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L'immagine che apre la giornata non è un cratere, ma un ragazzo in smoking. Il videoreporter palestinese Mahmoud Wadi, ucciso da un drone israeliano a Khan Younis mentre filmava le rovine con lo stesso strumento con cui, fino a un anno fa, riprendeva matrimoni. La foto elegante accostata al giubbotto “PRESS” sul suo corpo ricomposto è il promemoria più crudele di cosa significhi raccontare Gaza. Nel resto della Striscia le agenzie contano altre vittime, mentre in Cisgiordania l'esercito fa esplodere la casa del detenuto Abdul Karim Sanoubar, evacuando tredici famiglie: una punizione collettiva che si aggiunge a un territorio ormai trasformato in un mosaico di demolizioni, retate, checkpoint. Ma oggi il centro politico arriva da Ginevra. Il Comitato ONU contro la tortura parla di una «politica di fatto di tortura organizzata e diffusa» da parte di Israele. Non più abusi isolati: una struttura. Nel rapporto compaiono pestaggi sistematici, attacchi con cani, waterboarding, elettroshock, violenze sessuali, amputazioni dovute a cure negate. E un dato che inchioda: almeno 98 palestinesi morti in custodia nell'ultimo anno, una mortalità che per gli esperti è “indicatore diretto” dell'uso della violenza negli interrogatori. Il dossier apre un fronte internazionale delicatissimo e rischia di spingere gli Stati membri verso indagini sui vertici politico-militari israeliani, mentre la Corte penale internazionale lavora su un fascicolo parallelo. Intanto l'Europa continua a chiedere de-escalation senza toccare i rapporti militari con Tel Aviv, e l'Italia tace anche davanti alla parola più pesante pronunciata dall'ONU: tortura come categoria strutturale. Per questo oggi lo smoking di Wadi pesa più di una statistica: ogni cronista che cade porta via un pezzo della verità che potrebbe finire davanti ai giudici. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Tre attivisti italiani feriti dai coloni in Cisgiordania. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Dopo giorni di fortissime inondazioni nel sud-est asiatico, sono quasi 1000 le persone rimaste uccise e altre 400 disperse tra Indonesia, Thailandia e Sri Lanka. A tutto questo, nelle Filippine si aggiunge la rabbia per la corruzione politica che ha disperso molti fondi che servivano nella prevenzione e adattamento climatico. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto la presidente Herzog la grazia per tutti i suoi processi per corruzione, partiti nel 2020 e che minano la sua carriera politica futura. Intanto proseguono gli attacchi a Gaza e in Cisgiordania, e anche 3 volontari italiani sono stati attaccati da coloni. Con oltre 100 kayak per bloccare navi che trasportano carbone: anche ieri si è ripetuta – un anno dopo – la protesta in Australia per mettere l'attenzione sull'impatto climatico del terzo esportatore di carbone al mondo. Puntata speciale “Il clima ha bisogno di una buona storia” con Marina Pierri e Severine Petite del Torino Film Lab Puoi scriverci a podcast@lifegate.it e trovare tutte le notizie su www.lifegate.it.
A Rafah è tornato a muoversi qualcosa che somiglia più a un'ombra che a un'esercitazione: l'Idf manda droni e pattuglie di ricognizione per “mappare” i tunnel attivi, mentre migliaia di sfollati provano a restare in piedi dentro una tregua che non protegge nessuno. Nel bollettino dell'Oms c'è l'altra verità della pausa armata: le infezioni respiratorie nei campi di Rafah e Deir al-Balah sono aumentate del dodici per cento in una settimana, i bambini respirano polvere, muffa, fuochi improvvisati. È la guerra che continua da dentro, anche senza bombe. A Gerusalemme rimbalza lo scontro tutto interno: Itamar Ben-Gvir accusa l'esercito di “cedere ai mediatori”, pretende di tornare all'offensiva larga senza condizioni. Dall'altra parte dell'oceano gli Stati Uniti fanno filtrare che non sosterranno alcuna ripresa se Netanyahu non mostra un piano politico per il dopo, come se il dopo non fosse già stato incendiato da quattordici mesi di devastazione. La tregua non arriva nemmeno in Cisgiordania. A Ein al-Duyuk, vicino a Gerico, coloni mascherati hanno fatto irruzione nella casa dove dormivano volontari internazionali: tre italiani e un canadese feriti, telefoni rubati, una fuga nella notte. Erano lì per accompagnare pastori e bambini nei villaggi sotto assedio quotidiano. Il ministro Antonio Tajani parla di episodio “gravissimo”, ma intanto aggiunge che l'Italia dovrà “monitorare” gli aiuti umanitari per verificarne l'uso. Qui la parola “controllo” pesa più della condanna. Gaza resta sospesa tra tunnel e malattia, Israele litiga sul dopo senza vedere il presente, la Cisgiordania brucia nella notte mentre colpisce anche chi prova solo a proteggere. E l'Italia, che si dice presente per la pace, sembra soprattutto preoccupata di non disturbare nessuno. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Oggi proviamo a capire che cosa è successo davvero con il taglio improvviso ai fondi per le Comunità Energetiche: perché il governo ha ridotto di oltre la metà il budget, che ruolo ha giocato il GSE e cosa rischiano ora i progetti già avviati. In chiusura uno sguardo al mondo: Trump che “chiude” lo spazio aereo sopra il Venezuela, l'Ucraina che colpisce per la prima volta le petroliere della shadow fleet russa e Netanyahu che chiede la grazia mentre in Cisgiordania vengono aggrediti quattro attivisti, tra cui tre italiani.INDICE:00:00:00 - Sommario00:00:56 - Il pasticcio del governo sulle comunità energetiche00:22:53 - Altre notizie veloci dal mondoFonti: https://www.italiachecambia.org/podcast/governo-comunita-energetiche/Iscriviti alla newsletter: https://bit.ly/3ZcEwVuoi sostenere Io Non Mi Rassegno? Abbonati a Italia che Cambia.
Tre italiani, volontari internazionali, sono stati vittime la scorsa notte di un'aggressione da parte di coloni israeliani presso i loro alloggi vicino Gerico, in Cisgiordania. Lo conferma la Farnesina in una nota sottolineando che non hanno ferite gravi.
