurpato la già Traversa Cesare d'Engenio. Hanno intenzione di rinominare vie e piazze in senso femminista? Boh. Certo, inizialmente otterranno solo di far ammattire i postini. E poi i giovani, i quali si chiederanno: Ipazia? E che è? Forse quella che ha inventato gli scherzi e i giochi?Infatti, in napoletano i giocattoli si dicono «pazzielli» e scherzare è «pazziamme». Ora, qui la cosa ci interessa solo perché, come titola vesuvio.it, Ipazia fu «trucidata dai cristiani». Tranquilli, non ci lanceremo in una storia di Ipazia: abbiamo dedicato a suo tempo un'intera puntata de «Il Kattolico» sul mensile «Il Timone», al quale rimandiamo. Dovete sapere che per secoli e secoli nessuno seppe niente di Ipazia fino a quando gli Illuministi la riesumarono per usarla come clava contro la Chiesa.Come, un secolo dopo, fu fatto per Giordano Bruno. Questo ha un monumento in Roma, quella deve accontentarsi di un ex traversa a Napoli. Infatti, l'unica cosa che ha interessato (indovinate chi) di questi personaggi è la fine tragica per mano di cristiani. Si contano sulle dita di una mano quelli che possono dire qualcosa dell'opera di Giordano Bruno. Su nessuna mano l'opera di Ipazia, che non lasciò niente di scritto. Passata la temperie dell'Illuminismo bisognò attendere il Femminismo perché Ipazia venisse riesumata una seconda volta. Fu dieci anni fa, col film Agorà del regista Alejandro Amenabar, che diede il ruolo di Ipazia all'attrice Rachel Weisz.Bella donna, ma ingannevole: Ipazia aveva una sessantina d'anni quando fu uccisa, e nel V secolo un donna di tale età probabilmente non aveva più neanche i denti. Quelli che la uccisero erano, sì, cristiani, ma della setta dei Parabolani, che facevano politica tramite un cristianesimo solo ideologico. E in ciò erano in buona compagnia, in quanto ad Alessandria, in quel tempo, era costume darsele di santa ragione tra ebrei, cristiani e pagani.E parliamo di massacri e pure di sacrifici umani. Ipazia aveva anche discepoli cristiani, uno dei quali, Sinesio, divenne addirittura vescovo, ed è a lui che dobbiamo l'informazione che nel V secolo esistette una filosofa femmina. Il cristiano Oreste, prefetto di Alessandria, ricorreva spesso ai suoi consigli. E i fanatici Parabolani (in odore di eresia, tra l'altro), non potendo prendersela (per motivi politici) col consigliato, diedero addosso alla consigliera, ritenuta suggeritrice delle posizioni politiche di Oreste.Non erano lontani dal vero, dal momento che Ipazia, da buona filosofa antica, come Pitagora e Platone riteneva che i filosofi dovessero davvero essere i consiglieri dei governanti. Ma il linciaggio non era certamente nelle corde del cristianesimo, tant'è che il vescovo di Alessandria, san Cirillo, condannò gli assassini. Il clima, tuttavia, era talmente arroventato che Oreste lasciò la città e non tornò più. «In un periodo in cui dominavano fanatismo, ripudio della cultura e della scienza in nome della crescente religione cristiana», scrive vesuviolive.it. Oggi, invece, viviamo in un periodo in cui dominano fanatismo, ripudio della cultura e della scienza in nome dei crescenti politicamente corretto ed ecologismo.

BASTA BUGIE - Santi e beati
Tre martiri per festeggiare il 25 aprile: Rolando Rivi, Bisagno, Teresio Olivelli

