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Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #67

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 8, 2025 2:02


C'è una tregua che trema a ogni ora e un “dopo” che si scrive già prima di seppellire i morti. A New York circola la bozza statunitense per una forza internazionale con mandato Onu e un organismo di transizione che dovrebbe “governare” Gaza per due anni. Washington la presenta come soluzione. Sul terreno, intanto, gli ordini sono di radere al suolo le gallerie rimaste, ripulire i quartieri, premere sugli ultimi nuclei combattenti. Le parole rassicuranti nei corridoi diplomatici e l'artiglieria che ancora si sente nella notte. Tutto insieme. Come se fosse normale. Dicono che la tregua “tenga”. A Gaza City tornano a muoversi le colonne di sfollati che inseguono l'illusione dell'acqua potabile. Nelle tendopoli del sud ci si scambia la posizione di un pozzo come si scambia una notizia di famiglia. Gli ospedali funzionano a sezioni stanche: reparti che si aprono e si richiudono, generatori che tossiscono. L'Ocha parla del 90% della popolazione costretta a spostarsi almeno una volta. Alcuni due, tre, quattro. La terra che scotta sotto i piedi. Ma c'è un'altra crepa che oggi faceva rumore nelle agenzie: giuristi militari israeliani avrebbero avvertito i vertici dell'esercito che esistono rischi concreti di responsabilità per crimini di guerra. Una nota interna, cauta, burocratica. Una frase che entra di colpo nella stanza dove fino a ieri dominava il “poi vedremo”. Non è giustizia. È soltanto la consapevolezza che un giorno qualcuno chiederà conto. E questo, in guerra, pesa. Intanto, a Istanbul e Ankara si discute del mandato Onu. Tutti d'accordo sulla cornice, nessuno pronto a firmare il cemento. Forza internazionale, ma chi la guida? Chi risponde? Chi indaga? Chi ricostruisce? Le mappe si disegnano in fretta. I bambini non ricrescono così. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #66

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 7, 2025 1:52


Gaza conta ancora i dispersi. Nel quartiere Al-Daraj la Protezione civile parla di un edificio collassato, famiglie intrappolate sotto le macerie, i soccorritori che scavano a mani nude perché non resta più niente da usare. Il Comitato per le persone scomparse stima oltre diecimila corpi ancora sepolti. È una contabilità che non si chiude mai. Intanto, le storie hanno nomi precisi. Shaaban Mohammed Eid, portiere dell'Academy Al-Hilal, dieci anni, sogno semplice: diventare calciatore. È stato ucciso. “Ha raggiunto suo padre”, dice la famiglia. Un modo per tenere insieme il dolore in un posto in cui non esiste più la grammatica della vita quotidiana. In Cisgiordania la guerra ha un volto diverso, ma non meno violento. A Beit Rima le forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa dell'ex detenuto Mazen Rimawi: famiglia bendata, fermata, trattenuta in salotto trasformato in stanza degli interrogatori. Alcuni rilasciati, altri arrestati. L'ultimo mese ha contato più di 540 fermi tra Cisgiordania e Gerusalemme, donne e minorenni inclusi. A Qatanna, a nord di Gerusalemme, una casa è stata demolita dai bulldozer, polvere che si posa sui vestiti come una bandiera che non chiede permesso. A nord, sul confine libanese, il cielo è stato tagliato da nuove ondate di raid. Colonne di fumo alte, abitazioni che tremano. Un conflitto che si accende a intermittenza, ma resta pronto a dilagare. Sul tavolo della diplomazia, si registra la consegna alla Croce Rossa dei resti di un ostaggio israeliano. Viene chiamato «segnale di progresso» nella tregua firmata il 10 ottobre. Ma la cronaca delle ultime ventiquattr'ore racconta altro: macerie, arresti, case che crollano, un bambino con i guanti da portiere che non potrà più crescere. Occhi su Gaza, si resta qui. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #65

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 6, 2025 2:15


Khan Younis all'alba è un altopiano di macerie su cui un soldato israeliano gira un reel compiaciuto: «non è rimasta in piedi una casa», dicono i video che rimbalzano sui social. Poco dopo, un altro filmato riemerge dal 2016: un militare che sequestra la bicicletta a una bambina di sei anni. La guerra non inventa nulla, semmai toglie il velo. Stamattina, mentre la “tregua” esiste solo nei comunicati, a Gaza City si sentono nuovi passaggi di F-16 e una cintura di fuoco sull'est, documentata dai residenti. Il racconto di chi resta è sempre più corto: quante notti senza luce, quante salme da cercare all'alba. Le agenzie della notte registrano l'identificazione dei resti di Itay Chen, l'ostaggio israelo-americano consegnato giorni fa. Una squadra della Croce Rossa e di Hamas si è mossa verso est di Gaza City per cercare altri corpi. Dagli ospedali della Striscia arriva la nota più amara: Israele ha trasferito 15 cadaveri palestinesi. A Tel Aviv il ministro della Difesa ripete che l'obiettivo resta «smantellare Hamas e smilitarizzare la Striscia». È il lessico della permanenza, non della pace. Intanto filtrano indiscrezioni su un possibile comitato di gestione Gaza tra Hamas e Anp: un'ipotesi che vale, per ora, come misura della confusione politica. Fuori dal perimetro delle bombe il fuoco passa sugli archivi: Youtube ha cancellato centinaia di filmati che documentavano violazioni dei diritti umani, insieme ai canali di tre organizzazioni palestinesi. Il passato digitale si fa polvere come le case. E poi c'è l'Europa che si specchia: un cronista italiano è stato licenziato dopo una domanda semplice alla Commissione — se Mosca dovrà pagare la ricostruzione in Ucraina, Israele pagherà quella di Gaza? — mentre in Parlamento c'è chi annuncia interrogazioni sulla libertà di stampa. La domanda resta sospesa come il fumo sugli edifici sventrati. Chi pagherà tutto questo? Chi potrà raccontarlo, se raccontare diventa un reato di imbarazzo? Occhi su Gaza: oggi la notizia è che la rimozione non è solo un cratere, è anche una cancellazione. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #64

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 5, 2025 1:49


La tregua che prometteva silenzio oggi parla con la voce dei feriti. Nella scuola Al-Zahra, trasformata in rifugio, un matrimonio si è concluso tra le urla: quattro bambini colpiti da schegge, dicono i medici locali. Al largo, cinque pescatori sono stati sequestrati, tre di loro fratelli. Accade dentro quella che Israele chiama «yellow line», la fascia che dovrebbe garantire sicurezza ai civili. Ogni giorno ne ride la realtà. A New York, intanto, si scrive il dopo. Gli Stati Uniti hanno presentato una bozza di risoluzione Onu che prevede una forza internazionale di stabilizzazione per Gaza, con mandato di due anni e obiettivo dichiarato di demilitarizzazione. Un «Consiglio di pace» gestirebbe sicurezza e ricostruzione insieme a Egitto, Israele e partner regionali. Nomi già sul tavolo: Indonesia, Azerbaigian, Turchia, Egitto. Ankara avverte che tutto dipenderà dal calendario del ritiro israeliano. La pace, ancora una volta, viene progettata fuori dal luogo in cui dovrebbe vivere. Israele ha consegnato quarantacinque corpi di palestinesi il giorno dopo la restituzione dei resti di tre soldati israeliani. A Kiryat Gat la direttrice dell'intelligence Usa Tulsi Gabbard supervisiona la «fase due» della tregua: Washington come garante, Tel Aviv come custode armata. Sullo sfondo, il parlamento israeliano discute la pena di morte per i terroristi, mentre nel Sud del Libano un'abitazione salta in aria e a Teheran migliaia di persone marciano contro Israele e Stati Uniti. Si chiama “stabilizzazione”, ma odora di commissariamento. A Gaza le bombe si fermano solo per il tempo necessario a cambiare il lessico della guerra. La tregua, come la chiamano nei palazzi, qui resta un verbo al futuro. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #63

