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Roberto Rossi Precerutti"Voci per un'ingannevole pace"Neos Edizioniwww.neosedizioni.itSe scopo del vivere è, in un certo senso, aspirare alla pace, da intendere come serena accettazione della dolente vulnerabilità connaturata in ogni essere umano, è pur vero che tale itinerario spirituale è reso impervio dall'insorgere di voci che, tra perdita e smarrimento, rivelano l'irraggiungibilità di una quiete scevra di pena e turbamento. Vincitore del Premio Mondello, più volte finalista al Premio Viareggio, Roberto Rossi Precerutti esplora, in questa sua ultima raccolta di versi intitolata Voci per un'ingannevole pace (Neos Edizioni), il bisogno squisitamente umano di una pace che mitighi la pena e il turbamento connaturati a ogni esistenza.Tuttavia, l'approdo a un'auspicabile condizione di superamento e sublimazione del dolore è reso quasi impossibile dall'insorgere di voci, cioè di volti e immagini di sofferenza e solitudine conservati nella memoria, tali da rivelare la fragilità e la finitudine del nostro essere nel mondo. L'unica barriera all'insensatezza delle cose potrà essere, forse, il fioco lume di bellezza affidato alla parola poetica, scommessa e vocazione insieme.La prima sezione del libro, Requiem, dedicata alla scomparsa di un'amica dell'Autore, affronta il mistero della fine che ci consegna al silenzio irriscattabile della perdita; motivo, questo, che trova la sua eco nella terza sezione, costituita dal testo che rievoca la tragica morte di uno dei più grandi artisti del Novecento, Nicolas de Staël, e quindi in Elegia, dove al tempo presente si mescolano bagliori di un passato perduto in vanità e chimere, e ancora nelle Piccole prose, amara autobiografia morale affidata a una tagliente prosa aforistica. Eppure, una speranza di senso affiora dalla suite Nel tempo grande, che conferisce alla scrittura il solo riscatto possibile, «nella trasparenza / della luce si riposa ogni / guarigione». Roberto Rossi Precerutti è nato a Torino nel 1953 da famiglia di antica origine, i Rossi dalla Manta, al cui ramo fiorentino appartenne Ernesto Rossi, illustre figura dell'antifascismo e propugnatore del pensiero federalista europeo. Medievista per formazione universitaria, i suoi contributi di saggista e traduttore (soprattutto dal francese e dall'antico provenzale, ma anche dallo spagnolo e dal catalano) sono apparsi prevalentemente sulla rivista «Poesia» e in alcune antologie dell'editore Crocetti e di Rizzoli-Corriere della Sera. Molte le sue raccolte poetiche, uscite in larga parte presso Crocetti e Aragno. Tra gli ultimi titoli: Genio dell'infanzia cattolica (Aragno 2021), Lo sgomento della grazia (Neos 2022). Più volte finalista al Premio ViareggioPoesia, gli sono stati conferiti prestigiosi riconoscimenti come il Premio Mondello (2006). Per conto della Fondazione «Ernesto Rossi – Gaetano Salvemini» di Firenze, di cui è socio, ha pubblicato per i tipi di Neos il saggio O poca nostra nobiltà di sangue. Le rimosse origini piemontesi di Ernesto Rossi (2020), cui hanno fatto seguito un'altra opera di carattere storico, San Giacomo di Stura (2021), dedicata a una fondazione monastica medievale del Torinese, e la traduzione dei Sonetti funebri di Luis de Góngora (2023). IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
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Le storie, indipendentemente dalla loro provenienza, sono costruite attorno a personaggi che seguono regole e strutture ricorrenti. Ogni personaggio, ogni narrazione, è legato a temi e strutture linguistiche specifiche che si manifestano ripetutamente, formando dei modelli. Ed è proprio qui che entra in gioco la semiotica, dedicandosi all'analisi minuziosa di queste strutture profonde presenti in ogni racconto.
