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BASTA BUGIE - Cristianesimo
Il miracolo di Lanciano e le dodici promesse del Sacro Cuore per la pratica dei primi venerdì del mese

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Jul 27, 2021 13:45


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3626IL MIRACOLO DI LANCIANO E LE DODICI PROMESSE DEL SACRO CUORE PER LA PRATICA DEI PRIMI VENERDI DEL MESEIl Cristianesimo afferma che la salvezza è nell'adesione del cuore. Per il Cristianesimo la conoscenza è importante ma non determinante, nel senso che essa (la conoscenza) svolge una funzione ausiliare per l'esercizio della virtù ma non costituisce il criterio della salvezza. Il Cristianesimo non è una religione gnostica, ovvero una religione che fa della conoscenza l'unico criterio della salvezza: chi conosce si salva, chi non conosce non si salva.Che il criterio cristiano della salvezza non sia nella conoscenza ma nell'adesione del cuore, è esito del fatto che il Dio cristiano ha creato per amore e che per amore ha deciso d'incarnarsi, di fare esperienza della sofferenza e della morte.Nel XVII secolo nacque e iniziò a diffondersi l'eresia giansenista, che si basava prevalentemente su due punti.Primo: il peccato originale ha talmente rovinato l'uomo che questi, senza la Grazia, non può fare il bene, neanche occasionalmente.Secondo: Dio ha già deciso chi deve essere salvato e chi dannato indipendentemente dai meriti e dai demeriti; insomma, una predestinazione in senso calvinista.Dunque quella del giansenismo era una concezione antropologica dichiaratamente pessimistica e, nello stesso tempo, una concezione di Dio rigoristica ed angosciante. Il Sacro Cuore appare a santa Margherita Maria Alacoque affermando, invece, che bisogna abbandonarsi al Suo Amore, indicando cioè il Suo Cuore come criterio di vincolo a Lui ed anche come criterio di comprensione (per quanto possibile) della Sua tenerezza per l'uomo stesso. In una delle rivelazioni a santa Margherita il Sacro Cuore disse: "Ecco quel Cuore che ha talmente amato gli uomini da non aver risparmiato nulla, fino ad esaurirsi e consumarsi per testimoniare a loro il proprio amore."Dunque, con la devozione al Sacro Cuore, Gesù ricorda il suo immenso amore e la sua immensa misericordia per l'uomo. Un ricordo non astratto ma volto a far capire concretamente quanto la vita dell'uomo stesso possa cambiare abbandonandosi all'amore di Gesù. Egli rivelò a santa Margherita ben dodici promesse di una indiscutibile concretezza. Leggiamole.1) Ai devoti del mio Sacro Cuore darò tutte le grazie e gli aiuti necessari al loro stato.2) Stabilirò e manterrò la pace in tutte le loro famiglie.3) Li consolerò in tutte le loro afflizioni.4) Sarò per loro sicuro rifugio in vita e soprattutto nell'ora della morte.5) Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro fatiche e imprese.6) I peccatori troveranno nel mio Cuore un'inesauribile fonte di misericordia.7) Le anime tiepide diventeranno ferventi con la pratica di questa devozione.8) Le anime ferventi saliranno rapidamente ad un'alta perfezione.9) La mia benedizione rimarrà nei luoghi in cui verrà esposta e venerata l'immagine del Sacro Cuore.10) A tutti coloro che opereranno per la salvezza delle anime, darò grazie per poter convertire i cuori più induriti.11) Le persone che diffonderanno questa devozione avranno i loro nomi scritti per sempre nel mio Cuore.12) A tutti coloro che si comunicheranno nei primi venerdì di nove mesi consecutivi, darò la grazia della perseveranza finale e della salvezza eterna.A proposito della devozione al Sacro Cuore di Gesù, Pio XI al paragrafo 4 della Miserentissimus Redemptor, dell'8.5.1928, dice che "essa è non soltanto il simbolo, ma anche, per così dire, la sintesi di tutto il mistero della Redenzione (…) la più completa professione della Religione cristiana."Se teologicamente la devozione al Sacro Cuore è una risposta al giansenismo, socialmente è una risposta prima di tutto all'assolutismo politico, uno dei tratti tipici della modernità.Il XVII è proprio il secolo dell'assolutismo politico che affonda le sue radici nella concezione, tipicamente umanistico-rinasacimentale, di un potere non organicamente legato al Vero e al Giudizio morale (e quindi a Dio) ma che avrebbe dovuto trovare il proprio fondamento in se stesso, cioè nel puro esercizio del potere. Insomma, un'autorità politica non più come manifestazione di servizio, ma, per l'appunto, come pura manifestazione di potere. Una concezione pertanto machiavellica e post-machiavellica.Il Sacro Cuore, attraverso santa Margherita, rivolse delle precise richieste al Re di Francia Luigi XIV.Eccole:1. Il Re deve consacrarsi con la sua famiglia al Sacro Cuore e offrirgli pubblici omaggi.2. Egli deve chiedere ufficialmente alla Santa Sede di autorizzare la Messa del Sacro Cuore e di concedere privilegi per l'universale diffusione di questa devozione.3. Egli deve far costruire una basilica dedicata al culto del Sacro Cuore.4. Egli deve porre la Francia sotto la protezione del Sacro Cuore, raffigurandolo sugli stendardi e sulle armi del Regno.5. Egli deve promuovere nell'intera Europa i diritti di Gesù Cristo come Re dei re e Sovrano dei sovrani.Le richieste non furono esaudite e la Francia, da baluardo del Cattolicesimo che doveva essere, divenne la culla dei più gravi errori. Luigi XVI ne pagò le conseguenze. Nel 1792, mentre era prigioniero dei rivoluzionari, si ricordò delle promesse del Sacro Cuore alla Corona di Francia e promise che, se fosse scampato alla morte e tornato sul trono, avrebbe consacrato se stesso e la Francia al Sacro Cuore. Ma Gesù stesso (più di un secolo dopo) dirà a suor Lucia di Fatima che fu troppo tardi.Dunque, la devozione al Sacro Cuore è anche un richiamo di carattere sociale, un richiamo cioè a concepire l'autorità politica come modello di servizio e di sacrificio in cui gli elementi della donazione, dell'oblazione e dell'amore diventino fondamentali nell'esercizio di tale autorità. Insomma, il modello di ogni autorità politica deve essere la regalità di Cristo e del suo amore immenso per ogni uomo. L'enciclica Annum sacrum di Leone XIII, del 25.5.1899, afferma che la devozione al Sacro Cuore ha la sua ragione teologica proprio nella regalità sociale di Cristo. E infatti il coronamento del culto pubblico al Sacro Cuore fu l'istituzione della festa liturgica di Cristo Re. Nel 1925, Pio XI stabilì che questa festa venisse celebrata l'ultima domenica di ottobre. E in tale giorno bisognava anche rinnovare la consacrazione dell'umanità intera al Cuore di Gesù. Leggiamo alcune parole tratte dalla Quas primas, l'enciclica di Pio XI, dell'11.12.1925, che istituisce la Festa di Cristo Re: "Chi non vede che, fin dagli ultimi anni del secolo precedente, in modo ammirevole andava preparandosi il cammino per l'istituzione di questa festa? Tutti sanno che l'autorità e la regalità di Cristo sono stati già riconosciuti dalla pia pratica delle consacrazioni e omaggi al Sacro Cuore di Gesù rivoltigli da innumerevoli famiglie, e non solo da famiglie, ma anche da Stati e Regni, che hanno compiuto lo stesso atto. (…) Il diluvio di mali sull'universo proviene dal fatto che la maggior parte degli uomini ha respinto Gesù Cristo e la sua sacrosanta Legge, sia dalla vita privata che da quella pubblica. Non vi sarà certa speranza di pace duratura fra i popoli, finché gli individui e le nazioni si ostineranno a negare e rifiutare l'imperio del Salvatore."C'è sicuramente una speranza, quella che la devozione al Sacro Cuore costituisca l'"occasione" per far ritornare questo mondo alla "giovinezza" della Verità. Un episodio alimenta questa speranza. Santa Gertrude (1256-1302) ebbe una visione in cui chiese a san Giovanni evangelista perché, nel suo Vangelo e nelle sue Lettere, aveva fatto solo intravedere quei misteri pieni di amore che aveva ricevuto dal Sacro Cuore. L'Aposotolo le rispose: "Il mio ministero doveva limitarsi a rivelare sul Verbo increato, eterno Figlio del Padre, alcune parole feconde, sulle quali l'intelligenza degli uomini meditasse continuamente, senza poter mai esaurirne le ricchezze. Ma agli ultimi tempi è riservata la grazia di udire l'eloquente voce delle pulsazioni del Cuore di Gesù. Nell'udire questa voce, l'invecchiato mondo ringiovanirà dal suo torpore e il calore del divino amore lo infiammerà un'ultima volta."Per rendersi degni della grande promessa è necessario:1. Accostarsi alla Comunione. La Comunione va fatta bene, cioè in grazia di Dio; quindi, se si è in peccato mortale, bisogna premettere la confessione.2. Per nove mesi consecutivi. Quindi chi avesse incominciato le Comunioni e poi per dimenticanza, malattia,ecc. ne avesse tralasciata anche una sola, deve incominciare da capo.3. Ogni primo venerdì del mese. La pia pratica si può iniziare in qualsiasi mese dell'anno.Se, dopo fatti i nove primi venerdì con le debite disposizioni, uno cadesse in peccato mortale, e poi morisse all'improvviso, come potrebbe salvarsi? Gesù ha promesso, senza eccezione alcuna, la grazia della penitenza finale a tutti coloro che avranno fatto bene la Santa Comunione nel primo venerdì di ogni mese per nove mesi consecutivi; quindi si deve credere che, nell'eccesso della sua misericordia, Gesù dia a quel peccatore moribondo, la grazia di emettere un atto di contrizione perfetta, prima di morire.Chi facesse le nove comunioni con l'intenzione di proseguire poi più tranquillamente a peccare, potrebbe sperare in questa grande promessa del Sacro Cuore di Gesù? No di certo, anzi commetterebbe tanti sacrilegi, perché accostandosi ai Santi Sacramenti, è necessario avere la ferma risoluzione di lasciare il peccato. Un conto è il timore di tornare ad offendere Dio, e altro la malizia e l'intenzione di seguitare a peccare.Per vedere il video "Il miracolo di Lanciano: il Sacro Cuore si rivela" e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it

BASTA BUGIE - Politica
Le olimpiadi dei nuovi peccati del pensiero unico

BASTA BUGIE - Politica

Play Episode Listen Later Jul 27, 2021 6:34


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6665LE OLIMPIADI DEI NUOVI PECCATI DEL PENSIERO UNICOdi Stefano MagniLe Olimpiadi di Tokyo del 2020 si aprono nel peggiore dei modi. Prima di tutto perché, come suggerisce la data stessa, iniziano con un anno di ritardo a causa del Covid. In secondo luogo perché i contagi, in Giappone, sono in crescita e 91 casi sono direttamente collegati all'organizzazione dei Giochi. Ma soprattutto, a far notizia, sono una serie di clamorose dimissioni dei vertici dell'organizzazione. L'ultima di queste è giunta ieri: Kentaro Kobayashi, direttore della cerimonia di apertura, si è dimesso ieri, chiedendo scusa in pubblico. Il motivo? Nel 1998 (23 anni fa), in uno spettacolo teatrale trasmesso in televisione, il comico giapponese aveva fatto una battuta sulla Shoah.Le sue dimissioni erano state precedute di una settimana da quelle di Keigo Oyamada, in arte "Cornelius", musicista pop di fama internazionale, che aveva composto le musiche della cerimonia inaugurale e di chiusura dei Giochi. Il motivo? Da ragazzino, quando frequentava la scuola, aveva bullizzato dei suoi compagni di classe. Ne aveva parlato in un'intervista rilasciata 26 anni fa che, ovviamente, è riemersa in queste settimane.In marzo si era dimesso anche Hiroshi Sasaki, direttore creativo. Non aveva bullizzato alcun compagno di classe, non aveva fatto battute sulla Shoah. Però aveva fatto una battutina su una attrice giapponese, sovrappeso. Con un gioco di parole l'aveva soprannominata "Olympig", unendo le parole inglesi di Olimpiadi e di maiale. Scandalo, dimissioni e scuse in pubblico.LE DONNE SONO CHIACCHIERONE: OBBLIGATO ALLE DIMISSIONIIl mese prima anche l'83enne Yoshiro Mori era stato costretto a dimettersi, dopo una rapida e violenta campagna stampa, da capo del comitato organizzativo. Aveva scherzato pesante sulle donne, affermando di non voler riservare una quota rosa del 40% nel comitato (dove erano presenti 5 donne su 26 membri), perché "parlano troppo" e quindi le riunioni sarebbero durate molto di più. «Se una di loro alza la mano per intervenire, le altre pensano di essere obbligate a rispondere, e alla fine tutte quante si ritrovano a parlare». Travolto dai commenti negativi sui social network, dopo una breve resistenza, nonostante l'età e la sua fama di dirigente sportivo, nonché ex premier del Giappone (2000-2001), Yoshiro Mori aveva dovuto rassegnare le dimissioni.Ma anche nelle squadre che partecipano, non mancano gli scandali. L'ultimo, in ordine di tempo, riguarda il Comitato olimpico australiano, il cui presidente John Coates, in conferenza stampa, ha suggerito vivamente alla premier del Queensland, Annastacia Palaszczuk, di partecipare alla cerimonia d'apertura. Per un motivo molto semplice: la sede delle Olimpiadi del 2032 sarà Brisbane, quindi, al di là dei timori sul Covid (motivo per cui la Palaszczuk non andrà a Tokyo), è bene che la premier vada e impari dall'esperienza di queste Olimpiadi. E dove sarebbe lo scandalo, in questo caso? Suggerire a una donna come comportarsi è "mansplaining", una colpa gravissima per il politicamente corretto. La diretta interessata non si dice per nulla offesa nei confronti di Coates, ma i social network australiani si stanno riempiendo di insulti e richieste di dimissioni.LA SCURE DEL POLITICAMENTE CORRETTOAbbiamo già capito, dunque, che in queste Olimpiadi, prima di tutto, vince chi sopravvive... alla scure del politicamente corretto. Ma parlare semplicemente di "politicamente corretto" in questo caso è un eufemismo.Per la prima volta, infatti, assistiamo in diretta a un nuovo rito: il passato di tutti i personaggi in vista viene scandagliato minuziosamente e alla più piccola imperfezione si risponde con l'obbligo delle dimissioni e una confessione in pubblico del peccato commesso. Peccato, non reato, perché non si attende neppure un eventuale processo (che si concluderebbe, quasi certamente, con un'assoluzione). Questa mentalità, che nasce nell'America puritana secolarizzata degli ambienti liberal, evidentemente si è diffusa in tutto il mondo, anche in Giappone, dove si innesta sul codice d'onore locale. E così vediamo personaggi di successo, giovani e anziani, al culmine della loro carriera, anche un ex primo ministro, che chinano il capo, si arrendono, confessano le loro colpe che risalgono anche a decenni precedenti o consistono in una sola battuta non apprezzata.È il contrario del sacramento della Riconciliazione. Dove per un cattolico la confessione è segreta e personale, qui è pubblica e trasmessa in mondovisione. Non c'è perdono: la macchia del passato resta per sempre e provoca la perdita del proprio status sociale. E cambiano i peccati che non c'entrano più nulla con i Dieci Comandamenti. Una battuta, per quanto sia di cattivo gusto, non è un peccato mortale. Ma lo diventa per il nuovo culto, soprattutto se riguarda donne e minoranze. Un atteggiamento giudicato "paternalista" (come il "mansplaining") diventa un peccato capitale, anche se è tenuto da un uomo che non aveva alcuna intenzione di offendere il prossimo. E a giudicare e condannare c'è la "massa": il grande pubblico dei social network e i telespettatori di tutto il mondo. Sono loro che, debitamente istigati da minoranze militanti e permanentemente mobilitate, condannano senza appello. Le autorità ricorrono alla censura preventiva, per evitare di perdere la faccia, e i condannati devono arrendersi ed espiare.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XVIII Domenica del Tempo Ordinario - ANNO B (Gv 6,24-35)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 27, 2021 5:58


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6614OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)Durante il lungo Esodo attraverso il deserto, verso la Terra promessa, gli Israeliti hanno dovuto affrontare molte difficoltà, e la loro fede fu provata in diverse occasioni. Insieme a queste prove, ci furono diversi interventi provvidenziali di Dio, grazie ai quali essi sopravvissero e giunsero alla loro destinazione. Uno di questi interventi provvidenziali, senza dubbio, fu quello della manna discesa dal cielo, di cui ci parla la prima lettura di oggi. Il popolo languiva di fame e già rimpiangeva quello che riusciva a mangiare in Egitto quando era ridotto in schiavitù. Ecco allora che il Signore fece piovere il «pane dal cielo» (Es 16,4).Questa lettura può essere applicata alla nostra vita cristiana. La schiavitù egiziana raffigura un'altra schiavitù, molto più temibile: quella del peccato. L'esodo raffigura il cammino di purificazione attraverso il deserto di questo mondo; la Terra promessa simboleggia il Paradiso, verso cui siamo incamminati.Come il popolo d'Israele, anche noi, provati dalle molte difficoltà, siamo portati a guardare indietro e a provare nostalgia per le magre consolazioni di questo mondo, per il peccato che abbiamo abbandonato con tanta decisione e che, al momento della prova, nuovamente ci attira a sé. Le difficoltà sono molte, ma Dio ci viene incontro donandoci un pane dal cielo, quello vero, che ci sostiene nel cammino e ci fa superare ogni tentazione. Questo pane è l'Eucaristia, di cui parla il Vangelo di oggi.Gesù parla dell'Eucaristia nel grande discorso che Egli fece a Cafarnao, subito dopo la moltiplicazione dei pani. Le folle erano state molto impressionate da questo miracolo, al punto che avrebbero voluto che Gesù diventasse il loro re. Essi cercavano solamente il benessere materiale e non riuscirono ad innalzare la mente e il cuore al profondo insegnamento che Gesù voleva loro impartire. Per questo motivo, Gesù disse loro: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» (Gv 6,26). Attraverso il segno dei pani moltiplicati, Gesù voleva insegnare alle folle che Lui è il vero pane che sazia la fame delle nostre anime. E così, Gesù proclamò solennemente: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete» (Gv 6,34).Anche noi, come le folle che ascoltavano Gesù, tante volte cerchiamo il Signore non tanto per cambiare la nostra vita e per fare la Volontà di Dio, ma unicamente perché Lui assecondi quelli che sono i nostri desideri di benessere materiale. San Paolo, nella seconda lettura, lo dice molto chiaramente. Conoscere Cristo significa abbandonare la condotta di prima, la condotta dell'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, e significa rinnovarci nello spirito e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità (cf Ef 4,20-24).Se veramente vogliamo che Gesù ci aiuti, che ci faccia grazia, che ci sollevi dalla nostra miseria, dobbiamo impegnarci seriamente a mutar vita, a diventare più buoni, a rigettare decisamente il peccato. Allora la nostra preghiera sarà ascoltata. Come minimo ci deve essere questo sforzo, al resto penserà il Signore.Al di sopra di tutto dobbiamo ricercare il "Pane della vita", ovvero l'Eucaristia. Questo è il nostro vero tesoro. Si racconta nelle cronache delle missioni cattoliche del Canada del nord un episodio molto bello ed istruttivo. Alcuni secoli fa la regione dove operavano i missionari cattolici fu colpita da una grande carestia e molti furono quelli che morirono di fame. Tra questi vi era una famiglia di cattolici che da giorni si era messa in cammino per raggiungere la lontana stazione missionaria. Erano ormai quasi senza forze quando, finalmente, arrivarono alla chiesa. Il sacerdote, con un nodo alla gola, li raggiunse e li soccorse così come poteva, dicendo che di più non potevano fare perché purtroppo il cibo era ormai finito. Il padre di famiglia disse allora che non erano venuti per chiedere da mangiare, ma per chiedere di fare la loro ultima Comunione, dopo sarebbero morti, ma sarebbero morti contenti. Il sacerdote commosso da tanta fede diede loro il "Pane del cielo" e, dopo poco tempo, uno alla volta, morirono tutti.Impariamo da questo episodio a fare davvero dell'Eucaristia il nostro tesoro e di metterla al primo posto nella nostra vita. Per noi non è tanto difficile partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione. Non facciamoci prendere dalla pigrizia e non perdiamo un bene così prezioso!Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sitohttp://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

BASTA BUGIE - Cristianesimo
La storia di dieci atleti cattolici alle olimpiadi di Tokyo

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Jul 27, 2021 11:03


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6662LA STORIA DI DIECI ATLETI CATTOLICI ALLE OLIMPIADI DI TOKIOAd esempio la regina del nuoto, Katie Ledecky (detiene tre record mondiali di nuoto stile libero) non ha mai esitato ad affermare la sua fede cattolica e di pregare sempre prima di ogni garada Sito del TimoneTra il 23 luglio e l'8 agosto 2021, si svolgono i Giochi Olimpici a Tokyo, tra tutti coloro che parteciperanno all'evento, 627 atleti americani rappresentano il Paese che guida il record olimpico mondiale con 2.521 medaglie. Ma non è questo l'unico fattore che fa la differenza. Almeno dieci di loro si sono dichiarati pubblicamente cattolici e debitori della loro fede anche in campo sportivo.1) SYDNEY MCLAUGHLINÈ diventata famosa nella sua qualificazione olimpica il 27 giugno scorso. Nei 400 metri ostacoli, l'atleta e studentessa dell'Union Catholic ha spodestato la leader mondiale di questa disciplina, Dalilah Muhammad, chiudendo la gara in 51,90 secondi. Dopo aver stabilito il nuovo record mondiale, McLaughlin non ha esitato ad ammettere che la fede è stata il principale propulsore durante tutta la competizione. «Penso che la più grande differenza quest'anno sia la mia fede, la mia fiducia in Dio e sapere che è Lui che controlla tutto. Finché mi dedicherò al duro lavoro, Lui mi aiuterà a superare ogni ostacolo. E a questo punto non posso davvero fare altro che dargli gloria». In precedenza, ha dichiarato che aggrapparsi a tutto ciò che sapeva e credere che tutto ciò che ha ricevuto provenga da Dio «ha giocato un ruolo importante» nella sua carriera.2) MOLLY SEIDELPer Molly Seidel del Wisconsin, i Giochi di Tokyo saranno il suo debutto alla maratona olimpica. All'età di 18 anni, si diplomò al liceo, dove eccelleva in discipline diverse come il canto e il coro, l'hockey e persino lo sci. Il suo allenatore Brian Borkowski ha evidenziato al Catholic Herald le virtù morali della giovane, in particolare la sua fede e umiltà. «Ho sempre voluto essere come Molly. Non si vergognava affatto [della sua fede]». Ha sottolineato che alle gare fa sempre «il segno della croce, ci mette qualche secondo e so che quello è il momento di lasciarla sola, è il suo momento con Dio». Con un'infanzia e un'educazione religiosa trasmessa dalla nonna, è da lei che imparò a segnarsi prima di ogni gara e a pregare San Giuda per ottenere i risultati. La sua fede segnò anche il suo soggiorno all'Università di Notre Dame. «È stato bello andare a messa, il fatto che le altre ragazze mi chiedessero se volevo andare a messa con loro mi è rimasto impresso». Dopo aver fatto la storia della squadra di football del college di Notre Dame, i Fighting Irish, ha iniziato a lavorare in una caffetteria a Boston e a fare da babysitter. Intanto si stava preparando per la sua prima maratona ad Atlanta, dove ha ottenuto un secondo posto che gli ha permesso di accedere alla squadra olimpica. La sua seconda maratona sarà a Tokyo.3) SKYLAR DIGGINS-SMITHSkylar Diggins-Smith è un'altra delle atlete cattoliche che parteciperanno ai Giochi Olimpici, in questo caso, nella squadra di basket femminile. Giocatrice dei Phoenix Mercury, quelle di Tokyo saranno le sue prime Olimpiadi, dopo una carriera di successo in cui ha fatto la storia con la sua squadra di basket universitaria, sempre i Fighting Irish, ed è arrivata ad essere descritta come «forse la migliore giocatrice nella storia del il basket femminile di Notre Dame». La sua carriera nella squadra universitaria le ha aperto le porte delll'NBA femminile e poi alle prossime Olimpiadi. Ricorda con apprezzamento l'educazione cattolica ricevuta all'Università, dove frequentava costantemente la messa. 4) GALEN RUPPIl compagno di disciplina di Seidel è Galen Rupp, un fondista di 35 anni di Portland, Oregon. Nel 2004 si è diplomato alla Central Catholic High School di Portland e, come riferito da Catholic News, è un cattolico devoto che prega mentre corre. Queste saranno le quarte Olimpiadi di Rupp. Nel 2008 a Pechino si è classificato tredicesimo nei 10.000 metri e quattro anni dopo a Londra ha conquistato l'argento nella stessa gara.5) GRACE MCCALLUMUn'altra atleta marcatamente cattolica in questi giochi è la ginnasta Grace McCallum. Come pubblicato su Religión en Libertad , la diciottenne ha iniziato a fare ginnastica all'età di 5 anni e a 13 già partecipava a gare di ginnastica artistica di alto livello. Da allora, affida sempre i risultati delle sue gare alla preghiera. Nata nel 2002, McCallum ha preso Santa Filomena come sua patrona alla sua cresima. L'11 agosto, festa del santo, si sono svolti i campionati americani 2019 e Grace, dopo aver pregato il suo patrono, ha ottenuto un'inaspettata medaglia di bronzo. «È stato incredibile quante persone sono venute da noi e hanno detto che stavano pregando per lei», ha osservato sua madre nel 2019. «Non credo che Grace potesse chiedere di più. Probabilmente niente significa più per lei che far pregare tutti i suoi cari». «Ogni volta che ho una giornata difficile, in palestra o alle gare, so che Dio mi ha dato questo talento. Ho bisogno di usare questo talento e non sprecarlo», ha detto la giovane atleta del The Central Minnesota Catholic, che porta ad ogni gara un rosario nello zaino e una croce che le ha regalato la nonna.6) SIMONE BILESLa compagna di disciplina di McCallum è Simone Biles, una leggenda alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 dove ha conquistato quattro ori e un bronzo. È considerata da molti l'erede della mitica Nadia Comaneci. Ai Mondiali 2019 di Stoccarda, a soli 22 anni, è diventata la ginnasta più premiata della storia vincendo 25 medaglie, 19 delle quali d'oro. In più occasioni Simone ha parlato del rosario che porta sempre nella borsa, dono della nonna, e del fatto che prega spesso. Frequenta anche la messa domenicale con i suoi genitori, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua vita, sostenendola fin da piccola.7) KATIE LEDECKYSoprannominata la regina del nuoto, Katie Ledecky è un'altra cattolica che promette ottimi risultati alle gare di nuoto nella capitale giapponese. Detiene il record mondiale di nuoto stile libero femminile 1500 metri e ha battuto il proprio record mondiale nei 400 e 800 metri. La nuotatrice, che non ha mai esitato ad affermare la sua fede, ha ammesso di pregare sempre prima di ogni gara. «L'Ave Maria è una bella preghiera e mi aiuta a rilassarmi», ha riconosciuto la nuotatrice. È stata la più giovane partecipante degli Stati Uniti alle Olimpiadi di Londra e ha vinto la sua prima medaglia d'oro a soli 15 anni. Riferendosi alle sue molteplici gare, ha detto: «Sono a un grande evento di nuoto con migliaia di persone che guardano, è importante per me prendere tempo per fare spazio a Dio e pensare a Lui. La mia fede cattolica è molto importante per me. Lo è sempre stata e sempre lo sarà. Fa parte di ciò che sono e mi sento a mio agio nel praticarla. Mi aiuta a mettere le cose in prospettiva». [al termine dell'articolo il video del suo record del mondo, N.d.BB]8, 9, 10) LE SORELLE OGWUMIKEUn altro caso rappresentativo è quello delle tre sorelle Ogwumike: Nneka, Chiney ed Erica, di 31, 29 e 23 anni. Cresciute in una famiglia cattolica, non è strano vedere queste giocatrici NBA nigeriane-americane (hanno entrambe le nazionalità) scambiare tweet con il loro pastore, Sean P. Horrigan. In un'occasione, in un thread su Twitter in merito all'espulsione di Chiney dopo una discussione con l'arbitro nel bel mezzo di una partita, il parroco ha scherzato: «Ricordagli che le sue confessioni sono il mercoledì e il sabato alle 18:00». A causa di un conflitto sportivo che rasenta il diplomatico, la sorella maggiore, Nneka, 31 anni, non potrà partecipare ai Giochi di Tokyo. Il motivo è il regolamento della Federazione Internazionale di Basket, che vieta ai giocatori che hanno gareggiato con un Paese di partecipare a campionati internazionali in un'altra squadra. Qualcosa che colpisce in prima persona la maggiore delle sorelle, che ha gareggiato a fianco degli Stati Uniti ai Mondiali 2018.

