libridimontagna seleziona auto/biografie di quei grandi alpinisti che hanno voluto condividere sulla pagina scritta delle riflessioni sulla vita scaturite nel corso delle loro grandi imprese. Questi podcast non raccontano il libro, né lo leggono: sviluppano il pensiero degli alpinisti offrendo spunti di riflessione su quella tematica affascinante che è l'alpinismo stesso, ovvero la libera espressione di sé stessi alla ricerca se non della felicità per lo meno del miglior compromesso per vivere una vita il più felice possibile.
Questo libro è la biografia di Louis Lachenal (1921 - 1955), il grandissimo amico di Lionel Terray con cui aveva costituito una cordata storica: è stata una delle pochissime cordate di due amici. Seppur entrambi grandissimi alpinisti, insieme non hanno mai fatto grandi cose, eppure le pagine più belle dell'autobiografia di Lionel Terray (I conquistatori dell'inutile - podcast 1.1) sono le più ricche di emozioni. Le cose purtroppo cambieranno dopo la spedizione all'Annapurna. Questo libro è stato scritto da Gérard Herzog, fratello del Maurice che ha scritto Annapurna primo 8000 (podcast 5.2): alpinista, scrittore e cineasta, ci restituisce una biografia molto ben scritta anche se purtroppo era stata concepita per mettere a tacere i veri appunti di Lachenal su cui era piombato il veto della loro pubblicazione. Perchè? Perchè Lachenal raccontava anche i retroscena della spedizione all'Annapurna su cui Maurice voleva un silenzio assoluto. Lachenal non si riprenderà psicologicamente più dalle amputazioni subìte a causa dei congelamenti sull'Annapurna. Sarà il primo alpinista francese a dover fare i conti con la grande depressione. Sulla sua morte (in un crepaccio nella Vallée Blanche) aleggia il sospetto di un suicidio.. questo libro purtroppo è introvabile in italiano.
3 giugno 1950: il primo ottomila viene scalato da un team francese. Una notizia che scombussola il mondo più o meno quanto il primo passo sulla luna. Per di più colpisce enormemente che i francesi non avessero mai fatto nulla in Himalaya prima di questo 8000, che non conoscessero nemmeno la montagna e che il capo spedizione non fosse nemmeno un alpinista professionista - né lo sarà mai! A posteriori inoltre, si aggiungerà il fatto che l'Annapurna è uno dei più micidiali 8000 dell'Himalayan Crown perchè la via normale che si usa ancora oggi (aperta da Lionel Terray, Louis Lachenal e Gaston Rébuffat) è molto esposta alle valanghe. Questo libro è stato il più stampato della storia dell'alpinismo, proprio per l'enormità dell'evento - e il (falso) paternalismo con cui è stato scritto. Al rientro dall'Annapurna, proprio per questa gestione megalomane di Maurice Herzog (1921 - 2012), tante cose cambieranno. La cordata più forte di sempre, quella di Terray e Lachenal si scioglierà definitivamente e Gaston Rébuffat lascerà Chamonix per trasferirsi a Parigi. Ma chi è stato questo Maurice Herzog veramente?
La quinta stagione dei podcast di libridimontagna sarà un viaggio spettacolare in un capitolo affascinante, ricchissimo, estremamente vario e carico di colpi di scena che è l'alpinismo francese dal dopoguerra ad oggi. Padrino d'eccezione per questo nuovo inizio, è Marco Albino Ferrari, noto scrittore e giornalista di montagna che ci introdurrà all'argomento. Buon ascolto e buon inizio di nuova stagione!
