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Dopo avere annunciato un piano di cooperazione con l'Africa, la premier italiana rivela un accordo per delocalizzare in Albania, interamente a spese dell'Italia, l'"accoglienza" dei migranti. L'intervista a Giuglielmo Micucci, direttore generale di Amref Italia La spietata guerra separatista in Camerun, altri 20 morti in poche ore, oltre 6mila in 7 anni. Di Raffaello Zordan In Sudafrica il rugby trionfa, anche in politica. Di Brando Ricci
Il ban di TikTok negli USA, aiuti di stato e delocalizzazione, l'accordo tra Meta e SIAE.Ascolta Italic
È iniziata la seconda stagione di Italic. Ogni giorno in questo podcast raccontiamo come media e politica ci raccontano il mondo che cambia, con un focus sul ciclo di vita delle notizie: da come vengono raccontate dai media tradizionali alle reazioni che scatenano all'interno delle piattaforme social.Ascolta ChatBox, l'episodio speciale di Actually su Spotify e Apple Music
L'inizio del nuovo anno ha tristemente combiato con la chiusura di molte attività sul territorio. Alcune per motivi logistici semplicemente, altre per mancanza di possibilità di proseguimento a causa dei vari rincari. Riflessione sul cambiamento degli ambienti, che in certi casi, può combaciare anche con noi stessi
"Quello messo in atto da Watrsila è un comportamento che riteniamo inaccettabile. Chiediamo sin da subito che venga ritirata l'annunciata delocalizzazione, così come di non dare seguito agli esuberi, e che si attivi un tavolo con le istituzioni e la parte sindacale". Lo dichiara il Governatore della Regione Massimiliano Fedriga.fil/gsl
"Quello messo in atto da Watrsila è un comportamento che riteniamo inaccettabile. Chiediamo sin da subito che venga ritirata l'annunciata delocalizzazione, così come di non dare seguito agli esuberi, e che si attivi un tavolo con le istituzioni e la parte sindacale". Lo dichiara il Governatore della Regione Massimiliano Fedriga.fil/gsl
“Servono proposte da parte dei cittadini, dalla delocalizzazione delle aziende alle leggi sanitarie europee, per rendere l'Ue un po' più federale”.
Oggi prendiamo spunto da una lettera inviata al presidente draghi dai sindaci di Napoli, Bologna e Firenze per chiedere una legge contro le delocalizzazioni, lo spostamento di stabilimenti produttivi da parte di imprese multinazionali, per parlare dei limiti all'intervento dello stato nell'economia. L'appello dei sindaci a una prima lettura può apparire ragionevole e condivisibile: quando un grosso stabilimento produttivo chiude è sempre un problema increscioso per la comunità locale, si tratta di in genere di un numero elevato di lavoratori che si trovano a dover cambiare occupazione di punto in bianco e che potrebbero avere difficoltà a trovarne una nuova, specie se non sono più giovani e se hanno svolto la stessa mansione per molti anni. Un amministratore che ha a cuore la sua comunità vuole evitare questi problemi e questo giustifica la lettera indirizzata al presidente del consiglio. Ma può funzionare una legge che impedisca alle imprese di chiudere uno stabilimento produttivo? Posto che verosimilmente si tratta di strutture che operano in perdita o che sono ritenute non più utili e funzionali come si può mantenerle attive contro la volontà di chi ne è proprietario? Cosa pensereste di una legge che vi obbliga a fare un lavoro che non vi piace o che vi garantisce un compenso del tutto inadeguato? Oppure se qualcuno volesse imporvi per legge di consumare in un negozio che ritenete troppo caro? Vi sembrerebbe un abuso, una imposizione indegna di una democrazia liberale e una palese violazione del dettato costituzionale. Per gli stabilimenti che chiudono vale un discorso analogo: non si può obbligare chi li possiede a