Jenin è il punto da cui si deve partire oggi. Il video che circola da ieri mostra due uomini che escono da un garage con le mani alzate, la maglietta sollevata per mostrare il ventre nudo, nessuna minaccia. Poi li costringono a inginocchiarsi, li colpiscono, li trascinano qualche metro e li finiscono a terra. Le “indagini interne” annunciate da Israele valgono quanto valgono sempre: un tempo morto che serve a spegnere l'attenzione finché il silenzio torna utile. Intorno, la solita claque di ministri che chiama «eroi» i soldati e «terroristi» i cadaveri. Nelle stesse ore, in Cisgiordania, i blindati entrano e escono dai villaggi come fosse un diritto naturale. Arresti a decine, case perquisite, adolescenti portati via di notte. Da Tubas arrivano le immagini delle strade sfondate dai bulldozer e dei corpi feriti sulle barelle improvvisate. È la guerra che continua oltre la guerra, senza tregue ufficiali da sventolare. Fuori dalla Palestina il fronte non si allenta. Nel sud della Siria un raid ha colpito un edificio residenziale causando vittime civili, mentre nel sud del Libano le famiglie restano sospese sotto il rumore costante dei droni. Le mappe diplomatiche parlano di stabilizzazione; la geografia reale racconta un'altra storia, fatta di quartieri sventrati e funerali senza telecamere. E poi c'è la vicenda del sedicenne palestinese-americano liberato ieri dopo mesi di detenzione militare. Esce dimagrito, con la pelle segnata dalla scabbia, dopo un patteggiamento costruito sulle accuse di sempre. La versione ufficiale parla di “ordine pubblico”. Il suo corpo racconta un'altra definizione. Intanto la giornata politica si appunta sul viaggio del papa ad Ankara, sulle parole di Erdogan, sugli appelli alla pace. Belle cornici, ma fragili come carta bagnata se messe davanti alla sequenza di Jenin. È questo il paradosso delle ultime ore: mentre tutti rivendicano un ruolo da mediatori, l'unica immagine davvero nitida è quella di due uomini stesi a terra che non si rialzano più. E forse da lì bisogna ripartire, ogni giorno. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Le agenzie raccontano che “la fase uno è chiusa”, che “le scuole riaprono” e che al Cairo si discute della “Gaza del futuro”. È la diplomazia che tenta di costruire una scenografia di normalità mentre sul terreno niente assomiglia a una tregua. Oggi Amnesty International rompe l'incantesimo: dice esplicitamente che il genocidio non si è fermato, nemmeno dopo il cessate il fuoco. Contano 327 palestinesi uccisi nelle ultime settimane, 136 sono bambini. E ricordano che un genocidio non è solo una strage: è negare le condizioni di vita. Lì dentro, dicono, questo continua. Le immagini che arrivano da Gaza confermano il resto. L'UNRWA parla di “spazi di apprendimento temporanei”: cortili senza muri, tende sfondate, bambini seduti su pietre circondati da edifici pericolanti. La normalità qui esiste solo nei comunicati stampa delle capitali europee. Intanto, il negoziato si inceppa perché il punto non è più lo scambio di ostaggi: è chi controllerà Gaza. Israele rifiuta ogni ipotesi di governance internazionale, rifiuta la forza multinazionale, rifiuta l'ANP. Senza quella risposta, dicono le stesse fonti del Cairo, la “fase due” resterà un titolo di giornale. E poi c'è la Cisgiordania, che racconta da sola come appare il presente mentre tutti parlano del futuro. A Masafer Yatta i coloni rubano il somaro a una famiglia palestinese. Un animale trascinato via da uomini armati, sotto lo sguardo dell'esercito. È la fotografia più sincera della regione: l'occupazione ridotta in gesto quotidiano, non in teoria diplomatica. L'ex soldato Avner Gvaryahu, in un'intervista tornata virale, parla del sistema dall'interno: mappe, target, case segnate come coordinate da colpire. Non la retorica della “moralità”, ma l'architettura della paura. La distanza tra ciò che raccontano i tavoli negoziali e ciò che accade davvero è tutta qui: mentre il mondo discute della Gaza che verrà, a Gaza e in Cisgiordania continua ciò che è sempre stato. Una violenza così ordinaria che molti, ormai, preferiscono non guardarla più. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
1) 25 novembre, quando lo stupro è un'arma di guerra. Nel Sudan sconvolto dalla più grave crisi umanitaria al mondo, migliaia di donne e bambini sono vittime di violenza di genere. (Stefano Piziali - Cesvi) 2) Ucraina, mentre i negoziati per un accordo tra Mosca e Kiev continuano, il piano per la pace Statunitense spacca l'amministrazione americana. (Roberto Festa) 3) La peggiore crisi economica mai registrata. L'occupazione israeliana in Cisgiordania e la distruzione e Gaza hanno provocato un crollo senza precedenti nell'economia palestinese, riportando il paese indietro di decenni. (Allegra Pacheco - West Bank Protection Consortium) 4) “A Dankirque non si vive, si sopravvive”. Sulle coste francesi la situazione umanitaria delle persone migranti peggiora giorno dopo giorno e lo stato non si assume le sue responsabilità. (Veronica Gennari) 5)Lo scandalo di pedofilia che ha sconvolto il vescovo di Cadice è un caso senza precedenti nella chiesa spagnola. (Giulia Maria Piantedosi) 6) Rubrica sportiva. Dopo 52 anni, la nazionale di calcio di Haiti si qualifica per i mondiali. Un risultato storico e prezioso per un paese distrutto dalla violenza. (Luca Parena)
Voi credereste a una tregua che ogni notte lascia nuovi morti? Nelle ultime ventiquattro ore le agenzie parlano di almeno 24 palestinesi uccisi nei raid israeliani su Rafah, Deir al-Balah, Gaza City. A Rimal un'auto colpita è diventata un cratere: secondo l'ospedale Shifa undici morti e oltre venti feriti, molti bambini. A Nuseirat un'unica esplosione ha cancellato tre generazioni della famiglia Abu Shawish. Voi credereste a una tregua mentre una delegazione di Hamas siede al Cairo per discutere la de-escalation e, nelle stesse ore, Netanyahu dichiara che «Hamas viola la tregua» e che Israele «agirà comunque»? È il consueto schema: la diplomazia parla, le bombe parlano più forte. Voi credereste a una tregua mentre all'ONU solo Stati Uniti, Israele e Argentina votano contro la risoluzione che chiede di prevenire tortura e trattamenti degradanti? Se il principio viene respinto, la pratica diventa più libera, più impunita. E mentre il mondo finge di vedere un cessate il fuoco, la Cisgiordania continua a scorrere fuori quadro: più di mille palestinesi uccisi dal 2023, 217 bambini, secondo B'Tselem. Nelle ultime ore Israele ha colpito anche Beirut, uccidendo un dirigente di Hezbollah in un raid che Washington dice di non aver autorizzato. Il fronte non si chiude: si allarga. Voi ci credereste a una tregua così? Ecco: non credeteci. Non chiamatela tregua, non permetteteglielo. E chiedete al mondo di alzare gli occhi su questo genocidio lento, lasciando perdere qualsiasi narrazione cosmetica. Per questo tutti gli occhi devono restare su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
In questo episodio di Voci che non tremano attraversiamo Gaza, la Cisgiordania, il Libano e Sarajevo per raccontare ciò che la retorica internazionale continua a chiamare “conflitto”, ma che resta un genocidio documentato ogni giorno da droni, testimonianze e rapporti indipendenti.Dalle piogge devastanti che allagano tende e rifugi, agli aiuti umanitari bloccati nonostante un cessate il fuoco che non cessa; dal muro che Israele sta costruendo al confine col Libano, fino ai coloni in Cisgiordania che avanzano come strumento strategico di occupazione.Parliamo dell'inchiesta su Sarajevo: del turismo macabro durante la guerra bosniaca, dei “cecchini per un giorno”, e del modo in cui lo sguardo occidentale continua a feticizzare la sofferenza altrui, allora come oggi.Una puntata politica, diretta, senza neutralità... perché la neutralità, davanti alle violazioni, non è un'opzione.Con una testimonianza audio da Gaza e un focus sulle responsabilità storiche e contemporanee.Perché raccontare è già resistere.LINK UTILI:Piogge e devastazione a GazaRisoluzione Onu su GazaCisgiordaniaTemporary International force in GazaInchiesta sarajevoLibano e il muro oltre la linea bluReport General Assembly UN 07/2025Episodio Scanner Valerio Nicolosi