In questo podcast tiro le somme, come a fine di ogni stagione, di quanto detto. Si conclude un altro viaggio bellissimo nella storia dell'alpinismo e dell'arrampicata che questa volta ci ha portato negli Stati Uniti, a conoscere il pensiero dei climbers americani dal dopoguerra ad oggi. Siamo partiti dal bellissimo documentario Valley Uprising per poi andare a conoscere i due amici/nemici della Golden Age dell'arrampicata di Yosemite: Royal Robbins e Warren Harding. Abbiamo poi visto il capitolo dedicato agli Stone Monkeys, che ha avuto in Jim Bridwell, detto the Bird, il suo capo carismatico e la sua controparte in Lynn Hill, la regina incontestata dell'arrampicata. Siamo giunti al capitolo conclusivo della parte leggendaria dell'arrampicata americana, quello degli Stone Monkeys che ha avuto nel divino Dean Potter il suo leader carismatico. La morte di Dean, nel 2015 segna un po' la fine di questa parte "leggendaria" dell'arrampicata a Yosemite. L'era attuale vede ancora 2 protagonisti (sono sempre 2!): uno è Tommy Caldwell, a cui ho dedicato uno dei miei primissimi podcast e l'altro è il suo amico, Alex Honnold che passa alla storia per il suo celebre free solo sulla free rider a El Capitan. Ho poi voluto andare a vedere cosa succedesse nell'alpinismo americano di quegli anni e abbiamo così visto la storia di Willi Unsoeld (West Ridge Everest 1963), il professore 68ino che perde sua figlia in spedizione e il punkettaro Mark Twight, l'americano di Chamonix. Infine ho voluto dare un'occhiata a cosa succedesse nell'arrampicata italiana in quegli stessi anni e ho trovato materiale nel libro di Enrico Camanni, Nuovi Mattini. Abbiamo ascoltato le voci di Camanni stesso, di Jolly Lamerti, del bellissimo Manolo e di Andrea Dibbà. Ma soprattutto abbiamo fatto un viaggio attraverso delle persone, dei climber che sono alla ricerca di sé, della libera espressione di sé e quindi della felicità.
Andrea Di Bari, Dibbà, è molte cose: è stato un ragazzino di una borgata romana sull'orlo della criminalità; è stato un grande rivale di Jolly Lamberti (di cui l'intervista ad inizio di questa stagione); è stato un grande campione italiano di arrampicata (sul podio alle gare storiche di Bardonecchia, le prime internazionali al mondo in assoluto di arrampicata); è stato lo scopritore di Kalymnos come luogo di arrampicata (il sindaco dell'isola gli ha conferito la cittadinanza onoraria); infine è l'autore di un libro meraviglioso, “Il fuoco nell'anima”, la sua autobiografia. Intervista fatta in un baretto dietro la stazione Termini
Autore dello splendido “Eravamo immortali” cui ho dedicato uno dei miei primissimi podcast, Manolo è un pezzo di storia dell'arrampicata italiana: giusto per dare un paio di riferimenti, è stato il primo italiano a compiere un 8b, a 51 ha liberato il suo 9a, Eternit. Ha anche fatto parte della giuria della prima gara internazionale di Bardonecchia. È anche una guida alpina.
Enrico Camanni (Torino, 1957) è una grande firma della storia dell'alpinismo. Alpinista molto attivo sulle Alpi, dove ha aperto una decina di vie nuove e ripetuto circa ottocento itinerari di roccia e ghiaccio, è stato membro del Gruppo Alta Montagna, istruttore della Scuola nazionale di Alpinismo Giusto Gervasutti e direttore della Scuola nazionale di Scialpinismo della Sucai Torino. Attraverso la passione per l'alpinismo, è approdato al giornalismo di montagna, alternando lo studio con il lavoro di redazione. È stato redattore capo della Rivista della Montagna dal 1977 al 1984. Nel 1985 ha fondato il mensile "Alp" che ha diretto per tredici anni. Dal 1999 collabora con il quotidiano La Stampa nelle pagine culturali e in cronaca.In trent'anni di attività pubblicistica e di ricerca, ha gradualmente allargato i suoi studi dall'alpinismo alla storia delle Alpi e alle problematiche dell'ambiente alpino, in particolare dal punto di vista umano, unendo più discipline e una vasta gamma di competenze.Si è contemporaneamente dedicato alla narrativa, pubblicando sei romanzi ambientati in diversi periodi storici.Ha diretto e curato l'edizione italiana del Grande Dizionario Enciclopedico delle Alpi (2007).Ha affrontato il problema della museografia alpina contemporanea, curando la progettazione scientifica del Museo della Montagna di Torino, ma non solo. È stato progettista e direttore culturale di Alpi 365 Expo il rinnovato salone della montagna di Torino.Nel 2014 ha avviato con l'Associazione Dislivelli la start-up del progetto Sweet Mountains, la grande rete del turismo sostenibile sulle Alpi.Dal 2016 è attiva la sua collaborazione con il mensile Orobie. Ha scritto un ventina di titoli tra romanzi (a tema alpinistico) e libri di saggistica.