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5247SAN TOMMASO E IL SENSO LETTERALE DELLA BIBBIA di Fabrizio CannoneL'estate direi che è la stagione più propizia per la lettura e la meditazione. Le vacanze, il tempo libero, il fattore climatico, un certo legittimo desiderio di evasione ed infine l'importanza - avvertita soprattutto dalle persone profonde - di formarsi e di riflettere.San Tommaso è di uno quegli autori che difficilmente si riescono ad esaurire in una sola esistenza. Leggere tutte le opere di Manzoni, di Petrarca, di Pirandello o di Shakespeare, è difficile, ma non è impossibile. E c'è chi c'è riuscito senza pena, in anni di intense letture.Le opere di Tommaso d'Aquino hanno una profondità, una vastità e una complessità difficilmente raggiungibile, e molti studiosi tomisti mi hanno rivelato di aver impiegato molti anni per leggere la sola Summa teologica, il testo sicuramente più autorevole dell'immenso teologo italiano (oggi disponibile, in 4 volumi, ed in una nuova eccellente traduzione, a cura delle ESD di Bologna).Ma san Tommaso oltre che teologo (Summa theologiae, Commento alle Sentenze e Summa contra Gentiles), fu anche filosofo (con i celebri studi su Aristotele, Boezio e gli undici volumi delle Quaestiones Disputatae) e ottimo esegeta della Sacra Scrittura.Quest'ultima sua caratteristica è la meno nota e forse un minimo anche la meno riconosciuta da certi teologi della Chiesa. Costoro, per varie diverse ragioni, sono ostili alla Scolastica medievale e vorrebbero - pazzescamente, il faut le dire - ridurre Tommaso ad una sorta di Aristotele cattolico, né biblico, né realmente "cristiano" poiché carente di impregnazione scritturistica nelle sue opere.LA REALTÀ È ESATTAMENTE ALL'OPPOSTONon solo tutte le opere di san Tommaso, ove più ove meno, sono delle riflessioni che tengono conto della Rivelazione divina e dei dogmi della fede, ma l'Angelico ha anche "commentato alcuni libri biblici, in particolare Isaia, Geremia, i primi cinquanta Salmi, Giobbe, i Vangeli di san Matteo e di san Giovanni e le Lettere di san Paolo" (Tommaso d'Aquino, Commento al Vangelo secondo Matteo, Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 2018, 2 volumi, di pagine 1194 ciascuno, euro 98, p. 5).E non è davvero poco, specie in mancanza di web, pc ed altre moderne facilitazioni.Il domenicano Roberto Coggi, traduttore del libro, nota con legittimo stupore che mentre "Tutti questi commenti sono stati tradotti in qualche lingua moderna [ovviamente nel Medioevo si scriveva in latino]", fa eccezione, "stranamente, il Vangelo di san Matteo", benché il Commento di san Tommaso non sia "per nulla inferiore agli altri" (p. 5).Secondo il sacerdote, il Commento al Vangelo secondo Matteo risale al secondo periodo parigino di san Tommaso, probabilmente proprio al biennio 1269-1270, pochi anni prima dunque della morte dell'Autore, avvenuta presso l'abbazia di Fossanova, nel 1274.La dotta introduzione di padre Coggi si diffonde sulle caratteristiche testuali e critiche dell'opera tomistica, notando per esempio che alcuni brevi passaggi del Commento non sarebbero dell'Aquinate, ma di un certo "Pietro di Scala, un domenicano della fine del XIII secolo" (p. 6).IL SENSO LETTERALE DELLA SACRA SCRITTURA È IL PRIMO E IL PIÙ IMPORTANTEQuello che ci pare ancora più rilevante, vista la crisi spaventosa dell'esegesi cattolica attuale, è il valore che il Dottore Comune della Chiesa dà al senso letterale della Sacra Pagina. "Fra i quattro sensi della Scrittura, letterale o storico [il I], allegorico, cioè dogmatico [il II], morale [il III] e anagogico, cioè rivolto alle realtà future [il IV], san Tommaso, come suo solito, dà la priorità al senso letterale, essendo convinto che esso