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Roberto Cazzola"Luce"Una corrispondenzaEdizioni Seb27www.seb27.itNelle sue lettere Nino scrive di tutto a Luce, le racconta di come Kafka consola una bambina che ha perso la bambola nel parco o di un libro al cui protagonista è consentito scrivere solo lettere non d'amore, lei risponde rievocando l'infanzia felice con la nonna in Romania, gli parla del teatro in cui impersona Pentesilea o della sua mostra fotografica sul volto assente, gli chiede appoggio nel suo sradicamento. Centrale nel carteggio è il rifiuto opposto al mondo da Luce adolescente, uno sciopero della fame seguito da una distruttiva foga bulimica. Che parlino dell'arto fantasma, di psicologi felloni o di un istituto per disabili i cui ospiti siedono davanti a un televisore muto, che rievochino la deportazione della famiglia Susman a Theresienstadt o raccontino di una bambina palestinese, queste lettere sono intrise di dolcezza. Attraverso la parola un sentimento disincarnato lega i due corrispondenti. Romanzo del Novecento e di due vite, Luce ci lascia con un dubbio: nella ricerca di una corrispondenza con il proprio lato femminile, Nino sta forse scrivendo a se stesso?Roberto Cazzola. Nato a Torino nel 1953, ha lavorato per Einaudi dal 1974 al 1995 e per Adelphi dal 1995 al 2018. Presso entrambi gli editori è stato responsabile della letteratura tedesca. Dal 1983 al 1985 ha insegnato presso l'Università di Vienna. Collabora con il seminario Giustizia e Letteratura dell'Università Cattolica di Milano e con l'Associazione per la ricerca in psicologia analitica (Arpa). All'Università di Tubinga ha partecipato al seminario Wertewelten e ad Ascona ai convegni della Fondazione Eranos. Ha pubblicato il volume di racconti La fedeltà da Marcos y Marcos, i romanzi Lavati le mani, Elmar e La delazione (Premio Mondello 2010) da Casagrande, il saggio Un quarto di pera di Giulio Einaudi. E altre memorie editoriali da Edizioni Seb27 e, con Gian Enrico Rusconi, ha curato per Einaudi Il «caso Austria». Dall'Anschluss all'èra Waldheim. Ha tradotto opere di Joseph Roth, Friedrich Dürrenmatt, Reiner Stach e Georges Haupt.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
storiainpodcast.focus.it - Canale Guerre e conflittiIl più celebre e fallito attentato ad Adolf Hitler fu un attacco dinamitardo nel quartier generale del Führer a Rastenburg, il 20 luglio 1944, passato alla storia come Operazione Valchiria. Fu il colonnello Claus Schenk von Stauffenberg (1907-1944) la mente di quell'attentato. Posizionò la bomba che uccise quattro ufficiali e una stenografa. Il dittatore nazista era presente, ma ne uscì illeso.Storiainpodcast racconta il tentativo di attentare alla vita di Hitler con lo storico e germanista Gian Enrico Rusconi.A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.------------Storia in podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify (http://bit.ly/VoceDellaStoria) ed Apple Podcasts (https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427).Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- Youtube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
Trent'anni di Germania riunificata, dal 3 ottobre 1990. E' riuscito l'esperimento voluto allora dalla grandi potenze e da Helmut Kohl e poi portato avanti da Angela Merkel, l'allieva dello storico cancelliere? Trent'anni dopo, dalle paure di Thatcher e Mitterand per il ritorno di una “grande Germania” siamo passati ad una ordinaria accettazione di un'Europa a guida tedesca. In questi mesi l'Europa è guidata temporaneamente da Angela Merkel (presidente di turno dell'Unione) e da Ursula Von der Leyen (presidente della Commissione): due tedesche e nessuna preoccupazione da Roma a Parigi, da Atene a Lisbona, da Lubiana a Tallin. Memos ha ospitato la giornalista e scrittrice Christiane Kohl, e lo storico Gian Enrico Rusconi, germanista.
