POPULARITY
Ospiti di Lilli Gruber: Chloe Bertini, Massimo Giannini, Michele Santoro, Emiliano Brancaccio
Allarme in Germania per le mutazioni del Coronavirus. Con l'economista neomarxista Emiliano Brancaccio discutiamo di ricette alternative per uscire dalla crisi finanziaria e pandemica. In chiusura parliamo del grande scrittore siciliano, Leonardo Sciascia, di cui quest'anno ricorrono i 100 anni dalla nascita.
Puntata tutta dedicata alla crisi di governo: cosa farà Draghi? Ne parliamo con Daniela Preziosi di Domani, Antonio Padellaro giornalista e fondatore del Fatto Quotidiano, Claudio Lindner ex corrispondente del Corriere da Bruxelles, l'economista Emiliano Brancaccio e l'opinione degli ascoltatori e delle ascoltatrici.
Puntata tutta dedicata alla crisi di governo: cosa farà Draghi? Ne parliamo con Daniela Preziosi di Domani, Antonio Padellaro giornalista e fondatore del Fatto Quotidiano, Claudio Lindner ex corrispondente del Corriere da Bruxelles, l'economista Emiliano Brancaccio e l'opinione degli ascoltatori e delle ascoltatrici.
Anche il Fondo monetario così come le banche centrali ormai invocano politiche keynesiane per contrastare la 'tendenza dei ricchi sempre più ricchi' che sta impoverendo le società mature, Europa in primis. Un economista, Emiliano Brancaccio, ci aiuta con un suo libro, 'Non sarà un pranzo di gala, Crisi, catastrofe, rivoluzione' (Edizioni Meltemi), a capire in che fase stiamo vivendo e del perché è necessario un cambiamento molto più radicale...L'intervista di Claudio Jampaglia
Alle origini del neoliberismo, due anniversari. Quarant'anni fa l'elezione di Ronald Reagan alla presidenza degli Stati Uniti (3 novembre 1980). Cinquant'anni fa la dottrina Friedman (Milton) e l'impresa neoliberista (responsabilità sociale, no grazie) appare per la prima volta sulle colonne del New York Times (13 settembre 1970). Due anniversari che convergono in un'unica storia, e cioè la rivoluzione conservatrice del neoliberismo. Ospiti: Marzia Maccaferri, storica, docente di Storia e Politica alla Quenn Mary University di Londra; e Emiliano Brancaccio, economista, docente all'Università del Sannio di Benevento.
Alle origini del neoliberismo, due anniversari. Quarant’anni fa l’elezione di Ronald Reagan alla presidenza degli Stati Uniti (3 novembre 1980). Cinquant’anni fa la dottrina Friedman (Milton) e l’impresa neoliberista (responsabilità sociale, no grazie) appare per la prima volta sulle colonne del New York Times (13 settembre 1970). Due anniversari che convergono in un’unica storia, e cioè la rivoluzione conservatrice del neoliberismo. Ospiti: Marzia Maccaferri, storica, docente di Storia e Politica alla Quenn Mary University di Londra; e Emiliano Brancaccio, economista, docente all’Università del Sannio di Benevento.
Alle origini del neoliberismo, due anniversari. Quarant’anni fa l’elezione di Ronald Reagan alla presidenza degli Stati Uniti (3 novembre 1980). Cinquant’anni fa la dottrina Friedman (Milton) e l’impresa neoliberista (responsabilità sociale, no grazie) appare per la prima volta sulle colonne del New York Times (13 settembre 1970). Due anniversari che convergono in un’unica storia, e cioè la rivoluzione conservatrice del neoliberismo. Ospiti: Marzia Maccaferri, storica, docente di Storia e Politica alla Quenn Mary University di Londra; e Emiliano Brancaccio, economista, docente all’Università del Sannio di Benevento.
La flessibilità del mercato del lavoro non aiuta la creazione di nuova occupazione. Ora lo dice anche uno studio pubblicato sulla rivista scientifica britannica Review of Political Economy. L'articolo è firmato da tre economisti: Emiliano Brancaccio insieme a Fabiana de Cristofaro e Raffaele Giammetti. La loro ricerca ha preso spunto dall'analisi di un'ampia letteratura economica sul tema. Oltre il 70% dei testi consultati, oggetto delle ricerca, sostengono che non vi è alcuna evidenza empirica di una correlazione tra deregolamentazione nel mercato del lavoro e aumento dell'occupazione. Memos ha ospitato l'economista Emiliano Brancaccio (Università del Sannio). Chiude la puntata il messaggio di Loredana Taddei, ex responsabile delle politiche femminili della Cgil e tra le fondatrici di “SeNonOraQuando”.
