La guerra in Israele, tra approfondimenti e riflessioni
Ieri sera Hamas ha diffuso i nomi delle quattro soldatesse israeliane che oggi verranno scambiate con prigionieri palestinesi. Si tratta delle ventenni Karina Ariev, Daniella Gilboa e Naama Levy nonché della diciannovenne Liri Albag. Il quotidiano “Times of Israel” denuncia che questa decisione rappresenterebbe una violazione dell'accordo sul cessate il fuoco che invece prevedeva il rilascio – nell'ordine – di donne civili, poi di soldatesse, quindi di anziani e malati.
Fra i migliaia di giovani accorsi al Nova Festival, in quello stramaledetto 7 ottobre 2023, ce n'era una di 22 anni di nome Yuval. Come tutti gli altri, anche lei era lì solo per divertirsi e ascoltare musica. Quando cominciò l'orrore, cercò riparo in un rifugio di fortuna assieme a una cinquantina di ragazze e ragazzi come lei.
I quattro soldati colpiti nella base Unifil di Shama dal tiro di razzi da 122 mm di Hezbollah non sono in pericolo di vita, ma testimoniano la pericolosità della situazione nel Sud del Libano.
L'Iran possiede le seconde riserve di gas naturale al mondo e le terze di petrolio, ma ciò nonostante non riesce a garantire ai suoi 90 milioni di abitanti una fornitura costante di energia elettrica.
Vi sarebbe un primo sì di Hezbollah alla proposta di tregua sponsorizzata dagli Stati Uniti, rappresentati in queste trattative dall'israelo-statunitense Amos J. Hochstein.
I segnali di disordine e ridotte capacità offensive delle file di Hezbollah sono stati smentiti dai nuovi attacchi dell'organizzazione suprematista sciita contro Israele negli ultimi sette giorni.
Migliaia di ore di prigionieri palestinesi torturati, ma non si tratta di un leak da una prigione israeliana. Non che non siano accadute tali evenienze, come nella famigerata prigione di Sde Teiman nel deserto del Neghev. Stavolta però i video vengono dalla Striscia, da prima che scoppiasse quest'ultima guerra.
Bombe sulla Striscia di Gaza, combattimenti nelle cittadine del meridione libanese, cannoni ad acqua contro i manifestanti a Gerusalemme e Tel Aviv. Nessuno può negare che Israele stia attraversando uno dei momenti più strani della sua storia, ormai impegnata in una guerra su otto fronti.
Gerusalemme - La vittoria di Trump arriva il giorno dopo il licenziamento del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant da parte del premier Benjamin Netanyahu. I media locali e gli stessi israeliani sono pertanto ancora occupati a pensare al significato e all'impatto che può avere l'uscita di Gallant dal governo durante una guerra ancora in corso. La notizia della vittoria di Trump non è secondaria ma non pare essere nemmeno la notizia del giorno. Verso le ore 12 di ieri la prima notizia sul sito del quotidiano israeliano "Ynet" erano i missili con i quali gli Hezbollah dal Libano avevano fatto scattare l'allarme a Tel Aviv, creando danni anche vicino all'aeroporto "Ben Gurion". La vittoria di Trump era stata invece collocata in basso. Per adesso, infatti, la guerra è l'unica notizia.Gerusalemme - La vittoria di Trump arriva il giorno dopo il licenziamento del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant da parte del premier Benjamin Netanyahu. I media locali e gli stessi israeliani sono pertanto ancora occupati a pensare al significato e all'impatto che può avere l'uscita di Gallant dal governo durante una guerra ancora in corso. La notizia della vittoria di Trump non è secondaria ma non pare essere nemmeno la notizia del giorno. Verso le ore 12 di ieri la prima notizia sul sito del quotidiano israeliano "Ynet" erano i missili con i quali gli Hezbollah dal Libano avevano fatto scattare l'allarme a Tel Aviv, creando danni anche vicino all'aeroporto "Ben Gurion". La vittoria di Trump era stata invece collocata in basso. Per adesso, infatti, la guerra è l'unica notizia.