Chissà se un giorno ci vergogneremo di avere visto passare un genocidio e dopo averlo ignorato abbiamo cominciato a chiamarlo tregua. A Gaza i numeri arrivano prima delle giustificazioni: 33 palestinesi uccisi, tra cui dodici bambini, in una serie di raid che il Qatar definisce «una pericolosa escalation» capace di far saltare l'accordo appena scritto. La “pax” imposta dalla diplomazia non regge più di un ciclo di bombardamenti. Nel frattempo il lessico si muove. L'ambasciatore Usa Mike Huckabee parla di «terrorismo» riferendosi all'ultima ondata di violenze dei coloni in Cisgiordania. È un fatto politico enorme. Ma subito dopo ridimensiona: li chiama «giovani arrabbiati», un modo gentile per non incrinare l'immagine del fronte che la risoluzione dell'Onu vorrebbe trasformare in architrave della nuova Gaza. E mentre si discute di definizioni, il rapporto Framing Gaza mostra come la parola “terrorista” venga applicata ai palestinesi con una frequenza sistematica, mentre la violenza israeliana continua a essere incorniciata come autodifesa. La tregua, persino nel linguaggio, resta asimmetrica. Sul fronte umanitario l'Oms riesce a vaccinare diecimila bambini in otto giorni. È una corsa contro il rumore dei droni: si inocula finché il cielo resta fermo, poi si chiude tutto e si aspetta. Le stesse ore consegnano nuovi piccoli morti dalle macerie di Khan Younis e Bani Suheila. Siringhe e bombe convivono dentro lo stesso calendario. A Bruxelles il gruppo dei donatori discute la “ricostruzione” e l'Italia propone l'addestramento della futura polizia di Gaza fuori da Gaza. Si parla di sicurezza, mai di occupazione. Non c'è una tregua da interpretare: ci sono fatti che continuano a produrre vittime, e un lessico internazionale che inseguendo gli equilibri finisce per ignorarle. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
1) La vita in Cisgiordania occupata tra posti di blocco, la violenza dei coloni e dell'esercito e le umiliazioni quotidiani. La testimonianza della nostra inviata dalla zona di Hebron. 2) Stati Uniti – Arabia Saudita: in diretta dalla Casa Bianca gli affari miliardari tra Donald Trump e il Principe Bin Salman. 3) Ucraina. Zelensky oggi a Madrid. Rimane intatta la solidarietà del governo Sanchez con Kiev. 4) Casino Totale. Vertice all'Eliseo sul narcotraffico a Marsiglia. Il punto di Esteri 5) Diritto all' Asilo. Il copia incolla del governo laburista dei peggiori testi della destra britannica. 6) Rubrica sportiva. Nei paesi baschi partita storica e indimenticabile per Gaza e la Palestina. Oggi si replica in Catalogna.
Le prime piogge sono arrivate a Gaza come un'altra forma di assedio. Le tende si riempiono d'acqua, le latrine tracimano, gli sfollati spostano i materassi da un angolo all'altro per salvarli dall'umidità. L'85% delle infrastrutture idriche e fognarie è distrutto e l'inverno entra da ogni fessura mentre la tregua del 10 ottobre resta una parola che non riesce a proteggere nessuno. Dentro questa pausa armata si è disegnata la nuova geografia del dopoguerra: la “Yellow Line” che taglia la Striscia da nord a sud, la metà orientale sotto controllo militare, la metà occidentale lasciata alla sopravvivenza tra tende e macerie. In quaranta giorni di “cessate il fuoco” sono stati uccisi centinaia di palestinesi in scontri, raid isolati o colpi sparati ai checkpoint. È un conflitto che ha cambiato intensità, non logica. Fuori dal cono di luce delle trattative internazionali, la Cisgiordania scivola in una routine di violenza che nessun tavolo diplomatico riesce a nominare. A Salfit una moschea è stata incendiata dai coloni; nei villaggi gli ulivi vengono sradicati durante la raccolta; a Nablus e Hebron gli attacchi notturni sono ormai un'abitudine. Le ONG documentano pestaggi, incendi, aggressioni: un sistema di impunità che si consolida mentre la comunità internazionale discute di “stabilizzazione”. A New York le grandi potenze trattano modelli di controllo, forze straniere, governance futura. Intorno alle parole “pace duratura” si muove un laboratorio geopolitico che somiglia poco alla vita dei campi allagati, delle fogne rotte, dei valichi dove i camion degli aiuti entrano col contagocce. Il diario di oggi finisce dove inizia il paradosso: si disegna il futuro di Gaza senza guardare a Gaza. In quelle tende fradice, sotto quella pioggia sporca, c'è già la risposta che nessuna risoluzione riesce a vedere. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Raid in Cisgiordania, alle fiamme una moschea. Venezuela: Operazione Southern Spear: l'ombra lunga della guerra nel continente.Africa, colera fuori controllo: l'epidemia peggiore degli ultimi 25 anni.Sarajevo, la caccia all'uomo: l'inchiesta sugli sniper italiani ‘turisti di guerra.La Corea del Sud si ferma per l'esame di ammissione all'università.Giappone: il primo parco a tema Pokémon diventa realtà. Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli Introduzione: La marea che sale: le voci degli sfollati climatici a COP30
La Conferenza Nazionale sulle Droghe e la contro-Conferenza. L'ospedale di Menaggio e i progetti che vedono l'ingresso dei privati nella gestione. Un medico che conosce molto bene la Cisgiordania. Aggiornamenti su Uonpia di viale Tibaldi e convenzione Asst Lecco e clinica San Martino di Malgrate.
Nel documento interno della brigata Givati trapelato ieri c'è una riga che racconta più di molte conferenze stampa. Il 19 novembre 2024 un corrispondente militare parla di «circa 40 terroristi» uccisi mentre tentavano di fuggire da Jabalia sotto pioggia e nebbia. Nel foglio Excel ufficiale, però, quel giorno i morti registrati sono dieci, due il giorno prima. Trenta persone che scompaiono nella contabilità della guerra, inghiottite da una parola che le assorbe tutte: «terrorista». È in quella discrepanza che si vede come una tregua possa convivere con un archivio che continua a cancellare. Sul terreno la tregua resta una formula diplomatica. A Beit Lid, in Cisgiordania, oltre cinquanta coloni mascherati hanno incendiato camion, terre agricole, una fabbrica, ferendo quattro palestinesi. Nelle agenzie scorrono altre violenze: una moschea bruciata nel nord, scritte razziste, minacce persino ai soldati israeliani. A Gaza i raid su Khan Yunis e Beit Lahia continuano a intermittenza: un morto a Jabalia, demolizioni di siti definiti “oltre la Linea Gialla”. Il senatore Rubio avverte che la violenza dei coloni può far saltare la tregua, mentre nello stesso giorno invoca una forza multinazionale di “stabilizzazione”. Due piani paralleli che non si toccano. Nei palazzi, infatti, si lavora sulla narrazione. Il G7 Esteri in Canada dice di occuparsi di «Gaza e tensioni emergenti», mentre Trump scrive a Herzog chiedendo la grazia per Netanyahu in pieno processo. Macron autorizza le aziende israeliane della difesa al salone di Parigi. In Italia si parla sempre meno delle violazioni della tregua e il silenzio del governo. Resta la stessa lezione: nei conflitti e nelle politiche, ciò che non viene registrato smette di esistere. A Gaza e in Cisgiordania spariscono vite; altrove spariscono responsabilità. Il metodo è identico: correggere i numeri e sperare che il mondo guardi altrove. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
1) Cisgiordania occupata. I palestinesi non hanno nessuno su cui contare. Oggi l'esercito israeliano anon ha ucciso due bambini a Beit Ummar, a nord di Hebron. 2) Stati Uniti. Le mail di Epstein sempre di più una spina al fianco di Donald Trump. 3) Parigi, 13 novembre 2015. dieci anni fa l'attacco dell'Isis alla generazione Bataclan. 4) Belem2025. Nella prima bozza della Cop 30 una roadmap per l'uscita graduale dai combustibili fossili entro un decennio. (Alice Franchi intervista Sara Segantin) 5) World Music. “Diamanti neri“ il nuovo album della sudanese Amira Kheir.