La flessibilità del mercato del lavoro non aiuta la creazione di nuova occupazione. Ora lo dice anche uno studio pubblicato sulla rivista scientifica britannica Review of Political Economy. L’articolo è firmato da tre economisti: Emiliano Brancaccio insieme a Fabiana de Cristofaro e Raffaele Giammetti. La loro ricerca ha preso spunto dall’analisi di un’ampia letteratura economica sul tema. Oltre il 70% dei testi consultati, oggetto delle ricerca, sostengono che non vi è alcuna evidenza empirica di una correlazione tra deregolamentazione nel mercato del lavoro e aumento dell’occupazione. Memos ha ospitato l’economista Emiliano Brancaccio (Università del Sannio). Chiude la puntata il messaggio di Loredana Taddei, ex responsabile delle politiche femminili della Cgil e tra le fondatrici di “SeNonOraQuando”.
La flessibilità del mercato del lavoro non aiuta la creazione di nuova occupazione. Ora lo dice anche uno studio pubblicato sulla rivista scientifica britannica Review of Political Economy. L’articolo è firmato da tre economisti: Emiliano Brancaccio insieme a Fabiana de Cristofaro e Raffaele Giammetti. La loro ricerca ha preso spunto dall’analisi di un’ampia letteratura economica sul tema. Oltre il 70% dei testi consultati, oggetto delle ricerca, sostengono che non vi è alcuna evidenza empirica di una correlazione tra deregolamentazione nel mercato del lavoro e aumento dell’occupazione. Memos ha ospitato l’economista Emiliano Brancaccio (Università del Sannio). Chiude la puntata il messaggio di Loredana Taddei, ex responsabile delle politiche femminili della Cgil e tra le fondatrici di “SeNonOraQuando”.
Coronavirus, le conseguenze economiche: l'intervista a Emiliano Bran-caccio, economista dell'Università del Sannio. (terza parte)
Coronavirus, le conseguenze economiche: l'intervista a Emiliano Bran-caccio, economista dell'Università del Sannio. (terza parte)
Un piano per finanziare sanità, welfare, investimenti pubblici in infrastrutture, istruzione e ricerca. La crisi per la Covid-19 potrebbe rappresentare uno spartiacque tra l'era passata dei tagli alle spese sociali e quella futura di un rilancio di politiche economiche keynesiane. Lo shock del coronavirus rischia di colpire violentemente l'economia internazionale. E le ricette neoliberali potrebbero rivelarsi un danno ancora peggiore del passato. Un gruppo di economisti italiani ha lanciato oggi un appello pubblicato sul Financial Times (https://tinyurl.com/appello-economisti) per un piano “anti-virus” alternativo alle vecchie politiche. Tra i firmatari c'è Emiliano Brancaccio, ospite oggi a Memos. Insieme a lui anche la sociologa Chiara Saraceno. La puntata di oggi si chiude con il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice), insegnante di filosofia.
Un piano per finanziare sanità, welfare, investimenti pubblici in infrastrutture, istruzione e ricerca. La crisi per la Covid-19 potrebbe rappresentare uno spartiacque tra l’era passata dei tagli alle spese sociali e quella futura di un rilancio di politiche economiche keynesiane. Lo shock del coronavirus rischia di colpire violentemente l’economia internazionale. E le ricette neoliberali potrebbero rivelarsi un danno ancora peggiore del passato. Un gruppo di economisti italiani ha lanciato oggi un appello pubblicato sul Financial Times (https://tinyurl.com/appello-economisti) per un piano “anti-virus” alternativo alle vecchie politiche. Tra i firmatari c’è Emiliano Brancaccio, ospite oggi a Memos. Insieme a lui anche la sociologa Chiara Saraceno. La puntata di oggi si chiude con il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice), insegnante di filosofia.
Un piano per finanziare sanità, welfare, investimenti pubblici in infrastrutture, istruzione e ricerca. La crisi per la Covid-19 potrebbe rappresentare uno spartiacque tra l’era passata dei tagli alle spese sociali e quella futura di un rilancio di politiche economiche keynesiane. Lo shock del coronavirus rischia di colpire violentemente l’economia internazionale. E le ricette neoliberali potrebbero rivelarsi un danno ancora peggiore del passato. Un gruppo di economisti italiani ha lanciato oggi un appello pubblicato sul Financial Times (https://tinyurl.com/appello-economisti) per un piano “anti-virus” alternativo alle vecchie politiche. Tra i firmatari c’è Emiliano Brancaccio, ospite oggi a Memos. Insieme a lui anche la sociologa Chiara Saraceno. La puntata di oggi si chiude con il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice), insegnante di filosofia.