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 4, 2025 1:56


Israele ha ricevuto i resti di tre ostaggi, mentre da Erez sono arrivati a Gaza trenta corpi palestinesi «in gran parte solo ossa», come denuncia il ministero della Sanità. Dal 26 ottobre sono stati restituiti 255 cadaveri, ma solo 75 hanno un nome, 120 già sepolti in fosse numerate. Le famiglie cercano indizi nelle scarpe, nei brandelli di tessuto, nei segni lasciati dai bulldozer che hanno schiacciato case e corpi. È la tregua che amministra la morte e non la interrompe. A Tel Aviv è scoppiato un terremoto giudiziario. L'ex procuratrice generale dell'esercito Yifat Tomer-Yeroushalmi è stata arrestata nell'inchiesta sul video girato nel centro di detenzione di Sde Teiman, dove un prigioniero palestinese appare nudo, con costole fratturate e un polmone perforato. Cinque riservisti erano già stati incriminati per torture sistematiche. Secondo Haaretz, la magistrata avrebbe tentato di bloccare la diffusione delle immagini. È la crepa di un sistema che resiste finché l'orrore resta invisibile. Sul terreno, la tregua è una parola di carta. Le ultime 24 ore hanno visto nuovi bombardamenti su Khan Yunis e Rafah, almeno 17 morti secondo le autorità locali. L'ONU chiede accesso ai depositi forensi e ai centri di detenzione, ma Israele tace. Restano due verità: quella contabile degli scambi e quella materiale dei cadaveri. Finché nessuno potrà verificare cosa è accaduto a quei corpi – con autopsie indipendenti, accesso ICRC e catena di custodia trasparente – la tregua resterà solo una pausa nel rumore della menzogna. Intanto circolano nuovi filmati di detonazioni a est di Gaza e l'accusa del direttore Munir al-Bursh su giocattoli trappola lasciati tra le macerie: materiale da verificare con missioni terze e controllo ONU. Anche questo racconta il buio informativo in cui si chiede ai civili di sopravvivere. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #61

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 3, 2025 1:58


A Tel Aviv non vengono puniti gli stupratori, ma chi prova a mostrarne le prove. L'avvocata militare israeliana che aveva autorizzato la diffusione dei video degli abusi dell'Idf sui prigionieri palestinesi è stata rimossa dal suo incarico: la verità, in Israele, è trattata come un atto di tradimento e chi collabora con i giudici internazionali diventa subito un problema politico. È lo stesso schema che ha ucciso il chirurgo Adnan al-Bursh, morto dopo essere stato torturato e violentato in carcere. Si eliminano i testimoni, non i carnefici. Mentre il governo di Netanyahu sventola la tregua come un successo diplomatico, i numeri raccontano altro. Durante il cessate il fuoco sono entrati a Gaza solo 3.203 camion di aiuti, circa il 24% di quanto promesso. I camion di carburante, indispensabili per ospedali, desalinizzatori e forni, sono stati appena 115 su 1.100. Un decimo. È la fame amministrata come arma, la pace ridotta a punizione collettiva e a messaggio: chi resiste verrà affamato anche sotto la bandiera dell'ONU. Nella Cisgiordania occupata i coloni attaccano i contadini di Kafr Qaddum e Beit Lid, bruciano i campi sotto la protezione dell'esercito. A Gaza ovest due bambini, Fahd e Abdullah Nour, sono esplosi su un ordigno lasciato tra le macerie. L'81% degli edifici è distrutto, eppure si continua a contare solo i camion, come se la sopravvivenza fosse una partita contabile e non una città che prova a restare viva. L'Onu parla di «violazione deliberata» degli accordi e i Paesi arabi avvertono che, se Israele resterà dentro Gaza con le sue unità e con i suoi coloni, la tregua è già finita. Sembra così ovvio: non c'è tregua quando la fame diventa metodo, la terra viene erosa ogni giorno e la verità è un crimine da licenziamento. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #62

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 3, 2025 1:49


La guerra d'Israele oggi si racconta più dalle mura delle caserme che dal fronte. La procuratrice generale dell'Idf, Yifat Tomer-Yerushalmi, è stata ritrovata viva dopo ore di scomparsa: la stessa che aveva ammesso di aver fatto diffondere il video delle torture su un detenuto palestinese a Sde Teiman. Quel filmato, secondo Netanyahu, sarebbe «l'attacco di propaganda più grave contro Israele». In realtà mostra il punto di rottura dentro l'esercito: quando la legalità implode, la verità filtra dall'interno. Nelle stesse ore, Hamas ha consegnato alla Croce rossa tre corpi di israeliani uccisi, mentre le forze israeliane hanno rivendicato nuovi raid a Gaza City e l'uccisione di un «terrorista». Secondo il movimento palestinese, i morti dopo la “tregua” sono già 236. È una pace amministrata da chi occupa, una tregua con diritto di fuoco unilaterale. Sul fronte nord, Katz annuncia che gli attacchi contro Hezbollah «saranno intensificati», e l'Idf rivendica l'uccisione di quattro miliziani in Libano. Ogni scandalo interno trova una distrazione esterna, ogni verità viene sepolta da un nuovo bombardamento. Intanto i numeri dicono che la guerra economica è totale: l'Organizzazione internazionale del lavoro calcola un crollo del 29 per cento dell'economia palestinese, con Gaza ridotta dell'87 per cento. È la prova che il cessate il fuoco non sospende la distruzione: la prolunga in silenzio, giorno dopo giorno, vita dopo vita. La scena di oggi è questa: una generale costretta a denunciare le torture del suo esercito, tre bare restituite da Hamas, un confine nord che brucia. Israele cerca di difendere la sua reputazione, ma la verità, come sempre, si difende da sola. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

OH MY GOD!
L'essenziale è invisibile agli occhi

OH MY GOD!

Play Episode Listen Later Nov 1, 2025 12:40


Omelia della Solennità di Ognissanti 2025. “La liturgia è il cielo aperto sulla terra, il tempo che respira l'eternità.” (Benedetto XVI) La liturgia è l'eterno che si fa vicino, il cielo che si apre, la terra che si trasfigura. Partecipare non significa solo “essere presenti” fisicamente, ma lasciarsi attrarre dentro questo movimento di grazia. In ogni Messa, in ogni sacramento, in ogni canto di lode, noi entriamo nel mistero di Dio che non conosce tramonto. E quando ne usciamo, se siamo stati davvero presenti, portiamo addosso un frammento di quella luce: un segno che l'eternità ha toccato il tempo, e che noi ne siamo diventati testimoni.

Psicologia e Vita - Roberto Ausilio
Manipolazione psicologica: il momento in cui la vittima apre gli occhi

Psicologia e Vita - Roberto Ausilio

Play Episode Listen Later Nov 1, 2025 3:21


Manipolazione psicologica: il momento in cui la vittima apre gli occhiTi sei mai sentito manipolato senza capirne il perché?In questo video scopri il momento esatto in cui la vittima smette di subire… e inizia a vedere con chiarezza.Dalla confusione alla consapevolezza, ti accompagno in un percorso per riconoscere le tattiche nascoste dei manipolatori, proteggerti e ritrovare la tua autonomia.Parliamo di #gaslighting, rinforzo intermittente, triangolazione, ma anche di risveglio, confini e guarigione.Con un approccio di psicoterapia breve, Mindfulness ed EMDR, ti mostro come trasformare il dolore in consapevolezza e forza interiore.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #60

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 1, 2025 1:58


Gli Stati Uniti hanno offerto a Hamas un «passaggio sicuro» da Gaza verso le zone ancora sotto il suo controllo, scrive Axios. Non è un gesto umanitario: è l'ammissione che dopo due anni di guerra Israele non ha il controllo della Striscia e che Washington preferisce un ordine negoziato a una sconfitta proclamata. La tregua si regge così, su un equilibrio tra il fallimento militare e la convenienza politica. Nelle stesse ore, il Washington Post rivela che un rapporto interno del Dipartimento di Stato documenta «centinaia di possibili violazioni dei diritti umani» commesse da unità israeliane. Centinaia, ma nessuna conseguenza. La legge Leahy vieta di fornire armi a chi viola sistematicamente i diritti umani, ma per Israele si sospende anche la legge. È l'ipocrisia codificata: gli Stati Uniti registrano le prove dei crimini e allo stesso tempo continuano a fornire munizioni e copertura diplomatica. Sul terreno, la tregua è uno scambio di cadaveri. Hamas ha restituito le salme di due ostaggi israeliani, Israele ha risposto consegnando trenta corpi palestinesi. Sacchi neri senza nome, depositati negli ospedali di Khan Yunis che non hanno nemmeno gli strumenti per identificarli. Finora sono oltre duecento i corpi restituiti in questo baratto di morte. Ogni consegna diventa un atto politico: più corpi passi, più tregua compri. È l'esatto contrario del diritto umanitario. E l'Europa? Il governo italiano si accoda, parla di «stabilità» e tace sul meccanismo che produce questi scambi, perché metterlo in luce significherebbe ammettere che non c'è un processo di pace, c'è un'amministrazione del conflitto. È questa la tregua che ci raccontano: una tregua di resti umani, mentre Washington prepara la forza internazionale che dovrà amministrare le rovine. La guerra finisce, dicono. In realtà, cambia solo chi conta i morti. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #59

