Altre fiabe classiche, altre storie, e altre voci. Voci di casa nei suoni vicini e lontani. Come un’idea fantastica tradotta nella phonè dell’isola di Sardegna. Luogo eterno di mistero e di magia, l’altra magia, nascosta e piena di emozioni; attraverso le classiche fiabe conosciute e ascoltate da se…
Una borta ci fiat una pipia chi fiat a mala; sa mamma sa dì fiat coendi sa lissia, d'iat fatta inchietai mera, e ci d'hat ghettat aintru de su cardasgu. Debustis chi inci d'hat ghettat, fiat morta; e cumenzat a prangi sa mamma, is caridas d'hanti domandau, puita fiat chi pranziat, e issa arrispundit: — «Brigiredda moriat, e sa mamma prangiat». Is caridas iant intendiu aici, e cumenzaln]t a si azzappulai. Sa porta domandat a is caridas: «Ita teneis chi s'azzappulais?! […] Continue reading
Una volta c'era una bimba che faceva la cattiva; la madre quel giorno era facendo il bucato; l'aveva fatta inquietare molto, e la gettò dentro la caldaia. Dopo che l'aveva gettata, era morta; e incomincia a piangere la madre, le sedie le domandarono perché piangeva, ed essa rispose: — «Brigidetta moriva, e la madre piangeva». Le sedie sentendo così, incominciarono a pestare. […] Continue reading
Una borta ci fiat unu preri chi circara unu serbidori. Una dì indiddi benit unu, d'hat aggiustau, d'iat nau chi deppia fai prangiu, chi di deppia ponni is miggias e is buttinus; insandus d'iat mostrau is crapittas, e d'iat nau: «Comenti si nanta custas? — «Is crapittas», arrispundit su serbidori. Pigat su meri e di donat una bussinara; «no, no si nanta aici: is trippiddis, trappiddis». […] Continue reading
fare il pranzo, che gli doveva mettere le calzette e gli stivali; allora gli mostrò le scarpette, e gli disse: — Come si chiamano queste? — - Le scarpette, rispose il servo. - Prende il padrone e gli dà uno schiaffo; -no, no, si dice così: is trippiddis is trippiddis. […] Continue reading
Una volta c'era un negoziante, ed era molto ricco, e voleva lasciare il negozio. Aveva fatto gettare un bando, “che a chi gli raccontava una storia, senza dire una volta c'era, dava il negozio”. C'erano tre fratelli a' quali era morto il padre, che loro aveva lasciato un cavallo, una sella e le redini; [...] Continue reading
Una borta ci fiat unu negozianti, e fiat riccu mera, e si ndi boliat sfai de su negoziu. Iat fattu ghettai unu bandu. Chi a chini di contat una storia, senza de nai una borta ci fiat, dis iat a donai su negoziu. Ci fiant tres fraris chi dis fiat mortu su babbu, chi dis iat lassau unu quaaddu, una sedda e is frenus; [...] Continue reading
Una volta c'era un povero, e teneva una mezza fava; picchia alla porta di una casa, e dice: — «Mi potrebbero fare la carità di conservarmi questa mezza fava, ché vado a sentir- mi una messa? — «Sì, sì», rispose quella donna; la prende e la mette sopra la tavola; va il gallo e si mangia la mezza fava.[…] Continue reading
Una borta ci fiat unu poburu, e teniat una perra de fa; tocca sa porta de una domu, e narat: — «Mi hant a fai sa caridari de mi stuggiai custa perra de fa, chi bandu a mi scurtai una missa?» — «Sì sì, sì sò», arrispundit cussa femmina, da pigat e da ponit asua de sa mesa; banda su gabuniscu e ci pappara sa perra de sa fa. […] Continue reading
Una volta c'era un pescatore vedovo; teneva una figlia; era povero povero, andava a pescare e non pigliava mai niente. Un giorno che andava a pescare, s'incontrò in uno, il quale era il demonio e gli disse: — «Vedi, tu sei povero, non puoi pescare mai niente. Se mi doni?! l'anima di tua figlia, ti farò pescare tanti pesci che diverrai ricco».[…] Continue reading