Federico D'Incà, Ministro Rapporti con il Parlamento ; Carlo Stagnaro, Istituto B. Leoni ; Emiliano Brancaccio, Univ. Benevento .
Contro la povertà, un metodo da Nobel. E' il metodo scientifico mutuato dalla medicina e applicato all'economia ad aver fatto vincere l'ambito premio a tre economisti del Mit e di Harvard Esther Duflo, Abhijit Banerjee e Michael Kremer. Duflo, 46 anni, è la premio Nobel più giovane in assoluto. “Gli economisti – sostiene la professoressa franco-americana - sono un po' come degli idraulici, hanno il compito di riparare le tubature bucate dalle politiche pubbliche”. Memos ha ospitato Emiliano Brancaccio, economista all'università del Sannio, autore di “Il discorso del potere” (il Saggiatore, 2019). Brancaccio ha commentato i Nobel per l'economia di quest'anno e una nostra intervista a Esther Duflo, realizzata nel 2011 in occasione della presentazione a Milano di un suo libro. Chiude la puntata di oggi Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Contro la povertà, un metodo da Nobel. E’ il metodo scientifico mutuato dalla medicina e applicato all’economia ad aver fatto vincere l’ambito premio a tre economisti del Mit e di Harvard Esther Duflo, Abhijit Banerjee e Michael Kremer. Duflo, 46 anni, è la premio Nobel più giovane in assoluto. “Gli economisti – sostiene la professoressa franco-americana - sono un po’ come degli idraulici, hanno il compito di riparare le tubature bucate dalle politiche pubbliche”. Memos ha ospitato Emiliano Brancaccio, economista all’università del Sannio, autore di “Il discorso del potere” (il Saggiatore, 2019). Brancaccio ha commentato i Nobel per l’economia di quest’anno e una nostra intervista a Esther Duflo, realizzata nel 2011 in occasione della presentazione a Milano di un suo libro. Chiude la puntata di oggi Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Contro la povertà, un metodo da Nobel. E’ il metodo scientifico mutuato dalla medicina e applicato all’economia ad aver fatto vincere l’ambito premio a tre economisti del Mit e di Harvard Esther Duflo, Abhijit Banerjee e Michael Kremer. Duflo, 46 anni, è la premio Nobel più giovane in assoluto. “Gli economisti – sostiene la professoressa franco-americana - sono un po’ come degli idraulici, hanno il compito di riparare le tubature bucate dalle politiche pubbliche”. Memos ha ospitato Emiliano Brancaccio, economista all’università del Sannio, autore di “Il discorso del potere” (il Saggiatore, 2019). Brancaccio ha commentato i Nobel per l’economia di quest’anno e una nostra intervista a Esther Duflo, realizzata nel 2011 in occasione della presentazione a Milano di un suo libro. Chiude la puntata di oggi Loredana Taddei, tra le fondatrici di “Se non ora quando”, ex responsabile nazionale politiche femminili della Cgil.
Se nasce il governo giallorosso, Gianluigi Paragone lascerà il Movimento 5 Stelle? Il senatore pentastellato ha fugato ogni dubbio in un'intervista rilasciata a "La Stampa". «No. Se il M5s riterrà che un’eresia di fondo ci possa stare e lo tollererà, sarò contento. Se mi si dice che questo voto sarebbe contrario a tutte le regole me ne andrò al gruppo misto, fino all’approvazione della Legge di bilancio, che voglio vedere come sarà,» ha detto. «Non voto la fiducia a questo Governo a meno che non entrino Stefano Fassina o Emiliano Brancaccio al ministero dell’Economia. Dobbiamo dare il segnale di aver capito la lezione: al centro deve esserci il popolo e il lavoro, non l’Europa della finanza,» ha aggiunto Paragone.
Emiliano Brancaccio, Univ. del Sannio ; Ferdinando Giugliano, Bloomberg ; Carlo Fusaro, Univ. Firenze ; Alberto Lucarelli, Univ. Federico II .