La nomina del nuovo segretario generale di Hezbollah Naim Qassem non è un segno di vitalità per l'organizzazione libanese di suprematisti sciiti.
La vittoria totale di Israele contro Hamas prevede la devastazione del suo quadro politico, oltre che militare. Per questa ragione è lecito ancora attendersi uccisioni mirate contro personalità di spiccodella milizia palestinese.
C'è un modo per riportare indietro gli ostaggi. Questo approccio ha maggiori possibilità di successo rispetto alla politica attualmente adottata dal governo israeliano.
L'attacco che Israele sta preparando contro l'Iran, in risposta a quello balistico iraniano del primo ottobre scorso, potrebbe essere un'oppor tunità per le varie etnie iraniane d'insorgere contro il regime islamico.
Un cambio di regime in Iran potrebbe favorire la creazione di un nuovo ordine in Medio Oriente e coniugare il diritto israeliano di vivere in pace con il desiderio di libertà degli iraniani.
Gli USA e un piano questa volta forse possibile. Come il Libano può risorgere sfruttando a suo favore questa guerra.
Nel conflitto regionale attualmente in corso in Medio Oriente, lo scontro fra Gerusalemme e Teheran passa per Dahiyeh. La traduzione di questo nome è letteralmente “sobborgo Sud di Beirut”, strategico perché tagliato dall'autostrada M51 che connette il centro all'aeroporto capitolino “Rafic Hariri”.
Ormai ci siamo: il countdown per le elezioni presidenziali americane è partito. Due settimane esatte dal momento in cui leggerete queste righe. Due settimane in apnea, con il mondo freezato, in attesa di sapere. In Ucraina e Medio Oriente tutte le parti in causa si muovono o non si muovono in funzione di ciò che accadrà il 5 novembre. Che vinca Trump o Harris non sarà l'Armageddon ma cambierà potenzialmente tanto
La lista dei possibili pretendenti per ricoprire il ruolo di Yahya Ibrahim Hassan Sinwar è di soli sei membri. Ucciso in un banale scontro con la Brigata israeliana “Bislamach” nel Sud della Striscia di Gaza insieme al comandante del Battaglione “Tel al-Sultan” di Hamas mentre provava probabilmente a fuggire verso l'Egitto con documenti contraffatti e molto denaro, il sanguinario regista dietro la dittatura paramilitare che governa la Striscia di Gaza non sembra abbia lasciato indicazioni dirette sulla sua successione.
Il dittatore militare della Striscia di Gaza è morto nella stessa guerra disastrosa che ha scatenato fra la sua gente e lo Stato d'Israele, l'ennesima nella storia sanguinosa di questa parte di mondo.
L'Arabia Saudita riteneva questo momento storico proficuo per sferrare un colpo letale all'Iran, suo avversario strategico a cui contende la leadership del mondo musulmano. Aveva imbastito una tela diplomatica con Israele – mediata dagli Stati Uniti tramite gli Accordi di Abramo – tale da stringerci proficui accordi nell'ambito della cooperazione economica, energetica e commerciale.
La commermazione del bombardamento a Gorla, sullo stabilimento Breda a Milano dove morirono 184 bambini dopo il lancio sbagliato di un aereo americano, richiama alla mente quanto sta avvenendo in Israele. Non seguire i consigli di chi conosce il passato e le conseguenze nefaste che alcune decisioni sbgaliate possono portare con loro può condurre a una sola cosa: all'odio. In primis verso Israele.
Gerusalemme – Il conflitto attuale in Medio Oriente non è, come a molti piace semplificare, uno scontro «tra arabi ed ebrei». È piuttosto in atto una guerra che contrappone gruppi terroristici islamisti a Israele, che rappresenta i valori dell'Occidente collettivo.
Ciò che ha preceduto la partita di Nations League della nazionale italiana di calcio contro Israele, ieri sera a Udine, è la dimostrazione plastica, la più precisa e dolorosa, di ciò che ripetiamo ormai da tempo: la sconfitta di Israele nei cuori.
