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Commento al Vangelo di domenica 2 novembre 2025 #Vangelodiperiferia #02novembre2025 #defunti#Vangelodelgiorno Gv 6,37-40
Dal Vangelo secondo LucaIn quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Oggi vi raccontiamo il quarto di secolo del TOHorror Fantastic Film Festival, con il direttore organizzativo e programmer Matteo Pennacchia. Dopodiché ci lanciamo fra di noi nel commento dei film.Partecipanti:Marco GrifòMatteo ArcamoneMatteo Pennacchia (ospite)Denis Previtera (ospite)Argomenti:00:00 - Intervista a Matteo Pennacchia23:22 - Commento ai film23:32 - "Anything That Moves" di Alex Phillips27:50 - "Cadet" di Adilkhan Yerzhanov36:52 - "New Group" di Yuta Shimotsu44:12 - "Jimmy Jáguar" di Benedek Fliegauf50:42 - "I Fell in Love with a Z-Grade Director in Brooklyn" di Ken'ichi Ugana56:12 - "Head Like a Hole" di Stefan MacDonald-LabelleIl nostro canale Telegram per rimanere sempre aggiornati e comunicare direttamente con noi: https://t.me/SalottoMonogatariSpotify: https://open.spotify.com/show/2QtzE9ur6O1qE3XbuqOix0?si=mAN-0CahRl27M5QyxLg4cwApple Podcasts: https://podcasts.apple.com/it/podcast/salotto-monogatari/id1503331981Google Podcasts: https://www.google.com/podcasts?feed=aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8xNmM1ZjZiNC9wb2RjYXN0L3Jzcw==Logo creato da:Massimo ValentiSigla e post-produzione a cura di:Alessandro Valenti / Simone MalaspinaPer il jingle della sigla si ringraziano:Alessandro Corti e Gianluca NardoPer la gestione dei canali social si ringrazia:Selene Grifò
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
«Chi di voi, se un figlio o un bue gli cadesse in un pozzo, non lo tirerebbe subito fuori in giorno di sabato?» Suona bruciante la domanda posta da Dio nel cuore della nostra esistenza, continuamente tentata dall’incredulità e sempre bisognosa di risposte. Ha forse paura oggi la Chiesa di Cristo di guarire in giorno di sabato, di trasmettere la beatificante realtà liberatrice dell’uomo, di farsi credibile sacramento dell’amore smisurato di Dio? La contestazione dell’agire di Dio, del Figlio suo Gesù Cristo o della sua Chiesa scaturisce quasi sempre da ottusa presunzione, da grettezza mentale o dall’aver assunto atteggiamenti di mera esteriorità, estranei alla Verità. Dio è più grande del “sabato”, è più grande di ogni umana grandezza, trascende ogni logica e i suoi disegni vanno oltre i confini della ragione umana senza umiliarla, se illuminata dalla sua stessa grazia. Impariamo oggi che ogni momento è buono per fare del bene, a tutti. Prendiamo esempio da Cristo, che il bene lo fa sempre, anche, o forse proprio, nel giorno di festa.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Il linguaggio di Gesù è spesso permeato di sottili allegorie, anche se per noi non sempre di immediata comprensione, poiché non siamo assuefatti a quello stile, come nel Vangelo di oggi. Erode, che sta tramando contro di Lui, viene definito “una volpe” per indicare la sua astuzia malvagia. Gesù dichiara poi che, nonostante le minacce e il reale pericolo, deve compiere la sua missione e ha bisogno di tre giorni. Anche qui il Signore allude a ciò che avverrà dopo la sua morte: Egli risorgerà dopo tre giorni, il tempo che intercorre tra la morte e la vita. Sta compiendo miracoli e prodigi che anticipano quell’evento. Non dimentico, però, del clima ostile che respira nella città santa, Gerusalemme, Gesù ci fa ascoltare il suo lamento accorato nei confronti di quella città e dei suoi abitanti: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più, fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!». C’è un contrasto terribile tra le cure riservate a quella città e l’ingratitudine e la violenza con cui ha risposto agli inviati del Signore. È sempre grave il peccato, in ogni sua forma, ma quello dell’ingratitudine verso un amore di predilezione è particolarmente doloroso: è il peccato dei prediletti, di un popolo e di una città che, per scelta divina, dovevano brillare di luce e di grazia e avrebbero dovuto accogliere l’Atteso delle genti come il dono più grande che si potesse desiderare. Invece, anche dinanzi al Figlio di Dio, continua l’ostilità e già si tramano progetti di morte. Siamo invitati a un attento esame di coscienza, per non cadere nel tremendo errore di ricambiare con l’ingratitudine l’infinito amore che è stato riversato nei nostri cuori.