Debito+recessione=austerità? E' la terribile equazione della crisi. Il debito pubblico, in rapporto al Pil, sta crescendo ancora: siamo arrivati al 132,1%, secondo l'ultimo consuntivo dell'Istat riferito al 2018. L'economia italiana è in recessione, ha confermato l'istituto di statistica ai primi di marzo. A fronte di questa situazione si preparano a tornare le politiche di austerità? Memos ha messo a confronto due economisti: Carlo Favero, dell'Università Bocconi (autore con A.Alesina e F.Giavazzi di “Austerità”, Rizzoli 2019) e Emiliano Brancaccio, docente all'Università del Sannio (“L'austerità è di destra”, Saggiatore 2012). L'austerità è la cura di una malattia (l'alto debito pubblico) generata dall'irresponsabilità dei governi nella gestione della finanza pubblica, sostiene Favero. Per Brancaccio, invece, le “irresponsabilità politiche” non spiegano tutto. Esistono altre due variabili che possono suggerire una narrazione diversa sul debito pubblico. Si tratta, sostiene Brancaccio, dell'andamento dei tassi di interesse e dei tassi di crescita dell'economia. Se i tassi di interesse restano sistematicamente superiori ai tassi di crescita dell'economia, allora le politiche di rigore non servono a contenere il debito pubblico. In altre parole, l'austerità si rivelerà – secondo il professor Brancaccio – “inefficace o controproducente”. Nel corso della puntata Favero e Brancaccio si sono confrontati anche sulle tesi contenute nel saggio dell'economista dell'università del Sannio “Il discorso del potere” (Saggiatore, 2019). A Memos chiude la puntata di oggi Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all'Università di Bari: elezioni europee, i candidati del centrosinistra sapranno coprire il territorio?
Debito+recessione=austerità? E’ la terribile equazione della crisi. Il debito pubblico, in rapporto al Pil, sta crescendo ancora: siamo arrivati al 132,1%, secondo l’ultimo consuntivo dell’Istat riferito al 2018. L’economia italiana è in recessione, ha confermato l’istituto di statistica ai primi di marzo. A fronte di questa situazione si preparano a tornare le politiche di austerità? Memos ha messo a confronto due economisti: Carlo Favero, dell’Università Bocconi (autore con A.Alesina e F.Giavazzi di “Austerità”, Rizzoli 2019) e Emiliano Brancaccio, docente all’Università del Sannio (“L’austerità è di destra”, Saggiatore 2012). L’austerità è la cura di una malattia (l’alto debito pubblico) generata dall’irresponsabilità dei governi nella gestione della finanza pubblica, sostiene Favero. Per Brancaccio, invece, le “irresponsabilità politiche” non spiegano tutto. Esistono altre due variabili che possono suggerire una narrazione diversa sul debito pubblico. Si tratta, sostiene Brancaccio, dell’andamento dei tassi di interesse e dei tassi di crescita dell’economia. Se i tassi di interesse restano sistematicamente superiori ai tassi di crescita dell’economia, allora le politiche di rigore non servono a contenere il debito pubblico. In altre parole, l’austerità si rivelerà – secondo il professor Brancaccio – “inefficace o controproducente”. Nel corso della puntata Favero e Brancaccio si sono confrontati anche sulle tesi contenute nel saggio dell’economista dell’università del Sannio “Il discorso del potere” (Saggiatore, 2019). A Memos chiude la puntata di oggi Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’Università di Bari: elezioni europee, i candidati del centrosinistra sapranno coprire il territorio?
Debito+recessione=austerità? E’ la terribile equazione della crisi. Il debito pubblico, in rapporto al Pil, sta crescendo ancora: siamo arrivati al 132,1%, secondo l’ultimo consuntivo dell’Istat riferito al 2018. L’economia italiana è in recessione, ha confermato l’istituto di statistica ai primi di marzo. A fronte di questa situazione si preparano a tornare le politiche di austerità? Memos ha messo a confronto due economisti: Carlo Favero, dell’Università Bocconi (autore con A.Alesina e F.Giavazzi di “Austerità”, Rizzoli 2019) e Emiliano Brancaccio, docente all’Università del Sannio (“L’austerità è di destra”, Saggiatore 2012). L’austerità è la cura di una malattia (l’alto debito pubblico) generata dall’irresponsabilità dei governi nella gestione della finanza pubblica, sostiene Favero. Per Brancaccio, invece, le “irresponsabilità politiche” non spiegano tutto. Esistono altre due variabili che possono suggerire una narrazione diversa sul debito pubblico. Si tratta, sostiene Brancaccio, dell’andamento dei tassi di interesse e dei tassi di crescita dell’economia. Se i tassi di interesse restano sistematicamente superiori ai tassi di crescita dell’economia, allora le politiche di rigore non servono a contenere il debito pubblico. In altre parole, l’austerità si rivelerà – secondo il professor Brancaccio – “inefficace o controproducente”. Nel corso della puntata Favero e Brancaccio si sono confrontati anche sulle tesi contenute nel saggio dell’economista dell’università del Sannio “Il discorso del potere” (Saggiatore, 2019). A Memos chiude la puntata di oggi Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’Università di Bari: elezioni europee, i candidati del centrosinistra sapranno coprire il territorio?