Trent’anni di Germania riunificata, dal 3 ottobre 1990. E’ riuscito l’esperimento voluto allora dalla grandi potenze e da Helmut Kohl e poi portato avanti da Angela Merkel, l’allieva dello storico cancelliere? Trent’anni dopo, dalle paure di Thatcher e Mitterand per il ritorno di una “grande Germania” siamo passati ad una ordinaria accettazione di un’Europa a guida tedesca. In questi mesi l’Europa è guidata temporaneamente da Angela Merkel (presidente di turno dell’Unione) e da Ursula Von der Leyen (presidente della Commissione): due tedesche e nessuna preoccupazione da Roma a Parigi, da Atene a Lisbona, da Lubiana a Tallin. Memos ha ospitato la giornalista e scrittrice Christiane Kohl, e lo storico Gian Enrico Rusconi, germanista.
Trent’anni di Germania riunificata, dal 3 ottobre 1990. E’ riuscito l’esperimento voluto allora dalla grandi potenze e da Helmut Kohl e poi portato avanti da Angela Merkel, l’allieva dello storico cancelliere? Trent’anni dopo, dalle paure di Thatcher e Mitterand per il ritorno di una “grande Germania” siamo passati ad una ordinaria accettazione di un’Europa a guida tedesca. In questi mesi l’Europa è guidata temporaneamente da Angela Merkel (presidente di turno dell’Unione) e da Ursula Von der Leyen (presidente della Commissione): due tedesche e nessuna preoccupazione da Roma a Parigi, da Atene a Lisbona, da Lubiana a Tallin. Memos ha ospitato la giornalista e scrittrice Christiane Kohl, e lo storico Gian Enrico Rusconi, germanista.
Prosegue con la conversazione con Gian Enrico Rusconi (storico e politologo) il nuovo ciclo di podcast sulla presidenza tedesca del Consiglio dell'Unione europea (luglio - dicembre 2020)A cura di Francesco De Leo.
Prosegue con la conversazione con Gian Enrico Rusconi (storico e politologo) il nuovo ciclo di podcast sulla presidenza tedesca del Consiglio dell'Unione europea (luglio - dicembre 2020)A cura di Francesco De Leo.
"Muro di Berlino: Il silenzio o il coraggio delle Chiese?" Con Felice Cimatti, Elettra Stimilli, Gian Enrico Rusconi, Lothar Vogel
Trent'anni dopo la caduta del muro di Berlino. Quale Germania, quale Europa? Intervista a Gian Enrico Rusconi, storico, germanista
Trent'anni dopo la caduta del muro di Berlino. Quale Germania, quale Europa? Intervista a Gian Enrico Rusconi, storico, germanista (terza parte)
Trent'anni dopo la caduta del muro di Berlino. Quale Germania, quale Europa? Intervista a Gian Enrico Rusconi, storico, germanista (terza parte)
Democrazie in Europa, 1989-2019. I paesi di Visegrad, dalla transizione democratica alla conversione nazional-populista. Un “viaggio” di andata e ritorno durato trent'anni. Nel 1989 Polonia e Ungheria furono decisive nell'abbattere la Cortina di ferro, oggi invece sono determinanti nel costruire nuovi muri. Trent'anni fa, prima della caduta del Muro di Berlino, Varsavia e Budapest guidarono le transizioni democratiche dell'est; in questo 2019 gli attuali leader di Polonia e Ungheria, Jaroslaw Kaczyński e Viktor Orbàn, sono i fautori della conversione al nazional-populismo e delle democrazie illiberali. Oggi a Memos è andata in onda la terza puntata di un ciclo dedicato all'Europa di 30 anni fa e a quella che a fine maggio andrà al voto. Ospiti: Gabriele Nissim, saggista, giornalista si è occupato per tanto tempo della realtà culturale e politica dell'Europa orientale. Nel 1982 ha fondato l'Ottavo Giorno, un rivista dedicata ai temi del dissenso nei paesi dell'est europeo. Nissim ha inventato Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), l'associazione che promuove i Giardini dei Giusti nel mondo; e Gian Enrico Rusconi, professore emerito di Scienza politica all'Università di Torino, dove ha insegnato per molti anni. Religione, laicità, cittadinanza sono alcuni dei temi che hanno attraversato i suoi studi. Il professor Rusconi è uno dei principali studiosi della storia e della società tedesca.