Una borta ci fiat unu piscadori viuru; teniat una filla; fiat poburu poburu, andat a piscai, e no piscada mai nudda. Una dì, candu fiat andau a piscai, iat incontrau a unu, su quali fiat su tiaulu e d'hat nau: — «Bis, tui ses poburu, no podis piscai mai nudda. Si mi donas s'anima de filla tua, t'happu a fai piscai tanti pisci chi has a benni riccu».[…] Continue reading
Una Volta c'era un re, che teneva un bellissimo canerino, e lo stimava molto, e aveva appositamente incaricato un servo di dargli da mangiare e badargli in tutto, affinché non fuggisse. Ma un bel giorgio, in un momento che il servo aveva lasciato lo sportello della gabbia aperto, il canerino se ne fuggì. [...] Continue reading
Ecco dunque il viaggio del grande racconto “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry traslato in un gioco di galassie, pianeti e strani incontri; ricco di riferimenti a luoghi e personaggi provenienti dalle favole fantastiche dell'isola di Sardegna. In questo spazio infinito del mare stellato di piccoli soli, oltre le nuvole di un cielo luminoso, viaggia il vascello OriGami seguito dalla sua flotta. Sono sette veloci navi spaziali; grandi velieri. Navigano lo spazio al comando del Piccolo Principe Piuma di Corallo, eroe condottiero di Casa Reale del pianeta “Arco del Cielo”, alla ricerca di Arco Baleno, l'amico scomparso dal pianeta improvvisamente tanto tempo fa. Continue reading
Le fiabe della Jana Matilde sono state ispirate per la piccola Matilde, la pronipotina di due anni e mezzo di Piera Era, l'autrice. Sono storie semplici, in cui le avventure di Jana Matilde si svolgono tra i mille colori di un bosco incantato immerso nel monte Ortobene, la montagna sacra della città di Nuoro. Luogo in cui Matilde, la Jana, è nata per magia. “L'Ortobene – scriveva Grazia Deledda – è uno solo in tutto mondo. E' l'anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e puro e aspro e doloroso in noi”. Continue reading
Le fiabe della Jana Matilde sono state ispirate per la piccola Matilde, la pronipotina di due anni e mezzo di Piera Era, l'autrice. Sono storie semplici, in cui le avventure di Jana Matilde si svolgono tra i mille colori di un bosco incantato immerso nel monte Ortobene, la montagna sacra della città di Nuoro. Luogo in cui Matilde, la Jana, è nata per magia. “L'Ortobene – scriveva Grazia Deledda – è uno solo in tutto mondo. E' l'anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e puro e aspro e doloroso in noi”. Continue reading
Le fiabe della Jana Matilde sono state ispirate per la piccola Matilde, la pronipotina di due anni e mezzo di Piera Era, l'autrice. Sono storie semplici, in cui le avventure di Jana Matilde si svolgono tra i mille colori di un bosco incantato immerso nel monte Ortobene, la montagna sacra della città di Nuoro. Luogo in cui Matilde, la Jana, è nata per magia. “L'Ortobene – scriveva Grazia Deledda – è uno solo in tutto mondo. E' l'anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e puro e aspro e doloroso in noi”. Continue reading
Le fiabe della Jana Matilde sono state ispirate per la piccola Matilde, la pronipotina di due anni e mezzo di Piera Era, l'autrice. Sono storie semplici, in cui le avventure di Jana Matilde si svolgono tra i mille colori di un bosco incantato immerso nel monte Ortobene, la montagna sacra della città di Nuoro. Luogo in cui Matilde, la Jana, è nata per magia. “L'Ortobene – scriveva Grazia Deledda – è uno solo in tutto mondo. E' l'anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e puro e aspro e doloroso in noi”. Continue reading
Le fiabe della Jana Matilde sono state ispirate per la piccola Matilde, la pronipotina di due anni e mezzo di Piera Era, l'autrice. Sono storie semplici, in cui le avventure di Jana Matilde si svolgono tra i mille colori di un bosco incantato immerso nel monte Ortobene, la montagna sacra della città di Nuoro. Luogo in cui Matilde, la Jana, è nata per magia. “L'Ortobene – scriveva Grazia Deledda – è uno solo in tutto mondo. E' l'anima nostra, il nostro carattere, tutto ciò che vi è di grande e di piccolo, di dolce e puro e aspro e doloroso in noi”. Continue reading