BASTA BUGIE - Storia
La Prima Guerra Mondiale fu il suicidio dell'Europa

BASTA BUGIE - Storia

Play Episode Listen Later Jul 27, 2021 10:05


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6660LA PRIMA GUERRA MONDIALE FU IL SUICIDIO DELL'EUROPA di Roberto de MatteiNella storia dei conflitti che hanno sempre accompagnato le vicende umane, la Prima Guerra Mondiale occupa un posto centrale, non solo per l'estensione planetaria e il numero spaventoso delle vittime, ben nove milioni, ma soprattutto per la novità e l'intensità dell'odio tra i popoli che essa accumulò nelle trincee contrapposte. Lo storico francese Jean de Viguerie (Les deux patries. Essai historique sur l'idée de patrie en France, Parigi 1998) mostra come alla dottrina tradizionale della "guerra giusta", per sua natura difensiva, si sostituisce nel '14-'18, una nuova concezione della guerra, offensiva, totale, incessante, che ha le sue radici nella Rivoluzione Francese. Il primo conflitto mondiale fu, in questo senso, una continuazione dell'appello alle armi lanciato l'11 luglio 1792, quando l'Assemblea Nazionale dichiarò "la Patria in pericolo".È con la Rivoluzione Francese che nasce la parola d'ordine di "annientare il nemico", interno ed esterno, come avvenne con le "colonne infernali" che tra il 1793 e il 1794 sterminarono gli insorti della Vandea. Al concetto tradizionale di "Patria", radicato in un luogo concreto e in una precisa memoria storica, se ne sovrappone, nel XVIII secolo, uno nuovo, associato all'idea dei diritti dell'uomo. La "patria filosofica" degli illuministi è divinizzata fino a divenire un Moloch che autorizza qualsiasi sacrificio.La continuità ideologica tra la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Francese fu teorizzata dagli interventisti, che presentarono il conflitto come una rivoluzione tesa ad instaurare in Europa la "democrazia universale". La "grande guerra" fu - secondo un altro grande storico, l'ungherese François Fejtö - un conflitto ideologico di massa, che ebbe lo scopo di «repubblicanizzare e de-cattolicizzare l'Europa» e compiere, a livello nazionale e internazionale, l'opera interrotta della Rivoluzione Francese (Requiem per un impero defunto. La dissoluzione del mondo austro-ungarico, tr. it. Mondadori, Milano 1994, pagg. 316-333).L'Austria-Ungheria, da cui ancora emanavano i bagliori del Sacro Romano Impero medioevale, rappresentava il principale ostacolo al progresso dell'umanità. Attraverso la distruzione dell'Impero austriaco, l'obiettivo di un circolo ristretto di uomini politici affiliati alla Massoneria fu, sottolinea Fejtö, quello «di estirpare dall'Europa le ultime vestigia del clericalismo e del monarchismo». Abbeverandosi a queste fonti ideologiche, l'interventismo rivoluzionario vedeva nella guerra il compimento della modernità ossia l'ultima fase di un processo culturale che avrebbe definitivamente liberato l'Europa dagli ultimi residui dell'oscurantismo.L'esito della guerra del ‘14-'18 fu, di fatto, la "repubblicanizzazione" dell'Europa. Lo storico inglese Niall Ferguson, autore di un'altra opera capitale sul conflitto, ricorda che alla vigilia della guerra discendenti e altri parenti della Regina Vittoria erano seduti sui Troni non solo di Gran Bretagna e Irlanda, ma anche di Austria-Ungheria, Russia, Germania, Belgio, Romania, Grecia e Bulgaria. In Europa solo Svizzera, Francia e Portogallo erano già Repubbliche. «Nonostante le rivalità imperiali della diplomazia prebellica, i rapporti personali tra gli stessi Monarchi erano rimasti cordiali, persino amichevoli: la corrispondenza tra "George", "Willy" e "Nicky", testimonia il protrarsi dell'esistenza di un'élite reale cosmopolita e poliglotta con un certo senso dell'interesse comune» (La Verità taciuta. La prima guerra mondiale: il più grande errore della storia moderna, tr. it. Milano 2002, pag. 559).La carta postbellica dell'Europa vide l'emergere di Repubbliche in Russia, Germania, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e nei tre Stati baltici, oltre che in Bielorussia, Ucraina occidentale, Georgia, Armenia e Azerbaijan (assorbite di forza nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel periodo dal 1919 al 1921).I trattati di Parigi del 1919-1920 costituirono, osserva a sua volta François Furet, «più che una pace europea, una rivoluzione europea» (Il passato di un'illusione. L'idea comunista nel XX secolo, tr. it. Mondadori, Milano 1995, p. 70), che sconvolse l'equilibrio sul quale si reggeva l'Europa dal Congresso di Vienna. Al Cancelliere austriaco Metternich successe, come architetto del nuovo equilibrio internazionale, il Presidente americano Woodrow Wilson, che si presentò come il profeta di una nuova era in cui, in nome del principio dell'"autodeterminazione dei popoli", le Nazioni libere avrebbero finalmente trovato la via del progresso, della giustizia, della pace. Il diritto assoluto delle nazionalità a costituirsi come Stati indipendenti, proclamato per la prima volta dalla Rivoluzione Francese, veniva così elevato a principio giuridico e a regola suprema della politica internazionale.Nota di BastaBugie: Massimo de Leonardis nell'articolo seguente dal titolo "Europa 1914. Da cittadella orgogliosa a devastata" parla delle conseguenze disastrose della Prima Guerra Mondiale.Ecco l'articolo pubblicato su Radio Roma Libera il 2 luglio 2021:Nel 1914 l'Europa era la "cittadella orgogliosa", all'apogeo del potere mondiale: controllava il 60% dei territori, il 65% degli abitanti, il 57% della produzione di acciaio, il 57% del commercio. Era consapevole e orgogliosa della sua missione civilizzatrice, della quale era parte rilevante l'opera delle missioni cattoliche, sostenute anche da governi laicisti come quello francese, sia pure per meri fini di prestigio e influenza politica. Tutto ciò fu distrutto con il "suicidio dell'Europa", come giustamente è stata definita la Grande Guerra.Causa scatenante della crisi fu l'assassinio a Sarajevo il 28 giugno 1914 da parte del rivoluzionario bosniaco Gavrilo Princip, la cui mano fu armata da circoli dirigenti serbi, dell'Arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, erede al trono Austro-ungarico, fervente cattolico e anti-massone, fautore di un progetto di riorganizzazione dell'Impero, che avrebbe consolidato la fedeltà al Trono degli slavi, tarpando le ali alla Serbia. Il 23 luglio Vienna inviò un ultimatum a Belgrado, chiedendo una severa inchiesta e la punizione dei colpevoli. Ciò mise in moto un meccanismo diplomatico e militare, che in poco più di dieci giorni precipitò nella guerra gran parte dell'Europa. [...]È evidente che la Prima guerra mondiale scoppiò per ragioni classiche di politica di potenza. Tuttavia era in agguato la direttiva ideologica cara alla Massoneria internazionale: il risultato del conflitto doveva innanzi tutto essere la "repubblicanizzazione" dell'Europa e soprattutto l'abbattimento dell'unica Grande potenza cattolica, l'Impero asburgico.Di lì a poco, la Germania prese la decisione cinica e di corte vedute di inviare Lenin in Russia, allo scopo di farla uscire dalla guerra, che il governo borghese nato dalla rivoluzione di febbraio intendeva invece continuare. La Russia si ritirò dal conflitto, ma furono poste le basi per la creazione del primo Stato comunista. Nello stesso anno entrarono in guerra dalla parte dell'Intesa gli Stati Uniti, portatori di un programma di sovvertimento del tradizionale ordine internazionale e di ostilità alle monarchie. Sempre nel 1917, vero anno chiave della guerra, l'Intesa pose o completò le basi del tuttora insolubile problema del Medio Oriente, dividendosi in zone d'influenza tale area, ma allo stesso tempo da un lato fomentando la rivolta araba dall'altro promettendo agli Ebrei un "focolare nazionale".

BASTA BUGIE - Santi e beati
Il miracolo che permetterà la beatificazione di Fulton Sheen

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jul 21, 2021 6:07


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6654IL MIRACOLO CHE PERMETTERA' LA BEATIFICAZIONE DI FULTON SHEENIl libro ''61 minuti per un miracolo'' racconta con la semplicità di una mamma la guarigione di un neonato sopravvissuto senza danni alla mancanza di ossigenoda Mimep-DoceteAvete sentito parlare di Fulton Sheen? Se no, non vi preoccupate. Neanche io lo conoscevo prima di aver letto il libro "61 minuti per un miracolo". È un libro che racconta la storia del miracolo che ha portato alla beatificazione dell'arcivescovo Fulton Sheen. E non è un miracolo qualsiasi. James Fulton, il bambino di Bonnie e Travis residenti a Peoria negli Stati Uniti, è nato senza respiro e senza il battito cardiaco. Per 61 minuti è stato rianimato dai medici ma senza grande successo. Quando, arrivati a tal punto da non avere nessuna speranza di vita, si sono decisi di rinunciare alla rianimazione, il cuore di James ha cominciato a battere e non si è fermato mai più. Il fatto più incredibile arriva solamente adesso: nonostante i 61 minuti durante i quali il cervello non ha ricevuto ossigeno, James non ha subito nessun danno. Oggi è un ragazzo normale senza nessun problema motorio o psicologico. È questo il vero miracolo che stupisce tutti, specialmente i medici e gli scienziati. È tutti questi fatti meravigliosi sono successi grazie alla fede incrollabile e la preghiera di una mamma attraverso l'Intercessione del futuro beato Fulton Sheen.FULTON SHEENVediamo adesso chi è questo arcivescovo conosciutissimo negli Stati Uniti, ma poco conosciuto in Europa.Fulton Sheen nacque a El Paso, in Illinois, l'8 maggio 1895, primo dei quattro figli di Newton Sheen e di Delia Fulton. Fu battezzato col nome di Peter John, ma fu sempre noto col cognome di sua madre da nubile come nome proprio. Nel 1905 si trasferì con la famiglia a Peoria, dove frequentò la scuola fino alle superiori. Dopo la laurea presso il St. Viator's College a Bourbonnais, entrò nel Seminario San Paolo a Saint Paul, in Minnesota. Il 20 settembre 1919 fu ordinato sacerdote a Peoria: da allora promise che avrebbe dedicato un'ora al giorno all'Adorazione Eucaristica, restando fedele a quell'impegno per tutta la vita. Approfondì gli studi a Washington DC, a Lovanio, a Parigi e a Roma. Mentre insegnava Teologia a Washington DC, cominciò a tenere un programma radiofonico sulla NBC, «L'Ora Cattolica» («The Catholic Hour»). Nel 1935 fu nominato Prelato Domestico di Sua Santità, ottenendo il titolo di monsignore. L'11 giugno 1951 fu ordinato vescovo a Roma. Nell'autunno dello stesso anno cominciò a condurre, sull'emittente televisiva NBC, il programma «Vale la pena di vivere» («Life's Worth Living»). Partecipò a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II. Il 21 ottobre 1966 fu nominato vescovo della diocesi di Rochester, mantenendo l'incarico fino al 6 ottobre 1969, quando si dimise. Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla predicazione e alla scrittura di libri. Morì il 9 dicembre 1979, nella cappella privata del suo appartamento di New York. Il 5 luglio 2019 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo a un miracolo ottenuto per sua intercessione. Tuttavia, il 3 dicembre 2019, la diocesi di Peoria ha annunciato che la data della beatificazione è stata rinviata su richiesta di alcuni vescovi della Conferenza Episcopale Statunitense. I resti mortali di monsignor Sheen riposano dal 27 giugno 2019 presso la cattedrale di Santa Maria dell'Immacolata Concezione a Peoria, all'altare della Madonna del Perpetuo Soccorso.IL MIRACOLOBonnie Engstrom e il marito Travis conoscevano bene la figura dell'arcivescovo siccome vivevano nella parrocchia natale di Fulton Sheen. La loro casa era vicinissima alla cattedrale che lo ha visto crescere e dove era stato ordinato prete.La mamma Bonnie aveva affidato James alla protezione dell'arcivescovo ancora prima della sua nascita. Lo aveva affidato al loro santo locale che ancora stava aspettando il miracolo necessario per la beatificazione.In questo libro Bonnie racconta se stessa e la sua famiglia che oggi conta nove figli. Si racconta con una semplicità è una bellezza disarmante. Il suo racconto riesce a coinvolgerti dalle prime pagine. Non puoi non sentire il dolore e le preoccupazioni di una mamma verso un figlio, in questo caso un figlio nato morto. Però Bonnie non è una persona che si arrende facilmente. Ha lottato con tutte le armi disponibili per salvare la vita del figlio. La sua arma più potente è stata la preghiera. Non voglio dilungarmi troppo nelle mie impressioni da lettrice perché questo libro deve essere gustato da ciascuno personalmente. Bonnie vi prenderà per mano e vi porterà attraverso le emozioni che suscitano questo suo racconto. Più che un libro da leggere questo è un libro da vivere. Buona lettura!Nota di BastaBugie: per acquistare il libro "61 minuti per un miracolo. L'arcivescovo Fulton Sheen e la vera storia di un fatto incredibile", ed. Mimep-Docete, 144 pagine, € 12.00, clicca nel link qui sotto.https://www.mimep.it/catalogo/spiritualita/santi/61-minuti-per-un-miracolo/

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della XVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Gv 6,1-15)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 21, 2021 5:33


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6613OMELIA XVII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,1-15)La prima lettura e il Vangelo di questa domenica ci fanno comprendere la grandezza della Provvidenza divina, sempre sollecita a venire incontro alle nostre necessità. Nella prima lettura abbiamo ascoltato l'episodio del profeta Eliseo che incarica un uomo di sfamare una folla di cento persone con venti pani d'orzo. I pani erano pochi, ma il Signore compì il prodigio e la moltitudine di gente fu saziata. Il profeta Eliseo disse a nome di Dio: «Ne mangeranno e ne faranno avanzare».Lo stesso episodio lo abbiamo ascoltato anche alla lettura del Vangelo. Gesù incarica i suoi Apostoli di sfamare una grande folla, adoperando i cinque pani d'orzo e i due pesci portati da un ragazzo. I discepoli stentarono a compiere ciò che Gesù chiedeva loro, ma si dovettero arrendere all'evidenza dei fatti, quando videro che tutti mangiarono a sazietà e, dei pezzi avanzati, raccolsero dodici canestri (cf Gv 6,9-13).Da questi due episodi ricaviamo diversi insegnamenti. Il primo riguarda la ricchezza della Provvidenza divina: in ambedue i casi avanzò qualcosa, la Provvidenza fu più che abbondante. Ciò significa che Dio provvede generosamente, al di là di quelle che sono le nostre necessità. La seconda riflessione, forse la più importante, riguarda il fatto che Dio, ordinariamente, nell'elargire la sua Provvidenza, si serve delle sue creature. Nel primo caso, con il profeta Eliseo, Dio si servì di quell'uomo che aveva venti pani; nel secondo caso, quello del Vangelo, Gesù si servì dell'umile contributo di quel ragazzo che aveva portato con sé cinque pani e due pesci.Ciò che balza evidente è l'assoluta inadeguatezza del contributo umano. I nostri mezzi sono molto limitati; ma, nelle mani di Dio si moltiplicano. L'importante è dare quello che possiamo, al resto penserà Dio. Ma, se manca questa nostra collaborazione, la Provvidenza non può intervenire.La collaborazione umana avviene sia a livello spirituale, con la preghiera e l'offerta dei nostri sacrifici, e sia a livello materiale, con le opere di misericordia corporale, che non devono mai essere trascurate. Se dunque tante cose non vanno bene in questo mondo, incolpiamo noi stessi. Se tutti facessero il loro dovere, Dio compierebbe delle meraviglie continue. Guardiamo alla vita di Madre Teresa di Calcutta: quanti poveretti sono stati raggiunti dalla Provvidenza divina attraverso le mani caritatevoli della piccola suora albanese!Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, operato da Gesù, alludeva ad un miracolo ancora più grande, quello dell'Eucaristia. Con la celebrazione eucaristica non vengono sfamati i nostri corpi ma le nostre anime. Con l'Eucaristia, nostro cibo non è un po' di pane, ma il Figlio stesso di Dio. Questo miracolo avviene tante e tante volte ogni giorno, in tutto il mondo, ovunque è celebrata la Santa Messa.L'Eucaristia crea l'unione tra di noi, facendo di noi una cosa sola nel Cuore di Gesù. L'Eucaristia, inoltre, esige la carità fraterna. Se, infatti, diciamo di amare Gesù che è presente realmente nell'Eucaristia, non possiamo poi non amare il prossimo nel quale è presente in qualche modo il Signore stesso. Dall'amore all'Eucaristia si passa poi all'amore fraterno. Quanto più ameremo il Signore, tanto più riusciremo ad amare i nostri fratelli, e sarà proprio l'amore fraterno che dimostrerà l'autenticità della nostra carità divina.Madre Teresa di Calcutta iniziava le sue giornate con diverse ore di preghiera davanti al Tabernacolo, e a chi le diceva che forse era meglio andare subito a soccorrere i poveri, ella rispondeva che non sarebbe riuscita a riconoscere Cristo nei bisognosi se prima non avesse trascorso quel tempo davanti a Lui, realmente presente nel Santissimo Sacramento dell'altare. La carità cristiana consiste nel riconoscere Gesù presente nel prossimo e nel pensare che tutto ciò che faremo ai nostri fratelli sarà fatto a Gesù stesso. Per questo motivo, san Paolo, nella seconda lettura di oggi, ci esorta a comportarci «con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità [...] avendo a cuore l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» (Ef 4,3).San Francesco d'Assisi, che tanto amava l'Eucaristia, aveva un grande amore per i poveri e i bisognosi. In essi riconosceva il Figlio di Dio. Tra i tanti episodi che si potrebbero raccontare è bello ricordare il seguente, che avvenne all'inizio della sua conversione. Il santo d'Assisi aveva una naturale ripugnanza nei confronti dei lebbrosi, al punto che, appena li scorgeva di lontano, subito cambiava strada. Ma, una volta convertito, non poteva più comportarsi in quel modo. Ben presto gli capitò di incontrarne uno per strada: si fece forza, scese da cavallo e si mise a curare le piaghe di quel povero fratello. Man mano che curava quelle piaghe avvertì una profonda gioia; e, quando, una volta ripartito, si volse indietro, non rivide più quel povero lebbroso. Allora capì che era Gesù stesso. Se anche noi, sull'esempio dei santi, sapessimo riconoscere Gesù nel nostro prossimo, la terra si trasformerebbe in un Paradiso anticipato. Facciamo la nostra parte, e il bene si dilaterà sempre di più attorno a noi.

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Greenpass, anticamera della dittatura

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Jul 21, 2021 7:55


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6656GREEN PASS, ANTICAMERA DELLA DITTATURA di Tommaso ScandroglioCome è noto il Green pass nazionale verrà rilasciato se la persona è in possesso di un tampone che attesti la sua negatività e che sia stato eseguito nelle ultime 48 ore, se è comprovata la guarigione dal Covid negli ultimi 6 mesi oppure in caso di vaccinazione con doppia dose. Senza il Green pass si è esclusi dall'esercizio di una serie di libertà. Se non de iure sicuramente de facto lo Stato sta imponendo un obbligo vaccinale. È ciò che, senza il bisogno di essere stati dei geni della politica, avevamo previsto che sarebbe accaduto in un articolo del dicembre scorso.Ora domandiamoci: lo Stato può imporre la vaccinazione? Ne avevamo già trattato proprio in quell'articolo appena citato. Rimandiamo ad esso per gli aspetti più analitici del problema. Qui richiamiamo i criteri di fondo anticipando che le conclusioni espresse mesi addietro oggi sono ancor più valide.Un ordinamento giuridico può e deve imporre una condotta quando questa concorre al bene comune, quando è necessaria e non interpella scelte personalissime (v. matrimonio). In merito al primo criterio, sicuramente la tutela della vita e della salute interessano il bene comune. Però deve esserci autentica tutela della vita e della salute. Vaccini non sicuri, come quelli attuali, non possono venire qualificati come strumenti adatti a tutelare la vita e la salute dei cittadini. Quindi un criterio da rispettare affinché una condotta possa venire imposta è che questa condotta sia efficace nel tutelare e semmai accrescere il bene comune. Efficacia significa che gli effetti positivi sicuramente o molto probabilmente supereranno quelli negativi. Questo criterio pare proprio non venire rispettato dagli attuali vaccini i quali sono infatti ancora in fase di sperimentazione e sui quali diversi studi hanno evidenziato non poche criticità, non solo in merito a possibili effetti collaterali gravi, ma anche relativamente alla loro capacità di rendere immuni e di bloccare il contagio.LE TERAPIE DOMICILIARI CI SONOPassiamo al criterio di necessità. In primis è da rilevare che uno strumento inefficace non può essere uno strumento necessario: se non serve ed è pure dannoso come fa ad essere indispensabile? Ma ammesso e non concesso che i vaccini funzionino, il criterio della necessità non verrebbe ugualmente soddisfatto dall'impiego di tali vaccini. Infatti gli stessi non sono l'unica soluzione per far fronte all'epidemia, ma esistono le terapie domiciliari. Inoltre la pericolosità del Coronavirus è predicabile solo per alcuni soggetti. Viene quindi da concludere che non risulta necessario vaccinare indiscriminatamente. Dunque, mancando il criterio della tutela al bene comune e della necessità, l'obbligo vaccinale non ha ragione di esistere.Detto in altri termini, la scelta del governo di obbligare a vaccinarci, seppur indirettamente tramite l'escamotage del Green Pass, è irrazionale. Quando un comando è irragionevole vuol dire che è contrario ai principi di legge naturale e dunque ingiusto. Avremmo quindi un obbligo legale, ma iniquo. Non ius quia iustum, ossia una norma che trae la sua validità dalla sua giustizia, ma ius quia iussum, ossia una norma che trae la sua validità unicamente dal potere di chi l'ha varata, dal fatto che è stata comandata, imposta.Un tale obbligo può allora trovare fondamento ad esempio nella teoria di Thomas Hobbes (1588-1679), il quale sosteneva che è l'autorità e non la verità a fare le leggi, scadendo quindi nell'autoritarismo (autorità senza verità) e nell'arbitrarismo di chi governa. Ma oltre ad Hobbes non si può non citare Hans Kelsen (1881-1973) per il quale il comando giuridico trova la sua validità nella forma della norma, ossia nel rispetto di regole procedurali e quindi alla fine convenzionali, non nel suo contenuto, in ciò che dice la norma. Su altro fronte, ossia dal lato del cittadino, l'obbedienza al comando non deriva dalla bontà del comando, ossia dalla giustizia dello stesso, bensì dalla paura, dal timore della sanzione che accompagna il comando. Per Kelsen il diritto alla fine si sintetizza in questo giudizio ipotetico: se non vuoi X, fai Y. Se non vuoi pagare 400 euro di multa perché sei andato a Messa o al ristorante senza Green Pass, devi vaccinarti.DALLO STATO DI DIRITTO ALLO STATO DI POLIZIAIn questa prospettiva l'effettività del comando, ossia il reale adeguamento dei consociati alle indicazioni presenti nel comando, riposa sulla forza intimidatoria dello Stato, non sulla giustizia del comando. L'obbligo si impone sulla coscienza collettiva non per forza intrinseca all'obbligo - mi vaccino perché è giusto farlo - ma per forza estrinseca - mi vaccino altrimenti hanno deciso di togliermi alcune libertà. Si tratta del potere ricattatorio dello Stato nei confronti di chi ha meno potere di lui e quindi è obbligato a cedere su molto per non perdere tutto.Parlavamo della paura della sanzione come molla per ottenere dai cittadini l'adeguamento delle proprie condotte ai dettami del governo. Oggi in Italia forse siamo arrivati ad uno step successivo. Ciò che ha mosso e muoverà molti, ma non certo tutti, a vaccinarsi non è tanto la paura di perdere alcune libertà o di pagare ammende salate - la vaccinazione di massa è fiorita con energia in assenza di questi deterrenti - bensì la paura di morire. Media e governo sono riusciti a terrorizzare il popolino alla perfezione. Prova provata è la percentuale di persone che in piena estate e all'aperto se ne va in giro con la mascherina seppur da settimane sia caduto il relativo obbligo di indossarla. Il ragionier Rossi è diventato più rigorista del ministro Speranza. Draghi & Co. allora si trovano a orientare delle coscienze già irretite dal panico, già ammorbidite dal timore stordente e paralizzante della morte. Un gregge che mai raggiungerà l'immunità dal virus, ma che ha già raggiunto l'immunità dal senso del reale e della misura.Tenendo quindi conto di questa situazione sociale, il Green pass non può che essere destinato ai riottosi, a quelli che con disprezzo vengono etichettati come "no vax", agli irriducibili del pensiero raziocinante. Per stanare gli esponenti di questa resistenza alla politica vaccinale e farli desistere da una lotta votata all'astensionismo vaccinale, occorre bruciargli la casa dove vivono, ossia togliere loro più libertà possibili. Conclusione scontata: siamo transitati dallo Stato di diritto allo Stato di polizia.

BASTA BUGIE - Storia
Sai perchè in Francia i rivoluzionari volevano distruggere gli orologi?

BASTA BUGIE - Storia

Play Episode Listen Later Jul 21, 2021 6:06


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6658SAI PERCHE' IN FRANCIA I RIVOLUZIONARI VOLEVANO DISTRUGGERE GLI OROLOGI? di Roberto de Mattei"Santificare il momento presente". È quanto ci invita a fare il canonico Pierre Feige (1857-1947) nel trattato spirituale appena pubblicato dalle Edizioni Fiducia. "Santificare il momento presente - spiega questo autore - è concentrare sopra questo momento, il solo che ci appartiene, tutta la nostra attività, tutta la nostra buona volontà, per passarlo il più santamente possibile, senza preoccuparci inutilmente del passato che non esiste più, né del futuro che non è nostro."Questo prezioso consiglio spirituale ci spinge ad una riflessione di carattere filosofico sul concetto di tempo, perché è sulla linea del tempo che si situa il momento presente, tra un passato che non c'è più e un futuro che non c'è ancora.Sant'Agostino, nelle Confessioni, con la penetrazione psicologica che gli è propria, ha spiegato che delle tre fasi in cui si divide il tempo: passato, presente e futuro, l'unica di cui si può dire che esiste è il presente, perché il passato, non è più e il futuro non è ancora. Passato e futuro posseggono la loro esistenza solo grazie al presente, che conserva il passato e anticipa il futuro. Ciò avviene grazie alle facoltà conoscitive dell'uomo: la memoria, che trattiene il passato e la previsione che anticipa il futuro. Pertanto il tempo non esiste al di fuori dell'uomo, bensì soltanto nell'uomo: "È nella nostra mente che si trovano in qualche modo questi tre tempi, mentre altrove non li vedo: il presente del passato vale a dire la memoria, il presente del presente vale a dire l'intuizione, e il presente del futuro vale a dire l'attesa" (Confessioni, 11, 20).San Tommaso condivide la tesi di sant'Agostino, ma aggiunge che oltre al tempo soggettivo, che esiste nella nostra coscienza, esiste un tempo oggettivo, radicato nel divenire delle cose. Dio infatti, quando ha creato l'universo, ha anche creato il tempo e lo spazio. Se ci fosse un universo senza tempo e senza spazio che lo limiti, questo universo illimitato coinciderebbe con Dio stesso e si cadrebbe nel panteismo. Il panteismo caratterizza chi nega Dio, ma attribuisce alla materia creata i caratteri della divinità, trasformandola, ad esempio, nella dea Gaia degli ecologi.Il tempo e lo spazio hanno dunque una loro esistenza oggettiva: sono i limiti di ogni essere creato. E il tempo, come già aveva compreso Aristotele, è la durata delle cose mutevoli, la misura del divenire, secondo il prima e il dopo (Fisica, 219 b 1). Il tempo, conferma san Tommaso, è una proprietà di tutte le realtà corporee, le quali sono necessariamente soggette al cambiamento, alla generazione e alla corruzione. Gli eventi sono nel tempo come i corpi fisici sono nello spazio. Il tempo esiste perché esiste il divenire e il divenire delle cose esiste perché esiste Dio.Il demonio e suoi seguaci, che odiano Dio e vogliono disfare la creazione per riportare l'universo all'abisso del nulla da cui Dio lo ha tratto, vorrebbero distruggere, se possibile, il tempo e lo spazio. La "società aperta" di George Soros è una società senza tempo, cioè senza memoria e senza spazio, cioè senza frontiere fisiche e geografiche: una società liquida, un ammasso caotico in cui tutto si confonde, tutto diviene e nulla è.È in questa prospettiva che possiamo spiegare un gesto apparentemente folle che suscitò l'interesse del filosofo tedesco Walter Benjamin: la distruzione degli orologi nelle due rivoluzioni di Parigi del 1830 e del 1871: la Rivoluzione di luglio e quella della cosiddetta Comune.Una distruzione che è un gesto più radicale ancora di quello stravolgimento del tempo che fu il calendario rivoluzionario in vigore in Francia dal 1793 al 1806.Nel 1793 si cercò di creare un "tempo nuovo", nel 1830 e nel 1871 si cercò, più coerentemente, di distruggere il tempo, in modo che ogni possibilità di santificarlo fosse preclusa all'uomo. Ma il tempo è necessario per conquistare l'eternità, e quella frazione di tempo che si chiama "momento presente", è quella in cui, come afferma il padre Garrigou-Lagrange, è data all'uomo la possibilità di giudicare le cose del mondo non sulla linea orizzontale del tempo, ma in quella verticale dell'eternità.

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio
Sposarsi nel giardino di casa? Pessima idea

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio

Play Episode Listen Later Jul 21, 2021 8:46


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6639SPOSARSI NEL GIARDINO DI CASA? PESSIMA IDEAIl vescovo di Livorno dà il via libera ai matrimoni fuori dalla chiesa, ma così si svilisce il matrimonio come sacramentodi Luisella ScrosatiC'era una volta una barzelletta - a dire il vero una barzelletta in più versioni - che illustrava le tre cose che non sa nemmeno lo Spirito Santo. Ossia quanti soldi abbiano i Salesiani, quante congregazioni femminili esistano e cosa ci sia nella testa dei Gesuiti. Dopo la lettura della recente decisione del vescovo di Livorno, l'ultima "categoria" della barzelletta necessita di espansione.Mons. Simone Giusti, per «dare dei segnali di accoglienza ai tanti che sono cristiani, ma hanno difficoltà oggi a sposarsi in chiesa», in data 18 giugno 2021 ha concesso a tutti i Parroci della sua diocesi l'autorizzazione di assistere i matrimoni anche nelle abitazioni, avvalendosi del can. 1118 § 2: «L'Ordinario del luogo può permettere che il matrimonio sia celebrato in altro luogo conveniente», diverso dalla chiesa o oratorio.Già, ma per quale ragione? Dalla nota giuridico pastorale non si capisce granché: si percepisce invece una certa confusione tra la vicinanza a cui esorterebbe Amoris Laetitia, le coppie conviventi, ed impedimenti vari per sposarsi in chiesa. Il riferimento pastorale di questa stravagante decisione è l'episodio in cui papa Francesco, durante il volo da Santiago del Cile a Iquique, nel gennaio 2018, unì in matrimonio Paula Podest e Carlos Ciuffati, «uno steward e una hostess cileni, i quali convivevano già da tempo con due figli ed erano già sposati civilmente. Quando il Pontefice chiese loro perché non si fossero sposati con matrimonio religioso, i due spiegarono che è stato per via del crollo della chiesa a causa del terremoto del 2010», spiega il vescovo nella nota. Un episodio che è da subito apparso come tutt'altro che improvvisato e che lascia quantomeno dubbiosi sulla motivazione addotta dalla coppia convivente circa l'impossibilità di essersi sposati prima. Che dal 2010, anno in cui è crollata la chiesa, al 2018 non siano riusciti a trovare un altro edificio sacro in tutto il Cile fa pensare. Difficile poi che in una circostanza d'emergenza, come quella che segue un forte sisma, i vescovi cileni non si siano avvalsi dello stesso canone cui ricorre ora Mons. Giusti. Dal 2010, in Cile, non si è sposato più nessuno causa terremoto?IL PROBLEMA VERO È IL "PER SEMPRE"Eppure questo episodio, secondo il vescovo di Livorno, avrebbe testimoniato quella «carità pastorale del Pontefice» che potrebbe aiutare «a promuovere un'autentica conversione pastorale, [...] capace di affrontare, con uno sguardo diverso e fiducioso, il complesso fenomeno delle convivenze o dei matrimoni solo civili, offrendo nuove e particolari possibilità pastorali, anche "azzardate", come quella del Pontefice».Secondo Giusti «nel cuore di tanti conviventi e di color che hanno celebrato un matrimonio solo civile, spesso vi è il desiderio di celebrare un matrimonio religioso, ma vi sono alcuni impedimenti di natura morale e sociale che creano ostacoli». Pertanto, «ogni azione pastorale consiste nella rimozione di tutti quegli "impedimenti" di natura sociale e morale che inducono molti a scegliere la convivenza more uxorio, come "tappa irrinunciabile" prima di accedere al matrimonio cristiano». Ma perché mai celebrare un matrimonio in aereo o in casa sarebbe un modo per affrontare il problema delle convivenze? Davvero si pensa che chi va a convivere lo fa perché ha difficoltà a sposarsi dentro l'edificio sacro e non piuttosto perché ci sia qualche problema con quel "per sempre"?La giornalista Chiara Domenici solleva su Avvenire la questione dei costi, come se si trattasse del problema principale per cui le persone non si sposano in chiesa. Mons. Giusti sembra ridimensionare un po' l'entità del problema: «La celebrazione del Sacramento del matrimonio non costa nulla, al massimo se una coppia lo vuole, lascia un'offerta per i poveri e non per il prete». Ma poi aggiunge con una consecutio logica un po' traballante: «Per questo ho dato facoltà ai sacerdoti di Livorno di sposare anche in casa, per fare in modo che quello della location non sia un motivo per rinunciare alla cerimonia religiosa». Ma non aveva appena detto che la location è praticamente gratuita?Eppure anche in un'intervista video del 21 giugno, Mons. Giusti dà ancora per buona la giustificazione che diverse persone non si sposerebbero in chiesa, perché non hanno voglia o possibilità di «spendere delle cifre [...] Tanti vanno a convivere perché dicono: "Non ho i soldi per sposarmi". Allora noi gli diamo la possibilità di sposarsi senza soldi». Correttamente, Mons. Giusti ricorda che non è possibile costruire una famiglia cristiana, se non si accoglie Cristo in casa propria, mediante il sacramento del matrimonio; persone, come afferma il vescovo, che battezzano i figli, li mandano anche al catechismo, ma non si sposano. Ma siamo così sicuri che questo problema venga risolto dal matrimonio in casa? Se una coppia non ritiene così fondamentale sposarsi in Cristo, non è che forse tutta la questione si gioca su una mancata comprensione di cosa sia il matrimonio?NESSUNA MOTIVAZIONE PASTORALE CONCRETASi sa molto bene che non sono i soldi il problema di chi sceglie la chiesa come luogo della celebrazione, ma tutto il contesto di pranzo, buffet, bomboniere, abiti, fotografo, album, etc. -; è noto altresì che a Livorno non ci sono stati terremoti che hanno tirato giù tutte le chiese... dunque? Benissimo l'idea di spogliare i sacramenti «di tutti gli orpelli che si sono creati a causa del boom consumistico», ma di nuovo, chiediamo: il problema anche economico è sposarsi in chiesa o tutto il resto?Nel documento la decisione viene giustificata dall'intento di rimuovere non meglio precisati «impedimenti di tipo culturale e morale», o «di natura morale e sociale». Non è dato sapere. Una vaghezza che darà il via alla nuova moda del "marriage at home", dal momento che ai parroci viene consentito di assistere questi matrimoni domestici, purché «sussistano motivazioni pastorali come descritte nelle premesse».O ci manca un allegato, oppure nessuna motivazione pastorale concreta viene riportata, nessuna che non siano gli euro. Insomma basterà essere conviventi che non hanno voglia di sposarsi in chiesa per qualsivoglia ragione di tipo morale, culturale o sociale - praticamente tutto - e il gioco è fatto.Alla non chiara argomentazione del Vescovo, viene in aiuto il vicario giudiziale della diocesi: «Non si tratta di ritornare a celebrare matrimoni nella clandestinità, sempre stigmatizzati dalla Chiesa, poiché le celebrazioni nei luoghi di culto restano comunque ordinarie e preferibili, ma questa possibilità può aiutare alcune coppie a superare le difficoltà a celebrare il "tipo" di matrimonio imposto da certi modelli culturali e sociali». Scusate, ma non sarebbe sufficiente che i parroci dicano a queste persone che ci si può sposare in chiesa anche solo alla presenza di due testimoni? Che si può celebrare in matrimonio anche di sera o di notte (parroco permettendo), in modo discreto?Secondo Mons. Giusti sarebbero dunque queste le vie nuove da sperimentare, poiché, in fondo, «l'essenziale del Sacramento del matrimonio è la ferma volontà di volersi unire cristianamente per ricevere la grazia di Dio e poter edificare una bella famiglia cristiana». Secondo questa logica si potrebbe abolire anche la forma canonica. E speriamo di non essere presi sul serio.

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FILM GARANTITI: Walesa, l'uomo della speranza (2013) - Storia romanzata di Lech Walesa e Solidarnosc

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Play Episode Listen Later Jul 16, 2021 7:28


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2955UOMO DELLA SPERANZA, IL FILM DI ANDRZEJ WAJDA SU LECH WALESA di Alessandra De Luca«Ho vissuto in Polonia l'occupazione nazista, la guerra, il regime comunista, l'affermarsi della libertà. Guardando i fatti della storia è sempre difficile separare colpevoli e innocenti, ma di una cosa sono certo: Lech Walesa è un indiscusso eroe dei nostri tempi. È stato il primo operaio a svolgere un ruolo determinante nella vita politica del nostro paese, che prima vedeva protagonisti solo intellettuali e aristocratici. Walesa ha capito che negoziare era meglio che ricattare e ha portato al successo l'intera Europa senza spargimenti di sangue». Ad affermarlo è il regista Andrzej Wajda, che ieri a Venezia ha presentato fuori concorso Walesa - Uomo della speranza , ritratto tra pubblico e privato del leader del sindacato Solidarnosc che ha capovolto l'ordine politico del dopoguerra europeo diventando simbolo della lotta per la democrazia. Dallo sciopero nel cantiere navale di Danzica nel 1970 all'elezione di Walesa alla Presidenza della Repubblica nel 1990, passando per l'introduzione della legge marziale in Polonia nel 1981 e l'assegnazione del Nobel per la Pace nel 1983 ritirato dalla moglie Danuta, il film ricostruisce la nascita della Nuova Europa utilizzando come griglia narrativa la celebre e profetica intervista che la giornalista Oriana Fallaci (interpretata da Maria Rosaria Omaggio), fece nel 1981 a un uomo tanto carismatico e coraggioso quanto controverso.«Walesa è il soggetto più difficile con il quale ho avuto a che fare durante i miei 55 anni di carriera cinematografica. Ammiro Lech da quando l'ho incontrato durante le trattative tra Solidarnosc e la Commissione Governativa e sono rimasto subito impressionato dalla sua lungimiranza, dalla lucidità con la quale valutava ciò che stava accadendo. Realizzare L'uomo di ferro nel 1981, film che ottenne un enorme successo in Polonia e che a Cannes vinse la Palma d'Oro, ha creato un rapporto ancora più forte con il movimento. Vorrei che questo film attirasse soprattutto i giovani. Quelli di una volta si facevano crescere i baffi per assomigliare a Lech, quelli di oggi non hanno idea di chi sia Walesa, un buon esempio per convincerli a partecipare attivamente alla nostra vita politica».Due scene nel film ci ricordano in modo particolare l'importanza che ebbe Karol Wojtyla nella lotta per la conquista della libertà: la famiglia Walesa in ginocchio davanti alle immagini televisive di papa Giovanni Paolo II in Polonia, nel 1979, visita che attirerà milioni di polacchi facendo crescere il ruolo della Chiesa Cattolica, e la firma delle trattative tra Solidarnosc, i comunisti e la Chiesa, firma per la quale Walesa utilizzò una grossa penna con le immagini del Santo Padre. «Solidarnosc non è stato il frutto delle conversazioni tra Walesa e Wojtyla, arrivato sulla scena quando il processo di rinnovamento era già in atto – spiega Wajda – ma la sua prima visita in Polonia dimostrò a tutti i cattolici polacchi che potevano sconfiggere la paura, che non avevano bisogno di alcun regime e che erano pronti per la libertà. Un evento che cambiò la mentalità dei miei connazionali e contribuì moltissimo al rafforzamento di Solidarnosc. In Wojtyla, che svolse un ruolo decisivo all'indomani dell'introduzione della legge marziale, il nostro paese aveva finalmente un rappresentante nel mondo molto più forte di qualunque politico a Mosca».Maria Rosaria Omaggio che sullo schermo fronteggia Walesa con pari carisma, aggiunge a proposito di Giovanni Paolo II: «Nulla mi ha spaventato nell'incarnare sullo schermo questa celebre giornalista, regina degli opposti. L'unico momento difficile è stato quando dovevo guardare una foto di Wojtyla vescovo esprimendo scetticismo e sfiducia: una scena che mi è costata una gran fatica visto l'amore che ho sempre provato per il futuro Pontefice».

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FILM GARANTITI: Walesa, l'uomo della speranza (2013) - Walesa era un collaboratore del regime comunista

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Play Episode Listen Later Jul 16, 2021 16:22


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4600WALESA ERA UN COLLABORATORE DEL REGIME COMUNISTAParliamo oggi di Polonia. E lo facciamo con Roberto Marchesini, che ci propone un'approfondita analisi su questo Paese, che ha attraversato periodi storici molto complessi, alcuni dei quali ancora oggi controversi. [...]Nel 1980 nasce il sindacato indipendente Solidarnosc. Quali scopo si prefiggeva e quale ruolo ebbe nella caduta del comunismo?Il sindacato indipendente nacque con lo scopo di tutelare le condizioni di vita degli operai polacchi. Per noi che siamo sempre vissuti in occidente fa un po' ridere pensare che gli operai debbano essere protetti da un regime sovietico, eppure è così: furono gli operai coloro ai quali il regime polacco chiese il maggior contributo di sangue. Ripeto: il sindacato indipendente nacque con lo scopo di tutelare le condizioni di vita degli operai polacchi, e non con quello di far cadere il regime. Queste persone erano nate e cresciute con il comunismo, non avevano nemmeno idea che potesse esistere un mondo diverso da quello. Per convincersene basta dare un'occhiata ai famosi 21 punti di Danzica, scritti su un foglio di compensato in occasione del celebre sciopero dei cantieri navali del 1980: "Aumento del salario base di ogni lavoratore di duemila zloty al mese per compensare l'aumento del prezzo della carne", "Scala mobile dei salari", "Realizzazione di un approvvigionamento pieno del mercato interno di articoli alimentari e limitazione delle esposizioni ai surplus"... Stupisce la semplicità delle richieste degli scioperanti: Solidarnosc non chiedeva la democrazia o la fine del regime, ma un trattamento più equo per gli operai.Solidarnosc divenne più di un sindacato: radunò un popolo (arrivò a circa diecimila iscritti), lo formò (anche grazie alla cosiddetta "università volante", con lezioni di storia, politica, economia e filosofia, ad esempio, nei fienili durante il pellegrinaggio a Czestochowa...). Ma tutto questo, ovviamente, non bastò a far crollare un sanguinario regime sovietico.Solidarnosc offrì un imponente tributo di sangue e dolore, ma nemmeno questo bastò a farla finita con il comunismo.Nel 1981 fu istituita la legge marziale, che restò in vigore fino al 1983. Durante questo periodo il regime offrì la possibilità a numerosi attivisti (soprattutto i leader) di Solidarnosc di uscire dal carcere, a condizione di lasciare il paese di di non mettervi più piede. Molti accettarono.Fino a quel momento, evidentemente, il regime era sicuro di schiacciare quel movimento popolare che destava attenzione in tutto il mondo.Poi qualcosa cambiò. Solidarnosc, decapitato e braccato, ebbe un ruolo nella caduta del comunismo pur non avendone l'intenzione? L'Occidente ne è convinto. È la solita versione della storia for dummies, nella quale i buoni vincono, i cattivi perdono e il bene trionfa. Io non la penso così. Probabilmente non la pensava così nemmeno Giovanni Paolo II, che disse a Messori: "Sarebbe [...] semplicistico dire che è stata la Divina Provvidenza a far cadere il comunismo. Il comunismo come sistema è, in un certo senso, caduto da solo. È caduto in conseguenza dei propri errori e abusi. Ha dimostrato di essere una medicina più pericolosa e, all'atto pratico, più dannosa della malattia stessa. Non ha attuato una vera riforma sociale, anche se era divenuto per il mondo una potente minaccia e una sfida. Ma è caduto da solo, per la propria immanente debolezza".Il comunismo è caduto da solo. Cosa accadde in realtà è difficile dirlo, ma è plausibile un'altra versione della storia, meno manichea e più realistica.Siamo rimasti ad un sindacato decapitato durante le leggi marziali. Gradualmente, a prendere la guida del movimento, si pose il KOR (Komitet Obrony Robotnikow, Comitato per la Difesa degli Operai), fondato nel 1976 da Antoni Macierewicz. Il KOR ebbe un ruolo straordinario nella difesa degli operai, soprattutto nei processi (politici) che il regime intentò nei confronti di alcuni di essi. Spiccarono per attivismo il fratelli Kazcynski, Lech e Jaroslaw, entrambi uomini di legge, che ritroveremo protagonisti nel nuovo millennio. Al KOR aderirono però anche personaggi discutibili, tra i quali il cosiddetto Commando, composto da due comunisti ucraini che si erano distinti per il tentativo di dare vita ad un '68 polacco: Jacez Kuron e Adam Michnik.Strana storia quella del '68, "spontaneamente sorto", per motivi completamente diversi, negli USA e in Europa. Ancora più difficile credere che un movimento simile sia sorto spontaneamente in Polonia, allora completamente isolata dal resto del mondo e con condizioni socio-economiche opposte a quelle che, secondo il mainstream, portò al '68 occidentale. Kuron fu il fondatore dei cosiddetti Scout comunisti, associazione per l'indottrinamento della gioventù polacca; e Michnik, il padre e il fratello del quale si distinsero per ortodossia comunista e ardore anti-polacco, è ora direttore del più importante quotidiano polacco: Gazeta Wyborcza (ex foglio di Solidarnosc al quale, in seguito, il sindacato vietò di fregiarsi del simbolo del sindacato). Gazeta Wyborcza è un quotidiano radicale portabandiera del gender, dell'abortismo, dell'europeismo e difensore di tutti coloro i quali ebbero un ruolo nel regime comunista.Per tutti gli anni Ottanta gli operai continuarono le loro lotte, e gli attivisti di base subivano pestaggi, incarcerazioni, trattamenti psichiatrici e talvolta la morte. Ad un certo punto, come un fulmine a ciel sereno, ecco la cosiddetta "tavola rotonda": Solidarnosc e il regime seduti attorno ad un tavolo a parlare pacificamente, con i comunisti decisi a passare lo scettro alla società civile polacca e a farla finita con il comunismo. Questa versione è credibile? Lo dubito. Forse non ricordiamo cos'era il comunismo, quanto feroce fosse, quanta poca considerazione avesse dell'opinione dei popoli che sottomise... "L'opposizione ce la facciamo noi", disse una volta Lenin; ricordiamo quello che ha detto Giovanni Paolo II: "Il comunismo è caduto da solo"...Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il potere è passato gradualmente dalla vecchia nomenklatura sovietica ad una oligarchia legata alla prima talvolta in modo diretto e filiale; la magistratura è ancora quella comunista, così come i vertici militari, gli uomini dei media; le chiavi economiche del paese sono rimaste in mano a pochi noti... E i collaboratori? Gli uomini dei servizi segreti? Coloro i quali si sono macchiati di crimini orrendi? Sono scomparsi nel nulla? Fingiamo di sì. Fingiamo che, dopo l'89, queste persone non siano mai esistite; che tutto ciò che era prima sia svanito nel nulla con un colpo di penna.Kaczynski ha tentato una pacificazione nazionale: ha istituito l'Istituto per la Memoria Nazionale per favorire gli studi storici sul recente passato della Polonia; ha proposto la "lustracja", ossia alzare un velo sulla rete di collaboratori del regime. Non è riuscito a farlo, qualcosa di molto potente glie l'ha impedito, compresi gli strepiti e gli strilli ("Caccia alle streghe!!!") dei media occidentali (compresi quelli dell'Italia, paese che il proprio dittatore lo appese a testa in giù a Piazzale Loreto...). Come in Italia, e penso al Risorgimento, alla "lotta partigiana" e al 25 aprile, c'è una versione ufficiale che non può essere messa in discussione. Il problema è che una nazione fondata su una bugia, per quanto comoda, non sarà mai una nazione unita, pacificata, forte. Io credo che il regime, considerata l'impossibilità di proseguire con le sue devastanti politiche, abbia usato Solidarnosc (come abbiamo visto, infiltrato nei vertici) per una transizione morbida conservando il potere. A supporto di questa tesi c'è un particolare che molti ignorano: l'accordo tra Solidarnosc e il regime non avvenne durante la mediatica "tavola rotonda", bensì nel corso di precedenti accordi segreti in località Magdalenka, vicino a Varsavia. Non esistono documenti scritti di questi incontri, ma fotografie. Fotografie abbastanza impressionanti, che vedono membri del regime (tra i quali il generale dei Servizi Segreti Czeslaw Kiszczak) ed esponenti di Solidarnosc brindare insieme allegramente, come vecchi amici, mentre altri se ne stanno in disparte rigidi e pensosi.Questi sono fatti. Una locuzione "obbligata" circa queste vicende è questa: "Durante la rivoluzione polacca non fu rotto un vetro, nessun militare fu colpito, nessuna azienda danneggiata" (ANSA). Forse non è un caso. Il generale Jaruselski è stato processato per le leggi marziali, ma non è stato condannato (a causa delle sue condizioni di salute...). Nessuno ha pagato per gli innumerevoli crimini che il popolo polacco ha subito...Una domanda a sé merita la figura di Walesa. Un personaggio di certo importante, che ancora oggi fa parlare di sé e sul cui giudizio si sentono pareri discordanti...Ecco, Walesa, l'uomo simbolo di Solidarnosc, l'uomo che ha sconfitto il comunismo, il "lottatore senza compromessi". Un mito, un totem intoccabile nel mondo occidentale, soprattutto in Italia, dove non capiamo una sola parola di ciò che dice. Io ho in mente l'intervista che gli fece la Fallaci, davvero roba da mal di testa... In Polonia, dove capiscono quello che Walesa dice, è considerato una macchietta. Walesa era un elettricista, dichiara di non aver mai letto un libro in vita sua, ha grosse difficoltà ad esprimersi in polacco e quando lo fa parla per proverbi... davvero crediamo che quest'uomo abbia fatto crollare il comunismo mondiale? Se era così pericoloso, così potente, perché non è stato fatto sparire come tanti altri? Recentemente la moglie del generale Kiszczak ha portato all'Istituto per la Memoria Nazionale cinquanta chili di documentazione conservata dal marito. L'ha fatto per denaro, come lei stessa ha ammesso.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della XVI domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Mc 6,30-34)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 13, 2021 6:40


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6612OMELIA XVI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,30-34)La prima lettura di questa domenica è un messaggio rivolto ai pastori d'anime, a tutti quelli che hanno ricevuto da Dio l'altissima missione di condurre le pecorelle del Signore ai pascoli della vita eterna. Il profeta Geremia richiama fortemente al loro dovere i capi religiosi del suo tempo, i quali più che il bene del gregge a loro affidato cercavano i loro interessi personali. Ecco, allora che rivolge loro queste severe parole: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo [...] voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati» (Ger 23,2).A questo punto, il profeta Geremia, a nome di Dio, promette che Dio stesso si occuperà di queste pecorelle inviando loro il Messia, della stirpe di Davide. Così dice il Profeta: «Ecco verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra» (Ger 23,5). Chiaramente, questo Messia è Gesù, l'unico Salvatore del mondo, che ha radunato le pecorelle disperse a prezzo del suo sangue.La seconda lettura ci presenta ancor meglio Gesù come Pastore delle nostre anime, che è venuto a far di tutti noi un solo gregge. Così scrive san Paolo agli efesini: «Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva» (Ef 2,14), ovvero il peccato che ci separava da Dio, ci separava tra di noi e ci faceva vagare per sentieri tortuosi ed impervi.Purtroppo, tante volte ricadiamo nella palude dei nostri peccati, per cui Gesù, il Buon Pastore, ci viene incontro per ricondurci sul retto sentiero. Egli viene a noi per mezzo dei salutari rimorsi di coscienza, suscitando un profondo pentimento e il desiderio di confessare sinceramente i nostri peccati. Lasciamoci afferrare dalle mani di Gesù, lasciamoci caricare sulle sue spalle e ricondurre all'ovile.Chi rimane con Lui non avrà da temere alcun male. Si rimane con Lui quando si osservano i suoi comandamenti, quando si prega, si evita il peccato e si compiono le opere buone. Allora egli potrà ritenere rivolte a se stesso le bellissime parole del salmo che abbiamo ascoltato: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce» (Sal 22). Nelle inevitabili prove della vita dobbiamo ancorarci ancora di più a questa certezza e credere senza esitazione che Gesù, Buon Pastore della nostra anima, è sempre accanto a noi, e che in Lui dobbiamo confidare. Il salmo, infatti, continua con queste consolanti parole: «Anche se vado per una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me» (ivi). La cosa più sbagliata che possiamo fare in quei momenti è quella di agitarci. Facendo così impediamo a Gesù di agire, di prendersi cura della nostra vita. In quei momenti, la cosa più bella da fare sarà quella di chiudere gli occhi dell'anima e di dire con piena fiducia: "Gesù, in Te confido, pensaci Tu". E allora, anche nelle tenebre della nostra valle oscura, risplenderà la luce della speranza.Infine, il Vangelo ci presenta il nostro Redentore che si muove a compassione della folla che sembrava proprio come un gregge senza pastore. Gesù si mise allora ad insegnare loro molte cose (cf Mc 6,34). Gesù ha compassione di noi ed è più sollecito Lui di beneficarci più quanto lo siamo noi di essere aiutati. Prima di tutto, Gesù si prende cura delle nostre anime, insegnandoci le verità che sono via al Cielo. Leggendo il suo Vangelo e ascoltando la Chiesa, noi saremo sicuri di vivere nella verità. Poi il Signore ci dona i suoi Sacramenti che ci danno la sua grazia, e in modo particolare il Sacramento dell'Eucaristia che non ci offre solo la sua grazia, ma ci dona Lui stesso, dietro le povere sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. Inoltre, Gesù ha compassione di noi prendendosi cura della nostra vita. La Provvidenza divina vigila costantemente su di noi, e quanto più grande sarà la nostra fiducia, tanto più numerose saranno le grazie anche di ordine materiale che riceveremo dalla mano paterna di Dio. Lungo i secoli, Gesù ha suscitato numerosi pastori secondo il suo cuore. Prima di tutto gli Apostoli, fino ad arrivare ai nostri giorni. Uno di questi pastori che hanno ricalcato fedelmente le orme di Gesù è stato senza dubbio san Giovanni Maria Vianney, additato dal papa Benedetto XVI come modello per tutti i sacerdoti. San Giovanni Maria Vianney, da tutti chiamato il Santo Curato d'Ars, si distingueva per la sua continua preghiera e per la sua generosa penitenza. Per le pecorelle affidate alla sua cura, egli pregava e offriva continui sacrifici. Egli non cercava il suo tornaconto, ma unicamente la gloria di Dio e il bene delle anime.Quando giunse ad Ars, qualcuno gli disse che in quel paese «non c'era nulla da fare», che le persone pensavano solo alla terra, che non si davano pensiero del cielo e non andavano a Messa alla domenica. Egli rispose che, dunque, «c'era tutto da fare». E si mise all'opera. In che modo? Stando in ginocchio e vegliando le notti in preghiera davanti al Tabernacolo. E, con l'andare degli anni, il paese cambiò profondamente, al punto che quasi tutti partecipavano alla Messa ogni giorno della settimana.Preghiamo con fiducia e chiediamo al Signore che ci siano sempre pastori secondo il suo Cuore.

ARTICOLI di Rino Cammilleri
Il film sulle fate... con Mel Gibson nel finale

ARTICOLI di Rino Cammilleri

Play Episode Listen Later Jul 13, 2021 5:06


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6651IL FILM SULLE FATE... CON MEL GIBSON NEL FINALE di Rino CammilleriLa Icon, casa di produzione di Mel Gibson, è sempre una garanzia. Così, quando ho visto il marchio (il volto della Madonna detta Wladimirskaja), mi sono affrettato a guardare il film che passo a descrivere. Non è recente (è del 1997) ma lo ha trasmesso il canale Cielo nel dicembre scorso, perciò è facilmente reperibile. Si intitola Favole, anche se è più azzeccato il titolo originale, Fairy Tale (lett. «racconto di fate»), con aggiunto A true story («una storia vera»).Infatti narra di quel che successe nel 1917 nell'inglese Yorkshire, dove due ragazzine asserirono di avere visto le fate in un luogo silvestre vicino a un ruscello. Fin qui la cosa sarebbe irrilevante se, le due, le suddette fate, non le avessero pure fotografate. La cosa finì sulla stampa e da lì alle orecchie di teosofi & spiritisti britannici. Tra i quali spiccava Arthur Conan Doyle, il creatore del razionalissimo Sherlock Holmes. Doyle, che era per giunta medico e cattolico di battesimo, credeva - anzi, voleva credere - al mondo del soprannaturale, del preternaturale e del paranormale. Come tutti gli scientisti dell'epoca. La contraddizione è solo apparente, perché gli scientisti erano convinti che a quel mondo invisibile si potesse accedere con mezzi, appunto, scientifici, e perciò non ci fosse più bisogno delle religioni (in realtà lo scientismo stesso è una fede).Lo spiritismo contendeva alla teosofia le menti e i cuori dei positivisti e perfino il beato Bartolo Longo (fondatore del santuario di Pompei) ne fu inizialmente affascinato. Paradossalmente, l'unico nemico giurato dello spiritismo era un mago vero, forse il più grande degli illusionisti: Harry Houdini. Questo, constatato che lo spiritismo attirava soprattutto poveretti che avevano perso di colpo una persona cara, ne fece una crociata personale. Nel film è interpretato da un somigliante Harvey Keitel, mentre a Doyle dà corpo un niente affatto somigliante Peter O'Toole. Il film mostra anche quel che davvero accadde nello Yorkshire, invaso da torme di curiosi armati di reticelle per farfalle (le fate in questione erano alate e non più grandi di una mano). E c'è anche un reduce che, in una seduta della Società Teosofica, racconta di aver visto i famosi «angeli di Mons», che nel 1914 si dice abbiano protetto, stagliati nel cielo, inglesi e francesi contro i tedeschi.L'episodio è vero: non tanto gli angeli, quanto le testimonianze. Ma nel film serve a incrinare i residui scetticismi. E dire che, saggiamente, nel film una delle due «veggenti», in visita a un ospedale, interpellata da un coetaneo malato che gli chiede di intercedere presso le sue fate, risponde che solo l'angelo custode può aiutarlo, le fate no. Infatti, queste ultime non esistono, le hanno inventate le due ragazzine di fertile fantasia nella terra di Shakespeare. Quest'ultimo a sua volta inventò la Regina delle Fate, Queen Mab, rifacendosi a una vecchia tradizione inglese. Però la nominò dove non doveva, Romeo and Juliet, che è ambientato in Italia, dove tutt'al più c'era il Gatto Mammone.Nel film, l'unico ad accorgersi del trucco è un giornalista antipatico e spiantato, cosa che salva la narrazione poetica del film stesso. Il giornalista trova le «fate» ritagliate dalle confezioni di biscotti e usate per i fotomontaggi. Le foto scattate dalle due ragazzine, nella storia vera, vennero analizzate da esperti fotografi, i quali si divisero. Nulla di strano: l'«anello mancante» darwiniano (una truffa operata con mezzo cranio di scimmia e una mandibola umana limata e invecchiata ad arte) rimase esposto al «prestigioso» British Museum per quarant'anni prima che qualcuno si accorgesse dell'inghippo. E dire che ci portavano le scolaresche. Quando le due inglesine confessarono, l'unico a restare rocciosamente convinto dell'esistenza delle fate fu Conan Doyle. Il film, comunque, è molto bello e vale la visione. Anche perché, nel finale, in un ruolo cameo c'è proprio lui, Mel Gibson, che però invano cerchereste nei titoli, chissà perché.

ARTICOLI di Rino Cammilleri
La monarchia inglese ha sempre avuto problemi con le donne

ARTICOLI di Rino Cammilleri

Play Episode Listen Later Jul 13, 2021 6:47


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6652LA MONARCHIA INGLESE HA SEMPRE AVUTO PROBLEMI CON LE DONNE di Rino CammilleriLa monarchia inglese ha sempre avuto qualche problema con le donne. Enrico II il Plantageneto ne ebbe con sua moglie, Eleonora d'Aquitania, la quale gli portò in dote mezza Francia e la cosa fu all'origine della Guerra dei Cent'Anni. Quest'ultima fu risolta da una donna, santa Giovanna d'Arco, ma a sfavore degli inglesi. Quell'Enrico litigò con la Chiesa, e finì con l'assassinio del primate san Thomas Becket.Sei Enrichi dopo, l'VIII della serie meritò da papa Leone X il titolo di Defensor Fidei (che poi Paolo III, per via dello scisma, gli ritirò; e che ancora i re inglesi portano, ma a difesa dell'anglicanesimo) per aver difeso la fede cattolica contro Lutero. E pure lui era sposato con una gran donna, Caterina d'Aragona, che ripudiò per l'insignificante Anne Boleyn di cui si era invaghito (per lei scrisse una bellissima canzone, Greensleeves, ancora oggi eseguita). Qualcuno gli fece notare che non c'era bisogno di divorziare per farsi l'amante, ma lui voleva un figlio maschio e Caterina gli aveva dato solo Mary.Forse credeva che, avendo meritato come Defensor Fidei, il papa avrebbe chiuso un occhio e accettato la gabola della consanguineità (tutte le teste coronate sono in qualche modo parenti, e per forza di cose). Ma Caterina era zia dell'imperatore Carlo V, che era molto più Defensor Fidei di Enrico, visto che combatteva contro i protestanti e i musulmani. Così, il papa, tra l'incudine e il martello, scelse la giustizia. Ed Enrico si scatenò, imitando il predecessore II col trucidare un altro san Thomas di rilievo, il More, dando il via a un'ecatombe di cattolici che andò avanti per un paio di secoli. Ma con le donne continuò a sbagliare, impalmandone altre quattro di seguito e mandandole quasi tutte al patibolo. Il figlio maschio lo ebbe, ma questo durò poco e, ironia della sorte, fu giocoforza dare il trono a una donna, sua figlia Elisabetta I.Questa avrebbe potuto sposare chi voleva, soprattutto Filippo II di Spagna, ma quest'ultimo era ancora più Defensor Fidei del padre, e si opposero i nobili inglesi che dalla nazionalizzazione dei beni della Chiesa avevano tratto gran profitto. Per giunta, c'era una rivale, un'altra donna: Mary Stuart, figlia della sorella di suo padre, erede legittima perché Elisabetta era figlia di Anne Boleyn. Così, Elisabetta fece quel che neanche il padre aveva osato: processare e condannare a morte una regina unta dal Signore. A quel punto restava un'ultima cosa da sradicare negli inglesi, il culto della Vergine (l'Inghilterra si considerava il regno più mariano della Cristianità: Mary Dowry, «Dote di Maria»). E al di Lei posto mise se stessa, la Regina Vergine (nel senso di nubile), tanto che il suo corsaro preferito, Walter Raleigh, chiamò Virginia in suo onore la colonia americana che fondò. Ma anche lei dovette capitolare, perché tutti moriamo. E lasciare la poltrona proprio al figlio di Maria Stuarda: non c'erano altri.Non ci soffermiamo sui problemi di coppia degli altri regnanti inglesi, perché il gossip in tal senso è applicabile a tutte le teste coronate di ogni tempo. Ma la monarchia inglese è speciale perché è quella che, partendo da un'isola defilata, è riuscita a creare l'impero più esteso di tutti i tempi. E l'Impero Britannico fu inaugurato da un'altra donna, Victoria, che diede addirittura il suo nome a un'epoca e uno stile quantunque a occuparsi di politica fossero altri, soprattutto Disraeli. Lei si limitò a fare un sacco di figli, che maritò con mezza Europa (anche il Kaiser era suo nipote). Fu solo sfiorata dal caso di Jack lo Squartatore, che per molti ancora oggi andava ricercato nella famiglia reale britannica.Ma poi inventarono il cinema e i rotocalchi, e i riflettori si accesero su Edoardo VIII, che pur di sposare Wallis Simpson, una divorziata americana, rinunciò al trono. Anche a lui fecero notare che non c'era bisogno di abdicare se voleva convivere more uxorio con l'americana, purché in modo discreto. Niente, come Enrico VIII, voleva un matrimonio in piena regola. Così, il trono andò a suo fratello Giorgio VI, padre dell'attuale regina. La quale pare l'unica con la testa sulle spalle di tutta la real casata. Sua sorella Margaret volle sposare un fotografo. Dei figli di Elisabetta II, Carlo, Andrea, Anna e Edoardo, solo quest'ultimo non ha divorziato, e per le relative vicende basta andare in Internet. Adesso tocca a Meghan, ed è il turno dei nipoti. God save the Queen.

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Non esiste nessuna emergenza climatica

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Play Episode Listen Later Jul 13, 2021 11:46


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6647NON ESISTE NESSUNA EMERGENZA CLIMATICA di Rino CammilleriIl professor Franco Battaglia, noto al pubblico conservatore per la sua lotta, ahimè senza speranza (minuscolo: senza, non contro), sulla bufala planetaria del XXI secolo (i greti: «salviamo il pianeta!»), insegna chimica fisica all'università di Modena. Dunque, sa di cosa parla. Ha di recente capeggiato un appello al Capo dello Stato, in cui un centinaio di esperti (tra cui Zichichi) chiedono a quest'ultimo di non sprecare il denaro dei contribuenti inseguendo chimere.La battaglia di Battaglia contro i mulini a vento (sia letterali che letterari) è di vecchia data. Nel suo ultimo libro scrive: «Venerdì 3 novembre 2006 fui invitato a dibattere, assieme al Ministro all'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, nel programma Ottoemezzo trasmesso su La7 e condotto da Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni». In tal sede sperimentò quanto Upton Sinclair, scrittore americano premio Pulitzer, ebbe a suo tempo a dire: «È difficile far capire qualcosa ad una persona quando il suo stipendio dipende dal fatto di non capirla» (thanks a Socci). Il libro cui accennavamo è questo: L'illusione dell'energia dal sole (ed. 21° Secolo, pp. 208, €. 15), riedito in forma aggiornata e accresciuta. Negli anni scorsi il Nostro era molto presente nei talk, tanto da finire bersaglio dei comizi di Beppe Grillo quando questi era ancora «verde» e no-tutto. Accusato di essere pagato dalle multinazionali, il Nostro replicò: «Magari!». Ma qualcuno prese il discorso di Grillo molto sul serio e il bersaglio si spostò sull'auto del Nostro, che finì preda di sassate. La cosa, a sua volta, finì in tribunale, che ci mise una decina d'anni a dare ragione a Battaglia e a risarcirlo.Ora, una volta che il Grande Reset ha deciso che dobbiamo diventare tutti verdi (alcuni di bile) per salvare la Pachamama e l'orso polare, Battaglia è praticamente scomparso dagli orizzonti televisivi: chi lo vuole lo trova, sempre più di rado, come editorialista de Il Giornale e del blog Zuppa di Porro (dove anche il sottoscritto talvolta compare). Ma lo spirito battagliero (nei due sensi), grazie al cielo, è sempre lo stesso: «Il protocollo di Kyoto, ai fini della riduzione della concentrazione di CO2 in atmosfera, equivale a pretendere di far dimagrire una persona obesa negandole la bustina di zucchero nel caffè del mattino». Infatti, «dopo trilioni di dollari spesi», l'unico risultato è «che le nostre bollette elettriche di oggi sono il triplo di quelle del 2007». Andiamo coi numeri e veniamo all'argomento del libro: «Al fabbisogno mondiale d'energia il Sole contribuiva per il 6% nel 1965, per il 7% nel 1990 e quasi il 10% nel 2019. Questi 3 o 4 punti percentuali in più hanno per caso contribuito ad una qualche riduzione delle emissioni di gas-serra rispetto ai livelli del 1990, come da obiettivo di tutti i protocolli»? Per quanto riguarda noi, «il 13% dell'energia elettrica disponibile sulla rete elettrica italiana proviene dalle centrali nucleari francesi, svizzere e slovene».Per quanto riguarda, poi, i posti di lavoro «verdi» promessi dai piani mondiali post-pandemia è bene ricordare che comportano la perdita di quelli legati al petrolio. Bisognerà supportare e riqualificare lavoratori e interi settori, pena sommosse. Indovinate chi pagherà supporti e riqualificazioni. Sì, si dirà: ma vuoi mettere le c.d. fonti rinnovabili? Bella speranza (minuscolo), ma si sta «dimenticando, ad esempio, che la frazione dominante delle rinnovabili è costituita dalla fonte idroelettrica». E allora che si fa? «Per soddisfare col fotovoltaico il 10% dei consumi elettrici italiani dovremmo impegnare € 240 miliardi. Basterebbe impegnare meno di € 10 miliardi in 4 reattori nucleari e ottenere lo stesso risultato». Seh, vaglielo a dire ai no-nukes, che, sebbene siano sempre meno nel mondo, sono «pervicaci e resistenti in Italia». E in Germania, aggiungo io. Guarda caso, i soli due sconfitti europei dell'ultima guerra. La scelta no-nukes era supportata dalla promessa che i costi del fotovoltaico si sarebbero ridotti a furia di studiarci sopra. Invece, in 15 anni «si sono ridotti appena di un fattore 2». Quelli che costano meno, oggi, ce li ha tutti la Cina. E sappiamo perché.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "La battaglia di Battaglia sull'ideologia climatica" racconta che Franco Battaglia, docente di Chimica Fisica all'università di Modena, torna alla carica con un libro dal titolo eloquentissimo: Non esiste alcuna emergenza climatica.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 03-07-2021:Inesausto guerriero, malgrado le molte sconfitte sul campo (mediatico, come si vedrà), il prof. Franco Battaglia, docente di Chimica Fisica all'università di Modena, torna alla carica con un libro dal titolo eloquentissimo: Non esiste alcuna emergenza climatica. Perché la pretesa di governare il clima della terra è un'illusione (ed. 21° Secolo, pp. 80, €. 10). Basato non su «modelli» o «teorie» o «proiezioni», ma sui semplici fatti e perciò zeppo di grafici e tabelle, per le obiezioni scientifiche rimandiamo al testo scritto il linguaggio piano e quasi televisivo.Qui ci limiteremo a riportare qualche passo riguardante, sì, il clima, ma quello ideologico in cui tutto il dibattito (si fa per dire: la solfa gretina è unidirezionale) è immerso. Nel 2001 l'autore era coordinatore del comitato scientifico dell'Anpa (Agenzia Nazionale Protezione Ambiente), all'uopo chiamato dal ministro apposito, Altero Matteoli. Lui e il ministro erano seduti al Maurizio Costanzo Show per parlare dell'allora progettato Protocollo di Kyoto. C'era anche Ermete Realacci, fondatore di Legambiente. Battaglia disse, tra le altre cose, che il Protocollo avrebbe vincolato i Paesi entusiasti, però responsabili del 55% delle emissioni, mentre gli emissori del restante 45% avrebbero potuto far quel che pareva loro, anche aumentarle. Con ciò vanificando il Protocollo-salasso per il contribuente.Realacci obiettò che, in ogni caso, il Protocollo era pur sempre un primo passo. Ecco un classico modo di controbattere le cifre con l'aria fritta. Battaglia chiosa: «Innanzitutto non si capisce quali sarebbero gli altri passi e, poi, anche montare su uno sgabello è un primo passo per raggiungere la Luna».Si consoli, Battaglia: anch'io, al Maurizio Costanzo Show, mi ritrovai seduto accanto al Realacci (presenza fissa, lui, io mai più). Auspicavo, tra le altre cose, un incremento di parcheggi in città, e lui obiettò, seccato, che ciò avrebbe incoraggiato all'uso dell'auto. Vabbè, mezzo pubblico sia, anche se una città come Milano (capitale economica) diventa ostaggio degli scioperi, i quali vengono orditi sempre di venerdì (quando fanno più danno) e pure in tempi di pandemia (con effetto-sardina, ecchissenefrega dei picchi di contagio). Ma come finì lo scontro, anzi Battaglia? Finì che il ministro si alterò (involontario calembour) col suo consulente che gli sciupava i rapporti con gli ambientalisti, definiti dall'incauto «i peggiori nemici dell'ambiente», cosa che alterò pure il conduttore.Morale, l'Italia firmò il Protocollo e Battaglia perse il posto. E pazienza se il Protocollo si proponeva di raggiungere i propri obiettivi entro il 2012, col risultato che nel 2012 le emissioni «furono di oltre il 50% in più di quelle del 1990!». Nello stesso periodo, infatti, moltissime produzioni erano state delocalizzate dove il lavoro costava meno, perciò andate ad emettere colà. «Principali emettitori sono oggi Cina, Stati Uniti e India. Se le emissioni degli Stati Uniti sono rimaste essenzialmente ferme ai livelli del 1990 (per la precisione sono aumentate del 3%), quelle di Cina e India sono aumentate, rispettivamente, del 320% e del 350%!».Nel libro Battaglia riporta solo due delle «molte petizioni che centinaia di scienziati hanno sottoscritto per avvertire i responsabili politici che non v'è alcuna emergenza climatica». Una è italiana, promossa da alcuni scienziati del clima, geologi, geofisici, climatologi. Ebbene, nel 2018 l'antica e gloriosa Accademia dei Lincei organizzò una Conferenza sul tema del clima e alcuni firmatari della petizione chiesero di poter intervenire, cosa che fu accettata dal comitato scientifico della suddetta Conferenza. Ma la cosa dispiacque a un membro dell'Accademia, uno «scienziato», cela va sans dire. Diamo la parola a Battaglia: «Costui informò alcuni organi di stampa complici dell'imbroglio emergenza-climatica, i quali si spesero scrivendo articoli denigratori nei confronti dell'Accademia. La quale decise di cancellare la Conferenza». Et voilà.

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Il frate francescano che sconfisse l'islam con croce e spada

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Play Episode Listen Later Jul 13, 2021 5:37


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6646IL FRATE FRANCESCANO CHE SCONFISSE L'ISLAM CON CROCE E SPADA di Rino CammilleriPozega è la storica capitale della Slavonia, regione della Croazia orientale. La cattedrale (i croati sono cattolici) è intitolata a Santa Teresa e davanti ad essa si erge una curiosa statua. Raffigura un uomo fiero con grandi baffoni che brandisce una spada e calpesta vittorioso la mezzaluna islamica. La cosa curiosa, come dicevamo, è che indossa il saio francescano con tanto di sandali. Una specie di Fra Diavolo, che si vestiva da frate per ingannare gli invasori francesi? No, si tratta proprio di un frate, pare addirittura ordinato sacerdote.Il suo nome era p. Luka Ibrisimovic e il 12 marzo 1689 guidò il popolo in armi nella battaglia definitiva per la liberazione dal dominio ottomano. Lo chiamavano Il Falco (della guerra), Sokol in lingua locale. Ne parla il bel libro di Ambrogio M. Canavesi e Wawrzyniec M. Waszkiewics Guerrieri serafici. Racconti di pace e bene... e guerra (Tabula Fati, pp. 230, €. 13). I due autori sono non a caso preti e hanno messo insieme una serie di figure di francescani, più o meno conosciuti, che hanno guidato i cristiani in battaglia nelle varie epoche. I più noti sono, ovviamente, il b. Marco d'Aviano e s. Giovanni da Capestrano, liberatori a mano armata di Vienna e Belgrado, ma anche s. Lorenzo da Brindisi (vittoria di Albareale) e p. Anselmo da Pietramelara a Lepanto. Più altre figure rimaste nelle pieghe della storia e che meritava far riemergere. Come il Falco con cui abbiamo aperto queste righe.Perché portava i baffoni anziché la barba alla cappuccina? Perché per lungo tempo i turchi occupanti avevano vietato gli abiti religiosi e anche i frati dovevano vestire alla laica. La chiesa dei francescani era una moschea da un secolo e mezzo. Ora, gli slavoni a quel tempo portavano tutti dei grandi baffi e non era il caso di distinguersi attirando l'attenzione. Ma il Falco non aveva mai smesso di tramare contro gli infedeli. Era praticamente l'informatore dell'Imperatore sui movimenti delle truppe ottomane, la loro dislocazione e consistenza. E il vescovo di Balgrado (che era suo zio) doveva a lui le notizie sulla situazione del cristianesimo e dei cristiani in Slavonia. Ma non poteva durare: il corriere di cui si serviva portava le informazioni dentro a un bastone da pellegrino cavo. Scoperto per chissà quale soffiata, finì impalato (morte atroce e di lunghissima agonia di cui i turchi erano specialisti). P. Luka Ibrisimovic fu incarcerato carico di catene. Ma c'era un'altra usanza dei turchi che era più forte di ogni altra, il baksis. Cioè, la mazzetta (pare che in molti luoghi islamici esista sempre, a partire dall'impiegato delle poste). I confratelli di p. Luka raggranellarono una cifra congrua e il prigioniero venne rilasciato.La riscossa cominciò a muoversi nel 1684, un anno dopo la liberazione di Vienna da parte del re di Polonia Jan Sobieski e il suo «veni, vidi, Deus vicit». Nel 1686 venne liberata Buda. L'anno seguente i turchi vennero sconfitti proprio a Mohàcs, in Ungheria (perdite: 600 cristiani, 10mila turchi), dove 160 anni prima avevano schiacciato i cristiani e ucciso il re Luigi Jagellone. In quattro anni gli ottomani avevano perso ben tre gran visir, giustiziati dal sultano per le loro sconfitte. Il momento era dunque favorevole e l'imperatore Leopoldo I emanò un proclama in cui esortava gli slavoni a prendere le armi contro gli occupanti. Nel frattempo truppe imperiali entravano nella Slavonia e p. Luka andò loro incontro alla testa dei ribelli che aveva personalmente radunato. Pozega venne liberata, ma gli imperiali dovettero proseguire verso la Serbia. A tenere la città rimase un presidio insufficiente. E infatti i turchi si ripresentarono in forze.L'assedio era senza speranza, ma il Falco escogitò un piano audacissimo e folle: attaccare di notte l'immenso accampamento nemico che stava sul colle del Sokolovac. Armati anche di forconi e bastoni (le armi erano scarse) e guidati all'assalto dal settantenne p. Luka col crocifisso in una mano e la spada nell'altra, l'impresa disperata riuscì. La giornata divenne festa nazionale.

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L'orfanotrofio salvato da una fede rocciosa

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Play Episode Listen Later Jul 13, 2021 3:18


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6642L'ORFANOTROFIO SALVATO DA UNA FEDE ROCCIOSA di Rino CammilleriEcco un film che meriterebbe una prima serata su Tv2000, magari al posto di quelli persiani o afghani. Si tratta di Blue Miracle. A pesca per un sogno (mania tutta italiana di banalizzare i titoli stranieri), con Dennis Quaid, attore di lungo corso, invecchiato (e non per merito del trucco) ma proprio per questo perfetto per la parte. Il film è una produzione messicana, regia di Julio Quintana, e narra una storia vera.In Messico, a Cabo San Lucas, in un paesaggio di bellezza incredibile, si svolge ogni anno una gara di pesca con un premio in denaro molto consistente. La posta è giusto quel che serve a Omar (bianco, nonostante il nome) e sua moglie per non chiudere causa debiti l'orfanotrofio che hanno messo in piedi per puro amore e fede religiosa. I ragazzini che accoglie sono tutti orfani per "futili motivi": padri morti di overdose o uccisi a colpi d'arma in scontri tra gang etc.. Per i ragazzini l'esito è stato la strada, dove la probabilità di fare la stessa fine è concreta. Gli ospiti dell'orfanotrofio, che chiamano Omar «papà», lo sanno, la vita li ha già smaliziati quanto basta. Ma hanno trovato finalmente una famiglia e a vivere in strada non ci vogliono tornare.Omar, il cui padre è morto in un incidente di pesca forse anche per colpa sua in strada c'è cresciuto, ma stranamente non si è incattivito, anzi, ha misteriosamente sviluppato una rocciosa fede in Dio. Così, attraverso vicende che non è il caso di spoilerare, lui e la sua banda di orfani si ritrovano iscritti alla gara di pesca, anche se non hanno mai pescato in vita loro. E gareggiano sulla barca scassata di un vecchio lupo di mare (Dennis Quaid), amareggiato e disincantato quanto basta per non sopportare quella strana troupe tra i piedi, che è un campione (anche se poi si viene a sapere che ha barato).Il fatto è che non si tratta di pescare aringhe o pesci rossi, bensì il Marlin, il pesce-spada oceanico detto anche pesce-vela per l'enorme cresta. Un bestione lungo diversi metri e pure pericoloso. Dopo i primi flop (la gara si volge in più giorni) il lupo di mare propone a Omar il trucco notturno che gli ha fatto vincere il premo anni prima. La tentazione è forte, perché Omar ha un bisogno disperato di quei soldi. Ma la fede in Dio è più forte ancora e Omar preferisce affidarsi alla Provvidenza. La quale, puntualmente, lo premia con la cattura di un Marlin-record di due quintali che assicura il premio e la sopravvivenza dell'orfanotrofio.Tutto è bene quel che finisce bene. Titoli di coda scorrono con le foto dei veri protagonisti della commovente vicenda. Lassù Qualcuno ci ama... Per la storia, l'orfanotrofio (oggi si chiamano case-famiglia) si chiama Hogar (focolare o semplicemente casa in spagnolo). In un cameo c'è un'altra vecchia gloria hollywoodiana, Bruce McGill.

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San Pio V, storia di un papa santo

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Play Episode Listen Later Jul 13, 2021 6:44


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6641SAN PIO V, STORIA DI UN PAPA SANTO di Rino CammilleriChe cosa non sappiamo, noi Kattolici, di san Pio V? Michele Ghisleri, domenicano e inquisitore, il papa di Lepanto, del messale «vetus ordo», del Rosario, il papa che, pur rinascimentale, non smise mai di indossare il saio sotto le vesti da papa? Eppure c'è sempre qualcosa che sfugge anche al più informato. Ed ecco il libro di Roberto De Mattei, storico accademico, che informa nel minimo dettaglio con un'opera che si può considerare definitiva, del tipo tutto-quel-che-volete-sapere-e-non-avete-mai-osato-chiedere: Pio V. Storia di un papa santo (Lindau, pp. 480, €. 32).Perciò, mi soffermerò su un particolare punto della biografia: il sostegno a Maria Stuarda, la regina cattolica che ha colpito l'immaginario come nessun'altra. Su di lei sono stati scritti romanzi, melodrammi e film a josa fin dai tempi di Lumière, interpretarla fruttò l'Oscar a Katherine Hepburn (l'ultimo in ordine di tempo vede in scena calibri come Saoirse Ronan, somigliantissima, e Margot Robbie, imbruttita per fare Elisabetta). C'è pure una canzone di Mike Oldfield (quello della colonna sonora de L'esorcista), To France. Mary Steward modificò il cognome in Stuart per renderlo pronunciabile ai francesi, di cui era diventata regina. Sua madre Mary era sorella di Enrico VIII, e Mary si chiamava la figlia legittima di lui e Caterina d'Aragona.Sì, Bloody Mary, Maria la Sanguinaria (senti chi parla...). Se vi chiedete come mai tutto questo spesseggiare di Marie nelle isole britanniche, sappiate che queste ultime erano la «Dote di Maria», intesa come la Madonna. Cioè, il regno più mariano del mondo fino allo Scisma. Mary Stuart, morto il marito re di Francia, non tardò a rendersi conto che due regine vedove erano troppe (l'altra era la suocera Caterina de' Medici) e tornò in Scozia, di cui era diventata regina. Salvo trovarla protestantizzata dal calvineggiante John Knox, con una bella fetta di nobiltà cui non pareva vero di poter fare come i colleghi inglesi divenuti protestanti per mettere le mani sui beni della Chiesa.Mary, giovane e bella, era coltissima e pure donna d'azione, ma non riuscì a barcamenarsi. Quando le uccisero il segretario, l'italiano cattolico Davide Rizzio, sotto gli occhi per isolarla vieppiù, trovò appoggio solo in san Pio V, che ne seguiva con apprensione le vicissitudini. Il papa il 6 giugno 1566 le scrisse di suo pugno per confortarla e le mandò 20mila scudi d'oro per i suoi bisogni, promettendone ancora quando ne avesse avuto disponibilità. Ma le cose precipitarono lo stesso e Mary Stuart dovette fuggire dalla Scozia. Dove?Non c'era che un posto: l'Inghilterra di Elisabetta I. Che in fondo era sua cugina. Quest'ultima le dimostrò affetto e comprensione, ma per sicurezza la mise sotto chiave. In fondo, era Mary ad avere diritto al trono d'Inghilterra, essendo Elisabetta figlia illegittima di Enrico VIII. E i legittimisti, anche protestanti, non mancavano di farlo presente. Per giunta, congiure e complotti e ribellioni di lord cattolici si susseguivano, tutti aventi come scopo di mettere Mary sul trono che le spettava. Elisabetta a quel punto tramutò l'ospitalità in prigionia vera e propria. E il 25 febbraio 1570 san Pio V la scomunicò con la bolla Regnans in excelsis, atto che la dichiarava decaduta e scioglieva i sudditi da ogni obbligo di obbedienza nei suoi confronti.Elisabetta reagì aggrappandosi spasmodicamente alla poltrona e portando al parossismo le persecuzioni anticattoliche. Alla fine, fece quel che aveva esitato a fare fino a quel momento, anche perché non si era mai visto nella storia un re di diritto divino processato e condannato. L'infelice Mary Stuart salì sul patibolo vestita di nero. Prima di porgere il collo al boia si tolse l'abito e mostrò che sotto aveva una veste rossa, il colore dei martiri. Il destino, sarcasticamente, volle che dopo Elisabetta al trono salisse suo figlio, Giacomo VI Stuart di Scozia e poi I d'Inghilterra. Però, con la madre prigioniera in Inghilterra, era stato cresciuto dai nobili scozzesi nella fede protestante.Nota di BastaBugie: Maria Stuarda, regina di Scozia, fu decapitata perché era cattolica e aveva più diritti di Elisabetta a regnare su tutta l'isola britannica.Per approfondire la sua storia e vedere il trailer del film del 2018 visita il sito www.filmgarantiti.it

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Il ministro bacia l'amante e deve dimettersi

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Play Episode Listen Later Jul 13, 2021 4:51


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6653IL MINISTRO BACIA L'AMANTE E DEVE DIMETTERSI di Rino CammilleriOvviamente l'opposizione ha gioito (l'opposizione gioisce sempre quando cade qualche testa della parte avversa) per la giubilazione di Matt Hancock, (ex) ministro della sanità britannica. Ma ha gioito anche un governativo, Dominic Cummings, (ex) consigliere del premier Johnson. Ce l'aveva con Hancock per - testuale - 15 o 20 motivi diversi (cito da «Il Post»), tra cui l'aver fatto trasferire, a inizio epidemia, i pazienti anziani nelle residenze assistenziali, cosa che ha moltiplicato contagi e decessi. Noi italiani abbiamo avuto problemi analoghi, sì, ma noi non siamo mica inglesi. No, gli inglesi si arrabbiano per altri motivi.Come ormai tutti sanno, il ministro Hancock è stato pizzicato mentre baciava alla francese una sua collaboratrice, Gina Coladangelo, di evidenti origini italiane. Il fatto è che sono sposati tutti e due, e non fra di loro, e pure con prole. Ingenui e imprudenti, dal momento che i tabloid sono in agguato pure nella tazza del cesso, e che oggi coi telefonini chiunque può riprenderti. Scandalo da adulterio? Macché, non è più reato da un pezzo, e poi gli esempi agli inglesi calano dall'alto. No, il ministro è stato defenestrato per non aver rispettato le distanze in tempi di pandemia. Ora, direte voi, se due sono amanti il tempo di contagiarsi l'avevano avuto, dunque cos'è questa storia? Che doveva fare, quello, dar di gomito alla Gina? Baciarla con indosso la mascherina come nei quadri di Magritte?No, il fatto è che il puritanesimo gli inglesi non se lo sono mai scrollato di dosso, dai tempi di Cromwell fino all'età vittoriana compresa. Quattro-cinque secoli di «educazione» qualcosa nelle teste lasciano. E gli inglesi lo hanno esportato nelle loro colonie. Pensate agli americani: Clinton, beccato a rilassarsi con una stagista, fu crocifisso mica per aver cornificato la First Lady, no: perché «aveva mentito» al popolo. E su una cosa che i popoli di tradizione cattolica liquiderebbero oggi con un'alzata di spalle e un sorrisetto complice.Ancora nei primi anni Cinquanta la Cia credette di spiazzare un capo di stato asiatico facendo circolare sue foto compromettenti. Smise quando scoprì che, anzi, ne aveva aumentato la popolarità. Per tornare all'Inghilterra, negli anni Sessanta, ancora un ministro, John Profumo (anche lui di origine italiana: the origin matters), dovette dimettersi dopo essere stato pizzicato in compagnia di una escort di lusso, tale Christine Keeler. Lo scandalo tenne banco sui media per mesi. E provocò, addirittura, la caduta del governo conservatore nel 1963.Certo, a furia di bombardamento capillare e planetario, ormai il sesso à gogo è da considerarsi sdoganato, e proprio dalla Gran Bretagna partì la «liberazione» (i Beatles e i Rolling Stones, le minigonne di Mary Quant, Carnaby Street, il glam rock...). Ma si può mettere la museruola (o la mascherina) a un impulso ormai entrato nel Dna? Ecco che la pandemia ci offre un altro scandalizzatore su cui puntare il dito: l'untore (anche se solo potenziale). Non importa se con l'amante ti sei rotolato nel letto chissà quante volte (e pare che siano state davvero tante, dal momento che i due si erano conosciuti all'università e lui le aveva fatto fare carriera alla sua ombra), no: ingordo, ti sei fatto beccare da una telecamera di sorveglianza (e chissà chi ha passato il video al Sun) senza protezione e distanziamento. Addosso, allora, dalli all'incosciente.Qualche malizioso appassionato di storia potrà sibilare che i popoli di ascendenza puritana danno più importanza a un'infrazione mutandesca che a un bombardamento atomico o al fosforo. Mah, il mondo è bello (si fa per dire) perché è vario. Ah, mi raccomando: da non confondersi col supereroe alcolizzato interpretato nel 2008 da Will Smith.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della XV domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Mc 6, 7-13)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 6, 2021 6:23


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6611OMELIA XV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6, 7-13)Lo stupendo brano della seconda lettura ci indica quella che è la nostra vocazione. San Paolo dice chiaramente che noi siamo chiamati ad essere «santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4). La santità è per tutti, non solo per pochi privilegiati. Per la maggior parte dei cristiani, la santità non consisterà nel fare i miracoli, nel realizzare cose straordinarie, nel convertire il mondo con la nostra predicazione, ma nel compiere la volontà di Dio con amore e con gioia, nelle cose ordinarie di ogni giorno, con un intenso atto d'amore.Dunque, vi può essere autentica santità anche dentro le mura domestiche, non soltanto nei monasteri. Solamente in Paradiso scopriremo quanti nostri fratelli e sorelle hanno raggiunto questo ideale in modo silenzioso e nascosto, senza che nessuno se ne accorgesse. Nella vita di suor Consolata Betrone si legge un particolare molto bello e consolante. Ella era una suora di santa vita, di grande preghiera, che ripeteva incessantemente l'atto d'amore «Gesù Maria vi amo, salvate anime». Gesù le aveva chiesto questa preghiera incessante per la sua santificazione e per la salvezza di tante anime. Tra i suoi parenti vi era un cognato che, apparentemente, non dava segni particolari di vita santa. Era un buon cristiano che andava a Messa, che pregava, e che faceva bene il suo dovere. Suor Consolata lo stimava, ma non sospettava che quel suo cognato nascondesse una autentica santità dietro quelle umili apparenze. Certamente, nemmeno lui se ne rendeva conto. Quale fu la meraviglia e la gioia di suor Consolata nel vedere, per una grazia particolare, che, dopo morte, quel suo parente se ne volò ben presto in Paradiso.Dietro umili apparenze, all'insaputa di tutti, Dio compie meraviglie di grazia nella vita delle persone semplici che compiono la sua volontà. Dunque, volendo riassumere il messaggio, la santità consiste nel compiere la volontà di Dio, che per i più sarà il semplice e forse monotono dovere quotidiano, nel modo migliore possibile, per amore di Dio.Un giorno san Francesco di Sales domandò quando è che noi riceviamo lo Spirito Santo. Alcuni risposero che questo dono supremo lo riceviamo quando preghiamo, quando stiamo lunghe ore in chiesa, quando ci ritiriamo nella più profonda solitudine. San Francesco di Sales diede lui stesso la giusta risposta: noi riceviamo lo Spirito Santo quando compiamo la volontà di Dio, qualunque essa sia.Dio certamente vuole che noi preghiamo durante la giornata e che la nostra preghiera si allarghi come a macchia d'olio, ma Egli vuole anche che compiamo i nostri doveri quotidiani, familiari e lavorativi. Non possiamo trascurare questi doveri con il pretesto che si vogliono trascorrere lunghe ore in chiesa. E questo vale, soprattutto, per chi ha una famiglia. Compiendo volta per volta la volontà di Dio riceverò la grazia dello Spirito Santo. Quando dovrò lavorare, sarà il lavoro che mi avvicinerà a Dio; quando dovrò pregare, sarà la preghiera che mi innalzerà al Creatore. Se, contro la volontà di Dio, trascorro lunghe ore in chiesa, mentre il mio dovere è altrove, quelle preghiere mi daranno ben poco. Per questo motivo, santa Coleta diceva che vale più una preghiera di un obbediente, che compie la volontà di Dio, che mille preghiere di chi agisce di testa propria, trascurando ciò che Dio veramente vuole da lui.Con questo non si vuole dire che la preghiera serva a poco. La preghiera è indispensabile, non se ne può fare a meno, bisogna pregare tanto, ma la preghiera mi deve portare a compiere ancor meglio i miei doveri quotidiani. Solo così potrò raggiungere la santità, che Dio vuole da tutti, come leggiamo nella seconda lettura di oggi.Per la maggior parte dei cristiani, come abbiamo meditato, la volontà di Dio consisterà nel semplice dovere quotidiano; alcuni, invece, hanno una chiamata particolare, come leggiamo nella prima lettura e nel Vangelo. Nella prima lettura, il Signore chiama il profeta Amos; nel Vangelo, Gesù chiama i dodici Apostoli e li manda a due a due a predicare.Una cosa risulta subito evidente: Dio, nel compiere i suoi prodigi, si serve di strumenti umili. Così, nella prima lettura, il Signore si serve del profeta Amos che era un semplice coltivatore di sicomori; mentre nel Vangelo si serve degli apostoli, anch'essi semplici e poco istruiti. Dio si serve di strumenti umanamente inadatti per far risaltare ancora di più la sua potenza divina.Infine, nel Vangelo vediamo come Gesù manda gli Apostoli senza appoggi umani, abbandonati completamente alla Provvidenza del Padre. Impariamo da questo a non riporre la nostra fiducia nelle nostre capacità o nell'aiuto del prossimo, ma unicamente nella bontà divina che si può servire di tutto e di tutti.Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sitohttp://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

BASTA BUGIE - Santi e beati
Santa Giovanna de Chantal e san Francesco di Sales

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jul 6, 2021 8:53


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6635SANTA GIOVANNA DE CHANTAL E SAN FRANCESCO DI SALESSposò a vent'anni un barone, da cui ebbe sei figli, rimasta vedova, sotto la guida di Francesco di Sales, suo padre spirituale, diede vita a un ordine religioso per l'assistenza dei malatidi Cristina SiccardiNella storia della Chiesa troviamo alcuni casi in cui uomo e donna hanno agito insieme nel cammino della santità, ricordiamo così Francesco e Chiara, Elzeario di Sabran e Delfina di Glandève, Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, Benedetto e Scolastica, Luigi e Zelia Martin (genitori di santa Teresina di Lisieux), Giulia e Carlo Tancredi di Barolo, i coniugi Beltrame. Altra "coppia" sorprendente fu quella composta da san Francesco di Sales e Giovanna Francesca Frémyot de Chantal. Fu infatti grazie all'incontro con il vescovo di Ginevra che Giovanna definì il suo percorso di santità.I francesi la chiamano sainte Chantal e la venerano ad Annecy, dove riposa accanto a san Francesco di Sales.Nasce a Digione il 23 gennaio 1572 in una famiglia dell'alta nobiltà borgognona. Suo padre è Benigno Frémyot, secondo presidente del Parlamento. Rimasta ben presto orfana di madre, crescerà sotto l'educazione e la morale paterne.Il 29 dicembre 1592 Giovanna sposa Cristoforo II, barone di Chantal. Il loro è un matrimonio felice. Viene da subito chiamata «la dama perfetta» per quel suo prodigarsi nella tenuta di Bourbilly e per le attenzioni e premure che riserva al consorte. Da questa unione perfetta nascono sei figli: i primi due muoiono alla nascita, poi arrivano Celso Benigno, Maria Amata, Francesca e Carlotta.LA DAMA PERFETTADolce, serena, affabile, Giovanna è amata dai suoi familiari, come dalla servitù. Quando Cristoforo si assenta dal castello per adempiere ai suoi impegni di corte, Giovanna lascia gli abiti eleganti e si dedica ai poveri, ai quali non offre solo denaro, ma la propria persona, servendoli. La sua carità si fa immensa durante la carestia che colpisce la Borgogna nell'inverno 1600-1601. È qui che la baronessa, senza ascoltare i borbottii di molti e incoraggiata dal consorte, trasforma il maniero in un vero e proprio ospedale per ospitare madri e bambini in difficoltà e si occupa della costruzione di un nuovo forno per poter distribuire il pane a tutti coloro che bussano alla sua porta. Un giorno le viene detto che nel granaio non è rimasto che un solo sacco di segala... e lei, senza esitazioni, ordina di proseguire la distribuzione del pane, come prima... la segala finirà al nuovo raccolto.Ma ecco giungere la prima grande prova, la morte di Cristoforo, ucciso da un colpo di archibugio durante una battuta di caccia.Resta vedova a soli 29 anni, vedova e madre di quattro creature di cui la prima ha solo cinque anni e l'ultima pochi giorni. Matura, in questo tempo di lutto e di dolore, il desiderio di consacrarsi a Cristo, ma i doveri familiari non le permettono una scelta di vita così drastica. In attesa di conoscere la volontà di Dio, Giovanna si dedica totalmente ai figli, all'amministrazione della casa e alla preghiera.Il suocero, barone di Chantal, la informa che deve subito trasferirsi da lui, a Monthélon se desidera che i figli prendano parte all'eredità e lei accetta, pur sapendo che nella residenza dell'anziano barone comanda una «servapadrona». Per lungo tempo dovrà sopportare le angherie di quest'ultima.Il suo nome inizia a rendersi noto per la sua carità. Non è più chiamata «dama perfetta», ma la «nostra buona signora».LA SVOLTA CON IL NUOVO DIRETTORE SPIRITUALEUn'altra difficile prova deve ora affrontare: la sua guida spirituale non comprende la sua persona, non sa leggere la sua anima. Un giorno suo padre la invita a Digione, questa volta per ascoltare il quaresimale del vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, la cui fama si diffonde sempre più in Savoia e in tutta la Francia. Il primo incontro fra Giovanna e il vescovo avviene il 5 marzo del 1604. Da allora si instaura un camino di unione fraterna e spirituale straordinario. La direzione spirituale di Francesco di Sales si realizza soprattutto attraverso l'epistolario, dove l'umano è «divinizzato» e il divino «umanizzato».In una lettera inviata al vescovo ginevrino Giovanna scrive: «... tutto quello che di creato c'è quaggiù non è niente per me se paragonato al mio carissimo Padre... Un giorno mi comandaste di distaccarmi e di spogliarmi di tutto. Oh Dio, quanto è facile lasciare quello che è attorno a noi, ma lasciare la propria pelle, la propria carne, le proprie ossa e penetrare nell'intimo delle midolla, che è, mi sembra, quello che abbiamo fatto è una cosa grande, difficile e impossibile se non alla grazia di Dio».Nel 1610 firma di fronte al notaio un atto con il quale si spoglia di tutti i beni in favore dei figli. Lascia dunque la famiglia e parte per Annecy e il 6 giugno, insieme a due compagne, Giacomina Favre e Giovanna Carlotta de Bréchard entra nella piccola ed umile «casa della Galleria», culla dell'Ordine della Visitazione.Rimarrà sempre "madre", continuando ad amare profondamente e teneramente i suoi figli. Nuove morti, nuovi lutti... tanto che soltanto la figlia Francesca le sopravviverà tra figli, fratelli, generi e nuora. Perciò Dio diventa per lei l'unica ricerca, l'unico fine della sua attuale vita. Alla scomparsa di Francesco di Sales (28 dicembre 1622), Giovanna si trova sola alla guida della nuova famiglia religiosa della Visitazione. Si fa pellegrina sulle strade di Francia, fondando ben 87 case visitandine. Consumata «nell'amore di opera e nell'opera di amore», come usava dire, si spegne il 13 dicembre 1641 nel monastero di Moulins.Le «Lettere di amicizia e direzione» (tradotte per la prima volta in italiano, a cura dei monasteri della Visitazione d'Italia) sono la testimonianza più viva della grande spiritualità di Madre Chantal ed è la prova che fosse persona troppo intelligente e "libera" per ridursi ad un'ombra anonima di san Francesco di Sales.

BASTA BUGIE - Storia
Per capire la donazione di Costantino va conosciuta la donazione di Sutri

BASTA BUGIE - Storia

Play Episode Listen Later Jul 6, 2021 14:07


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6626PER CAPIRE LA (FALSA) DONAZIONE DI COSTANTINO VA CONOSCIUTA LA (VERA) DONAZIONE DI SUTRIPer Donazione di Sutri si intende la cessione effettuata nel 728 dal sovrano longobardo Liutprando a papa Gregorio II, di alcuni castelli del Ducato romano importanti per la difesa di Roma, il maggiore dei quali era quello di Sutri. Fu la prima delle due restituzioni per donationis titulo effettuate da Liutprando alla Chiesa di Roma. La seconda si ebbe nel 743.Dopo essere stato eletto re dei Longobardi (712), Liutprando, re di un popolo divenuto ormai cattolico, si trovò a fronteggiare una serie di problemi quali il forte potere delle principali famiglie dell'aristocrazia e la minaccia di secessione di alcuni grandi ducati; tra questi in particolare i ducati di Spoleto e di Benevento, costituenti la Langobardia Minor, di fatto autonomi dal potere centrale e separati dal resto del regno dal Corridoio bizantino, che attraversava tutta l'Italia centrale dal Tirreno (Roma) all'Adriatico (Ravenna).A tal proposito iniziò dunque una politica di rafforzamento del potere centrale. Mentre, in una prima fase, cercò l'appoggio di parte del mondo ecclesiastico e romano, in seguito, una volta scoppiata la disputa iconoclasta si volse contro l'impero bizantino, tentando la conquista di quei territori che dividevano in due tronconi il regno. Liutprando seppe cogliere il momento propizio quando nei territori italiani governati dai bizantini si diffuse lo sdegno per l'appoggio dell'imperatore Leone III Isaurico al movimento iconoclasta. La sua campagna militare iniziò appunto da quei territori che dividevano in due la Langobardia, cioè l'area del Ducato romano.Quando il papa capì le intenzioni dei Longobardi - i quali erano probabilmente decisi a conquistare la stessa Roma - si sentì direttamente in pericolo, in quanto da molti anni l'impero bizantino aveva cessato di intervenire militarmente in favore di Roma, spendendo le proprie energie per difendere la sola Ravenna, capitale dell'Esarcato. Il corso degli eventi prese una direzione diversa da quella annunciata (la possibile presa di Roma) quando, nel 728, i Longobardi conquistarono la fortezza di Narni, centro strategico lungo la via Flaminia. Persa la via Flaminia, i bizantini concentrarono tutte le loro difese sulla via Amerina, unica altra strada romana che, partendo da Roma, attraversa l'Umbria e il Piceno.A presidiare la via Amerina vi erano le fortezze di Todi, Amelia ed Orte. Più a sud, i castra di Bomarzo, Sutri e Blera erano a salvaguardia della via Cassia. Papa Gregorio II (715-731) si rivolse direttamente a re Liutprando chiedendogli di rinunciare ai territori già conquistati e di restituirli all'esarca bizantino cioè al legittimo possessore. Liutprando, che nel frattempo era riuscito ad ottenere la sottomissione dei duchi "ribelli" di Spoleto e Benevento, invece donò il castrum di Sutri al pontefice, con un gesto di grande significato simbolico.IL SIGNIFICATO POLITICO DELLA DONAZIONEA partire almeno dal VI secolo, con papa Gregorio I (romano di nascita) la Chiesa era stata costretta suo malgrado a sostituirsi all'amministrazione bizantina provvedendo al vettovagliamento della popolazione dell'Urbe e dei dintorni. La popolazione era stata colpita da carestie e pestilenze, che si succedettero ripetutamente in quel periodo. In effetti già papa Leone I nel V secolo dovette sopperire con le istituzioni caritatevoli alla sensibile diminuzione delle pubbliche elargizioni seguite alle occupazioni dei Barbari. Dovendo far fronte all'assenza dell'intervento dell'Imperatore di Costantinopoli, legittimo sovrano, e dell'Esarca di Ravenna, ai quali ripetutamente e invano aveva fatto ricorso per ottenere aiuti, il pontefice amministrò sotto la sua responsabilità l'Annona civile e militare, attingendo anche ai beni della Chiesa. Non di rado inoltre, a difesa del territorio e in nome dell'Imperatore, lo stesso papa Gregorio dovette esercitare l'imperium per mezzo del duca (il comandante della guarnigione militare) sulle truppe bizantine stanziate a Roma.Si può far risalire quindi almeno a questo periodo l'acquisizione de facto da parte del papato di un nuovo ruolo politico-istituzionale sul territorio di Roma e dei dintorni, non in virtù di una formale sovranità territoriale, ma in base al riconoscimento ottenuto dalla popolazione stessa. Inoltre, l'accresciuto peso politico-istituzionale della Chiesa, che andava oltre l'autorità religiosa, comportò una ristrutturazione della stessa struttura ecclesiastica al fine di metterla in grado di fare fronte alle accresciute, ed impreviste, funzioni cui si era vista chiamata.Le donazioni longobarde dei primi castelli nell'VIII secolo, formalmente destinate "agli apostoli Pietro e Paolo", non possono pertanto prescindere da un riconoscimento ormai consolidato di un ruolo politico della Chiesa a cui gli stessi sovrani longobardi guardavano ormai come necessario interlocutore negli equilibri politici della penisola. Una soggettività che ormai andava oltre la sua forza principale data dalla "superiorità" spirituale conferitagli dal primato di San Pietro ed in virtù della successione apostolica (preminenza ribadita più volte nei concili ecumenici dei secoli III e IV, e già testimoniata nel I secolo durante il pontificato di papa Clemente I), autorità morale che veniva ormai riconosciuta anche dai popoli germanici: i Franchi, i Visigoti di Spagna, i Burgundi, gli Anglo-sassoni d'Inghilterra e gli stessi Longobardi.D'altra parte la Santa Sede era già proprietaria di numerosi territori, i Patrimonia, storicamente documentati e mediante i quali venivano donati chiese e monasteri, e che erano pervenuti sin dalla fine del III secolo, come già testimoniato nell'Editto di Milano mediante il quale Costantino e Licinio ordinavano che alla Chiesa venissero anche restituiti i beni ad essa in precedenza confiscati, per accrescersi ulteriormente come descritto nel Liber Pontificalis. Già in anni precedenti inoltre erano avvenute altre restituzioni di patrimoni già appartenenti alla Chiesa e sottratti dai Longobardi come il patrimonio delle Alpi Coziee la città di Cuma recuperata dallo stesso Gregorio II.La Donazione di Sutri, pur non rappresentando l'atto formale della concessione di una sovranità statuale e pur ricevendola papa Gregorio II solo come rappresentante dell'Imperatore, costituisce comunque un riconoscimento formale dell'esercizio di alcuni poteri giurisdizionali in capo alla Santa Sede che questa già da tempo esercitava ormai di fatto, sostanzialmente diverso quindi dalla mera gestione amministrativa dei Patrimonia, e segno di una autorità politica che era venuta accentuandosi negli ultimi decenni.Tale riconoscimento di una autorità anche civile e giurisdizionale (che fino ad allora era stata esercitata solo di fatto ma non di diritto sui territori romani), andrà accentuandosi negli anni di poco seguenti con gli immediati successori di Gregorio II (Gregorio III e Zaccaria), dovuto anche al progressivo disinteresse e allontanamento degli imperatori bizantini.La donazione di Sutri, che avveniva nel pieno della rivolta ai decreti bizantini iconoclasti, vedeva inoltre la popolazione romana al fianco del papa contro i rappresentanti degli imperatori di Costantinopoli: l'Esarca e il Duca romano, che già si erano resi protagonisti di un fallito attentato ai danni di papa Gregorio II. Ciò rese maggiormente significativo il fine politico dell'atto della donazione da parte del re longobardo, che si ritagliò un ruolo di primo piano nel ristabilimento, seppur transitorio, dell'ordine e della pace nella penisola. [...]EVENTI SUCCESSIVI ALLA DONAZIONENel 739 papa Gregorio III indirizzò una lettera a Carlo Martello, maestro di palazzo del re dei Franchi, in cui comparve per la prima volta la locuzione populus peculiaris beati Petri, riferita alle popolazioni del Ducato Romano, del Ravennate e della Pentapoli, che vivono insieme in una respublica di cui san Pietro è il protettore e l'eroe eponimo.Tra il 739 e il 741 a Sutri si aggiunsero: Gallese (per riscatto) e per donazione i castra di Ameria (Amelia), Orte, Bieda (Blera), e Polimartium (Bomarzo) e ancora nel 743 re Liutprando restituiva al Pontefice papa Zaccaria per donationis titulo quattro città da lui occupate (Vetralla, Palestrina, Ninfa e Norma) e una parte dei patrimoni della Chiesa in Sabina, ad essa sottratti oltre trent'anni prima dai duchi di Spoleto. Liutprando, dal canto suo, aveva temporaneamente sfumato le tensioni con gli altri ducati longobardi, soprattutto con i ducati periferici - e quindi più autonomi - di Spoleto e Benevento, evitando così una guerra civile.Di poco successiva è la Promissio Carisiaca, sottoscritta a Pavia dal re dei Franchi Pipino il Breve nel 754.Con i patti stretti con i sovrani franchi sin dalla seconda metà dell'VIII secolo la respublica di San Pietro non è più solo da intendere come "Patrimonio del vescovo di Roma", ma come un ente avente soggettività giurisdizionale riconosciuta ormai da più parti e a cui Pipino il Breve nel 754 garantirà protezione militare contro le aggressioni dei re longobardi. Le successive restituzioni dei re longobardi al pontefice (774) indotte dai patti con i Franchi, tra cui Ravenna e la Pentapoli, parlano espressamente di una restitutio alla Respublica Romanorum di cui il vescovo di Roma veniva riconosciuto capo.LA DONAZIONE DI COSTANTINO È LA GIUSTA RIVENDICAZIONE DEL RUOLO ACQUISITO DALLA CHIESAUno degli eventi successivi alla donazione di Sutri è anche la redazione del falso storico della Donazione di Costantino (in latino Constitutum Constantini). Secondo il documento, retrodatato al 321, l'imperatore romano Costantino I avrebbe ceduto alla Chiesa di Papa Silvestro I l

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Tarcisio, martire dell'eucaristia

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 29, 2021 9:58


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6636SAN TARCISIO, MARTIRE DELL'EUCARISTIA di Maria BigazziVeramente nell'Eucaristia Gesù ci ha dato tutto. Avendoci amato, ci amò fino alla fine, donandosi completamente a noi, restando presente sotto le specie del pane e del vino, per unirsi a noi nella santa Comunione.Tutte le più alte e più profonde espressioni dell'Amore di Dio sono racchiuse nell' Eucaristia. Essendo Amore infinito, Gesù Cristo non ci ha privati della Sua presenza, restando fra noi con umiltà nel Tabernacolo, nascosto sotto i veli eucaristici come vittima innocente in olocausto di adorazione al Padre, intercedendo incessantemente per noi.Ciò comporta anche una grande responsabilità da parte dell'uomo, in quanto Gesù si è reso "piccolo e indifeso" per arrivare a tutti, sottoponendosi al rischio di tante profanazioni e insulti da parte degli empi, che Egli sopporta per il Suo sconfinato Amore, piuttosto che privarci della Sua presenza sui nostri altari.Ma come ci ricorda Gesù stesso, "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto". A noi è stato dato il grande e infinito dono dell'Eucaristia, dove il Figlio di Dio, vero Dio e vero Uomo, aspetta notte e giorno che gli uomini si avvicinino a Lui, vera fonte di Vita.Per questo siamo chiamati anche ad essere difensori dell'Eucaristia, perché è grave mancanza, ma soprattutto grave peccato, commettere abusi verso di essa o permettere che vengano perpetrati.LA PIÙ GRANDE DI TUTTE LE MERAVIGLIESe noi crediamo che nell'Eucaristia sia realmente presente Dio, e così è, quale non dovrebbe essere il nostro rispetto e la nostra adorazione verso tale Sacramento!Oggi infatti, ad essersi perso è il senso del valore dell'Eucaristia, e a dimostrarlo sono i continui abusi, profanazioni, mancanze e irriverenze che vengono fatte a questo Sacramento.È dunque necessario ritornare a Dio, e a Lui per mezzo del Suo amato Figlio Gesù Cristo, mediante il Sacramento eucaristico e l'Adorazione.Dove possiamo trovare Dio? Certamente possiamo avvicinarci a Lui mediante l'Eucaristia, in cui Gesù è realmente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità; lo stesso "Gesù passato, presente e futuro", come affermava san Pier Giuliano Eymard.L'Eucaristia, infatti, che è ciò che di più prezioso abbiamo, e il faro che le nostre pupille non devono mai perdere.Una sublime descrizione di questo mirabile Sacramento la fornisce san Tommaso D'Aquino, che nella sua vita si adoperò instancabilmente per far conoscere e lodare Gesù Eucaristico.Insegna infatti, che "L'Eucaristia è il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'antica alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini".SAN TARCISIO (DA CUI IL NOME DEL VESTITO DEI CHIERICHETTI: LA TARCISIANA)Una figura molto importante per il suo amore verso Gesù Eucaristico e che ci può aiutare a riflettere sul ruolo a cui siamo chiamati, è san Tarcisio martire.Tarcisio, accolito della Chiesa di Roma, fu martirizzato giovanissimo, mentre portava la santa Eucaristia ai cristiani carcerati a causa della persecuzione.Profondamente legato a Gesù Eucaristico, egli si occupava del prossimo con grande carità, rischiando la vita per portare il vero Nutrimento ai fratelli perseguitati.Un giorno lungo il tragitto venne scoperto da alcuni soldati, i quali non riuscendogli a strappare l'Eucaristia dalle mani, lo uccisero brutalmente.San Tarcisio non cedette di fronte a coloro che volevano portargli via Gesù e per non farlo cadere in mani profane, lo strinse al petto proteggendolo con il suo corpo, guadagnando così la gloria del Paradiso.Il martirio di Tarcisio è riportato nell'epigrafe posta da papa Damaso sul suo sepolcro. La data della sua morte venne fissata il 15 agosto del 257 d.C.Nonostante le notizie della sua vita siano poche, in san Tarcisio abbiamo un esempio di grande virtù e coraggio. Egli ha speso tutta la sua esistenza per il Tesoro più grande e prezioso, offrendo la sua stessa vita piuttosto che permettere una grave profanazione.Nel giorno in cui il Signore gli chiese prova del suo amore, san Tarcisio si dimostrò un "servo buono e fedele" ricevendo in dono il premio eterno.Sul suo esempio, impariamo anche noi ad amare con tutto il cuore la santa Eucaristia, mettendola al centro della nostra vita, e portandole tutto il rispetto e l'adorazione che le deve essere dato.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Quando si ama l'Eucaristia... la frusta passa, ma Gesù resta!" parla di una storia realmente accaduta a tre bambine africane che per amore di Gesù hanno preferito le frustate al rimanere senza fare la comunione.Ecco l'articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 2 giugno 2021:Siamo in Gabon, all'inizio del XX secolo. Tre bambine hanno fatto la Prima Comunione e vanno a salutare il missionario, il quale le invita a ritornare qualche settimana più tardi per fare la Comunione. Esse promettono e se ne vanno.Impiegarono cinque giorni di cammino per ritornare a casa. Passate alcune settimane, le bimbe dissero al padre: "Papà, lasciaci andare alla Missione per fare la Comunione." Ma il padre, ancora idolatra, rifiutò. Poiché esse insistevano, intervenne il capo del villaggio: "Bambine, se partirete riceverete ciascuna cinquanta colpi di frusta sulla schiena".Senza dire nulla la bambine aspettarono la notte. Era molto buio e, pensando che nessuno le avrebbe viste, partirono. Ma le bloccarono, le condussero al centro del villaggio e ciascuna ricevette cinquanta colpi di frusta.L'indomani le bimbe si dissero: "Ci hanno talmente pestate ieri che oggi non penseranno più a noi." Partirono.Dopo cinque giorni arrivarono alla Missione. Erano sfinite, coperte di ferite e di lividi. Il missionario esclamò: "Bimbe, da dove venite? Che cos'è tutto questo sangue?" "Padre, ci hanno picchiato.""Ma chi è stato?" "Tu ci avevi detto di ritornare a fare la Comunione. Papà non ha voluto, e noi siamo partite lo stesso, ci hanno prese e tutte abbiamo ricevuto cinquanta colpi di frusta perdendo molto sangue.""Ma è orribile!" "Padre, Gesù non ha forse sofferto più di noi per salvarci?""Sì, ma..." "Guarda la Croce che hai sul petto. Lui è stato flagellato molto più di noi!"Qualche giorno dopo, le bambine, dopo aver curato le loro piaghe e nutrito le loro anime con il Pane dei forti, si prepararono a partire."Partite, bimbe?" Domandò il missionario. "Sì, padre.""Ma sarete ancora picchiate..." "Oh, sì, padre!""Altri cinquanta colpi di frusta?" "Sì, padre.""E non avete paura?" La più grande rispose: "Ascolti, padre: la frusta passa, ma Gesù resta!"

BASTA BUGIE - Comunismo
Il vero significato dell'antifascismo di oggi

BASTA BUGIE - Comunismo

Play Episode Listen Later Jun 29, 2021 8:40


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6625IL VERO SIGNIFICATO DELL'ANTIFASCISMO DI OGGI di Rodolfo CasadeiQuando, a mezzanotte circa del 9 giugno di due anni fa, fu annunciato che il nuovo sindaco di Forlì era il candidato della coalizione di centrodestra a trazione leghista Gian Luca Zattini, che con la sua vittoria poneva fine a un'egemonia di sindaci di sinistra che durava dal 1970, nella principale piazza cittadina la folla dei simpatizzanti cantò sguaiatamente Romagna mia. Più o meno nello stesso momento nella vicina Cesena si festeggiava l'ennesima vittoria di un candidato di sinistra, Enzo Lattuca, e la folla che accompagnava il neosindaco al Palazzo Comunale ritmava convinta: Bella ciao, come se il candidato rivale del centrodestra Andrea Rossi - un giovane imprenditore a capo di una lista civica, che alle successive regionali si sarebbe presentato con i liberalconservatori di Cambiamo! - fosse il cavallo di Troia di una cospirazione volta a portare la città dei tre papi sotto l'egida di un neofascismo in salsa leghista.BELLA CIAO CONTRO I NUOVI FASCISTIC'è una fetta di italiani ai quali si è fatto credere - o che fingono di credere - che ogni appuntamento elettorale nell'Italia repubblicana rappresenti un nuovo episodio della Resistenza contro il fascismo. Che si tratti di elezioni politiche o del voto per il sindaco, c'è sempre una minaccia fascista da respingere o un nuovo Mussolini da sloggiare da palazzo Chigi o più semplicemente dal palazzo comunale. Il passato truce e nauseante del fascismo è sempre sul punto di tornare: oggi ha il volto di Giorgia Meloni, fino a un anno fa aveva quello di Matteo Salvini, prima di lui per una dozzina di anni ha avuto quello di Silvio Berlusconi (Furio Colombo lo definì «il piccolo Duce», gli intellettuali parlavano di «fascismo catodico»), preceduto da Bettino Craxi che veniva ritratto nelle vignette con la camicia nera e gli stivaloni; negli anni Settanta Lotta Continua scandiva contro un famoso pluripresidente del Consiglio democristiano: «Fanfani, fascista, sei il primo della lista»; fascista era considerata la Dc nel suo complesso, e nei cortei del 1974 (l'anno del golpe dei militari di sinistra a Lisbona) si sentiva gridare: «L'han fatto in Portogallo, facciamolo anche qui: fuorilegge il Msi (il partito neofascista - ndr) e la Dc!».Tutti questi ricorsi della storia patria all'insegna della lotta a un fascismo proteiforme, che si ripresenta da un'epoca all'altra con vesti e nomi diversi ma con le stesse raccapriccianti prospettive, hanno avuto come colonna sonora Bella ciao, cantata con tono di sfida alle manifestazioni antileghiste, antiberlusconiane, anticraxiane, antidemocristiane, ecc.L'ANTIFASCISMO COME ARMA POLITICAL'antifascismo dovrebbe essere un collante istituzionale della Repubblica italiana, e a quasi 80 anni dagli eventi che ne fecero la principale fonte di ispirazione della lotta che contribuì alla liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista (supportata dai fascisti) del 1943-45, dovrebbe essersi allargato in un più generale rifiuto del totalitarismo sotto qualunque forma e veste ideologica. Invece alcune forze politiche - ieri il Pci e i gruppuscoli extraparlamentari, oggi il Partito Democratico e gli alleati alla sua sinistra - ne hanno fatto un'arma propagandistica contro gli avversari politici, un'accusa infamante che ha l'obiettivo di delegittimare qualunque partito o leader politico che dimostri di avere le qualità per tenere ieri il Pci, oggi i suoi eredi, fuori dalla stanza dei bottoni.Si spiega così la proposta di legge presentata da deputati di Partito Democratico, 5stelle, Liberi e Uguali e Italia Viva affinché la canzone Bella ciao diventi inno ufficiale delle celebrazioni del 25 aprile, festa della Liberazione, da suonare subito dopo l'inno nazionale noto come Fratelli d'Italia (il vero titolo originale è Il canto degli italiani). Esponenti di centrodestra contrari alla proposta hanno obiettato che questa canzone non può diventare inno ufficiale - accanto all'inno d'Italia - delle celebrazioni del 25 aprile perché non è mai stato l'inno dei partigiani, ma è stato incoronato tale negli anni Cinquanta-Sessanta dai partigiani comunisti. Non è questo il punto. Il punto è che Bella ciao è associata alla strategia dei partiti di sinistra di delegittimazione degli avversari politici attraverso l'accusa di fascismo. Tutte le volte che Bella ciao è stata cantata nelle manifestazioni che prendevano di mira Fanfani, Craxi, Berlusconi, Salvini e Meloni, ciò è stato fatto per trasmettere il messaggio che quegli avversari politici rappresentavano il ritorno del fascismo in Italia, e questo gli eredi ideali della lotta partigiana del '43-'45 non l'avrebbero permesso.LO AVEVA GIÀ CAPITO GUCCINIUfficializzare oggi Bella ciao accanto all'Inno di Mameli avrebbe il significato di creare un nuovo "arco costituzionale" come quello che negli anni Sessanta-Settanta aveva l'obiettivo di tenere fuori da qualunque coalizione di governo missini e monarchici: i primi perché eredi diretti del fascismo, i secondi perché avevano boicottato in gran parte l'assemblea costituente. Parificare Bella ciao all'Inno d'Italia nelle celebrazioni del 25 aprile dopo averla cantata e fatta cantare alle manifestazioni contro Salvini, Meloni e Berlusconi significa inviare il messaggio che Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia vanno ufficialmente riconosciuti come nuove versioni del fascismo, e che chi sta dalla parte della Liberazione e della Costituzione li deve combattere, se necessario, come nel '43-'45.Il punto lo ha goliardicamente illustrato Francesco Guccini, quando in coincidenza col 25 aprile dell'anno scorso ha diffuso un video con la sua versione di Bella ciao. Il testo faceva così: «Stamattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor. C'era Salvini con Berlusconi, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao con i fasci della Meloni che vorrebbero ritornar. Ma noi faremo la resistenza, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, noi faremo la resistenza come fecero i partigian. O partigiano portali via, come il 25 april».Probabilmente i deputati che hanno firmato la proposta di legge si sono ispirati alla genialata del cantautore modenese. Cui va riconosciuto il merito di avere esplicitato per i duri di comprendonio e per gli ipocriti tutti il vero significato dell'antifascismo italiano contemporaneo.