Democrazie in Europa, 1989-2019. I paesi di Visegrad, dalla transizione democratica alla conversione nazional-populista. Un “viaggio” di andata e ritorno durato trent’anni. Nel 1989 Polonia e Ungheria furono decisive nell’abbattere la Cortina di ferro, oggi invece sono determinanti nel costruire nuovi muri. Trent’anni fa, prima della caduta del Muro di Berlino, Varsavia e Budapest guidarono le transizioni democratiche dell’est; in questo 2019 gli attuali leader di Polonia e Ungheria, Jaroslaw Kaczyński e Viktor Orbàn, sono i fautori della conversione al nazional-populismo e delle democrazie illiberali. Oggi a Memos è andata in onda la terza puntata di un ciclo dedicato all’Europa di 30 anni fa e a quella che a fine maggio andrà al voto. Ospiti: Gabriele Nissim, saggista, giornalista si è occupato per tanto tempo della realtà culturale e politica dell’Europa orientale. Nel 1982 ha fondato l’Ottavo Giorno, un rivista dedicata ai temi del dissenso nei paesi dell’est europeo. Nissim ha inventato Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), l’associazione che promuove i Giardini dei Giusti nel mondo; e Gian Enrico Rusconi, professore emerito di Scienza politica all’Università di Torino, dove ha insegnato per molti anni. Religione, laicità, cittadinanza sono alcuni dei temi che hanno attraversato i suoi studi. Il professor Rusconi è uno dei principali studiosi della storia e della società tedesca.
Democrazie in Europa, 1989-2019. I paesi di Visegrad, dalla transizione democratica alla conversione nazional-populista. Un “viaggio” di andata e ritorno durato trent’anni. Nel 1989 Polonia e Ungheria furono decisive nell’abbattere la Cortina di ferro, oggi invece sono determinanti nel costruire nuovi muri. Trent’anni fa, prima della caduta del Muro di Berlino, Varsavia e Budapest guidarono le transizioni democratiche dell’est; in questo 2019 gli attuali leader di Polonia e Ungheria, Jaroslaw Kaczyński e Viktor Orbàn, sono i fautori della conversione al nazional-populismo e delle democrazie illiberali. Oggi a Memos è andata in onda la terza puntata di un ciclo dedicato all’Europa di 30 anni fa e a quella che a fine maggio andrà al voto. Ospiti: Gabriele Nissim, saggista, giornalista si è occupato per tanto tempo della realtà culturale e politica dell’Europa orientale. Nel 1982 ha fondato l’Ottavo Giorno, un rivista dedicata ai temi del dissenso nei paesi dell’est europeo. Nissim ha inventato Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), l’associazione che promuove i Giardini dei Giusti nel mondo; e Gian Enrico Rusconi, professore emerito di Scienza politica all’Università di Torino, dove ha insegnato per molti anni. Religione, laicità, cittadinanza sono alcuni dei temi che hanno attraversato i suoi studi. Il professor Rusconi è uno dei principali studiosi della storia e della società tedesca.