Traduzione e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione originale il limba nuorese messa in voce da Tonino Mesina Giuliano era venuto da Oristano a Nuoro per passare l'estate con i nonni, perchè era stato male e ora aveva bisogno di aria buona.La mamma le disse ''mio piccolo fiore, tua nonna avrà molto riguardo e farà in modo che tu mangi di più e tuo nonno, qualche volta , ti porterà al monte Ortobene e per giocare ci sono tanti bambini lì dove abitano a Santu Predu. […]
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in lingua italiana tradotta e messa in voce da Tonino Mesina Zulianu fit benniu dae Aristanis a Nugoro a colare s'istiu chin sos jajos: fit istau maladiu e aiat bisonzu de aghera bona. Sa mama l'aiat nau: “Froricheddu meu, jaja tua t'at a dare cara pro chi maniches de prus e jaju tuo t'at a juchere a su monte Ortobene carchi borta. E pro jocare ja bi nd'at de grustos de pizzinnos in Santu Predu, ube istan issos!”. [...]
Traduzione in Lingua Italiana e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione originale in Limba Nuorese messa in voce da Tonino Mesina Chelledda era una bambina che le piaceva giocare con la farina per fare la pasta. Quando la mamma cuoceva il pane lei aiutava e dopo con la pasta rimasta faceva tante cose: piccole anfore,casseruole ,pulcini e cose di ogni genere. Un giorno che era sola in casa,aveva preso un po di farina aveva versato acqua, un goccio d'olio e un po di sale. […]
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in Lingua Italiana tradotta e messa in voce da Tonino Mesina Chelledda fit una pizzinna chi li piachiat a jocare chin sa farina, pro fachere sa pasta. Cando sa mama cochiat su pane issa l'azudabat e appustis chin-d unu cantu ‘e pasta fachiat milli cosas: brocchittas e cassaroleddas, puddichineddos e cosas de cada zenia. Una die fit sola in domo. Aiat picau sa farina, laiat ghettau abba, una guttia ‘e ozu, un'azicu ‘e sale… aiat impastau tottu e cariau bene sa pasta. Custa borta cheriat fachere unu fantuzzu! “Mi diat piachere a lu biere bibu custu fantuzzu! - pessabat - Commo li ponzo unu semene ‘e sindria in sas pettorras… comente unt coro!” [...]
Traduzione in lingua italiana e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione originale in Limba Nuorese messa in voce da Tonino Mesina Giovanni era un ragazzino a cui piaceva la campagna. Ogni domenica andava col babbo ad un grande tancato in località ''Sa Serra'', dove c'erano querce da sughero e lecci e dove pascolavano le pecore del loro gregge. Giovanni girava in lungo e in largo nel tancato con un cavallo di ferula costruito dal babbo e giocava con un cane, lanciando lontano una palla per farlo correre. [...]
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in lingua italiana, tradotta e messa in voce da Tonino Mesina Jubanne fit unu pizzinnu chi li piachiat sa campagna. Cada duminica andabat chin su babbu a una tanca manna in Sa Serra, ube b'aiat arbores de suberju e de eliche e ube paschian sas berbeches de su grustu issoro. Jubanne iscurrillabat dae un'ala a s'attera de sa tanca chin su cabaddu de ferula chi l'aiat fattu su babbu e jocabat chin-d unu catteddu, ghettandeli innedda carchi bozza pro lu facher currere. Ma su cumpanzu suo prus caru fit un'eliche minore, chi aiat prantau issu matessi chin s'azudu de su babbu. L'aiat postu accurzu a una rocca manna pro l'amparare dae sos bentos malos e dae s'astragu de s'iberru. [...]