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 31, 2025 1:52


Nel giorno in cui Trump e Xi si scambiano elogi per la “tregua riuscita”, a Gaza si contano altri 104 morti, tra cui 46 bambini, in 24 ore di bombardamenti. È la tregua celebrata nei palazzi: il 29 ottobre Washington parlava di «stabilizzazione» e oggi Axios rivela che gli Stati Uniti lavorano a una “forza internazionale” per gestire il dopoguerra, senza spiegare chi controllerà i territori né chi ricostruirà le case distrutte. Sul terreno la realtà è opposta. Israele ha eretto quasi mille nuove barriere in Cisgiordania dall'inizio della guerra, secondo Peace Now e confermato dall'ANP. Ogni villaggio diventa un'isola, ogni spostamento un atto sospetto. E nel frattempo ottantuno soccorritori turchi restano fermi al valico di Rafah: Israele non ha ancora dato l'autorizzazione all'ingresso dei convogli medici. A nord, nel Libano, un dipendente comunale è stato ucciso a Blida durante un nuovo attacco israeliano. Il presidente Michel Aoun ha ordinato all'esercito di «reagire a ogni incursione», mentre Hezbollah parla di «violazione della tregua». La missione ONU UNIFIL invita alla calma, ma ammette che la linea blu “non regge più”. Nel frattempo, Haaretz diffonde un video di un detenuto palestinese torturato in un centro israeliano: l'IDF annuncia un'indagine “interna”, la prima in due anni. E in Europa crescono le proteste contro le navi israeliane: a Corfù, cittadini bloccano l'approdo di una crociera; a Taranto, la USB denuncia l'arrivo della nave SeaSalvia con “un nuovo carico di morte”. La guerra, intanto, cambia solo tono: meno visibile, più metodica. Mille barriere, convogli bloccati, prigionieri picchiati. È la pace come architettura dell'assedio. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #58

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 31, 2025 1:52


A Gaza la cosiddetta tregua è diventata un interruttore. Israele la spegne, la riaccende, la sospende, la rinomina. Ieri notte, mentre il governo annunciava la “ripresa” del cessate il fuoco, i raid avevano già ucciso più di cento persone, tra cui trentacinque bambini. Poi, ieri alle nove del mattino, la tregua è tornata in vigore. Così dicono i comunicati. Ma i corpi non hanno avuto il tempo di essere contati. La giustificazione è sempre la stessa: «Hamas ha violato l'accordo». Un soldato israeliano ucciso a Rafah, un frammento di verità sufficiente a far ripartire i bombardamenti. Poi, quando la polvere si posa, la stessa autorità militare comunica che la tregua è ripristinata. È la pace a orologeria, con un dito solo sul pulsante. Il premier Benjamin Netanyahu guida un governo che decide unilateralmente cosa significhi “cessate il fuoco”, mentre resta formalmente ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra. Eppure gli Stati Uniti parlano ancora di «diritto alla difesa». Il linguaggio resta sempre lo stesso: amministrare la guerra fingendo la tregua. Nelle ultime ventiquattr'ore sono morte oltre cento persone, ventiquattro solo bambini, in quello che Israele chiama “azione lecita”. Gli ospedali di Gaza — già distrutti, senza corrente, senza farmaci — continuano a ricevere resti umani. Ogni volta che il governo israeliano proclama la fine dei raid, lo fa per poche ore, giusto il tempo di rivendicare la calma. Poi ricomincia. E allora ci si chiede cosa resti della parola “accordo”, se un esercito può accenderla e spegnerla come un faro. A Gaza la tregua non è un patto: è un privilegio concesso e revocato da chi bombarda. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Note dell'autore
FABIO MANTOVANI - SOTTO GLI OCCHI DI NESSUNO

Note dell'autore

Play Episode Listen Later Oct 30, 2025 3:55


FABIO MANTOVANI - SOTTO GLI OCCHI DI NESSUNO - presentato da Tiziana Ricci

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #57

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 29, 2025 1:57


Israele non riesce nemmeno a fingere una pace finta. La tregua che doveva segnare la “normalità” dopo mesi di genocidio è saltata al primo pretesto. Nella notte le bombe sono tornate su Jenin e Rafah, e la Cisgiordania è teatro di rastrellamenti: tre palestinesi uccisi, case sventrate, arresti a decine. I ministri Ben Gvir e Smotrich invocano di «distruggere Hamas», l'ex premier Bennett applaude. Netanyahu, stretto fra i falchi, riunisce il gabinetto di sicurezza: la pace serve solo a prendere tempo, non a cambiare rotta. Il patriarca Pizzaballa avverte che «con i leader di oggi la pace non ha futuro». Intanto i leader restano. Gaza vive nell'emergenza: oltre 70mila malati di epatite C, ospedali senza anestetici, corridoi che diventano obitori, bambini evacuati in Europa come trofei umanitari di una guerra che si ostina a chiamarsi tregua. Gerusalemme revoca lo stato d'emergenza per mostrare normalità, ma normalità è il rumore delle bombe, i checkpoint riaperti, le incursioni a Jenin, le granate al confine libanese, l'Egitto che spedisce camion di aiuti che restano fermi ai valichi. La verità è semplice: non c'è volontà politica di pace, c'è gestione del conflitto. Lessico bellico, contabilità dei cadaveri, propaganda che si traveste da diplomazia. La tregua era la pausa della menzogna. Oggi il copione ricomincia da capo: stessi attori, stesso finale sospeso. Fino alla prossima sirena, finché qualcuno scambierà per pace l'istante tra due esplosioni. E noi, qui, dobbiamo nominarlo senza giri di parole: punizione collettiva, occupazione, apartheid. Finché il diritto non varrà anche a Gaza, ogni tavolo negoziale sarà un set fotografico. E ogni bambino salvato, un promemoria dei molti lasciati indietro. Le sirene non tacciono. Ancora. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Nessun luogo è lontano
Trump in Giappone ma gli occhi sono sulla Cina

Nessun luogo è lontano

Play Episode Listen Later Oct 28, 2025


Grandi scambi di cortesie, accordi su dazi, terre rare e investimenti sono i punti salienti dell'incontro a Tokyo tra Donald Trump e la neopremier giapponese Sanae Takaichi. Ne parliamo con Antonio Fiori, docente di Storia e Istituzioni dell'Asia all'Università di Bologna. Il viaggio di Trump proseguirà in Corea del Sud, dove il presidente statunitense incontrerà il suo omologo cinese Xi Jinping. Commentiamo il peso della questione Taiwan sui rapporti tra di due paesi con Lorenzo Lamperti, giornalista da Taipei.Infine, facciamo il punto sul viaggio a Roma del primo ministro ungherese Viktor Orban con il giornalista di Centrum Report Alessandro Grimaldi.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #56

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 28, 2025 2:02


Nella luce arancione del tramonto, un soldato israeliano siede su una sedia di plastica e osserva una fila di civili palestinesi in ginocchio, mani legate, occhi bendati. La foto, diffusa dallo stesso esercito, arriva da Khan Younis e racconta una tregua che è solo il modo ordinato di amministrare l'umiliazione. Sempre a Khan Younis, un drone ha colpito un gruppo di civili: almeno due morti, tra cui bambini. In Cisgiordania, nella cittadina di Beit Awwa, un quindicenne palestinese – Nazeeh Iyad Awad – è in fin di vita dopo che un soldato gli ha lanciato una granata stordente alla testa mentre andava a scuola. L'ONU segnala che solo nel 2025 le forze israeliane hanno già ucciso 40 bambini palestinesi in Cisgiordania, incluso un bimbo di nove anni colpito a morte il 16 ottobre mentre giocava a calcio vicino Hebron. Da ottobre 2023, sono 213 i minori uccisi in Cisgiordania. In totale, quest'anno i palestinesi uccisi sono 198, un terzo solo nel governatorato di Jenin. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite parla di «uso sistematico ed eccessivo» della forza. Durante la raccolta delle olive, i coloni hanno ferito oltre 100 persone e distrutto 3.000 alberi in 50 villaggi. Mentre più di 11.000 palestinesi restano detenuti, di cui 3.500 senza processo, almeno 77 sono morti in custodia dal 2023. E le demolizioni non si fermano: 1.300 strutture palestinesi abbattute nel 2025 perché prive di permessi israeliani. A Gaza, i medici preparano la sepoltura di 50 corpi restituiti da Israele, molti torturati, irriconoscibili. Gli stessi giorni in cui si parla di “ricostruzione”, come fosse una gara d'appalto su ossa ancora calde. La tregua è diventata il lessico pulito del genocidio a bassa intensità: ogni giorno numeri nuovi, ogni giorno un bambino in più, ogni giorno un ulivo in meno. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #55