Narrazioni . "1618-1648: la guerra dei trent'anni. Nascita dell'Europa" III Puntata. "Il nuovo ordine europeo" Con Paolo Naso, Gian Enrico Rusconi, Biagio De Giovanni, Peter Wilson
"Parlare di Dio: quali narrazioni possibili?" con Gian Enrico Rusconi. Francesco Antonioli, Luca Baratto, Rita Librandi
OTTO VON BISMARCK raccontato da Gian Enrico Rusconi
A che gioco gioca la cancelliera tedesca Angela Merkel? Quale futuro immagina per l'Europa? E poi: Trump è un “nemico” del vecchio continente o degli interessi tedeschi? Le parole di Merkel pronunciate domenica scorsa a Monaco di Baviera, durante un comizio elettorale della dc bavarese, hanno aperto tutta una serie di interrogativi. Su quali siano le reali intenzioni della cancelliera, i suoi progetti sull'Europa e sulla futura collocazione internazionale della Germania. Cosa ha detto la cancelliera due giorni fa? “I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo, questo l'ho capito negli ultimi giorni. Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani”. Tradotto: Merkel non si fida degli Stati Uniti di Trump. E lo ha capito al G7 di Taormina nei giorni scorsi. L'Europa si dia da fare – e la Germania è già in prima fila – per disegnare il futuro dell'Unione. «Sono parole forti, evidentemente pesate. La cancelliera non è abituata a parlare a vanvera. “L'Europa deve fare da sé” è sicuramente un messaggio per un esercito europeo», ha detto oggi a Memos l'economista Vladimiro Giacché, presidente del Cer (Centro Europa Ricerche) di Roma. L'altro ospite della puntata di oggi è stato lo storico e politologo, Gian Enrico Rusconi, studioso da anni della Germania. «Da quelle parole di Angela Merkel – racconta il professor Rusconi - emerge una totale identificazione della Germania con l'Europa. Merkel si è attribuita una nuova legittimità a parlare a nome dell'Europa. Secondo me i tedeschi hanno capito che devono abbandonare quella che fino a qualche settimana fa si chiamava austerità. Hanno colto, quasi istintivamente, la grande occasione costituita dal “nemico” (per modo di dire) Donald Trump. In questo modo la Germania ha ritrovato fiducia in se stessa. L'egemonia tedesca, fino a qualche settimana fa contestata, oggi ritorna fuori perfettamente rilegittimata». L'economista Giacchè e lo storico Rusconi sono intervenuti a Memos anche su altre questioni, comunque collegate alle dichiarazioni di Angela Merkel. Dal peso dello scontro commerciale tra Stati Uniti e Germania alla costruzione dell'esercito europeo; dal futuro del governo economico dell'Unione al ruolo del presidente francese Macron sulla scena europea e internazionale. Macron, un alleato obbligato, ma anche un concorrente insidioso per le aspirazioni globali della cancelliera tedesca.
A che gioco gioca la cancelliera tedesca Angela Merkel? Quale futuro immagina per l’Europa? E poi: Trump è un “nemico” del vecchio continente o degli interessi tedeschi? Le parole di Merkel pronunciate domenica scorsa a Monaco di Baviera, durante un comizio elettorale della dc bavarese, hanno aperto tutta una serie di interrogativi. Su quali siano le reali intenzioni della cancelliera, i suoi progetti sull’Europa e sulla futura collocazione internazionale della Germania. Cosa ha detto la cancelliera due giorni fa? “I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo, questo l’ho capito negli ultimi giorni. Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani”. Tradotto: Merkel non si fida degli Stati Uniti di Trump. E lo ha capito al G7 di Taormina nei giorni scorsi. L’Europa si dia da fare – e la Germania è già in prima fila – per disegnare il futuro dell’Unione. «Sono parole forti, evidentemente pesate. La cancelliera non è abituata a parlare a vanvera. “L’Europa deve fare da sé” è sicuramente un messaggio per un esercito europeo», ha detto oggi a Memos l’economista Vladimiro Giacché, presidente del Cer (Centro Europa Ricerche) di Roma. L’altro ospite della puntata di oggi è stato lo storico e politologo, Gian Enrico Rusconi, studioso da anni della Germania. «Da quelle parole di Angela Merkel – racconta il professor Rusconi - emerge una totale identificazione della Germania con l’Europa. Merkel si è attribuita una nuova legittimità a parlare a nome dell’Europa. Secondo me i tedeschi hanno capito che devono abbandonare quella che fino a qualche settimana fa si chiamava austerità. Hanno colto, quasi istintivamente, la grande occasione costituita dal “nemico” (per modo di dire) Donald Trump. In questo modo la Germania ha ritrovato fiducia in se stessa. L’egemonia tedesca, fino a qualche settimana fa contestata, oggi ritorna fuori perfettamente rilegittimata». L’economista Giacchè e lo storico Rusconi sono intervenuti a Memos anche su altre questioni, comunque collegate alle dichiarazioni di Angela Merkel. Dal peso dello scontro commerciale tra Stati Uniti e Germania alla costruzione dell’esercito europeo; dal futuro del governo economico dell’Unione al ruolo del presidente francese Macron sulla scena europea e internazionale. Macron, un alleato obbligato, ma anche un concorrente insidioso per le aspirazioni globali della cancelliera tedesca.