Abbiamo visto nei podcast precedenti l'evoluzione dell'arrampicata americana degli anni 60 e degli anni 70 e l'evoluzione di tutto il pensiero che ci stava dietro; abbiamo visto qualcosa anche dell'alpinismo americano di quegli anni.Ma… In Italia è arrivato qualcosa di questo nuovo modo di scalare e di vivere?L'Italia degli anni 70 invece un po' d'importazione c'è stata anche se bisogna dire che il ns paese è stata intrappolato in anni molto politicizzati (le Brigate Rosse, gli anni di piombo) e l'arrampicata è stata vista come un fregarsene di tutto questo. Però noi ci occupiamo di questo e la storia dell'arrampicata ci racconta di GIAN PIERO MOTTI (il piemontese cui ho dedicato un podcast sulla sua bellissima storia dell'alpinismo) che sulla base delle sue tante letture di riviste di arrampicata straniere, coglie il messaggio e lo vuole condividere con un manifesto, I nuovi mattini per proporre un nuovo approccio all'arrampicata. In questo podcast racconto del manifesto, in questo bellissimo libro di Enrico Camanni c'è la storia dell'arrampicata italiana degli anni 70.Buon ascolto e buona lettura!
Un grande classico! È una raccolta di articoli pregnanti, scritta nella Chamonix folle degli anni ‘80, nella sua fase punk, vissuta sul bordo del precipizio della paura (per le imprese che si sceglieva in montagna) con l'adrenalina a 10000 ed eternamente col medio alzato. Mark Twight si confronta con le sue paure più grandi: l'essere una persona mediocre, essere una persona incapace di amare. Dopo qualche anno a Chamonix, Mark Twight tornerà negli Stati Uniti ma soprattutto troverà le risposte che cercava, troverà sè stesso. Oggi è il personal coach di Jason Momoa, Aquamarine ed è felicemente sposato. Buon ascolto e buona lettura!
Follow your dream. Segui il tuo cuore.. Quante volte l'abbiamo sentito? Quanti alpinisti, quanti climber hanno detto che per loro andare in montagna è seguire la propria voce interiore? Beh, sicuramente i climber di Yosemite hanno vissuto e vivono così. Ma gli alpinisti americani degli anni 70/80? Esistono poi grandi alpinisti americani? Non tantissimo- sono più forti come climber, tuttavia quei 2/3 hanno fatto cose degne di nota. Uno di questi è Willi Unsoeld, il grande alpinista americano che nel 1963 insieme a Tom Hornbein aprono la West Ridge all'Everest. Willi è un vero e totale free spirit che si troverà a dover fare i conti con questa filosofia di vita del follow your dream/segui il tuo cuore nella maniera più atroce: quando la sua amatissima figlia morirà in spedizione e non per un incidente alpinistico ma per la troppa libertà. Forse. Ascoltatelo e ditemi cosa ne pensate!
La morte di Dean Potter chiude un capitolo ed una leggenda, quella della formazione della storia dell'arrampicata americana di Camp 4, Yosemite. Ma ne apre un altro: quello della storia dell'arrampicata attuale. I due protagonisti più di spicco sono: Tommy Caldwell (cui ho dedicato un podcast nella primissima stagione) e Alex Honnold, noto in tutto il mondo per aver scalato in free solo, cioè completamente slegato, la via Freerider su El Capitan, 1000 metri di via. Il documentario che ne è stato fatto, “Free solo”, per la regia di Jimmy Chin, ha vinto l'oscar nel 2018. Questo libro è attualmente il più bello su questo climber su cui aleggia la domanda: ma come ha fatto? È forse un asperger?
Dean Potter, il leader carismatico degli Stone Monkes, è stata una figura misteriosa (si sa pochissimo della sua infanzia e della sua adolescenza; non ci sono libri su di lui), affascinante ed imprescindibile: con la sua morte (avvenuta nel 2015) si chiude l'epoca della fondazione della storia dell'arrampicata americana - che prosegue poi con tantissimi altri grandi (Tommy Caldwell, Alex Honnold, Jimmy Chin, Mark Synnot, Conrad Anker, Cedar Wright, Ivo Ninov) ma saranno il nuovo capitolo dell'arrampicata americana, quello attuale.
Lynn Hill: una regina dell'arrampicata nonché coleader insieme a Jim Bridwell del capitolo della storia dell'arrampicata
Il leader carismatico degli Stone Masters, il secondo capitolo della storia dell'arrampicata americana e il suo pensiero associato all'arrampicata. Cosa significa arrampicare per lui a livello di filosofia di vita.
Concluso il primo capitolo della storia dell'arrampicata americana, detto la "Golden Age", quella che percorre - grosso modo - gli anni '60, dopo averne conosciuto i due protagonisti principali, passiamo al secondo capitolo, gli "Stone Master". Prima di andare a conoscere i due protagonisti anche di questo glorioso capitolo, andiamo a vedere cos'è cambiato tra gli anni '60 e gli anni '70 negli Stati Uniti, nella testa degli americani e sopratutto in quella dei climbers.
I due protagonisti principali della Golden Age di Camp 4 a Yosemite, sono stati Royal Robbins e il suo amico/nemico Warren Harding. Il giorno e la notte. Serio uno, matto quell'altro. Eppure, ciascuno a loro modo, due grandi visionari che hanno lasciato il segno nella storia dell'arrampicata non solo americana, ma anche mondiale.
L'infanzia terribile di Royal Robbins rielaborata con l'arrampicata come passaggio all'età adulta
Gli anni '60 negli States sono stati di grande prosperità (e di grandi lacerazioni interne). Alla proposta sociale di un futuro prestabilito, c'è chi non accetta e cerca la sua propria strada trovandola nell'arrampicata. I primi climber sono quindi degli outsiders. Consigliata la visione di questo bellissimo documentario, Valley Uprising visibile gratuitamente sul web.
Nims Purja passa alla storia dell'alpinismo non per il suo incredibile exploit di aver scalato tutti e 14 gli ottomila in soli 7 mesi, ma per aver vinto l'ultimo 8000 in inverno, il più difficile e con un team interamente di sherpa (intesi come etnia!). Considerazioni su questa alpinista controverso.
Ma non erano mica 14 gli 8000? Eh già. Il magnifico libro di Bernadette McDonald non include il K2 in inverno. Ma che libro, che storia incredibile!
Questo alpinista sloveno (1952 -1983), padre di 3 figli e morto giovanissimo in montagna, raccoglie nelle pagine di questo librettino diventato un must read le riflessioni più cruciali dell'alpinismo, ovvero come fare a portare anche a valle quella felicità così particolare ed appagante che si trova solo in cima alle montagne?
I salvataggi in Himalaya che ha fatto Denis Urubko, tra cui quello di Elisabet Révol e Tomek
Stupenda biografia scritta a quattro mani con la brillante e preparatissma Bernadette McDonald (la creatrice del Banff Festival) in cui lui spiega la sua filosofia di vita per cui non è importante la cima, ma la bellezza e la difficoltà della via.
Cos'è (stato) meglio per l'alpinismo polacco: il regime comunista o quello capitalista? Una riflessione che va dritta alla tematica di questa stagione: "la voglia di fare le cose"
Caravan of Dreams era il nome che la grande alpinista polacca aveva dato al suo progetto quando cercava degli sponsor per completare l'Himalayan Crown. In questo podcast si parla della sua vita, tratta dal libro di copertina
L'autobiografia/documento di questo grandissimo alpinista, il secondo ad aver compiuto tutta l'Himalayan Crown che ha "perso" per un soffio la "competizione" con Messner. Un documento importante sull'alpinismo polacco sotto il regime comunista. Una grande ispirazione.
La storia del quartetto straordinario (Kukuczka, Rutkiewicz, Wielicki e Kurtyka) che nel decennio d'oro tra gli anni '80 e '90 del secolo scorso hanno fatto il diavolo a quattro nell'Himalaya mettendo in difficoltà persino Messner!
Intervista all'atleta paralimpico Andrea Lanfri che fa da padrino alla terza stagione dei podcast di libridimontagna
Il lavoro dietro ad un podcast di libridimontagna
Terza ed ultima parte dell'analisi di alcune parole/concetti sul senso della vita raccolti ed elaborati da Reinhold Messner
Commento di una seconda selezione di parole scelte tratte dal libro di Messner
Selezione di alcuni concetti particolarmente interessanti di quelli presentati da Messner.
Intervista a Mattedo della Bordella sul suo libro "La via meno battuta"
Spiego perché mi è piaciuto questo libro.
Spiegazione del perchè il lavoro di Motti sia meritevole.
Il pensiero di Walter Bonatti
I due grandi "dispiaceri" di Walter Bonatti: il K2 e il Frêney
Come nascono i podcast di libridimontagna, qual è il criterio della scelta dei libri.
Domande sul suo libro: I ragni di Lecco
Una storia vera: tre prigionieri di guerra italiani in un campo di prigionia inglese in Kenya, fuggono sul Monte Kenya.