tenerli aperti. Alla base delle ipotesi di leggi contro le delocalizzazioni c'è una incomprensione di fondo, il governo e il parlamento possono intervenire in modo incisivo nella società e nel sistema economico, possono proibire alcune attività e prescriverne altre, ma qualunque tentativo da parte loro di imporre un comportamento autolesionista verrà disatteso, eluso o avversato da qualunque operatore razionale. Dunque non si può impedire per legge la chiusura degli stabilimenti produttivi e, in tutti i casi in cui lo stato si è provato a gestire imprese l'unico risultato ottenuto è stato di ritardare la conclusione inevitabile bruciando preziose risorse dei contribuenti. Per limitare i danni alla comunità delle delocalizzazioni è più opportuno e sensato intervenire per riqualificare e ricollocare i lavoratori che perdono la propria occupazione, offrigli dei contributi per sostenersi nella delicata fase di transizione e verso un nuovo impiego. Più in generale una politica lungimirante e non concentrata sul breve termine dovrebbe adoperarsi per contrastare le cause che portano le imprese a chiudere o trasferirsi e Vi ricordo che dal 28 ottobre è in libreria la nuova edizione de La Finanza In soldoni, il libro che ho scritto per spiegare in modo semplice e intuitivo le basi della finanza. Il libro è già presente in molte librerie del circuito Feltrinelli e Mondadori e in ogni caso può essere richiesto in qualsiasi libreria e acquistato sui principali bookstore on line come Amazon e IBS. Arrivederci.https://www.amazon.it/finanza-soldoni-Massimo-Famularo/dp/8868492458/Iscriviti alla newsletterhttps://lafinanzainsoldoni.substack.com/Leggi le "Storie di Tutti i colori più uno"https://www.amazon.it/Storie-tutti-colori-pi%C3%B9-uno/dp/B09F1G3WZP/Seguite i miei aggiornamenti via https://massimofamularo.com/https://www.youtube.com/c/MassimoFamularo/
Importante risposta a interpello dell'Agenzia delle Entrate che è intervenuta su un caso riguardante la delocalizzazione di un edificio per il quale si chiede il sisma bonus
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1-Migliaia di morti nella Repubblica Democratica del Congo. Aumentano le denunce di violenze nella regione del Kasai. Alcuni osservatori parlano già di genocidio (Raffaele Masto).2-I simboli e la guerra all'ISIS. Distrutta la Moschea al-Nuri di Mosul. Per l'esercito iracheno l'ha fatta esplodere lo Stato Islamico. Nel 2014 aveva ospitato il famoso discorso di al-Baghdadi (Alessandro Pintucci, Presidente Confederazione Italiana Archeologi, Andrea Monti).3-Ford sfida Trump. Dal 2019 la Focus verrà prodotta in Cina. La casa automobilistica non è l'unica impresa americana a delocalizzare (Adele Alberti).4-Magiari in marcia. In Ungheria una nuova formazione politica sogna di prendere il posto dei partiti tradizionali...Il modello è Macron (Massimo Congiu, Osservatorio Sociale Mitteleuropeo).5-I narcos mi vogliono morto. Il libro di Padre Alejandro Solalinde e Lucia Capuzzi. La battaglia di un prete messicano per aiutare i migranti, nonostante le minacce dei gruppi criminali (Sara Milanese).6-World music. Banzeiro, l'ultimo lavoro della cantante brasiliana Dona Onete (Marcello Lorrai)
1-Migliaia di morti nella Repubblica Democratica del Congo. Aumentano le denunce di violenze nella regione del Kasai. Alcuni osservatori parlano già di genocidio (Raffaele Masto).2-I simboli e la guerra all'ISIS. Distrutta la Moschea al-Nuri di Mosul. Per l'esercito iracheno l'ha fatta esplodere lo Stato Islamico. Nel 2014 aveva ospitato il famoso discorso di al-Baghdadi (Alessandro Pintucci, Presidente Confederazione Italiana Archeologi, Andrea Monti).3-Ford sfida Trump. Dal 2019 la Focus verrà prodotta in Cina. La casa automobilistica non è l'unica impresa americana a delocalizzare (Adele Alberti).4-Magiari in marcia. In Ungheria una nuova formazione politica sogna di prendere il posto dei partiti tradizionali...Il modello è Macron (Massimo Congiu, Osservatorio Sociale Mitteleuropeo).5-I narcos mi vogliono morto. Il libro di Padre Alejandro Solalinde e Lucia Capuzzi. La battaglia di un prete messicano per aiutare i migranti, nonostante le minacce dei gruppi criminali (Sara Milanese).6-World music. Banzeiro, l'ultimo lavoro della cantante brasiliana Dona Onete (Marcello Lorrai)