Manovra, c'è l'accordo ma non ancora i numeri veri: con Emiliano Brancaccio, Anna Bredice, Giuliano Santoro e Alessandro Da Rold; Caso Battisti: dietro la politica, le basi giuridiche dell'estradizione, con Diego Corrado (prima parte)
Manovra, c'è l'accordo ma non ancora i numeri veri: con Emiliano Brancaccio, Anna Bredice, Giuliano Santoro e Alessandro Da Rold; Caso Battisti: dietro la politica, le basi giuridiche dell'estradizione, con Diego Corrado (prima parte)
Emiliano Brancaccio risponde alle domande sul Def. (prima parte)
Emiliano Brancaccio risponde alle domande sul Def. (prima parte)
Carlo Cottarelli, direttore Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano già commissario della Spending Review ; Emiliano Brancaccio, docente di politica economica all'Università degli Studi del Sannio.
Carlo Cottarelli, direttore Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano già commissario della Spending Review ; Emiliano Brancaccio, docente di politica economica all'Università degli Studi del Sannio.
1-L'ombra dell'Isis sull'attentato di Istanbul. ..Finora l'organizzazione terroristica non ha mai rivendicato gli attacchi in Turchia. ( testimonianza di Claudio calia, analisi di Alberto Negri sole 24 ore) ..2-Ancora nessuna notifica ufficiale del governo britannica sulla Brexit. Il consiglio europeo da tempo fino a settembre. Dai 27 nessun segnale su un eventuale ..cambio di rotta sull'austerità. ( Chiara Saraceno, Emiliano Brancaccio) ..3-Francia: Il premier Valls incontra i sindacati che protestano contro la riforma del lavoro. Nuove proposte per mettere fine alle tensioni sociali. ..( Simona Saccaro) ..4-” In Messico la scuola è pubblica, laica e gratuita, ed è cosi che vogliamo che rimanga « ..l'ultima strage degli insegnanti vista dallo scrittore Paco Ignacio Taibo secondo. L'intervista di esteri. ..5-Dakar, la città che cambia. Oggi la seconda puntata del reportage dalla capitale senegalese. ..( Marcello Lorrai) ..6-Progetti sostenibili: le vie delle distillerie per un turismo più responsabile nel Tirolo...( Fabio Fimiani)
L'austerità rischia di essere il futuro prossimo dell'Europa, anche dopo averne segnato pesantemente il passato recente. La scossa della Brexit, per ora, non basta ad uscire dalla tenaglia della riduzione della spesa e dei salari. La conclusione del vertice informale dei 27 leader dell'Unione Europea, il primo dopo la Brexit, lo conferma indirettamente: “(...) molte persone esprimono insoddisfazione per lo stato attuale delle cose, a livello sia europeo sia nazionale. Gli europei si aspettano che noi facciamo di più in tema di sicurezza, lavoro e crescita, e speranza per un futuro migliore. Abbiamo bisogno di lavorare su questo, in un modo che ci unisca, non da ultimo nell'interesse dei giovani". Tradotto: “gli europei dicono che le cose non vanno bene, vogliono di più. Dobbiamo occuparcene”. Perchè l'Europa non riesce ad uscire dall'austerità, nonostante i danni provocati dalle sue politiche? Da questo interrogativo è iniziata la puntata di oggi di Memos con l'economista Emiliano Brancaccio e la sociologa Chiara Saraceno.
L'austerità rischia di essere il futuro prossimo dell'Europa, anche dopo averne segnato pesantemente il passato recente. La scossa della Brexit, per ora, non basta ad uscire dalla tenaglia della riduzione della spesa e dei salari. La conclusione del vertice informale dei 27 leader dell'Unione Europea, il primo dopo la Brexit, lo conferma indirettamente: “(...) molte persone esprimono insoddisfazione per lo stato attuale delle cose, a livello sia europeo sia nazionale. Gli europei si aspettano che noi facciamo di più in tema di sicurezza, lavoro e crescita, e speranza per un futuro migliore. Abbiamo bisogno di lavorare su questo, in un modo che ci unisca, non da ultimo nell'interesse dei giovani". Tradotto: “gli europei dicono che le cose non vanno bene, vogliono di più. Dobbiamo occuparcene”. Perchè l'Europa non riesce ad uscire dall'austerità, nonostante i danni provocati dalle sue politiche? Da questo interrogativo è iniziata la puntata di oggi di Memos con l'economista Emiliano Brancaccio e la sociologa Chiara Saraceno.