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later May 1, 2019 13:18


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5640TRE MARTIRI PER FESTEGGIARE IL 25 APRILE: ROLANDO RIVI, BISAGNO, TERESIO OLIVELLISiamo un paese che vive di polemiche e, inutile nasconderlo, l'idea di una memoria condivisa è una chimera. Lo si è visto anche quest'anno in occasione dei festeggiamenti del 25 aprile, data della liberazione. Puntuali, sono arrivate anche le polemiche. C'è poco da farci: sebbene negli anni diversi storici abbiano mostrato che furono numerosi i gruppi partigiani rossi colpevoli di eccidi, pare che una parte del paese non voglia ammettere che, accanto a comportamenti eroici, vi fu anche chi si macchiò di orrendi delitti.Ma la storia è storia, e andrebbe raccontata tutta e per intero, non solo quella "consentita" dalla storiografia di sinistra. Tempi, negli ultimi anni, s'è soffermato su tre figure esemplari: Rolando Rivi, Aldo Gastaldi detto Bisagno e Teresio Olivelli. Qui di seguito vi proponiamo in breve alcuni loro ritratti. [...]ROLANDO RIVI, IL GIOVANE SEMINARISTA MARTIREProclamato beato da papa Francesco, il seminarista Rolando Rivi fu ucciso quattordicenne dai partigiani il 13 aprile 1945. La sua storia la conoscete: accusato di fare la spia, fu portato dai partigiani nel bosco di Monchio (Mo), malmenato e infine assassinato "in odium fidei". È morto sussurrando le parole «io sono di Gesù». Per anni, la sua figura è stato osteggiata. Settantré anni dopo il suo assassinio, il suo martirio ha portato frutto: l'anno scorso, Meris Corghi, figlia del partigiano Giuseppe che uccise il giovane seminarista, ha chiesto perdono ai fratelli e al cugino del beato, Alfonso, e ad altri familiari. Un fatto eclatante e commovente, come spiegò a Tempi in un'intervista monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia: «Il seme di Rolando è fiorito facendo cose nuove e redimendo il male passato».BISAGNO, IL PRIMO PARTIGIANO D'ITALIALa straordinaria storia di coraggio e fede di questo partigiano è stata raccontata in un bel documentario da Marco Gandolfo e da Giampaolo Pansa nel suo Uccidete il comandante bianco. Dopo l'8 settembre, Gastaldi si rifugiò a Cichero, alle pendici del monte Ramaceto sull'Appenino ligure e lì iniziò a guidare un gruppo di partigiani. Bisagno era apolitico e cattolico. Il suo modo di combattere - che evitava l'accanimento contro i nemici fascisti - gli attirò i sospetti dei partigiani rossi tanto che molti sostengono che da loro sia stato ucciso il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda. Amatissimo dai suoi compagni e dalla popolazione, fu insignito dell'onorificenza di "primo partigiano d'Italia".TERESIO OLIVELLI, IL PRIMO PARTIGIANO PROCLAMATO BEATOTeresio Olivelli è il primo partigiano italiano canonizzato dalla Chiesa cattolica. Giovane di Azione cattolica e poi della Fuci, fascista militante, combatté in Spagna contro i comunisti, si allontanò dall'ideologia dei neri nel 1941 mentre si trovava in Russia. Capace di gesti coraggiosi - come quello di portare il distintivo dell'Ac anche dopo che l'associazione era stata sciolta dal regime o di difendere uno studente ebreo al Collegio Ghislieri di Pavia dai bulli che lo avevano preso di mira - si distinse in combattimento tanto da meritarsi la medaglia d'oro al valor militare e la medaglia d'oro della Resistenza, cui si unì una volta rientrato in Italia. È l'autore de La Preghiera del Ribelle e morì il 17 gennaio 1945 a 29 anni nel lager nazista di Hersbruck, vittima di un pestaggio per aver preso le difese di un altro prigioniero. La Chiesa lo ha canonizzato riconoscendolo "martire della carità".Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Mattarella, il resistenzialista" spiega perché nel discorso del presidente Mattarella per la festa del 25 aprile ci sono almeno due passaggi discutibili, il primo dei quali da rifiutare e il secondo quantomeno da precisare. In ogni caso si è dimostrato un campione dell'ideologia della resistenza.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 aprile 2019:Nel discorso del presidente Mattarella per la festa del 25 aprile ci sono almeno due passaggi discutibili, il primo dei quali da rifiutare e il secondo quantomeno da precisare.Quello da rifiutare è che sul tema della resistenza "la storia non si riscrive", come perentoriamente affermato dal Presidente. A parte la ovvia constatazione che la storia sempre si riscrive (altrimenti a cosa servirebbero gli storici?), nel caso specifico della resistenza o della "guerra civile italiana" potremmo dire che la storia aspetta di essere riscritta, nonostante lodevoli tentativi su questa linea siano già stati fatti.Non so se esista la parola "resistenzialismo" nel senso dell'ideologia della resistenza, ma se non c'è possiamo coniarla noi. Il divieto di Mattarella a riscrivere la storia mi sembra proprio un esempio di resistenzialismo. Percorrendo questa strada non si farà mai del 25 aprile un giorno di unità nazionale, ammesso che le giornate commemorative del passato, qualsiasi esso sia, possano ottenere questo scopo. Dico anche di più: non solo la storia della resistenza va riscritta ma anche altri capitoli della storia nazionale, come per esempio il risorgimento.La storia della resistenza, come continua ad affermare tra i tanti Giampaolo Pansa, va riscritta perché finora non è stata scritta bene a causa del resistenzialismo, cavalcato soprattutto dagli intellettuali legati al Partito Comunista Italiano. Da lì è emersa la vulgata di cui anche Mattarella, purtroppo, si fa fedele seguace. Uno dei punti centrali di questa versione ideologica e popolare della resistenza è il concetto del fascismo come "male assoluto" che Augusto Del Noce coraggiosamente mise bene in chiaro.Dato che il Partito Comunista voleva acquisire una patente di democraticità, si inventò lo spirito del Comitato di Liberazione Nazionale, ossia della collaborazione tra tutte le forze democratiche contro il fascismo "male assoluto". Con ciò fece dimenticare che quel partito era totalitario e lo inserì tra i padri della costituzione democratica, in omaggio al programma di Salerno di Togliatti e alla rivoluzione consuntiva di Gramsci. Da quel momento il comunismo, nemmeno quello sovietico, non rappresentò più un male, perché solo il fascismo lo era. Gli intellettuali, i libri di storia - anche dopo De Felice e fino a noi - e la vulgata del partigiano buono a priori non trovarono ostacoli. Il "sangue dei vinti" non emerse mai nei libri di storia adoperati a scuola, del "triangolo della morte" o dei sacerdoti uccisi si evitò di parlare.L'offesa di essere un "fascista" colpì tutti coloro che non erano allineati con l'egemonia culturale della sinistra che ben presto fu fatta coincidere col costituzionalismo. Gino Strada dice oggi che Salvini è fascista. Le femministe radicali dicono che combattere l'utero in affitto è fascismo e che loro ai fascisti non "la vogliono dare". Agli immigrati si chiede di liberarci dai fascisti, ossia da quanti vogliono dare una regola alle immmigrazioni. I pacifici manifestanti al Congresso mondiale delle famiglie di Verona erano considerati e come tali apostrofati nei cartelloni della contromanifestazione pro-gender. Alla cerimonia del 25 aprile dove abito io, la presidente locale dell'Associazione partigiani (ormai pressoché priva di partigiani per motivi anagrafici) ha detto che anche oggi c'è un fascismo da combattere nella "deriva populista", espressione con cui oggi si indicano precise forze politiche.Nel divieto a riscrivere la storia del presidente della Repubblica è contenuto il perfetto allineamento a questa ideologia "resistenzialista", che è ancora dura a morire e che continua a vivere di slogan interessati ma che prima o poi morirà.Il secondo punto del discorso di Mattarella da chiarire è che "non si deve mai barattare la libertà con l'ordine". La frase è molto equivoca e sposa in pieno un concetto di libertà illuminista ma non realista né cattolica. La libertà richiede un ordine finalistico che la preceda e che la distingua dall'arbitrio. La società politica deve rispettare un ordine indipendente dalle maggioranze, un ordine morale e, quindi, giuridico, sul quale fondare il diritto e la legge, i doveri prima che i diritti. Un ordine indisponibile, nel rispetto del quale la libertà è libertà e non licenza, i diritti sono diritti e non desideri.Forse il Presidente si riferiva all'idea contrattualistica della politica: gli uomini sono liberi ma deboli e indifesi, quindi rinunciano alla loro libertà per avere protezione e ordine. Questo, egli dice, non si deve fare. Ma allora si deve mantenere una libertà come arbitrio e licenza? Il Presidente dimentica che l'ordine non nasce da un contratto con la reciproca limitazione delle libertà, l'ordine c'è già nella natura degli uomini e nelle loro relazioni e quest'ordine riempie la libertà di contenuti, la limita con dei fini che non è essa a darsi perché fondare la libertà sulla libertà stessa significa non fondarla.