Se il fallimento della missione Unifil legata alla risoluzione Onu 1701 del 2006 è ormai conclamato forse la causa è da ricercare nel multiconfessionalismo libanese degenerato in settarismo a suon di guerre civili e cattive influenze dei vicini, piuttosto che in una forza di peacekeeping.
Continuano da parte israeliana gli attacchi alle posizioni Unifil, la forza Onu stanziata nel Sud del Libano: anche ieri i militari di Tsáhal, l'Armata di difesa d'Israele, hanno attaccato due postazioni dei caschi blu.
Grave attacco israeliano alle postazioni Unifil nel Sud del Libano. Ieri un carro armato Merkava ha infatti colpito, pare deliberatamente, una torre d'osservazione del centro di comando Unifil a Naqura. Due soldati della missione Onu in Libano sono rimasti quindi feriti, sebbene non gravemente. Non si è trattato dell'unico incidente.
Il film d'animazione “Valzer con Bashir”, diretto da Folman racconta la sua esperienza di ricostruzione mnemonica del suo personale trauma di guerra. Uscito nel 2008, in concomitanza con una sua versione a fumetti e a ridosso di un'altra invasione di Gerusalemme nel Sud del Libano, la pellicola conserva intatta la sua forza.
La posizione degli ebrei russi, di quelli che non sostengono la guerra in Ucraina, è più che mai complicata. Molti di loro preferiscono addirittura trasferirsi in Israele, nonostante il momento drammatico che sta vivendo il Paese, pur di non rimanere in Russia. Le storie di alcuni di loro in questo podcast.
La commemorazione di ieri a Roma el 7 ottobre a cui ha preso parte la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata un momento toccante e da non mancare. Giusto dare un segnale e ricordare da che parte sta la giustizia e la democrazia che non significa non condannare le scelte sbagliate di Netanyahu.
L'avvilente campagna di disinformazione che ha coinvolto piazze e università ha fatto sì che il massacro del 7 ottobre – costato l'uccisione di 1.200 ebrei, il ferimento di altri 4mila e la cattura di 250 ostaggi, oltre a indicibili atrocità per donne e bambini – fosse rappresentato come un ‘atto di resistenza' e offuscato dalle accuse rivolte a Israele di aver reagito causando distruzioni e 42mila morti fra la popolazione civile, tra cui molti bambini. In pochi hanno rimarcato la responsabilità di Hamas che ha utilizzato i palestinesi come scudi umani e ha sconfessato il modello quietista annunciato nel 2017 con le modifiche allo Statuto originario.
I manifestanti sventolavano la bandiera gialla di Hezbollah e scandivano il nome di Hassan Nasrallah. Per le autorità australiane è abbastanza: la polizia federale ha avviato un'indagine «su larga scala» per individuare «almeno sei soggetti» che la scorsa domenica hanno mostrato i simboli del gruppo terroristico libanese durante un corteo a Melbourne.
Il 7 ottobre, di cui lunedì cade il primo anniversario, ha segnato una demarcazione tragica enon reversibile nel duello fra Israele e Iran, fra democrazia e fondamentalismo: ne resterà soltanto uno.
Al tavolo delle solite chiacchiere mancava giusto la diplomazia retroattiva e fuori sincrono rispetto alla realtà dell'ex presidente socialista francese François Hollande.
Dil via all'operazione di terra in Libano delle forze di Tel Aviv, è arrivata la reazione dell'Iran con la pioggia di missili sul territorio israeliano. Ma c'è stato anche un botta e risposta fra Benjamin Netanyahu e il portavoce del quartier generale delle Forze armate iraniane. L'intervista a Tiziano Marino, analista del Centro Studi internazionali (CeSI) ed esperto di Iran.
Gerusalemme – In poco più di sei mesi Israele è stata attaccata due volte dalla Repubblica Islamicadell'Iran. Chi ha potuto è andato nel mammad, una stanza rafforzata che quasi tutte le nuove abitazioni israeliane hanno in casa.
