POPULARITY
Il percorso di Stefano Cancellu è la prova di come l'impegno e la formazione possano trasformare la passione in una carriera artistica: l'attore cagliaritano è oggi un talento emergente della scena teatrale e cinematografica Stefano Cancellu, nato a Cagliari, fin da bambino mostra interesse per la recitazione. Il primo approccio arriva in modo non convenzionale: lavora una stagione come animatore in un villaggio turistico, esperienza che lo avvicina ancora di più all'espressione scenica. Poco dopo sceglie di iscriversi alla Scuola di Arte Drammatica, dove affina le sue capacità tecniche e interpretative. Una volta concluso il ciclo formativo, entra in Akroama, centro di produzione teatrale con sede a Cagliari e riconosciuto a livello nazionale. Qui interpreta diversi ruoli, tra cui in Spettri, Peter Pan, Ali Baba e i 40 ladroni e Casa Rosmer, portando in scena tanto i classici quanto adattamenti originali, a cura di Lelio Lecis, Rui Madeira ed Elisabetta Podda. La sua presenza sul palco colpisce per versatilità e rigore, qualità che gli permettono di proseguire anche con workshop di recitazione cinematografica, mirando a un linguaggio più intimo e visivo. Dal cinema al teatro: l'orizzonte nazionale Parallelamente al teatro, Stefano Cancellu debutta sullo schermo con una comparsa in Bellas Mariposas, film ambientato proprio a Cagliari, tratto dal romanzo di Sergio Atzeni. Il salto verso produzioni più grandi avviene quando ottiene un piccolo ruolo nella serie televisiva L'isola di Pietro, dove recita accanto a Gianni Morandi. L'esperienza gli apre nuove strade: partecipa a diversi cortometraggi e mediometraggi, distinguendosi per intensità espressiva e coerenza stilistica. Tra i lavori più noti figurano L'ultima Habanera, L'amore e la gloria – La giovane Deledda e Colpevole, progetti che valorizzano anche il patrimonio letterario e culturale sardo, spesso in collaborazione con enti locali come il Comune di Nuoro o l'associazione Progetto Deleddiano. Nel 2024, Cancellu partecipa allo spettacolo Il paese del vento, adattamento teatrale firmato da Lelio Lecis tratto dall'omonimo romanzo di Grazia Deledda, riportando in scena le atmosfere poetiche e malinconiche della Sardegna più autentica. Recentemente, ha affiancato Simeone Latini come aiuto-regista in nuove produzioni, confermando un percorso artistico che abbraccia sia la recitazione che la regia, sempre con radici ben piantate nella sua città natale, Cagliari.
Avui rebem l'escriptor i traductor Jaume C. Pons Alorda en qualitat d'italian
Avui rebem l'escriptor i traductor Jaume C. Pons Alorda en qualitat d'italian
Avui rebem l'escriptor i traductor Jaume C. Pons Alorda en qualitat d'italian
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
Una borta ci fiat - una volta c'era - Novelline popolari sarde, di Francesco Mango
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
Se una notte * Storie dalle Storie di Erodoto * Viaggi e Meraviglie
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
[…] A quel tempo, la mattina presto si andava a lavorare con qualcosa sulla testa, per proteggersi dall'umido. Chi aveva cicia, chi bonette. Lui, dal primo giorno, basco alla francese. Sembrava lo facesse apposta per continuare a distinguersi dal gregge. Poi si é visto che ai sorveglianti e agli impiegati di Montevecchio quel basco dava fastidio, chissà perché? Lo guardavano male. Ma cosa potevano dire? Il duce mica aveva proibito ai minatori di portare basco alla francese. In capo a quindici giorni avevamo tutti copricapo uguale al suo. […]