Cycling Chronicles
Di March Madness, Alberghi e Classiche

Cycling Chronicles

Play Episode Listen Later Mar 2, 2019 40:20


Ci siamo! Per alcuni la stagione inizia proprio ora con OHN e KBK, le prime due classiche del nord che danno il là al mese (e mezzo) più atteso della stagione ciclistica. E allora eccoci pronti con le nostre preview delle gare del finesettimana, tra affinità e divergenze (non tra il compagno Togliatti e noi) e possibilità di fare pezzetti di storia delle classiche.Buon ascolto!

Radio Feltrinelli
#3 Un'altra parte del mondo - La storia di Aldo Togliatti

Radio Feltrinelli

Play Episode Listen Later Jun 29, 2016 4:21


Un'altra parte del mondo. La vera storia di Aldo Togliatti. Il podcast di Massimo Cirri. Puntata 3. Paracadutata dietro le linee nemiche.

Radio Feltrinelli
#2 Un'altra parte del mondo - La storia di Aldo Togliatti

Radio Feltrinelli

Play Episode Listen Later Jun 13, 2016 4:42


Un'altra parte del mondo. La vera storia di Aldo Togliatti. Il podcast di Massimo Cirri. Puntata 2. Scuole in Russia

Radio Feltrinelli
#1 Un'altra parte del mondo - La storia di Aldo Togliatti

Radio Feltrinelli

Play Episode Listen Later May 19, 2016 4:36


Un'altra parte del mondo. La vera storia di Aldo Togliatti. Il podcast di Massimo Cirri. Puntata 1. Intro: com'è nato il romanzo

ARCHIVIO WIKIRADIO 2011-2015
WIKIRADIO del 22/06/2015 - L'AMNISTIA TOGLIATTI raccontata da Mimmo Franzinelli

ARCHIVIO WIKIRADIO 2011-2015

Play Episode Listen Later Jun 22, 2015 29:58


L'AMNISTIA TOGLIATTI raccontata da Mimmo Franzinelli

Memos
Principi fondamentali, articolo 11. Conversazioni sulla Costituzione. Con Luigi Bonanate.

Memos

Play Episode Listen Later Apr 13, 2015 29:15


Nona puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 11: il ripudio della guerra. Ospite: Luigi Bonanate, ordinario di Relazioni internazionali all'Università di Torino. «E' uno degli articoli più belli della nostra Costituzione», sostiene Bonanate. «La discussione nell'Assemblea Costituente – racconta il professore - fu quasi unanimemente concorde sulla formulazione dell'articolo 11. Togliatti insistette moltissimo sull'importanza delle denuncia più radicale possibile della guerra. La Dc di sinistra, di Dossetti e altri, fu assolutamente consenziente con questa impostazione. Insieme andarono alla ricerca del verbo più perentorio e più forte che si potesse immaginare e “ripudiare” rappresentava il rifiuto totale, senza scappatoie, della guerra». Di Luigi Bonanate sul tema vi segnalo: “Guerra e pace”, Franco Angeli, 1994 - Una storia del pensiero politico degli ultimi due secoli sul tema della guerra e della pace...“La guerra”, Laterza, 2011 - Una ricostruzione della guerra in tutte le sue dimensioni: antropologica, strategica, storiografica, filosofica.

Memos
Principi fondamentali, articolo 11. Conversazioni sulla Costituzione. Con Luigi Bonanate.