1-L'ombra dell'Isis sull'attentato di Istanbul. ..Finora l'organizzazione terroristica non ha mai rivendicato gli attacchi in Turchia. ( testimonianza di Claudio calia, analisi di Alberto Negri sole 24 ore) ..2-Ancora nessuna notifica ufficiale del governo britannica sulla Brexit. Il consiglio europeo da tempo fino a settembre. Dai 27 nessun segnale su un eventuale ..cambio di rotta sull'austerità. ( Chiara Saraceno, Emiliano Brancaccio) ..3-Francia: Il premier Valls incontra i sindacati che protestano contro la riforma del lavoro. Nuove proposte per mettere fine alle tensioni sociali. ..( Simona Saccaro) ..4-” In Messico la scuola è pubblica, laica e gratuita, ed è cosi che vogliamo che rimanga « ..l'ultima strage degli insegnanti vista dallo scrittore Paco Ignacio Taibo secondo. L'intervista di esteri. ..5-Dakar, la città che cambia. Oggi la seconda puntata del reportage dalla capitale senegalese. ..( Marcello Lorrai) ..6-Progetti sostenibili: le vie delle distillerie per un turismo più responsabile nel Tirolo...( Fabio Fimiani)
1-L'ombra dell'Isis sull'attentato di Istanbul. ..Finora l'organizzazione terroristica non ha mai rivendicato gli attacchi in Turchia. ( testimonianza di Claudio calia, analisi di Alberto Negri sole 24 ore) ..2-Ancora nessuna notifica ufficiale del governo britannica sulla Brexit. Il consiglio europeo da tempo fino a settembre. Dai 27 nessun segnale su un eventuale ..cambio di rotta sull'austerità. ( Chiara Saraceno, Emiliano Brancaccio) ..3-Francia: Il premier Valls incontra i sindacati che protestano contro la riforma del lavoro. Nuove proposte per mettere fine alle tensioni sociali. ..( Simona Saccaro) ..4-” In Messico la scuola è pubblica, laica e gratuita, ed è cosi che vogliamo che rimanga « ..l'ultima strage degli insegnanti vista dallo scrittore Paco Ignacio Taibo secondo. L'intervista di esteri. ..5-Dakar, la città che cambia. Oggi la seconda puntata del reportage dalla capitale senegalese. ..( Marcello Lorrai) ..6-Progetti sostenibili: le vie delle distillerie per un turismo più responsabile nel Tirolo...( Fabio Fimiani)
L'austerità rischia di essere il futuro prossimo dell'Europa, anche dopo averne segnato pesantemente il passato recente. La scossa della Brexit, per ora, non basta ad uscire dalla tenaglia della riduzione della spesa e dei salari. La conclusione del vertice informale dei 27 leader dell'Unione Europea, il primo dopo la Brexit, lo conferma indirettamente: “(...) molte persone esprimono insoddisfazione per lo stato attuale delle cose, a livello sia europeo sia nazionale. Gli europei si aspettano che noi facciamo di più in tema di sicurezza, lavoro e crescita, e speranza per un futuro migliore. Abbiamo bisogno di lavorare su questo, in un modo che ci unisca, non da ultimo nell'interesse dei giovani". Tradotto: “gli europei dicono che le cose non vanno bene, vogliono di più. Dobbiamo occuparcene”. Perchè l'Europa non riesce ad uscire dall'austerità, nonostante i danni provocati dalle sue politiche? Da questo interrogativo è iniziata la puntata di oggi di Memos con l'economista Emiliano Brancaccio e la sociologa Chiara Saraceno.
1-la Grecia non rimborserà il fondo monetario. ..Scatta a mezzanotte l'iter per il default. ..A 5 giorni dal referendum, Bruxelles tenta di riaprire..il negoziato. Tra proposte e e controproposte torna prepotente il tema del debito. Questa sera riunione straordinaria dell'Eurogruppo.( Margherita Dean, Luca Fantacci, Emiliano Brancaccio, Lele Liguori, Alessandro Principe) ..2-Nucleare iraniano: trattative prolungate al 9 di luglio. Inizialmente la scadenza era stata fissata ad oggi...3-Telefonia: nell'unione europea roaming abolito da giugno 2017. primi tagli tra un anno. ..4-Strani giochi nel mare cinese meridionale...isole artificiali per ampliare le acque territoriali...( Gabriele Battaglia) ..5-libertà di stampa: nasce lo European Center for Press and Media Freedom (Chiara Sighele OBC) 6-Land grabbing: In Tanzania gli agro carburanti sfrattano i contadini. ( Marta Gatti) .. ..
