Voci della memoria

Follow Voci della memoria
Share on
Copy link to clipboard

“Voci della memoria”, la serie podcast con i racconti di chi è sopravvissuto alla Shoah. Voci potenti e preziose raccolte e narrate da chi vuole che il passato non venga dimenticato. Un podcast prodotto e curato dalla redazione de Il Sole 24 Ore e di Radio 24 in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah.

Radio 24


    • Jan 26, 2024 LATEST EPISODE
    • infrequent NEW EPISODES
    • 14 EPISODES


    More podcasts from Radio 24

    Search for episodes from Voci della memoria with a specific topic:

    Latest episodes from Voci della memoria

    14. Rossana Ottolenghi: mia madre, Becky Behar, sopravvissuta alla strage di Meina

    Play Episode Listen Later Jan 26, 2024


    Tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre del 1943 le forze d'occupazione naziste compiono la prima strage di ebrei sul territorio italiano. Gli arresti e le stragi avvennero sulle sponde del lago Maggiore, tra le attuali province di Novara e Verbano Cusio Ossola: a Meina, piccolo comune della provincia novarese, si consumò l'eccidio più noto, nell'Hotel Meina, di proprietà dell'imprenditore ebreo turco Alberto Behar. Proprio Behar, e la sua famiglia, furono tra i pochi a salvarsi dalla strage. Tra i superstiti c'era anche la piccola Becky Behar, allora tredicenne. E oggi sua figlia, Rossana Ottolenghi, racconta in questo nuovo episodio del podcast “Voci della memoria” a cura di Alessia Tripodi, giornalista de Il Sole 24 Ore, la sua storia. Che dal lontano 1943 arriva fino a oggi, fino a pochi mesi fa, quando Rossana ha incontrato una discendente di uno dei carnefici di Meina.

    13. Mario De Simone: mio fratello Sergio, morto a sette anni

    Play Episode Listen Later Jan 26, 2024


    Sergio De Simone aveva appena compiuto sette anni quando i nazisti lo prelevarono con l'inganno dal campo di concentramento di Auschwitz. "Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti" dissero. E lui lo fece finendo nel campo di concentramento di Neuengamme presso Amburgo, nel quale morirà un anno dopo. Il piccolo Sergio, assieme ad altri diciannove bambini, fu sottoposto a esperimenti medici compiuti dal dottor Kurt Heissmeyer. In questo nuovo episodio del podcast “Voci della memoria”, a cura di Cristina Carpinelli giornalista di Radio 24, il racconto di Mario De Simone che ripercorre la storia del fratello Sergio e che da anni va nelle scuole per ricordare il dolore e l'atrocia subita dalla sua famiglia nella speranza che tutto questo non accada mai più.

    11. Giorgio Molho: mio padre Dino nella casa segreta della memoria e della gratitudine - di Daniele Bellasio

    Play Episode Listen Later Jan 27, 2023


    Il padre, Dino, è stato salvato da un gruppo di dipendenti della fabbrica di famiglia. Per molti anni non ha voluto raccontare la sua esperienza per una forma di rispetto nei confronti di chi non era riuscito a salvarsi, ma tutte le sere, alla fine della giornata di lavoro, passava sempre in un luogo molto particolare. Il figlio, Giorgio, venne poi a sapere la storia della casa segreta quasi per caso e alla fine anche Dino decise di raccontare, soprattutto per l'estrema gratitudine nei confronti di quella pattuglia composta da sei giusti.

    12. Clara Wachsberger: mio padre Arminio, la voce dei salvati di Auschwitz - di Dario Ricci

    Play Episode Listen Later Jan 27, 2023


    Suo padre, Arminio, come interprete diede voce e aiuto prima agli ebrei deportati dai nazifascisti dal ghetto di Roma, poi a chi ad Auschwitz veniva, prima che annichilito, reificato anche dalla Babele incomprensibile delle lingue del lager, primo strumento di violenza e divisione. Oggi è sua figlia Clara a raccoglierne il testimone, a raccontare il destino del padre, a dover usare parole e linguaggio nuovi per raccontare ai giovani ciò che è stato, affinché non accada mai più.