Musica cartacea o, piuttosto, letteratura sonora. Questo è quello che vi regala Carte da Musica, il programma della domenica mattina. Dimitri Papanikas ci racconta tredici libri, scritti da autori sardi, contestualizzandoli nel periodo storico e culturale in cui sono nati. E saranno tredici percorsi musicali, dove i suoni riempiranno le pause della narrazione e dove la voce di Alessandro Valentini darà vita alla parola scritta. Tredici opere, scritte in un periodo che va dal 1913 al 2012, raccontate con ritmo e passione attraverso un secolo di storia musicale e letteraria per mostrarci le originali connessioni tra artisti, opere e tematiche universali, al di là di ogni confine geografico e temporale.Programma della puntate1. Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri (1996)2. Marcello Fois, Sempre caro (2009)3. Francesco Masala, Quelli dalle labbra bianche (1962)4. Mariangela Sedda, Oltremare (2004)5. David Herbert Lawrence, Mare e Sardegna (1921)6. Alberto Masala, Alfabeto di strade (e altre vite) (2009)7. Emilio Lussu, Un anno sull’altipiano (1935)8. Peppino Mereu, Poesie complete (2004)9. Costantino Nivola, Ho bussato alle porte di questa città meravigliosa (1993)10. Antonio Gramsci, Odio gli indifferenti (2011)11. Grazia Deledda, Canne al vento (1913)12. Giuseppe Fiori, Uomini ex (1993)13. Paolo Fresu, In Sardegna: un viaggio musicale (2012)
Da Fiabe Sarde raccontate da Sergio Atzeni e Rossana Copez. Letta da Andrea Monti.
Da Fiabe Sarde raccontate da Sergio Atzeni e Rossana Copez. Letta da Andrea Monti.
Da Fiabe Sarde raccontate da Sergio Atzeni e Rossana Copez. Letta da Andrea Monti.
Le "Fiabe sarde" di Sergio Atzeni con Rossana Copez, il libro "Bari Calibro 9" con Domenico Mortellaro, il rap di Ralph P., la rubrica Bellezza e bizzarria con Goffredo Fofi, la regista Alessandra Cutolo di ritorno dal Sudan e Lorenzo Pavolini dal fest...
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
Una borta ci fiat - una volta c'era - Novelline popolari sarde, di Francesco Mango
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
Se una notte * Storie dalle Storie di Erodoto * Viaggi e Meraviglie
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
Bellas Mariposas è una nuova leggenda sarda, di due ragazzine del melting pot umano di un quartiere popolare di Cagliari che in una giornata conoscono se stesse, e non solo. Il racconto Bellas Mariposas presta la sua lingua ibrida,"un italiano aggraziato da innesti di lingua sarda", come si legge nella prefazione al volume pubblicato da Sellerio, ad uno spettacolo-concerto fatto di parola/ritmo, parola/rumore, parola/suono. Cronache dal quartiere cagliaritano di "Santa Lamenera" che attraverso voce, musica e suono seguono il fluire initerrotto di una scrittura a ritmo di jazz.
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
Una borta ci fiat - una volta c'era - Novelline popolari sarde, di Francesco Mango
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
Se una notte * Storie dalle Storie di Erodoto * Viaggi e Meraviglie
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
E' fitto l'intrecciarsi di memorie sfumate nel tempo, in questo affresco disegnato da Sergio Atzeni, lo scrittore sardo scomparso nel 1995. Chi è il protagonista assente Tullio Saba? Un anarchico, un capopopolo, un incantatore di folle? Ladro, assassino, ribelle, idealista, opportunista o forse solo un po' matto?
"Che notizia è?" di Francesca Parisella, Il libro dell'estate: Rita Atzeri legge Sergio Atzeni, Che Tempo Che Fai
SERGIO ATZENI raccontato da Marcello Fois. Il 14 ottobre nel 1952 Sergio Atzeni nasce a Capoterra con Marcello Fois Repertorio: - il frammento Death by Water da Waste Land di Eliot nella lettura di Fiona Show - un brano dallo spettacolo Bakunin (tratto dal romanzo Il figlio di Bakunin di Atzeni) per la regia di Gaetano Marino, compagnia Isolateatro, 1997, interprete del frammento Caterina Scalas). Brano musicale: Cantu Isterritas", Tenores de Bitti dal cd "INTONOS"