è il solo adattabile alle necessità dell'argomentazione teologica, e inoltre che ogni interpretazione spirituale (...) deve essere confermata dall'interpretazione letterale, in modo da evitare qualsiasi rischio di errore" (p. 7, corsivo nostro).Non crediamo che l'esegesi del Novecento, pur tra tante conquiste e scoperte, abbia seguito il consiglio di san Tommaso in materia di interpretazione biblica. E neppure siamo in grado di dire se tale principio assiomatico dell'esegesi cattolica - assieme a quello duplice dell'ispirazione-inerranza - sia ben integrato negli stesso documenti ufficiali recenti, come L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (Pontifica Commissione Biblica, Libreria Editrice Vaticana, 1993). Anzi, temiamo che la crisi epocale dell'esegesi sia dovuta proprio all'oblio, più o meno volontario, dei 3 principi summenzionati: primato del senso letterale, ispirazione (che fa di Dio l'autore principale di tutta la Scrittura canonica, dalla Genesi all'Apocalisse) e la totale inerranza del Testo sacro.Ci si permetta una breve riflessione, proprio a partire da san Tommaso esegeta sul senso profondo e dimenticato dell'autentica ispirazione biblica.IL PREVALERE DI ESEGETI CON POCA FEDEIl 23 aprile 1993, Giovanni Paolo II, durante un'udienza commemorativa del centenario della Providentissimus Deus di Leone XIII e del cinquantenario della Divino afflante Spiritu di Pio XII - le due encicliche che fondarono in qualche modo l'esegesi critica dei cattolici - disse che "l'interpretazione della Sacra Scrittura è di una importanza capitale per la fede cristiana e la vita della Chiesa" (n. 1).E sottolineava giustamente che "La Chiesa non teme la critica scientifica" (n. 4), ed "attribuisce una grande importanza allo studio storico-critico della Bibbia" (n, 7), fino a parlare, con linguaggio ardito, "dei condizionamenti umani della Parola di Dio" (n. 8). Ma nell'esegesi prevalente oggi questi 'condizionamenti umani' sono giunti a far dire all'esegeta cattolico, che non possiamo conoscere l'intenzione degli autori dei Sacri testi, e neppure saperne l'identità, l'origine e gli scopi. Fino al punto che tale condizionamento potrebbe aver causato degli errori fattuali (di tipo storico, cronologico, scientifico o culturale) nella Scrittura, negando così implicitamente sia il dogma dell'ispirazione biblica, sia il suo corollario immediato, ovvero la sua inerranza assoluta (in tutti gli ambiti e non solo in quello dogmatico-morale).Giovanni Paolo II però, in quel Discorso, parlava proprio di ciò che larga parte dell'esegesi scientifica attuale non vuol più sentire, cioè della doverosa "fedeltà alla Chiesa" (n. 10), che consiste nel "situarsi risolutamente nella corrente della grande Tradizione che, sotto la guida del Magistero, assicurato da un'assistenza speciale dello Spirito Santo" (n. 10), interpreta autorevolmente i testi. Il papa collega persino la virtù personale che l'esegeta cattolico deve perseguire e il suo lavoro di esegeta. Risulta infatti "necessario che lo stesso esegeta percepisca nei testi la parola divina, e questo non gli è possibile che nel caso in cui il suo lavoro intellettuale venga sostenuto da uno slancio di vita spirituale (...). Lo studio scientifico dei soli aspetti umani dei testi può far dimenticare che la parola di Dio invita ognuno ad uscire da se stesso per vivere nella fede e nella carità" (n. 9).Questa dimenticanza dal 1993 ad oggi è diventata legione. L'Angelico, con la sua interpretazione magistrale del Vangelo di Matteo, contribuirà, ne siamo certi, alla ripresa di quella grande corrente della Tradizione, che dalla Patristica ad oggi, non si è mai interrotta, nonostante il prevalere di esegeti con poca fede e nulla carità.