Traduzione in lingua italiana e messa in voce di Pina Ghisu Ascolta la versione originale in Limba Orunese messa in voce da Pina Ghisu Questo è un racconto per bambini di altri tempi , che, per ingannare la fame, nelle lunghe giornate di maggio, o per passare l'ora, nelle corte giornate d'inverno, avevano bisogno di due soldi di intrattenimento per rimanere tranquilli e incantati al punto di credere veramente che esistesse non solo un asino cacasoldi ma anche un bambino grande come un cece che, appunto per questo, si chiamava Bassoleddhu, piccolo cece. E' inutile dire che chi raccontava una qualsiasi “contascia”, doveva imitare la voce di persone e di animali, doveva fare smorfie , contorcersi e gesticolare in strani modi, con movimenti, occhiate e occhiolini per rendere quanto più possibile il racconto verosimile. Chi non crede a questo fatto, non crede nemmeno alle bugie perché, forse, quando era piccolo come me, non l'hanno mai mandato a casa di vicini e parenti a chiedere due soldi di intrattenimento e dunque, non sa nemmeno cosa significhi, ci dice a conclusione Mariuccia Gattu Soddu.
Traduzione in Lingua Italiana e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in Limba Nuorese messa in voce da Tonino Mesina Seduta su quella sedia a rotelle,sempre ferma senza potersi muovere, Annesa guardava gli altri bambini che correvano, che saltellavano, saltavano, giocavano: col corpo libero si muovevano leggeri come le ali dell'uccello. Quanta allegria c'era nei loro corpi! Si vedeva nei loro occhi vispi, nella risata aperta, nei movimenti delle braccia e delle gambe, si sentiva nelle risate, negli sghignazzamenti e nelle canzoni. [...]
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in Lingua Italiana tradotta e messa in voce da Tonino Mesina Settia in cussa cadiredda chin sas rodas, semper firma chene si poder moghere, Annesa pompiabat sos atteros pizzinnos chi currian, chi brinchiaban, sartiaban, jocaban: chin su corpus liberu si moghian lepios che alas de puzone! Canta alligria b'aiat in su corpus issoro! Si bidiat in sos ocros ispipillos, in su risu apertu, in sas moghias de brazzos e ancas, s'intendiat in su risu, in sos ghirghillios, in sas cantones. [...]
Traduzione in lingua italiana e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione originale in Limba Nuorese messa in voce da Tonino Mesina C'era una volta una ghiandaia e una gatta che erano compagne di giochi, si facevano scherzi e qualche volta si bisticciavano…ma si volevano bene. Un giorno la ghiandaia,vedendo la gatta con un fiocco rosso nuovo nuovo, dice ''Boriosa!! adesso la faccio adirare'' si avvicina e le ruba il fiocco e scappa via lontano ridendo. La gatta, adirata,le corre dietro gridando ''restituiscimi il fiocco, restituiscimelo subito!''. [...]
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in lingua italiana tradotta e messa in voce da Tonino Mesina B'aiat una borta una pica e una gattu chi fin cumpanzos de jocos; si fachian brullas e carchi borta si brigaban puru, ma si cherian bene. Una die sa pica, biende sa gattu chin-d unu froccu ruju nobu nobu, si narat: “Barrosa! Commo la faco nechidare!”. Nche l'istrazzat su froccu e si nche fughit innedda ridende. Sa gattu, arrennegada, li curret iffattu bochinande: “Torramilu su froccu…. torramilu derettu!”. Ma issa est prus lestra e in-d unu mamentu non si biet prus. [...]
Traduzione in lingua italiana e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione originale in Limba Nuorese messa in voce da Tonino Mesina Nel paese di Olai c'e una topolina molto vispa e girellona. Le piace viaggiare e conoscere gente nuova e vedere il mondo. Un giorno mentre era intenta a rosicchiare formaggio nel magazzino, sente zio Ignazio, il padrone, che diceva: Questa cassa di formaggio la mandiamo a roma a signora CesarinaA roma? - ripete la topolina - a roma ci voglia andare anche io col formaggio. Così si nasconde dentro la cassa, pronta per viaggiare. [...]