Memos

Play Episode Listen Later Apr 12, 2015 29:15


Nona puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 11: il ripudio della guerra. Ospite: Luigi Bonanate, ordinario di Relazioni internazionali all'Università di Torino. «E' uno degli articoli più belli della nostra Costituzione», sostiene Bonanate. «La discussione nell'Assemblea Costituente – racconta il professore - fu quasi unanimemente concorde sulla formulazione dell'articolo 11. Togliatti insistette moltissimo sull'importanza delle denuncia più radicale possibile della guerra. La Dc di sinistra, di Dossetti e altri, fu assolutamente consenziente con questa impostazione. Insieme andarono alla ricerca del verbo più perentorio e più forte che si potesse immaginare e “ripudiare” rappresentava il rifiuto totale, senza scappatoie, della guerra». Di Luigi Bonanate sul tema vi segnalo: “Guerra e pace”, Franco Angeli, 1994 - Una storia del pensiero politico degli ultimi due secoli sul tema della guerra e della pace...“La guerra”, Laterza, 2011 - Una ricostruzione della guerra in tutte le sue dimensioni: antropologica, strategica, storiografica, filosofica.

Memos
Principi fondamentali, articolo 11. Conversazioni sulla Costituzione. Con Luigi Bonanate.

Memos

Play Episode Listen Later Apr 12, 2015 29:15


Nona puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 11: il ripudio della guerra. Ospite: Luigi Bonanate, ordinario di Relazioni internazionali all'Università di Torino. «E' uno degli articoli più belli della nostra Costituzione», sostiene Bonanate. «La discussione nell'Assemblea Costituente – racconta il professore - fu quasi unanimemente concorde sulla formulazione dell'articolo 11. Togliatti insistette moltissimo sull'importanza delle denuncia più radicale possibile della guerra. La Dc di sinistra, di Dossetti e altri, fu assolutamente consenziente con questa impostazione. Insieme andarono alla ricerca del verbo più perentorio e più forte che si potesse immaginare e “ripudiare” rappresentava il rifiuto totale, senza scappatoie, della guerra». Di Luigi Bonanate sul tema vi segnalo: “Guerra e pace”, Franco Angeli, 1994 - Una storia del pensiero politico degli ultimi due secoli sul tema della guerra e della pace...“La guerra”, Laterza, 2011 - Una ricostruzione della guerra in tutte le sue dimensioni: antropologica, strategica, storiografica, filosofica.

Memos
Principi fondamentali, articolo 7. Conversazioni sulla Costituzione. Con Marilisa D'Amico.

Memos

Play Episode Listen Later Mar 23, 2015 27:11


Sesta puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 7: i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Ospite: Marilisa D'Amico, costituzionalista all'Università degli Studi di Milano. Vi segnalo due titoli di D'Amico, attinenti al tema di oggi: “Laicità per tutti”, con A. Puccio, Franco Angeli, 2009; “La laicità è donna”, L'Asino d'Oro Edizioni, 2013. L'articolo 7 ha avuto un'origine molto controversa, inizialmente con una forte spaccatura nell'Assemblea Costituente tra i democristiani, da un lato, e il fronte dell'opposizione di socialisti, comunisti e azionisti, dall'altro. Oggetto dello scontro: l'introduzione nella Costituzione repubblicana di quei Patti Lateranensi firmati da Mussolini e dal cardinale Gasparri. Uno scontro ricucito in seguito dalla “svolta” di Togliatti che - con il sì del Pci al testo diventato poi quello definitivo – permise all'articolo 7 di essere approvato con una larghissima maggioranza (350 contro 149). In quell'articolo non c'è alcun riferimento esplicito al principio di laicità, come invece lo si può ritrovare nella costituzione francese. Ciononostante, secondo Marilisa D'Amico è possibile ricostruire le tracce indirette di quel principio di laicità: sia attraverso la lettura congiunta di altri articoli della Carta sia attraverso alcune sentenze della Consulta.

Memos
Principi fondamentali, articolo 7. Conversazioni sulla Costituzione. Con Marilisa D'Amico.