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Simone Regazzoni"Kum! Festival"https://www.kumfestival.it/Il tema del fine vita chiude un ciclo aperto a suo tempo con l'edizione del festival dedicata a L'origine della vita.La crisi pandemica che ha colpito le nostre società non ha fatto che rendere più drammatica un'esperienza che interroga da sempre la vita umana. Come e più di tutte le soglie che la nostra avventura attraversa, l'ultima si carica di significati molteplici e proietta la sua ombra potente sulle precedenti.Ma il fine vita è ancora un momento della vita, un passaggio in cui è possibile fare qualcosa di sé, un'occasione in cui dare testimonianza di un'esistenza e raccogliere la testimonianza di chi l'ha accompagnata e la accompagna. Ecco perché il tempo della fine è un tempo enigmatico, apre domande etiche, scuote la politica, divide l'opinione pubblica, suscita controversie giuridiche, interroga le pratiche mediche e i saperi scientifici, sfida le più antiche tradizioni religiose.Così il festival allargherà lo sguardo per cerchi concentrici, estendendo l'interrogazione alla fine delle grandi narrazioni storiche, al tramonto di mondi culturali e assetti geopolitici, alla catastrofe climatica che sembra procedere inarrestabile, alla nascita e alla morte delle stelle e degli universi.Federico Leoni, Massimo RecalcatiKum! FestivalVenerdì 14 ottobre 2022, ore 18:00Ritratti di Simone RegazzoniJacques Derrida. Infine vita.Kum! FestivalSabato 15 ottobre 2022, ore 12.30Presentazione collana "Melangolo Kum" Volume Vcon Isabella Guanzini e Simone RegazzoniSimone Regazzoni"Jacques Derrida. Il destino della scrittura"Feltrinellihttps://www.feltrinellieditore.it/Nell'ultima intervista rilasciata prima di morire, Jacques Derrida affermava di provare due sensazioni contrastanti, opposte, in merito al proprio lascito e alla propria eredità. Da un lato pensava che subito dopo la sua morte non sarebbe rimasto più nulla, a eccezione dei libri depositati nelle biblioteche. Dall'altro, sentiva che la sua opera non era ancora stata davvero letta, e che questa lettura restava a venire. Oggi Derrida è un autore consacrato come uno dei classici della filosofia del Novecento: un filosofo letto e commentato, su cui si è scritto e si continua a scrivere molto, e di cui è in corso di pubblicazione l'opera omnia a partire dai seminari inediti. La "decostruzione", formula con cui si è voluto riassumere il suo pensiero, è stata ricostruita dal punto di vista storicofilosofico. Temi come la decostruzione delle idee di verità e di realtà sono entrati nel dibattito pubblico. Che cosa resta da fare dunque? Occorre cominciare a leggere Derrida in modo nuovo, per provare a ereditare il cuore della sua filosofia e condurla verso l'avvenire. Si tratta, per citare Derrida, non tanto di ordinare i resti secondo la logica dell'archivista, ma di "vagliare il fuoco" per provare a portarlo. La sfida dell'eredità, la sfida per gli "eredi", è questa: provare a portare il fuoco. Quella di Simone Regazzoni non è una ricostruzione storicofilosofica del pensiero di Derrida. È un dialogo serrato, e selettivo, con Jacques Derrida, a partire dai suoi testi. Tenendo presente la sua intera produzione e gli snodi della sua biografia, che per Derrida è intimamente intrecciata al pensiero e non può essere dimenticata.Simone Regazzoni"Oceano"Filosofia del pianetaPonte alle Graziehttps://www.ponteallegrazie.it/La crisi ecologica che colpisce il nostro pianeta è una crisi cosmologica che ci obbliga oggi a ripensare l'idea stessa di pianeta e di vita al di là di quel costrutto culturale a misura d'uomo che abbiamo chiamato «pianeta Terra». Per fare questo serve una nuova filosofia della natura che guardi a ciò che, agli albori del pensiero, venne chiamato Okeanós: il flusso primordiale da cui tutto ha origine e che tutto avvolge come un enorme grembo materno. È quanto si propone Simone Regazzoni in questo libro di filosofia naturalistica che è al