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 27, 2025 1:48


Nelle ultime ore il futuro di Gaza e Cisgiordania si sta scrivendo lontano dalle macerie, nei palazzi del potere. Benjamin Netanyahu ha scandito che sarà Israele a decidere «chi colpire» e quali forze internazionali potranno entrare nella Striscia, rivendicando un diritto di veto che trasforma la tregua in una gestione coloniale della pace. Parallelamente, il ministro dell'ultradestra Bezalel Smotrich ha invitato a una “campagna popolare” per spingere Donald Trump ad accettare l'annessione della Cisgiordania. La mappa del domani viene tracciata come se i palestinesi non esistessero. Hamas, dal canto suo, dichiara tramite le agenzie che è pronta a consegnare le armi solo «se finirà l'occupazione». La frase suona come la fotografia di un conflitto che non è una parentesi ma una struttura permanente. Intanto, i coloni continuano a impadronirsi della terra con la violenza quotidiana. Nella stagione della raccolta delle olive, le organizzazioni internazionali registrano oltre 150 attacchi contro contadini palestinesi solo in Cisgiordania. A Tulkarem un agricoltore crolla in lacrime dopo che il suo uliveto è stato raso al suolo: «Hanno rubato la nostra identità», racconta in un video. La distruzione dell'ulivo non è un danno economico: è un messaggio politico. Da Roma, nei summit sulla pace, si parla di «perseveranza» e «ascolto reciproco», mentre in terra palestinese la “normalizzazione” passa attraverso bulldozer, cani sguinzagliati e veti sul futuro. La tregua continua a essere solo una cornice diplomatica vuota: i padroni del campo restano gli stessi, e decidono perfino chi avrà il permesso di gestire la calma che segue la violenza. Anche oggi, per capire la verità, basta guardare un ulivo abbattuto. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Border Nights
SOTTO I NOSTRI OCCHI - PIETRO RATTO

Border Nights

Play Episode Listen Later Oct 27, 2025 42:20


SOTTO I NOSTRI OCCHI - PIETRO RATTODiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/border-nights--654467/support.

sotto nostri occhi pietro ratto
Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #54

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 26, 2025 2:07


Il calendario segna tregua, il bollettino segna morti. Novantatré da quando la parola «cessate» è stata appesa ai comunicati: altri diciannove in quarantotto ore, mentre a Khan Yunis risuonano esplosioni e a Gaza City si contano i crateri. È il copione della pace scenica: le luci accese sul palcoscenico della diplomazia, il fuoco che continua dietro le quinte. Sui cieli volano droni statunitensi per sorvegliare la tregua: se serve tecnologia militare per certificare la pace, vuol dire che la pace non c'è. Nel centro di coordinamento a guida americana entrano anche diplomatici e militari italiani: la nostra presenza dentro il dispositivo non cambia l'equazione sul terreno, ma la legittima. L'umanitario resta imbavagliato. La Croce Rossa avverte che impedire l'accesso moltiplica il dolore, Emergency parla di reparti allo stremo. Finché i camion passano a singhiozzo e gli ospedali restano senza farmaci, la tregua è un ponte di corda su un baratro. C'è poi la zona grigia che grigia non è: fonti mediatiche descrivono la costruzione di nuove milizie anti-Hamas sostenute da Israele e da alleati regionali. Se confermato, è la prova che si lavora alla guerra di domani dentro la tregua di oggi. Intanto l'ingresso di un team egiziano per recuperare resti di ostaggi racconta un'altra verità: la priorità politica sono i corpi, non la ricostruzione delle vite. Fuori dalla Striscia, la Cisgiordania è un elenco di aggressioni contro i contadini in raccolta: i coloni devastano gli ulivi, i soldati presidiano gli accessi. Chi parla di “disinnesco del conflitto” dovrebbe guardare quei rami spezzati: lì si vede l'annessione quotidiana, senza bandiere né firme. Oggi la parola che manca è responsabilità. Di chi bombarda durante la tregua, di chi ostacola i soccorsi, di chi arma nuove guerre per procura, di chi chiude gli occhi sulla Cisgiordania. Finché resta questo buio, la “pace” è una didascalia sotto un'immagine di macerie. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #53

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 25, 2025 1:48


Nella tregua che ci raccontano come fragile promessa di pace, la fame continua a essere l'arma più disciplinata. Tra il 10 e il 21 ottobre, Israele ha negato l'ingresso a 17 organizzazioni umanitarie internazionali che da anni lavorano nella Striscia. Lo denuncia Oxfam insieme ad altre quaranta ong, indicando con precisione le forniture bloccate: acqua potabile, cibo, tende, medicinali. Cinquanta milioni di dollari di aiuti fermi ai valichi, imballati, congelati dall'arbitrio di un controllo che ha smesso di fingere neutralità. Il 94% dei rifiuti ha colpito ong internazionali, persino quelle registrate e autorizzate dalle stesse autorità israeliane. In tre quarti dei casi la motivazione è stata la più burocratica e violenta: “non autorizzate”. Anche quando lo erano. Novantanove richieste di accesso respinte in undici giorni, più sei presentate dalle agenzie ONU. La fame diventa un modulo respinto, un timbro negato, un registro che non viene controfirmato. La tregua, invece, diventa un recinto in cui il tempo si usa per fiaccare i corpi. Secondo Oxfam, il blocco sistematico degli aiuti è una scelta politica. È iniziato già a marzo, con l'assedio totale e la nuova procedura di registrazione imposta alle ong internazionali. Non un eccesso securitario: un disegno. Chi controlla il pane controlla il respiro. Chi decide quanta acqua entra decide chi può sopravvivere. Persino raccontare questa fame diventa sospetto: stamattina, un portavoce militare israeliano ha definito la maggior parte dei giornalisti della Striscia “terroristi”. Fame e silenzio: il genocidio a bassa intensità travestito da tregua ha bisogno di entrambi. Per questo tutti gli occhi devono restare su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #52

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 24, 2025 1:53


Il genocidio non va in tregua. Mentre qualcuno celebra una pace che non esiste, i numeri raccolti da Medici Senza Frontiere cancellano ogni illusione: almeno 740 pazienti, tra cui 137 bambini, sono morti tra luglio 2024 e agosto 2025 in attesa di evacuazione; oltre 15.600 persone restano intrappolate in liste per trattamenti salvavita, un quarto sono minori. Solo 14 ospedali su 36 sopravvivono a regime ridotto, certifica l'OMS. Questa non è una tregua: è una sospensione amministrativa della morte, con il flusso di sangue regolato da chi tiene in mano la valvola. La Corte internazionale di giustizia ha stabilito che Israele è obbligato a consentire e facilitare gli aiuti umanitari, incluso l'accesso di UNRWA. Ventiquattr'ore dopo, un funzionario israeliano risponde che «UNRWA non metterà più piede a Gaza». Un no secco alla legalità internazionale, quasi rivendicato. Nel frattempo, i carri armati sparano ancora a Khan Yunis e Sheikh Nasser, mentre ufficialmente la tregua resta in vigore. Anche la verità continua a essere sequestrata: la Corte Suprema israeliana ha rinviato ancora di trenta giorni la decisione sull'accesso dei giornalisti a Gaza, lasciando sul tavolo la petizione della Foreign Press Association. Nel frattempo, le autorità israeliane liquidano un collaboratore della ZDF ucciso come «terrorista travestito da giornalista». Dentro questo palco di devastazione, la nuova relazione di Francesca Albanese, Relatrice speciale ONU, pronuncia parole definitive: il genocidio è un «crimine collettivo», reso possibile dalla complicità degli Stati che sostengono politicamente, militarmente e diplomaticamente Israele. Chi continua a parlare di pace copre il rumore dei carri che non si sono mai fermati. Chi continua a stringere mani sporche di embargo e veto, ne condivide il crimine. Per questo tutti gli occhi devono rimanere su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Te lo spiega Studenti.it
Il mistero di “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”: l'addio struggente di Pavese

Te lo spiega Studenti.it

Play Episode Listen Later Oct 23, 2025 2:16


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Cesare Pavese parla di amore, perdita e del bisogno umano di vita anche davanti alla fine.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #51

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 23, 2025 1:51


La tregua continua a produrre morti. Secondo i dati diffusi ieri da Gaza, 88 palestinesi sono stati uccisi e 315 feriti dall'inizio del cessate il fuoco. Israele ha restituito i corpi di altri 30 palestinesi: salgono a 195 i cadaveri consegnati durante quella che continua a essere definita “pace”. La tregua è un frigorifero che conserva solo il ritmo costante della morte. Gli aiuti, invece, marciscono fuori dai confini della Striscia: l'UNRWA denuncia circa seimila camion ancora in attesa di ingresso. La Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja ieri ha stabilito che Israele non ha fornito prove sui presunti legami tra UNRWA e Hamas e ha ordinato a Tel Aviv di consentire il passaggio degli aiuti, vietando l'uso della fame come arma di guerra. La risposta israeliana è stata di disprezzo: la sentenza è stata definita «vergognosa». Vergognosa, per loro, è la giustizia quando incrina il recinto dell'impunità. Nel frattempo l'Occidente continua a recitare la liturgia della responsabilità condivisa. Il vicepresidente Usa Vance parla di un «compito difficile» nel disarmare Hamas, ma condiziona ogni ipotesi di ricostruzione alla resa. Netanyahu ribadisce che nessuna truppa turca metterà piede a Gaza: anche i carcerieri devono essere selezionati. In Italia, Giorgia Meloni ha celebrato il piano Trump come un successo diplomatico e ha accusato le piazze solidali con Gaza di «cinismo» per aver trasformato la sofferenza in propaganda. C'è un ribaltamento morale quando chi sostiene una tregua che continua a produrre cadaveri si arroga il diritto di definire cosa sia etico. Il concime delle bombe, della fame e di un genocidio a bassa intensità è il nostro silenzio. Per questo tutti gli occhi devono rimanere su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Te lo spiega Studenti.it
“L'essenziale è invisibile agli occhi”: la lezione più bella del Piccolo Principe