Ottima prestazione in trasferta e ora il Derthona continua a cercare la vittoria in casa: nello spazio condotto da Brocks su Radio Pnr, il commento del ds Mattia Giachello
"Colpo di Tacco" con Alessandro Santarelli, Vincenzo Marangio e Claudia Santarelli, cronaca di Antonio Paolino commento di Samuel Tafesse e Gianni Balzarini Ospiti: Tipster Farm, Giuseppe Lo Porto (in collegamento dallo Stadium)
Dal Vangelo secondo LucaIn quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
La vita di ogni uomo, il percorso di ritorno a Dio di tutta l’umanità, è paragonabile a un duro e incerto incedere nel deserto, dove tutto è arido e la segnaletica quasi inesistente. Tutto ci è già stato descritto nella narrazione biblica dell’Esodo. Oggi Gesù, interpellato sul numero di coloro che si salvano, ci parla della porta stretta. Vuole ricordarci che bisogna farsi piccoli e umili per entrarvi, bisogna faticare duramente ed essere perseveranti e puntuali all’appuntamento, per evitare il gravissimo rischio di arrivare in ritardo e trovare la porta chiusa. Accadde anche alle vergini stolte, rimaste senza olio. Nessuno allora potrà accampare scuse dinanzi al giusto giudizio di Dio; a nulla varrà il vanto di pretese intimità con Lui non suffragate dalla verità e dall’autenticità dei nostri comportamenti. Ci sentiremo dire con sgomento: «In verità vi dico, non vi conosco». Quando la fede si spegne o licenziamo Dio dalla nostra vita, non solo smarriamo la via del Regno, ma la rendiamo colpevolmente inaccessibile a noi stessi e ci ritroviamo fuori, proprio come accadde ai nostri progenitori dopo l’esperienza del primo peccato. Gesù, però, ancora una volta ci conforta: Egli si definisce la porta. «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo». Chiediamolo con tutto il cuore.
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C'era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
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In un'unica festa celebriamo oggi due dei dodici apostoli. Leggiamo i loro nome nell'elenco che l'Evangelista Luca riporta. Ciò è sufficiente per noi per ricordare che sono stati scelti da Cristo per condividere con Lui i tre anni della sua vita terrena per poi, irrorati e fortificati dallo Spirito Santo, essere inviati nel mondo ad annunciare il suo Regno e ad essere testimoni della sua risurrezione. In altra parte della liturgia possiamo ricordare le scarne ed incerte notizie sui due apostoli di oggi. A noi serve piuttosto ricordare la loro interiore fortificazione, operata da Cristo per opera dello Spirito Santo. Serve per attingere coraggio ricordare che uomini deboli ed insicuri come molti di noi, sono stati capaci di adempiere una missione che supera sicuramente le forze umane. Celebriamo perciò in loro la potenza di Dio, la sua indefettibile fedeltà, l'ulteriore conferma che Egli sceglie gli ultimi e i meno adatti secondo le umane valutazioni, per realizzare i suoi più arditi progetti. Non a caso proprio uno dei due, Giuda (da non confondere con l'Iscariota il traditore), chiede a Gesù "Come accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?". È un interrogativo che ogni apostolo si pone, che potrebbe far proprio ogni cristiano. Serve a riconoscere ancora una volta l'assoluta gratuità dei doni divini e le misteriose vie che il Signore percorre nel fare le sue scelte. Possiamo dire soltanto che egli tutto opera con infinita sapienza e amore e ciò deve indurci alla migliore riconoscenza anche per la fede che è giunta a noi per mezzo degli Apostoli. Quando li ricordiamo e festeggiamo, come facciamo quest'oggi, dovremmo con più intensità e fervore pregare per la chiesa, per il Papa, per tutti gli apostoli di oggi, che dovrebbero trarre i migliori esempi dai primi, scelti direttamente da Cristo.