matteo miavaldi caporedattore di china files e giornalista del manifesto
la piazza della città di radio tre con il documentario dell'istituto luce "l'industria tessile a prato dallo straccio alla stoffa" del 1949, con pietro del soldà e florinda fiamma e gli ascoltatori antonella, francesco e lucia
deborah lucchetti portavoce della campagna "abiti puliti"
gianfranco viesti che insegna politica economica all'università di bari
Gli ultimi dati dell'Istat raccontano che in Italia in un anno (aprile 2014-aprile 2015) sono stati creati 261 mila posti di lavoro. Dunque l'occupazione aumenta, ma migliora anche il tipo di lavoro collegato a questi nuovi posti? Si tratta di buona occupazione, con una buona remunerazione? Sono alcune delle domande fatte all'ospite di oggi di Memos, lo storico del lavoro Ignazio Masulli che ha insegnato per anni all'Università di Bologna. Masulli mette in evidenza una contraddizione tra gli ultimi dati sul lavoro e le previsioni sulla crescita dell'economia: com'è possibile che possa aumentare così tanto l'occupazione – si chiede Masulli – se l'economia cresce solo di uno “zero virgola”? Su questi temi il professore bolognese ha scritto un libro dal titolo “Chi ha cambiato il mondo? La ristrutturazione tardo-capitalistica dal 1970 al 2012” (Laterza, 2014). Masulli ricostruisce la grande trasformazione del lavoro negli ultimi trent'anni, la svolta neoliberista, la delocalizzazione. Si tratta di un'analisi che permette di comprendere come gli appelli alla modernità – che ad esempio giustificano provvedimenti come il Jobs Act - siano strumentali, perchè i cambiamenti a cui alludono sono solo il frutto di una regressione verso il passato come la precarietà nei diritti, lo sfruttamento del lavoro sottopagato, la disuguaglianza delle opportunità.
Gli ultimi dati dell'Istat raccontano che in Italia in un anno (aprile 2014-aprile 2015) sono stati creati 261 mila posti di lavoro. Dunque l'occupazione aumenta, ma migliora anche il tipo di lavoro collegato a questi nuovi posti? Si tratta di buona occupazione, con una buona remunerazione? Sono alcune delle domande fatte all'ospite di oggi di Memos, lo storico del lavoro Ignazio Masulli che ha insegnato per anni all'Università di Bologna. Masulli mette in evidenza una contraddizione tra gli ultimi dati sul lavoro e le previsioni sulla crescita dell'economia: com'è possibile che possa aumentare così tanto l'occupazione – si chiede Masulli – se l'economia cresce solo di uno “zero virgola”? Su questi temi il professore bolognese ha scritto un libro dal titolo “Chi ha cambiato il mondo? La ristrutturazione tardo-capitalistica dal 1970 al 2012” (Laterza, 2014). Masulli ricostruisce la grande trasformazione del lavoro negli ultimi trent'anni, la svolta neoliberista, la delocalizzazione. Si tratta di un'analisi che permette di comprendere come gli appelli alla modernità – che ad esempio giustificano provvedimenti come il Jobs Act - siano strumentali, perchè i cambiamenti a cui alludono sono solo il frutto di una regressione verso il passato come la precarietà nei diritti, lo sfruttamento del lavoro sottopagato, la disuguaglianza delle opportunità.
Sistemi monetari internazionali Le regole monetarie internazionali stabiliscono il tipo di