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in lingua italiana tradotta e messa in voce da Tonino Mesina In sa bidda ‘e Olai b'est una sorichitta ispipilla e zirella: li piachet a biazare, a connoschere zente noba e a biere su mundu. Una die, in su mentres chi s'est rosicande casu in su magasinu, intendet a Ziu Innassiu, su mere, nande: “Custa cassia de casu la mandamus a Roma, a Sennora Zesarina”. “A Roma? - si narat sa sorichitta - A Roma b'ando derettu deo puru chin su casu!” E si nche zaccat in sa cassia, pronta a bizzarre. [...]
Messa in voce di Pina Ghisu Ascolta la versione in lingua italiana tradotta, adattata e messa in voce da Pina Ghisu Sa contascia de Bassoleddhu, de Mariuccia Gattu Soddu Boche de Pina Ghisu - Orune Lmba Custu est unu contu po pizzinnor de atteros tempos, chi, po irvallagana, in dier longar de maju, o po collassora, in dies curzar de iberru, aian bissonzu de duos soddhor de istentu, po los acher istare chietos e incantados a su puntu de… credere abberu chi essistiat non solus unu poleddhu cacainare ma senna unu pizzinnu mannu cantu unu bassolu pithudu, chi, appuntu po cussu, si nariat Bassoleddhu! Inutile narrere chi, chie contabat cale si siat contascia, debiat istrocchere s'aeddhu de pessones e animaler de su contu e si debiat achere a drengheles, a ghenesces e a simìles, chin ghettos, amiadas e zinnos, a secunda de su bissonzu, po rennere, cantu prus possibile, tottu beritabile! [...]
Traduzione e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione originale in Limba Nuorese messa in voce da Tonino Mesina
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in lingua italiana tradotta e messa in voce da Tonino Mesina Annicu fit andande a su cunzau chin su babbu. Ma cada pacos passos si firmabat a annotare carchi cosa: una chicala, una croca, una tilicherta, un'ape… “Ajò! - nabat su babbu - Si non mi sichis ti podes perdere!”. Su pizzinnu li curriat iffattu, ma… b'aiat tantas cosas de biere! Custa borta fit una filera de furmicas carrande granos de tridicu. Annicu las cheriat sichire, pro biere comente intraban in sa cala issoro. Sichi sichi e annota annota, est colau su tempus. Cando su pizzinnu at finiu de sichire sa caminera de sas furmicas at arziau sa conca, ma… su babbu non bi fit plus! [...]
Traduzione e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione originale in Limba Nuorese messa in voce da Tonino Mesina
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in lingua italiana messa in voce da Tonino Mesina Cosomeddu aiat belle chimb'annos, ma non cheriat caminare, nen currere, nen brinchiare… e non cheriat nemmancu andare a iscola, ca nabat chi issu fit minoreddu. Li piachiat a istare in brazzos a sa mama o in sa chillia de sa sorrichedda naschia dae pacu. Sa mama lu carinnabat e lu teniat in sa coda a li fachere “duru-duru”, ma non lu podiat picare prus in brazzos a lu ninniare, ca fit pesante. Fit mannittu commo e fit tempus de jocare chin atteros pizzinnos! Unu sero chi Cosomeddu pranghiat ca si cheriat ninniau a su postu de sa sorrichedda si l'est accurziau unu soriche birde chi l'at nau: “Ite lastima chi no ischis caminare! Appo accattau un'iscusorju… chin-d una preda mazica chi ti dat tottu su chi ti bisonzat… ma b'at de caminare pro arribare a cussu locu!”. [...]