Donne e uomini palestinesi vittime di violenze sessuali e torture nelle carceri israeliane, Israele sotto accusa ONUTrump chiede la grazie per NetanyahuEpstein e Trump, nuove email riaccendono il casoGrecia, naufragio a sud di Gavdos: tre morti e oltre cinquanta sopravvissutiFrancia, l'Assemblea Nazionale sospende la riforma delle pensioni di Macron. Oggi la commemorazione per i dieci anni dall'attacco terroristico del BataclanBrasile, tensioni alla COP30 di Belém: indigeni bloccati fuori dalla Green ZoneSudan, lo stupro è un'arma di guerra deliberata: i racconti delle donne sopravvissute al massacro di Al-FashirRyanair dice addio alle carte d'imbarco stampate — e quasi 2.000 passeggeri non lo sapevano
Gaza conta ancora i dispersi. Nel quartiere Al-Daraj la Protezione civile parla di un edificio collassato, famiglie intrappolate sotto le macerie, i soccorritori che scavano a mani nude perché non resta più niente da usare. Il Comitato per le persone scomparse stima oltre diecimila corpi ancora sepolti. È una contabilità che non si chiude mai. Intanto, le storie hanno nomi precisi. Shaaban Mohammed Eid, portiere dell'Academy Al-Hilal, dieci anni, sogno semplice: diventare calciatore. È stato ucciso. “Ha raggiunto suo padre”, dice la famiglia. Un modo per tenere insieme il dolore in un posto in cui non esiste più la grammatica della vita quotidiana. In Cisgiordania la guerra ha un volto diverso, ma non meno violento. A Beit Rima le forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa dell'ex detenuto Mazen Rimawi: famiglia bendata, fermata, trattenuta in salotto trasformato in stanza degli interrogatori. Alcuni rilasciati, altri arrestati. L'ultimo mese ha contato più di 540 fermi tra Cisgiordania e Gerusalemme, donne e minorenni inclusi. A Qatanna, a nord di Gerusalemme, una casa è stata demolita dai bulldozer, polvere che si posa sui vestiti come una bandiera che non chiede permesso. A nord, sul confine libanese, il cielo è stato tagliato da nuove ondate di raid. Colonne di fumo alte, abitazioni che tremano. Un conflitto che si accende a intermittenza, ma resta pronto a dilagare. Sul tavolo della diplomazia, si registra la consegna alla Croce Rossa dei resti di un ostaggio israeliano. Viene chiamato «segnale di progresso» nella tregua firmata il 10 ottobre. Ma la cronaca delle ultime ventiquattr'ore racconta altro: macerie, arresti, case che crollano, un bambino con i guanti da portiere che non potrà più crescere. Occhi su Gaza, si resta qui. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Sette amministratori locali, prevalentemente del Veneto e a proprie spese, hanno concluso un intenso viaggio di testimonianza e ascolto in Cisgiordania, per promuovere la non violenza e vedere con i propri occhi che cosa succede tra Israele e Palestina
Oggi parliamo della fuga di cervelli, della morte di operaio nel crollo della torre dei conti a Roma e infine degli ulivi della Cisgiordania. ... Per iscriverti al canale Whatsapp: https://whatsapp.com/channel/0029Va7X7C4DjiOmdBGtOL3z Per iscriverti al canale Telegram: https://t.me/notizieacolazione Qui per provare MF GPT ... Gli altri podcast di Class Editori: https://milanofinanza.it/podcast Musica https://www.bensound.com Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Nel giorno in cui Trump e Xi si scambiano elogi per la “tregua riuscita”, a Gaza si contano altri 104 morti, tra cui 46 bambini, in 24 ore di bombardamenti. È la tregua celebrata nei palazzi: il 29 ottobre Washington parlava di «stabilizzazione» e oggi Axios rivela che gli Stati Uniti lavorano a una “forza internazionale” per gestire il dopoguerra, senza spiegare chi controllerà i territori né chi ricostruirà le case distrutte. Sul terreno la realtà è opposta. Israele ha eretto quasi mille nuove barriere in Cisgiordania dall'inizio della guerra, secondo Peace Now e confermato dall'ANP. Ogni villaggio diventa un'isola, ogni spostamento un atto sospetto. E nel frattempo ottantuno soccorritori turchi restano fermi al valico di Rafah: Israele non ha ancora dato l'autorizzazione all'ingresso dei convogli medici. A nord, nel Libano, un dipendente comunale è stato ucciso a Blida durante un nuovo attacco israeliano. Il presidente Michel Aoun ha ordinato all'esercito di «reagire a ogni incursione», mentre Hezbollah parla di «violazione della tregua». La missione ONU UNIFIL invita alla calma, ma ammette che la linea blu “non regge più”. Nel frattempo, Haaretz diffonde un video di un detenuto palestinese torturato in un centro israeliano: l'IDF annuncia un'indagine “interna”, la prima in due anni. E in Europa crescono le proteste contro le navi israeliane: a Corfù, cittadini bloccano l'approdo di una crociera; a Taranto, la USB denuncia l'arrivo della nave SeaSalvia con “un nuovo carico di morte”. La guerra, intanto, cambia solo tono: meno visibile, più metodica. Mille barriere, convogli bloccati, prigionieri picchiati. È la pace come architettura dell'assedio. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Israele non riesce nemmeno a fingere una pace finta. La tregua che doveva segnare la “normalità” dopo mesi di genocidio è saltata al primo pretesto. Nella notte le bombe sono tornate su Jenin e Rafah, e la Cisgiordania è teatro di rastrellamenti: tre palestinesi uccisi, case sventrate, arresti a decine. I ministri Ben Gvir e Smotrich invocano di «distruggere Hamas», l'ex premier Bennett applaude. Netanyahu, stretto fra i falchi, riunisce il gabinetto di sicurezza: la pace serve solo a prendere tempo, non a cambiare rotta. Il patriarca Pizzaballa avverte che «con i leader di oggi la pace non ha futuro». Intanto i leader restano. Gaza vive nell'emergenza: oltre 70mila malati di epatite C, ospedali senza anestetici, corridoi che diventano obitori, bambini evacuati in Europa come trofei umanitari di una guerra che si ostina a chiamarsi tregua. Gerusalemme revoca lo stato d'emergenza per mostrare normalità, ma normalità è il rumore delle bombe, i checkpoint riaperti, le incursioni a Jenin, le granate al confine libanese, l'Egitto che spedisce camion di aiuti che restano fermi ai valichi. La verità è semplice: non c'è volontà politica di pace, c'è gestione del conflitto. Lessico bellico, contabilità dei cadaveri, propaganda che si traveste da diplomazia. La tregua era la pausa della menzogna. Oggi il copione ricomincia da capo: stessi attori, stesso finale sospeso. Fino alla prossima sirena, finché qualcuno scambierà per pace l'istante tra due esplosioni. E noi, qui, dobbiamo nominarlo senza giri di parole: punizione collettiva, occupazione, apartheid. Finché il diritto non varrà anche a Gaza, ogni tavolo negoziale sarà un set fotografico. E ogni bambino salvato, un promemoria dei molti lasciati indietro. Le sirene non tacciono. Ancora. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Nella luce arancione del tramonto, un soldato israeliano siede su una sedia di plastica e osserva una fila di civili palestinesi in ginocchio, mani legate, occhi bendati. La foto, diffusa dallo stesso esercito, arriva da Khan Younis e racconta una tregua che è solo il modo ordinato di amministrare l'umiliazione. Sempre a Khan Younis, un drone ha colpito un gruppo di civili: almeno due morti, tra cui bambini. In Cisgiordania, nella cittadina di Beit Awwa, un quindicenne palestinese – Nazeeh Iyad Awad – è in fin di vita dopo che un soldato gli ha lanciato una granata stordente alla testa mentre andava a scuola. L'ONU segnala che solo nel 2025 le forze israeliane hanno già ucciso 40 bambini palestinesi in Cisgiordania, incluso un bimbo di nove anni colpito a morte il 16 ottobre mentre giocava a calcio vicino Hebron. Da ottobre 2023, sono 213 i minori uccisi in Cisgiordania. In totale, quest'anno i palestinesi uccisi sono 198, un terzo solo nel governatorato di Jenin. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite parla di «uso sistematico ed eccessivo» della forza. Durante la raccolta delle olive, i coloni hanno ferito oltre 100 persone e distrutto 3.000 alberi in 50 villaggi. Mentre più di 11.000 palestinesi restano detenuti, di cui 3.500 senza processo, almeno 77 sono morti in custodia dal 2023. E le demolizioni non si fermano: 1.300 strutture palestinesi abbattute nel 2025 perché prive di permessi israeliani. A Gaza, i medici preparano la sepoltura di 50 corpi restituiti da Israele, molti torturati, irriconoscibili. Gli stessi giorni in cui si parla di “ricostruzione”, come fosse una gara d'appalto su ossa ancora calde. La tregua è diventata il lessico pulito del genocidio a bassa intensità: ogni giorno numeri nuovi, ogni giorno un bambino in più, ogni giorno un ulivo in meno. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Nelle ultime ore il futuro di Gaza e Cisgiordania si sta scrivendo lontano dalle macerie, nei palazzi del potere. Benjamin Netanyahu ha scandito che sarà Israele a decidere «chi colpire» e quali forze internazionali potranno entrare nella Striscia, rivendicando un diritto di veto che trasforma la tregua in una gestione coloniale della pace. Parallelamente, il ministro dell'ultradestra Bezalel Smotrich ha invitato a una “campagna popolare” per spingere Donald Trump ad accettare l'annessione della Cisgiordania. La mappa del domani viene tracciata come se i palestinesi non esistessero. Hamas, dal canto suo, dichiara tramite le agenzie che è pronta a consegnare le armi solo «se finirà l'occupazione». La frase suona come la fotografia di un conflitto che non è una parentesi ma una struttura permanente. Intanto, i coloni continuano a impadronirsi della terra con la violenza quotidiana. Nella stagione della raccolta delle olive, le organizzazioni internazionali registrano oltre 150 attacchi contro contadini palestinesi solo in Cisgiordania. A Tulkarem un agricoltore crolla in lacrime dopo che il suo uliveto è stato raso al suolo: «Hanno rubato la nostra identità», racconta in un video. La distruzione dell'ulivo non è un danno economico: è un messaggio politico. Da Roma, nei summit sulla pace, si parla di «perseveranza» e «ascolto reciproco», mentre in terra palestinese la “normalizzazione” passa attraverso bulldozer, cani sguinzagliati e veti sul futuro. La tregua continua a essere solo una cornice diplomatica vuota: i padroni del campo restano gli stessi, e decidono perfino chi avrà il permesso di gestire la calma che segue la violenza. Anche oggi, per capire la verità, basta guardare un ulivo abbattuto. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Il calendario segna tregua, il bollettino segna morti. Novantatré da quando la parola «cessate» è stata appesa ai comunicati: altri diciannove in quarantotto ore, mentre a Khan Yunis risuonano esplosioni e a Gaza City si contano i crateri. È il copione della pace scenica: le luci accese sul palcoscenico della diplomazia, il fuoco che continua dietro le quinte. Sui cieli volano droni statunitensi per sorvegliare la tregua: se serve tecnologia militare per certificare la pace, vuol dire che la pace non c'è. Nel centro di coordinamento a guida americana entrano anche diplomatici e militari italiani: la nostra presenza dentro il dispositivo non cambia l'equazione sul terreno, ma la legittima. L'umanitario resta imbavagliato. La Croce Rossa avverte che impedire l'accesso moltiplica il dolore, Emergency parla di reparti allo stremo. Finché i camion passano a singhiozzo e gli ospedali restano senza farmaci, la tregua è un ponte di corda su un baratro. C'è poi la zona grigia che grigia non è: fonti mediatiche descrivono la costruzione di nuove milizie anti-Hamas sostenute da Israele e da alleati regionali. Se confermato, è la prova che si lavora alla guerra di domani dentro la tregua di oggi. Intanto l'ingresso di un team egiziano per recuperare resti di ostaggi racconta un'altra verità: la priorità politica sono i corpi, non la ricostruzione delle vite. Fuori dalla Striscia, la Cisgiordania è un elenco di aggressioni contro i contadini in raccolta: i coloni devastano gli ulivi, i soldati presidiano gli accessi. Chi parla di “disinnesco del conflitto” dovrebbe guardare quei rami spezzati: lì si vede l'annessione quotidiana, senza bandiere né firme. Oggi la parola che manca è responsabilità. Di chi bombarda durante la tregua, di chi ostacola i soccorsi, di chi arma nuove guerre per procura, di chi chiude gli occhi sulla Cisgiordania. Finché resta questo buio, la “pace” è una didascalia sotto un'immagine di macerie. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Abbiamo parlato con la ministra degli esteri della Palestina che ci ha raccontato cosa pensa della tregua, del futuro di Gaza e della Cisgiordania, della relazione con gli Stati Uniti e con noi. Firma la proposta di legge di iniziativa popolare per chiedere una legge sul voto fuorisede: https://shor.by/zQ5D Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Vance: no all’annessione della Cisgiordania - Sfratto a Bologna con scontri
I titoli: Nuove sanzioni di Stati Uniti e Ue sulla Russia, colpite le esportazioni di petrolio. Medioriente. No degli Stato Uniti all'annessione della Cisgiordania da parte di Israele. Forti pressioni su Hamas per il disarmo. Storica visita dei reali d'Inghilterra in Vaticano. Il Re Carlo e la regima Camilla in preghiera ecumenica con il Papa nella Cappella Sistina. Conduce: Paola Simonetti In regia: Damiano Caprio
Federico Fubini spiega in che cosa consistono (e quanto potranno funzionare) le misure varate da The Donald contro le aziende petrolifere russe. Davide Frattini parla del viaggio del vicepresidente degli Stati Uniti a Gerusalemme, con il futuro della Cisgiordania tra i temi dei colloqui. Gian Guido Vecchi racconta la storica visita del sovrano britannico in Vaticano, che potrebbe portare alla ricomposizione dello scisma tra cattolici e anglicani.I link di corriere.it:Le sanzioni di Trump contro la Russia di Putin funzioneranno? Qual è la vera posta in gioco (e cosa farà la Cina)Netanyahu: «Non siamo vassalli degli Usa». Cisgiordania, primo sì all'annessionePapa Leone e re Carlo, perché la preghiera comune è l'inizio del percorso per ricomporre lo scisma anglicano
Russia sotto il fuoco di sanzioni europee e americane (queste ultime le prime dall'insediamento di Donald Trump). Il segretario di Stato USA Rubio in Medio Oriente proprio mentre la Knesset vota a favore dell'annessione della Cisgiordania. Il commento di Marco Di Liddo, direttore del Centro Studi Internazionali. Appello di oltre 700 tra scienziati, personalità politiche, imprenditori e celebrità per fermare i lavori sullo sviluppo della cosiddetta superintelligenza artificiale. Intanto, Amazon sarebbe pronta a rinunciare a 600mila assunzioni nei prossimi otto anni preferendo le prestazioni dei robot. Ne parliamo con il nostro Enrico Pagliarini.
