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Cocciuto, realtà di spicco della ristorazione milanese, continua a consolidare la sua presenza nel panorama internazionale. Lo storico teatro San Ferdinando di Napoli ha ospitato la cerimonia dei premi organizzata da 50 Top Pizza, la più importante guida del settore. Cocciuto si è aggiudicato il 39° posto nella prestigiosa classifica dei Top World Artisan Pizza Chains 2023 riuscendo ad eccellere tra le migliori catene artigianali di pizzerie al mondo. Un traguardo di tutto rispetto per un brand nato da appena 5 anni
È stata presentata ieri sera, nello storico teatro San Ferdinando di Napoli, 50 Top World Artisan Pizza Chains 2023, la classifica delle migliori catene artigianali di pizzerie al mondo stilata da 50 Top Pizza, la più importante guida di settore curata da Barbara Guerra, Luciano Pignataro e Albert Sapere. Grosso Napoletano si piazza per la prima volta in testa alla classifica come migliore catena artigianale di pizzerie al mondo. Nata nel 2017, ha portato la pizza di stile napoletano in Spagna, prima a Madrid e poi a Barcellona, Siviglia, Saragozza e in altri centri della penisola iberica; al secondo posto Da Michele, per due anni vincitore della classifica. Nato 150 anni fa nel cuore di Forcella, a Napoli, oggi è presente in Giappone, Inghilterra, Spagna, Stati Uniti, Emirati Arabi e Germania, oltre che in Italia, dove è possibile gustare la loro celebre pizza “a ruota di carro”; terza posizione per Big Mamma Group, gruppo nato dall'amore per l'Italia di due imprenditori francesi, Victor Lugger e Tigran Seydoux, che oggi vanta numerosi locali in Francia, Spagna, Inghilterra e Germania.
Nel contesto malavitoso calabrese la ricordano ancora come la "marescialla" ma si chiama Aurora Spanò. Lei, donna minuta ma donna di mala, è stata capace di tenere per anni le fila di una delle più note e potenti cosche di 'ndrangheta.Nata a Rosarno il 25 gennaio 1947 diventa infermiera e presta servizio nel piccolo ospedale di Polistena, cittadina di neanche 10 mila anime nell'entroterra calabrese. Poi però scala la vetta della famiglia Bellocco, che a suon di estorsioni, narcotraffico, usura ha imposto il suo controllo non solo nella piana di Gioia Tauro. Ramificazioni se ne sono contate in giro per l'Italia ed anche all'estero – dal Libano alla Grecia - e solo il 13 dicembre 2022 un'altra grande operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria ha portato il gip a emettere contro la cosca 63 ordinanze: 47 persone sono finite in carcere, 16 ai domiciliari mentre per altre due è stato disposto l'obbligo di dimora. Altre 13 misure cautelari sono state emesse su richiesta della Procura di Brescia che ha coordinato un'indagine collegata a quella calabrese.Ormai settantenne, Aurora Spanò è stata comunque un personaggio di primo piano della cosca. Nel piccolo paese di San Ferdinando nulla si muoveva senza che lei fosse d'accordo. Che si trattasse di aprire un locale o prendere in affitto un appartamento: era Aurora che dava o meno il via libera. Di mano dura anche nella riscossione dei crediti da parte dei debitori, si fece "recapitare" a casa la sorella di alcuni imprenditori taglieggiati e le fece capire, a suo modo, che i fratelli dovevano rientrare altrimenti ci sarebbero stati dei problemi. La Spanò entra nella cosca dei Bellocco unendosi, dopo un primo matrimonio a Giulio Bellocco, al vertice della consorteria. Non lo sposerà mai però e si vendicherà anche di chi proverà a deridere la sua condizione in un contesto sociale dove la "compagna" di un uomo non merita il "rispetto" che si deve solo alle mogli. E comanderà anche dentro il carcere, con la stessa forza e arroganza proprie dei boss costringendo compagne di cella a servirle il pranzo o a pulire i sanitari. Questo e molto altro è raccontato dal Maggiore Diego Berlingieri, a capo del Ros – il Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei Carabinieri – di Reggio Calabria.