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Genera sconforto e irritazione il comportamento assurdo del capo della sinagoga, che si indigna nel vedere Gesù imporre le mani e guarire, di sabato, una povera donna afflitta da diciotto anni da un terribile male. Egli la proclama libera dalla sua infermità e le impone le mani. La reazione della donna, “raddrizzata” miracolosamente, è quella di glorificare Dio; la reazione del capo della sinagoga è invece una critica assurda e cieca nei confronti del Cristo. Nella sua ottusità e grettezza, citando a sproposito la Scrittura sacra, dichiara che ci sono sei giorni in cui si deve lavorare e non in giorno di “shabbàth”. Il Signore definisce ipocrita tale comportamento e tale giudizio. Quanto Gesù ha fatto non può essere paragonato al lavoro umano: Egli sta rivelando, ancora una volta, la centralità della sua missione nei confronti dell’uomo infermo e peccatore. Egli è colui che guarisce e colui che salva. Lo dichiarerà più esplicitamente in altre occasioni: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”, e altrove dice: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. Capita ancora di sentire e leggere critiche assurde e talvolta blasfeme nei confronti di Cristo, della Chiesa, dei suoi ministri e dei suoi fedeli: molto spesso si constata che il lucignolo della ragione umana vorrebbe giudicare e condannare la Luce stessa di Dio. La ragione umana, invece, si spiega e si comprende solo nella Luce di Dio.
Benvenuti in un nuovo episodio del podcast Inside the elite.Un po' a scoppio ritardato, vi portiamo il commento postumo a WrestleDream 2025. Inoltre copriamo anche ciò che è successo ad AEW Dynamite fallout.Buon ascolto!clicca qui per donarci un coffeeMetti mi piace alla nostra pagina facebook.Seguici su X.Seguici su instagramIscriviti al nostro canale youtubeSegui il nostro canale twitchClicca qui per entrare nel nostro gruppo Telegram.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Il modo di pregare ha radici profonde nella nostra religiosità: anche pregando diciamo con la bocca ciò che sentiamo nel cuore. Esistono quindi modi molto diversi di rapportarsi a Dio. La parabola di questa domenica, attraverso i due protagonisti • il fariseo, scrupoloso osservante della legge, e il pubblicano, che prende coscienza dei propri peccati per chiederne il perdono • rappresenta due figure emblematiche di una schiera molto più numerosa, entro cui ognuno di noi può ritrovarsi. Il fariseo, più che pregare, sale al tempio per vantarsi della propria presunta giustizia e convincersene ulteriormente. Si sente giusto, osservante e migliore degli altri, da cui sembra voler prendere le distanze. Il pubblicano, invece, non osa avvicinarsi troppo al Signore: sa di dover rispettare una distanza che solo Dio può colmare. La sua è una preghiera autentica, che cerca la misericordia e la pietà divina; sa di essere peccatore, si batte il petto e si ritiene unico responsabile del suo male, ma è animato dalla fiducia in Dio e gli implora pietà. La parabola conclude con una sentenza chiara: il pubblicano «tornò a casa giustificato», mentre il superbo fariseo ha aggiunto ancora un peccato di presunzione a quelli già commessi. E viene enunciata una verità inconfutabile: «Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». Questa è una caratteristica che mai dobbiamo separare dalla nostra preghiera: l’umiltà del cuore, splendida virtù che ci fa sperare nella bontà di Dio e a Lui attribuire il vero merito del bene che riusciamo a fare. Ricordiamo le parole di Maria Santissima nel suo Magnificat: Dio «ha guardato l’umiltà della sua serva».