Scritta e messa in voce da Francesca Branca Ascolta la versione in Limba Dorgalese messa in voce da Francesca Branca C'era una volta, tanto tempo fa, una bambina che si chiamava Lucia. Viveva in una famiglia molto povera e per dare un aiuto ogni notte, a mezzanotte, si alzava dal suo letto e andava al fiume a lavare i panni delle signore ricche del suo paese. La mamma era molto malata e non poteva più fare quel lavoro. Le sue piccole mani erano rosse e gonfie, aveva otto anni occhi e capelli neri che le cadevano sulle spalle. Un giorno una Jana che passava poco lontano sentì levarsi dalla campagna un canto tanto dolce e melodioso come non ne aveva sentiti mai in vita sua. Sembrava che quel canto giocasse coi tronchi degli alberi e che poi si sollevasse verso il fitto fogliame dei rami per accompagnarsi in coro col canto degli uccelli. [...]
Scritta e messa in voce da Francesca Branca Ascolta la versione in Lingua Italiana messa in voce da Francesca Branca Baiada una orta, meda tempus fachede, una pitzinnedda chi si mu-tiada Luchia. Biviada in d'una famillia povera povera e pò dare un'azzudu cada notte, a mesanotte, si che pesada dae su lettu e andava a su frummene a lavare sos vistires de sas sinnoras riccas de sa idda. Sa mama fidi meda malaida e non podiada prus fachere cussu travallu; zuchiada sas maneddas rujas e uffrasas, haiada ott'annos e fidi chin sos ocros e chin sos pilos nieddos chi che l'acchirrana intas a palasa. [...]
Scritta e messa in voce da Natalino Piras Ascolta la versione in Limba Bittese scritta e messa in voce da Natalino Piras C'era una volta un frate questuante che uscito dal convento per la cerca arriva in una casa e qui gli hanno dato metà fava. Il frate buttò la metà fava dentro la bisaccia e si mise nuovamente in viaggio. Cammina cammina, arriva a un'altra casa e bussa alla porta. Venne ad aprire una vecchietta, bassa e con la gobba. Come se la vide davanti, il frate chiese: "Me la conservate questa metà fava?" " Certo che ve la conservo” rispose la vecchietta. "Lasciatela là, nella pietra della scala”. Il frate lasciò la metà fava e partì. C'era però nella pietra della scala una gallina, l'unica che avesse la vecchietta, che si mangiò la metà fava. E così quando il frate ritornò, la vecchietta glielo disse. "Ah, così è? E allora o la metà fava o la gallina, o la metà fava o la gallina”. E così il frate si ebbe la gallina. Si rimise in viaggio e cammina cammina arrivò a un'altra casa. [...]
Scritta e messa in voce da Natalino Piras - Limba Bitti (NU) Ascolta la versione in Lingua Italiana scritta e messa in voce da Natalino Piras Una via b'aiat unu prate chirca chi essitu dae cumbentu in d'una domo l'ana datu una perredda ‘e ava. Su prate nche la ghettat a intro de sa bertula e si ponet torra in viaggiu. Camina camina, arrivat a un'atera domo e tocchedat a sa janna. L'at abertu una ziedda vezza, tottu torta e chin sa gobba. "A mi la tentates custa perredda ‘e ava?" dimannat su prate. "Lassatela in cue, in sa preta ‘e s'iscala, chi poi da esso a la remonire". Su prate lassat sa perredda ‘e s'ava e zucat. Capitat però chi sa pudda ‘e sa ziedda, s'unica chi baiat, si mannicat sa perredda ‘e s'ava. Torrat su torrat su prate e cheret sa perredda ‘e s'ava. “Si l'at mannicata sa pudda.” "Ah, gai este? E tanno sa perredda ‘e s'ava o sa pudda. o sa perredda ‘e s'ava o sa pudda”. E gai su prate si n'at apitu sa pudda. Sichit in sa chirca e camina camina arrivat a un'atera domo. Toc-toc. "A mi la tentates sa puddla?" [...]
Un'orfanella sedeva presso al muro di cinta e filava, quando vide una serpe sbucare da una fessura ai piedi del muro. Stese subito accanto a sé il suo scialletto di seta azzurra; piace tanto alle serpi e non vanno che su quello. Appena la serpe lo vide, tornò indietro, ricomparve, portò una piccola coroncina d'oro, la mise sullo scialletto e se ne andò. [...]