contempo un corpo a corpo con la filosofia presocratica, i miti orientali della creazione, il Moby Dick di Melville, l'arte del surf, i quadri di Turner e il racconto del soggiorno dell'Autore sull'isola di Maupiti, un atollo corallino della Polinesia Francese dove il libro è stato scritto. La riflessione filosofica si mescola con le sensazioni che attraversano il corpo del filosofo mentre nuota o affronta le onde su una tavola da surf in questo sperduto angolo di mondo, nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico, poco distante dall'isola in cui, nel 1842, Melville soggiornò per un mese dopo aver disertato dalla baleniera Acushnet. Qui «Il rumore sordo delle onde lontane che frangono sul reef» sembra indicarci la via per un'altra dimensione dell'abitare, che rompe con la chiusura della Terra, dei territori, dei confini, e si apre a un pianeta Oceano come flusso, costante divenire che attraversa e accomuna tutti i viventi. Filosofia e Oceano si incontrano così in una scrittura autobiografica che appare limpida sulla pagina come se fosse attraversata dai riflessi blu del mare.IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Amici e amiche è appena uscito il 3️⃣6️⃣° #podcast per la nostra rubrica #shotletterari qui al #bardellapsicologia! Abbiamo analizzato e letto alcuni scritti di #hplovecraft, focalizzandoci sulla sua dimensione onirica! E' la prima volta che leggo un testo di Lovecraft in diretta e non posso negare che la cosa mi abbia emozionato parecchio! Come ho sempre sostenuto, il #solitariodiprovidence è stato un libro aperto per chiunque abbia voglia e pazienza di capirlo e scoprirlo. Egli ci fornisce, anche involontariamente, materiale d'analisi degno di una tesi universitaria! Testo utilizzato: "Lovecraft, tutti i romanzi e i racconti", 2009, Newton Compton, Grandi tascabili economici, i Mammut. #dagon #horror #weird #psicologia #books #cthulhu #azathoth
C'è differenza tra lo stile dell'autore e lo stile del romanzo?
È sempre utile usare gli archetipi per definire i vari personaggi di un romanzo?
Come si capisce se una storia è sincera?
Liliana Russo in TuttoLibri presenta... L'ombrello dell'imperatore, di Tommaso Scotti
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BELLA CIAO E IL CANTO DELLA RESISTENZA - LORENA CANOTTIERE - presentato da ANNA BREDICE
TIZIANO TUSSI - NANCHINO 1937 - 1938 - presentato da CLAUDIO AGOSTONI
ZORA DEL BUONO - VITE DI ALBERI STRAORDINARI - presentato da CECILIA DI LIETO
BIANCA GISMONDI - IL NUOVO DEVOTO - OLI - presentato da IRA RUBINI
MAURO MASERA. FOTOGRAFO DI DESIGN ITALIANO - presentato da TIZIANA RICCI
GRAZIA GIARDIELLO E BARBARA CAPPI - BALENE - presentato da BARBARA SORRENTINI
THE ANDRE - IO E' UN'ALTRO - presentato da MATTEO VILLACI
PAOLA VARALLI - L'ANTIQUARIO DEL GAREGNANO - presentato daIRA RUBINI
MAURIZIO DE GIOVANNI - IL CONCERTO DEI DESTINI FRAGILI - presentato da CECILIA DI LIETO
CORONAVIRUS VIAGGIO NELLE PERIFERIE DEL MONDO - AUTORI VARI - presentato da SARA MILANESE
FABIO FRANCIONE (curatore) - PELLEGRINO ARTUSI. LA SCIENZA IN CUCINA E L'ARTE DI MANGIAR BENE - presentato da IRA RUBINI
DOMENICO DARA - MALINVERNO - presentato da IRA RUBINI
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VITALIANO TREVISAN - IL DELIRIO DEL PARTICOLARE - presentato da IRA RUBINI
PATRIZIA VIOLI - BREVE STORIA DELLA LETTERATURA ROSA - presentato da IRA RUBINI
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MAURIZIO MARTINA - CIBO SOVRANO - presentato da LORENZA GHIDINI
GIUSEPPE PASTORE - LA SQUADRA CHE SOGNA - presentato da ELENA MORDIGLIA E MATTEO SERRA
TIBOR FISCHER - LA GANG DEL PENSIERO - presentato da IRA RUBINI
LAURA DE LUCA - BREVE STORIA FILOSOFICA DELLA VOCE - presentato da IRA RUBINI
ANDREA FRANZOSO - VIVA LA COSTITUZIONE - presentato da IRA RUBINI
ANGELA MADERNA - L'ALTRA META' DELLA'AVANGUARDIA 40 ANNI DOPO - presentato da TIZIANA RICCI
DANIELE GRILLO E VALERIA VALENTINI -OMICIDIO SUL GENOVA MILANO - presentato da IRA RUBINI