Il Consiglio dei Ministri approva la Manovra. Ce la racconta Jean Marie Del Bo, Vicedirettore de Il Sole 24 Ore. Zelensky vola da Trump, al centro della discussione la fornitura dei missili Tomahawk ma non solo. Per il Presidente ucraina l'aiuto degli Stati Uniti può portare alla fine della guerra. Il presidente statunitense, fresco del dialogo telefonico di ieri con Vladimir Putin, sostiene che la Russia sia pronta alla pace. Parliamo di tutto questo con Alessandro Marrone, responsabile del programma "Difesa, sicurezza e spazio" dell'Istituto Affari Internazionali. Come ogni venerdì, il Reportage, questa volta firmato da Valentina Furlanetto, dal titolo "Cisgiordania, l'odissea dei bambini malati di cancro".Il meteo del fine settimana con Mattia Gussoni, de IlMeteo.it
1) A Gaza il cessate il fuoco ha scatenato il caos. Un cittadino di Gaza in Esteri conferma la presenza di lotte intestine tra clan rivali. (Emanuele Valenti, Mohammed) 2) Per pace e sicurezza non servono commissariamenti. La storia insegna che Gaza ha bisogno di una leadership palestinese in grado di unificare. (Chawki Senouci) 3) Diario dalla West Bank. Le violenze su terre e persone dei coloni e la strategia statale per convincere i palestinesi a lasciare la Cisgiordania. (Samuele Pellecchia - Prospekt) 4) Stati Uniti. Alla corte suprema il caso sulla mappa elettorale del Lousiana, che potrebbe indebolire il Voting Rights Act (Roberto Festa) 5) Trump minaccia dazi alla Spagna per non voler aumentare la spesa militare. Da Madrid insistono: “Il 2% del pil per la Nato è sufficiente”. (Giulio Maria Piantedosi) 6) Grecia: "se 13 ore vi sembrano poche", la contestatissima riforma del lavoro del governo Mitsotakis arriva al voto in queste ore (Claudio Jampaglia) 7) Il pink washing di Xi Jinping. Il presidente cinese elogia i progressi fatti sui diritti delle donne, mentre reprime il movimento femminista. (Valeria Schroter)
Nel giorno delle ratifiche, delle firme e degli show trumpiani, Israele riabbraccia i 20 ostaggi ancora in vita, mentre nella Striscia e in Cisgiordania rientrano quasi duemila palestinesi detenuti da Israele. Il punto di Michele Giorgio.
ANSA - di Nina Fabrizio. Quella ebraica che esulta per la liberazione degli ostaggi e quella mussulmana che teme l'occupazione della Cisgiordania. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
1) “Vogliono tutti tornare a casa, anche se sono solo macerie”. Dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza migliaia di persone sono già in viaggio verso nord, mentre la tregua lascia la popolazione a fare i conti con le proprie ferite. (Rosa Mazzone - MSF) 2) Una guerra di cui nessuno parla. La lotta quotidiana dei palestinesi in Cisgiordania. Intervista all'attivista pacifista Issa Amro. (Samuele Pellecchia, Pietro Masturzo, Francesco Giusti - Agenzia Prospekt) 3) Il premio Nobel per la pace va a Corina Machado, leader dell'opposizione venezuelana. La sua figura, però, è molto controversa. (Alfredo Somoza) 4) Stati Uniti. Donald Trump intensifica la repressione interna. La procuratrice generale di New York, Letitia James, viene incriminata dopo essere stata messa nel mirino del presidente. (Roberto Festa) 5) Messico, il ruolo della DEA nella scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa. L'agenzia anti droga statunitense sapeva e non ha fatto nulla. (Andrea Cegna) 6) “Le ultime dottoresse dell'Afghanistan”. Il podcast di Laura Cappon che racconta di un'emergenza nell'emergenza, in un paese dimenticato.
Proseguono i colloqui negoziali per la pace in Medio Oriente. Andiamo in Cisgiordania, regione esclusa nel piano Trump, dove c’è la nostra inviata Valentina Furlanetto. Premio Nobel 2025 per la Chimica a Kitagawa, Robson e Yaghi per gli studi sulle strutture metallo-organiche. Sentiamo il nostro Maurizio Melis. Lo spread francese raggiunge quello italiano, mentre il Governo è alle prese con la Manovra. Nuovo record dell’oro. Ne parliamo con Alberto Orioli, editorialista del Sole 24 Ore.
Il governo punta a chiudere la manovra entro metà ottobre e sono giorni intensi per definire cosa conterrà. Con noi per parlarne Alberto Orioli, editorialista de Il Sole 24 Ore. Torniamo poi in Israele, dove raggiungiamo la nostra Valentina Furlanetto, inviata di Radio 24 a Tel Aviv, che oggi ha visitato la Cisgiordania. Lecornu: "Sento che un cammino è ancora possibile". In che direzione andrà la Francia? Ne discutiamo insieme a Lorenzo De Sio, Professore ordinario di Scienza Politica alla Luiss e direttore del Cise Luiss (Centro Italiano Studi Elettorali) e di Telescope. Bonifico istantaneo: da domani stop al limite agli ordini. Ci spiega meglio Gianfranco Ursino, giornalista de Il Sole 24 Ore, Responsabile Plus 24.
