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Il vertice dei BRICS, la dimunuzione della popolazione ucraina e l'uccisione di un comandante dello Stato Islamico in Iraq
Venerdì 22 marzo un gruppo di uomini armati è entrato nel Crocus City Hall, un teatro nella periferia di Mosca, e ha fatto una strage. L'attentato è uno dei più gravi degli ultimi decenni in Russia, ed è un fallimento enorme per l'apparato di sicurezza di Vladimir Putin. Ma è anche un segnale del fatto che lo Stato Islamico è tornato attivo, e pronto ad attaccare, non soltanto la Russia. A Globo ne parliamo con Daniele Raineri, inviato di Repubblica che segue da anni il terrorismo islamico, e conosce come pochi altri lo Stato Islamico e i suoi obiettivi. Questo e gli altri podcast gratuiti del Post sono possibili grazie a chi si abbona al Post e ne sostiene il lavoro. Se vuoi fare la tua parte, abbonati al Post. I consigli di Daniele Raineri – “Gerusalemme, Gerusalemme!” Di Dominique Lapierre e Larry Collins – “La giornata di un opričnik” – Il film “Nessuna verità” di Ridley Scott Gli articoli di Daniele Raineri su Repubblica – L'attacco dell'Isis-k nato nei campi afghani – L'avamposto afghano dei tagiki che alimenta la spirale del terrore – Ecco chi è il leader dell'Isis-K L'attacco di Mosca sul Post – L'ISIS non fa distinzione tra Russia e Occidente – Chi sono i quattro uomini accusati dell'attentato terroristico a Mosca – La Russia sta cercando di incolpare l'Ucraina dell'attacco a Mosca? Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
L'attentato del 22 marzo a Mosca è stato rivendicato dal gruppo Stato islamico, che il 23 marzo ha diffuso dei video per dimostrare di aver organizzato l'operazione. Il 13 marzo la camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una legge che potrebbe vietare TikTok negli Stati Uniti.Giuliano Battiston, giornalista, direttore di Lettera 22Piefrancesco Romano, caporedattore di InternazionaleTv Russa, attentato a Mosca:https://vk.com/video-24371598_456296401?list=a67de57738656027ddTikTok: https://www.youtube.com/watch?v=q89XJrLk9lY&ab_channel=CBSNewsArticolo: Trasferimenti preventivi di Alex K.T. Martinhttps://www.internazionale.it/magazine/alex-k-t-martin/2024/03/21/trasferimenti-preventiviSerie tv della settimana: Slow horses su Apple Tv+Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiScrivi a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.Produzione di Claudio Balboni e Vincenzo De Simone.Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.Direzione creativa di Jonathan Zenti.
Venerdì sera c'è stato un attentato in una sala per concerti a Mosca rivendicato dall'Isis-K: almeno 137 i morti e 80 i feriti il bilancio non ancora definitivo del peggior attentato nella storia russa. Leila Belhadj Mohamed, esperta di geopolitica, ci racconta di come l'acqua e soprattutto la sua scarsità siano legate a nuovi conflitti e tensioni tra gli stati. Rassegna stampa: Cosa sappiamo dell'attentato a Mosca che ha causato almeno 137 morti, Luigi Mastrodonato Questa volta Russia e Cina pongono il veto alla risoluzione Usa per un cessate il fuoco a Gaza, Maurizio Bongioanni
Dal giorno dell'attacco da parte dell'organizzazione terroristica Hamas a Israele il 7 ottobre 2023, il Medio Oriente sprofonda, una settimana dopo l'altra, sempre di più nel caos. Non si sono registrate, per ora, conseguenze significative sui mercati finanziari, ma quanto durerà?Continua infatti ad allungarsi l'elenco delle organizzazioni terroristiche attive nella regione: Hamas, Hezbollah, i ribelli Houthi, lo Stato Islamico. Limitato in un primo momento a Israele, lo spettrodelle tensioni si sta gradualmente ampliando. Mar Rosso, Iran, Iraq, Libano… la prima settimana del 2024 è stata contrassegnata da eventi sporadici in ognuna di queste aree.
È una questione che si è imposta nel dibattito politico dopo il cruento attacco di Hamas nel sud di Israele lo scorso 7 ottobre: bisogna o non bisogna etichettare il movimento islamista di resistenza palestinese come un'organizzazione terroristica? Alcuni paesi già lo facevano e tra questi Usa, Canada, Regno Unito e Unione europea. Altri no e tra questi la Svizzera, che fino ad oggi si è allineata alle decisioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu per il quale Hamas non è un'organizzazione terroristica contrariamente ad Al Qaida o allo Stato Islamico. Ma le cose sembrano ora destinate a cambiare. Il Consiglio federale ha già deciso di elaborare e sottoporre al parlamento una legge con la quale proibire Hamas. Una simile misura è stata chiesta all'unanimità delle Commissioni di politica di sicurezza delle due Camere federali, che ne dibatteranno durante questa sessione invernale. Quali le implicazioni di una simile mossa? Ne discutiamo con: Jacqueline De Quattro, consigliera nazionale Plr, membro della commissione di politica di sicurezza del CNCarlo Sommaruga, consigliere agli stati Ps, membro della commissione di politica estera del CS, presidente del gruppo parlamentare Svizzera-Palestina Modem, dal lunedì al venerdì su RSI, Rete Uno e LA1 alle 08:30, in replica su Rete Due alle 18:30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app RSI e RSIPlay.