Messa in voce di Gaetano Marino Ascolta la versione in Limba Seddorese messa in voce da Mariana Fiore Una volta c'erano due comari, stavano accanto, si volevano molto bene, e uscivano sempre insieme. Un giorno uscirono a passeggio, e son passate presso un orto; una di queste aveva visto un fungo, e siccome era incinta, disse alla comare: — «Entriamo, perché ho visto un fungo, e l'ho desiderato». Rispose la comare: «Sì, entriamo subito, profittiamo di questo momento che non ci vede nessuno». Entrarono, e si avvicinano per tirarlo, tirano e non vuole uscire, tirano forte ed esce l'Orco che disse a quella donna: «Il fungo te lo do, però ad un patto. Quando partorirai, farai una bella bimba, e, arrivata all'età di quattro anni, la condurrai da me». […]
Messa in voce di Mariana Fiore Ascolta la versione in Lingua Italiana messa in voce da Gaetano Marino Una borta ci fiat duas gomais, biviant accanta, si boliant mera beni, e bessiant sempri impari. Una dì funti bessias a passillai, e funti passaras accanta de un ortu; una de cussas iat bistu unu cardulinu, e sicomenti fiat gravida, narat a sa gomai: «Intraus, puita chi happu bistu unu cardulinu, e d'happu disiglilau». E Arrispundit sa gomai: «Sì, intreus subitu, profitteus de custu momentu chi no si biri nisciunu». Intrant, e s'accostant po du tirai, tirant e non bolit bessiri, tirant forti e i ndi bessit s'Orcu, e narat a cussa femmina: «Su cardulinu ge' ti du dongu, però cun d'unu pattu. Candu has a parturiri, has a fai una bella pipia, e arribara a s'edari de quattr'annus, d'has a portai a mei». […]
Messa in voce di Gaetano Marino Ascolta la versione in Limba Seddorese (Sanluri) messa in voce da Mariana Fiore Una volta c'era un re, che teneva! un bellissimo canarino, e lo stimava molto, e aveva appositamente incaricato un servo di dargli da mangiare e badargli in tutto, affinché non fuggisse. Ma un bel giorno, in un momento che il servo aveva lasciato lo sportello della gabbia aperto, il canarino se ne fuggì. Il cameriere era disperato, perché sapeva che il re che voleva bene al canarino, non poteva soffrire ch'egli l'avesse lasciato fuggire. […]
Messa in voce in Limba Seddoresa (Sanluri) di Mariana Fiore Ascolta la versione in Lingua Italiana messa in voce da Gaetano Marino Una borta ci fiat unu rei chi teniat unu bellissimu canarieddu, e du stimat mera, e iat incarrigau apposta unu serbidori po di donai a pappai e po du attendiri in totu, po chi no si nci fuessit. Ma una bella dì, in d'unu momentu chi su serbidori iat lassau su portillittu de sa cabbia obertu, su canarieddu si nci fiat fuìu. Su cambareri fiat disperau, puita sciera chi su rei chi boliat beni a su canariu, no iat aporri suffriri ch'issu ci d'essit lassau fuìri. […]
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in Lingua Italiana a cura di Tonino Mesina B'aiat una borta una bella mariposa bianca chi si nabat Lalia. Li piachiat a bolare in artu in s'aghera, semper prus in artu, cando imbezzes sas cumpanzas si cuntentaban de bolare supra sos frores de su zardinu. Una die, appustis de una temporada, Lalia annotat su chelu e lu biet torra chene nues, ma… b'at una cosa noba e ispantosa commo… una cosa chi issa no at bidu mai: in artu in s'aghera bat un'arcu mannu mannu, de medas colores! […]