Te lo spiega Studenti.it

Play Episode Listen Later Oct 22, 2025 1:55


L'essenziale è invisibile agli occhi: una riflessione dal Piccolo Principe per riscoprire la bellezza che si nasconde dietro le apparenze.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #50

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 22, 2025 2:07


Gaza, 21 ottobre. La tregua ha i numeri della carestia: su 6.600 camion di aiuti promessi ne sono entrati appena 986, in media 89 al giorno. Il World Food Programme denuncia che con due soli valichi aperti – Kerem Shalom e Kissufim – può garantire cibo a non più di mezzo milione di persone per due settimane. Il nord, dove la carestia è già cronica, resta irraggiungibile. Intanto la tregua si conta in morti. Il ministero della Sanità di Gaza calcola 87 vittime dall'annuncio del cessate il fuoco, altre fonti parlano di 97. Netanyahu ha rivendicato in Knesset di aver sganciato 153 tonnellate di ordigni solo domenica. Il linguaggio diplomatico dice fine della guerra, i dati raccontano la prosecuzione dell'assedio per altre vie. Sul terreno, Israele pianta pali alti 3,5 metri e blocchi di cemento ogni 200 metri per delimitare la cosiddetta “Linea Gialla”, un confine interno che separa i civili come in un campo a zone. Chi vi si avvicina rischia di essere “neutralizzato”. Mentre la Croce Rossa conferma la restituzione di 15 corpi palestinesi – 165 in tutto – con famiglie costrette a riconoscere resti spesso segnati da giorni di trattenimento, l'Europa mostra la sua gerarchia del dolore: la Germania nega l'ingresso ai bambini feriti, Trump minaccia un ritorno della forza “veloce, furiosa e brutale” se Hamas viola l'accordo. Medici Senza Frontiere apre una clinica a Gaza City e distribuisce acqua, ma è un cerino acceso dentro un tunnel di fame. La violenza è stata soltanto ridisegnata, non fermata. La tregua come finzione giuridica serve a lavare le mani del mondo, non a salvare vite. Il concime delle bombe, dell'affamare e del genocidio a bassa intensità portato avanti da Israele è il nostro silenzio, il nostro credere alla bugia criminale della pace. Per questo tutti gli occhi devono rimanere su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Sono Cose Serie - Serie tv, fumetti e oltre.
House of Guinness, Occhi di gatto, Il Ritorno di Macchia Nera, Gen V – 16×06

Sono Cose Serie - Serie tv, fumetti e oltre.

Play Episode Listen Later Oct 22, 2025


In questa puntata: super studenti con super problemi, occhi di gatto in carne e fiction, Il ritorno a fumetti di Macchia Nera e, a proposito di cose scure, Guinness, quando “dark” non è solo la birra. — Fate un salto su https://sonocoseserie.it per scoprire di più su di noi. Abbiamo anche altri progetti in giro […]

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #49

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 21, 2025 1:55


A Gaza la tregua ha la forma di un lager circondato da blocchi di cemento alti tre metri, come confermato dall'esercito israeliano. L'Onu ha avuto il pudore di dire che questa “pace” non regge, mentre la politica occidentale e i quotidiani italiani continuano a venderla come un successo. Ma in questo recinto si continua a morire: nelle ultime 24 ore, secondo il ministero della Sanità di Gaza, altri 45 palestinesi sono stati uccisi, tra cui il giornalista Ahmad Asaad Abu Mutair, colpito mentre faceva il suo lavoro. A Gaza l'umanità è talmente capovolta che si muore anche in tempo di pace. I valichi che la propaganda annuncia “riaperti” restano un imbuto controllato da chi decide chi può sopravvivere. Nove Paesi europei hanno chiesto l'apertura reale di passaggi sicuri, ma Netanyahu festeggia con Trump e Kushner, mentre Meloni applaude a un modello di pace che tiene perfino i chirurghi in catene: Medici Senza Frontiere chiede il rilascio immediato del dottor Khaled Obeid, detenuto da Israele. In questo tempo sospeso, perfino chi dovrebbe curare è ostaggio di una tregua bavosa, costruita per compiacere i vincitori del racconto. Intanto una supporter Maga di Trump si gode i popcorn aspettando le bombe su Gaza come fosse una serie tv. E Paolo Mieli, dopo aver definito «sovrappeso» una candidata italo-palestinese in Campania, lancia un razzo verbale contro lo slogan «dal fiume al mare», fingendo di ignorare che la piattaforma del Likud rivendica che solo gli ebrei hanno diritto all'autodeterminazione “tra il fiume e il mare”. Qui si rovesciano le parole per assolvere i colpevoli. Non c'è niente di più pericoloso di una guerra che chiamano pace. Per questo dobbiamo tenere gli occhi su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #48

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 20, 2025 1:50


Questa la chiamate pace? Oggi Rafah è stata colpita dai raid israeliani in risposta a un attacco contro soldati dell'Idf. In serata il ministero della Sanità di Gaza ha contato almeno 33 morti, poi 44, forse 45 secondo le ultime stime. Ogni volta la tregua viene dichiarata morta a colpi di bombe e poi resurrezione annunciata come fosse un atto di volontà divina. Questa la chiamate pace? Israele ordina la chiusura dei valichi e lo stop agli aiuti umanitari. Poi, dopo le telefonate degli Stati Uniti, riapre e annuncia che «il cessate il fuoco riprende». È una pace che si interrompe e si accende a piacimento, come un interruttore nelle mani di chi decide chi può vivere e chi deve morire. Questa la chiamate pace? Dal 10 ottobre, quando la finta tregua è stata firmata e celebrata come vittoria diplomatica, ci sono stati oltre 200 morti e centinaia di feriti. Ogni giorno una decina, venti, trenta corpi. Bambini, donne, uomini. Ogni giorno il genocidio riprende fiato e poi finge di fermarsi per ingannare gli allocchi che già si sentivano pronti a parlare di “fase post-conflitto”. Questa la chiamate pace? Si parla di Gaza come se il sangue potesse essere marketing, come se la morte potesse farsi brand. Nel frattempo i giornali del mondo iniziano a togliere Gaza dalle prime pagine, come se l'orrore potesse essere archiviato per stanchezza. La restituzione degli ostaggi è stata l'amo per gli allocchi. Hanno abboccato in fretta, convinti che il genocidio fosse stato sospeso. Ma a Gaza la guerra e il genocidio sono tornati. O forse non se ne sono mai andati. Per quello dobbiamo tenere gli occhi su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #47

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 18, 2025 1:53


A Gaza la pace non ha portato silenzio, ma il ronzio dei generatori: la luce manca, l'acqua pure, e la gente continua a sopravvivere come in guerra. Secondo Oxfam, a cinque giorni dal cessate il fuoco Israele blocca ancora gli aiuti e l'ingresso delle ong. Solo un valico aperto e 716 camion entrati in totale, quando ne servirebbero almeno 600 ogni giorno. Gli aiuti restano fermi ai confini, mentre nella Striscia si contano 450 morti di fame, tra cui 150 bambini. L'OMS parla di malattie “fuori controllo”: appena 13 ospedali su 36 sono parzialmente funzionanti, il resto è macerie. Nel nord non esiste più un reparto pediatrico. Il dottor Hussam Abu Safiya, che lo dirigeva, è stato condannato ad altri sei mesi di carcere senza accuse né processo. Amnesty International denuncia torture e sparizione forzata. È la stessa legge israeliana sui “combattenti illegali” che permette di imprigionare civili per tempo indefinito. Intanto Israele discute se cambiare nome alla guerra: Netanyahu vuole chiamarla “Guerra della Rinascita”. Un modo per cancellare la memoria prima che arrivi la verità. Sul terreno, il ministro della Difesa fa tracciare una “linea gialla” che taglia in due Gaza: oltrepassarla significa essere colpiti. Ci siamo già dimenticati quando il governo italiano si vantava di “aiuti umanitari per Gaza”. Oggi nessuno dice dove fossero visto che oggi si applaude alla “ripresa dei convogli”, anche se i camion passano accanto a coloni che usano bambini come scudi per bloccare la farina. Questa non è pace. È la stessa guerra che continua con altri mezzi: la fame, la burocrazia, le prigioni. La domanda resta la stessa: chi sono i colpevoli, e chi li farà pagare? #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