Questa settimana vi proponiamo l'ascolto dell'intervista di Corrado Formigli a l’ex direttore Cia David Petraeus: “Hamas è talmente orrido, talmente bestiale, talmente inenarrabile che deve esserci una risposta. Hamas ha dimostrato di essere l'equivalente dello Stato Islamico. Sono tutti degli estremisti. Non ci si può fare la pace. E quando una organizzazione è come questa, quando non ci si può fare pace, quando è un'organizzazione terroristica va distrutta. Questa è la missione delle forze militari israeliane. E’ stato anche annunciato che vuole smantellare l'ala politica di Hamas, smantellare il Governo e questo avrà delle implicazioni notevoli. Ma quello che si attende sarà estremamente difficile. Negli anni abbiamo avuto molta esperienza in Iraq abbiamo bonificato tante grandi città da Al Qaeda in Iraq che si stava trasformando in ISIS. Sappiamo quale sia la sfida in questo senso e questo nemico conosce la zona, benissimo. Non indossano uniformi, usano i civili e gli ostaggi come scudi umani. Hanno 300 miglia di tunnel sotto Gaza City. Useranno attentatori suicidi, useranno esplosivi, trappole esplosive, giubbotti esplosivi va bonificato Palazzo per palazzo, stanza per stanza, tunnel per tunne"
A cura di Daniele Biacchessi La guerra tra Hamas e Israele è lo sfondo dell'azione a Bruxelles. L'ultimo lupo solitario del fondamentalismo islamico si chiama Abdeslam Lassoued, tunisino, 45 anni, account Facebook Slayem Slouma. E' il terrorista in tuta arancione che, armato di kalashnikov, ha ucciso senza pietà due svedesi e ha rivendicato la loro uccisione sul suo profilo del social, come fosse un rituale, una prassi già tristemente utilizzata nel recente passato. Negli ultimi giorni, Lassoued aveva pubblicato diversi post antisemiti, in solidarietà con l'attacco di Hamas contro Israele. "Sono un Mujahid dello Stato Islamico. Viviamo e moriamo per questa stessa religione. Ho vendicato i musulmani". Abdeslam Lassoued ha colpito vicino al canale che attraversa la città, non lontano dal quartiere di Molenbeek. Partirono proprio da qui, da Molenbeek, gli attentatori del 13 novembre 2015 contro la Francia, e del 22 marzo 2016, sempre a Bruxelles, con 35 persone uccise negli attacchi suicidi all'aeroporto di Zaventem e nella stazione della metro di Maelbeek. Gli attacchi di Parigi e di Bruxelles, entrambi rivendicati dallo Stato Islamico, erano stati ideati dalla stessa cellula jihadista: un gruppo di amici, piccoli delinquenti, molti di origine marocchina, cresciuti a Molenbeek, quartiere a forte immigrazione, non lontano dal Parlamento europeo. In tutta Europa sono scattate imponenti misure di sicurezza, ma oggi, esattamente come allora, nessun allarme specifico era stato lanciato dagli apparati dello Stato di Bruxelles e da altri servizi di intelligence internazionali. Nel frattempo a Molenbeek si risvegliava una nuova cellula dormiente del terrorismo islamico. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
A cura di Daniele Biacchessi La guerra tra Hamas e Israele è lo sfondo dell'azione a Bruxelles. L'ultimo lupo solitario del fondamentalismo islamico si chiama Abdeslam Lassoued, tunisino, 45 anni, account Facebook Slayem Slouma. E' il terrorista in tuta arancione che, armato di kalashnikov, ha ucciso senza pietà due svedesi e ha rivendicato la loro uccisione sul suo profilo del social, come fosse un rituale, una prassi già tristemente utilizzata nel recente passato. Negli ultimi giorni, Lassoued aveva pubblicato diversi post antisemiti, in solidarietà con l'attacco di Hamas contro Israele. "Sono un Mujahid dello Stato Islamico. Viviamo e moriamo per questa stessa religione. Ho vendicato i musulmani". Abdeslam Lassoued ha colpito vicino al canale che attraversa la città, non lontano dal quartiere di Molenbeek. Partirono proprio da qui, da Molenbeek, gli attentatori del 13 novembre 2015 contro la Francia, e del 22 marzo 2016, sempre a Bruxelles, con 35 persone uccise negli attacchi suicidi all'aeroporto di Zaventem e nella stazione della metro di Maelbeek. Gli attacchi di Parigi e di Bruxelles, entrambi rivendicati dallo Stato Islamico, erano stati ideati dalla stessa cellula jihadista: un gruppo di amici, piccoli delinquenti, molti di origine marocchina, cresciuti a Molenbeek, quartiere a forte immigrazione, non lontano dal Parlamento europeo. In tutta Europa sono scattate imponenti misure di sicurezza, ma oggi, esattamente come allora, nessun allarme specifico era stato lanciato dagli apparati dello Stato di Bruxelles e da altri servizi di intelligence internazionali. Nel frattempo a Molenbeek si risvegliava una nuova cellula dormiente del terrorismo islamico. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm
In questi mesi di guerra in Ucraina siamo stati tutti inondati di video, di filmati, e soprattutto di fotografie. Li vediamo sui giornali, sui social network, ai telegiornali. E lo avrete notato anche voi: alcune fotografie hanno la capacità eccezionale di colpirci, di rimanerci in testa e di aiutarci a capire cosa sta succedendo, e perché.Alessio Romenzi è uno dei fotografi italiani più importanti e premiati, che ha lavorato in Siria, Iraq, Libia, Afghanistan, e negli ultimi anni in Ucraina. Con lui parleremo del mestiere pericoloso, complicato ma essenziale del fotografo di guerra: quale preparazione serve, quali scelte devono essere fatte, e cosa succede quando una foto è capace di raccontare e di emozionare. LE FOTOGRAFIE CITATE NEL PODCAST – La famiglia siriana che attraversa il confine con la Turchia – Il miliziano dello Stato Islamico giustiziato a Sirte – L'articolo di Repubblica sul bombardamento con cluster bomb, con la fotografia del soldato ferito I CONSIGLI DI ALESSIO ROMENZI – Il documentario “War Photographer” – Il libro “Istanbul: City of a Hundred Names”, del fotografo Alex Webb – Stampare le proprie foto Globo è un podcast del Post condotto da Eugenio Cau. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
La sentenza di appello per una ex sposa dello Stato Islamico, un altro raid israeliano nella Cisgiordania occupata e una controversa riforma elettorale in Messico
Una lettera-bomba ferisce un dipendente dell'ambasciata ucraina in Spagna e il capo dello Stato Islamico che è stato ucciso e un altro che è stato scelto
La Turchia si scontra coi rifugiati che un tempo accoglieva e il militante dello Stato Islamico condannato per l'uccisione di ostaggi statunitens
Per le stragi di Parigi del novembre 2015, 19 uomini su 20 sono stati dichiarati colpevoli di terrorismo per gli attacchi dello Stato Islamico al teatro Bataclan, ad alcuni locali della capitale francese e allo stadio nazionale. Il presidente del tribunale ha emesso il verdetto a seguito di un processo durato nove mesi.
Un uomo e una donna incensurati e di origini kosovare, si sarebbero addestrati per compiere atti violenti e avrebbero progettato di compiere in Italia un attentato con ordigni esplosivi, in nome dell'organizzazione terroristica "Stato Islamico".
Il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato la morte del leader del sedicente Stato islamico, in una prova di forza che potrebbe anticipare un atteggiamento più spavaldo da parte della sua amministrazione nei prossimi mesi.