Memos

Play Episode Listen Later Mar 22, 2015 27:12


Sesta puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 7: i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Ospite: Marilisa D'Amico, costituzionalista all'Università degli Studi di Milano. Vi segnalo due titoli di D'Amico, attinenti al tema di oggi: “Laicità per tutti”, con A. Puccio, Franco Angeli, 2009; “La laicità è donna”, L’Asino d’Oro Edizioni, 2013. L'articolo 7 ha avuto un'origine molto controversa, inizialmente con una forte spaccatura nell'Assemblea Costituente tra i democristiani, da un lato, e il fronte dell'opposizione di socialisti, comunisti e azionisti, dall'altro. Oggetto dello scontro: l'introduzione nella Costituzione repubblicana di quei Patti Lateranensi firmati da Mussolini e dal cardinale Gasparri. Uno scontro ricucito in seguito dalla “svolta” di Togliatti che - con il sì del Pci al testo diventato poi quello definitivo – permise all'articolo 7 di essere approvato con una larghissima maggioranza (350 contro 149). In quell'articolo non c'è alcun riferimento esplicito al principio di laicità, come invece lo si può ritrovare nella costituzione francese. Ciononostante, secondo Marilisa D'Amico è possibile ricostruire le tracce indirette di quel principio di laicità: sia attraverso la lettura congiunta di altri articoli della Carta sia attraverso alcune sentenze della Consulta.

Memos
Principi fondamentali, articolo 7. Conversazioni sulla Costituzione. Con Marilisa D'Amico.

Memos

Play Episode Listen Later Mar 22, 2015 27:12


Sesta puntata di “Principi fondamentali”, l'appuntamento settimanale di Memos con la Costituzione. Ogni lunedì Memos racconta uno dei primi dodici articoli della nostra Carta fondamentale. Tema di oggi, l'articolo 7: i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Ospite: Marilisa D'Amico, costituzionalista all'Università degli Studi di Milano. Vi segnalo due titoli di D'Amico, attinenti al tema di oggi: “Laicità per tutti”, con A. Puccio, Franco Angeli, 2009; “La laicità è donna”, L’Asino d’Oro Edizioni, 2013. L'articolo 7 ha avuto un'origine molto controversa, inizialmente con una forte spaccatura nell'Assemblea Costituente tra i democristiani, da un lato, e il fronte dell'opposizione di socialisti, comunisti e azionisti, dall'altro. Oggetto dello scontro: l'introduzione nella Costituzione repubblicana di quei Patti Lateranensi firmati da Mussolini e dal cardinale Gasparri. Uno scontro ricucito in seguito dalla “svolta” di Togliatti che - con il sì del Pci al testo diventato poi quello definitivo – permise all'articolo 7 di essere approvato con una larghissima maggioranza (350 contro 149). In quell'articolo non c'è alcun riferimento esplicito al principio di laicità, come invece lo si può ritrovare nella costituzione francese. Ciononostante, secondo Marilisa D'Amico è possibile ricostruire le tracce indirette di quel principio di laicità: sia attraverso la lettura congiunta di altri articoli della Carta sia attraverso alcune sentenze della Consulta.

Radio NK – Podcast
Estemporadio #45 – Palmiro Togliatti registrava in .flac perchè come formato è il Migliore

Radio NK – Podcast

Play Episode Listen Later Dec 24, 2013 129:28


Registrata il 21 dicembre ℅ “il Sogno Di Rita”, Sampeyre. Durante un convivio prodromo alla saturazione intestinale in cui gli ottimi Ric e Catia ci hanno elargito dei sampeyrotti®, delle raviole della Val Varaita e dei dolci del Nonno, abbiamo parlato di dolcetto vs. sangiovese, di Silvio Puzzolu, della Prof. Tazzari, di Fluffy Cows, del […]

Radio NK – Podcast
COA #110: Ma come, intitolano una trasmissione Il Migliore e non ci mettono Togliatti?

Radio NK – Podcast

Play Episode Listen Later Jan 21, 2010 126:01


Kan Mikami (三上寛, Mikami Kan, nato il 20 marzo 1950) è un cantautore folk giapponese. La sua musica, influenzata dal blues americano, fu popolare nei '70 in giappone. Il suo brano fu famoso fu "夕焼けの記憶から / 三上寛・青森ライヴ", ovvero "Anche questa volta ho votato sbagliato".