L'odio non porta mai nulla di buono con sé. Mai si sarebbe pensato di poter tornare indietro a livelli di antisemitismo che appartenevano a un passato oscuro e vergognoso e invece, soprattutto tra i più giovani, stiamo assistendo a un ritorno di intolleranza verso il popolo ebraico. Noi che abbiamo studiato e capito, abbiamo il dovere di spiegare chi ha sbagliato cosa. Il pezzo di apertura di oggi è “Odiatori” a firma del direttore Fulvio Giuliani.
La scena ripresa da una telecamera di Gerico è grottesca: un gazeo fuggito dalla guerra tra Hamas e Israele sta attraversando una strada della città cisgiordana quando il corpo centrale di un missile balistico intercettato dall'antiaerea israeliana gli si schianta addosso.
Solo la disperazione, l'impotenza, la necessità di dare un messaggio può aver spinto l'Iran a una mossa come quella di ieri
Si possono avere le idee più diverse ed esprimere i più diversi giudizi sulla sua politica interna, ma Israele non è e non deve restare solo
Il nostro quotidiano è stato ospite della cerimonia ufficiale del 76° anniversario della Dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele e del 75° delle relazioni diplomatiche fra Italia e Israele
Gli alleati di Israele, a cominciare da quello più importante, non si riconoscono nella strategia del governo Netanyahu e nella visione apocalittica dell'ultradestra
Cosa cambia riuscire a risalire cosa sia successo a Gaza in cui, in un solo giorno, hanno perso la vita oltre cento persone? Dove sta andando Israele, nelle mani di Benjamin Netanyhau?
Sta ponendo diversi interrogativi l'elezione come vicepresidente della Corte internazionale di giustizia dell'Aja di Julia Sebutinde, proprio l'unico giudice che aveva espresso la dissenting opinion sulle misure provvisorie da applicare a Israele in forza della Convenzione sul genocidio. L
Navi alla deriva, attacchi terroristici, abbordaggi, droni abbattuti e bombardamenti: la guerra delle Porte del Lamento, lo stretto marittimo che collega il Mar Rosso al Golfo di Aden (e così all'Oceano Indiano) procede ininterrotta dal 19 ottobre dello scorso anno. Gli Huthi colpiscono anche le navi umanitarie.
Un "passaggio sicuro" nel Mar Rosso per le navi russe e cinese. Parola di Houthi.
A oltre 100 giorni dall'inizio del conflitto a Gaza, l'allargamento dello scontro da Israele e la Striscia appare inevitabile, ma soprattutto sembra avere un'unica regia: l'Iran. La giornalista Eleonora Lorusso intervista Arduino Paniccia, analista, opinionista e scrittore, già consulente per agenzie Onu, esperto Ispi e nonché fondatore dell'Asce – Scuola di Competizione Economica Internazionale (ex Scuola di guerra).
Si possono avere i più diversi giudizi sul governo israeliano e sulla sua condotta, ma resta l'abissale differenza: Israele è una democrazia e riconosce il diritto internazionale; la Russia è una dittatura e riconosce soltanto l'uso della forza
Il Sudafrica, storico sostenitore della causa palestinese, ha accusato di "genocidio" Israele in una lunga istanza ascoltata dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aia
Il diplomatico palestinese Osama Al-Ali vuole che Hamas termini la guerra
L'agricoltura israeliana ha subìto un duro colpo dopo l'inizio della guerra. In particolare i produttori nel Sud del Paese, al confine con Gaza, sono al collasso. Il 7 ottobre Hamas ha massacrato più di trenta lavoratori thailandesi (altri venti mancano ancora all'appello) e ne ha rapiti trentadue (liberati dopo quasi due mesi di prigionia grazie a un accordo mediato dall'Iran e dall'Egitto).
L'unico modo per mettere fine a questa guerra è capire che il vero nemico è il Qatar. Fino a quando Hamas continuerà a ricevere finanziamenti da Doha, il movimento terroristico continuerà resistere.