Intervista a Davide Grasso, ricercatore, scrittore ed ex combattente italiano tra i ranghi curdi contro lo Stato Islamico. L'idea dell'Isis, ci dice, non è mai scomparsa, esiste in molti punti del pianeta anche se di recente i jihadisti sono tornati con insistenza a colpire in Siria e in Iraq, i territori dove sono più forti. Resta insoluto il problema dei miliziani stranieri dello Stato Islamico detenuti dalle Sdf e che nessun paese vuole riprendersi, a cominciare da quelli europei.
Siamo stati in Siria, dove l'attacco alla prigione di Al Hasakaha da parte dell'ISIS ripropone la questione dei prigionieri dello Stato Islamico: ne abbiamo parlato con Marta Bellingreri (giornalista e ricercatrice indipendente), che quella prigione l'aveva visitata poche settimane fa. Subito dopo siamo andati in Burkina Faso, dove il golpe dei giorni scorsi ripropone il problema della volatilità dell'intero Sahel e della sua debolezza davanti agli attacchi terroristici: ne abbiamo parlato con Morin Yamongbe(direttore del giornale Wakat Séra) e con Edoardo Baldaro (ricercatore "Gerda Henkel" presso la Scuola Sant'Anna di Pisa, esperto di Sahel, sicurezza e terrorismo). In apertura abbiamo anche raccontato l'ultimo omicidio di una giornalista avvenuto in Messico, con Laura Daverio(giornalista a Città del Messico).
Siamo andati nel Sahel, quella regione subsahariana tra Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Ciad, dove la missione internazionale Takuba - alla quale partecipa anche l'Italia - deve vedersela con continui gruppi terroristici affiliati sia ad Al Qaeda che allo Stato Islamico, trafficanti e con stati sempre più fragili: è questa la zona più pericolosa per la politica estera europea oggi? Ne abbiamo parlato con Francesca Di Mauro (a capo della Divisione Sahel della Commissione Europea), con Morin Yamongbe (direttore del quotidiano del Burkina Faso "Wakat Sera") e con Luca Raineri (ricercatore alla Scuola Sant'Anna di Pisa, esperto di Sahel
Continua la scia di sangue e terrore in Afghanistan, e la mano è sempre la stessa ovvero quella dello Stato Islamico. L'Isis ha infatti rivendicato l'attentato di ieri alla moschea di Kandahar, dove hanno perso la vita 47 persone ed altre 70 sono rimaste ferite, alcune in modo grave.
Cosa fare di coloro che – con cittadinanza svizzera - sono partiti dalla Svizzera con idee radicali e di matrice islamista per la Siria e che ora si ritrovano nei campi di detenzione nel Kurdistan siriano? Indirettamente è la domanda posta da un'interpellanza giunta ieri sui banchi del Consiglio degli Stati, che parte da un esempio specifico: quello di due sorellastre ginevrine, sequestrate qualche anno fa dalla mamma, portate in Siria nello Stato Islamico, poi rinchiuse dapprima in un campo ai limiti del disumano e oggi in condizioni lievemente meno peggiori in un altro campo. Rimpatriarle? Sì, ma la strategia del Consiglio federale, delineata nel 2019, non prevede un ruolo attivo se non in parte per il rimpatrio dei minorenni. E allora cosa succede se la mamma di questi minorenni non vuole separarsene? È appunto la situazione in cui sono immerse madre e figlie, con i due padri che stanno facendo pressione affinché le due ragazze possano rientrare. Sullo sfondo c'è anche il dibattito se la Svizzera stia violando il proprio diritto costituzionale e il diritto internazionale umanitario.Ne parliamo con l'autore dell'interpellanza Carlo Sommaruga, a cui sottoporremo varie opinione registrate (Johannes Matyassy, responsabile della direzione consolare del DFAE), il democentrista Yves Nydegger, Commissione politica estera e il giurista Kastriot Lubishtani, che ha scritto sul tema un articolo che apparirà fra pochi giorni sulla Rivista di diritto svizzero).Chiusura in diretta con Myriam Eser Davolio, ricercatrice presso il Dipartimento di lavoro sociale dell'Università di scienze applicate di Zurigo, esperta di radicalizzazione.Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
Nell'ultima puntata prima del break estivo di MOSV, Flavio e Crescenzo intervistano Daniele Raineri, reporter del Foglio, uno dei massimi esperti in Italia di stato islamico, che ha seguito fin dagli albori. MOSV ritornerà a settembre con una seconda stagione da non perdere! Siti ed analisti consigliati da Raineri: https://www.jihadica.com https://www.aymennjawad.org https://ctc.usma.edu/terrorist-groups/islamic-state-predecessor-groups/?type=sentinel-articles #tiriamoacampari #medioorientesenzaveli #mediooriente #statoislamico #ilfoglio
Matteo Caccia ci racconta la storia di Karim Franceschi, nato nel 1989 a Casablanca e cresciuto a Senigallia, che nel 2014 parte per Kobane con un progetto umanitario, poi decide di restare in Siria e unirsi alla lotta armata contro l'Isis.Nel 2016 fonda una brigata internazionale che avrà un ruolo importantissimo nella caduta di Raqqa, capitale dello Stato Islamico. Nel corso delle 10 puntate sarà la voce di Karim stesso a raccontare la sua storia: le ragioni delle sue scelte, i sentimenti, le paure e le speranze in 2 anni di lotta accanto agli uomini e alle donne di Kobane."Sarai un combattente, tutto quello di cui avrai bisogno ti verrà dato". Karim non ha nemmeno idea di quali o quante cose avrà bisogno. Non ha idea di come si tenga in mano un fucile e di cosa voglia dire "vita militare". Per questo il suo viaggio verso Kobane inizia con un addestramento. Fino al giorno in cui al campo arriva un Curdo che parla inglese e ha un messaggio per lui.Matteo Caccia è il narratore delle vicende - storiche e umane - che ruotano intorno alla vita di Karim e che ne dettano decisioni ed emozioni.Il racconto è arricchito da documenti sonori e musiche originali a cura di Luca Micheli che ha firmato anche la regia, testimonianze dirette di amici, parenti, giornalisti "embedded", compagni e compagne di lotta e contributi raccolti dalla redazione a cura di G.L.La serie completa di "Oltre il confine" è disponibile in esclusiva su Audible.
Matteo Caccia ci racconta la storia di Karim Franceschi, nato nel 1989 a Casablanca e cresciuto a Senigallia, che nel 2014 parte per Kobane con un progetto umanitario, poi decide di restare in Siria e unirsi alla lotta armata contro l'Isis. Nel 2016 fonda una brigata internazionale che avrà un ruolo importantissimo nella caduta di Raqqa, capitale dello Stato Islamico. Nel corso delle 10 puntate sarà la voce di Karim stesso a raccontare la sua storia: le ragioni delle sue scelte, i sentimenti, le paure e le speranze in 2 anni di lotta accanto agli uomini e alle donne di Kobane.Karim Franceschi ha 25 anni quando decide di lasciare Senigallia e partire per andare in Siria a combattere contro l'Isis. Prima di partire saluta la madre e la fidanzata e consegna una lettera al suo migliore amico, da aprire in caso gli fosse accaduto qualcosa. Parte con due valigie di cose inutili per Kobane, una città che in quel momento era il teatro di guerra più pericoloso del mondo. Passando il confine turco ha un unico pensiero: "forse per la prima volta nella mia vita sono nel posto giusto al momento giusto."Matteo Caccia è il narratore delle vicende - storiche e umane - che ruotano intorno alla vita di Karim e che ne dettano decisioni ed emozioni.Il racconto è arricchito da documenti sonori e musiche originali a cura di Luca Micheli che ha firmato anche la regia, testimonianze dirette di amici, parenti, giornalisti "embedded", compagni e compagne di lotta e contributi raccolti dalla redazione a cura di G.L.La stagione completa di "Oltre il confine" è disponibile in esclusiva su Audible.
In questo numero:- Sahel: contro i gruppi jihadisti nella regione si prova la strada del "fight and talk", ci spiega Mario Giro, già viceministro degli Esteri e docente di Relazioni internazionali all'Università di Perugia.- Sudafrica: il presidente Cyril Ramaphosa accelera con il "repulisti" contro la corruzione all'interno dell'African National Congress. Dal corrispondente Efrem Tresoldi- Etiopia al voto il prossimo 5 giugno, ma la Ue abbandona la scena per divergenze sul sistema di trasmissione dei dati elettorali. Di Michela Trevisan
L'Italia si appresta a ritirare i quasi mille militari impegnati in Afghanistan, ma non diminuirà il suo impegno nelle missioni internazionali, anzi, si candida a guidare la missione in Iraq per il contrasto al rinascente Stato Islamico. Il ritiro dei soldati italiani è conseguenza del ritiro delle truppe statunitensi, che lasceranno definitivamente l'Afghanistan il prossimo 11 settembre, vent'anni dopo l'avvio ufficiale di una guerra che è servita a poco ed è costata tanto, soprattutto in vite umane. Poco distante da Afghanista e Iraq si sta giocando un'altra partita delicata del “Grande gioco”: quella che vede l'Iran impegnata a sviluppare il proprio programma nucleare che l'Occidente e soprattutto Israele temono sia finalizzato allo sviluppo di ordigni nucleari
Nigeria: abitanti in fuga dopo ripetuti attacchi dello Stato Islamico dell'Africa Occidentale nello stato di Borno (copertina). Mozambico: nuovo assalto armato a Palma. Somalia: Farmajo si autoestende il mandato, proteste internazionali. Etiopia: non c'è accordo nel Consiglio di Sicurezza Onu sulla crisi nel Tigray. Malawi: buttate 16.000 dosi di vaccino AstraZeneca scadute. Questo e molto altro nel notiziario Africa di Giusy Baioni. Musiche di Walter Sguazzin
L'Italia si appresta a ritirare i quasi mille militari impegnati in Afghanistan, ma non diminuirà il suo impegno nelle missioni internazionali, anzi, si candida a guidare la missione in Iraq per il contrasto al rinascente Stato Islamico. Il ritiro dei soldati italiani è conseguenza del ritiro delle truppe statunitensi, che lasceranno definitivamente l'Afghanistan il prossimo 11 settembre, vent'anni dopo l'avvio ufficiale di una guerra che è servita a poco ed è costata tanto, soprattutto in vite umane. Poco distante da Afghanista e Iraq si sta giocando un'altra partita delicata del “Grande gioco”: quella che vede l'Iran impegnata a sviluppare il proprio programma nucleare che l'Occidente e soprattutto Israele temono sia finalizzato allo sviluppo di ordigni nucleari
Nigeria: abitanti in fuga dopo ripetuti attacchi dello Stato Islamico dell’Africa Occidentale nello stato di Borno (copertina). Mozambico: nuovo assalto armato a Palma. Somalia: Farmajo si autoestende il mandato, proteste internazionali. Etiopia: non c’è accordo nel Consiglio di Sicurezza Onu sulla crisi nel Tigray. Malawi: buttate 16.000 dosi di vaccino AstraZeneca scadute. Questo e molto altro nel notiziario Africa di Giusy Baioni. Musiche di Walter Sguazzin
Abbiamo viaggiato tra Damasco e Londra, dove un gruppo di avvocati ha presentato una denuncia contro Asma Assad con l'accusa di incitazione a crimini contro l'umanità: abbiamo parlato della Siria, del dittatore Bashar e della first lady Asma con Francesco Strazzari (docente di Relazioni internazionali alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa) e con Toby Cadman (avvocato di diritto penale internazionale, è uno degli avvocati che hanno istruito il caso contro Asma Assad insieme allo staff di Guernica 37). Subito dopo siamo andati in Mozambico, dove nuovi, spaventosi attacchi lasciano temere un nuovo rafforzamento delle milizie locali che si ispirano ad Al-Shabaab e allo Stato Islamico: ne abbiamo parlato con Massimo Zaurrini (Direttore di Africa Rivista e Affari/InfoAfrica).
Prima ora: - Messaggi audio Whatsapp degli ascoltatori. - Al telefono, Maria Edgarda Marcucci, sorvegliata speciale: la ragazza che ha come 'colpa' quella di essersi unita nel 2017, in Siria, alle milizie curde che, fra l’altro, combattevano lo Stato Islamico. Seconda ora: - RadioTraffic: la viabilità con Lorenzo Zappullo. - Fiorella Mannoia ci presenta “Padroni di niente”, il nuovo singolo estratto dall’omonimo album. Terza ora: - Il direttore Gianni Riotta in collegamento da New York, per le ultime novità sull'elezione del nuovo presidente americano. - Borse e Mercati con Ettore Livini: commentiamo la vendita delle azioni Pfizer da parte dell'Amministratore Delegato della società. Quali altri vaccini potrebbero arrivare? - Maurizio Crosetti ci racconta la storia positiva della settimana.
Bernard-Herni Lévy, su Repubblica, racconta la tragedia dell'omicidio di Samuel Paty, professore di storia e geografia decapitato da un 18enne estremista islamico, per aver mostrato in classe le vignette di Charlie Hebdo su Maometto mentre spiegava agli studenti cos'è la libertà di espressione, uno dei pilastri della repubblica francese, e non solo. "Di primo acchito, ho pensato subito a Daniel Pearl perché, diciotto anni fa, è stato il primo di questa lugubre serie di decapitati da Al Qaeda, poi Stato Islamico. In effetti, ho pensato a lui anche perché all'epoca avevo riflettuto talmente a lungo sul suo supplizio e in Pakistan avevo svolto un lavoro minuzioso di ricostruzione degli ultimi istanti della sua vita che ho l'impressione di capire, almeno un po', ciò che ha di particolare questo crimine...".Sul Corriere della Sera, invece, l'omaggio di Massimo Gramellini dopo la scomparsa di Lea Vergine e Enzo Mari.
Dalla proclamazione del Califfato alla sconfitta sul campo fino al crollo del petrolio e l’arrivo della pandemia. Come cambia il terrorismo jihadista ai tempi del coronavirus?Non ricevi ancora questo podcast, ogni settimana, via newsletter? Puoi iscriverti qui: https://www.ispionline.it/it/iscriviti-podcast-ispi
BURKINA FASO: uccisi 37 tecnici canadesi in un attacco armatoTHAILANDIA: sospetti separatisti attaccano un posto di blocco della poliziaTAGIKISTAN: lo Stato Islamico torna a colpireYEMEN: l’accordo di Riyadh apre uno spiraglio per la fine del conflittoAudio Credits:France24, AFP, Al-Jazeera, TRT, Euronews, DW, BBC,CNN, CGTN
. Dopo la morte di Al-Bagdadi, lo stato islamico si riorganizza in Sahel. L'analisi di Marco Cochi. Pirateria Navale, Golfo di Guinea fuori controllo. Di Gianni Ballarini. Opere di qualità al Festival di Cinema Africano. Il meglio del continente a Verona
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5843L'ARMATA DI BAMBINI CHE L'ISLAM USA PER LA GUERRA SANTA ALL'OCCIDENTE di Lorenza FormicolaIl tredicenne che il 12 luglio s'è fatto saltare in aria in un attentato suicida, durante un matrimonio, nella provincia di Nangarhar nell'Afghanistan orientale, uccidendo cinque persone e ferendone 40, ha riproposto il problema della radicalizzazione islamica di bambini e adolescenti.Uno spettacolo horror di dimensione globale, oggi facilitato dall'islam grazie alla tecnologia - strumento sfruttato al massimo dai terroristi islamici in conformità con il mandato dei Fratelli Musulmani di "indebolire l'Occidente anche con le loro armi". Ma non è solo la propaganda su YouTube a rubare le coscienze dei bambini.Le Nazioni Unite già nel 2006 denunciavano l'esistenza di 250.000 bambini che in tutto il mondo erano stati arruolati per combattere in circa 20 conflitti differenti. Allora il sedicente Stato Islamico era solo un'idea, eppure in poco tempo è stata poi costruita l'organizzazione di quella radicalizzazione che nei primi mesi del 2015 aveva già oltre 1.500 bambini a combattere in prima linea e ne aveva addestrati oltre mille come kamikaze.Il Combating Terrorism Center, nel più recente rapporto in materia, condusse tra il 2015 e il 2016 una meticolosa indagine per svelare come le organizzazioni estremiste violente, e in particolare quelle legate all'islam, da tempo reclutavano bambini a un ritmo sempre più sostenuto.I talebani pakistani gestiscono ad oggi numerose cosiddette scuole dedicate alla formazione di terroristi preadolescenti; gli houthi - gruppo armato sciita nello Yemen - hanno sistematicamente introdotto l'inclusione dei bambini nelle loro fila mentre la milizia Hezbollah in Libano ha iniziato a inquadrare adolescenti per rafforzare la presenza in Siria.Il fenomeno non è nuovo e ha diversi antecedenti storici. C'è sicuramente la matrice nazionalsocialista, conclusione a cui è arrivato anche Quilliam - think tank londinese - nel rapporto The Children of Islamic State. Secondo gli autori l'isis si è ispirato anche alla Gioventù Hitleriana per indottrinare i bambini e prima ancora era stato il comunismo a inquadrare i bambini anche prelevandoli dalle famiglie.I RAGAZZI DELL'ISLAMNon è un caso che le Nazioni Unite recentemente abbiano ricevuto notizie credibili, ma non verificate, su un'ala giovanile dell'Isis, Fityan al-Islam - "ragazzi dell'islam".Che esista o meno il gruppo, è certo che bambini e ragazzini vengono costretti a memorizzare i versetti del Corano e a partecipare all'addestramento jihadista, che prevede sparatorie, armi e arti marziali.Lo Stato Islamico ha investito - e pubblicizzato - così tanto sulla radicalizzazione dei bambini che ogni preoccupazione organizzativa sovrasta i meri benefici della propaganda a breve termine. È chiaro che la leadership dello Stato Islamico ha una visione a lungo termine della gioventù e dei suoi sforzi jihadisti: i bambini militanti di oggi saranno i terroristi di domani, con ogni probabilità. E le questioni morali islamiche, radicalizzate anche dall'impegno sul campo di battaglia con i giovani musulmani, saranno probabilmente all'ordine del giorno nei proclami jihadisti negli anni a venire.C'è stato un momento in cui la presenza e la partecipazione dei bambini nella propaganda dello Stato Islamico è stata ostentata quasi quotidianamente: bambini presenti in molteplici contesti, dalle esecuzioni altamente pubblicizzate ai campi di addestramento, alle spedizioni daw'a.Il Combating Terrorism Center ha analizzato proprio la propaganda fotografica diffusa sul martirio con bambini e giovani per tirare fuori dati importantissimi.Dal 1° gennaio 2015 al 31 gennaio 2016, 89 bambini e giovani sono stati elogiati nella propaganda dello Stato Islamico. Il 51% è stato dichiarato morto in Iraq, mentre il 36% è morto in Siria. Il resto è stato ucciso durante le operazioni in Yemen, Libia e Nigeria. Il 60% percento del campione è stato classificato come "adolescente", il restante 40% sono preadolescenti o un po' più grandi. Degli 89 casi, il 39% è deceduto dopo aver fatto esplodere un dispositivo esplosivo improvvisato a bordo di un veicolo contro l'obiettivo.Il 33% è stato ucciso in operazioni sul campo di battaglia non specificate, il 6% è morto mentre lavorava come propagandista all'interno di unità e il 4% si è suicidato in attentati contro civili. Per il resto del 18% si è trattato di morte in operazioni di saccheggio in cui un gruppo di combattenti, per lo più adulti, s'infiltra e attacca una posizione nemica usando armi automatiche leggere prima di uccidersi facendo esplodere cinture suicide. Il 40% delle volte, i bambini e i giovani sono morti in operazioni contro le forze di sicurezza, militari e polizia. E solo il 3% ha compiuto attacchi suicidi contro civili.I BAMBINI SOLDATOC'è ancora un elemento particolarmente esemplificativo e, secondo sempre il Combating Terrorism Center, è deducibile dalle fotografie diffuse.Nel 6 per cento delle fotografie, i bambini e i giovani sono mascherati. Dei rimanenti casi, il 46 per cento è rappresentato con sorrisi sui volti. Un ulteriore 28% dei bambini e dei giovani si trovava in frutteti e prati, uno scenario presumibilmente scelto per riecheggiare il paradiso a cui sono convinti di essere destinati. Si tratta del tema della felicità nella prospettiva del martirio islamico: quando ci si uccide per uccidere.Così come è altrettanto sorprendente che i bambini e i giovani dello Stato Islamico operino in modo simile agli adulti. I bambini stanno combattendo, e hanno combattuto, a fianco, piuttosto che al posto, di maschi adulti. In altre circostanze storiche i bambini soldato sono stati una strategia di ultima istanza, come un modo per "sostituire rapidamente le perdite sul campo di battaglia" o in operazioni specializzate per le quali gli adulti potrebbero essere meno efficaci. Nel contesto dello Stato islamico i bambini sono usati più o meno allo stesso modo degli adulti, il che significa che l'uso di bambini e ragazzi è stato normalizzato sotto il dominio dell'Isis. Invece di salutarli come giovani eroi, i media islamici li celebrano semplicemente come eroi.Secondo i dati Onu, attualmente, sono ben 58 i gruppi armati di matrice islamica, in 15 paesi del mondo, che radicalizzano, reclutano e si servono di bambini.Da più di un anno lo stato di allerta interessa anche la Germania. Dove, secondo Hans-Georg Maaßen, quando era ancora a capo dell'Ufficio per la protezione della Costituzione (i servizi segreti tedeschi), diverse centinaia di bambini sono a rischio di radicalizzazione islamica e rappresentano un rischio "non trascurabile" per la sicurezza nazionale.Sono bambini e adolescenti che crescono in famiglie da cui ricevono un'educazione radicalmente islamica. Devoti ad una "una visione del mondo estremista che legittima la violenza verso gli altri e sminuisce coloro che non appartengono al loro gruppo", riferiva un rapporto dell'anno scorso dell'Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione.L'esposizione dei minori all'islam radicale è "allarmante" e rappresenta una "sfida" per gli anni a venire, ha detto oltre un anno fa Maaßen. E l'attenzione dei servizi di sicurezza tedeschi è contemporaneamente rivolta anche ai bambini che stanno tornando con le loro famiglie, o da soli, dai territori occupati dall'Isis.UNA STRATEGIA ANTI-RADICALIZZAZIONEIn Inghilterra lo stesso fenomeno e le medesime preoccupazioni hanno spinto il governo già nel 2015 ad attuare una strategia anti-radicalizzazione, "Prevent". Il che significa che tutti gli enti pubblici sono stati istruiti a riconoscere la radicalizzazione nei più giovani e, se necessario, costretti a segnalarlo all'autorità locali. "Prevent" è una strategia basata sul rischio; identificare i giovani che sembrano essere a rischio di radicalizzazione e mettere in atto interventi per impedire che si trasformi in violenza.Secondo il think tank Quilliam circa 50 bambini del Regno Unito sono cresciuti in un territorio controllato dallo Stato Islamico e si ritiene siano andati in Siria per combattere. "L'obiettivo è quello di preparare una nuova, più forte, seconda generazione di mujaheddin, istruita ad essere una risorsa futura per il gruppo", aggiunge il rapporto.Ritengono, inoltre, che lo Stato Islamico abbia preparato il suo esercito indottrinando i bambini nelle sue scuole e normalizzandoli alla violenza anche attraverso la testimonianza di esecuzioni pubbliche.Un caso eclatante in merito è il macabro video del 2016 che mostrava un bambino inglese di quattro anni ripreso mentre faceva esplodere un'autobomba, uccidendo quattro presunte spie intrappolate nel veicolo.La missione di assistenza delle Nazioni Unite per l'Iraq stima che l'Isis abbia rapito tra gli 800 e i 900 bambini di età compresa tra i nove e i 15 anni. Da agosto 2014 a giugno 2015, centinaia di ragazzi, tra cui Yazidi e Turkmeni, sono stati forzatamente prelevati dalle loro famiglie a Ninive e inviati ai centri di addestramento, dove ai ragazzi di otto anni, come già riportato, veniva insegnato il Corano, l'uso delle armi e le tattiche di combattimento.La radicalizzazione dei bambini è un fenomeno che riguarda anche il Nord America. La CNN ha riferito l'anno scorso che circa 1.000 indagini a riguardo sono state aperte in tutti i 50 Stati. Nell'agosto 2018, undici bambini sono stati trovati in un campo del New Mexico dove venivano addestrati all'uso delle armi da un radicale islamista americano. A Minneapolis, 45 ragazzi hanno lasciato la comunità somala locale per unirsi ad al-Shabab o all'Isis.A giugno un 22enne del Bangladesh, che vive a New York, è stato arrestato perché stava pianificando un attentato a Times Square. Dati parziali che evidenziano l'enorme pericolo rappresentato dalla radicalizzazione dei giovani anche in Occidente.lamentando la scarsa scientificità dell'iniziativa.
The government is understood to be considering a visa application from a Yazidi teenager, who was kidnapped and forced to fight with Islamic State. - Il governo starebbe considerando una richiesta di un visto da un adolescente Yazidi, che è stato rapito e costretto a combattere con lo Stato Islamico.
The government is understood to be considering a visa application from a Yazidi teenager, who was kidnapped and forced to fight with Islamic State. - Il governo starebbe considerando una richiesta di un visto da un adolescente Yazidi, che è stato rapito e costretto a combattere con lo Stato Islamico.