Tradito da un referendum? Il presidente della Commissione europea Juncker ha detto di sentirsi “tradito” dalla decisione di Tsipras di indire il referendum sulla proposta dei creditori del governo di Atene. Eppure non ha avuto lo stesso effetto - su Juncker - l'annuncio del referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. E' vero, Cameron non è Tsipras. E in effetti non tutti i referendum sono uguali nell'Europa delle “sliding doors”, quelle porte girevoli attraverso le quali si può uscire dall'Unione europea (Gran Bretagna) o essere espulsi dall'euro (Grecia). Memos ne ha parlato con David W. Ellwood, storico dell'Università Jonh Hopkins di Bologna. Ospite della trasmissione di oggi anche l'economista Emiliano Brancaccio. L'uscita dall'euro di un paese – sostiene Brancaccio – è tutt'altro che un percorso definito e scontato. Soprattutto non è chiaro se l'uscita dall'Unione monetaria europea sia una decisione in capo solo al paese “uscente”, che rinuncia ad utilizzare una valuta, oppure se sia possibile un'espulsione decretata dalle istituzioni europee. Interrogativi, che almeno per oggi, non sfiorano il “falco” Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco: “la Grecia – avrebbe detto in una riunione con i suoi parlamentari della Cdu - potrebbe restare nell'euro anche se prevalesse il 'no' al referendum di domenica prossima”.
Tradito da un referendum? Il presidente della Commissione europea Juncker ha detto di sentirsi “tradito” dalla decisione di Tsipras di indire il referendum sulla proposta dei creditori del governo di Atene. Eppure non ha avuto lo stesso effetto - su Juncker - l'annuncio del referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. E' vero, Cameron non è Tsipras. E in effetti non tutti i referendum sono uguali nell'Europa delle “sliding doors”, quelle porte girevoli attraverso le quali si può uscire dall'Unione europea (Gran Bretagna) o essere espulsi dall'euro (Grecia). Memos ne ha parlato con David W. Ellwood, storico dell'Università Jonh Hopkins di Bologna. Ospite della trasmissione di oggi anche l'economista Emiliano Brancaccio. L'uscita dall'euro di un paese – sostiene Brancaccio – è tutt'altro che un percorso definito e scontato. Soprattutto non è chiaro se l'uscita dall'Unione monetaria europea sia una decisione in capo solo al paese “uscente”, che rinuncia ad utilizzare una valuta, oppure se sia possibile un'espulsione decretata dalle istituzioni europee. Interrogativi, che almeno per oggi, non sfiorano il “falco” Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco: “la Grecia – avrebbe detto in una riunione con i suoi parlamentari della Cdu - potrebbe restare nell'euro anche se prevalesse il 'no' al referendum di domenica prossima”.
1-la Grecia non rimborserà il fondo monetario. ..Scatta a mezzanotte l'iter per il default. ..A 5 giorni dal referendum, Bruxelles tenta di riaprire..il negoziato. Tra proposte e e controproposte torna prepotente il tema del debito. Questa sera riunione straordinaria dell'Eurogruppo.( Margherita Dean, Luca Fantacci, Emiliano Brancaccio, Lele Liguori, Alessandro Principe) ..2-Nucleare iraniano: trattative prolungate al 9 di luglio. Inizialmente la scadenza era stata fissata ad oggi...3-Telefonia: nell'unione europea roaming abolito da giugno 2017. primi tagli tra un anno. ..4-Strani giochi nel mare cinese meridionale...isole artificiali per ampliare le acque territoriali...( Gabriele Battaglia) ..5-libertà di stampa: nasce lo European Center for Press and Media Freedom (Chiara Sighele OBC) 6-Land grabbing: In Tanzania gli agro carburanti sfrattano i contadini. ( Marta Gatti) .. ..
Tradito da un referendum? Il presidente della Commissione europea Juncker ha detto di sentirsi “tradito” dalla decisione di Tsipras di indire il referendum sulla proposta dei creditori del governo di Atene. Eppure non ha avuto lo stesso effetto - su Juncker - l'annuncio del referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. E' vero, Cameron non è Tsipras. E in effetti non tutti i referendum sono uguali nell'Europa delle “sliding doors”, quelle porte girevoli attraverso le quali si può uscire dall'Unione europea (Gran Bretagna) o essere espulsi dall'euro (Grecia). Memos ne ha parlato con David W. Ellwood, storico dell'Università Jonh Hopkins di Bologna. Ospite della trasmissione di oggi anche l'economista Emiliano Brancaccio. L'uscita dall'euro di un paese – sostiene Brancaccio – è tutt'altro che un percorso definito e scontato. Soprattutto non è chiaro se l'uscita dall'Unione monetaria europea sia una decisione in capo solo al paese “uscente”, che rinuncia ad utilizzare una valuta, oppure se sia possibile un'espulsione decretata dalle istituzioni europee. Interrogativi, che almeno per oggi, non sfiorano il “falco” Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco: “la Grecia – avrebbe detto in una riunione con i suoi parlamentari della Cdu - potrebbe restare nell'euro anche se prevalesse il 'no' al referendum di domenica prossima”.