INSiDER - Dentro la Tecnologia
Clinica Baviera: la tecnologia al servizio della salute degli occhi

INSiDER - Dentro la Tecnologia

Play Episode Listen Later Oct 18, 2025 37:28 Transcription Available


Quello medico è un settore che, come abbiamo più volte constatato, è una fucina di ricerche e sperimentazioni di nuove tecnologie, con l'obiettivo di garantire delle cure sempre più mirate, meno invasive e personalizzate per ciascun paziente. Il campo dell'oftalmologia, o oculistica, ha negli ultimi anni subito numerose innovazioni, con l'introduzione o il perfezionamento di nuove tecnologie, come il laser, volte alla cura o alla prevenzione di malattie agli occhi. Per parlare di come la tecnologia stia rivoluzionando la salute degli occhi, abbiamo invitato Sergio Ares, Medico e Country Manager per l'Italia dell'Istituto Oftalmico Europeo - Clinica Baviera.Nella sezione delle notizie parliamo del nuovo formato video AV2, che promette di ridurre notevolmente la banda necessaria per lo streaming mantenendo alta qualità e del rivoluzionario elicottero autonomo U-Hawk presentato da Lockheed Martin.--Indice--00:00 - Introduzione01:20 - Presentato il nuovo formato AV2 (DDay.it, Luca Martinelli)02:51 - Lockheed Martin presenta U-Hawk (LockheedMartin.com, Matteo Gallo)04:39 - Clinica Baviera: la tecnologia al servizio della salute degli occhi (Sergio Ares, Davide Fasoli, Luca Martinelli)36:36 - Conclusione--Testo--Leggi la trascrizione: https://www.dentrolatecnologia.it/S7E42#testo--Contatti--• www.dentrolatecnologia.it• Instagram (@dentrolatecnologia)• Telegram (@dentrolatecnologia)• YouTube (@dentrolatecnologia)• redazione@dentrolatecnologia.it--Sponsor--• Puntata realizzata in collaborazione con Clinica Baviera--Brani--• Ecstasy by Rabbit Theft• Time by Syn Cole

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #46

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 17, 2025 1:37


Pace? No. Tregua? A Gaza la tregua è solo una parola svuotata, un atto di propaganda. Nelle ultime ore Israele ha ucciso sette persone, ne ha rapite nove, e ha restituito decine di corpi torturati alla Croce Rossa. Mani legate, corde al collo, segni di bruciature e tagli profondi sulla schiena: sono le prove di un sistema che non conosce vergogna. Quarantacinque cadaveri riconsegnati senza nome, come oggetti smarriti di una guerra disumana. Il Times of Israel racconta l'indagine su quattro riservisti accusati di aver violentato a morte un medico palestinese con una sbarra di ferro. I loro avvocati parlano di “autodifesa”. Autodifesa da chi? Da un prigioniero nudo, legato, in un campo di tortura. È la stessa logica che giustifica tutto: i corpi distrutti, le case rase al suolo, i bambini senza volto. Nel frattempo il valico di Rafah resta chiuso, e i giornalisti non possono entrare. Mosab Abu Toha, poeta palestinese, lo ha detto su Sky News: «Questo non è un cessate il fuoco». Rula Jebreal denuncia che Israele ha violato gli accordi bloccando gli aiuti umanitari e usando come pretesto il ritardo nel recupero dei resti degli ostaggi. Ogni scusa è buona per ricominciare. A Gaza la pace non è arrivata. Ha solo cambiato nome. I camion restano fermi, i corpi si accumulano, le parole si sporcano. E l'Occidente, che si crede civilizzato, osserva in silenzio. Perché qui non c'è tregua: c'è solo la pausa tra due bombardamenti. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #45

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 16, 2025 2:03


A Gaza la pace continua a essere un modo elegante per dire che la guerra ha cambiato forma. Oggi, mentre a Palazzo Chigi si discute di «ricostruzione» e il ministro Tajani la chiama «svolta storica», le autorità locali aggiornano il bilancio a 67.938 morti. Poche ore fa due palestinesi sono stati uccisi a est di Gaza City, altri corpi sono stati consegnati senza nome, e il valico di Rafah è rimasto chiuso. Quattrocento camion di aiuti aspettano ancora il permesso di entrare, mentre le famiglie restano accampate tra le rovine, in attesa di sacchi di farina che non arrivano. Nella Striscia la fame e la sete hanno preso il posto dei droni. L'acqua resta sotto i sei litri al giorno per persona, gli ospedali funzionano al sedici per cento, la carestia è totale. È la definizione esatta di genocidio a bassa intensità, come lo chiamano i giuristi dell'Onu: una morte lenta, calcolata, con la burocrazia al posto delle bombe. L'assedio è diventato la nuova normalità, una prigione amministrata da chi decide chi può respirare e chi no. Eppure da Roma si parla di «ripartenza». Il governo annuncia un inviato speciale e promette «scuole nuove» dove non ci sono più bambini. L'Europa si limita a riattivare missioni “in standby” e a ripetere che serve una pace “giusta e duratura”. Ma la giustizia non è nei dossier: è sepolta sotto le macerie insieme ai nomi delle vittime. Nelle stesse ore, a Khan Younis e Rafah si continua a scavare con le mani, tra le tende e la polvere, per ritrovare corpi che nessuno registra più. Gaza non è in ricostruzione. È ancora sotto assedio. E ogni volta che qualcuno pronuncia la parola “pace” mentre l'acqua resta chiusa, quel silenzio fa più rumore di un bombardamento. Per questo tutti gli occhi devono restare su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #44

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 15, 2025 1:48


(*Quando abbiamo registrato il video i morti a Shuja'iyya erano 6. I dati più recenti parlano di 9 vittime. 44 sono le vittime totali di ieri) Non hanno fatto in tempo ad asciugare i bicchieri del prosecco che la cosiddetta pace a Gaza già si mostra per quello che è. Nove civili palestinesi, secondo l'agenzia Wafa, sono stati uccisi ieri a Shuja'iyya da droni israeliani mentre tornavano tra le macerie delle loro case. Israele sostiene che si trovassero in una “zona vietata”. Come se l'intera Striscia non fosse ormai un'unica zona vietata alla vita. Netanyahu, intanto, fa l'unica cosa che sa fare: minaccia. È l'unico linguaggio del suo governo, quello della violenza e dell'oppressione. Ma mentre i droni riprendono a colpire, un'altra offensiva, più silenziosa, si consuma in rete: Instagram ha cancellato l'account del giornalista Saleh al-Jafarawi, ucciso nei giorni scorsi. Aveva oltre 4 milioni e mezzo di follower. Le sue immagini, le testimonianze del genocidio, sparite anche dagli archivi. Una rimozione sistematica, più rapida delle stesse ruspe chiamate alla “ricostruzione”. A Jabalia si continua a combattere: scontri tra forze di sicurezza di Hamas e gruppi armati sostenuti da Israele, riferisce Al Jazeera. All'ospedale di Khan Yunis arrivano nuovi feriti. A Shuja'iyya i corpi vengono recuperati da chi non aveva più nulla da perdere. Questa non è una pace, perché non c'è giustizia. Non quella del diritto internazionale, con la Croce Rossa trattata come un fastidio, né quella morale, negata a un popolo ridotto all'apolidia e al silenzio. Non è fragile la pace. Quella non esiste. È fragile la sopravvivenza e la libertà di Gaza, semplicemente perché l'una non è garantita e l'altra non è contemplata in quel piano che tutti celebrano. Per questo tutti gli occhi devono restare su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #43

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 14, 2025 1:52


Gli ostaggi sono stati liberati. È una buona notizia, in un mare di notizie che non lo sono da troppo tempo. Hamas ha rilasciato venti persone ancora in vita dopo 738 giorni di prigionia. Le immagini da Tel Aviv mostrano genitori e figli che si riabbracciano, mentre a Ramallah la folla accoglie i palestinesi rilasciati dalle carceri israeliane, molti dei quali avevano trascorso anni dietro le sbarre senza accuse formali. Sono anche loro ostaggi: di uno Stato che ha fatto della detenzione amministrativa una normalità giudiziaria. A proposito di giustizia, ieri Benjamin Netanyahu ha parlato in diretta sulle televisioni di tutto il mondo. Non dal banco degli imputati della Corte penale internazionale, dove dovrebbe rispondere delle migliaia di civili uccisi a Gaza, ma dalla Knesset, insieme al suo amico Donald Trump. Il tycoon americano, accolto con una standing ovation, lo ha definito «uno dei più grandi presidenti in tempo di guerra», chiedendo persino al presidente israeliano Herzog di concedergli la grazia. «Sigari e champagne, a chi diavolo importa?» ha aggiunto, trasformando il massacro in uno spettacolo di nostalgia bellica e impunità. Intanto Trump, interrogato dai giornalisti sull'idea della “Gaza Riviera”, ha risposto: «È devastata, come un cantiere di demolizione. Ma col tempo diventerà bellissima». È la stessa frase che accompagna ogni colonizzazione: cancellare, ripulire, costruire sopra. In Israele si applaude, in Occidente si sorride di circostanza, e in Rai qualcuno si affanna per riscrivere la storia e rendere digeribile l'osceno. Ma le macerie restano lì, come testimoni di una verità che nessun talk show può occultare. Ora lo spettacolo è finito, gli amici se ne vanno, e se consentiamo che si spengano le luci su Gaza arriveranno gli avvoltoi pronti ad abbuffarsi. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #42