    10. Lia Levi - di Cristina Carpinelli

    Play Episode Listen Later Feb 3, 2022


    "Dopo la Liberazione dal nazi fascismo, ricordo che le persone andavano in stazione a Roma ad attendere i treni, sperando di riabbracciare i propri cari che erano stati deportati". Ricorda così Lia Levi, giornalista e scrittrice. Aveva 11 anni quando nella sua vita irrompe la furia nazi fascista.

    9. Bruna Cases. Scappammo per sopravvivere - di Cristina Carpinelli

    Play Episode Listen Later Jan 26, 2022


    Aveva 9 anni Bruna Cases quando smise di essere una bambina. Aveva visto i nazisti irrompere nelle case dei vicini e portar via intere famiglie ebree. Fuggì da Milano con la madre e le due sorelle. Restò nei boschi nascosta, tenne un diario di quello che vedeva e di chi non avrebbe mai più rivisto. Scrisse sui ritagli di giornale, su pezzetti di carta e stoffa.

    8. Sami Modiano, la pace negli occhi - di Maria Luisa Colledani

    Play Episode Listen Later Mar 22, 2021


    Dalla bellezza dell'isola di Rodi all'inferno di Auschwitz-Birkenau: Sami Modiano ha 14 anni quando, nell'agosto 1944, viene rinchiuso nel campo di sterminio. È con papà Giacobbe e la sorella Lucia che non ce la faranno a sopravvivere. Sami è prostrato, debolissimo, viene selezionato per le camere a gas ma lo salva un treno di patate da scaricare. Il 27 gennaio 1945 ritrova la libertà con l'ingresso dell'Armata Rossa ad Auschwitz. Arriva in Italia, a Ostia, cerca fortuna nel Congo Belga e ritrova la sua amata Rodi. Dal 2005, è instancabile testimone della Shoah e a tutti noi ripete la frase che papà Giacobbe gli disse nel lager: "Tieni duro, Sami, tieni duro: tu ce la devi fare".

    7. Andra e Tatiana Bucci, le bambine sopravvissute ad Auschwitz - di Raffaella Calandra

    Play Episode Listen Later Mar 15, 2021


    Andra e Tatiana Bucci avevano quattro e sei anni quando sono state deportate nel campo di sterminio di Auschwitz insieme ad una parte della loro famiglia. I ricordi di quel periodo buio della loro vita sono a tratti nitidi. L'arresto una sera di fine marzo del 1944; il pianto della nonna che in ginocchio prega l'ufficiale delle SS di prendere solo lei e non le bambine; il viaggio estenuante verso Auschwitz a bordo di un vero e proprio carro bestiame e quel numero impresso sulla pelle che Andra, nonostante tutto, non vuole cancellare. "È un segno che in fondo ce l'abbiamo fatta che siamo riuscite ad uscirne - racconta nell'intervista realizzata da Federico Taddia - Abbiamo vinto noi, che siamo rimaste, che siamo tornate, che raccontiamo". Le due bambine sono riuscite a sopravvivere a quell'orrore grazie a una guardiana della "baracca dei bambini" che aveva preso a cuore le loro vite, salvandole dagli esperimenti del dottor Mengele.Non solo ricordi nella mente di Andra e Tatiana, ma anche tanti rimorsi che fanno ancora male, a distanza di anni. Uno fra tutti: l'aver rifiutato ogni contatto fisico con la madre che non riconoscevano più perché profondamente cambiata nell'aspetto dalle privazioni disumane del campo di sterminio.Oggi Andra e Tatiana sono felicemente nonne, hanno ricostruito tassello dopo tassello la loro vita ma non dimenticano quello che hanno subito e continuano ad essere testimoni di quella tragedia per fare in modo che quello che è stato non riaccada mai più.

    6. Edith Bruck e la marmellata in una gavetta - di Maria Luisa Colledani

    Play Episode Listen Later Mar 8, 2021


    Non ha neppure 12 anni Edith Bruck quando, nel 1944, arriva al lager di Auschwitz con la sua famiglia, originaria di un piccolo villaggio dell'Ungheria. Soffre la fame, il freddo, la brutalità delle SS. Vede il fumo alzarsi dal camino dei crematori. La sorella Judit la conforta, così come piccoli gesti di umanità. Tanti i campi di sterminio in cui vive e sa trovare forza in una gavetta che un tedesco le lancia e dentro cui c'è della marmellata o in un cuoco che le chiede come si chiama, a lei che era diventata solo un numero. Riesce a sopravvivere alla Marcia della morte e al dolore, sceglie l'Italia come patria adottiva e l'italiano come lingua-corazza per raccontare l'orrore. È scrittrice e poetessa e ci ricorda che, anche all'inferno, balugina la speranza.