1-la Grecia non rimborserà il fondo monetario. ..Scatta a mezzanotte l'iter per il default. ..A 5 giorni dal referendum, Bruxelles tenta di riaprire..il negoziato. Tra proposte e e controproposte torna prepotente il tema del debito. Questa sera riunione straordinaria dell'Eurogruppo.( Margherita Dean, Luca Fantacci, Emiliano Brancaccio, Lele Liguori, Alessandro Principe) ..2-Nucleare iraniano: trattative prolungate al 9 di luglio. Inizialmente la scadenza era stata fissata ad oggi...3-Telefonia: nell'unione europea roaming abolito da giugno 2017. primi tagli tra un anno. ..4-Strani giochi nel mare cinese meridionale...isole artificiali per ampliare le acque territoriali...( Gabriele Battaglia) ..5-libertà di stampa: nasce lo European Center for Press and Media Freedom (Chiara Sighele OBC) 6-Land grabbing: In Tanzania gli agro carburanti sfrattano i contadini. ( Marta Gatti) .. ..
con: Antonio Ferrari da Atene, Carlo Bastasin editorialista IlSole24Ore, Emiliano Brancaccio professore Economia Politica Università del Sannio, Leonardo Becchetti, docente Economia Politica Università Tor Vergata
Gli ospiti di questa seconda puntata di Memos, dedicata alla sinistra e l'euro a pochi giorni dalle elezioni in Grecia, sono due economisti: Salvatore Biasco, dell'università La Sapienza di Roma, e Emiliano Brancaccio, dell'università del Sannio di Benevento. «L'euro ormai c'è, non ne possiamo uscire – dice Biasco - . L'uscita dalla moneta unica sarebbe catastrofica dal punto di vista analitico, indipendentemente dalle opzioni politiche che ciascuno può mettervi dentro. Occorre operare in modo che l'Unione europea esca dall'ossessione della politica dell'offerta di questi anni e apra spazi ad una politica della domanda». Diverso il quadro di riferimento di Brancaccio. «Proseguendo con le attuali politiche di austerità e precarizzazione del mercato del lavoro – dice l'economista - l'assetto dell'Eurozona risulta insostenibile. Se si va avanti di questo passo l'Eurozona è destinata all'implosione».
Gli ospiti di questa seconda puntata di Memos, dedicata alla sinistra e l'euro a pochi giorni dalle elezioni in Grecia, sono due economisti: Salvatore Biasco, dell'università La Sapienza di Roma, e Emiliano Brancaccio, dell'università del Sannio di Benevento. «L'euro ormai c'è, non ne possiamo uscire – dice Biasco - . L'uscita dalla moneta unica sarebbe catastrofica dal punto di vista analitico, indipendentemente dalle opzioni politiche che ciascuno può mettervi dentro. Occorre operare in modo che l'Unione europea esca dall'ossessione della politica dell'offerta di questi anni e apra spazi ad una politica della domanda». Diverso il quadro di riferimento di Brancaccio. «Proseguendo con le attuali politiche di austerità e precarizzazione del mercato del lavoro – dice l'economista - l'assetto dell'Eurozona risulta insostenibile. Se si va avanti di questo passo l'Eurozona è destinata all'implosione».
Gli ospiti di questa seconda puntata di Memos, dedicata alla sinistra e l'euro a pochi giorni dalle elezioni in Grecia, sono due economisti: Salvatore Biasco, dell'università La Sapienza di Roma, e Emiliano Brancaccio, dell'università del Sannio di Benevento. «L'euro ormai c'è, non ne possiamo uscire – dice Biasco - . L'uscita dalla moneta unica sarebbe catastrofica dal punto di vista analitico, indipendentemente dalle opzioni politiche che ciascuno può mettervi dentro. Occorre operare in modo che l'Unione europea esca dall'ossessione della politica dell'offerta di questi anni e apra spazi ad una politica della domanda». Diverso il quadro di riferimento di Brancaccio. «Proseguendo con le attuali politiche di austerità e precarizzazione del mercato del lavoro – dice l'economista - l'assetto dell'Eurozona risulta insostenibile. Se si va avanti di questo passo l'Eurozona è destinata all'implosione».