Traduzione dalla Limba nuorese in Lingua italiana e messa in voce da Tonino Mesina Ascolta la versione in lingua nuorese messa in voce da Tonino Mesina C'era una volta una bella farfalla bianca, che si chiamava Lalia. Le piaceva volare in alto nell'aria, sempre più in alto, mentre le altre compagne farfalle si accontentavano di volare sui fiori del giardino. Un giorno dopo una tempesta, Lalia guarda il cielo e lo vede nuovamente senza nuvole, ma c'è una nuova meraviglia nel cielo, una cosa che lei non aveva mai visto: in alto, sospeso nell'aria, c'è un arco grande grande, con molti colori. […]
Traduzione in lingua italiana e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in Limba Nuorese messa in voce da Tonino Mesina C'era una volta una donna che si chiamava Nanghela. Non era vecchia, ma era sempre triste, perchè era sola al mondo. Teneva sempre la porta di casa chiusa, perché non voleva vedere né parlare con nessuno. Passava il tempo davanti al caminetto in inverno, e d'estate stava vicino alla finestra. Anche il cortile era triste, con alberi secchi, senza fiori e niente uccelli. Un giorno di primavera s'avvicina alla porta di casa un grande uccello, con le ali tutte piene di stelle e dice a Nanghela: apri la porta, fammi entrare, io sono l'uccello della buona sorte. […]
Messa in voce in Limba Nuorese di Tonino Mesina. Ascolta la versione in Lingua Italiana a cura di Tonino Mesina. B'aiat una borta una femina chi si nabat Nanghela. Non fit bezza; ma fit semper trista, ca fit sola in custu mundu. Manteniat sa domo semper serrada e no aperiat mai sa janna, ca non cheriat biere a nemmos nen faveddare chin nemmos. Colabat su tempus indainnantis de sa ziminera in iberru e in s'oru ‘e sa bentana in istiu. Peri sa corte fit trista, chin arbores siccos chene frores nen puzones. Una die de beranu si l'accurziat a sa bentana unu puzone mannu, chin alas tottu isteddadas e li narat a Nanghela: Aperimi sa janna, aperi unu mamentu.E chie ses? - dimandat issa - Non l'appo bidu mai unu puzone bellu che a tibe!.So' su puzone de sa bona sorte - li narat - si mi faches intrare t'appo a dare unu pacu de fortuna a tibe puru! […]
Traduzione e messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione originale in Limba Nuorese Elias aveva quasi sei anni, ma non era allegro come gli altri bambini, era sempre triste, la sua sorellina era molto malata, e il dottore non riusciva guarirla. Elias aveva sentito dire che nel monte vicino al paese cresceva un'erba che poteva guarire tutte le malattie: si chiamava Erba del Sole e cresceva nelle rocce della punta più alta del monte. [...]
Messa in voce di Tonino Mesina Ascolta la versione in Lingua Italiana Elias no aiat mancu ses annos, ma non fit alligru che-i sos atteros pizzinnos; fit semper tristu, ca sa sorrichedda sua fit meda maladia e su duttore non resissiat a la sanare. Elias aiat intesu chi in su monte accurzu a bidda b'aiat un'erba chi podiat sanare calesisiat maladia: fit s'erba ‘e su sole e creschiat in sas roccas de su cuccuru prus artu de su monte. Una die Elias si fachet corazu e si ponet in caminu: bi cheret arribare a calesisiat costu a nche collire cuss'erba! [...]
Una fiaba di Maria Teresa Pinna Catte. Traduzione e messa in voce di Tonino Mesina * Ascolta la versione in Limba Nuorese Un pastore povero, in punto di morte disse al figlio: “Ti lascio tutto quello che ho: una capra. Ma tu non ti devi contentare del poco latte che ti può dare, prendi la capra e vai, gira il mondo e cerca fortuna”. Morto il babbo il ragazzino lasciò la capanna, e si mise in viaggio con la capra. Alla sera si ferma vicino al bosco del monte e si appoggia ad una roccia per riposarsi. Non si è nemmeno seduto che sente una vocina che piange: “Ohi, ohi, non posso uscire”. Il pastorello tutto meravigliato non capisce da dove esca quella vocina. […]