Nel weekend l'insegna “Pizzaioli Veraci” ha aperto nel quartiere Vomero di Napoli. Si tratta della terza apertura dopo il successo dei locali di viale Augusto a Fuorigrotta e di via Toledo a San Ferdinando, che il manager Raffaele Fusco, divenuto imprenditore, ha portato al successo, puntando sull'esperienza, ma anche sulla qualità e leggerezza della pizza, e dei prodotti eccellenti e di nicchia, come le tipicità del Vesuvio, allargando oggi la platea degli estimatori del suo brand anche al quartiere collinare. Un vuoto che si va colmando, e che richiama non solo chi ama la verace pizza napoletana, ma anche chi cerca una versione della stessa gluten free, senza rinunciare a gusto e qualità. Cosa possibile e non più utopia, grazie all'installazione di due forni dedicati alle diverse tipologie di prodotto, ma entrambe senza deroghe su eccellenza, prelibatezza e creatività.
San Ferdinando di Puglia Sono le 5:00-5:30 del pomeriggio: di solito a quell'ora lì si muore di caldo, ma oggi c'è un filo di vento e si sta leggermente meglio. Tu e tua cugina decidete di fare una passeggiata dato che entrambe non avete assolutamente niente da fare, quindi vi aggirate per la città. A quell'ora lì ci sono i soliti gruppi di ragazzi che (per il gusto di farlo) urlano, ma hai la testa altrove, e continui a pensare al mare di Margherita di Savoia e alla campana del tuo paese di origine, Soliera. Todisco Martina
Nel 1962 Michele e Tito, all'epoca neanche diciottenni, si lanciano in una meravigliosa avventura: aprono un reparto scout al villaggio Trieste a Bari come costola del gruppo scout Bari 3 di San Ferdinando. Una vera impresa portare e soprattutto "inventarsi" lo scoutismo in un quartiere di frontiera e di composizione multietnica, che non era una cosa tanto comune a differenza di oggi. Quattro testimonianze di questa esperienza unica: estote parati, si parte!
Vibo Valentia, Crotone e Reggio sono le tre città italiane col più alto numero di omicidi volontari. I Comuni di Gioia Tauro, Taurianova, San Ferdinando sono stati sciolti non una ma tre volte per mafia, e a San Luca i cittadini sono tornati a votare dopo sei anni, per mancanza di candidati. Se lo dice Saviano va bene ma se lo fa un'azienda privata no? La campagna di Easyjet rimane di cattivo gusto ma noi non dobbiamo avere paura di guardarci allo specchio
CMD dedicates this performance to the thousands we have lost from the COVID-19 pandemic. If man would only follow God's commandments, this never would have happened. This is broadcast is without any narratives or commercials. Began in October 1835 to commemorate the death of Donizetti's friend and rival Vincenzo Bellini in Naples, the work was left unfinished (probably due to composer unable to conduct it in December, because he was not in the city). It was published in 1870 by Lucca in a vocal with organ arrangement. The first known performance took place the same year in Donizetti's native Bergamo, in the basilica of Santa Maria Maggiore, under Alessandro Nini. It was repeated in 1875 on the occasion of the translation of the remains of Donizetti and his teacher Simon Mayr to Santa Maria Maggiore; then on the centenary of Donizetti's birth (1897) and death (1948, under Gianandrea Gavazzeni). The manuscript is preserved in the Conservatorio di San Pietro a Majella (Naples). In 1974 Vilmos Leskó prepared a new Ricordi edition of the Requiem, and since then it came to be regarded as one of the most important non-operatic compositions by Donizetti. The Requiem for Bellini is one of four Requiem settings by Donizetti, but the only one to survive to the present day. Among the others were a Requiem for Niccolò Zingarelli (composed 1837 in 3 days) and a Requiem for Lorenzo Fazzini (performed in San Ferdinando, Naples, 7 November 1837). Classical Music Discoveries is sponsored by La Musica International Chamber Music Festival and Uber. @khedgecock #ClassicalMusicDiscoveries #KeepClassicalMusicAlive #LaMusicaFestival #CMDGrandOperaCompanyofVenice #CMDParisPhilharmonicinOrléans #CMDGermanOperaCompanyofBerlin #CMDGrandOperaCompanyofBarcelonaSpain #ClassicalMusicLivesOn #Uber Support us on Patreon https://www.patreon.com/user?u=4186107
Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo, con Mimmo Lucano e Giorgio Fontana, presentano "...a casa nostra. Cronaca da Riace", Feltrinelli Comics, Milano 12 settembre 2019. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, sbarcati dalla nave Aquarius per il reportage a fumetti "Salvezza", hanno camminato lungo il perimetro di un triangolo ideale, che unisce tre esempi di accoglienza: dal modello Riace, noto in tutto il mondo e ormai smantellato, a Gioiosa Ionica, uno dei casi virtuosi ancora funzionanti, passando per la baraccopoli di San Ferdinando, un buco nero dei diritti e dell’integrazione a due passi da Rosarno. "...a casa nostra" è un nuovo, grande esempio di graphic journalism sul campo, che include un’intervista a Mimmo Lucano e le testimonianze di migranti e operatori, oltre a storie di successi e tragedie, di incubi burocratici e orrori quotidiani: una cronaca a fumetti dei destini di coloro che sbarcano nel nostro paese. Qual è il futuro di chi sbarca a casa nostra? Da Riace alla baraccopoli di San Ferdinando, il racconto di cosa succede dopo la “salvezza” nell’Italia di oggi.
Mercoledì 6 marzo è iniziato lo smantellamento della baraccopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro. Queste operazioni hanno in primo luogo uno scopo precauzionale, in particolare dopo gli ultimi incendi e problemi. Ma il tutto potrebbe anche inserirsi nella politica del Ministero dell'Interno che spinge verso azioni spettacolari e incisive a livello mediatico.C'è però l'impressione che si possa ricadere nella storia comune di tante baraccopoli che vengono abbattute per poi essere ricostruite poco più in là per la vicinanza ai campi, ovvero il posto di lavoro. Si rivela allora fondamentale continuare a parlare della necessità che le persone che non possono più vivere nelle baraccopoli abbiano nuove abitazioni.Leggi come quella sul caporalato paiono intervenire più a valle che a monte del problema: l'eccessiva burocrazia, unita all'abolizione del permesso di soggiorno umanitario, creano manodopera ricattabile, che si sente costretta ad abitare in ghetti.Ne parla Antonello Mangano, giornalista terrelibere.org.
Mercoledì 6 marzo è iniziato lo smantellamento della baraccopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro. Queste operazioni hanno in primo luogo uno scopo precauzionale, in particolare dopo gli ultimi incendi e problemi. Ma il tutto potrebbe anche inserirsi nella politica del Ministero dell'Interno che spinge verso azioni spettacolari e incisive a livello mediatico.C'è però l'impressione che si possa ricadere nella storia comune di tante baraccopoli che vengono abbattute per poi essere ricostruite poco più in là per la vicinanza ai campi, ovvero il posto di lavoro. Si rivela allora fondamentale continuare a parlare della necessità che le persone che non possono più vivere nelle baraccopoli abbiano nuove abitazioni.Leggi come quella sul caporalato paiono intervenire più a valle che a monte del problema: l'eccessiva burocrazia, unita all'abolizione del permesso di soggiorno umanitario, creano manodopera ricattabile, che si sente costretta ad abitare in ghetti.Ne parla Antonello Mangano, giornalista terrelibere.org.
Il ghetto di San Ferdinando e le conseguenze del decreto sicurezza, con Giovanni Maiolo, Rete Comuni solidali, Giornata Mondiale Disabilità: le richieste delle associzioni al governo, con Franco Bettoni (seconda parte)
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