Filtra ottimismo da Sharm el-Sheikh dove sono in corso i negoziati indiretti tra Hamas ed Israele sul piano di pace degli Usa. Ne parliamo con Valentina Furlanetto, inviata di Radio 24 in Israele e Cisgiordania e Michele Valensise, presidente dello IAI (Istituto affari internazionali).
Gloria Ghioni"Lettori si diventa""Leggere il mondo" Con l'inizio dell'anno scolastico 2025-2026 torna, ricco di novità, Il Libraio Scuola, il progetto dedicato a promuovere la lettura tra i ragazzi e le ragazze tramite uno spazio online interamente dedicato alla scuola e le due guide gratuite Lettori si diventa (scuola primaria e secondaria di primo grado) e Leggere il mondo (scuola secondaria di secondo grado). Stefano Mauri, Presidente e Amministratore delegato del Gruppo editoriale Mauri Spagnol e direttore della rivista Il Libraio, sottolinea: «È in famiglia e a scuola che si impara ad amare la lettura. Gli insegnanti hanno un ruolo decisivo nel trasmettere questa abitudine preziosa, che aiuta i ragazzi a crescere come adulti più consapevoli, sereni e pronti ad affrontare i continui cambiamenti della vita: dalle trasformazioni personali e sentimentali, alle sfide professionali e familiari, fino alle grandi innovazioni tecnologiche e agli scenari geopolitici in continua evoluzione. La scuola, in questo percorso, è insostituibile. Con il nostro progetto vogliamo offrire agli studenti l'opportunità di scoprire non solo i grandi classici, ma anche opere contemporanee capaci di parlare al presente e di arricchire davvero il loro cammino.» LEGGERE IL MONDO E così arriva quest'anno al suo quarto numero Leggere il mondo, la guida digitale innovativa per la scuola secondaria di secondo grado che, con oltre 50 titoli selezionati e divisi per percorsi ragionati, è a disposizione di insegnanti, genitori, librai, bibliotecari ed educatori. Il tema principale di questo numero è la crescita attraverso letture che consentano ai ragazzi e alle ragazze di gestire i sentimenti: dall'amore alla frustrazione, al dolore, alla paura, al rispetto di sé e degli altri, senza dimenticare l'importanza della conoscenza del passato. La redazione della guida è affidata a Lucia Tomelleri, mentre la consulenza didattica del progetto è affidata a Gloria Maria Ghioni, insegnante di lettere e fondatrice del sito Criticaletteraria.org. LA NEWSLETTER A Il Libraio Scuola si collega inoltre una newsletter, che permette di ricevere in anteprima la guida Leggere il mondo e altri contenuti esclusivi. Inoltre, in omaggio ai nuovi iscritti, l'ebook I capolavori (America - Il castello - La metamorfosi e altri racconti - Il processo) di Franz Kafka (edito da Garzanti). LETTORI SI DIVENTA Al Libraio Scuola è legato anche il fortunato progetto Lettori si diventa di Salani, quest'anno alla quinta edizione. Con all'attivo numerosi incontri nelle scuole di tutta Italia, che hanno coinvolto migliaia di studenti, il progetto si rivolge alle insegnanti, agli insegnanti, alle promotrici e ai promotori della lettura nel mondo della scuola primaria e secondaria di primo grado. Il ricco catalogo sempre aggiornato e scaricabile gratuitamente dal sito dedicato, propone percorsi di lettura e strumenti utili per arricchire l'offerta didattica. Caratteristica principale e molto amata del progetto è la possibilità di far incontrare agli alunni le autrici e gli autori del catalogo Salani e di altri marchi del Gruppo editoriale Mauri Spagnol come Ape Junior, Garzanti, Guanda, La Coccinella, Magazzini Salani, Nord-Sud e Tre60. L'incontro con l'autore arriva al termine di un percorso di lettura condivisa con l'obiettivo di avvicinare sempre di più i giovanissimi al mondo dei libri per formare i lettori e le lettrici di domani. Durante l'anno scolastico, inoltre, Lettori si diventa organizza webinar dedicati agli insegnati. Una serie di appuntamenti online gratuiti ed estendibili a tutti i colleghi interessati. Infine, va ricordata Critici si diventa, l'iniziativa che dà ai ragazzi la possibilità di trasformarsi in piccoli critici. Per partecipare è sufficiente scrivere una recensione (di classe o individuale) del libro che è stato oggetto dell'incontro e inviarla all'indirizzo lettorisidiventa@salani.it. Il testo vincitore viene selezionato a insindacabile giudizio della redazione Salani e lo studente o la classe che avrà scritto la recensione migliore farà ricevere alla scuola una donazione di 1.000€. Per chi scarica il catalogo entro il 31 ottobre 2025 in omaggio l'ebook di “Skellig”, l'ispirato romanzo di David Almond. «Il nostro impegno verso la scuola si struttura sempre meglio, ed è frutto di riflessione e di confronto fra di noi editoriali. Speriamo di portare un beneficio sempre maggiore a tutti gli insegnanti e di essere sempre meglio al loro servizio, nell'interesse dei ragazzi e per il futuro di questo nostro Paese.»Mariagrazia Mazzitelli, Direttrice editoriale Salani “MERLINO”. APPUNTI E SPUNTI PER CRESCERE CON I LIBRI Grande novità di quest'anno è Merlino, il video-podcast di 6 episodi della durata di 10 minuti l'uno, in cui grandi scrittori e scrittrici si confrontano su temi fondamentali legati all'educazione emotiva e sentimentale delle ragazze e dei ragazzi di oggi. Lo sviluppo del video-podcast Merlino è in collaborazione con Storielibere.fm, piattaforma editoriale pioniera del podcast in Italia, che dal 2025 è ufficialmente entrata a far parte del Gruppo Mauri Spagnol. Merlino nasce per restituire uno sguardo approfondito e originale su temi come il rispetto dell'altro da sé, l'accettazione di se stessi e degli altri, la conoscenza di mondi lontani, l'importanza del coraggio nelle scelte anche più semplici, la capacità di riconoscere il proprio talento, il rispetto delle regole e l'importanza di coltivare la memoria. Sono disponibili da oggi su tutte le piattaforme di streaming podcast e video. Alae Al Said “Crescere nel rispetto delle diversità”Una storia ambientata nella Cisgiordania negli anni ‘60, ma che parla anche di noi, del presente, delle sfide che ogni giovane può trovarsi ad affrontare quando si sente “diverso” - per come appare, per come pensa, per ciò in cui crede. Matteo Bussola “Crescere con coraggio”Tutti ci siamo spesso sentiti divisi tra le nostre passioni e i nostri talenti; e non sempre le due cose vanno di pari passo. Matteo Bussola racconta cosa significhi crescere con il coraggio di essere se stessi e affermare con determinazione i propri desideri. Gherardo Colombo “Crescere nel rispetto delle regole”Accettare e comprendere l'importanza delle regole non è semplice, soprattutto per i più giovani.Questo tema viene approfondito da Gherardo Colombo, ex magistrato e scrittore. Enrico Galiano “Crescere nonostante gli errori”Imparare a gestire i propri errori e addirittura farne tesoro: Enrico Galiano, insegnante e scrittore, ci invita a vederli come elementi fondamentali per plasmare chi siamo, e non solo per metterci alla prova. Alberto Pellai “Crescere amando se stessi”Alberto Pellai, da sempre molto attento ai problemi e agli interrogativi dei ragazzi e delle ragazze, ci parla di cosa significhi accettarsi e imparare ad amarsi per come si è. Agnese Pini “Crescere onorando la memoria”Agnese Pini ci parla di cosa significhi crescere onorando le proprie origini, che si tratti di memoria privata, storica o pubblica. La conduzione di Merlino è affidata a Gloria Maria Ghioni. I podcast saranno disponibili su Spotify, YouTube, ilLibraio.it e tutte le principali piattaforme di ascolto. Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Puntata speciale dedicata quasi interamente alla giornata del riconoscimento della Palestina all'Onu, con Hani Gaber, console rappresentante per il Nord Italia dell'Autorità Nazionale Palestinese; Ahmad Odeh, cooperante palestinese che ci ha parlato da Jenin, in Cisgiordania, dove l'occupazione sta rosicchiando sempre più terra per scongiurare ogni possibilità di esistenza effettiva di uno stato palestinese; Emanuele Valenti; Chantal Meloni, professoressa di diritto internazionale alla Statale di Milano e Alfredo Somoza. Ma anche la scarcerazione dell'attivista anglo-egiziano Alaa Abdel Fattah con Riccardo Noury (Amnesty International) e l'effetto a catena scatenato dall'omicidio di Charlie Kirk nella politica statunitense (Roberto Festa)
La Polonia schiera 40mila soldati al confine con Russia e Bielorussia. Oggi la riunione del Consiglio di Sicurezza ONU. Medio Oriente: Netanyahu approva il piano di insediamento nella Cisgiordania occupata, mentre il Parlamento Ue approva la risoluzione sul riconoscimento della Palestina. Il premier israeliano però nega che ci sarà mai uno stato palestinese. Con noi Marco Di Liddo, direttore del Centro Studi Internazionali. La Giorgio Armani Spa va alla Fondazione, entro 5-8 anni cessione della maggioranza o quotazione. I dettagli del testamento con Eleonora Micheli di Radiocor. Su Radio 24 parte una serie di reportage dedicati alle carceri minorili. Ci spiega tutto la nostra Maria Piera Ceci. In testa alla nostra classifica delle buone notizie della settimana la trasformazione in legge da parte del Parlamento Ue della direttiva comunitaria contenenti norme contro rifiuti alimentari e fast fashion. Ne parliamo con Silvia Gambi, giornalista e founder della piattaforma di informazione Solo Moda Sostenibile, docente di "Gestione della catena di fornitura tessile" all'Università di Firenze.
All'indomani dell'attentato di Gerusalemme, il governo Netanyahu ha bombardato Doha, dove era in corso un summit dell'organizzazione islamista. Colpita anche, secondo gli attivisti, un'imbarcazione della Global Sumud Flotilla in Tunisia. La preoccupazione degli analisti: "Quel che abbiamo visto a Gaza potrebbe ripetersi in Cisgiordania".
Israele: attacco a Doha in Qatar per colpire i leader di alto livello di HamasGaza: un elenco di morte, nuovi civili uccisi. Gli attacchi non si fermanoCisgiordania e Palestina: le forze israeliane hanno sparato nel campo profughi di JeninGlobal Sumud Flotilla: secondo giorno, secondo attacco, colpita la nave AlmaUcraina: attacco russo a Yarova nella regione di Donetsk, uccise 24 persone in coda per ricevere la pensione. La Germania annuncia di investire 300 milioni di euro in droni a lungo raggioLondra: un nuovo murales dell'artista Bansky sul muro dell'Alta Corte che raffigura un giudice mentre prende a martellate un manifestante a terraQuesto – e non solo – nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Stefania Cingia.
1) Francia, dopo solo nove mesi cade il governo. Il primo ministro Bayrou è stato sfiduciato. Ora Macron ha tre opzioni: nominare un nuovo capo dell'esecutivo, sciogliere il parlamento o dimettersi. (Chawki Senouci) 2) Il ciclo della violenza, da Gaza alla Cisgiordania. Nella striscia i bombardamenti israeliani uccidono almeno 40 persone, a Gerusalemme 6 israeliani vittime di un attentato su un bus. Netanyahu promette ancora vendetta. (Emanuele Valenti, Ofer Cassif - parlamentare della Knesset) 3) “Nove misure per fermare il genocidio”. Il premier spagnolo Sanchez annuncia nuove sanzioni contro Israele: dall'embargo alle armi, fino al divieto di ingresso in Spagna per chi partecipa direttamente a crimini di guerra nella Striscia di Gaza. (Giulio Maria Piantadosi) 4) Argentina, dura sconfitta per Javier Milei. Alle amministrative di Buenos Aires vince la coalizione peronista, mentre il governo attraversa una delle sue crisi peggiori dal suo insediamento. (Marta Facchini) 5) Brasile, settimana decisiva per Bolsonaro. Entro venerdì dovrebbe arrivare la sentenza per l'ex presidente accusato di tentato colpo di stato. (Alfredo Somoza)
Dagli insediamenti in Cisgiordania dove le ragazzine inneggiano alla fine della mescolanza tra ebrei e non ebrei a Tulkarem, dove i ragazzini palestinesi appendono ai fucili le foto degli amici uccisi e si preparano a combattere i soldati israeliani, fino a Teheran, dove è stata arrestata e dove i giovani sfidano ogni giorno la Repubblica islamica con i loro abiti e i loro gesti. Cecilia Sala racconta nel libro “I figli dell'odio” le nuove generazioni che vivono sulla loro pelle le guerre che sono in corso in Medioriente. Guerre che hanno ereditato e che forse non saranno in grado di far finire.
- Gaza: escalation continua, minacce di annessione della Cisgiordania e risposta dell'Ufficio per diritti umani delle Nazioni Unite- Palestina ed Europa: per la prima volta parla di “genocidio” un alto funzionario della Commissione Europea- Libano: oggi si discute il disarmo di Hezbollah- Stati Uniti: il presidente Trump cambia nome al Dipartimento della Difesa- Messico: al confine con gli USA, il triangolo d'oro delle armi e del fentanyl- RDC: torna l'incubo EbolaQuesto e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Elena Pasquini
Il ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir alza i toni contro gli attivisti diretti a Gaza. Intanto, dopo Regno Unito, Francia e Australia, anche il Belgio riconoscerà lo Stato palestinese all'Assemblea generale dell'ONU. Sullo sfondo, la diserzione di 365 riservisti e le nuove misure di Netanyahu in Cisgiordania.
Oggi parliamo di concessioni balneari, di Israele con un controverso piano di espansione in Cisgiordania, torniamo sul tema dei vaccini e sul partito di Elon Musk. ... Qui il link per iscriversi al canale Whatsapp di Notizie a colazione: https://whatsapp.com/channel/0029Va7X7C4DjiOmdBGtOL3z Per iscriverti al canale Telegram: https://t.me/notizieacolazione ... Qui gli altri podcast di Class Editori: https://milanofinanza.it/podcast Musica https://www.bensound.com Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices