POPULARITY
Paolo Grillo"I giganti silenziosi"Il Medioevo in dieci alberiMondadori Editorewww.mondadori.itL'immagine oggi più diffusa – e al tempo stesso più stereotipata – dell'alto Medioevo racconta di «un mondo di foreste buie e popolate da cinghiali e da qualche barbaro, tra le quali si ergevano mesti i ruderi monumentali di un mondo che fu». Ma questa rappresentazione, come molte altre, non corrisponde per niente alla realtà. Il Medioevo, infatti, è ben diverso e più complesso di come la storiografia e la letteratura, soprattutto quella cavalleresca, l'hanno spesso dipinto. Attraverso dieci alberi che hanno rivestito un ruolo di primo piano nella vita sociale ed economica dell'epoca, Paolo Grillo ripercorre quei secoli restituendo all'elemento vegetale la giusta importanza quale inedita chiave di lettura per comprendere meglio tutto il mondo dell'Europa medievale. Il risultato è un ritratto originale e affascinante, che riesce a «far udire la voce degli alberi, far sì che siano essi stessi a parlarci della loro vita, attraverso i loro tronchi e i segni che il tempo e gli esseri umani vi hanno lasciato». Dall'olmo, sotto le cui fronde si tenevano le assemblee dei comuni urbani e rurali, al castagno, detto anche «albero del pane»; dall'ulivo e dalla palma, due simboli centrali della religione cristiana e islamica, fino alla quercia che, oltre alle ghiande per il nutrimento di uomini e animali, forniva il legname per la costruzione delle imponenti cattedrali di tutta Europa: ogni albero rivela un pezzo di storia e racconta in un modo nuovo la complessa convivenza tra uomini e piante. Gli alberi medievali escono finalmente dall'astrattezza di mosaici, editti, affreschi e trattati dell'epoca, per restituire una vivida immagine dell'Età di Mezzo, sottolineando il ruolo fondamentale della presenza vegetale che, in un clima che cambia, è bene ricordare anche oggi.Paolo Grillo insegna Storia dell'Italia medievale all'Università degli Studi di Milano e si occupa della storia d'Italia fra il XII e il XIV secolo. Fra i suoi libri più recenti: La falsa inimicizia. Guelfi e ghibellini nell'Italia del Duecento (2018), Manfredi di Svevia (2021) e, per Mondadori, Nascita di una cattedrale (2017), Le porte del mondo (2019) e Federico II (2023).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
®L'Occidente ignora la Storia, Putin è pronto a tutto“Perché i russi non si ribellano?” È una domanda che si è sentita spesso fin dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Ma è davvero possibile parlare di una responsabilità collettiva — in questo caso della società russa — di fronte alla guerra in Ucraina e al regime autoritario di Vladimir Putin? Oppure, come accade nel diritto penale, esiste solo una responsabilità individuale? E quanto costa essere liberi in un regime autoritario come quello russo? È questo il tema della puntata di Laser, che parte dalle testimonianze raccolte a Ginevra, a margine dell'ultimo Summit for Human Rights and Democracy, di due tra i maggiori dissidenti russi: Vladimir Kara-Murza e Garri Kasparov. Vladimir Kara-Murza è stato liberato nell'agosto 2024 nell'ambito di uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia. Era detenuto in isolamento in una colonia penale siberiana, dove stava scontando una condanna a 25 anni per aver criticato il Cremlino e la guerra in Ucraina. Garri Kasparov, uno dei più grandi scacchisti della storia e tra i più noti oppositori di Putin, vive in esilio dal 2013. Secondo Kara-Murza e sua moglie, Evgenia Kara-Murza, attivista per i diritti umani, nonostante la repressione e la propaganda, una parte consistente della società russa condanna la guerra e non si riconosce nel regime. Per Garri Kasparov, invece, la responsabilità della guerra in Ucraina non può ricadere solo su Putin, perché milioni di cittadini contribuiscono, in vari modi, al funzionamento della macchina bellica.Una riflessione sulla società russa di oggi, alla luce della storia, è offerta in questa puntata anche da Giovanni Savino, storico specialista di Russia e Europa orientale, docente all'Università Federico II di Napoli, e Maria Chiara Franceschelli, ricercatrice della Scuola Normale Superiore di Pisa, esperta di società civile e movimenti sociali nella Russia contemporanea.Prima emissione: 23 maggio 2025undefined
Federico II de Hohenstaufen, emperador del Sacro Imperio Romano Germánico, era un hombre culto y obsesionado con encontrar el lenguaje original, el que hablaron Adán y Eva. Para encontrarlo, diseñó uno de los experimentos más inhumanos jamás documentados. Federico estaba convencido de que, si los niños no escuchaban ningún idioma desde su nacimiento, acabarían hablando el lenguaje natural del ser humano. ¿Cuáles fueron esas prácticas? Iker Jiménez nos las contará esta noche con su habitual forma de comunicar. Escucha el episodio completo en la app de iVoox, o descubre todo el catálogo de iVoox Originals
L'intelligenza artificiale come supporto alla mobilità e al traffico: è da qui che parte la sperimentazione di Movyon, l'operatore tecnologico del Gruppo Autostrade per l'Italia. L'iniziativa, promossa nell'ambito dei progetti del Centro Nazionale della Mobilità Sostenibile (MOST), vede Movyon in collaborazione con l'Università Federico II per testare il Dynamic Speed Limit sulla Tangenziale di Napoli. L'obiettivo è fluidificare il traffico attraverso strumenti di guida autonoma e AI, trasformando quel tratto nella prima smart road "bollinata". Ce lo spiega Roberta Loiacono, Communication Director di Movyon.
Arturo MartoneQuann'uno aspett'a DodòSamuel Beckett Aspettando GodotCronopio Edizionihttp://www.shopcronopio.it/Anche se di traduzioni a stampa di Godot in napoletano non pare ce ne siano state sinora, c'era davvero bisogno di un ulteriore intervento traduttivo? La risposta è assolutamente no e assolutamente sì. Assolutamente no, perché il testo ha raggiunto una diffusione talmente capillare da poter essere considerato ormai translinguistico e transculturale, in linea con la fisionomia culturale del suo autore. Assolutamente sì, perché Beckett ha coltivato e dato prova di una competenza transculturale che sollecita al confronto con un testo ‘aperto' (cioè le presupposizioni culturali sono ridotte all'osso) le potenzialità di una lingua/dialetto come il napoletano, anch'esso virtualmente ‘aperto' ma quasi sempre resosi disponibile, di fatto, a un repertorio per così dire domestico, familiare, un repertorio da intra moenia che ha nondimeno attraversato confini e barriere culturali inimmaginabili per altre lingue/dialetti altrettanto domestici e familiari. Questa edizione di Aspettando Godot , con testo italiano a fronte, è ispirata liberamente alle lingue di partenza delle edizioni francese, inglese e italiana, e nasce dal tentativo di verificare le potenzialità espressive dei quattro personaggi della pièce (Pozzo, Lucky, Estragone e Vladimiro, qui chiamati rispettivamente Popó, Lulù, Gogó e Didì, mentre Godot diventa Dodó) e le trovate ‘filosofiche' delle tre lingue di partenza in quelle del napoletano.Arturo Martone ha insegnato per circa quarant'anni discipline filosofiche, prima all'università Federico II e poi all'Orientale di Napoli, occupandosi della filosofia fra XVIII e XX secolo e poi di filosofia del linguaggio e semiotica.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
In questo episodio viaggeremo dalle stelle all'orto (spaziale!), esplorando l'incredibile mondo dell'agricoltura nello spazio. Scopriremo che pomodori e patate sono i veri eroi delle missioni spaziali.La nostra guida in questa avventura intergalattica sarà Stefania De Pascale, professoressa di orticultura al dipartimento di agraria dell'università Federico II di Napoli e autrice di "Piantare patate su Marte, il lungo viaggio dell'agricoltura".Tra le varie domande che ho posto alla professoressa De Pascale: cosa si intende per "plant blindness"? Come coltivare nella microgravità? Quali sono le 3 piante alimentari da coltivare su Marte?Preparatevi a un episodio che vi farà guardare lo spazio (e il vostro piatto di verdure) con occhi completamente nuovi! Buon ascolto!Piantare patate su Marte, il lungo viaggio dell'agricoltura, Stefania De Pascale, ABOCA EDIZIONI
Federico II di Svevia guidò una corte innovativa, centro di sapere e scienza, dove convivevano cultura araba, latina ed ebraica in pieno Medioevo.
Nove anni sono un tempo non troppo lungo ma neanche troppo breve per capire se un investimento ‘sul futuro’ ha dato i frutti sperati. Il caso della Apple developer academy di Napoli, nata nel 2016, dalla partnership tra l’azienda di Cupertino e l’Università Federico II, è stato definito una best practice e per sostenerne le potenzialità di sviluppo sono stati utilizzati anche fondi europei. Il progetto ha catalizzato risorse regionali provenienti dal fondo Fse per la realizzazione della sede che rientra nel polo universitario federiciano insediato nell’area ex Cirio e continua a beneficiarne con borse di studio che di fatto sono indennità di frequenza destinate agli studenti che provengono da tutto il mondo.Dal 2016 ad oggi, hanno completato la Apple developer academy circa 2500 studenti dei quali 1800 sono campani. Il 58% degli studenti è anche studente universitario. Tra chi scegle di lavorare dopo il percorso formativo il 66% trova una posizione lavorativa e il 9% diventa un imprenditore o un freelance. Per capire cosa è cambiato concretamente, abbiamo ascoltato le esperienze di ex studenti ed ex studentesse; le voci di chi oggi sta creando nuove app alla ricerca di soluzioni che possano avere un impatto positivo in termini di miglioramento della qualità della vita.Il direttore scientifico della Apple Developer Academy, Giorgio Ventre, e l’assessora all’innovazione e alle Startup della regione Campania, Valeria Fascione, hanno seguito sin dall’inizio l’evoluzione del progetto che negli anni è andato oltre il classico percorso di formazione per chi sviluppa app, ha attratto talenti dall’estero e dal resto d’Italia, che spesso hanno scelto di restare in Campania. Uno scambio culturale determinante anche in termini di trasformazione urbana. Da ex zona industriale, a quartiere degradato, oggi San Giovanni a Teduccio, almeno nella zona intorno al polo universitario sembra vivere un lento ma costante processo di riqualificazione.
Lo spazio di oggi è dedicato alla Settimana del Cervello e anche oggi abbiamo l’opportunità di conoscere il lavoro dei ricercatori di Mnesys il più ampio programma di ricerca sulle neuroscienze mai realizzato in Italia e ora diventato il più grande e all’avanguardia in Europa. Oggi parliamo degli studi sui i meccanismi responsabili dell’epilessia al fine offrire nuove opportunità di trattamento per l’epilessia pediatrica. In linea con noi Maurizio Taglialatela, ordinario di Farmacologia dell’Università “Federico II” di Napoli.
Cinque anni fa esatti iniziava ufficialmente la pandemia da Covid-19: cos'ha imparato la Germania e come si discute oggi delle misure adottate? Ce ne parla Agnese Franceschini. Con Roberta Villa, giornalista scientifica, parliamo d'Italia, fra responsabilità politiche e prevenzione futura. E cosa rimane della pandemia da corona nel lavoro di Ivan Gentile, primario del reparto malattie infettive all'ospedale "Federico II" di Napoli? Von Cristina Giordano.
PALERMO (ITALPRESS) - “Al di là dell'esigenza di potere avere ulteriori spazi aula, l'idea in realtà è diventata più ricca e più complessa perché si tratta di un vero e proprio processo di riqualificazione urbana in un quartiere che ha dei problemi come marginalità e inclusione, ma dove insistono anche molti complessi industriali, molti padiglioni che con l'Università di Palermo hanno già fatto degli accordi e che vogliono contribuire positivamente e attivamente alla crescita di un nuovo polo didattico”. Così il rettore dell'Università degli Studi di Palermo, Massimo Midiri, a margine della presentazione del progetto “Dove c'è conoscenza, c'è futuro: UniPa per Brancaccio”, che unisce attività didattiche, tecnologie digitali e cultura e con la partecipazione quotidiana della comunità accademica, rafforzando la presenza dell'Ateneo nel quartiere, dando così un ulteriore impulso alla riqualificazione urbana delle periferie e contribuendo attivamente alla trasformazione del territorio. “L'idea - aggiunge - è portare gli studenti, farli stare nelle migliori condizioni possibili. Popolare questo quartiere con i nostri studenti Unipa in un processo che vuole riqualificare Brancaccio, prendendo spunto un po' da quello che è successo a Scampia a Napoli, con la Federico II, dove i ragazzi oggi vanno con piacere avendo ricreato un nuovo clima, una nuova atmosfera in ambienti che prima erano ovviamente consegnati alla malavita”. xd6/mca2/vbo/gtr
PALERMO (ITALPRESS) - “Al di là dell'esigenza di potere avere ulteriori spazi aula, l'idea in realtà è diventata più ricca e più complessa perché si tratta di un vero e proprio processo di riqualificazione urbana in un quartiere che ha dei problemi come marginalità e inclusione, ma dove insistono anche molti complessi industriali, molti padiglioni che con l'Università di Palermo hanno già fatto degli accordi e che vogliono contribuire positivamente e attivamente alla crescita di un nuovo polo didattico”. Così il rettore dell'Università degli Studi di Palermo, Massimo Midiri, a margine della presentazione del progetto “Dove c'è conoscenza, c'è futuro: UniPa per Brancaccio”, che unisce attività didattiche, tecnologie digitali e cultura e con la partecipazione quotidiana della comunità accademica, rafforzando la presenza dell'Ateneo nel quartiere, dando così un ulteriore impulso alla riqualificazione urbana delle periferie e contribuendo attivamente alla trasformazione del territorio. “L'idea - aggiunge - è portare gli studenti, farli stare nelle migliori condizioni possibili. Popolare questo quartiere con i nostri studenti Unipa in un processo che vuole riqualificare Brancaccio, prendendo spunto un po' da quello che è successo a Scampia a Napoli, con la Federico II, dove i ragazzi oggi vanno con piacere avendo ricreato un nuovo clima, una nuova atmosfera in ambienti che prima erano ovviamente consegnati alla malavita”. xd6/mca2/vbo/gtr
ROMA (ITALPRESS) - I dati di uno studio svolto da ricercatori dell'Istituto per l'endocrinologia e l'oncologia sperimentale del Consiglio nazionale delle ricerche e dell'Università Federico II di Napoli aggiungono un importante tassello alla comprensione delle interazioni tra il sistema immunitario e il tumore alla mammella. Si apre così la strada allo sviluppo di nuove strategie per la prognosi e la cura di questa patologia. I ricercatori, in particolare, hanno scoperto il ruolo prognostico dei linfociti T regolatori, cellule del sistema immunitario nel carcinoma mammario.col/sat/gtr
NAPOLI (ITALPRESS) - Con l'obiettivo di formare esperti di concezione, gestione, servizi di costruzione e monitoraggio delle infrastrutture del sistema viario, ha preso il via a Napoli la quarta edizione della "Smart Infrastructures & Construction Academy", una realtà di alta formazione che vede insieme il Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati dell'Università Federico II e il Gruppo Autostrade per l'Italia. Il percorso formativo di 6 mesi sviluppato da Aspi, in collaborazione con Adecco, è rivolto quest'anno a 14 giovani ingegneri. Da gennaio a luglio i candidati, selezionati e inseriti in una delle società del Gruppo Autostrade per l'Italia, saranno coinvolti in attività multidisciplinari come lezioni frontali, visite tecniche e di laboratorio, esercitazioni, project-work e attività in azienda. Al termine del percorso formativo saranno assunti in una delle società di Autostrade.f08/fsc/gtr
NAPOLI (ITALPRESS) - Con l'obiettivo di formare esperti di concezione, gestione, servizi di costruzione e monitoraggio delle infrastrutture del sistema viario, ha preso il via a Napoli la quarta edizione della "Smart Infrastructures & Construction Academy", una realtà di alta formazione che vede insieme il Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati dell'Università Federico II e il Gruppo Autostrade per l'Italia. Il percorso formativo di 6 mesi sviluppato da Aspi, in collaborazione con Adecco, è rivolto quest'anno a 14 giovani ingegneri. Da gennaio a luglio i candidati, selezionati e inseriti in una delle società del Gruppo Autostrade per l'Italia, saranno coinvolti in attività multidisciplinari come lezioni frontali, visite tecniche e di laboratorio, esercitazioni, project-work e attività in azienda. Al termine del percorso formativo saranno assunti in una delle società di Autostrade.f08/fsc/gtr
NAPOLI (ITALPRESS) - Con l'obiettivo di formare esperti di concezione, gestione, servizi di costruzione e monitoraggio delle infrastrutture del sistema viario, ha preso il via a Napoli la quarta edizione della "Smart Infrastructures & Construction Academy", una realtà di alta formazione che vede insieme il Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati dell'Università Federico II e il Gruppo Autostrade per l'Italia. Il percorso formativo di 6 mesi sviluppato da Aspi, in collaborazione con Adecco, è rivolto quest'anno a 14 giovani ingegneri. Da gennaio a luglio i candidati, selezionati e inseriti in una delle società del Gruppo Autostrade per l'Italia, saranno coinvolti in attività multidisciplinari come lezioni frontali, visite tecniche e di laboratorio, esercitazioni, project-work e attività in azienda. Al termine del percorso formativo saranno assunti in una delle società di Autostrade.f08/fsc/gtr
NAPOLI (ITALPRESS) - Con l'obiettivo di formare esperti di concezione, gestione, servizi di costruzione e monitoraggio delle infrastrutture del sistema viario, ha preso il via a Napoli la quarta edizione della "Smart Infrastructures & Construction Academy", una realtà di alta formazione che vede insieme il Centro Servizi Metrologici e Tecnologici Avanzati dell'Università Federico II e il Gruppo Autostrade per l'Italia. Il percorso formativo di 6 mesi sviluppato da Aspi, in collaborazione con Adecco, è rivolto quest'anno a 14 giovani ingegneri. Da gennaio a luglio i candidati, selezionati e inseriti in una delle società del Gruppo Autostrade per l'Italia, saranno coinvolti in attività multidisciplinari come lezioni frontali, visite tecniche e di laboratorio, esercitazioni, project-work e attività in azienda. Al termine del percorso formativo saranno assunti in una delle società di Autostrade.f08/fsc/gtr
ROMA (ITALPRESS) - Sono quasi 21 mila le vittime di malattie cardiovascolari in Campania, al secondo posto in Italia per numero di morti legate al sistema cardio-circolatorio. Una priorità sanitaria in Regione, che vede oltre 1 milione e 300 mila persone a rischio di sviluppare un evento cardiovascolare e quasi 800 mila campani con livelli di colesterolo LDL superiori a quelli raccomandati 1. A rivelare questo scenario sono i risultati del report Health CaRe condotto dal Centro Interdipartimentale di Ricerca in Farmacoeconomia e Farmacoutilizzazione dell'Università Federico II di Napoli in collaborazione con la Direzione generale Tutela della salute della Regione Campania. L'obiettivo è quello di identificare i pazienti campani con cronicità ed in particolare con patologie ad alto rischio cardiovascolare, in termini di prevalenza, aderenza terapeutica e costi di ospedalizzazione. Per arginare questa emergenza è stata annunciata la nascita di un tavolo di lavoro congiunto tra Novartis Italia e Regione Campania, per attuare programmi di prevenzione secondaria rivolti ai pazienti campani ad alto rischio cardiovascolare. mgg/gsl
ROMA (ITALPRESS) - Sono quasi 21 mila le vittime di malattie cardiovascolari in Campania, al secondo posto in Italia per numero di morti legate al sistema cardio-circolatorio. Una priorità sanitaria in Regione, che vede oltre 1 milione e 300 mila persone a rischio di sviluppare un evento cardiovascolare e quasi 800 mila campani con livelli di colesterolo LDL superiori a quelli raccomandati 1. A rivelare questo scenario sono i risultati del report Health CaRe condotto dal Centro Interdipartimentale di Ricerca in Farmacoeconomia e Farmacoutilizzazione dell'Università Federico II di Napoli in collaborazione con la Direzione generale Tutela della salute della Regione Campania. L'obiettivo è quello di identificare i pazienti campani con cronicità ed in particolare con patologie ad alto rischio cardiovascolare, in termini di prevalenza, aderenza terapeutica e costi di ospedalizzazione. Per arginare questa emergenza è stata annunciata la nascita di un tavolo di lavoro congiunto tra Novartis Italia e Regione Campania, per attuare programmi di prevenzione secondaria rivolti ai pazienti campani ad alto rischio cardiovascolare. mgg/gsl
Raccontare la medicina con le parole della letteratura e le immagini d’arte. Ne parliamo nella prima parte del programma con Alberto Mantovani e Claudio Longhi, un medico immunologo e un regista e uomo di teatro, autori dl libro, Breve storia letteraria e artistica della medicina (La nave di Teseo).Nella seconda parte le recensioni dei libri: - I promessi sposi di Alessandro Manzoni, illustr. da Daniele Catalli(24Ore Cultura, 480 pp., € 32,00)- La notte brava di Kant e Casanova di Daniele Archibugi(Neri Pozza, 144 pp., € 17,00)- Alfabeto Casanova. Episodi della mia vita scelti, tradotti e commentati da Gianluca Simeoni e Antonio Trampus(Mondadori, 424 pp., € 14,00)- Le memorie di Casanova a cura di Piero Chiara(Mondadori, € 80,00)- Le memorie di Casanova a cura di Giorgio Brunacci(Garzanti, € 80,00)- Vite incendiarie Amori proibiti e anime dannate di Daniela Musini(Piemme, 416 pp., € 19,90)- Lettere inglesi di Voltaire, a cura di A. Gurrado, N. Cronk(Silvio Berlusconi editore, 268 pp., € 20,00)- Sulla letteratura tedesca di Federico II, trad. e cura di Riccardo Campi(Castelvecchi, 146 pp., € 17,50).Il confettino di questa settimana: - Un salame nello spazio e altri scherzi da scienziati di Vito Tartamella(Dedalo, 176 pp., € 16,00)
È saltata l equiparazione dei compensi dei ministri e sottosegretari non parlamentari a quelli dei colleghi eletti. Un emendamento alla legge di Bilancio riformulato dei relatori riscrive la norma, prevedendo per i membri del Governo non parlamentari e non residenti a Roma solo il «diritto al rimborso delle spese di trasferta per l espletamento delle proprie funzioni». Si tratta di una delle novità frutto della maratona notturna in commissione Bilancio alla Camera che, nelle intenzioni della maggioranza, ha l obiettivo di concludere i lavori entro oggi, martedì 17 dicembre, con il via libera al mandato ai relatori. L approdo in Aula è programmato per mercoledì 18 dicembre e il voto venerdì. Con il rischio però con l ultimo sì del Senato sia rinviato a dopo Natale. I lavori sono stati sospesi e riprenderanno intorno alle 15, dopo l intervento della presidente del consiglio Giorgia Meloni in Aula per le comunicazioni in vista del consiglio europeo. Non escluso l arrivo in commissione del ministro dell Economia Giancarlo Giorgetti: «Ho dato disponibilità, se mi chiamano ci vado» ha risposto ai cronisti in Transatlantico. Come detto oggi è stato anche il giorno dell intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo. Tra i vari argomenti trattati, dai dazi ai rimpatri passando ai fondi per la difesa, la presidente del Consiglio ha parlato anche dell'aumento dei salari detassando: "Sono d'accordo sulla detassazione degli aumenti contrattuali di secondo livello. Giorgetti sa che varie volte ho cercato le coperture". E ha aggiunto: "È un tema su cui lavoro da due anni. Salvo fare come dice Milei, 'afuera ministero della cultura'. Ma non mi sento di replicarlo in Italia. La detassazione degli aumenti contrattuali sarebbe un bell'aiuto, forse il più concreto, che si può dare sul tema dell'aumento salariale". Ne parliamo con Gianni Trovati de Il Sole 24 Ore.Tavolo Stellantis: "Tutti gli stabilimenti italiani resteranno attivi"Si è tenuto oggi pomeriggio al Ministero delle Imprese e del Made in Italy al ministero delle Imprese e del Made in Italy il tavolo Stellantis. A presiederlo il ministro Adolfo Urso e per Stellantis Jean-Philippe Imparato, responsabile per l'Europa. Una delle notizie principali emerse durante i lavori è che arriverà in Italia la piattaforma Stla Small di Stellantis. La nuova archietettura produttiva sarà disponibile a partire dal 2028 a Pomigliano, con due nuovi modelli. Il numero uno di Stellantis in Europa, Jean Philippe Imparato, ha parlato di nuovi modelli per gli stabilimenti italiani a partire dal 2026. «Per Stellantis è venuto il tempo di fare squadra con l Italia per affrontare le sfide esistenziali che affrontiamo e sottovalutate da alcuni in Europa» ha detto in apertura del Tavolo in corso al Mimit. «Odio le promesse non mantenute e non voglio essere smentito dai fatti. Quindi, ci metto la faccia» è stato l impegno di Imparato.Imparato conferma il via alla produzione della Fiat 500 ibrida a Mirafiori a fine 2025, con l impegno a sviluppare la nuova famiglia di Fiat 500 fino al 2032-33. Il reparto produttivo dedicato ai cambi elettrificati arriverà a quota 600mila unità all anno, con una valutazione sulla possibilità di portare a 900mila il totale dei pezzi prodotti. Dal punto di vista istituzionale il Gruppo posizionerà a Torino il centro decisionale per l Europa. Per Pomigliano l impegno è allo sviluppo della nuova Pandina a partire dal 2030Intanto però il ministro Urso ha ricordato che la battaglia per sopravvivenza automotive è in Europa: "Oggi l'Italia può cambiare la politica industriale europea. Siamo in prima linea per superare le ideologie del green deal e realizzare finalmente un approccio pragmatico e realistico, capace di coniugare la sostenibilità ambientale con le esigenze produttive e sociali del nostro sistema industriale". Approfondiamo il tema con Alberto Annicchiarico de Il Sole 24 Ore.Inapp, giovani senza bussola, 1 su 2 non sa cosa vuole fareSenza bussola, con servizi di orientamento che risultano poco attrattivi: sono i giovani di oggi secondo l'ultima indagine Inapp, secondo cui il 38,2% degli under 30 afferma di non aver mai usufruito di un servizio di orientamento, con una percentuale ancora più alta (42%) nella fascia dei giovanissimi (15-17enni). Tra i motivi di questa scelta il 55,6% dichiara di "non averne avuto bisogno". Eppure di orientamento ci sarebbe la necessità, sottolinea l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche, dal momento che ben il 57,3% degli stessi giovani sostiene di non avere le idee chiare su cosa "farà da grande". L'indagine, svolta in collaborazione con Geo, Anvur e Centro di Ateneo della Federico II e ha coinvolto 3.642 giovani 15-29enni e oltre 2.700 servizi di orientamento tra Università, Centri per l'Impiego, Istituti di formazione e scuole secondarie di primo e secondo grado. La ricerca evidenzia che in Italia esiste un insieme articolato di strumenti e servizi di orientamento (accoglienza, informazione, colloquio orientativo, tirocini, tecniche di ricerca attiva del lavoro, bilancio di competenze, tutorato nelle transizioni, outplacement, mentoring, career counselling, bilancio di competenza) che appare molto eterogeneo e frammentato e poco ancorato a stabili modelli culturali di riferimento. Ne parliamo con Natale Forlani, presidente Inapp.
NAPOLI (ITALPRESS) - Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, promotore della campagna PizzaUnesco ed ex ministro, ha celebrato il settimo anniversario del riconoscimento dell'arte del pizzaiuolo napoletano come patrimonio dell'umanità Unesco. L'evento si è svolto presso l'antica Pizzeria Brandi, in occasione dell'inaugurazione di un nuovo presepe artigianale realizzato dal maestro De Filippo. Alla cerimonia hanno partecipato il Magnifico Rettore dell'Università Federico II, Matteo Lorito, i titolari della storica pizzeria, Eduardo e Paolo Pagnani, il maestro presepiale Gennaro De Filippo e la vicepresidente del consiglio comunale di Napoli Flavia Sorrentino. Pecoraro Scanio ha sottolineato l'importanza del riconoscimento Unesco: "In sette anni, l'arte del pizzaiuolo napoletano ha visto un vero e proprio boom, sia nella richiesta di pizzaioli formati secondo la tradizione napoletana, sia nell'export di prodotti agroalimentari campani e italiani. Questo riconoscimento ha dato un contributo significativo alla lotta contro l'italian sounding e ha favorito l'occupazione".(ITALPRESS).
NAPOLI (ITALPRESS) - Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, promotore della campagna PizzaUnesco ed ex ministro, ha celebrato il settimo anniversario del riconoscimento dell'arte del pizzaiuolo napoletano come patrimonio dell'umanità Unesco. L'evento si è svolto presso l'antica Pizzeria Brandi, in occasione dell'inaugurazione di un nuovo presepe artigianale realizzato dal maestro De Filippo. Alla cerimonia hanno partecipato il Magnifico Rettore dell'Università Federico II, Matteo Lorito, i titolari della storica pizzeria, Eduardo e Paolo Pagnani, il maestro presepiale Gennaro De Filippo e la vicepresidente del consiglio comunale di Napoli Flavia Sorrentino. Pecoraro Scanio ha sottolineato l'importanza del riconoscimento Unesco: "In sette anni, l'arte del pizzaiuolo napoletano ha visto un vero e proprio boom, sia nella richiesta di pizzaioli formati secondo la tradizione napoletana, sia nell'export di prodotti agroalimentari campani e italiani. Questo riconoscimento ha dato un contributo significativo alla lotta contro l'italian sounding e ha favorito l'occupazione".(ITALPRESS).
Alessandro Iannace"Storia della Terra"Laterza Editoriwww.laterza.itUna storia della Terra che racconta le rocce, i terremoti, gli uomini che li hanno studiati, le scoperte, i miti e i sogni. Ma anche e soprattutto le grandi domande che ci siamo posti osservando le meraviglie e i fenomeni terrificanti di questo nostro pianeta. Per restituire, pagina dopo pagina, almeno un po' di quello stupore che proviamo di fronte ad albe e tramonti, mari e montagne.Una palla infuocata si è trasformata in milioni di anni in ciò che noi chiamiamo Terra: un agglomerato di rocce sufficientemente solido da ospitare i vasti oceani della nostra ‘arancia blu' e grandi continenti in perpetuo movimento. Un ambiente dove la vita ha prosperato, e continua a farlo nonostante tutto e tutti. Eppure di questo spazio, su cui poggiamo i piedi tutti i giorni e che ci nutre, spesso sappiamo pochissimo. In questo libro, allora, ci muoveremo attraverso i luoghi dove è possibile comprendere la storia della Terra e i profondi legami che essa ha con la storia della vita: dalle tenui tracce della sua origine, più di tre miliardi di anni fa, fino alle prove della coevoluzione del pianeta con il mondo vivente. Andremo alla scoperta di alcuni dei suoi luoghi più incredibili, dalla fossa delle Marianne alla cima dell'Everest, passando per le miniere del Sudafrica e le scogliere coralline tropicali. Il nostro sarà anche un viaggio nel tempo, perché è impossibile raccontare la storia della Terra tralasciando le storie dei protagonisti della sua esplorazione, dalle prime intuizioni sulla sua forma fino alle recenti esplorazioni dei fondali oceanici. Una storia della Terra che propone un approccio globale alla comprensione del pianeta e della sua fisiologia, una dimensione culturale oggi più che mai necessaria."Storia della Terra" è stato finalista al Premio Gambrinus Mazzotti 2023 e ha ricevuto il premio della direzione artistica del Premio Letterario della Maiella.Alessandro Iannace è professore di Geologia stratigrafica all'Università Federico II di Napoli. Ha studiato tra Napoli e Parigi e si è occupato prevalentemente di ricerche sulle rocce sedimentarie di tipo biochimico, del loro significato per consentire ricostruzioni della paleogeografia e del paleoclima – soprattutto per il Periodo Triassico dell'Italia e dell'area mediterranea – ma anche del loro ruolo come contenitori di risorse metalliche e di idrocarburi in aree come la Sardegna, la Basilicata, la Grecia e l'Iran. Parte delle sue ricerche più recenti è dedicata all'analisi dello sviluppo storico dei fondamenti epistemologici della geologia.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
La presencia de Mozart y Franz Joseph Haydn en la segunda mitad del siglo XVIII eclipsó a otros autores que merecen ser recordados a través de su excelente música. Hoy queremos disfrutar de piezas compuestas por esos otros compositores, con el denominador común de la presencia de la flauta, un instrumento que debutó en este programa en su 2º episodio y del que no nos olvidamos ninguna temporada. El flauta / flautín solista de la Banda Sinfónica Municipal de Madrid, Juan Val, repite como ilustre invitado y volverá siempre que quiera, faltaría más... Junto a él comentamos las piezas elegidas por Carlos y que corresponden a autores como Michael Haydn, Johann Georg Albrechtsberger, Federico II y Anna Amalia de Prusia, Francesco Molino y Joan Baptista Pla. Música con un sabor muy especial y que ilumina la nueva entrega de Hoy Toca, el programa de Clásica FM que te quiere sorprender.
Marco Brando"Medi@evo"L'età di mezzo nei media italianiSalerno Editricewww.salernoeditrice.itÈ sempre più in voga l'uso di luoghi comuni “medievali” in chiave negativa. Sono stereotipi basati sull'evocazione del “ritorno al Medioevo”, un Evo di mezzo immaginario, segnato da sofferenza, terrore e barbarie. Un filo lega il Medioevo vero a quello finto: da alcuni anni se ne occupa il campo di studi della medievistica definito medievalismo, e in questo orizzonte si muove Marco Brando, che si concentra sul ruolo svolto da mass media, giornalisti e social network. Fornendo un abbecedario dei cliché “medievali” dalla cronaca nera a quella rosa, dallo sport alla religione, dall'economia al razzismo, dalla sessualità alla politica, il suo libro vuole essere uno strumento utile per i fan della storia, per i professionisti dei media e, ovviamente, per gli storici.Marco BrandoGiornalista, si occupa anche di storia, in particolare della percezione del Medioevo nei mass media. Sul tema ha svolto lezioni in vari atenei e ha scritto Lo strano caso di Federico II di Svevia (Bari 2008) e L'imperatore nel suo labirinto (Firenze 2019). È socio dell'Associazione italiana di Public History (Aiph), della Società italiana di Didattica della Storia (SiDidaSt), della Società italiana per la Storia medievale (Sismed) e del Centro europeo di ricerche medievali (Cerm).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Tre morti per un'esplosione di una fabbrica di petardi ad Ercolano. A perdere la vita tre giovanissimi, due gemelle di 26 anni ed una ragazzo di 18 anni. Colpisce il degrado anche sociale della vicenda, tra lavoro nero considerato come la normalità e la mancanza di controlli da parte dello Stato. Ne parliamo con Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano e vice presidente dell'Anci e Enrica Morlicchio, docente di sociologia economica alla Federico II di Napoli, consigliera del Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro).
Dopo l'ok di Joe Biden all'utilizzo dei missili a lungo raggio in territorio russo, la risposta del Cremlino non si è fatta attendere. La Russia ha modificato la dottrina nucleare e minaccia di una pesante ritorsione l'Occidente. Un momento senza precedenti nella Storia, che commentiamo con il colonnello Orio Giorgio Stirpe, ufficiale in riserva dell’Esercito Italiano specializzato in intelligence operativa, e con Giovanni Savino, esperto di Storia russa, ricercatore all'Università Federico II di Napoli.
NAPOLI (ITALPRESS) - Tappa a Napoli per “Build Your Future”, il programma ideato da Intesa Sanpaolo e realizzato in collaborazione con scuole e università per coinvolgere circa 10.000 studenti di tutta Italia e ispirarli sui grandi processi trasformativi dell'economia, della società e le competenze chiave del futuro. L'appuntamento è stato organizzato dal Gruppo guidato dal Ceo Carlo Messina con l'Università Federico II, dove docenti, imprenditori e startup hanno approfondito con oltre 800 studenti il ruolo delle nuove tecnologie e l'importanza nella loro esperienza delle soft skill per affrontare con successo i continui cambiamenti in corso.f08/fsc/gsl
NAPOLI (ITALPRESS) - Tappa a Napoli per “Build Your Future”, il programma ideato da Intesa Sanpaolo e realizzato in collaborazione con scuole e università per coinvolgere circa 10.000 studenti di tutta Italia e ispirarli sui grandi processi trasformativi dell'economia, della società e le competenze chiave del futuro. L'appuntamento è stato organizzato dal Gruppo guidato dal Ceo Carlo Messina con l'Università Federico II, dove docenti, imprenditori e startup hanno approfondito con oltre 800 studenti il ruolo delle nuove tecnologie e l'importanza nella loro esperienza delle soft skill per affrontare con successo i continui cambiamenti in corso.f08/fsc/gsl
NAPOLI (ITALPRESS) - Tappa a Napoli per “Build Your Future”, il programma ideato da Intesa Sanpaolo e realizzato in collaborazione con scuole e università per coinvolgere circa 10.000 studenti di tutta Italia e ispirarli sui grandi processi trasformativi dell'economia, della società e le competenze chiave del futuro. L'appuntamento è stato organizzato dal Gruppo guidato dal Ceo Carlo Messina con l'Università Federico II, dove docenti, imprenditori e startup hanno approfondito con oltre 800 studenti il ruolo delle nuove tecnologie e l'importanza nella loro esperienza delle soft skill per affrontare con successo i continui cambiamenti in corso.f08/fsc/gsl
NAPOLI (ITALPRESS) - Tappa a Napoli per “Build Your Future”, il programma ideato da Intesa Sanpaolo e realizzato in collaborazione con scuole e università per coinvolgere circa 10.000 studenti di tutta Italia e ispirarli sui grandi processi trasformativi dell'economia, della società e le competenze chiave del futuro. L'appuntamento è stato organizzato dal Gruppo guidato dal Ceo Carlo Messina con l'Università Federico II, dove docenti, imprenditori e startup hanno approfondito con oltre 800 studenti il ruolo delle nuove tecnologie e l'importanza nella loro esperienza delle soft skill per affrontare con successo i continui cambiamenti in corso.f08/fsc/gsl
NAPOLI (ITALPRESS) - Tappa a Napoli per “Build Your Future”, il programma ideato da Intesa Sanpaolo e realizzato in collaborazione con scuole e università per coinvolgere circa 10.000 studenti di tutta Italia e ispirarli sui grandi processi trasformativi dell'economia, della società e le competenze chiave del futuro. L'appuntamento è stato organizzato dal Gruppo guidato dal Ceo Carlo Messina con l'Università Federico II, dove docenti, imprenditori e startup hanno approfondito con oltre 800 studenti il ruolo delle nuove tecnologie e l'importanza nella loro esperienza delle soft skill per affrontare con successo i continui cambiamenti in corso.f08/fsc/gsl
Le prime pagine dei principali quotidiani nazionali commentate in rassegna stampa da Davide Giacalone. Il summit sul clima, Mattarella frena Musk, governo e migranti, Fitto e l'UE. Con il Dott. Nicola Macchione abbiamo parlato di Movember, un movimento globale in programma ogni mese di novembre, che ha come obiettivo quello di sensibilizzare l'opinione pubblica e raccogliere fondi per la salute maschile, in particolare per la prevenzione e la ricerca del cancro alla prostata, del cancro ai testicoli e per la promozione della salute mentale degli uomini. La caporedattrice di Donna Moderna, Liliana Di Donato, ci ha parlato dell'articolo "Voglia di Tenerezza" tra film, libri, serie tv ricompare quel romanticismo che sembrava un pò sparito. Don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus, regala ogni giorno un pensiero, un suggerimento, una frase agli ascoltatori di RTL 102.5. Le Nitto ATP Finals, il prestigioso torneo che si svolge nella città di Torino commentate dal nostro Massimo Caputi. L'università di Napoli. La Federico II è la terza università al mondo in Farmacia secondo il ranking di Shangai 2024. Con noi il Prof. Matteo Lorito, Rettore dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Lla Cop29 in corso in Azerbaigian, a Baku. Ce ne ha parlato Giacomo Talignani, giornalista di Repubblica. L'attualità, commentata dal direttore editoriale del giornale Libero, Daniele Capezzone. All'interno di Non Stop News, con Enrico Galletti, Massimo Lo Nigro e Giusi Legrenzi,
En 1988 David Abulafia, especialista en historia mediterránea y marítima, publicaba el libro Frederick II: A Medieval Emperor. Se trata de una biografía del rey de Sicilia y Jerusalén y emperador del Sacro Imperio Romano Germánico Federico II de Hohenstaufen (1194-1250), conocido como Stupor Mundi por su carácter excéntrico y renovador. Aunque otros historiadores lo habían presentado como un genio avanzado a su tiempo, Abulafia analizó al rey desde una perspectiva crítica. Tomando la figura de Federico II como eje central y recorriendo, en paralelo, el contexto temporal y geográfico del Reino de Sicilia, el profesor Abulafia nos hablará de la Sicilia normanda, abarcando los siglos XI a XIII. Más información de este acto
ROMA (ITALPRESS) - In questa edizione:- L'Italia al quarto posto in Europa per domande di brevetti- A New York le celebrazioni per gli 800 anni della Federico II- A Parma la laurea magistrale per gli esperti in Food Lawfsc/abr/col/gtr
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) - Nell'ambito delle celebrazioni per gli 800 anni dalla fondazione, l'Università degli Studi di Napoli Federico II lancia un nuovo programma di internazionalizzazione, partendo da New York, capitale della finanza e dell'innovazione, dove l'ateneo ha una sede dislocata presso il Tata Center della Cornell University (Roosevelt Island, NYC). Una due giorni che mira soprattutto a presentare su un palcoscenico globale l'offerta formativa e le attività di ricerca. In programma, poi, un segmento dedicato al tema del trasferimento tecnologico e dell'open innovation. La Federico II, infatti, ha lanciato una serie di collaborazioni di altissima qualità con aziende ed investitori. "Questa è una conferenza che segna una partenza dell'attività della Federico II a Cornell Tech, meraviglioso campus in cui la nostra presenza diventa concreta - ha detto all'Italpress il rettore, Matteo Lorito -. In questo noi vediamo un'opportunità anche per una connessione con New York perché Napoli è una grande città con tanti problemi e le università contribuiscono a cercare di affrontare questi problemi. New York è una grandissima città con grandi problemi anche lei e sarebbe davvero interessante trovare delle connessioni e vedere come due università su alcuni temi importanti, riguardo l'intelligenza artificiale, la transizione ecologica e l'azione digitale, possano lavorare insieme".fsc/gsl (intervista di Stefano Vaccara)
Se davvero nei prossimi anni vedremo un fiorire di attività umane nello spazio, sarà anche grazie allo sviluppo di processi che permetteranno agli insediamenti spaziali una certa autonomia in fatto di approvvigionamento di cibo. Da anni si studia la coltivazione di micro-verdure nello spazio, grazie alle quali assicurare agli astronauti una fonte di vitamine. Ora è venuto il momento di chiudere il cerchio e di gestire anche il riciclo degli scarti degli astronauti, producendo fertilizzanti che a loro volta permetterebbero di produrre altro cibo. Questo l’obiettivo del progetto ReBUS, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, coordinato dall’Università Federico II. ReBUS è anche partecipato da un nutrito gruppo di imprese ed enti di ricerca, che per produrre compost nello spazio si è affidato alla mosca soldato nero. Un insetto dal nome inquietante, ma del tutto innocuo, le cui larve sono oggi allevate anche a fini alimentari. Ce lo racconta Angiola Desiderio, ricercatrice del Laboratorio Biotecnologie ENEA.
Sharecropping in southern Tuscany: a micro-analysis of the ‘Fattoria' production system (1858-1889). Historia Agraria, 92, Abril 2024, pp. 35-59. Doi 10.26882/histagrar.092e01z. Autor: Giacomo Zanibelli, Assistant Professor (RTD-A) of Economic History at the University of Naples Federico II (Italy) orcid.org/0009-0001-4622-5163 Breve Nota Bibliográfica del autor Giacomo Zanibelli es doctor en Historia Económica por la Universidad Carlos III de Madrid (directora de tesis profesora Eva Fernández Garcia). Actualmente es assistant professor de Historia Económica en el Departamento de Ciencias Económicas y Estadísticas de la Universidad de Nápoles Federico II. Está especializado en la historia económica de la agricultura italiana y en particular en sistema contable, en la gestión y producción de las explotaciones agrícolas de la aparcería toscana. Recientemente extendió su investigación sobre la aparcería también al Sur de Italia. Además, desde 2021 trabaja con la profesora Alessandra Bulgarelli en la realización de un censo a nivel municipal de los bienes comunales en Campania. Ha participado en conferencias internacionales de historia de la agricultura y es miembro del comité directivo de Rural History en representación de las organizaciones afiliadas (AgrHistory Lab). Resumen del artículo Este artículo estudia los efectos de la crisis de los cereales de 1880 a nivel micro y los cambios estructurales de la agricultura toscana. Examina el sistema de aparcería de la Toscana meridional de 1858 a 1889 observando la política estratégica de gestión, la producción y la evolución del mercado de una gran propiedad (Canonica), situada en Certaldo (Toscana), una localidad entre Siena y Florencia. Los resultados obtenidos muestran que la Canonica no sufrió los efectos de la crisis de los cereales de los años 1880, sino que tuvo un aumento de la producción de trigo, maíz, aceite y, sobre todo, vino. También hubo un incremento en el uso de fertilizantes que condujo a un crecimiento en los rendimientos de los cereales. La comparación entre la producción agregada de las provincias de Siena y Florencia y la región de Toscana ha llevado a la conclusión de que Canonica presentó una tendencia productiva similar a la de la provincia de Siena. Una respuesta eficaz al choque exógeno fue posible gracias a una correcta estructura contable y al desarrollo de estrategias de gestión específicas por parte del propietario y los agentes agrícolas (fattori). Presenta Elena Catalán Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
05 Teosofía y manos escondidas 0501 Bien podemos decir que el bebe Blasco Ibáñez fue un hijo querido ya que del 19 de abril de 1866, fecha en que se casaron sus padres, hasta el 29 de enero de 1867 transcurren exactamente 9 meses y 10 días. Mucha puntería fue esa. Se casó el 18 de noviembre de 1891, a los 24 años, cuando ya llevaba tres años en la masonería. Su mujer, María Blasco del Cacho, era huérfana de padre y madre. Si repasamos la biografía del padre de María, veremos al típico “masón bueno” organizando el Orfeó Valencià, la primera sociedad coral de Valencia, con el objetivo de fomentar la afición a la música en la clase trabajadora. Además, practicaba la arqueología, dibujaba, escribía poesía, entre otras actividades. Recordemos que provenía de una buena familia y que, aunque se estaba formando para ser médico, terminó siendo juez de la Audiencia de Castellón, donde murió a los 47 años en 1884, cuando Blasco apenas tenía 17 años. Al igual que le ocurrió a su padre, el propio Blasco se casó con una mujer que procedía de una familia más adinerada. ¡Con la hija de un juez nada menos! En el ensayo “Vicente Blasco Ibáñez : ese diedro de luces y de sombras” leemos: 0502 “Tres personajes influyeron decisivamente en la gestación de su carácter: su tío abuelo, Mosén Francisco, —guerrillero carlista que disfrutaba contándole al niño las aventuras de la juventud— (estos recuerdos dan sabor de autenticidad al capítulo II de La catedral); el editor Mariano Cabrerizo, quien había estado encerrado en la cárcel de las torres de Cuarte por atacar la monarquía, que lo colmaba de golosinas y libros, y se lo llevaba muchas veces a un huerto suyo de la Alameda para jugar; y el propio don Gaspar (el farmacéutico de al lado de la tienda de sus padres), a quien Mosén Francisco le había enseñado latín e imbuido el amor a los libros cuando quería hacerlo sacerdote.” 0503 La verdad es que el editor Cabrerizo murió cuando Blasco todavía no había cumplido los dos años de edad y lógicamente no se colma de golosinas ni mucho menos de libros a un bebe. ¿Cuál es el posible nexo de entrada a la masonería de Vicente Blasco Ibañez? Leemos en su biografía oficial: 0504 “Al encontrarse ligado por circunstancias personales al famoso editor Cabrerizo, el joven Blasco pronto empezaría a dar indicios de su temprana vocación literaria, al convertirse en ávido lector de libros entre los que destacaron especialmente, los de los autores románticos -Manzoni y Lamartine...-. Unos primeros contactos con el mundo de las letras que marcarían, sin duda, sus comienzos como escritor y que, en líneas generales, puede decirse que se prolongaron durante toda su vida.” 0504b Sea como fuere empezó desde muy joven a aficionarse a las lecturas llamémosles masónicas. 0504c Dice León Roca en “Los amores de Blasco Ibáñez”: 0504d “El niño comenzó a ir a las Escuelas Pías, pero lo expulsaron al poco tiempo. Era díscolo, revoltoso y no se adaptaba al duro trato de los castigos ni a las interminables horas de reclusión. De los escolapios pasó al Colegio Valentino, en la plaza de la Pelota, donde había de encontrarse con el hijo de don Teodoro Llorente…el poeta más importante de la Renaixença valenciana.” 0504e Pero posiblemente no fuese este autor sino Constantí Llombart el que acercase a Blasco a la masonería. León Roca nos cuenta de su pertenencia a la masonería en su biografía de Blasco: 0504f “Uno de los primeros mentores literarios de don Vicente fue Constantí Llombart. Llombart es una de las figuras más simpáticas y heróicas de la «Renaixença en el País Valenciano. De origen humilde, republicano de toda la vida, masón, bohemio y, a la vez, gran trabajador, representaba todo lo contrario de Teodoro Llorente. No le acompañaba un gran talento y su formación cultural se resentía de los déficits propios del autodidacta callejero. Fue una lástima eso. Un Constantí Llombart con mayor categoría literaria habría contribuido mucho a cambiar de signo y de destino a la endeble «Renaixença» valenciana. Llorente le desplazó. Pero a lo que íbamos: Llombart guió los primeros pasos de escritor de Blasco Ibáñez. Y le indujo, naturalmente, a escribir en catalán: «en llemosí», como decía el pobre Llombart. De la probatura nos ha quedado tres o cuatro narraciones breves, publicadas en el almanaque «Lo Rat Penat», o todavía inéditas. No estoy seguro de que don Vicente las recogiese después vertidas al castellano en sus libros «adultos. Los escritos en cuestión fueron redactados cuando Blasco tendría dieciséis o diecisiete años, y es lógico que más tarde le pareciesen poca cosa, prematuros o inhábiles.” (video Berlanga cap 1 32:58 a 33:15 Llombart.mp4) [0504g] El reportero Enrique González Fiol entrevistó a nuestro escritor a principios del año 1911: [0504h] “Bueno. Allí empezó mi vida de agitador... Yo no entraba en clase más que para armar bronca... Recordando aquella época y relacionándola con otras posteriores de mi vida, acabo por convencerme de que yo he nacido para acaudillar hombres ...Rafael Altamira, hoy Inspector general de Instrucción pública, que fué condiscípulo mío, y yo, acaudillábamos á la juventud liberal universitaria... Yo era revoltoso, de carácter turbulento; Altamira, era el jovencito grave, el niño viejo: muy joven aún, tenía ya canas. Recuerdo que el bedel cuando veía que yo entraba en clase, decía, con burlesca solemnidad: Los pájaros de mal agüero, cuando aparecen, presagian la tempestad... Y efectivamente, aparecer yo por el claustro universitario, y estallar un nublado, era todo uno... Cuando la tranquilidad se restablecía, ya no volvía á aparecer por la Universidad... Invertía las mañanas en paseos por nuestra hermosa huerta, ó en excursiones al mar... En estos novillos que yo hacía, me acompañaban José María de Latorre, Trilles, Constantino Llombart, fundador de la literatura lemosina, y otros poetas y artistas que luego conquistaron una reputación. Llombart era el maestro de todos. Era más viejo que nosotros, pero nos acompañaba porque su espíritu siempre joven, se avenía muy bien con el nuestro. Era pobre, y algunas veces su alimentación consistía únicamente en los almuerzos a que nosotros le invitábamos... Nos deteníamos en todas las tabernas de la vuelta, y en ellas, leíamos los grandes poemas de la Humanidad: La Ilíada, La Odisea, La Divina Comedia, todos, todos los grandes poemas. Quince días antes de los exámenes, apretaba y me empollaba las asignaturas..., y algunas veces, inútilmente porque me suspendían... Pero yo no perdí ningún curso, porque últimamente, en Septiembre aprobaba las asignaturas.” 0505 Manzoni fue un anticlerical durante muchos años y Alphonse de Lamartine atribuye a la masonería el lema de la revolución francesa de Libertad-igualdad-fraternidad, también a la Marianne y el gorro frigio, los dos principales iconos republicanos por excelencia. Ambos autores no son reconocidos como masones, sin embargo la obra literaria de Lamartine y su acción política están impregnadas de masonería debido a sus numerosos amigos masones empezando por uno de sus maestros el abate Dumont, vicario de Bussiéres (1767- 1852) iniciado el 30 de diciembre de 1812 y miembro de la logia “La Parfaite Union” de Màçón. Asimismo ambos recibieron numerosas condecoraciones entre ellas la de caballero de la Legión de honor en el caso de Lamartine. En cuanto al editor Cabrerizo podemos leer en su libro de 1862 “Memorias de las vicisitudes políticas de Don Mariano Cabrerizo y Bascuas”: 0506 “Soy uno de los fundadores de la Asociación de la Virgen del Pilar de Zaragoza, establecida en la Iglesia parroquial de los Santos Juanes, cuya fiesta anual se celebra con la devoción y entusiasmo que merece esta gloriosa Reina de los Ángeles, etc., etc. Este es el ciudadano político y religioso, á quien apostrofaban como revolucionario, negro, judío y fracmason, y enemigo de Dios y del Rey, los frailes, es decir, los malos religiosos, ó mas bien los santones del año 22 y 23, que acompañaban á las hordas facciosas, etc., etc.” 0507 Durante el Trienio Liberal (1820-1823), Cabrerizo, firme partidario del nuevo régimen constitucional, ocupó cargos de responsabilidad. En 1820 fue nombrado teniente de Cazadores de la Milicia Nacional; en 1821 fue ascendido a capitán y un año después accedió al cargo de regidor (concejal) del Ayuntamiento de Valencia. Su actividad política durante esos años le acarreó graves consecuencias tras la reinstauración del absolutismo por parte de Fernando VII. En marzo de 1823, fue detenido y acusado, entre otros cargos, de publicar libros prohibidos, ser enemigo de la religión e imprimir sin el signo de la Cruz el Calendario para el Reino de Valencia, obra de la que había obtenido el privilegio de publicación en exclusiva en 1821. Pago 30.000 duros a las fuerzas absolutistas para salvar su vida y consiguió escapar a Barcelona y de allí, gracias a recursos propios que tenía en Burdeos, logró llegar a París. 0508 Cabrerizo se defendía de esa acusación en el libro antes citado: 0509 “La novedad de imprimir el Almanaque del año 22 sin el signo de la cruz para señalar los días de precepto, fue introducida por disposición del Observatorio Astronómico de la ciudad de San Fernando, quien en lugar del signo de la cruz, puso la palabra misa: ¿cómo pudiera yo figurarme que este simple hecho, en el que no tuve parte alguna, los fanáticos y estúpidos lo explotarían a su tiempo para calificarme de judío, hereje , enemigo de la milicia cristiana, francmasón, etc, etc.” 0510 Lo curioso es que es oriundo de Calatayud, como su madre. Y que la Asociación Virgen del Pilar que fundó el editor Cabrerizo esté en Los Santos Juanes. Donde bautizaron a Blasco. Nosotros solo necesitamos ver el cuadro que conserva su familia donde Don Mariano de Cabrerizo, añade esa d que gustan de añadir muchos a su apellido para sacar lustre al blasón familiar y luce esa mano escondida en el pecho y esa medalla, que a buenas luces parece de la Legión de honor pero de cuatro lóbulos en vez de cinco, para terminar de delatarlo como masón. 0511 En un largo y documentado artículo publicado en mi blog titulado “LA MANO OCULTA MASÓNICA: «HIDDEN HAND» van a conocer el origen masónico de la «mano escondida» o «mano oculta«, en inglés muy conocida como «hidden hand» y a los hombres poderosos de la política y los medios que usaron y usan el signo en sus famosos retratos. ¿Existe una fuerza oculta detrás de los acontecimientos mundiales de los últimos siglos? ¿Son la caída de las monarquías europeas, el dar a luz de la Ilustración y nuestro camino hacia una «democracia» del mundo, una parte de un gran plan escondido detrás de una mano escondida? La mayoría de los personajes que utilizan este gesto, son comprobados y muchas veces prominentes miembros de la masonería como Voltaire. Teniendo en cuenta la gran importancia de este gesto en los rituales masónicos y el hecho de que todos los de la élite son parte de la masonería o saben de ella, es simplemente imposible que la recurrencia de este signo pueda ser el resultado de una «coincidencia». La «mano oculta» puede ser, de hecho, hallada durante los rituales de Licenciatura de Arco Real (Royal Arch Degree) de la masonería y los líderes mundiales que utilizan este signo están sutilmente diciendo a otros iniciados de la orden: «Soy parte de esto, esto es en lo que creo y para esto estoy trabajando». Uno de los más famosos, es el mismísimo Napoleón, que no es que tuviera una úlcera de estómago, le estuviese dando cuerda a su reloj o en su época fuese de mala educación poner las manos en los bolsillos…simplemente pertenecía a una orden discreta. Recuerden que fue Napoleon el que creó la Legión de honor que reciben luego muchas personalidades. Tanto Danton, el nombre masónico que utilizó Blasco, como Voltaire, uno de los autores que tradujo y publicó, fueron masones muy importantes durante la Revolución Francesa. 0512 Leemos una interesante entrevista a Gonzalo Pontón publicada en el Confidencial bajo el titulo “El reverso tenebroso de la Ilustración”: 0513 “La Ilustración siempre tuvo buena prensa pese a ocasionales aguafiestas. Su leyenda resumida dice más o menos así: un puñado de intelectuales europeos divulgaron en el siglo XVIII el uso de la razón, la práctica de la tolerancia y la pasión por la libertad y la humanidad provocando una auténtica "revolución de las mentes". Las ideas de Voltaire, Montesquieu, Hume, Diderot o Rousseau cortarían así la hierba bajo los pies de la ignorancia, la tradición y el poder absoluto extendiendo una brillante alfombra hacia el futuro que se empaparía -obligatoriamente- de la sangre de los tiranos caídos en las revoluciones que estaban por venir. La Ilustración, un mito insostenible cuya finalidad habría consistido en amparar intelectualmente la gestación de una desigualdad social radical sobre cuyas ruinas se alzó el capitalismo moderno. Dos siglos y medio con un relato sin fisuras sobre lo que llamamos Ilustración es sospechoso: Los manuales se han ido copiando unos de otros desde la primera narración standard sin que se haya producido una revisión analítica y crítica que solo se puede hacer acudiendo a las fuentes; es decir, a las propias obras, escritos y correspondencia de los autores europeos del siglo XVIII y en sus propias lenguas. El mito edificado durante el siglo XIX y continuado en el XX no responde a la realidad. Los inicios del capitalismo industrial, es decir, las manufacturas, son obra de una nueva clase social, la burguesía, que trata de desmontar las instituciones económicas, políticas y sociales del Antiguo Régimen para poder dirigirlas hacia lo que Adam Smith calificó como el único propósito y objetivo de la producción: el consumo. Ya no se tratará del consumo de lujo de eclesiásticos y aristócratas, sino del consumo de las clases medias, y se organizará la fuerza de trabajo que se ha reunido con la revolución agrícola y el desmantelamiento de los gremios en un proletariado cautivo para la producción más o menos en serie a partir de la división del trabajo y de la aplicación del vapor a las máquinas de hilar o del coque a la producción de hierro. El enorme salto en la desigualdad relativa que se crea con este modelo de producción para el consumo llegará hasta nuestros días y las clases subalternas solo podrán participar de él en unos pocos años anteriores a la primera guerra mundial y durante la “edad dorada” que sigue a la segunda guerra mundial y que se truncará, de nuevo, en 1973 con la crisis del petróleo. La desigualdad es una condición sine qua non del capitalismo, tan constitutiva de él como lo pueda ser la función defecatoria en los organismos vivientes. Lo entendieron perfectamente los intelectuales del siglo XVIII: “El género humano no puede subsistir sin que haya una infinidad de hombres útiles que no posean absolutamente nada”, decía Voltaire. Y Adam Smith añadía que en una sociedad civilizada “los pobres proveen para ellos mismos y para el enorme lujo de sus superiores”. La Revolución francesa está controlada en todo momento por la burguesía. Cuando los campesinos acomodados y los mercaderes y tenderos de las ciudades consigan su objetivo (acabar con el régimen señorial), frenarán la revolución y reaccionarán desmantelando el gobierno de la Montaña que quería ir más lejos en la búsqueda de la igualdad. Se redactará entonces la Constitución del año III que eleva a valores supremos la libertad y la propiedad y ya no se volverá a hablar de igualdad ni de fraternidad. Nuestra idolatrada Ilustración sirvió de justificación intelectual a un sistema manifiestamente desigual e injusto. Es un dato histórico que la cultura dominante en una época determinada es la cultura de la clase dominante. La burguesía en desarrollo confiaba en su riqueza para conseguir poder político, pero en la medida en que aún estaba excluida de la dirección del estado, tenía que dotarse de un marco identitario en el que cooptar a los miembros más proclives de los primeros estados y a la 'intelligentsi'a en un proyecto común. Pero además de crear el marco, había que crear nuevas instituciones o colonizar las existentes para establecer un espacio de socialización, “una bolsa de valores burgueses” y un foro de intercambio de los viejos activos feudales por los nuevos del dinero: un acaparamiento de oportunidades y una opinión pública favorable a su proyecto. Para ello la burguesía necesitaba referentes doctrinales que sancionaran la transferencia del poder político sin que se alterara el orden natural de las cosas; es decir, necesitaba la complicidad de los intelectuales para que le dieran cobertura en su lucha por la desigualdad.” (video piedras.mp4) 0514 Recuerdo al señor Trevijano negando que la masonería tuvo algo que ver en la Revolución Francesa. Afortunadamente algunos de sus oyentes piensan y se hacen preguntas: 0515 “Interesante la tesis de Lefebvre, suena más convincente que la tesis demagógica de los logros sociales y las conquistas de la clase obrera. Cualquiera que haya asistido a manifestaciones de mozalbete sabe que acaba gritando cosas con las que sobrio no comulga. Queda sin embargo por contrastar esta tesis con las explicaciones complotistas de la derecha monárquica, extrema derecha después de la revolución, que observan que dada la penetración de la masonería entre la burguesía francesa del siglo XVIII (y hasta hoy) y viendo que los principales beneficiados de la revolución fueron los de esa misma clase burguesa que basaba su poder en el dinero y no en el abolengo (y la mayor parte de los revolucionarios de renombre pertenecían a la masonería), ¿tan absurdo es pensar si no hubiera podido haber agentes incitadores de las masas campesinas a la destrucción de los títulos de propiedad de los aristócratas? Es verdad que puede parecer una tesis paranoica, pero también es algo abusivo exigir que se crea que ese efecto de enardecimiento de las masas se dio a la vez en toda Francia sin coordinación.” (0516) Joan Oleza catedrático de Literatura Española en la Universidad de Valencia si que tiene presente que estuvo la masonería detrás de dicha revolución. (0517) “Es éste un Blasco que asimila casi carnalmente los valores de la Enciclopedia - el justicialismo y el sentimentalismo revolucionarios de Rousseau, el anticlericalismo de Voltaire, la mitología ilustrada de la educación y el progreso - y de la Revolución francesa, que respira en masón y que se forma vivencialmente en la añoranza de la ½ Gloriosa”(1868) y en la fe en los ideales de la República Federal.” 0518 El propio Blasco comparó a Danton con Dios en el cuento corto “La Muerte de Capeto”. Impregnadas del aura de Danton, las obras históricas y literarias de Blasco Ibáñez durante este período - posteriormente etiquetadas por el propio autor como "basura romántica" - destilan lo que el propio novelista denominó como la esencia de su credo ideológico, a saber, "mi republicanismo romántico y audaz”: (0519) “viii - Os haré amigo de Danton, un gigantón que es semejante a Dios cuando Éste habla escondido tras las nubes de una tempestad y yo en cambio tuteo a Danton, que tiene más de mil años de edad. ¿Lo dudas? Palabra de honor; mil años, ni uno menos. Danton es la venganza popular, y nació el día en que el primer poderoso golpeó con su látigo al infeliz siervo. Por eso no morirá hasta el momento en que se efectúe la gran revancha de los siglos, y el humilde devuelva golpe por golpe a su antiguo opresor. ix. El club de los jacobinos Además, éramos asiduos concurrentes a las tribunas de la Convención, para aplaudir a Dantón y Robespierre, nos honrábamos con la amistad de Camilo Desmoulins, cuyos escritos leíamos, y no nos acostábamos ninguna noche sin hojear antes algunas páginas de la Enciclopedia o del Contrato social.” 0520 Pura Fernández, miembro del Instituto de Filología del Consejo Superior de Investigaciones Científicas nos cuenta en “Vicente Blasco Ibáñez y la literatura de propaganda filomasónica” algunas de las andanzas masónicas de nuestro protagonista: 0521 “Blasco Ibáñez, investido con el grado 1.° por el Serenísimo Gran Oriente Nacional de España el 6 de febrero de 1887 en la logia Unión de Valencia, bajo el nombre simbólico de Hermano Danton.” 0522 Leemos en la propia web de dicha logia: 0523 “La logia Blasco Ibáñez fue inaugurada en mayo de 1930, solo dos años después de la muerte de Vicente Blasco Ibáñez del que tomó su nombre. El acto ocurrió en la sede de la logia del renombrado escritor llamada "Acacia", en los locales del Gran Oriente Español de la calle Conde Montornés número 19 de Valencia (España). Su primer presidente era Vicente Femenía y Femenía y fue instalada por el Gran Maestro Regional de Levante, Isidro Sánchez. La logia se reestructura en 1941, en el protectorado francés de Casablanca, actual territorio de Marruecos, federada al Gran Oriente Español en el exilio mexicano.” 0524 Esta logia ha sido famosa por dar premios a personas como Ada Colau o Jordi Évole. Ada Colau tomó acto de posesión de la alcaldía de Barcelona realizando el simbólico gesto “solve et coagula” de la masonería. Idéntico al que sale en la carta del mago del tarot o en el famoso Baphomet de Eliphas Levy tal y como yo explique en “MIENTRAS HACEN SU MAGIA DE SOLVE ET COAGULA NOS TIENEN CAZANDO ¡PUIGDEMONES!” Colau fue agasajada en 2014 por la logia Blasco Ibáñez, no es de extrañar dado el gran trabajo que ha realizado con la PAH. Su mentor, Vicenç Molina es miembro de la R:. L:. (Respetable Logia) Minerva Lleialtat nº 1, en el O:. (Oriente) de Barcelona (Gran Logia Simbólica Española) y del Supremo Consejo Masónico de España, en el que ostenta el grado 33º del R:. E:. A:. A:.. (Rito Escocés Antiguo y Aceptado). Ada Colau no forma parte de la masonería ni está relacionada con ninguna logia ni obediencia aunque sí es una declarada fabiana. Ese mismo año, Évole recibió otro de los premios que otorga la logia. Yo he sido una china en el zapato de periodistas que callan como el señor Évole desde por lo menos 2014 con artículos como PONIENDO EL CASCABEL AL GATO: JORDI EVOLE. La filóloga Pura Fernández nos cuenta como Valencia era una de las zonas de la Península donde mayor expansión masónica se produjo durante la década de 1880 y como tres novelas antijesuíticas y promasónicas de Blasco Ibáñez, La araña negra, ¡Viva la República! y Los fanáticos fueron muy alabadas dentro de la lucha entre la iglesia católica y la masonería. La idea de mentalizar a la población con las “nuevas ideas revolucionarias” también provendrían de la masonería según esta científica: 0525 “…a la hora de señalar la pertinencia de difundir los ideales masónicos al resto de la sociedad, intoxicada por la campaña de los publicistas católicos, y de combatir el poder jesuítico, para lo cual se propone en abril de 1892 la creación de "bibliotecas populares, centros de instrucción y recreo, diarios, folletos y obras concisas de amena lectura sobre todo económicas en que se propale nuestra salvadora doctrina”.” 0526 Al parecer la ciencia sabe mucho de este tema: 0527 “Y tras la muerte de Blasco Ibáñez en 1928, se conserva documentación interna de numerosas logias españolas hermanadas en la convocatoria de un homenaje en memoria "del que fue nuestro h.: e ilustre novelista", mediante la lectura pública de sus trabajos literarios y políticos y de discursos en su honor, al tiempo que transmiten su pesar a "su querido hijo nuestro q.: h.: Mario". Poco tiempo después, la masonería española crea la Fundación Blasco Ibáñez, con el objeto de cumplir el sueño del hermano Danton, que "había acariciado el ideal de instituir en Valencia una Biblioteca Popular y un Grupo de Escuelas", para lo cual se nombra una Comisión Gestora, presidida por Augusto Barcia, encargada de organizar la petición de donativos a "los hermanos de todas las Potencias masónicas del mundo", amparados en la fama internacional de Vicente Blasco Ibáñez.” 0528 Volvamos al otro héroe para nuestro escritor valenciano. De Voltaire se decía que era odioso con los débiles, larvario con los poderosos y que fue uno de los maestros y precursores de la comunicación. Supo cuidar su imagen y navegar sobre las ideas de moda de su época. Con una avaricia sórdida despreciaba al pueblo y le gustaba jugar a los gorrones en la corte del rey de Prusia Federico II y en la del rey títere Estanislao, antiguo rey de Polonia, en su retiro francés de Lunéville. Cabe señalar que los pasajes de su obra que se estudian en las escuelas secundarias están tomados de ediciones redactadas. Si la gente del pueblo llano hubiera sabido lo que Voltaire pensaba de ellos, ciertamente no lo habrían exaltado durante la revolución. En el libro de la historiadora Marion Sigaut, “Voltaire - Una impostura al servicio de los poderosos”, nos muestra el lado oculto y aún accesible a quienes quieran tomarse la molestia de levantar el velo, de un personaje extravagante cuya máscara comienza a desmoronarse. (0529) Su misma existencia no fue tan ejemplar. Voltaire amaba los juegos de azar, lucrativos negocios como el préstamo (a intereses estelares) e inversiones en la Compañía francesa de las Indias, que se ocupaba de la compra-venta de esclavos. Nada de qúe escandalizarse: el nuestro detestaba a los zíngaros –«una multitud despreciable de gente desconocida»–, los hebreos –«No creeríamos que un pueblo tan abominable hubiera podido existir sobre la faz de la Tierra»– y sobre todo, los hombres de color, que consideraba nada menos que animales: «El hombre negro es un animal que tiene lana sobre la cabeza, camina sobre dos patas, es casi tan práctico como un simio, es menos fuerte que los otros animales de su talla, posee un poco más de ideas y está dotado de mayor facilidad de expresión» (Tratado de Metafísica, 1978, p. 63). El semanario Tempi ha entrevistado recientemente a Marion Sigaut, historiadora y escritora, especialista de la Universidad de París VI y experta en la Era de las Luces y, sobre todo, de Voltaire. Su último trabajo trata sobre el autor del Tratado de la tolerancia, y lo ha titulado: “Voltaire. Une imposture au service des puissants” (KontreKulture 2014). Traducido: “Voltaire. Una impostura al servicio de los poderosos”, porque Voltaire -ha explicado- «fue entre sus contemporáneos el más intolerante. Luchó toda la vida para hacer encerrar en la Bastilla a aquellos que no le agradaban y para prohibir los escritos que le hacían sombra. Lo que definió su lucha por la tolerancia consiste, exclusivamente, en acusar falsamente a los católicos de intolerancia a fin de predicar la tolerancia a sus prejuicios. El Tratado sobre la tolerancia es un tejido de mentiras. Una vergüenza». Voltaire no era solamente enemigo del pueblo (católico), sino que combatía a los mismos ilustrados como acaeció con Rousseau: «Voltaire frecuentaba sobre todo a los nobles y privilegiados y desdeñaba la denuncia radical de las desigualdades sociales por parte de Rousseau. No se trató solo de un desencuentro intelectual. Voltaire llegó a denunciar a Rousseau. Lo quería en la galera. Y no dudó en atacar también la esfera de la vida privada de su rival. Fue una lucha desigual, que vio a Rousseau marginado y calumniado». 0530 “La homosexualidad de Federico II no era un misterio para nadie, pero hay cosas que no se dicen, en todo caso que no se escriben, y que Voltaire había escrito. Había llamado prostituta al rey. Pero no había hecho nada. Por su parte, fuera de sí, Frederick hizo quemar públicamente la Diatriba en las cuatro esquinas de Berlín en Nochebuena, esta vez convocando a las risas contra Voltaire que, detrás de una ventana, podía seguir el auto de fe. Podemos decir con certeza lo que estaba pensando en ese momento: encontrar los medios para irse, para irse de Prusia, para despedirse de este rey ingrato que ciertamente no lo merecía... Y además, ¿qué le importaba que quemáramos en Berlín lo arrancado de París? ¿Quieres otra anécdota? Le escribió en broma a Formey dos semanas después, “seis mil “Akakia” se han vendido en París en un día, y el más orgulloso de todos los hombres es el más ridiculizado. ¿No era eso una verdadera felicidad, un consuelo? Frederic, de hecho, no era digno de lástima y cosechó lo que había sembrado. Fue él quien le había dado a Voltaire este puente dorado para embellecer su corte con el esplendor francés, cuando sabía desde hacía tiempo con quién estaba tratando. ¿No había escrito, tres años antes: "Es un sinvergüenza, lo sé, un estafador consumado, un desgraciado, el loco más repugnante que he conocido en mi vida, y me avergüenzo por el espíritu humano; es bueno solo para leer. (…) No se imaginan todas las duplicidades, engaños e infamias que ha hecho aquí; Me indigna que tanto ingenio y tanta sabiduría no hagan mejores a los hombres.” 0531 Akakia por si no lo sabían es el nombre de la planta acacia, las 11 hojas de acacia que adornan la tribuna del Congreso de los Diputados y que es parte del simbolismo masón. Este es uno de los virtuosos para Blasco. Voltaire, el gran hipócrita. Hablaba con entusiasmo de 'libertad' mientras apoyaba el Régimen del Terror, la guillotina y la Ley de los sospechosos, mientras defendía la esclavitud con inversiones en la Compañía francesa de las Indias, encargada del tráfico de esclavos. Tras haber estado bajo el amparo de Federico II de Prusia, prosperando en su corte, al volver a París lo acusó de ser 'la cortesana más solicitada por sus tropas', calificándolo de maricón y depravado. Finalmente, proclamaba la igualdad entre los hombres, pero sólo se involucraba en causas que le aseguraban notoriedad, acercándose siempre a los más acaudalados. Como dice la historiadora en su libro: 0532 «El sistema presente, hace creer que las Luces fueron un movimiento redentor del pueblo, que la Revolución Francesa fue una insurrección popular, que Voltaire defendía la libertad de expresión, que los reyes eran tiranos y que la religión católica fue barbárica. La realidad es todo lo contrario. La Ilustración fue un movimiento elitista y pleno de desprecio ante el rostro del pueblo, la Revolución una serie de golpes de Estado sanguinarios y bárbaros, Voltaire un monstruo, nuestros reyes los protectores [del Estado] y la religión católica el pilar de los valores de nuestra civilización. Criticar a Voltaire significa redescubrir la libertad de pensamiento». 0533 En un artículo de Jorge Rondón, publicado en Hispanidad Católica y ya retirado, podíamos leer: 0534 “Era tanta la aversión que sentía por la religión, que dio expresas instrucciones a sus “discípulos” de si estando en agonía pedía un sacerdote para confesarse, no se lo llevaran, ¡ya que seguramente sería producto de delirios febriles! Así llegó el día de su muerte. Se desesperó, comenzó a gruñir, a tirarse el pelo, a pedir un sacerdote para confesarse: “¡Confesión…! ¡confesión!”. Pero sus seguidores, obedeciendo sus instrucciones previas, se pusieron de guardia en la puerta de su casa, para impedir que alguien le llevara un sacerdote que lo confesara y absolviera. Voltaire ya gritaba, se revolcaba en la cama, se rasguñaba la cara desesperado, tenía los ojos desorbitados y botaba espuma por la boca. Ya no gritaba, sino aullaba, desesperado, al entender que se condenaría eternamente. Los demonios le enrostraban sus escritos, su burla a la religión, y ya le anticipaban la “suerte” que le esperaba apenas expirará: les pertenecía a ellos y habían venido a por él. Su muerte fue horrible, su rostro producía espanto a quienes le miraban. La enfermera que le atendió, se hizo el propósito de nunca jamás volver a asistir a un moribundo ateo, tan horrorizada había quedado ante el macabro espectáculo de tan mala muerte.” 0535 Oficialmente un delgadísimo Voltaire pereció sin nadie a su lado y su cadáver fue hallado entre sábanas sucias sobre el lecho de su alcoba en París. La historia, como ya hemos dicho, la escriben los ganadores y Voltaire es conocido por frases como: 0536 “No estoy de acuerdo con lo que dices, pero me batiré hasta la muerte para que tengas el derecho de decirlo”. 0537 Frase que no aparece en ninguna parte de su obra publicada. Aparece por vez primera en 1906 en Los amigos de Voltaire, de Evelyn Beatrice Hall. Y nadie lo relacionaría con frases como estas que si son suyas: 0538 “La mentira sólo es un vicio cuando causa daño; es una virtud muy grande cuando hace el bien. Así que sé más virtuoso que nunca. Debéis mentir como el infierno, no tímidamente, no por un tiempo, sino con audacia y siempre... Mentir, amigos míos, mentir…” 0538a Néstor Morente Martín nos cuenta en su tesis doctoral “El art déco en la imagen alegórica de la ii república española en valencia: Vicente Alfaro promotor de las artes” como la masonería estuvo muy presente en la II República española: 0538b “El 15 de abril, Vicente Marco Miranda tomó posesión como primer alcalde provisional (de Valencia durante un dia)…Al igual que Vicente Blasco Ibáñez, fundador de El Pueblo, Miranda ingresó en la Masonería alcanzando el grado 33 y miembro del Supremo Consejo pasando a ser una de las principales personalidades de la Masonería valenciana. La Masonería, está unida popularmente al gobierno de la República en general y Marco Miranda, dejó en sus memorias una valiosa información para podernos acercar a la realidad de este, explica desde su ingreso en la sociedad secreta, hasta que es elevado a la máxima dignidad de la organización, relatando con total claridad y concisión su propia experiencia personal: [...] cuando ingresé, era escaso el número de masones, viejos casi todos […] no faltaban quienes buscaban en la Masonería medios de triunfar en política...los más peligrosos eran los políticos [...] se habla de Masonería y comunismo como de doctrinas y fuerzas con objetivos comunes […] la Rusia soviética ha perseguido a los masones con la misma saña que a los blancos u opresores de aquel pueblo. En España, asambleas socialistas acordaron prohibir a sus afiliados el ingreso en las sociedades masónicas [...]. […],cuando se apartó de las luchas partidistas adquirió fuerza la Masonería española; decayó siempre que se quiso convertir sus talleres en clubs de conspiración. Así ocurrió en el pasado siglo y ha ocurrido en el presente. Los primeros años de mi ingreso vi crecer rápidamente las logias […] por entonces las logias, especialmente en Madrid, admitían con harta facilidad a políticos que las suponían propicias a la conspiración. Ingresaron Azaña […] y otros muchos republicanos significativos y también militares. Y aquello que parecía darles vida fue la causa de su decadencia […] se atribuye a la Masonería buena parte del triunfo de la República, pero a su advenimiento era cuando más debilitada estaba. Se le adjudicaba también decisiva influencia en el nuevo régimen, y era entonces cuando los hombres que ocuparon cargos preeminentes la habían abandonado […] la Masonería, amante de la libertad, es naturalmente enemiga de la Dictadura; pero no puede ejercer acciones violentas; no las ha practicado en España.” 0539 Vamos a terminar el capítulo de hoy con la relación de Blasco Ibáñez con la Teosofía. En una de sus webs nos dicen: 0540 “Unamuno, Azorín, Jacinto Benavente, Valle Inclán, Felipe Trigo, Pío Baroja, Ramiro de Maeztu, Concha Espina, los hermanos Quintero, Blasco Ibáñez, Ramón y Cajal, los pintores Zuloaga, Romero de Torres, José Villegas y Sorolla, el escultor Benlliure, los poetas Antonio y Manuel Machado, Ruben Darío, etc., tuvieron de alguna forma, contacto con la Teosofía, Ruben Darío fue miembro de la Sociedad. Muchos de los autores de la Generación del 98 tuvieron relación directa con la Teosofía o con ideas de la misma. Valle Inclán dedica varias de sus obras al Ocultismo teosófico y en La Lámpara Maravillosa divulga todo su programa de estética metafísica; Rubén Darío pinta sus poemas con el espíritu de la teosofía, y Blasco Ibáñez estuvo ligado a cargos directivos de la Sociedad.” 0541 Una de las fundadoras de la Sociedad Teosófica junto a muchos masones fue Madame Helena Blavatsky, una satanista reconocida que habló largo y tendido en todas sus obras de Lucifer. Contactada escribió manuscritos vía escritura automática parasitada por sabe Dios que cosas… 0542 "Satán, la serpiente del Génesis, es el creador real y el benefactor, el padre espiritual de la humanidad. Por esa razón abrió los ojos del autómata (Adan) creado por Yahveh, siendo un adversario para este. Aún hoy permanece en la verdad esotérica el mensajero siempre amado, que confirió a la humanidad la inmortalidad espiritual, en lugar de la inmortalidad física”. 0543 Blavatsky que murió en 1891, fue coetánea de Blasco, incluso es posible se encontrasen en Paris, fue una difusora de la obra del también famoso satanista Eliphas Levi, el creador del famoso dibujo de Baphomet, la cabra andrógina demoniaca. En la página 3 del Libro de los Esplendores escrito en 1869 por Eliphas Levi, podemos leer lo siguiente: 0544 “El judaísmo debe tender a la masonería una mano fraternal, pues la profesión de la fe de los masones, no ateos, es el símbolo de Maimonides y los cristianos encontrarán en los ritos de sus altos grados toda la revelación alegórica de Jesucristo. En la masonería la alianza y fusión del judaísmo cabalístico y del cristianismo neoplatónico de San Juan es ya un hecho realizado. Ya existe en el mundo una alianza israelita universal que recibe en su seno a las gentes honradas de todas las religiones…” ……………………………………………………………………………………………………. Bibliografia completa https://www.cervantesvirtual.com/portales/vicente_blasco_ibanez/su_obra_bibliografia/ Cronología de Vicente Blasco Ibáñez https://www.cervantesvirtual.com/portales/vicente_blasco_ibanez/autor_cronologia/#anyo_1900 Cronologia literaria Blasco Ibáñez https://anyblascoibanez.gva.es/va/cronologia-literaria Time line de su vida https://www.timetoast.com/timelines/vicente-blasco-ibanez-5ac50faf-ff35-40dd-be42-708435362932 Galeria de imágenes https://www.google.com/imgres?imgurl=https%3A%2F%2Fwww.cervantesvirtual.com%2Fimages%2Fportales%2Fvicente_blasco_ibanez%2Fgraf%2Fcronologia%2F03_cro_blasco_ibanez_retrato_1018_s.jpg&tbnid=s0ix0VfxLAJ4aM&vet=12ahUKEwi45LKn8vr-AhVYmycCHf1fDVMQMygkegUIARDGAQ..i&imgrefurl=https%3A%2F%2Fwww.cervantesvirtual.com%2Fportales%2Fvicente_blasco_ibanez%2Fautor_cronologia%2F&docid=rpcl3y5OiYotjM&w=301&h=450&q=Mar%C3%ADa%20Blasco%20blasco%20iba%C3%B1ez&hl=es&client=firefox-b-d&ved=2ahUKEwi45LKn8vr-AhVYmycCHf1fDVMQMygkegUIARDGAQ …. Vicente Blasco Ibáñez : ese diedro de luces y de sombras https://bivaldi.gva.es/es/consulta/registro.cmd?id=318 https://www.cervantesvirtual.com/obra/vicente-blasco-ibanez--ese-diedro-de-luces-y-de-sombras/ MASONERÍA Y LITERATURA EN EL MUNDO FRANCÓFONO https://www.uned.es/universidad/inicio/unidad/museo-virtual-historia-masoneria/sala-xiv-literatura-y-masoneria/masoneria-y-literatura-en-el-mundo-francofono.html Memorias de las vicisitudes políticas de D. Mariano Cabrerizo y Bascuas https://www.cervantesvirtual.com/portales/editores_editoriales_iberoamericanos/obra/memorias-de-las-vicisitudes-politicas-de-d-mariano-cabrerizo-y-bascuas-1049051/ Mariano de Cabrerizo https://es.wikipedia.org/wiki/Mariano_de_Cabrerizo Mariano Cabrerizo y Bascuas https://dbe.rah.es/biografias/25369/mariano-cabrerizo-y-bascuas Cabrerizo y Bascuas, Mariano de (Diccionario Histórico de la Traducción en España) https://phte.upf.edu/dhte/castellano-siglo-xix/cabrerizo-y-bascuas-mariano-de/ Semblanza de Mariano Cabrerizo. Alonso Cecilio 2017 https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fwww.cervantesvirtual.com%2FdescargaPdf%2Fmariano-de-cabrerizo-y-bascuas-la-viluena-1875-valencia-1868-semblanza-777087%2F&psig=AOvVaw3NQviiLBez05ENE4resvXY&ust=1714716469925000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=2ahUKEwiU6PThpu6FAxWSo_0HHUFSCWQQ3YkBegQIABAY Constantí Llombart https://es.wikipedia.org/wiki/Constant%C3%AD_Llombart Joan Fuster. Recuerdo y juicio de Blasco Ibañez en su centenario. https://annanoticies.com/wp-content/uploads/2022/04/2-BLASCO-FUSTER_compressed.pdf Padre Maria Blasco https://memoriavalencianista.cat/biografies/blasco-moreno-gregori-rafael MASONERÍA Y LITERATURA EN EL MUNDO FRANCÓFONO https://www.uned.es/universidad/inicio/en/dam/jcr:fc9c3c24-3453-4fbd-80a3-8e2448752481/masoneria%20y%20literatura%20en%20el%20mundo%20francofono.pdf LA MANO OCULTA MASÓNICA: «HIDDEN HAND» https://tecnicopreocupado.com/2015/01/12/nwo-mano-oculta-masonica-hidden-hand/ El reverso tenebroso de la Ilustración https://www.elconfidencial.com/cultura/2016-12-01/ilustracion-mito-desigualdad-siglo-xviii-gonzalo-ponton_1296306/ RLC (19-03-2013) Revolución Francesa, Tocquevill & Trevijano https://www.ivoox.com/rlc-19-03-2013-revolucion-francesa-tocquevill-trevijano-audios-mp3_rf_1880375_1.html Los monstruos políticos de la Modernidad: De la Revolución francesa a la revolución nazi https://books.google.com.pe/books?id=Q92hVgCsAgIC&printsec=copyright#v=onepage&q&f=false BLASCO IBAÑEZ Y EL CANON DEL SIGLO XX. https://www.uv.es/entresiglos/oleza/pdfs/VBICANON.PDF La Muerte de Capeto https://www.textos.info/vicente-blasco-ibanez/la-muerte-de-capeto/descargar-pdf dialogo en el infierno entre maquiavelo y montesquieu pdf - MAURICE JOLY https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=dialogo+en+el+infierno+entre+maquiavelo+y+montesquieu+pdf Diploma entrada en la masonería de Vicente Blasco Ibáñez que podemos ver en su museo http://www.casamuseoblascoibanez.es/wp-content/uploads/2017/01/biblioteca2.jpg Vicente Blasco Ibáñez y la literatura de propaganda filomasónica https://www.cervantesvirtual.com/descargaPdf/vicente-blasco-ibanez-y-la-literatura-de-propaganda-filomasonica-/ MIENTRAS HACEN SU MAGIA DE SOLVE ET COAGULA NOS TIENEN CAZANDO ¡PUIGDEMONES! https://tecnicopreocupado.com/2017/10/24/mientras-hacen-su-magia-de-solve-et-coagula-nos-tienen-cazando-puigdemones/ R.·.L.·. Santiago Ramón y Cajal nº 35 (Zaragoza) https://src35.com/ Comunicado de la Logia Blasco Ibáñez en favor de la República https://www.diariomasonico.com/noticias/logia-blasco-ibanez-republica/ Logia Blasco Ibáñez https://es.wikipedia.org/wiki/Logia_Blasco_Ib%C3%A1%C3%B1ez Masoneria valencia https://masoneriavalencia.com/ PONIENDO EL CASCABEL AL GATO: JORDI EVOLE https://tecnicopreocupado.com/2014/03/06/poniendo-el-cascabel-al-gato-jordi-evole/?utm_source=blogsterapp&utm_medium=twitter EL INFAME ÍDOLO VOLTAIRE, DESTROZADO https://wwwmileschristi.blogspot.com/2017/07/el-infame-idolo-voltaire-destrozado.html Voltaire - Una impostura al servicio de los poderosos https://www.babelio.com/livres/Sigaut-Voltaire-Une-imposture-au-service-des-puissants/685918#! Aterrador final de Voltaire, aullaba, se arañaba la cara, con ojos desorbitados y espuma por la boca (Enlace ya desaparecido) https://www.hispanidadcatolica.com/2019/02/aterrador-final-de-voltaire-aullaba-se-aranaba-la-cara-ojos-desorbitados-y-botaba-espuma-por-la-boca/ Enlace en archive.org https://web.archive.org/web/20200923174048/https://www.hispanidadcatolica.com/2019/02/aterrador-final-de-voltaire-aullaba-se-aranaba-la-cara-ojos-desorbitados-y-botaba-espuma-por-la-boca/ Marion Sigaut - Voltaire: une imposture au service des puissants https://www.youtube.com/watch?v=WjGBV-0I7kc El Hermano Voltaire y la Masonería https://www.cadenafraternal.com/planchas/Plancha%20N.00745%20-%20VOLTAIRE%20Y%20LA%20MASONERIA.pdf Voltaire nunca dijo: «No estoy de acuerdo con lo que dices, pero daría mi vida para que lo dijeras» https://www.linkiesta.it/blog/2013/01/voltaire-non-ha-mai-detto-non-sono-daccordo-con-quello-che-dici-ma-dar/ Voltaire, la gran impostura de la Ilustración https://www.egaliteetreconciliation.fr/Voltaire-la-grande-imposture-des-Lumieres-37018.html Voltaire: una impostura al servicio de los poderosos (libro en francés) http://www.bnfa.fr/livre?biblionumber=45261#telechargement-format-pdf-resultat-45261 Voltaire: Ilustrando a los ilustrados https://www.ivoox.com/voltaire-ilustrando-a-ilustrados-audios-mp3_rf_34934322_1.html#comments un poco de historia -STE- BREVE RESEÑA HISTÓRICA DE LA SOCIEDAD TEOSÓFICA ESPAÑOLA https://arjunabarcelona.com/un-poco-de-historia-ii/ MIRANDO HACIA ATRÁS II: FEMINISMO ESOTÉRICO ANDRÓGINO https://tecnicopreocupado.com/2016/01/07/mirando-hacia-atras-ii-feminismo-esoterico/ TEOSOFÍA: ELIPHAS LEVI, KRISHNAMURTI Y LA RELIGIÓN DEL NWO I https://tecnicopreocupado.com/2016/11/22/teosofia-eliphas-levi-krishnamurti-y-la-religion-del-nwo-i/ ……
Ciao Cicci
Con Aldo Zollo, prof. di Sismologia e Analisi ed Elaborazione dei Segnali del dipartimento di Fisica all'Università Federico II di Napoli, parliamo di uno studio pubblicato su Nature sulle potenzialità dell'allerta sismica precoce.EUCENTRE è una Fondazione di diritto privato senza scopo di lucro che persegue una missione di ricerca, formazione e erogazione di servizi nel settore dell’ingegneria sismica e, più in generale, dell’ingegneria della sicurezza. Parliamo di questo e della Conference of Earthquake Engineering (WCEE2024) con il Chair della commissione e il vicepresidente di Eucentre Rui Pinho.Scopriamo la startup ISAAC, con Alberto Bussini CEO e Fondatore. L'azienda, italiana, sviluppa tecnologie antisismiche brevettate.Quali sono i vantaggi dell'edilizia in legno? Ne parliamo con Luigi Alini, prof. di Tecnologie dell'Architettura del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (DICAR) all'Università di Catania.Con Emilio Mancuso scopriamo la campagna Foresta Blu, per il ripristino, monitoraggio e la protezione di tratti di praterie di Posidonia oceanica, in collaborazione con Coop.Si Può Fare -Storie dal SocialeRob de mattSi chiama "Rob de matt" (roba da matti) è un ristorante milanese nato dalla voglia di creare inclusione e che ha trasformato la vita dei tanti che sono passati da qui.
En este Día del Niño, Portal Sonoro despierta tus peores pesadillas con estos episodios que desafían tu imaginación. No todos los experimentos retorcidos persiguen finescientíficos. También los hay en búsqueda de respuestas... alo místico. Tal es el caso de Federico II que, en el sigloXIII, quería encontrar, sin importar lo necesario para ello, "la lengua original de Dios". “Experimentos retorcidos” es parte de Portal Sonoro.Síguenos en @Sonoropodcast en todas las redes sociales. Guión: Alejandro Joseph. Voces: Alejandro Joseph, Brenda Bulnes, Natalia Molina, Humberto Amaya. Producción: Fernando Santamaría, Israel Pérez. Postproducción y diseño de audio: Karina Riveroll. Diseño de audio, mezcla y edición: Israel Pérez
Il clima di antisemitismo che sta vivendo un'impennata da quando è scoppiato il conflitto tra Israele e Hamas nella striscia di Gaza sta portando anche a episodi di censure e intolleranze verso personalità del giornalismo invitate negli atenei a parlare. L'ultimo episodio in ordine di tempo, l'impedimento a Maurizio Molinari di prendere parola all'Università Federico II di Napoli. Ci occupiamo di questo nella prima parte di trasmissione. Nella seconda ospitiamo in studio la modella Ilaria Capponi protagonista di recente di un episodio di body shaming. Con lei trattiamo il tema dei canoni estetici, quelli accettati e quelli che invece vanno, ancora, incontro a discriminazioni
Il podcast di Alessandro Barbero: Lezioni e Conferenze di Storia
Il professor Barbero è ospite dell'Università Federico II di Napoli, in occasione dell'800esimo anniversario dalla fondazione. Al Teatro San Carlo tiene una lezione su Federico II, tra storia e leggenda.Originale: https://www.youtube.com/watch?v=cSlJdb6spD8Federico II: https://www.youtube.com/@federicoiionlinecanale1441Palco del Mercoledì: https://barberopodcast.it/discordTwitter: https://twitter.com/barberopodcastFacebook: https://facebook.com/barberopodcastInstagram: https://instagram.com/barberopodcastMusic from https://filmmusic.io - "Bossa Antigua" by Kevin MacLeod (https://incompetech.com) licensed with CC BY (http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
Alessandro Barbero al Festival della Mente: Lezioni e Conferenze di Storia
Il professor Barbero è ospite dell'Università Federico II di Napoli, in occasione dell'800esimo anniversario dalla fondazione. Al Teatro San Carlo tiene una lezione su Federico II, tra storia e leggenda.Originale: https://www.youtube.com/watch?v=cSlJdb6spD8Federico II: https://www.youtube.com/@federicoiionlinecanale1441Palco del Mercoledì: https://barberopodcast.it/discordTwitter: https://twitter.com/barberopodcastFacebook: https://facebook.com/barberopodcastInstagram: https://instagram.com/barberopodcastMusic from https://filmmusic.io - "Bossa Antigua" by Kevin MacLeod (https://incompetech.com) licensed with CC BY (http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.Giovanna Muscogiuri"La danza circadiana"Mondadori Editorewww.mondadori.itPur di riuscire a destreggiarci senza sosta tra tutti i nostri impegni, siamo abituati a sacrificare ore di sonno e a stravolgere gli orari dei pasti, uscendone spesso fisicamente spossati. Succubi di questo ritmo sociale che ci viene imposto, o che spesso ci autoimponiamo, finiamo per dimenticare che ognuno di noi possiede un suo orologio interno, «i cui rintocchi producono un'eco pesantissima in tutto il corpo».Giovanna Muscogiuri, endocrinologa premiata a livello internazionale, ci accompagna in un viaggio attraverso i misteriosi meandri dei ritmi circadiani, gli orchestratori invisibili del nostro benessere, che sincronizzano la risposta dell'organismo al ciclo quotidiano di luce e buio. Ci presenta i mastri orologiai che regolano il funzionamento dell'orologio biologico e gli ormoni che influenzano il lavoro di cervello e organi, intervenendo nelle relazioni con il mondo esterno, orientando i nostri comportamenti e guidando le nostre scelte nello svolgimento delle attività quotidiane. Perché c'è un tempo per ogni cosa, e ogni cellula, tessuto e funzione del nostro organismo ha i suoi tempi. Come possiamo tornare a percepire questo ritmo e trarne benefici per la nostra salute?Non importa se siamo gufi amanti della vita notturna o allodole mattiniere: La danza circadiana ci aiuta a scoprire qual è l'orario ottimale per mangiare, fare esercizio fisico, andare a dormire. Ci insegna ad armonizzare la nostra vita quotidiana con i ritmi naturali e ottenere più energia, una migliore forma fisica e un benessere duraturo. Soprattutto, ci offre utili consigli su come guadagnarci in salute, combattendo la predisposizione all'insorgenza di una serie di patologie causate anche da un ritmo sregolato.In questo inno al tempo, l'autrice ci invita a danzare al passo con il nostro organismo, in qualunque fase della vita. Per conoscere meglio il nostro corpo, e anche noi stessi.Giovanna Muscogiuri è medico endocrinologo e ricercatrice presso l'Università Federico II di Napoli ed è membro della Cattedra UNESCO Health Education and Sustainable Development. È professore di Medicina presso la Divisione di Endocrinologia, Diabete e Metabolismo dell'Università di Tucson in Arizona. Ha ricevuto numerosi premi per le sue scoperte sui ritmi circadiani, tra cui il NIU Award for Clinical Research della Società Europea dell'Obesità e il Cuthbertson Award della Società Inglese della Nutrizione.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.it
Este episodio 62 de CS es el 5º y último de nuestra mirada al monacato en la Edad Media.En menor medida para los Dominicos y un poco más para los Franciscanos, las órdenes monásticas fueron un intento de reformar la Iglesia Occidental, que durante la Edad Media se había alejado del ideal apostólico. La Iglesia institucional se había convertido en poco más que un cuerpo político más, con vastas extensiones de tierra, una jerarquía masiva, una compleja burocracia, y había acumulado poderosos aliados y enemigos por toda Europa. El clero y las órdenes más antiguas habían degenerado en una fraternidad analfabeta. Muchos sacerdotes y monjes no sabían leer ni escribir, y se dedicaban a la inmoralidad flagrante mientras se escondían tras sus votos.No era este el caso en todas partes. Pero lo era en suficientes lugares como para que Francisco se viera obligado a utilizar la pobreza como medio de reforma. Los Franciscanos que siguieron a Francisco fueron rápidamente absorbidos de nuevo por la estructura de la Iglesia y las reformas que Francisco preveía siguieron naciendo.Domingo quería volver a los días en que la alfabetización y la erudición formaban parte de la vida clerical. Los Dominicos continuaron su visión, pero cuando se convirtieron en agentes principales de la Inquisición, no lograron equilibrar la verdad con la gracia.Las representaciones modernas de los monjes medievales suelen presentarlos en un papel estereotipado como agentes siniestros de la inmoralidad o como tontos torpes con buen corazón, pero cabeza blanda. Seguro que había algunos de cada uno, pero había muchos miles que eran seguidores sinceros de Jesús y hacían todo lo posible por representarlo.Hay muchas razones para creer que vivieron tranquilamente en monasterios y conventos; oraron, leyeron y se dedicaron a humildes trabajos manuales durante toda su vida. Hubo gigantes espirituales, así como desgraciados totalmente perversos y corruptos. Después de que Agustín de Canterbury llevara la Fe a Inglaterra fue como si saliera el sol.Otro de los campeones de Dios fue Malaquías, cuya historia fue relatada por Bernardo de Claraval en el siglo XII. Historias como la suya eran uno de los principales atractivos para los medievales, que buscaban en los santos la seguridad de que algunos habían conseguido llevar una vida ejemplar y habían mostrado a otros cómo hacerlo.La exigencia de santidad era fácil de estereotipar. En la Vida de San Erkenwald, leemos que era "perfecto en sabiduría, modesto en la conversación, vigilante en la oración, casto en el cuerpo, dedicado a la lectura sagrada, arraigado en la caridad". A finales del siglo XI, incluso era posible contratar a un hagiógrafo, un escritor de historias de santos, como Osbern de Canterbury, que, a cambio de una cuota, escribía una Vida de un abad o sacerdote muerto, con la esperanza de que fuera canonizado, es decir, declarado santo por la Iglesia. Había un fuerte motivo para hacerlo. Donde había habido un santo, surgía un santuario que señalaba con un monumento su monasterio, su casa, su cama, sus ropas y sus reliquias. Todos eran muy buscados como objetos de veneración. Se hacían peregrinaciones al santuario del santo. Se depositaba dinero en el omnipresente ofrendero. Pero no sólo se beneficiaba la iglesia o el santuario. Todo el pueblo prosperaba. Al fin y al cabo, los peregrinos necesitaban un lugar donde alojarse, comida para comer, recuerdos para llevarse a casa que demostraran que habían realizado la peregrinación y acumulados puntos espirituales. El negocio se disparó. Así que los hagiógrafos incluían una lista de milagros que el santo realizaba. Estos milagros eran una prueba de la aprobación de Dios. Había competencia entre las ciudades para ver a su abad o sacerdote canonizado, porque eso significaba que los peregrinos acudían a su ciudad.Se suponía que un hombre o una mujer santos dejaban tras de sí, en los objetos tocados o en los lugares visitados, un poder espiritual residual, un "mérito", que los menos piadosos podían adquirir para que les ayudara en sus propios problemas si iban en peregrinación y oraban en el santuario. Un poder similar se encontraba en el cuerpo del santo, o en partes del cuerpo, como las uñas o el pelo, que podían guardarse convenientemente en unos "soportes de reliquias" llamados relicarios. La gente oraba cerca de ellos y los tocaba con la esperanza de obtener un milagro, una curación o ayuda en alguna otra petición urgente a Dios. El equilibrio entre la vida activa y la contemplativa era la cuestión central para quienes aspiraban a ser un auténtico seguidor de Jesús y un buen ejemplo para los demás. Luchaban con la cuestión de cuánto tiempo debía dedicarse a Dios y cuánto al trabajo en el mundo. Desde la Edad Media, no llega la idea ilustrada de que lo secular y lo religioso podían fundirse en una sola pasión general por Dios y su servicio.En la forma de pensar medieval, para ser verdaderamente piadoso se requería una vida religiosa aislada. La idea de que un herrero pudiera adorar a Dios mientras trabajaba en su yunque no estaba a la vista. Francisco fue el que más se acercó, pero incluso él consideraba que trabajar por un salario y la llamada a glorificar a Dios eran mutuamente excluyentes. Francisco instaba a trabajar como parte de la vida del monje, pero dependía de la caridad para mantenerse. No sería hasta la Reforma cuando