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 13, 2025 1:42


Oggi, a Sharm el-Sheikh, andrà in scena la liturgia della “pace”: tavolo lucido, bandiere allineate, firme che scivolano sul foglio. È un cessate il fuoco vestito da trattato, senza una riga sulla giustizia. Chi sale sul palco ha parlato di camion, cantieri, governance; nessuno ha chiesto tribunali, prove, responsabilità. Donald Trump rivendica una «nuova Gaza» fatta di infrastrutture e «600 camion al giorno» di aiuti. Abdel Fattah al-Sisi insiste sulla «stabilizzazione» e sulla ricostruzione immediata con una presenza internazionale. Giorgia Meloni ringrazia Trump e annuncia che l'Italia «è pronta a contribuire a stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo». Keir Starmer parla di «implementare senza ritardi» e di far entrare gli aiuti. Emmanuel Macron evoca una «forza di stabilizzazione» e una Autorità Palestinese riformata. Tutti dicono “prima i lavori”. Nessuno dice: prima i processi. Sul tavolo non c'è l'accertamento dei crimini di guerra, non c'è la cooperazione con la Corte penale internazionale, non c'è il nome dei responsabili. C'è un manuale di project management: rimozione macerie, corridoi logistici, porti e aeroporto, il lessico delle grandi opere che arriva sempre un minuto prima della verità. Gaza intanto conta i morti, i mutilati, le case spianate, i campi bruciati. Il ritorno dei profughi avviene tra cumuli e promesse. La «pace» presentata oggi non restituisce le vite, non ripara le colpe, non riconosce la vittima. È un condono politico ed economico calato dall'alto su un popolo a cui si chiede di ripartire senza giustizia. Finché la giustizia resta fuori dalla sala, quella firma resta una scenografia. Tutti gli occhi su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #41

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 12, 2025 2:19


Molti giornali, festanti e sconnessi dalla realtà perché offuscati dalla propaganda di pace – che poi è solo propaganda di guerra vestita di bianco – raccontano che gli abitanti di Gaza starebbero “tornando a casa”. Le foto che accompagnano quei titoli mostrano volti smarriti. Ma no, non ci sono case: Gaza in macerie, appunto. Dopo quasi due anni di assedio e bombardamenti, oltre 191.000 edifici sono stati distrutti o gravemente danneggiati, più del 92 % degli alloggi; il 92 % delle strade primarie è in rovina. Sessantasettemila palestinesi, per lo più civili – compresi migliaia di bambini – hanno perso la vita e circa 170.000 sono rimasti feriti. Oltre l'80 % delle terre agricole è stato distrutto o reso inaccessibile; scuole, ospedali e siti culturali giacciono a terra. Solo 14 ospedali su 36 restano parzialmente operativi. Questa sarebbe la legittima difesa di chi oggi reclama di costruire la pace. Mentre l'Europa applaude al cessate il fuoco come se fosse la fine di una guerra, le bombe cadono sul Libano. Ieri i raid israeliani hanno colpito Tiro e Baalbek, con vittime civili e infrastrutture ridotte in cenere. È la stessa musica, cambiato solo il fronte: il suono della “pace” è quello delle esplosioni. Da Israele arriva intanto la notizia che due medici palestinesi non saranno rilasciati: il dottor Hussam Abu Safiya, pediatra e direttore dell'ospedale Kamal Adwan, arrestato insieme a 240 tra medici, infermieri e pazienti, e il dottor Marwan al-Hams, responsabile degli ospedali da campo. Nelle stesse ore in cui la propaganda celebra la “ricostruzione”, i testimoni italiani rientrati da Israele raccontano violenze e abusi subiti nei centri di detenzione: pestaggi, privazione del sonno, sequestri di telefoni e documenti. A Gaza, la protezione civile continua a scavare sotto le macerie: trentacinque corpi recuperati nelle ultime ore, diciannove solo a Gaza City. Le immagini mostrano famiglie che camminano sulle rovine delle proprie case, con lo sguardo fisso sull'orizzonte: nessuno di loro sa dove dormirà stanotte. La ciurma di terra ha un solo imperativo: tenere la rotta e gli occhi dritti su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #40

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 11, 2025 1:51


I bambini di Gaza sono tornati bambini. Gli stessi che fino a ieri i giornali occidentali chiamavano «terroristi» e oggi mostrano sorridenti in prima pagina, per usare le loro fotografie come strumenti di propaganda della pace. Bastano quelle immagini per misurare l'ipocrisia di chi racconta la guerra a giorni alterni, scegliendo di vedere l'infanzia solo quando serve a ripulire le coscienze. Nelle ore successive all'annuncio del cessate il fuoco, decine di migliaia di palestinesi hanno iniziato a rientrare a piedi nel nord e a Gaza City, tra colonne di sabbia e macerie. La Croce Rossa ha parlato di «accesso umanitario urgente» e del recupero di 35 corpi. Da Roma, il presidente Sergio Mattarella ha chiesto che «gli aiuti arrivino in modo immediato e massiccio» e che il piano di pace «preveda pieno accesso umanitario e coinvolga l'Onu». Parole che valgono come un'ammissione implicita: fino a ieri, gli aiuti non arrivavano davvero, contrariamente a quanto hanno ripetuto Israele, Meloni e molti altri. Mattarella ha aggiunto che «la pace dovrà coinvolgere i giovani palestinesi» che però non ci sono nel cosiddetto piano di pace. Ha ricordato anche che «una pace vera esiste solo con due popoli e due Stati», lo stesso impegno che Meloni aveva promesso “subito dopo la liberazione degli ostaggi”. Attendiamo, dunque, la prossima settimana per il suo decreto. Intanto gli italiani della Freedom Flotilla sono rientrati nel Paese: parte dell'equipaggio è stata liberata e ha lasciato il Negev. Le umiliazioni e le violenze sono sempre le stesse. Questa pace inflitta conterà sul condono delle responsabilità del genocidio.
Per questo tutti gli occhi devono restare su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #39

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 10, 2025 1:56


A Gaza oggi si respira un sollievo fragile. La notizia del cessate il fuoco annunciato da Trump ha portato un attimo di respiro a una popolazione allo stremo, ma la speranza è attraversata da troppi dubbi. Come raccontano i corrispondenti di Al Jazeera, mentre qualcuno festeggia l'accordo, altri non possono nemmeno tornare alle proprie case: l'esercito israeliano blocca ancora la strada costiera e spara. A Khan Younis, nelle stesse ore dell'annuncio, un bombardamento ha ucciso almeno una persona e ne ha ferite altre. Il piano prevede una tregua di 72 ore e uno scambio di prigionieri, ma Israele continuerà a controllare più della metà della Striscia. Nella lista degli scarcerati non c'è Marwan Barghouti, il leader politico palestinese che avrebbe potuto segnare l'inizio di un nuovo percorso di rappresentanza. La sua esclusione racconta tutto: la pace che si vuole costruire è una pace senza voce palestinese. Intanto, nelle carceri israeliane restano anche le persone della Freedom Flotilla e Thousand Madleens che sono in condizioni di detenzione illegali nella prigione di Ketziot, dove – secondo testimonianze dirette – i prigionieri subiscono umiliazioni, schiaffi, violenze fisiche e psicologiche. Il mondo applaude al “cessate il fuoco”, ma le armi non tacciono e i detenuti civili non vengono liberati. È il paradosso di un accordo che promette la pace continuando a occupare, che si firma sopra le macerie di Gaza. In attesa del cessate il fuoco con l'ombra di un'occupazione legalizzata, di una mangiatoia d'affari per i governi occidentali e con l'onta di un riconoscimento di un genocidio che non può passare in secondo piano. Non esiste pace se non esiste giustizia per gli orrori commessi. Non esiste pace per un popolo se non esiste il suo Stato. Tutti gli occhi su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Cose Molto Umane
1975 - Perché lo shampoo brucia gli occhi?