    5. Ginette Kolinka, la vergogna di essere nudi - Di Raffaella Calandra

    Play Episode Listen Later Mar 1, 2021


    "Io stessa lo racconto, lo vedo. E penso che non sia possibile essere sopravvissuti a cose simili. Vedo e sento. Ma voi, voi vedete?"In tutta la vita del dopo, Ginette Kolinka ha visto e sentito in modo diverso. Diverso, da prima. Prima della guerra, prima dei nazisti, prima di Birkenau e prima della perdita di quello che era.Ultima di sei sorelle, nasce nell'anno dei Giochi Olimpici di Parigi nel 1925, in una modesta famiglia ebrea, non praticante, i Cherkasky . Il padre, reduce della Grande Guerra, ha un laboratorio di impermeabili; la madre- originaria della Romania- è casalinga. E lei, insieme alle sorelle e poi al piccolo Gilbert, che arriverà 7 anni dopo, respira comunque un po' dell'aria di quegli anni "struggenti della festa mobile", per dirla con Hemingway.A lungo, anche quando la guerra, insieme alle leggi per gli ebrei, cambia tutto e loro scappano ad Avignone, pensa comunque che nulla di grave possa mai succedere. Ginette lo continua a credere anche dopo la cattura, a diciannove anni, il 13 marzo 1944, insieme al padre e al fratellino. Le sorelle e la madre, no. Ma è quando si ritrova completamente nuda, in una bolgia di corpi a Birkenau, con un tatuaggio sul braccio, che comprende davvero che quello non è solo un campo di lavoro. Fino a maggio del 45 cambia campi, lavora in fabbrica, lotta per sopravvivere, fino alla liberazione.I ricordi di quello che ha vissuto restano però a lungo sepolti, nei suoi silenzi, quando torna a Parigi. Proprio nella vecchia casa, dove ritrova la madre e le sorelle. Restano dietro un muro per anni, insieme al rimorso di aver spinto l'anziano padre e il fratellino, all'arrivo a Birkenau, verso dei camion che - scoprirà poi - conducevano direttamente alle camere a gas. "Da 75 anni, convivo e lavoro su questo senso di colpa", confida in un'intervista ad Alessandra Tedesco, a partire dal suo libro "Ritorno a Birkenau" (Ponte alle Grazie).Il bisogno di ricordare, di rivivere e di condividere quello che ha vissuto inizia per caso e dopo una telefonata della Fondazione Schindler. Da allora, Ginette Kolinka non ha mai smesso di accompagnare i giovani a vedere e sentire quello che è stato. Direttamente tra quelle baracche del campo di Birkenau, dove lei, alla loro età, è stata schiava, affamata e violata nella sua intimità.

    4. Goti Bauer, tutte le lingue della testimonianza - di Maria Luisa Colledani

    Play Episode Listen Later Feb 22, 2021


    Goti Bauer, nata nel 1924 in quella che allora era Cecoslovacchia, cresce a Fiume. Il varo delle leggi razziali nel 1938 sconvolge la vita di questa famiglia ebrea: Goti e il fratello Tiberio espulsi dalle scuole, papà Luigi obbligato a chiudere il negozio. Tutto precipita l'8 settembre 1943 quando i nazisti annettono Fiume. La famiglia cerca rifugio in Svizzera ma viene tradita. Poi, il viaggio verso Auschwitz-Birkenau e i drammatici mesi al campo di sterminio. Goti è una ragazza coraggiosa, resiste, anche grazie a tutte le lingue che sa parlare. Il 9 maggio 1945 è di nuovo libera e torna a Fiume ma tutto è perduto e scopre che anche il fratello è stato ucciso. Si sposerà, avrà due figlie e da 30 anni è testimone infaticabile della più grande tragedia del Novecento.