A che gioco gioca la cancelliera tedesca Angela Merkel? Quale futuro immagina per l’Europa? E poi: Trump è un “nemico” del vecchio continente o degli interessi tedeschi? Le parole di Merkel pronunciate domenica scorsa a Monaco di Baviera, durante un comizio elettorale della dc bavarese, hanno aperto tutta una serie di interrogativi. Su quali siano le reali intenzioni della cancelliera, i suoi progetti sull’Europa e sulla futura collocazione internazionale della Germania. Cosa ha detto la cancelliera due giorni fa? “I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo, questo l’ho capito negli ultimi giorni. Noi europei dobbiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani”. Tradotto: Merkel non si fida degli Stati Uniti di Trump. E lo ha capito al G7 di Taormina nei giorni scorsi. L’Europa si dia da fare – e la Germania è già in prima fila – per disegnare il futuro dell’Unione. «Sono parole forti, evidentemente pesate. La cancelliera non è abituata a parlare a vanvera. “L’Europa deve fare da sé” è sicuramente un messaggio per un esercito europeo», ha detto oggi a Memos l’economista Vladimiro Giacché, presidente del Cer (Centro Europa Ricerche) di Roma. L’altro ospite della puntata di oggi è stato lo storico e politologo, Gian Enrico Rusconi, studioso da anni della Germania. «Da quelle parole di Angela Merkel – racconta il professor Rusconi - emerge una totale identificazione della Germania con l’Europa. Merkel si è attribuita una nuova legittimità a parlare a nome dell’Europa. Secondo me i tedeschi hanno capito che devono abbandonare quella che fino a qualche settimana fa si chiamava austerità. Hanno colto, quasi istintivamente, la grande occasione costituita dal “nemico” (per modo di dire) Donald Trump. In questo modo la Germania ha ritrovato fiducia in se stessa. L’egemonia tedesca, fino a qualche settimana fa contestata, oggi ritorna fuori perfettamente rilegittimata». L’economista Giacchè e lo storico Rusconi sono intervenuti a Memos anche su altre questioni, comunque collegate alle dichiarazioni di Angela Merkel. Dal peso dello scontro commerciale tra Stati Uniti e Germania alla costruzione dell’esercito europeo; dal futuro del governo economico dell’Unione al ruolo del presidente francese Macron sulla scena europea e internazionale. Macron, un alleato obbligato, ma anche un concorrente insidioso per le aspirazioni globali della cancelliera tedesca.
ADOLF HITLER raccontato da Gian Enrico Rusconi
LENI RIEFENSTAHL raccontata da Gian Enrico Rusconi
Quali conseguenze avrà la storica vittoria di Syriza in Grecia? La svolta ad Atene - con il primo governo europeo contrario alle politiche di austerità e allo stesso tempo favorevole all'euro - come verrà accolta a Bruxelles e Berlino? Le forze politiche e i governi guidati da leader dell'area del cosiddetto socialismo europeo (vedi Hollande e Renzi) saranno politicamente sensibili al caso greco, alla sinistra di Syriza al governo? Sono alcuni degli interrogativi che Memos ha girato ai suoi ospiti di oggi: Piero Bevilacqua, ordinario di storia contemporanea all'università La Sapienza di Roma. Ha osservato gli eventi di questi ultimi anni della Grande Recessione, anche in Europa, come una manifestazione di una crisi strutturale del capitalismo (“Il grande saccheggio”, 2011, è il titolo di un suo recente libro edito da Il Mulino). L'altro ospite è Gian Enrico Rusconi, professore emerito di scienza della politica all'università di Torino. Studioso della società tedesca e della storia della Germania, in particolare del Novecento. Ha insegnato anche alla Freie Universitaet di Berlino (“Cosa resta dell'Occidente”, 2012, Laterza).
Quali conseguenze avrà la storica vittoria di Syriza in Grecia? La svolta ad Atene - con il primo governo europeo contrario alle politiche di austerità e allo stesso tempo favorevole all'euro - come verrà accolta a Bruxelles e Berlino? Le forze politiche e i governi guidati da leader dell'area del cosiddetto socialismo europeo (vedi Hollande e Renzi) saranno politicamente sensibili al caso greco, alla sinistra di Syriza al governo? Sono alcuni degli interrogativi che Memos ha girato ai suoi ospiti di oggi: Piero Bevilacqua, ordinario di storia contemporanea all'università La Sapienza di Roma. Ha osservato gli eventi di questi ultimi anni della Grande Recessione, anche in Europa, come una manifestazione di una crisi strutturale del capitalismo (“Il grande saccheggio”, 2011, è il titolo di un suo recente libro edito da Il Mulino). L'altro ospite è Gian Enrico Rusconi, professore emerito di scienza della politica all'università di Torino. Studioso della società tedesca e della storia della Germania, in particolare del Novecento. Ha insegnato anche alla Freie Universitaet di Berlino (“Cosa resta dell'Occidente”, 2012, Laterza).
Quali conseguenze avrà la storica vittoria di Syriza in Grecia? La svolta ad Atene - con il primo governo europeo contrario alle politiche di austerità e allo stesso tempo favorevole all'euro - come verrà accolta a Bruxelles e Berlino? Le forze politiche e i governi guidati da leader dell'area del cosiddetto socialismo europeo (vedi Hollande e Renzi) saranno politicamente sensibili al caso greco, alla sinistra di Syriza al governo? Sono alcuni degli interrogativi che Memos ha girato ai suoi ospiti di oggi: Piero Bevilacqua, ordinario di storia contemporanea all'università La Sapienza di Roma. Ha osservato gli eventi di questi ultimi anni della Grande Recessione, anche in Europa, come una manifestazione di una crisi strutturale del capitalismo (“Il grande saccheggio”, 2011, è il titolo di un suo recente libro edito da Il Mulino). L'altro ospite è Gian Enrico Rusconi, professore emerito di scienza della politica all'università di Torino. Studioso della società tedesca e della storia della Germania, in particolare del Novecento. Ha insegnato anche alla Freie Universitaet di Berlino (“Cosa resta dell'Occidente”, 2012, Laterza).
..1-Usa: l'inverno rigido gela la crescita...Nel primo trimestre Pil in calo del 1 %...È la prima contrazione dal 2011. ..2-Ucraina: la mano tesa di maidan ai separatisti delle zone russofone. Da kiev il raccopnto della nostra inviata. ( Michela Sechi) ..3Presidenziali egiziane: nonostante lo smacco dell'affluenza, per Al Sisi è un plebiscito...( Laura Cappon ) ..4-l'obesità, epidemia globale: toccati dal problema 2 miliardi di persone. Il 60 % vive nei paesi in via di svillupo. ..5-l'europa, marine le pen e il mondiale in brasile: ..l'intervista di esteri a Daniel Cohn Bendit. ..6-Dien Bien Phu, 60 anni fa. La storia di Eateri. ..( Marcello Lorrai ) ..7-Le recensioni di Vincenzo Mantovani : 1914: attacco a occidente di Gian Enrico Rusconi. ....Esteri torna martedì 3 giugno !!!! .. ....
..1-Usa: l'inverno rigido gela la crescita...Nel primo trimestre Pil in calo del 1 %...È la prima contrazione dal 2011. ..2-Ucraina: la mano tesa di maidan ai separatisti delle zone russofone. Da kiev il raccopnto della nostra inviata. ( Michela Sechi) ..3Presidenziali egiziane: nonostante lo smacco dell'affluenza, per Al Sisi è un plebiscito...( Laura Cappon ) ..4-l'obesità, epidemia globale: toccati dal problema 2 miliardi di persone. Il 60 % vive nei paesi in via di svillupo. ..5-l'europa, marine le pen e il mondiale in brasile: ..l'intervista di esteri a Daniel Cohn Bendit. ..6-Dien Bien Phu, 60 anni fa. La storia di Eateri. ..( Marcello Lorrai ) ..7-Le recensioni di Vincenzo Mantovani : 1914: attacco a occidente di Gian Enrico Rusconi. ....Esteri torna martedì 3 giugno !!!! .. ....
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