Cose Molto Umane

Play Episode Listen Later Oct 10, 2025 9:28


Ma soprattutto, se esiste quello che non brucia, non potrebbero essere tutti così? Mica che noi adulti amiamo soffrire, voglio dire. Ma una ragione c'è. E non è il cattolicesimo. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #38

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 9, 2025 1:43


All'alba di ieri l'esercito israeliano ha intercettato una nuova flottiglia umanitaria coordinata da Freedom Flotilla–Thousand Madleens e diretta a Gaza, a circa 120 miglia nautiche dalla costa. Dieci imbarcazioni, 145 persone tra medici, giornalisti e attivisti di venti Paesi, sono state sequestrate e portate ad Ashdod. È la seconda operazione in una settimana contro missioni civili che trasportavano cibo e medicinali. Israele parla di “applicazione del blocco”, ma il diritto del mare parla di pirateria: erano acque internazionali, non zona di guerra. Le comunicazioni in diretta sono state interrotte dai militari; da Istanbul, gli organizzatori denunciano «un rapimento politico» e «la distruzione di aiuti umanitari destinati agli ospedali di Gaza». Mentre il mare si chiude, la Striscia continua a bruciare. Ieri i bombardamenti hanno colpito Deir al-Balah e Rafah: almeno 28 morti, tra cui 11 bambini. I droni hanno centrato una scuola usata come rifugio. L'UNRWA parla di «cimitero di famiglie». Le forniture d'acqua restano interrotte da tre giorni nel nord, e i convogli umanitari bloccati al valico di Kerem Shalom. Sul fronte diplomatico, a Sharm el-Sheikh prosegue la farsa del negoziato. Il piano egiziano–americano prevede una tregua di sei settimane, ma senza garanzie sul ritiro israeliano né sul ritorno degli sfollati. Israele pretende il controllo permanente dei valichi e il “filtraggio” degli aiuti: un armistizio condizionato che perpetua l'assedio sotto altra forma. La legalità internazionale resta la prima vittima di questa guerra. Chi cattura navi civili e bombarda scuole mentre parla di pace non cerca sicurezza: impone l'impunità. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #37

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Oct 8, 2025 1:46


A Gaza si continua a morire anche oggi. Nelle ultime ore i bombardamenti israeliani hanno colpito Khan Yunis, Rafah e il campo profughi di Nuseirat: decine di vittime, molte delle quali bambini. Gli ospedali ormai al collasso segnalano nuovi blackout elettrici e carenze di carburante per i generatori, mentre le squadre della Mezzaluna Rossa sono costrette a sospendere i soccorsi in più aree del Sud della Striscia. Fonti locali parlano di interi isolati rasi al suolo e corpi intrappolati sotto le macerie. Nel frattempo, in mare, la Conscience continua la sua rotta verso Gaza. A bordo ci sono cento persone da venticinque Paesi, tra cui sei italiani, con carichi di medicinali e farmaci salvavita. «Domani saremo nella zona rossa», ha annunciato il medico trentino Riccardo Corradini, invitando le piazze a «restare pronte alla mobilitazione in caso di intercettamento». Il Movimento 5 Stelle ha chiesto al governo di «proteggere i connazionali a bordo», mentre da Bruxelles Benedetta Scuderi (Verdi) ha denunciato il silenzio dell'Unione Europea. L'8 ottobre, secondo gli attivisti, sarà la data ad alto rischio: Israele ha già dispiegato motovedette nel tratto di mare dove si prevede il contatto. A Sharm el-Sheikh, intanto, proseguono i negoziati sul cosiddetto “piano Trump”, presentato il 29 settembre. Il Qatar e l'Egitto assicurano che «mancano ancora dettagli da concordare», ma l'aria che si respira è quella di un copione già scritto. Trump ha ordinato a Israele di fermarsi, ma i raid continuano. Una messa in scena di diplomazia in giacca e cravatta mentre la polvere delle macerie copre i corpi. Per terra e per mare la pressione per Gaza non si ferma. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Monologato Podcast
RONDO X OCCHI TRISTI

Monologato Podcast

Play Episode Listen Later Oct 7, 2025 5:36


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Il Terzo Incomodo
Il caso "occhi spaccanti" una consulente marchi ci spiega come funziona

Il Terzo Incomodo

Play Episode Listen Later Oct 2, 2025 4:28


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Spillin’ the tea with me Cristiano Cervigni
POV: TI RACCONTO L'ESTATE NEI TUOI OCCHI PERCHÈ DEVO SFOGARMI CON QUALCUNO!

Spillin’ the tea with me Cristiano Cervigni

Play Episode Listen Later Oct 2, 2025 37:11


Dopo mille consigli da parte vostra ho iniziato la serie L'ESTATE NEI TUOI OCCHI e vi devo dire.. probabilmente sono ormai troppo vecchio per queste cose ma la protagonista LA ODIO!!

Sveja
#818 Tutti gli occhi sulla Global Sumud Flotilla e Gaza con buona pace di Meloni e altre storie di Roma

Sveja

Play Episode Listen Later Oct 1, 2025 26:36


La rassegna stampa di mercoledì 1 ottobre 2025 è a cura di Angela Gennaro Le notizie in primo piano:  Palestina, Gaza, Global Sumud Flotilla: l'Italia e Roma scendono in piazza, il governo attacca (su Repubblica, Corriere della Sera, Messaggero)Cene elettorali: big della Lega a processo (su Repubblica Roma)La qualità della vita a Roma starebbe migliorando, dice un sondaggioE su RomaToday la cronaca con il giallo di un uomo trovato morto nel giardino di un palazzo. A domani con Cecilia Ferrara   Sveja è un progetto di comunicazione indipendente, sostenuto da Periferiacapitale, il programma per Roma della Fondazione Charlemagne.  Ringraziamo inoltre l'Associazione A Sud che ci mette a disposizione i propri spazi per le riunioni di redazione.  La sigla di Sveja è di Mattia Carratello.In foto la Global Sumud Flotilla 

Obiettivo Salute

L’aria che respiriamo… la “sentiamo” anche con lo sguardo. Non sono solo i polmoni a fare i conti con lo smog. Anche gli occhi, soprattutto quelli dei bambini, potrebbero risentire dell’inquinamento. Questo è quando sottolinea uno studio pubblicato su PNAS Nexus che commentiamo a Obiettivo Salute con il prof. Paolo Nucci, Ordinario di Oftalmologia presso l'Università Statale di Milano San Giuseppe di Milano.

Obiettivo Salute - Risveglio
Operare di cataratta entrambi gli occhi

Obiettivo Salute - Risveglio

Play Episode Listen Later Sep 30, 2025


La salute degli occhi è fondamentale per il nostro benessere quotidiano, ma spesso ce ne occupiamo solo quando qualcosa cambia. In questa puntata di Obiettivo Salute risveglio, insieme al prof. Paolo Vinciguerra, responsabile di Oculistica presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e Humanitas University, parliamo di vista, prevenzione e delle ultime novità in campo oculistico - dalla gestione della presbiopia alle nuove possibilità per l’intervento di cataratta.

occhi entrambi rozzano operare humanitas university obiettivo salute
Tutti Convocati
Occhi su Milan-Napoli

Tutti Convocati

Play Episode Listen Later Sep 26, 2025


Mentre il Bologna torna a casa sconfitto dall'Aston Villa dalla trasferta di Europa League, ci prepariamo al weekend di Serie A che culminerà con il big match di domenica sera tra Milan e Napoli. Non solo calcio, ma anche tanto basket con la Supercoppa Italiana che si giocherà con la formula Final Four che quest'anno vedrà protagoniste Trento e Brescia, oltre alle solite Virtus Bologna e Olimpia Milano. Di tutto questo parliamo con Franco Ordine e Geri De Rosa.

Te lo spiega Studenti.it
Sguardo fisso negli occhi durante le conversazioni, cosa significa davvero secondo la psicologia

Te lo spiega Studenti.it

Play Episode Listen Later Sep 15, 2025 1:46


Scopri cosa rivela la psicologia quando una persona mantiene lo sguardo fisso, tra insicurezza, potere e ricerca di connessione.

Geopop - Le Scienze nella vita di tutti i giorni
270 - L'indovinello degli isolani dagli occhi blu e marroni: la soluzione

Geopop - Le Scienze nella vita di tutti i giorni

Play Episode Listen Later Jul 31, 2025 8:59


Conoscete la soluzione all'indovinello degli isolani dagli occhi blu? Su un'isola ci sono 20 prigionieri, 10 con gli occhi marroni e 10 con gli occhi blu, ma nessuno di loro ne è consapevole: sanno che gli occhi possono essere marroni o blu, ma sull'isola è vietato parlare del colore degli occhi e non esistono specchi. Per essere liberi, devono trovare un modo per conoscere il colore delle proprie iridi. Un giorno, però, arriva un visitatore che pronuncia una frase che sembra inutile: "Almeno uno di voi ha gli occhi blu" eppure permetterà a tutti di liberarsi! Ma com'è possibile? Come fanno i prigionieri a scappare? E dopo quanti giorni? In questo video, Meribì ci spiegherà qual è la soluzione all'indovinello degli isolani dagli occhi blu. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices