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Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l'aveva invitato:«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio.Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch'essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Gesù sarà il Giudice glorioso di tutti gli uomini. Le immagini della parabola presentate da questa liturgia, sono tipiche dei discorsi profetici sul "tempo della fine", tempo insieme nostro e di Gesù che si rivela qui in due inaudite identificazioni, se pur su due piani diversi: lui e Dio, lui e i "poveri". Questa "parabola del giudizio" ha la funzione di mettere i credenti sull'avviso: il discernere o no questa equazione a tre termini, già fin d'ora giudica la tua esistenza. La speranza dei credenti è indirizzata verso l'incontro definitivo con Dio, come invito a una comunione piena, quella comunione alla quale già ci introduce, come a primizia, l'adesione a Cristo, e massimamente la partecipazione alla sua Eucaristia. Ma lui nella sua presenza e nella sua sembianza, nei poveri, nei piccoli, chiamerà i suoi fratelli ad una fede in una presenza diversa da quella eucaristica, ma sicuramente non meno vera ed impegnativa. È in questa prospettiva di fede che oggi facciamo memoria di tutti i fedeli defunti, pensando a loro ancora in attesa dell'incontro finale con Cristo nella beatitudine eterna. Preghiamo per le anime purganti, quelle che, nella luce dello Spirito, non si sentono ancora degne di accedere alla perfetta visione di Dio nel suo Regno di amore e di perfezione. Quello che compiamo in questo giorno non è un semplice gesto di pietà, non è la solita visita ai cimiteri e alle tombe dei nostri defunti a deporre fiori o a ravvivare in noi la loro memoria, è piuttosto una manifestazione di fede e di autentica carità cristiana, mossi dalla certezza che le nostre preghiere, i nostri suffragi, le indulgenze che possiamo lucrare a loro favore, concorrono ad affrettare l'ingresso nel Regno di Dio, nella beatitudine eterna. Possiamo considerare anche utilitaristicamente i nostri suffragi a favore delle anime purganti nel senso che abbiamo la certezza di poter poi godere della loro preghiera per noi quando avranno raggiunto la pienezza della gioia nell'eternità di Dio.
"Colpo di Tacco" con Alessandro Santarelli, Quintiliano Giampietro e Claudia Santarelli, cronaca di Antonio Paolino, commento Samuel Tafesse. Ospiti: Marco Edoardo Sanfelici, Enrico Scarponi.
"Colpo di Tacco" con Alessandro Santarelli, Quintiliano Giampietro e Claudia Santarelli, cronaca di Antonio Paolino, commento Samuel Tafesse. Ospiti: Marco Edoardo Sanfelici, Enrico Scarponi.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
La festa di Tutti i Santi è una giornata di gioia, di speranza, di fede. Noi viviamo per tutto l’anno la comunione dei santi: li sentiamo a noi vicini, ci sono proposti e li riconosciamo come modelli di vita, li invochiamo come nostri intercessori, li festeggiamo nel giorno della loro nascita al Cielo. I loro nomi sono indicati nel calendario liturgico, ma ne ricordiamo solo una minima parte, alcuni dei tanti e tante che sono stati canonizzati dalla Chiesa. Oggi si unisce a noi e noi a essa quella schiera che nessuno sa contare e che è immersa ormai nella luce di Dio, che ha raggiunto la mèta e ci ha preceduto nel regno dei beati: li celebriamo tutti in un’unica festa e ritroviamo così anche i nostri cari, anche quei santi nascosti agli occhi degli uomini, ma luminosi a quelli del Signore. La qualifica che li accomuna tutti è la fedeltà, anche eroica, testimoniata a Dio e ai fratelli: fedeltà a Gesù Cristo, fedeltà al suo Vangelo, fedeltà alle promesse battesimali, fedeltà alla Chiesa. Tutti hanno fatto esperienza dell’amore di Dio, tutti sono stati lavati e mondati dalla sua misericordia, tutti hanno vissuto le beatitudini evangeliche e non si sono lasciati sedurre dalle attrattive del mondo e dalle seduzioni del maligno. Hanno combattuto la buona battaglia, hanno terminato la corsa, hanno conservato la fede: ora è riservata loro una corona di gloria. Mirabilmente, la storia degli uomini, i percorsi umani, l’agire e il pensare di ognuno si fondono con il volere di Dio, e così sgorga la santità, così si adempie un progetto di amore pensato, proposto e vissuto. È giusto, vero e salutare che tutto questo diventi motivo di festa e di gioia per noi: tocchiamo con mano la “pienezza”, la “verità”, il culmine oltre il quale non siamo in grado di aspirare e di salire. Sentiamo più vicino l’approdo, la meta già percorsa da tanti; la sentiamo faticosa, ma accessibile. “Se tanti e tante, perché non io?” diceva Sant’Agostino. Aspirare alla santità è proprio di ogni cristiano: ognuno di noi ha il dovere di realizzare il progetto che Dio ha su di sé. Tutti dobbiamo adempiere il precetto di Gesù: “Siate perfetti come perfetto è il Padre mio che è nei cieli” e il comandamento divino: “Siate santi, perché Io sono Santo”. I festeggiati di oggi sono i nostri alleati, i nostri collaboratori e ci infondono fiducia.
Dal Vangelo secondo LucaUn sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa.Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Dal Vangelo secondo LucaIn quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
«Chi di voi, se un figlio o un bue gli cadesse in un pozzo, non lo tirerebbe subito fuori in giorno di sabato?» Suona bruciante la domanda posta da Dio nel cuore della nostra esistenza, continuamente tentata dall’incredulità e sempre bisognosa di risposte. Ha forse paura oggi la Chiesa di Cristo di guarire in giorno di sabato, di trasmettere la beatificante realtà liberatrice dell’uomo, di farsi credibile sacramento dell’amore smisurato di Dio? La contestazione dell’agire di Dio, del Figlio suo Gesù Cristo o della sua Chiesa scaturisce quasi sempre da ottusa presunzione, da grettezza mentale o dall’aver assunto atteggiamenti di mera esteriorità, estranei alla Verità. Dio è più grande del “sabato”, è più grande di ogni umana grandezza, trascende ogni logica e i suoi disegni vanno oltre i confini della ragione umana senza umiliarla, se illuminata dalla sua stessa grazia. Impariamo oggi che ogni momento è buono per fare del bene, a tutti. Prendiamo esempio da Cristo, che il bene lo fa sempre, anche, o forse proprio, nel giorno di festa.
Oggi vi raccontiamo il quarto di secolo del TOHorror Fantastic Film Festival, con il direttore organizzativo e programmer Matteo Pennacchia. Dopodiché ci lanciamo fra di noi nel commento dei film.Partecipanti:Marco GrifòMatteo ArcamoneMatteo Pennacchia (ospite)Denis Previtera (ospite)Argomenti:00:00 - Intervista a Matteo Pennacchia23:22 - Commento ai film23:32 - "Anything That Moves" di Alex Phillips27:50 - "Cadet" di Adilkhan Yerzhanov36:52 - "New Group" di Yuta Shimotsu44:12 - "Jimmy Jáguar" di Benedek Fliegauf50:42 - "I Fell in Love with a Z-Grade Director in Brooklyn" di Ken'ichi Ugana56:12 - "Head Like a Hole" di Stefan MacDonald-LabelleIl nostro canale Telegram per rimanere sempre aggiornati e comunicare direttamente con noi: https://t.me/SalottoMonogatariSpotify: https://open.spotify.com/show/2QtzE9ur6O1qE3XbuqOix0?si=mAN-0CahRl27M5QyxLg4cwApple Podcasts: https://podcasts.apple.com/it/podcast/salotto-monogatari/id1503331981Google Podcasts: https://www.google.com/podcasts?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xNmM1ZjZiNC9wb2RjYXN0L3Jzcw==Logo creato da:Massimo ValentiSigla e post-produzione a cura di:Alessandro Valenti / Simone MalaspinaPer il jingle della sigla si ringraziano:Alessandro Corti e Gianluca NardoPer la gestione dei canali social si ringrazia:Selene Grifò
Commento al Vangelo di domenica 2 novembre 2025 #Vangelodiperiferia #02novembre2025 #defunti#Vangelodelgiorno Gv 6,37-40
Ottima prestazione in trasferta e ora il Derthona continua a cercare la vittoria in casa: nello spazio condotto da Brocks su Radio Pnr, il commento del ds Mattia Giachello
"Colpo di Tacco" con Alessandro Santarelli, Vincenzo Marangio e Claudia Santarelli, cronaca di Antonio Paolino commento di Samuel Tafesse e Gianni Balzarini Ospiti: Tipster Farm, Giuseppe Lo Porto (in collegamento dallo Stadium)
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Il linguaggio di Gesù è spesso permeato di sottili allegorie, anche se per noi non sempre di immediata comprensione, poiché non siamo assuefatti a quello stile, come nel Vangelo di oggi. Erode, che sta tramando contro di Lui, viene definito “una volpe” per indicare la sua astuzia malvagia. Gesù dichiara poi che, nonostante le minacce e il reale pericolo, deve compiere la sua missione e ha bisogno di tre giorni. Anche qui il Signore allude a ciò che avverrà dopo la sua morte: Egli risorgerà dopo tre giorni, il tempo che intercorre tra la morte e la vita. Sta compiendo miracoli e prodigi che anticipano quell’evento. Non dimentico, però, del clima ostile che respira nella città santa, Gerusalemme, Gesù ci fa ascoltare il suo lamento accorato nei confronti di quella città e dei suoi abitanti: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più, fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!». C’è un contrasto terribile tra le cure riservate a quella città e l’ingratitudine e la violenza con cui ha risposto agli inviati del Signore. È sempre grave il peccato, in ogni sua forma, ma quello dell’ingratitudine verso un amore di predilezione è particolarmente doloroso: è il peccato dei prediletti, di un popolo e di una città che, per scelta divina, dovevano brillare di luce e di grazia e avrebbero dovuto accogliere l’Atteso delle genti come il dono più grande che si potesse desiderare. Invece, anche dinanzi al Figlio di Dio, continua l’ostilità e già si tramano progetti di morte. Siamo invitati a un attento esame di coscienza, per non cadere nel tremendo errore di ricambiare con l’ingratitudine l’infinito amore che è stato riversato nei nostri cuori.