    3. Liliana Segre, una stella contro l'indifferenza - di Raffaella Calandra

    Play Episode Listen Later Feb 5, 2021


    "Quando sono entrata in Senato, ho pensato alla bambina, quando fu espulsa dalla scuola nel 1938". Porta sulla sua pelle e nei palazzi delle istituzioni le cicatrici del secolo breve, Liliana Segre, figlia di una ricca famiglia ebrea, laica. Cacciata dal suo mondo, trovò solo finestre chiuse a Milano, mentre prima le leggi razziali, poi la furia nazista costrinsero lei e l'amato padre a tentare, invano, la fuga in Svizzera. Furono arrestati e il 30 gennaio 1944 deportati, dal binario 21 della stazione centrale. Sulla banchina di Auschwitz-Birkenau, si salutarono per sempre.Solo 22 dei 605 del loro convoglio fecero ritorno dopo la prigionia, le selezioni, il lavoro nella fabbrica delle munizioni, dopo le marce della morte. E dopo i mesi della tregua, con gli americani. All'arrivo nella Milano della ricostruzione, non c'è spazio per i ricordi di una sopravvissuta, che smette di essere triste - confida nel 2018 a Maria Piera Ceci - dopo aver incontrato l'amore. Il marito, i figli e poi i nipoti le spalancano un nuovo mondo di affetti, in cui alla fine riesce anche a parlare dell'abisso di Auschwitz. Per 30 anni, Liliana Segre incontra soprattutto migliaia di ragazzi, a cui affida la sua testimonianza e la sua lotta contro l'indifferenza. "Io sono stata profuga sui monti, ho chiesto asilo politico e so cosa voglia dire essere espulsa". Nominata senatrice a vita nel 2018, a 90 anni è costretta alla scorta dopo minacce e insulti. Ora c'è anche una stella, come quella che la aiutò a superare le notti ad Auschwitz, che porta il nome di Liliana Segre. Per brillare per sempre, contro l'indifferenza del mondo.

    2. Salo Muller, la Shoah nelle mani di un uomo mite e tenace - di Maria Luisa Colledani

    Play Episode Listen Later Feb 4, 2021


    Un bimbo ebreo nella Amsterdam della Seconda guerra mondiale: i suoi genitori sono deportati e uccisi ad Aschwitz, lui rimane orfano ma la resistenza olandese lo protegge. Vive di stenti, chiuso in armadi-letti, passa da una famiglia a un'altra. Poi, finalmente l'Olanda viene liberata e Salo affidato agli zii Louis e Ju ma a scuola fatica, le notti sono baratri neri senza fondo. Trova la sua strada come fisioterapista del grande Ajax di Johan Cruijff e ora lotta per tutte le vittime ebree: ha ottenuto che le Ferrovie Olandesi diano un risarcimento ai sopravvissuti e ai loro eredi. Ha scritto ad Angela Merkel perché le Ferrovie Tedesche facciano lo stesso. La sua partita più importante è appena iniziata. Podcast realizzato in collaborazione con Associazione Figli della Shoah.

    1. Nedo Fiano, il profumo della memoria - di Raffaella Calandra

    Play Episode Listen Later Feb 3, 2021


    "Quando Dio mi chiederà cos'ho fatto in tutta la vita, risponderò: io ho ricordato". Ogni giorno, ci sono stati un numero sul braccio, dei buchi sulle gambe, ma anche un mattone e un profumo a riportare Nedo Fiano al dovere della memoria.Figlio di ebrei della media borghesia fiorentina, con un padre fervente sostenitore del Duce, fu deportato con tutta la famiglia ad Auschwitz, dopo l'armistizio. Unico a sopravvivere, "perché avevo 18 anni, parlavo tedesco e sapevo cantare", racconta in un'intervista ad Alessandro Milan nel 2008. A salvarlo, a Buchenwald, fu un soldato americano, che profumava di un sapone all'arancia. Un odore, che ha continuato a volere con sé. Come il mattone del forno crematorio 2, dove fu uccisa la mamma.Nella vita del dopo, fu la Milano industriale ad offrirgli una nuova occasione, insieme a moglie e figli. Dopo anni di silenzi, Nedo decide di aprire la valigia dei ricordi, davanti a ripetuti episodi di negazionismo e antisemitismo.Si è spento nell'anno della pandemia a 95 anni, lasciando a più generazioni il messaggio imparato nei lager: "è nell'ora più buia della notte, che l'alba è più vicina".

    Claim Voci della memoria

    In order to claim this podcast we'll send an email to with a verification link. Simply click the link and you will be able to edit tags, request a refresh, and other features to take control of your podcast page!

    Claim Cancel