1-Migliaia di morti nella Repubblica Democratica del Congo. Aumentano le denunce di violenze nella regione del Kasai. Alcuni osservatori parlano già di genocidio (Raffaele Masto).2-I simboli e la guerra all'ISIS. Distrutta la Moschea al-Nuri di Mosul. Per l'esercito iracheno l'ha fatta esplodere lo Stato Islamico. Nel 2014 aveva ospitato il famoso discorso di al-Baghdadi (Alessandro Pintucci, Presidente Confederazione Italiana Archeologi, Andrea Monti).3-Ford sfida Trump. Dal 2019 la Focus verrà prodotta in Cina. La casa automobilistica non è l'unica impresa americana a delocalizzare (Adele Alberti).4-Magiari in marcia. In Ungheria una nuova formazione politica sogna di prendere il posto dei partiti tradizionali...Il modello è Macron (Massimo Congiu, Osservatorio Sociale Mitteleuropeo).5-I narcos mi vogliono morto. Il libro di Padre Alejandro Solalinde e Lucia Capuzzi. La battaglia di un prete messicano per aiutare i migranti, nonostante le minacce dei gruppi criminali (Sara Milanese).6-World music. Banzeiro, l'ultimo lavoro della cantante brasiliana Dona Onete (Marcello Lorrai)
1-La popolarità dei gruppi dell'estremismo islamico va oltre la religione...Il caso di Mindanao, nelle Filippine. A Esteri una testimonianza da Marawi, dove da un mese un'organizzazione che dice di rifarsi all'ISIS tiene in ostaggio 200mila persone (Mabel Carumba, Mindanao People Peace Movement).2-“Potremmo aver ucciso al-Baghdadi, il leader dello Stato Islamico”. Lo dice il governo russo. Ma non c'è alcuna certezza (Farid Adly).3-Da Tehran a Beirut. Gli sviluppi delle guerre in Siria e in Iraq hanno già un vincitore, l'Iran. Gli Ayatollah hanno quasi un corridoio terrestre fino al Mediterraneo.4-Tanto rumore per nulla. Trump annuncia nuove misure contro Cuba, come promesso in campagna elettorale. Ma nella realtà cambierà ben poco (Alfredo Somoza).5-La violenza sulle donne in Egitto, un problema endemico. La storia del centro donne della ong COSPE alla periferia del Cairo (Gianni Toma, responsabile Medio Oriente COSPE).6-In crisi i rapporti tra Cina e Australia. Nonostante un ricco interscambio commerciale tra i due paesi ci sono molte questioni irrisolte. Lo ha confermato anche il governo di Canberra (Gabriele Battaglia)
1-“Aleppo, un disastro mai visto in altri conflitti contemporanei”. A Esteri il racconto di un operatore della Croce Rossa Internazionale da un anno nel nord della Siria (Maurizio Peselj).2- A giorni la campagna per Mosul, la grossa città irachena in mano all'ISIS. I nemici dello Stato Islamico hanno però interessi diversi, spesso opposti. Si rischia di passare da un conflitto a un altro. Seconda parte (Alessandro De Pascale).3- Supporto al governo, solidarietà all'opposizione. La visita di Angela Merkel in Etiopia. Per l'Europa il paese africano è fondamentale per controllare i flussi migratori (Raffaele Masto).4- Bruxelles continua a difendere l'austerità. Ma i numeri dicono che non funziona, soprattutto nei paesi più poveri (Alfredo Somoza).5- Neri con le pistole. I 50 anni delle Pantere Nere. Terza puntata (Marcello Lorrai)
1- “Ogni anno nel mondo ci sono 17 milioni di matrimoni precoci. Abbiamo molto lavoro da fare”. A Esteri l'attivista giordana Suhad Ahmed Ali, che da anni lavora con i gruppi più disagiati.2- A giorni partirà la campagna per Mosul, la grossa città irachena in mano all'ISIS. I nemici dello Stato Islamico hanno però obiettivi troppo diversi tra loro. Il rischio e che si passi da un conflitto a un altro. Prima parte (Alessandro De Pascale).3- Germania. Il suicidio in carcere di un presunto terrorista siriano è diventato uno scandalo nazionale. Jaber al-Bakr si è tolto la vita ieri sera nel carcere di Lipsia. Era accusato di voler colpire l'aeroporto di Berlino (Walter Rahue)...4- Ungheria, dalle parole ai fatti. Arrivata in parlamento questa settimana la riforma costituzionale per evitare di dover ospitare i migranti. Orban va contro le norme europee, nonostante il voto negativo nel referendum (Massimo Congiu, Osservatorio Sociale Mitteleuropeo).5- World Music. Amerli, il progetto di un'etichetta belga che valorizza il lavoro dei musicisti scappati dalle guerre (Marcello Lorrai)
1- “La mia vita sotto lo Stato Islamico”. A Esteri il racconto di un cittadino siriano appena scappato dal territorio controllato dall'ISIS.2- Brexit. La memoria corta di Londra. La maggior parte dei britannici vorrebbe staccarsi da Bruxelles, ma nel Regno Unito intere regioni hanno cambiato faccia grazie ai fondi europei (Simona Saccaro).3- La strana sorte degli europei di calcio in Francia. Tra proteste e misure di sicurezza le partite passano in secondo piano (Francesco Giorgini).4- Il primo saluto a Muhammad Ali. A Luoisville oggi la cerimonia privata secondo il rito musulmano...Domani i funerali pubblici (Dario Falcini).5- La Gazzetta del Danubio: Repubblica Ceca e Slovacchia hanno trovato un punto d'incontro, le politiche anti-immigrazione (Massimo Congiu, Osservatorio Sociale Mitteleuropeo.6- World Music: Gabriella Ghermandi, dall'Etiopia all'Italia (Marcello Lorrai).7- Graphic Novel: Dylan Dog, la dama in nero (Maurizio Principato)
1-Pericolo scampato. In Austria, per una manciata di voti, sconfitto il candidato dell'estrema destra Norbert Hofer. I suoi elettori vanno però ascoltati, anche nel resto d'Europa (Flavia Mosca Goretta).2-Albania. Terreni in svendita per la TAP. Agli albanesi il mega gasdotto dall'Azerbaijan al Salento non lascerà nulla, nemmeno una goccia di gas (Lorenzo Bagnoli).3-Il governo iracheno lancia la campagna per strappare Falluja allo Stato Islamico. Il premier al-Abadi spera di riconquistare popolarità, ma è sempre più in crisi (Stefano Nanni, Osservatorio Iraq e Un Ponte Per).4-Il settore agroalimentare a rischio monopolio. Bayer ha offerto 62 miliardi di dollari per comprare Monsanto (Simona Saccaro, Alfredo Somoza).5-Serie TV. Flesh and bones. Un disturbante dietro le quinte del mondo del balletto (Massimo Alberti)...6-NBA. Smentiti i pronostici, in difficoltà i super-favoriti di Golden State Warriors (Dario Falcini)
1-Quando il petrolio non basta. Il Venezuela schiacciato da una gravissima crisi economica. E gli eredi di Chavez rischiano di perdere consensi e potere (Yvan Serra, analista politico venezuelano e Javier Barros, Radio Fe Y Alegria di Caracas).2-La Germania partecipa alla campagna contro lo Stato Islamico. Il parlamento di Berlino ha dato il via libera all'invio di aiuti militari (Walter Rahue, Berlino).3-Nonostante il rallentamento interno la Cina non cambia strategia in Africa. Pechino investirà altri 60 miliardi di dollari (Gabriele Battaglia, Pechino).4-Domenica le elezioni regionali in Francia. Meno di un mese fa gli attentati dell'ISIS. Occhi puntati su Marine Le Pen (Francesco Giorgini, Parigi).5-COP21. Questo fine-settimana a Parigi possibile un primo accordo di massima. Sul percorso però ancora diversi ostacoli, a partire dal riconoscimento dei diritti climatici nei paesi poveri (Luca Lombroso, Università Modena e Reggio Emilia).6-Il fenomeno del Niño. La scienza ancora alla ricerca delle cause che provocano il riscaldamento ciclico delle acque dell'Oceano Pacifico (Alfredo Somoza).
1-Colpito il Mali. Un commando di estremisti islamici ha tenuto in ostaggio per diverse ore oltre cento persone al Radisson Hotel di Bamako. Ci sono diverse vittime. Nell'albergo c'erano occidentali e uomini d'affari.2-La rivendicazione è di un gruppo legato ad Al Qaida. Nel nord del Mali da anni in corso la guerra agli islamisti. La più attiva è stata la Francia (Chawki Senouci, Raffaele Masto).3-In Medio Oriente l'ISIS non è l'unico problema. I curdi sono tra i pochi a combattere lo Stato Islamico sul campo, e almeno in Iraq sono sempre più diffidenti verso i sunniti, accusati di appoggiare lo Stato Islamico. Il racconto da Erbil (Stefano Nanni, Un Ponte Per). 4-L'ISIS ha ucciso anche un prigioniero cinese. Pechino deve scegliere se e come partecipare alla campagna contro il Califfato (Gabriele Battaglia).5-Transeuropa. ..Osservatorio Balcani e Caucaso festeggia i suoi 15 anni con una conferenza, domani a Rovereto, dove si parlerà di migranti, integrazione e libertà di stampa (Davide Denti).
1-A Panama incontro storico Obama - Raul Castro. Prosegue la normalizzazione dei rapporti tra Stati Uniti e Cuba. Ma Washington continua ad avere una relazione difficile con il Venezuela (Alfredo Somoza). 2-La scommessa della California. Rimanere il luogo del “tutto è possibile” nonostante una gravissima siccità. La mancanza d'acqua sarà una costante (Mark Hertsgaard, San Francisco).3-L'occidente sempre più importante nella strategia dell'ISIS. Da questa settimana la radio dello Stato Islamico trasmette anche in inglese (Stefano Allievi).4-In Turchia campionato di calcio sospeso. La decisione dopo le ultime violenze. Ma pesa anche il rapporto difficile tra il governo e il mondo del pallone (Dario Falcini). 5-Serie TV: il ritorno di Twin Peaks è ancora un mistero, legato alla presenza, o meno, di David Lynch alla regia (Massimo Alberti).
1–La crisi nella crisi. La campagna occidentale contro lo Stato Islamico sta mettendo a nudo i tanti problemi dei curdi. L'unità del popolo sparso tra Turchia, Siria e Iraq non è per nulla scontata (Andrea Glioti, giornalista freelance). 2–La lotta agli islamisti radicali va oltre il Medio Oriente.La guerra dimentica in Mali (Raffaele Masto). 3-Il nobel per la pace 2014 a chi lavora per i diritti dei minori. Premiati la pakistana Malala Yousafzai e l'indiano Kailash Satyarthi. Per combattere lo sfruttamento dei bambini in Asia però ci vorrebbe molto altro (Stefano Vecchia). 4–Domenica le elezioni in Bosnia. Per la prima volta voterà chi è nato dopo la guerra. Ma il sistema politico è ancora dominato dalle divisioni etniche (Rodolfo Toè, Osservatorio Balacani e Caucaso Sarajevo). 5–L'austerità ha fallito. L'Europa è ancora in crisi. La riflessione di Alfredo Somoza. 6-“Fucili contro Burma”. Viaggio nello stato dei Kachin, tra Cina e Birmania. Il libro di Gabriele Battaglia.
1-La guerra allo Stato Islamico vista da Erbil.Nel Kurdistan iracheno tra peshmerga, dirette TV e centinaia di migliaia di profughi (Bruno Neri, Terre des Hommes Italia). 2-Maisa Sàleh, l'infermiera siriana diventata giornalista per raccontare la repressione del regime. La storia di Esteri (Michela Sechi).3-Nell'est dell'Ucraina chiudono sempre più ospedali...I bambini malati trasferiti a Kiev, dove però mancano le medicine (Natalia Onipko, Fondazione Zaporuka, Kiev).4-Come si può spiegare Hong Kong ai cinesi? La risposta in una lettera firmata da un presunto professore universitario. “La democrazia non è bella, è utile.” (Gabriele Battaglia). 5-Politiche per combattere la povertà ma senza toccare i più ricchi...Il bilancio della presidente Dilma Rousseff...Domenica le presidenziali in Brasile (Alfredo Somoza).
1-La guerra allo Stato Islamico e la scomoda posizione turca. Ankara di fronte al dilemma di come tenere insieme la lotta al terrorismo e la soluzione della questione curda (Valeria Giannotta, Università Ankara)...2-La crisi dimenticata. Il caos nella Libia del dopo Gheddafi. Il punto di Esteri (Claudia Gazzini, International Crisis Group)...3-L'occidente e gli errori del passato. Nel nuovo Medio Oriente si ripetono le stesse politiche. L'analisi di Alfredo Somoza...4-Gli studenti di Hong Kong chiedono più democrazia. La protesta di piazza che lancia messaggi alle elite locali e al governo di Pechino (Gabriele Battaglia)...5-Friends e Lost. Le serie TV che hanno fatto storia nella nostra rubrica settimanale (Massimo Alberti)...6-Tra 48 ore a Ponferrada verrà assegnata la maglia iridata di ciclismo. In Spagna l'edizione 2014 dei mondiali (Dario Falcini)...Esteri torna lunedì.