la idea de la vocación liberó la santidad del trabajo. Dado que la vida religiosa de clausura, o de secuestro, se consideraba la única forma de complacer a Dios, muchos de los grandes, desde el siglo IV, apoyaron el monacato. Enumero ahora algunos nombres que sostenían esta opinión, confiando en que si has escuchado el podcast durante un tiempo los reconocerás...San Antonio de Egipto, Atanasio, Basilio, Gregorio de Nisa, Ambrosio, Agustín, Jerónimo y Benito de Nursia. En la Edad Media la lista es igual de imponente. Anselmo, Alberto Magno, Buenaventura, Tomás de Aquino y Duns Escoto, San Bernardo y Hugo de San Víctor, Eckart, Tauler, Hildegarda, Joaquín de Flore, Adán de San Víctor, Antonio de Padua, Bernardino de Siena, Bertoldo de Ratisbona, Savonarola y, por supuesto, Francisco y Domingo.La Edad Media fue un periodo favorable para el desarrollo de las comunidades monásticas. Las fuerzas religiosas, políticas y económicas que actuaban en toda Europa conspiraron para que la vida monástica, tanto para los hombres como para las mujeres, fuera una opción viable, incluso preferida. Como ocurre a menudo en las películas y libros que describen este periodo, es cierto que hubo algunos jóvenes de ambos sexos que se resistieron a entrar en un monasterio o convento cuando fueron obligados por sus padres, pero hubo muchos más que querían dedicarse a la vida retirada y que fueron rechazados por sus padres. Cuando la guerra diezmó a la población masculina y las mujeres superaban en número a los hombres por amplios márgenes, convertirse en monja era la única forma de sobrevivir. Los jóvenes que sabían que no estaban hechos para el duro trabajo de la vida agrícola o el servicio militar, siempre podían encontrar un lugar donde perseguir su pasión por el aprendizaje en un monasterio. Como en la mayoría de las instituciones, el destino de los hermanos y hermanas dependía de la calidad de su líder, el abad o la abadesa. Si era una líder piadosa y eficaz, el convento prosperaba. Si era un bruto tirano, el monasterio se marchitaba. En los monasterios en los que prevalecía la erudición, los manuscritos antiguos eran conservados por escribas que los copiaban laboriosamente y, al hacerlo, se convertían en versados en los clásicos. De estos refugios intelectuales surgiría el Renacimiento.Al atraer a las mejores mentes de la época, desde el siglo X hasta el XIII, los monasterios fueron el vivero de la piedad y los centros de la energía misionera y civilizadora. Cuando prácticamente no se predicaba en las iglesias, la comunidad monástica predicaba poderosos sermones llamando a los pensamientos de los hombres a alejarse de la guerra y el derramamiento de sangre para dirigirse a la hermandad y la devoción religiosa. El lema de algunos monjes era "por el arado y la cruz". En otras palabras, estaban decididos a construir el Reino de Dios en la Tierra predicando el Evangelio y transformando el mundo mediante un trabajo honesto, duro y humilde. Los monjes fueron pioneros en el cultivo de la tierra y, de la manera más científica que se conocía entonces, enseñaron la agricultura, el cuidado de las vides y de los peces, la cría de ganado y la fabricación de lana. Construyeron carreteras y algunos de los mejores edificios. En materia intelectual y artística, el convento era la principal escuela de la época. En él se formaban arquitectos, pintores y escultores. Allí se estudiaban los problemas profundos de la teología y la filosofía; y cuando surgieron las universidades, el convento les proporcionó sus primeros y más renombrados profesores.La vida monástica era tan popular que la religión parecía correr el peligro de agotarse en el monacato y la sociedad de ser poco más que un conjunto de conventos. El IV Concilio de Letrán intentó contrarrestar esta tendencia prohibiendo el establecimiento de nuevas órdenes. Pero ningún concilio ignoró tanto el futuro inmediato. Inocencio III apenas estaba en su tumba antes de que los Dominicos y los Franciscanos recibieran la plena sanción papal.Durante los siglos XI y XII se produjo un cambio importante. Todos los monjes fueron ordenados sacerdotes. Antes de esa época era una excepción que un monje fuera sacerdote, lo que significaba que no podían ofrecer los sacramentos. Una vez que eran sacerdotes, podían hacerlo.La vida monástica era alabada como la forma más elevada de existencia terrenal. El convento era comparado con la Tierra Prometida y tratado como el camino más corto y seguro hacia el cielo. La vida secular, incluso la del sacerdote secular, se comparaba con Egipto. El paso al claustro se llamaba conversión, y los monjes eran conversos. Alcanzaban el ideal cristiano. La vida monástica se comparaba con la vida de los ángeles. Bernardo decía a sus compañeros monjes: "¿No sois ya como los ángeles de Dios, al haberos abstenido del matrimonio?".Incluso los reyes y príncipes deseaban hacer el voto monástico y vestir el hábito de monje. Por eso, aunque Federico II era un acérrimo enemigo del Papa, cuando se acercaba su muerte, se vistió con las ropas de un monje cisterciense. Rogers II y III de Sicilia, junto con Guillermo de Nevers, se vistieron con túnicas de monje cuando se acercaba su fin. Pensaron que al hacerlo tendrían más posibilidades de llegar al cielo. Camuflaje espiritual para pasar por encima de Pedro.Los relatos de la época hacen que los milagros formen parte de la vida cotidiana del monje. Estaba rodeado de espíritus. Las visiones y revelaciones se producían día y noche. Los demonios vagaban a todas horas por las salas de la clausura. Realizaban malvados encargos para engañar a los incautos y sacudir la fe de los descuidados. Pedro el Venerable, en su obra sobre los Milagros, ofrece relatos elaborados de estos encuentros. Relata detalladamente cómo estos inquietos enemigos espirituales arrancaban las sábanas de los monjes dormidos y, riéndose, las dejaban por el claustro. Aunque los monasterios y conventos eran una parte importante de la vida en la Europa de la Edad Media, muchos de ellos bastiones de la piedad y la erudición, otros no estuvieron a la altura y se convirtieron en bloqueos para el progreso. A medida que avanzaban los años, el ideal monástico de santidad degeneró en una mera forma que se volvió supersticiosa y sospechosa de todo lo nuevo. Así, mientras algunos monasterios sirvieron de comadronas al Renacimiento, otros fueron como los soldados de Herodes que intentaron matarlo en su infancia.Para terminar, me pareció oportuno hacer un breve repaso de lo que se llama "las horas, el Oficio Divino o el breviario". Así era como los monjes y las monjas dividían su jornada.El horario de estas divisiones variaba de un lugar a otro, pero generalmente era asíA primera hora de la mañana, antes del amanecer, se tocaba una campana que despertaba a los monjes o monjas para un tiempo de lectura y meditación privada. Luego se reunían todos para los Nocturnos, en los que se leía un salmo, se cantaba y luego se daban algunas lecciones de las Escrituras o de los Padres de la Iglesia.Después se volvían a acostar un rato, y al amanecer se levantaban para otro servicio llamado Laudes. A Laudes le seguía otro periodo de lectura y oración personal, que se resolvía en el claustro reuniéndose de nuevo para el Prime a las 6 de la mañana.A la primera hora, Prima le seguía un periodo de trabajo, que terminaba con Terce, un tiempo de oración en grupo a eso de las 9.Luego hay más trabajo desde las 10 hasta justo antes del mediodía, cuando las monjas y los hermanos se reúnen para la Sexta, un breve servicio en el que se leen algunos salmos. A esto le sigue la comida del mediodía, una siesta, otro servicio corto alrededor de las 3 de la tarde llamado Ninguno, llamado así por la novena hora desde el amanecer. Luego vienen unas horas de trabajo, la cena hacia las 17:50 y las Vísperas a las 18:00.Después de las Vísperas, las monjas y los monjes tienen un tiempo de oraciones personales y privadas, se reúnen para el breve servicio de Completas y se van a la cama.Los protestantes y evangélicos podrían preguntarse de dónde surgió la idea de las horas canónicas. Hay indicios de que se derivaron de la práctica de los Apóstoles, que, como judíos, observaban tiempos fijos durante el día para la oración. En Hechos 10 leemos cómo Pedro oraba a la hora sexta. El centurión romano Cornelio, que había adoptado la fe judía, oraba a la hora novena. En Hechos 16, Pablo y Silas oraban a medianoche; aunque puede que eso se debiera a que estaban en el cepo de la cárcel de Filipos. Ya en el siglo V, los cristianos utilizaban las referencias de los Salmos para orar por la mañana, al mediodía y a medianoche.
Descubre la fascinante historia de Federico el Grande y su legado como líder excepcional que transformó Prusia en una gran potencia europea, a través de sus reformas militares, su promoción de la cultura y las artes, y su defensa de la tolerancia religiosa y la libertad de pensamiento. Aprende cómo su reinado de 46 años dejó huella en la historia de Europa y sigue siendo relevante hoy en día. Federico II de Prusia, conocido también como Federico el Grande, es uno de los personajes más importantes de la historia de Europa del siglo XVIII. Su reinado de 46 años, desde 1740 hasta su muerte en 1786, transformó el reino de Prusia en una gran potencia militar y cultural, estableciendo las bases para el futuro imperio alemán. Pero, ¿cómo fue que Federico se convirtió en Federico el Grande? ¿Cuál fue su trayectoria y qué hizo para merecer ese sobrenombre? Federico nació en 1712 en Berlín, hijo del rey Federico Guillermo I de Prusia y su esposa, Sofía Dorotea de Hannover. Desde joven, mostró un gran interés por la cultura y las artes, especialmente la música y la poesía. Sin embargo, su padre lo consideraba débil y afeminado, y lo sometió a una educación estricta y militarizada, con el objetivo de convertirlo en un soldado y un rey poderoso. Federico odiaba la vida en la corte, y pasó gran parte de su juventud planeando su escape. En 1730, intentó huir a Inglaterra con su amigo y tutor, el filósofo Voltaire, pero fue capturado y encarcelado por su propio padre. Durante los siguientes años, Federico se dedicó a estudiar historia, filosofía y literatura, y mantuvo una correspondencia intensa con Voltaire y otros pensadores europeos. En 1740, tras la muerte de su padre, Federico subió al trono de Prusia. En ese momento, el reino no era más que una potencia menor, con una economía débil y un ejército mal equipado. Federico decidió cambiar eso, y puso en marcha una serie de reformas radicales para modernizar el país. En primer lugar, mejoró la eficiencia y la disciplina del ejército, convirtiéndolo en una fuerza de élite capaz de vencer a sus vecinos más poderosos. Federico fue un estratega genial y un comandante valiente, y lideró a sus tropas en numerosas batallas y campañas militares, incluyendo la Guerra de los Siete Años contra Austria y sus aliados. Pero Federico también fue un gran promotor de la cultura y las artes. Patrocinó a músicos, poetas, filósofos y científicos, convirtiendo a Berlín en un centro cultural de primer nivel. Él mismo era un músico consumado, y compuso numerosas piezas de música para flauta y otros instrumentos. Federico también fue un defensor de la tolerancia religiosa y la libertad de pensamiento. En un momento en que la mayoría de los gobernantes europeos eran intolerantes y represivos, Federico permitió la entrada de judíos y católicos en Prusia, y protegió a los intelectuales y pensadores que eran perseguidos en otros países. Antena Historia te regala 30 días PREMIUM, para que lo disfrutes https://www.ivoox.com/premium?affiliate-code=b4688a50868967db9ca413741a54cea5 Produce Antonio Cruz Edita ANTENA HISTORIA Antena Historia (podcast) forma parte del sello iVoox Originals web……….https://antenahistoria.com/ correo.....info@antenahistoria.com Facebook…..Antena Historia Podcast | Facebook Twitter…...https://twitter.com/AntenaHistoria Telegram…...https://t.me/foroantenahistoria DONACIONES PAYPAL...... https://paypal.me/ancrume ¿QUIERES ANUNCIARTE en ANTENA HISTORIA?, menciones, cuñas publicitarias, programas personalizados, etc. Dirígete a Antena Historia - AdVoices Escucha el episodio completo en la app de iVoox, o descubre todo el catálogo de iVoox Originals
CS- 57 Esta es la cuarta parte de nuestra serie sobre las Cruzadas.El plan para este episodio, el último de nuestra mirada a las Cruzadas, es dar un breve repaso a las Cruzadas de la 5ª a la 7ª, y luego un poco de análisis de las Cruzadas en su conjunto.La fecha fijada para el inicio de la 5ª Cruzada fue el 1 de junio de 1217. Era el largo sueño del Papa Inocencio III de reconquistar Jerusalén. Murió antes de que la Cruzada se pusiera en marcha, pero su sucesor Honorio III fue un partidario tan ardiente como él. Continuó la labor iniciada por Inocencio.Los ejércitos enviados no lograron casi nada, salvo desperdiciar vidas. A alguien se le ocurrió la brillante idea de que la clave para conquistar Palestina era asegurar primero una base en Egipto. Ese había sido el plan de la 4ª Cruzada. Ahora los cruzados hicieron del importante puerto de Damietta su objetivo. Tras una larga batalla, los cruzados tomaron la ciudad, por la que el líder musulmán Malik al Kameel ofreció intercambiar Jerusalén y todos los prisioneros cristianos que tenía. Los cruzados pensaron que el emperador del Sacro Imperio Romano Germánico, Federico II, estaba de camino para reforzar sus números, así que rechazaron la oferta. El problema es que Federico no estaba de camino. Así que, en 1221, Damietta volvió al control musulmán.A Federico II le importaba poco la Cruzada. Tras varias salidas en falso que revelaron su verdadera actitud hacia todo el asunto, el emperador decidió que era mejor cumplir sus numerosas promesas y partió con 40 galeras y sólo 600 caballeros. Llegaron a Acre a principios de septiembre del año 1228. Como los líderes musulmanes de Oriente Medio estaban de nuevo enfrentados, Federico convenció al mencionado al-Kameel para que hiciera un tratado de una década que entregaba Jerusalén a los cruzados, junto con Belén, Nazaret y la ruta de peregrinos de Acre a Jerusalén. El 19 de marzo de 1229, Federico se coronó por su propia mano en la Iglesia del Santo Sepulcro.Esta transferencia pacifica de Jerusalén enfureció al Papa Gregorio IX, que consideraba el control de Tierra Santa y la destrucción de los musulmanes como una misma cosa. Así que la Iglesia nunca reconoció oficialmente los logros de Federico.Regresó a su país para hacer frente a los desafíos internos a su gobierno y, durante la siguiente década y media, la condición de los cristianos de Palestina se deterioró. Todo lo ganado por el tratado fue devuelto a la hegemonía musulmana en el otoño de 1244.Las dos últimas Cruzadas, la 6ª y la 7ª, se centran en la carrera del último gran Cruzado; el Rey de Francia, Luis IX.Conocido como SAN LUIS, combinó la piedad de un monje con la caballerosidad de un caballero, y se sitúa en la primera fila de los gobernantes cristianos de todos los tiempos. Su celo se reveló no sólo en su devoción al ritual religioso, sino en su negativa a desviarse de su fe incluso bajo la amenaza de la tortura. Su piedad era auténtica, como lo demuestra su preocupación por los pobres y el trato justo a sus súbditos. Lavaba los pies a los mendigos y, cuando un monje le advirtió que no llevara su humildad demasiado lejos, le contestó: "Si dedicara el doble de tiempo al juego y a la caza que, a esos servicios, nadie me reprocharía nada".Al saqueo de Jerusalén por los musulmanes en 1244, siguieron con la caída de las bases cruzadas en Gaza y Askelon. En el año 1245, en el Concilio de Lyon, el Papa convocó una nueva expedición para liberar de nuevo a la Tierra Santa. Aunque el Rey Luis yacía en un lecho de enfermo con una enfermedad tan grave que sus asistentes le pusieron un paño en la cara, pensando que estaba muerto, se recuperó y tomó la cruz de los cruzados.Tres años después, él y sus hermanos príncipes franceses partieron con 32.000 soldados. Una flota veneciana y genovesa los llevó a Chipre, donde se habían hecho preparativos a gran escala para su abastecimiento. Luego navegaron hacia Egipto. Damieta volvió a caer, pero tras este prometedor comienzo, la campaña se convirtió en un desastre.La piedad y la benevolencia de Luis no estaban respaldadas por lo que podríamos llamar sólidas habilidades como líder. Estaba dispuesto a compartir el sufrimiento con sus tropas, pero no tenía la capacidad de organizarlas. Haciendo caso al consejo de varios de sus comandantes, decidió atacar Cairo en lugar de Alejandría, el objetivo mucho más estratégico. La campaña fue un desastre y el Nilo se llenó de cadáveres de cruzados muertos. En su retirada, el Rey y el Conde de Poitiers fueron hechos prisioneros. El Conde de Artois fue asesinado. La humillación de los cruzados nunca había sido tan profunda.La fortaleza de Luis brilló mientras sufría la desgracia de estar cautivo. Amenazado con la tortura y la muerte, se negó a renunciar a Cristo o a ceder alguno de los puestos de avanzada de los cruzados que quedaban en Palestina. Por el rescate de sus tropas, aceptó pagar 500.000 libras, y por su propia libertad renunciar a Damietta y abandonar la campaña en Egipto.Ataviado con ropas regaladas por el sultán, en un barco apenas amueblado, el rey zarpó hacia Acre, donde permaneció 3 años, gastando grandes sumas en fortificaciones en Jafa y Sidón. Cuando su madre, que actuaba como reina regente en su ausencia, murió, Luis se vio obligado a regresar a Francia. Zarpó de Acre en la primavera de 1254. Su reina, Margarita, y los 3 hijos que les nacieron en Oriente, regresaron con él.Se podría haber esperado que un fracaso tan completo destruyera toda esperanza de recuperar alguna vez Palestina. Pero la idea de las cruzadas seguía siendo fuerte en la mente de Europa. Los papas Urbano IV y Clemente III hicieron nuevos llamamientos, y Luis volvió a ponerse en marcha. En 1267, con la mano en una corona de espinas, anunció a sus nobles reunidos su propósito de ir por segunda vez a una santa cruzada.Mientras tanto, llegaban noticias del Oriente de continuos desastres a manos del enemigo "Mahometano" (como llamaban a los musulmanes) y de discordia entre los cristianos. En el año 1258, 40 naves Venecianas entraron en combate con una flota Genovesa de 50 barcos frente a Acre, con una pérdida de 1.700 almas. Un año después, los templarios y los hospitalarios libraron una batalla campal, no contra los musulmanes, sino entre ellos. Luego, en el año1268, Acre, el mayor de los puertos de los cruzados, cayó en manos de los Mamelucos Musulmanes.Luis zarpó en el año 1270 con 60.000 personas hacia el desastre. Apenas había levantado su campamento en el lugar de la antiguo Cartago cuando estalló la peste. Entre las víctimas estaba el hijo del rey, Juan Tristán, nacido en Damieta, y el propio rey Luis. Su cuerpo fue devuelto a Francia y el ejército francés se disolvió.En el año 1291, lo que quedaba de la presencia de los cruzados en Tierra Santa fue finalmente desarraigado por el control musulmán.Los más familiarizados con la historia de las Cruzadas pueden preguntarse por qué he omitido mencionar la desastrosa Cruzada de los Niños de 1212, intercalada entre la 4ª y la 5ª Cruzada. La razón por la que he decidido omitirla en su mayor parte es porque los historiadores han llegado a dudar de la veracidad de los informes sobre ella. Ahora parece más apócrifa que real, confeccionada a partir de varios informes dispares de grupos que vagaban por el sur de Europa en busca de otra campaña para capturar Jerusalén. Se cuenta que un niño francés o alemán de 10 años tuvo una visión en la que se le decía que debía ir a Oriente Medio y convertir a los musulmanes por medios pacíficos. Cuando compartió esta visión e inició su viaje a Marsella, otros niños se unieron a su causa, junto con algunos adultos de dudosa reputación. A medida que sus filas aumentaban, llegaron a la costa francesa, esperando que los mares se separaran y les abrieran un camino para cruzar a Oriente Medio por tierra firme. No importaba que fuera un viaje de cientos de kilómetros. En cualquier caso, las aguas no se separaron y los niños, la mayoría, acabaron dispersándose. Los que no lo hicieron fueron acorralados por esclavistas que prometieron transportarlos a Tierra Santa, de forma gratuita. Sin embargo, una vez que estaban a bordo de un barco, eran cautivos y eran arrastrados a puertos extranjeros de todo el Mediterráneo, donde eran vendidos.Como he dicho, aunque la Cruzada de los Niños se ha considerado un acontecimiento real durante muchos años, recientemente se ha sometido a escrutinio y duda al examinar detenidamente los registros antiguos. Parece que es más bien un producto de cortar y pegar varias historias que tuvieron lugar durante esta época. De hecho, los niños eran bandas de pobres sin tierra de Europa que no tenían nada mejor que hacer que vagar por el sur de Francia y Alemania, esperando que se convocara la próxima Cruzada para poder ir y, con suerte, participar en el saqueo de las ricas tierras orientales.Quiero ofrecer ahora algunos comentarios sobre las Cruzadas. Así que, aviso, lo que sigue es pura opinión.Durante 7 siglos los cristianos han intentado olvidar las Cruzadas, pero los críticos y escépticos se empeñan en mantenerlas como un tema candente. Mientras que los judíos y los musulmanes han utilizado (en su mayoría con razón, creo) las Cruzadas durante generaciones como punto de queja. En tiempos más recientes, los Nuevos Ateos como Richard Dawkins y Sam Harris las han levantado como una palanca y han golpeado a los cristianos en la cabeza con ellas. ¿No es interesante que estos negadores de Dios tengan que asumir primero la moral bíblica para luego negarla? Si fueran coherentes con sus propias creencias ateas, tendrían que encontrar alguna otra razón para declamar las Cruzadas que no sea que está mal matar indiscriminadamente a la gente. ¿Por qué, según su motivo evolutivo darwinista, de supervivencia del más fuerte, no deberían aplaudir de hecho las Cruzadas? Al fin y al cabo, hacían avanzar la causa de la evolución al deshacerse de los elementos más débiles de la raza.Pero ¡no! Los Nuevos Ateos no utilizan esta línea de razonamiento porque es aborrecible. En lugar de ello, primero tienen que donar una creencia en la moral cristiana para atacar al cristianismo. Eso sí que es ser hipócrita.Y aclaremos los hechos. En el siglo XX se asesinó a más personas por motivos políticos e ideológicos que en todos los siglos anteriores juntos. Entre los comunistas, los nazis y los fascistas, se mataron más de 100 millones. Stalin, Hitler y Mao Zedong estaban motivados por una agenda atea, enraizada en una aplicación social del darwinismo.Karl Marx, el padre ideológico del socialismo comunista, aplicó las ideas evolucionistas de Darwin a la sociedad y convirtió a los seres humanos en meras piezas de una gran máquina llamada Estado. Cualquiera que se considerara un engranaje en lugar de una rueda dentada debía ser eliminado para que la máquina pudiera funcionar como querían los dirigentes. En nombre del comunismo, Stalin mató al menos a 20 millones; Mao, a unos 70 millones.Adolf Hitler se inspiró en el concepto darwiniano del ateo Fredrick Neizsche sobre el ubermensche = el superhombre; el siguiente paso evolutivo de la humanidad. Justificó la matanza de 10 millones diciendo que la Solución Final consistía simplemente en eliminar a quienes obstaculizaban la evolución de la humanidad. Empleó a todo un ejército de asesinos con mentalidad científica que creían que era correcto y bueno librar al mundo de la "maleza humana", como llamaban a los judíos, los eslavos, los homosexuales y los enfermos.Hace falta una ignorancia colosal de la historia para ignorar esto. Sin embargo, los Nuevos Ateos ignoran los hechos porque destruyen su premisa de que el ateísmo tiene la moral alta.Según las pruebas históricas, las Cruzadas, la Inquisición y los juicios por brujería mataron a unos 200.000 en total durante un periodo de 500 años. Ajustando el crecimiento de la población, eso sería alrededor de un millón en términos actuales. Eso es sólo el 1% del total asesinado por Stalin, Mao y Hitler; ¡y lo hicieron en unas pocas décadas!Así que mantengamos las Cruzadas, por muy brutales que fueran, y por muy contrarias a la naturaleza y las enseñanzas de Cristo que fueran, en la perspectiva histórica adecuada. ¡No! No las estoy justificando. ¡Fueron totalmente erróneas! Convertir la cruz en una espada y matar a la gente con ella es una blasfemia y merece la fuerte declamación de la Iglesia.Pero no olvidemos que los cruzados eran seres humanos con motivos no muy diferentes a los nuestros. Esos motivos estaban mezclados y a menudo en conflicto. La palabra cruzada viene de "tomar la cruz", según el ejemplo de Cristo. Por eso, de camino a Tierra Santa, el cruzado llevaba la cruz en el pecho. En su viaje de vuelta, la llevaba en la espalda.Pero la inmensa mayoría de los que iban a las cruzadas eran analfabetos, incluso la mayoría de los nobles. No se les enseñaba la Biblia como a los evangélicos de hoy. La gente de toda Europa pensaba que la salvación residía en la Iglesia y que era repartida por los sacerdotes bajo la dirección y discreción del Papa. Así que, si el Papa decía que los cruzados estaban haciendo la obra de Dios, se les creía. Cuando los sacerdotes difundían que morir por la santa causa de una Cruzada significaba eludir el purgatorio y acceder inmediatamente al cielo, miles de personas cogían el arma más cercana y se ponían en marcha.Para Urbano y los papas que le siguieron, las Cruzadas eran un nuevo tipo de guerra, una Guerra Santa. Agustín había establecido los principios de una "guerra justa" siglos antes. Esos principios eran . . .- Una Guerra Santa era dirigida por el Estado;- Su objetivo era la reivindicación de la justicia, es decir, la defensa de la vida y la propiedad;- Y su código exigía el respeto a los no combatientes; civiles y prisioneros.Aunque estos principios fueron adoptados originalmente por los cruzados cuando emprendieron la 1ª Campaña, se evaporaron en el calor del viaje y la realidad de la batalla.Las Cruzadas desencadenaron horribles ataques contra los judíos. Incluso los compañeros cristianos no estaban exentos de violaciones y saqueos. Increíbles atrocidades cayeron sobre el enemigo musulmán. Los cruzados serraban los cadáveres en busca de oro.A medida que avanzaban las Cruzadas, se alzaba alguna que otra voz que cuestionaba la conveniencia de tales movimientos y su valor final. A finales del siglo XII, el Abad Joaquín se quejó de que los Papas hacían de las Cruzadas un pretexto para su propio avance.Humberto de Romanis, general de los Dominicos, al confeccionar una lista de asuntos que debían tratarse en el Concilio de Lyon del año 1274, se vio obligado a refutar nada menos que 7 conocidas objeciones a las Cruzadas. Entre ellas se encontraban estas 4.- Era contrario a los preceptos del NT hacer progresar la religión mediante la espada;- Los cristianos pueden defenderse, pero no tienen derecho a invadir las tierras de otros;- Está mal derramar la sangre de los no creyentes;- Y los desastres de las Cruzadas demostraron que eran contrarias a la voluntad de Dios.Los cristianos de Europa durante los siglos XIV y XV iban a enfrentarse a problemas mucho más grandes que la conquista de Tierra Santa. Así que, aunque de vez en cuando se pedía una, ésta caía en saco roto.Erasmo, escribiendo al final de la Edad Media, hizo un llamamiento a la predicación del Evangelio como forma de enfrentarse a los musulmanes. Dijo que la forma adecuada de derrotar a los turcos era la conversión, no la aniquilación. Dijo: "En verdad, no conviene declararnos hombres cristianos matando a muchos, sino salvando a muchos, no si enviamos a miles de paganos al infierno, sino si hacemos cristianos a muchos infieles; no si maldecimos y excomulgamos cruelmente, sino si con oraciones devotas y con el corazón deseamos su salud, y oramos a Dios para que les envíe mejores mentes."Los resultados a largo plazo de 2 siglos de cruzadas no fueron impresionantes. Si el objetivo principal de las Cruzadas era ganar Tierra Santa, frenar el avance del Islam y curar el cisma entre las Iglesias de Oriente y Occidente, fracasaron terriblemente.Durante un tiempo, los 4 reinos de los cruzados mantuvieron un territorio en la costa mediterránea de Tierra Santa. En ellos se formaron tres órdenes militares semi-monásticas: los Templarios, cuya primera sede estuvo en el emplazamiento del antiguo Templo de Jerusalén; los Hospitalarios, también conocidos como los Caballeros de San Juan de Jerusalén, fundados originalmente para cuidar a los enfermos y heridos; y los Caballeros Teutónicos germánicos. Estas órdenes combinaban el monaquismo y el militarismo y tenían como objetivos la protección de los peregrinos y la guerra perpetua contra los musulmanes. Contaban con 500 caballeros armados. Sus grandes castillos protegían los caminos y los pasos contra los ataques. Durante dos siglos, los Templarios, con sus túnicas blancas decoradas con una cruz roja, los Hospitalarios, con sus túnicas negras adornadas con la cruz de Malta blanca, y los Caballeros Teutónicos, con sus túnicas blancas con una cruz negra, fueron vistas habitualmente en los Estados de las Cruzadas y en toda Europa.Aunque las Cruzadas nos parecen hoy una terrible traición al cristianismo bíblico, debemos aportar la mentalidad del historiador y considerarlas en relación con la época en que ocurrieron. Esto no las excusa, pero las hace un poco más comprensibles.La sociedad europea de la Edad Media era irremediablemente belicosa. En la Europa feudal, todo el sistema económico y social dependía del mantenimiento de un ejército; los caballeros, soldados profesionales permanentes; por necesidad, debido al coste que suponía, nobles cuya única profesión era luchar. Las ciudades-estado de Italia estaban frecuentemente en guerra. En España, la presencia de los moros musulmanes trazó durante siglos una línea en el mapa. Así que, aunque los cristianos hubieran querido crear una sociedad pacífica, habría sido social y prácticamente difícil hacerlo.Una forma de afrontarlo fue idealizar la guerra. Es decir, presentar la guerra como una contienda entre el bien y el mal. En el desarrollo de la idea del caballero cristiano, hubo un intento de dar a la batalla espiritual una aplicación literal correspondiente. El caballero era un "soldado de Cristo", un guerrero del bien. En una época en la que se consideraba que los sacerdotes y los monjes eran los únicos capaces de entrar en contacto con Dios, las Cruzadas eran una forma de que los laicos entraran en el reino espiritual y acumularan algunos puntos importantes con Dios. Los sacerdotes libraban la buena batalla mediante la oración; ahora los laicos podían luchar también, con una espada, una maza o, si era lo único que podían permitirse, una horquilla, hasta que llegaran al campo de batalla donde, con suerte, encontrarían un arma más adecuada.Por eso, para los cristianos medievales era importante convencerse de que la guerra que libraban estaba justificada. Se desarrolló un sofisticado sistema para identificar una guerra "justa". Agustín había hablado mucho de esto, explicando que alguien a quien le han robado su propiedad o su tierra tiene derecho a recuperarla, pero que esto era diferente de la guerra destinada a ampliar el propio territorio. El principio subyacente era que se podía utilizar una fuerza razonable para mantener el orden.A finales del siglo XI llegó un nuevo pensamiento; no la "Guerra Justa" de Agustín, sino el concepto de "Guerra Santa", una que Dios llamó a su pueblo a luchar para restaurar el control cristiano en Tierra Santa. Se trataba de una guerra que no sólo podía considerarse "justificada", y los pecados cometidos en su transcurso perdonados, sino meritoria. Dios recompensaría a los que la libraran. Guibert de Nogent, en su libro Los actos de Dios a través de los Francos, explicó cómo identificar una Guerra Santa. No estaba motivada por el deseo de fama, dinero o conquista. Su motivo era la salvaguarda de la libertad, la defensa del Estado y la protección de la Iglesia. Consideraba que este tipo de guerra era una alternativa válida a ser monje.Esta idea era tan atractiva para la mente medieval que, a medida que avanzaba el siglo XII, hubo que desalentarla, pues parecía que todo el mundo empezaba a ver la caballería y el combate como una guerra espiritual. Los bravucones siempre han sido capaces de convertir en villanos a los que quieren victimizar. Justificaban su brutalidad calificándola de misión divina. Así que los sacerdotes y los teólogos hicieron hincapié en que no todos los combates estaban bajo el mismo paraguas. Las cruzadas eran especiales.Por supuesto, uno de los principales principios de la teología musulmana es la yihad, la guerra santa para difundir la fe. A pesar de las ruidosas protestas de algunos hoy en día, el hecho es que el Islam que Mahoma enseñó, que por supuesto es el verdadero Islam, aprueba el yihad. ¿De qué otra forma se extendió desde su base en el desierto de Arabia a través de Oriente Medio, el norte de África y hasta Europa en tan poco tiempo si no es mediante el poder de la cimitarra?Me parece interesante que los musulmanes modernos censuren las Cruzadas cuando fueron sus propias campañas sangrientas las que tomaron las tierras que los cruzados pretendían ¿qué? ¡RECLAMAR! ¿Cómo podían RECLAMAR algo que no había sido RECLAMADO y conquistado por los musulmanes previamente? Lo repito: Esto no justifica en absoluto las Cruzadas. Son un periodo indefendible de la historia de la Iglesia que queda como una mancha oscura. Pero seamos claros: si son una mancha en la historia de la Iglesia, las conquistas de los musulmanes anteriores a las Cruzadas son igual de oscuras.