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Cade l'obbligo della mascherina, ma si trova ancora chi ce l'ha

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Jun 29, 2021 5:47


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6640CADE L'OBBLIGO DELLA MASCHERINA, MA SI TROVA ANCORA CHI CE L'HALa propaganda della paura ha generato un conformismo irrazionale che durerà per annidi Paolo Gulisano28 giugno 2021: un giorno importante. Un giorno che dovrebbe essere quasi di festa: finalmente il Governo ha tolto l'obbligo della mascherina all'aperto, un provvedimento adottato già da diversi giorni da tutti i Paesi europei. Molti italiani, tuttavia, hanno deciso di non usufruire di questa libertà: si stima che circa il 50% della popolazione per ora non intenda separarsi dalla barriera di carta posta su naso e bocca.Qualcuno ha parlato di un meccanismo psicologico post-traumatico. Una specie di riflesso condizionato, come quello dei famosi cani di Pavlov. Una "interiorizzazione del comportamento", una sorta di abitudine indotta difficile da perdere. Per molti, soprattutto anziani, si tratta del permanere di uno stato di paura che forse non se ne andrà mai. A forza di bombardamenti mediatici, fatti di immagini di bare e terapie intensive, e dopo le parole d'ordine reiterate ossessivamente per 15 mesi, in primis la terrificante "non esistono cure", le persone sono convinte di vivere sotto una minaccia continua, in una sorte di nube virale che non si alza.È vero: i dati dei contagiati, dei ricoverati, dei morti sono confortanti: sono analoghi a quelli dello scorso anno (anche se quest'anno ci sono in più milioni di vaccinati che però non hanno cambiato significativamente le varie curve) ma tutto ciò non ha tranquillizzato affatto la gente. D'altra parte, i virologi televisivi continuano a ripetere che altre ondate torneranno presto, e fin da subito l'ombra delle varianti offusca ogni speranza di un ritorno alla normalità.LA PROPAGANDA DELLA PAURANe avevamo parlato tempo fa: ancora per molto tempo, per anni, continuerà la propaganda della paura. Con conseguenze psicologiche e perfino antropologiche a cui abbiamo cominciato ad assistere da oggi, con una libertà, quella dalla mascherina, rifiutata, non utilizzata.Forse è subentrata in molti anche la rassegnazione: le misure di allontanamento sociale, restano, e presto - è quello di cui molti sono convinti - torneranno le restrizioni alla vita pubblica. Potrebbero dover rimanere in atto a intermittenza per altro tempo. Nuovi focolai delle più disparate varianti, normali o plus, potrebbero ripresentarsi.E i vaccini? Non erano loro la soluzione al problema? Si cominciano a diffondere dei dubbi sulla loro reale efficacia. Si comincia a sentire parlare di terza dose, di dosi annuali, continue. Naturalmente, si esclude la possibilità delle cure farmacologiche, e questo ha come conseguenza uno stato di tensione e di paura permanente, uno sconvolgimento della vita di milioni di persone, costrette a vivere con sempre minori libertà.E così avanti ancora con la mascherina: per strada, all'aperto, in auto. Oltre le regole precedentemente imposte da Cts e Governo, pena sanzioni.Rimarrà al suo posto sul volto di chi ancora lascerà intravedere gli occhi degli spaventati, di chi guarda con terrore a chi gli passa accanto per strada. Diranno che è prudenza, che è meglio seguire in eccesso le regole e mai in difetto. In realtà non c'è nulla di virtuoso in tali comportamenti, in questa sorta di fondamentalismo biologico, che, come tutti fondamentalismi è irragionevole. Non serve continuare a tenere la mascherina all'aperto con i dati epidemiologici esistenti, con le temperature attuali che rendono praticamente impossibile il permanere nell'aria dei droplets di muco o saliva attraverso i quali si trasmette il virus.LA MASCHERINA FA MALE ALLA SALUTECiò che da tempo sostengono vari ricercatori - che cioè la mascherina trattiene altri virus e batteri - diventa ulteriormente vero con il caldo, con il sudore, con l'aumento della ventilazione dovuta alla fatica di camminare e muoversi in un ambiente caldo-umido. La possibilità di auto-infettarsi con altri microrganismi che non siano il Covid diventa sempre più concreta.Infine, una delle immagini più preoccupanti della giornata di oggi, molto più di quella degli anziani impauriti ancora mascherati, è quella dei numerosi bambini e giovani che hanno mantenuto la mascherina. Evidentemente la propaganda ricevuta a scuola, o da molti adulti, ha funzionato perfettamente, e ha trasformato i ragazzi in soldatini obbedienti. Poco importa che la regola sia stata revocata. E così una generazione che ha ricevuto fin dall'infanzia messaggi invitanti a trasgredire, a rifiutare la fede dei padri, le tradizioni, oggi viene trasformata in un esercito di automi più realisti del re, più osservanti di quanto un comitato tecnico possa chiedere.Ora sappiamo cosa c'è dietro le mascherine: paura e conformismo.

BASTA BUGIE - Omosessualità
Gli Europei di calcio sotto la pressione della lobby gay

BASTA BUGIE - Omosessualità

Play Episode Listen Later Jun 29, 2021 7:59


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6637GLI EUROPEI DI CALCIO SOTTO LA PRESSIONE DELLA LOBBY GAY di Manuela AntonacciSembrava troppo bella per essere vera, la decisione presa dalla Uefa, di negare lo stadio 'arcobaleno' a Monaco di Baviera, in occasione di Germania-Ungheria, di ieri sera. Il motivo era quello di evitare riferimenti politici di alcun tipo. Così, stavamo già tirando un sospiro di sollievo perché finalmente "c'è chi dice no".Peraltro, la proposta era partita dal sindaco Dieter Reiter, che avrebbe voluto sostenere il movimento 'LGBT'. Anzi, a dire il vero, il sindaco tedesco, con il suo gesto, avrebbe voluto esprimere una presa di posizione precisa, contro il governo di Budapest, reo, secondo certa poco imparziale narrazione, di aver approvato leggi discriminatorie nei confronti degli omosessuali.In realtà, l'Ungheria di Orbán ha approvato con una maggioranza schiacciante un pacchetto di norme che vietano la pubblicità LGBT, sui media e nelle scuole. Quindi, il no della Uefa, in questo caso suonava particolarmente significativo. Eppure è accaduto che, alle prime proteste la UEFA, pur mantenendo ferma la decisione di non colorare di arcobaleno lo stadio, tuttavia, un mezzo passo indietro l'ha fatto, tingendo di tutti i colori il proprio logo, apposto ad un comunicato stampa, in cui ha risposto alla pioggia di critiche così: "Oggi la UEFA è orgogliosa di indossare i colori dell'arcobaleno. È un simbolo che incarna i nostri valori fondamentali, promuovendo tutto ciò in cui crediamo: una società più giusta ed egualitaria, tollerante con tutti, indipendentemente dal loro background, credo o genere. Alcune persone hanno interpretato la decisione della UEFA di rifiutare la richiesta della città di Monaco di illuminare lo stadio di Monaco con i colori dell'arcobaleno per una partita di EURO 2020 come "politica". Al contrario, la richiesta stessa era politica, legata alla presenza della squadra di calcio ungherese allo stadio per la partita di questa sera con la Germania. Per la UEFA, l'arcobaleno non è un simbolo politico, ma un segno del nostro fermo impegno per una società più diversificata e inclusiva".Ma noi aggiungiamo che, non si capisce perché si sarebbe dovuto illuminare lo stadio con i colori arcobaleno, mostrando sensibilità verso una sola forma di discriminazione. E tutte le altre? E perché non tenere conto delle donne discriminate o dei cristiani perseguitati o di chi subisce atti di razzismo? Siamo alle solite: l'atteggiamento discriminatorio viene, come al solito, proprio da parte di chi dice di voler combattere le discriminazioni e pretende, seppure implicitamente ma, con atti concreti (come questo, ad esempio) di creare una sorta di classifica, persino tra le discriminazioni. Una pretesa arrogante, insomma che tende a ribadire che, in teoria tutti sono uguali, ma nei fatti, ci sono alcuni più uguali degli altri.Nota di BastaBugie: l'autrice del precedente articolo, Manuela Antonacci, prosegue la sua lucida analisi con l'articolo seguente dal titolo "Ecco come il calcio si era inginocchiato ai diktat arcobaleno già prima di Euro2020".Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 24 giugno 2021:Anche il mondo del calcio, ormai, sembra essere entrato nel mirino LGBT.La Federcalcio tedesca, già dalla seconda partita del girone di Euro2020 disputata dalla Germania nella scorsa settimana, aveva reso noto che l'Uefa ha dato il suo consenso perché il portiere della nazionale, Manuel Neuer, indossasse la fascia di capitano con i colori dell'arcobaleno. Cosa che si è ripetuta anche ieri sera, in occasione dell'ultima partita del girone tra Germania e Ungheria, la stessa partita della discordia con il no all'illuminazione arcobaleno dello stadio ospitante, l'Allianz Arena di Monaco di Baviera.Come appare ben chiaro, il suo, vorrebbe essere un modo per esprimere solidarietà nei confronti della comunità LGBT+, durante il mese di giugno, il Pride Month. Ma si tratta di un gesto davvero arbitrario, se si pensa che, se non si usa la fascia di capitano standard, in realtà si va incontro a provvedimenti. O almeno di solito, tranne appunto quando in mezzo c'è la dittatura lgbt.Non solo, davvero due pesi e due misure, rispetto a quanto per esempio è accaduto a Gennaro Gattuso, qualche settimana fa che, dopo aver lasciato la Fiorentina, non è stato assunto dal Tottenham, perché i tifosi, quando sembrava tutto fatto, si sono scatenati sui social contro di lui, con l'hashtag #NoToGattuso.Il motivo? Gattuso sarebbe accusato di omofobia e razzismo e tutto sarebbe dovuto ad una frase pronunciata da lui, addirittura nel 2008, in cui semplicemente affermava: "Il matrimonio in chiesa deve essere tra uomo e donna, anche se siamo nel 2008 e ognuno fa quello che vuole. Io credo nell'istituto della famiglia da quando sono piccolo e per qualcuno che ha fede il matrimonio omosessuale è molto strano".Parole in cui non si prende di mira nessuno, ma si esprimono semplicemente le proprie convinzioni, riguardo ad una tematica diventata, però, terreno di scontro per chi vuol imporre non solo un'identità, ma anche una conseguente idea della famiglia fluida e, pur essendo completamente sganciata dal reale e della scienza, come se fosse l'unica e sola possibile e pensabile, pena essere segnati col marchio d'infamia di "omofobo" e subirne tutte le conseguenze del caso. Diktat ancora più grave se pensiamo che l'ex calciatore si era espresso in particolare sui matrimoni in chiesa, ribadendo quindi la sua fede e quella di milioni (e miliardi) di cristiani.Eppure c'è, fortunatamente, anche chi lo difende. Carolina Morace, allenatrice di calcio e dirigente sportiva, che non ha fatto mai mistero della propria omosessualità, ha fatto un post su Twitter (proprio il social su cui più si sono scatenati i tifosi del Tottenham) in italiano e in inglese, schierandosi dalla parte dell'ex allenatore di Milan e Napoli: "Io e Rino Gattuso abbiamo lavorato insieme al Milan e non abbiamo mai smesso di scambiarci idee e competenze professionali. Gattuso è contro ogni forma di discriminazione ed è una persona dalle doti rare. Chi afferma il contrario non lo conosce". Chiaro no?". Ogni tanto, dunque, una voce logica e lontana dai pressing ideologici, ma purtroppo per il panorama internazionale di Uefa e del mondo del calcio non basta.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della XIV domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Mc 6,1-6)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 29, 2021 5:20


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6489OMELIA XIV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,1-6)Le letture di questa domenica ci fanno riflettere sul dovere che abbiamo di ascoltare la Parola di Dio e di metterla in pratica, e sulle tristi conseguenze che derivano dalla nostra chiusura di cuore. Di questa chiusura parla sia la prima lettura che il Vangelo. Innanzitutto la prima lettura: Dio invia il profeta Ezechiele con queste parole: «Io ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me [...] Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito» (Ez 2,3-4).Questa durezza di cuore la ritroviamo nel brano del Vangelo che narra della predicazione che Gesù fece alla sinagoga di Nazareth, la sua patria. I nazaretani non ascoltarono la parola del Signore e si meravigliarono di come poteva essere che Gesù avesse una tale sapienza. Rimasero stupiti, ma non si convertirono: l'avevano visto crescere e vivere umilmente, l'avevano visto lavorare come falegname senza alcun segno di grandezza, e non vollero accogliere la sua parola.Senza volerlo, gli abitanti di Nazareth ci offrono la più preziosa testimonianza della vita nascosta di Gesù. Furono trent'anni di vita normalissima, fatta di tante azioni ordinarie e ripetitive. Durante quei trent'anni, Gesù santificò il lavoro e si guadagnò il pane con il sudore della sua fronte. Durante quei trent'anni, il nostro Maestro divino visse sottomesso a Maria sua Madre, servendola e proteggendola, soprattutto dopo la morte di san Giuseppe.Alla luce di questo esempio così luminoso, cerchiamo di apprezzare anche noi la vita di ogni giorno, il lavoro assiduo, il dovere quotidiano, le mille azioni forse monotone che si ripetono sempre uguali. Sarà proprio conducendo questa "vita nascosta" che anche noi ci santificheremo, come hanno fatto tanti nostri fratelli e sorelle, sconosciuti ai più, ma che un giorno conosceremo.Comprendiamo anche noi che la santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel compiere le azioni ordinarie straordinariamente bene, proprio come ha fatto Gesù in quei lunghi anni di vita nascosta. Questa fu la vita di Maria Santissima, una vita che non si distinse per miracoli e predicazioni, ma unicamente per il suo ardente amore a Dio e al prossimo.Per Gesù venne poi il tempo della predicazione e dei miracoli, ma a Nazareth non lo vollero accogliere, tanto che il Signore proruppe in questa amara constatazione: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6, 4). Il testo del Vangelo dice addirittura che gli abitanti di Nazareth si scandalizzarono a motivo di quella predicazione inaspettata.La cosa più brutta fu che il Signore non poté compiere nessun prodigio, se non qualche guarigione, evidentemente concessa a qualche anima umile che aprì il suo cuore alla grazia di Dio (cf Mc 6,5). Gesù si meravigliò della incredulità dei più, e andò a predicare in altri villaggi.Da questo episodio impariamo una triste realtà: la nostra mancanza di fede paralizza in un certo senso l'Onnipotenza di Dio. Spesso anche per noi Gesù non può compiere grandi cose, proprio a motivo della nostra incredulità. Vogliamo dunque rinnovare la nostra fede e chiedere al Signore che la dilati sempre di più.Un giorno Gesù disse a santa Faustina che pregare è un po' come attingere acqua da un pozzo. Quanto più il secchio è grande, tanto più abbondante sarà l'acqua che si riuscirà ad attingere. Ebbene, il pozzo simboleggia il Cuore di Gesù, la fune raffigura la nostra preghiera, e il secchio rappresenta la nostra fiducia: quanto più la fiducia è grande, tanto più numerose saranno le grazie che riceveremo dal Cuore sacratissimo del nostro Redentore.Quando la nostra preghiera è fiduciosa diventa molto potente e può ottenere tutto ciò che è veramente utile. Per questo motivo, san Claudio de La Colombiere affermava che la preghiera è l'Onnipotenza di Dio nelle nostre mani. Per questo motivo, san Massimiliano Maria Kolbe scriveva: «Sii un'anima di preghiera e di umiltà, e vedrai anche i miracoli, se sarà necessario». La nostra preghiera sarà sempre ascoltata nella misura della nostra umiltà, fiducia e perseveranza.Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sitohttp://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

BASTA BUGIE - Cinema
Dracula untold, il film su Vlad III di Valacchia che difese i cristiani dai turchi musulmani

BASTA BUGIE - Cinema

Play Episode Listen Later Jun 28, 2021 10:54


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3628DRACULA UNTOLD, IL FILM SU VLAD III DI VALACCHIA CHE DIFESE I CRISTIANI DAI TURCHI MUSULMANI Vlad III è realmente esistito. A lui si è ispirato lo scrittore irlandese Bram Stoker nella creazione del suo personaggio più famoso, il conte Dracula, protagonista dell'omonimo romanzo da cui nascono i vari film su Dracula, tra cui il recente Dracula Untold. Ma chi era davvero?Vlad III di Valacchia (1431 - 1476) fu membro della Casa dei Drăculești, un ramo della Casa di Basarab, molto conosciuto anche con il suo nome patronimico: Dracula.Noto anche come Vlad l'Impalatore, fu tre volte voivoda (principe) di Valacchia. Suo padre, Vlad II Dracul, fu membro dell'Ordine del Drago, fondato per proteggere il Cristianesimo in Europa orientale dall'invasione musulmana.Vlad III è venerato come eroe popolare in Romania così come in altre parti d'Europa per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio.Il soprannome di Impalatore deriva dalla sua pratica di impalare i nemici uccisi per esporli ai confini in modo che fungessero da monito per i musulmani invasori. È discusso dagli storici se Vlad impalasse i nemici da vivi oppure solo una volta che erano già morti, ma pare più probabile quest'ultima ipotesi visto che lo scopo principale era l'ammonimento.Inoltre intorno alla figura di Vlad III sono sorte alcune leggende. Una di queste narra di una coppa d'oro fatta mettere da Vlad nella piazza principale della città Tirgoviste che non venne mai rubata perché perfino i ladri avevano paura del principe.Secondo un'altra leggenda, un mercante straniero di passaggio per Tirgoviste lasciò per una notte intera incustodita una cassa di denaro. Scoperto che gli erano stati rubati 160 ducati d'oro il mercante informò della cosa il principe Vlad, il quale per catturare il ladro chiese aiuto ai cittadini pena la distruzione della città. Vlad fece inoltre restituire al mercante la somma di 160 ducati più uno. Il giorno seguente, contati i soldi, il mercante informò il principe del ducato in più e glielo riconsegnò. Vlad lo informò che se non avesse riportato il ducato in più sarebbe stato impalato insieme al ladro.Durante il Medioevo, il sultano turco era solito reclutare bambini da ogni terra per addestrarli e farli diventare suoi soldati: erano i giannizzeri.Questi comprendevano la fanteria che formava la guardia personale e dei beni del sultano ottomano. Gli incaricati del sultano obbligavano le comunità cristiane che vivevano nelle campagne a cedere i loro figli più robusti tra l'età dei 6 e 9 anni per addestrarli alla vita militare come giannizzeri o a quella amministrativa di corte. Spesso i genitori intenzionalmente tagliavano le dita dei propri figli per far in modo che non fossero idonei all'arruolamento.Ogni quattro anni gli inviati del sultano percorrevano i villaggi balcanici e catturavano un quinto dei bambini cristiani dai sei ai nove anni, inizialmente scegliendoli a caso, poi selezionando con cura i più robusti. All'avvicinarsi della data in cui i bambini avrebbero dovuto essere selezionati, molti cristiani fuggivano nelle montagne dove si davano alla macchia con i loro bambini.L'addestramento dei giannizzeri avveniva in un clima di rigida disciplina. I ragazzi erano sottoposti a grandi fatiche in strutture scolastiche estremamente spartane. Obbligati a rispettare il celibato così da non avere alcuna remora sul campo di battaglia, i giannizzeri erano forzatamente incoraggiati alla conversione all'Islam.Lo scopo di tale addestramento era la costituzione di una compagine militare professionistica obbligata alla lealtà, dietro legame di schiavitù; il Sultano era considerato padre de facto di ogni soldato, anzi era egli stesso soldato iscritto nella prima compagnia e quindi virtualmente uno di loro.Ai giannizzeri veniva insegnato a considerare il reggimento come la propria casa e la propria famiglia. Il reggimento ereditava gli averi dei soldati alla loro morte.Tra i giannizzeri vi era Vlad III di Valacchia, il quale divenne presto noto come l'impalatore poiché lasciava tutti gli uomini da lui uccisi trafitti su lunghe lance come forma di terrore psicologico verso i suoi nemici. Liberatosi dal suo incarico come soldato, Vlad fu fatto principe di Transilvania dal sultano e, pentitosi di tutte le atrocità compiute, decise di convertirsi e di mettere su famiglia, prendendo in moglie una donna, Mirena, e avendo da lei un figlio, Ingeras.Durante una perlustrazione, Vlad ritrova, grazie allo zingaro Shkelgim, i cadaveri di alcuni soldati turchi, scoprendo che provengono dal misterioso "Picco del Dente Rotto". Giunto sul posto, il principe scopre la presenza di una misteriosa creatura, che uccide le sue guardie. Riuscito miracolosamente a salvarsi grazie alla sua spada d'argento, Vlad ritorna al suo palazzo, il Castello Dracula (chiamato così per l'appartenenza della stirpe di Vlad, un cavaliere dell'Ordine del Dragone: Dracula, infatti, significa "Figlio del Drago"), e qui scopre la storia di un uomo che, facendo un patto col Diavolo, ottenne i poteri della notte e il dominio su tutte le sue creature, divenendo un vampiro. Il giorno seguente, durante una festa a palazzo, giunge un battaglione turco per richiedere un tributo; Vlad offre loro dell'argento, ma i turchi affermano di volere 1000 bambini da addestrare, tra cui suo figlio Ingeras. Il principe, su consiglio di Mirena, cerca di convincere il sultano Maometto II a cambiare idea, essendo i due cresciuti insieme, ma questi non si lascia convincere. Il giorno in cui un battaglione turco viene a prendere Ingeras, Vlad uccide tutti i soldati, dichiarando guerra a Maometto. Rendendosi tuttavia conto di aver bisogno di maggior potere, Vlad decide di tornare dalla creatura sul Picco del Dente Rotto; giunto sul posto, il principe dialoga con la creatura, che si rivela essere un "Maestro Vampiro".Affermando di voler difendere la sua gente e la sua famiglia, Vlad chiede aiuto al Maestro Vampiro, il quale gli offre la possibilità di ottenere i suoi poteri per tre giorni: in questo lasso di tempo il principe sarà invincibile ma dovrà resistere alla sete di sangue fino alla fine del terzo giorno, altrimenti la maledizione del Maestro Vampiro passerà permanentemente a lui dannandolo per l'eternità. Inoltre, quando il Maestro Vampiro lo deciderà, Vlad dovrà agire per conto suo. Il principe accetta e, dopo aver bevuto il sangue del Maestro Vampiro, ottiene i suoi poteri. Giunto presso il Castello Dracula sotto forma di una nube di pipistrelli, trova la sua gente sotto assedio da parte di 1000 soldati turchi ma, con l'ausilio dei suoi nuovi poteri, Vlad elimina facilmente tutti i soldati; temendo per il suo popolo, ordina poi alla sua gente di trasferirsi su un monastero sulle montagne difficilmente conquistabile dai musulmani.Il film si conclude con il figlio di Dracula, Ingeras, incoronato nuovo sovrano della Transilvania. Il nome di Vlad, divenuto leggenda, verrà tramandato nei secoli, pur lasciando una nube di mistero sulla sua storia.Se fosse finito qui sarebbe un buon film. Purtroppo la scena finale lo rovina. Infatti, in una Londra ambientata ai giorni nostri, Vlad, creduto morto alla fine della battaglia ma in realtà salvato da Shkelgim, trova Mina, una donna che si rivelerà essere la reincarnazione di Mirena. Mentre il principe si allontana con la donna, il Maestro Vampiro li osserva in lontananza, deciso infine ad utilizzare Vlad per i suoi scopi.Questo accenno alla reincarnazione (totalmente fuori luogo visto il contesto cristiano del film) serve probabilmente al regista come aggancio ad una eventuale successiva pellicola su Dracula ai giorni nostri... Peccato davvero. Per il resto, un gran bel film da godersi come un buon fantasy, ma anche per riflettere sul fenomeno storico, peraltro sempre attuale, della invasione islamica e sul tema fondamentale della tentazione di usare mezzi discutibili per raggiungere uno scopo buono.Per approfondimenti e per vedere il trailer del film DRACULA UNTOLD e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Nella fede meglio pochi, ma buoni

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Jun 22, 2021 6:15


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6603NELLA FEDE MEGLIO POCHI, MA BUONI di Corrado GnerreMolti credono che il valore dei movimenti ecclesiali debba giudicarsi con parametri necessariamente quantitativi; che pure - ovviamente - hanno la loro importanza, ma solo se accompagnati dalla qualità. E così si pensa che molti di questi movimenti, che contano tanti adepti, diano necessariamente buoni frutti perché hanno tanto, perché traboccano di seguaci, perché riempiono le piazze e i palazzetti dello sport... anche se poi -si sa- i palazzetti dello sport li riempiono pure i Testimoni di Geova.Nella sua famosa Teologia della perfezione cristiana, padre Antonio Royo Marin, citando la Scolastica spagnola della Scuola di Salamanca, dice che rende molta più gloria a Dio una sola vera conversione alla santità che non mille tiepide, o addirittura false, conversioni. Ecco le parole che riporta il Marin: "Piace di più a Dio e lo glorifica di più il predicatore e il maestro di vita spirituale che converte un solo peccatore e lo porta fino allo stato di perfezione, che colui il quale converte molti, ma li lascia nella tiepidezza." (Salmanticemses, De veritate, 5, 76, cit. A. Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, Paoline, p.612.)È proprio vero questo? Leggiamo qualche citazione importante e capiremo.Il Vangelo di Matteo al capitolo 7, versetti 15-20, racconta: "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: ‘Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere'." Gesù, dunque, parla non di molti frutti, bensì di frutti buoni, saporiti, gustosi, ottimi da mangiare, nutrienti. Non dice che bisogna giudicare gli alberi dalla ricchezza numerica dei frutti, bensì dalla loro bontà.Certamente - come dicevamo prima - il dato quantitativo è importante, soprattutto relativamente agli ordini religiosi e alle vocazioni, ma va anche ricordato che il parametro quantitativo non va assolutizzato. Anzi, potrebbe anche essere fuorviante. I "frutti" di cui parla Gesù non sono la quantità, bensì la qualità della vita cristiana e della vita religiosa; e tale qualità si misura solo con la Vita di Grazia (dunque l'odio verso il peccato) e con la conformità piena alla Verità Cattolica nella sua integrità.San Vincenzo de' Paoli (1581-1660) così commenta le parole di Gesù: "Amiamo Dio, fratelli miei, amiamo Dio, che sia però a spese delle nostre braccia, che sia con il sudore dei nostri visi. Perché spessissimo, tanti atti di amore di Dio, di compiacenza, di benevolenza e altri simili affetti e pratiche di un cuore tenero, anche se buonissimi e molto desiderabili sono per lo meno molto sospetti se non si viene alla pratica dell'amore effettivo. «In questo, dice nostro Signore, è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto» (Gv 15,8). E a questo dobbiamo stare molto attenti; perché sono parecchi, per quanto ben composto sia il loro esteriore, e riempito di grandi sentimenti per Dio il loro interiore, a fermarsi qui. E quando vengono ai fatti e si trovano in occasioni di agire, vengono meno. Vanno fieri della loro immaginazione infervorata; si accontentano dei dolci colloqui che hanno con Dio nell'orazione; anzi ne parlano come angeli. Però, alla fine, se si tratta di lavorare per Dio, di soffrire, di mortificarsi, d'istruire i poveri, di andare a cercare la pecora smarrita, d'amare che manchi loro qualche cosa, di consentire alle malattie o a qualunque altra disgrazia -purtroppo!- non c'è più nessuno, il loro coraggio vien meno. No, non ci inganniamo. Tutto il nostro compito consiste nel passare dalle parole ai fatti." (Vincenzo de' Paoli, Colloqui spirituali ai Missionari, ed.1960, pp.905-907).Sant'Agostino (354-430) tiene a sottolineare che l'ascolto senza il mettere in pratica non vale a nulla. Egli scrive: "Non ingannate voi stessi, fratelli miei, che pure siete venuti con desiderio ad ascoltare la parola; se non mettete in pratica ciò che avete ascoltato, smentite voi stessi. Considerate che, se è attraente l'ascoltare, quanto più il realizzare. Se non ascolti, se trascuri di ascoltare, non edifichi nulla. Se ascolti e non metti in pratica, metti mano ad una rovina... (Agostino di Ippona, Discorso 179, 8-9, PL 38, 970-971).E allora rileggiamo ciò che dice la Scuola di Salamanca: "Piace di più a Dio e lo glorifica di più il predicatore e il maestro di vita spirituale che converte un solo peccatore e lo porta fino allo stato di perfezione, che colui il quale converte molti, ma li lascia nella tiepidezza."Lo sapete perché? Perché - come dice san Tommaso - glorifica più Dio una sola anima in Grazia che non l'universo intero.

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio
La moglie a Peppone: perchè mi hai sposata?

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio

Play Episode Listen Later Jun 22, 2021 4:58


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6629LA MOGLIE A PEPPONE: PERCHE' MI HAI SPOSATA? di Lorenzo BertocchiA Peppone i sondaggi telefonici non erano mai piaciuti, ma la signorina gentile lo aveva preso alla sprovvista a proposito di una indagine sullo stato del matrimonio in Italia:«È una domanda soltanto, non si preoccupi: perché lei ha sposato sua moglie?».Peppone restò mezzo tramortito, anche perché la domanda era arrivata in salotto in uno di quei giorni in cui i figli e nuore e nipoti gli stavano invadendo la casa crinale. «Ma che domanda è questa?», disse, senza però riuscire a trovare una ragione per questa domanda sensata. «Guardi, è passato molto tempo e ci devo pensare».La signorina disse che lo avrebbe chiamato il giorno dopo per avere la risposta. Peppone arrivò in cucina e la signora Bottazzi si accorse che qualcosa non andava. «Chi era al telefono?».«Un'indagine demoscopica per la democrazia, volevano sapere perché ti ho sposata...».Se la curiosità è femmina, davanti a una domanda come questa si aggiunge anche la curiosità della moglie, producendo un effetto senza via di scampo per il marito. Della democrazia alla base del sondaggio alla signora Bottazzi non importava un bel niente, la domanda non ammetteva risposte democratiche.«Io comunque non ho risposto perché preso alla sprovvista ...», attaccò Peppone vista la situazione.«E adesso ce l'hai la risposta? Perché mi hai sposata?», rispose la signora moglie con un tono da tribunale dell'Inquisizione.A quel punto Peppone cercò di ripensare ai momenti della giovinezza, dei primi incontri etc, etc, ma il massimo di risposta che ne cavò fuori fu: «Perché volevo farmi una famiglia e avere dei figli».«E che motivo è mai questo! Allora potevi sposarti anche con un'altra...».«È il destino! Si dice che Dio li fa e li accoppia, uno ci nasce per sposare una talaltra».«Peppone, ma che bel romantico che sei... proprio una bella storia d'amore e passione. E io che passo una vita con uno così e questo non sa neanche perché mi ha sposata...».«E tu allora, perché mi hai sposato?», provò a contrattaccare un Peppone alle corde.«Beh, io mi sono lasciata sposare da te, è ovvio. È l'uomo che si fa avanti!».«Bene», rispose Peppone, «quindi se si fosse fatto avanti un altro era uguale, allora anche tu non sai perché mi hai sposato!».Tutta la famiglia assisteva attonita al dibattito che in quel momento fu attraversato dal silenzio. La signora Bottazzi andò alla finestra del tinello per guardare l'orizzonte: «Ma vi rendete conto... se ci siamo sposati per caso questo è un matrimonio senza fondamenta e voi», disse guardando i figli e nipoti, «siete prodotti del caso e avreste potuto essere anche figli e nipoti di altri due».«Eh no», rispose Peppone, «questa è roba nostra».A quel punto saltò su il Giovannino, di anni 6, il più piccolo fra i nipoti. «Meno male che il nonno ha sposato la nonna, e la nonna ha sposato il nonno, che hanno fatto il papà che ha sposato la mamma, che poi ha fatto me. Perché è sempre meglio essere nipoti di due disgraziati di nonni e figli di un papà e una mamma piuttosto che nipoti e figli di due estranei».Il ragionamento filava e convinse anche Peppone e la signora Bottazzi, i quali in quel momento sembrarono anche ricordarsi perché si erano sposati. Il giorno dopo la signorina che aveva aperto il dibattito telefonò per avere la risposta.La signora Bottazzi prese in mano la situazione telefonica: «Mio marito dice di avermi sposato per ovvie ragioni».«Ma le sembra un motivo valido?», rispose la signorina.«Guardi, ognuno si sposa come può e comunque il fatto è che l'importante è che il marito sposi sua moglie evitando così che i suoi figli cadano in mano d'estranei!».

BASTA BUGIE - Storia
Il cristianesimo feconda la società, senza compromessi col potere politico

BASTA BUGIE - Storia

Play Episode Listen Later Jun 22, 2021 8:50


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6627IL CRISTIANESIMO FECONDA LA SOCIETA', SENZA COMPROMESSI CON IL POTERE POLITICO di Corrado GnerreIl 13 giugno del 313 venne promulgato l'Editto di Milano. Costantino I il Grande (imperatore dal 306 al 337) adottò verso il Cristianesimo una politica negli anni sempre più favorevole. In una lettera agli orientali del 324 arrivò al punto di esortare i sudditi ad abbracciare il Cristianesimo. Fu particolarmente preoccupato di preservare l'unità della Chiesa, come dimostrano i suoi interventi nella controversia sul donatismo nel 312 e, soprattutto, la convocazione del Concilio di Nicea nel 325 per condannare l'arianesimo. Ovvero quella eresia che negava la natura divina, accanto a quella umana, di Gesù. La stessa fondazione di Costantinopoli, nel sito dell'antica Bisanzio, avvenuta nel 326, si spiega, oltre che per ragioni strategiche, con l'intenzione da parte di Costantino di disporre di una capitale sottratta ad ogni tradizione pagana.Una delle accuse più frequenti che si fanno al Cattolicesimo è quella di essersi nei secoli troppo compromesso con il potere politico. E il punto discriminante sarebbe proprio Costantino. Si dice - soprattutto da parte protestante, ma non solo - che fino a Costantino la Chiesa fu, bene o male, fedele al suo mandato, ma poi sarebbe divenuta una sorta di instrumentum regni, cioè un vero e proprio strumento del potere politico. Davvero le cose sono andate in questo modo? Tutt'altro. In realtà Costantino non fu altro che uno strumento della Provvidenza, uno strumento che ebbe il merito di capire l'essenza vera del Cristianesimo.Il Cristianesimo non è affatto alternativo al mondo in quanto realtà creata da governare ed organizzare. Certo, il "mondo", insieme al "diavolo" e alla "carne" sono i tre nemici del cristiano, ma in questo caso il "mondo" deve intendersi non come realtà creata, che di per sé è "cosa buona" (Genesi 1), quanto come ambizione di potere e tentativo di trovare la propria realizzazione e la propria felicità unicamente su questa terra.Ci sono almeno quattro motivi alla base di questa "attenzione" del Cristianesimo nei confronti della società:1) La fede nel peccato originale.2) La concezione cristiana dell'uomo.3) Il Mistero dell'Incarnazione.4) La libertà di giudizio come esito dell'autonomia politica ed economica.1) LA FEDE NEL PECCATO ORIGINALEPrima di tutto la fede nel peccato originale. Questa fede è stata da sempre l'antidoto ad ogni deriva utopistica del Cristianesimo stesso. Ragioniamo. Se Adamo ed Eva, pur vivendo nella società migliore possibile (il paradiso terrestre), peccarono, vuol dire che l'uomo è sempre chiamato nella sua libertà a decidere di essere buono o cattivo. Certo, un'influenza della società c'è. Non si può negare che da una famiglia moralmente sana più facilmente usciranno dei figli bravi, così da una società virtuosa che riconosce ciò che è bene e condanna ciò che è male, più facilmente si potrà conquistare il paradiso. D'altronde Pio XII ebbe a dire: "Dalla santità delle strutture politiche dipende la salvezza degli uomini." Ma non c'è nessun determinismo, ogni uomo singolarmente è chiamato ad essere buono o cattivo. Ebbene, proprio il rifiuto costitutivo di ogni utopia, fa sì che il Cristianesimo, realisticamente, ponga attenzione alla società, non con la pretesa di crearne una perfetta, ma con la convinzione della necessità che essa sia orientata verso il bene, che sappia salvaguardare il bene comune, che possa difendere chi non ha la possibilità di difendersi... ciò perché il male non potrà mai essere eliminato dalla terra se non alla fine dei tempi.2) LA CONCEZIONE CRISTIANA DELL'UOMOIl secondo motivo è la concezione cristiana dell'uomo (l'antropologia cristiana). Il Cristianesimo dice che l'uomo è formato da anima e corpo, cioè che è stato voluto da Dio non solo in anima ma anche in corpo. Insomma, c'è un rifiuto tanto del materialismo quanto dello spiritualismo. Certo, l'anima deve governare il corpo, tra anima e corpo c'è un indiscutibile rapporto gerarchico; ma l'uomo non è solo la sua anima bensì anche il suo corpo. Da qui l'attenzione alla società.3) IL MISTERO DELL'INCARNAZIONEIl terzo motivo è legato al Mistero dell'Incarnazione. Dio si è fatto uomo per la salvezza dell'uomo. Ha salvato attraverso la carne. San Bernardo infatti dice: "(...) poiché siamo carnali, Dio fa che il nostro desiderio e il nostro amore comincino dalla carne." L'incarnazione valorizza la dignità della condizione umana, perché essa è la salvezza che passa attraverso la realtà corporale. Il Verbo incarnato realizza la salvezza con tutto se stesso. La realizza tanto con la sua natura divina, quanto con quella umana. Il corpo di Gesù è realtà salvifica. Ciò è una gratificazione per l'uomo perché - in un certo qual modo - lo "costringe" a fare attenzione al creato, a governarlo secondo la Verità e il Bene e non consentendogli alcuna "fuga" settaria verso realtà alternative o, peggio, verso imminenti conclusioni palingenetiche e apocalittiche.4) LA LIBERTÀ DI GIUDIZIO COME ESITO DELL'AUTONOMIA POLITICA ED ECONOMICAIl quarto ed ultimo motivo è la libertà di giudizio come esito dell'autonomia politica ed economica. Gesù disse che i suoi discepoli, pur non essendo del mondo, dovevano essere nel mondo. Da qui la gestione da parte degli apostoli di una cassa. E' vero che il cassiere era Giuda e che forse, a riguardo, una certa predisposizione l'avesse, ma Gesù legittimò la gestione di un'autonomia economica. Quello che viene chiamato "potere temporale" non nacque dopo alcuni secoli con la cosiddetta donazione del Castello di Sutri (728), ma sin da subito. Senza autonomia economica, non c'è libertà di giudizio e senza libertà di giudizio non vi può essere la Chiesa. Non a caso tutte le sedicenti chiese cristiane che hanno rifiutato il potere temporale sono finite per sottomettersi ai vari poteri politici.Dunque, l'avversione alla cosiddetta "Chiesa costantiniana" non è altro che la riproposizione di un cristianesimo spiritualista e gnostico. Riproposizione, perché si tratta di una specie di fiume carsico che ogni tanto riemerge nel corso della storia e si rende manifesto in varie eresie, anche formalmente diverse fra loro, ma accomunate proprio da questa convinzione.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XIII Domenica del Tempo Ordinario

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 22, 2021 5:08


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6488OMELIA XIII DOM. TEMPO ORD. - ANNO B (Mc 5,21-43)Il Vangelo di questa domenica ci presenta due miracoli di Gesù: la risurrezione della figlia di Giairo e la guarigione della donna colpita da continue emorragie. Con questi due miracoli, Gesù ha voluto da una parte venire incontro alle sofferenze umane e, dall'altra parte, ha voluto dimostrare la sua potenza divina sul male e sulla morte.Il male e la morte erano entrati nel mondo a causa del peccato: «Per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono» (Sap 1,24). Per invidia, il demonio ha tentato Adamo ed Eva, volendoli trascinare nell'eterna perdizione. L'invidia è il più brutto dei peccati, in quanto fa sì che noi ci rattristiamo per tutto il bene che Dio opera nei nostri fratelli. L'invidia è il solo peccato che non dà assolutamente nulla: gli altri vizi, apparentemente, danno un certo appagamento che, comunque, conduce alla rovina dell'anima; l'invida, invece, dà solo tristezza e rancore.Esaminiamo seriamente la nostra coscienza per vedere se anche in noi serpeggia questo brutto vizio. Impariamo a rallegrarci per tutto il bene che vediamo nel prossimo e a ringraziare Dio per questo. Se di cuore faremo così, il Signore ci premierà, donandoci gli stessi beni. Dobbiamo rallegrarci del bene altrui come se fosse il bene di un nostro fratello carissimo.Dominando sul male e sulla morte, Gesù dimostra di essere il Redentore, ossia Colui che toglie i peccati del mondo. Il discorso è molto semplice: eliminando la morte e la sofferenza, Gesù ci fa comprendere che Egli ha anche il potere di eliminare anche il peccato, il quale è la causa di tutto il male che vi è su questa terra.Da parte nostra si impone però una scelta: da una parte abbiamo la vita della grazia; dall'altra, la morte del peccato. Se scegliamo il bene, diffonderemo il bene in questo mondo; se scegliamo il peccato, non faremo altro che aumentare il male su questa terra, fino ad arrivare alla morte dell'eterna perdizione.Il contatto con Gesù ha guarito la donna malata; il contatto con Gesù guarirà anche noi dal male del peccato. Come possiamo entrare in contatto con Gesù? Per mezzo dei sacramenti della Confessione e della Comunione. In modo particolare, in questa riflessione, vogliamo soffermarci sul sacramento della Confessione che ci libera dalle nostre colpe.Per liberare le anime dal peccato, alcuni Santi hanno avuto la missione di dedicarsi completamente al ministero delle Confessioni, e così essi divennero come degli intermediari tra la misericordia di Dio e la miseria dell'uomo. Pensiamo a San Pio da Pietrelcina e a san Leopoldo Mandic, i quali passarono la gran parte delle loro giornate dentro il confessionale, per sanare le anime di tanti fratelli e sorelle. Dio solo sa quante anime, grazia a loro, abbiano trovato la salvezza, entrando in contatto con Gesù, proprio come la donna di cui parla il Vangelo di oggi.Anche noi prepariamoci ad una buona Confessione, come se fosse l'ultima della nostra vita, per iniziare una vita nuova, splendente di grazia e ricca di tanti buoni frutti. È lì, nel confessionale, che avvengono i più grandi miracoli, allorquando l'anima, morta per il peccato, viene toccata dalla misericordia di Dio, e diviene bianca come la neve.Un giorno andò da sant'Antonio un grande peccatore deciso a cambiar vita e a riparare tutti i mali commessi. Si inginocchiò ai suoi piedi ed era tale la sua commozione da non riuscire ad aprir bocca, mentre le lacrime di pentimento gli bagnavano il volto. Allora sant'Antonio gli consigliò di ritirarsi e di scrivere su di un foglio i suoi peccati.L'uomo obbedì e ritornò con una lunga lista. Sant'Antonio li lesse a voce alta, poi riconsegnò il foglio al penitente che se ne stava in ginocchio. Quale fu la meraviglia del peccatore pentito, quando vide che il foglio era tornato perfettamente pulito. I peccati erano spariti dall'anima del peccatore e così pure dal foglio su cui erano scritti.Ringraziamo Gesù per la sua bontà e vogliamo essere anche noi toccati ed afferrati dalla sua misericordia, confessandoci bene e frequentemente. L'Immacolata, Speranza dei peccatori, ci ottenga tutto questo dal Cuore del Figlio suo.Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sitohttp://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della dodicesima Domenica del Tempo Ordinario - Anno B - (Mc 4,35-41)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 15, 2021 6:09


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6487OMELIA XII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 4,35-41)Spesso il Vangelo ci presenta un Gesù dominatore delle malattie e delle potenze demoniache. Nel brano di oggi il suo potere si allarga fino ad abbracciare gli elementi della natura nella loro raffigurazione più grandiosa e potente: il mare. Il tema è fondamentalmente uguale, perché nel simbolismo della Bibbia, il mare, pur sottomesso al dominio di Dio, rimane un mondo carico di misteri e di pericoli, a motivo della profondità dei suoi abissi, dell'amarezza delle sue acque, del perpetuo fluttuare delle sue onde, della sua potenza distruttrice quando si scatena. Esso diventa perciò anche l'immagine più eloquente ed efficace delle forze del male, orgogliose e minacciose, che trovano una plastica raffigurazione nei mitici e favolosi mostri che la fantasia popolare colloca nei suoi abissi.DIO, IL SIGNORE DELLE FORZE DELLA NATURAEppure il mare, questa realtà potente e tumultuosa, è sottomessa a Dio. Dio era là quando nacque uscendo dal seno della terra; come un bambino indifeso lo avvolse di fasce (caligine) e lo vestì (nube). Il salmo responsoriale ed il vangelo, mentre sottolineano la signoria di Gesù sul mare, ci suggeriscono l'invocazione fiduciosa a Dio nel pericolo, e lo stupore e il timore di fronte alla potenza del Signore che comanda.Entrambi i brani scritturistici presentano lo stesso schema letterario: la situazione di pericolo (lo scatenamento delle forze del mare), l'invocazione fiduciosa di Dio, l'intervento miracoloso del Signore, l'azione di grazie (salmo), lo stupore e il timore (vangelo). Il tema della fede-fìducia nelle prove diventa centrale nel vangelo. Gesù fa agli apostoli la domanda-rimprovero: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».È strano che Gesù rimproveri di mancanza di fede proprio quando essi gli si rivolgono pieni di fiducia. Evidentemente qui Gesù rimprovera non tanto la fiducia, quanto l'atteggiamento interessato per cui la fiducia è tutta rivolta ad ottenere qualcosa. Questa fede è troppo imperfetta.NON IL TUTORE DELL'ORDINE NATURALE...L'uomo primitivo aveva istintivamente il senso del sacro, viveva i suoi rapporti con la natura come se esseri divini presiedessero al divenire implacabile degli avvenimenti di cui lui si scopriva lo zimbello. Il mondo divino lo affascinava, ma gli ispirava una specie di sacro terrore. Cercava perciò di propiziarsi la divinità con riti magici. L'uomo moderno ha raggiunto un notevole dominio sulle forze naturali, e lo aumenta di giorno in giorno. La natura non gli incute più timore; vi si sente a suo agio, la sceglie come quadro e materia di un'opera storica da compiere con le sue proprie forze. L'atteggiamento dei suoi antenati gli appare come una sorgente di alienazione. Anche quando si trova dinanzi ad avvenimenti inattesi - un terremoto ad esempio - la sua reazione istantanea è quella di ricercarne la spiegazione scientifica e non più quella di rivolgersi al mondo divino.Questo comporta un mutamento (ed una purificazione) dell'immagine stessa di Dio. Dio non è visto più soltanto o principalmente come fondamento, garante e vindice dell'ordine della natura. Il Dio della fede è «altro» dal mondo, sta al di là delle sue leggi e non può essere raggiunto a partire soltanto dal mondo e dai suoi eventi.... MA IL DIO CHE IMPEGNA NELLA FEDEIl Dio vero non è il dio delle false sicurezze umane. Non è la formula risolutiva delle nostre difficoltà e dei nostri problemi: sarebbe un dio alienante, un surrogato, il dio tappabuchi. La nostra fede in lui non è né fuga né disimpegno. Ci sarebbe da sospettare di una fede tranquilla, facile, senza difficoltà. La fede è impegno continuo, proprio perché crede nonostante le tempeste in cui viene continuamente messa alla prova.Sarebbe una falsa fede quella che cercasse Dio solo come consolazione individuale e come soluzione diretta delle difficoltà nelle quali ci troviamo. Alla base di questa fede non ci sarebbe la disponibilità assoluta nei confronti di Dio, ma il tentativo di «utilizzare» Dio ai fini della nostra sicurezza. Aver fede significa abbandonarsi a Dio anche quando lui «dorme», perché sappiamo che nessuna difficoltà può vincerci; Dio le ha già vinte. Questo, però, non ci isolerà dal mondo fino a saltare i problemi del mondo, perché sappiamo che il piano di Dio è quello di liberare il mondo dal male, e che in questo processo di liberazione il cristiano è chiamato a collaborare, lottando al suo fianco, prendendo sul serio i problemi del mondo, senza perdersi di coraggio.

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Seid non è morto per razzismo, ma per il lockdown

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Jun 15, 2021 8:37


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6608SEID NON E' MORTO PER IL RAZZISMO, MA PER IL LOCKDOWN di Roberto MarchesiniPura verità: quando ho letto che il ventenne etiope Seid Visin si era suicidato impiccandosi «a causa del razzismo» ho subito pensato... «Razzismo? Sarà l'ennesimo ragazzino che si suicida a causa delle misure "contenitive" per il COVID». Si tratta di un fenomeno, chissà perché, taciuto dai media ma ben presente a chi si occupa di salute mentale.Poi ho letto di una sua lettera nella quale aveva scritto: «Prima di questo grande flusso migratorio ricordo con un po' di arroganza che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, ovunque mi trovassi, tutti si rivolgevano a me con grande gioia, rispetto e curiosità. Adesso, invece, questa atmosfera di pace idilliaca sembra così lontana; sembra che misticamente si sia capovolto tutto, sembra ai miei occhi piombato l'inverno con estrema irruenza e veemenza, senza preavviso, durante una giornata serena di primavera».L'analisi era lucida: prima dell'attuale migrazione di massa, Seid non si sentiva minimamente minacciato dal razzismo, in Italia; tuttavia, l'enorme flusso migratorio ha cambiato l'atteggiamento degli italiani nei confronti di chi è percepito come immigrato (Seid era stato adottato). Si, in effetti, il razzismo c'entrava; ma, in ultima analisi, il suo disagio poteva essere considerato una conseguenza della (pessima) gestione del fenomeno migratorio.Sgraziate, strumentali sembravano le parole di alcuni politici; ma non del tutto fuori luogo. Lo scrittore Saviano: «Seid si è suicidato perché vittima di razzismo. Salvini e Meloni un giorno farete i conti con la vostra coscienza»; Enrico Letta: «Se puoi, scusaci. #SeidVisin»; Laura Boldrini: «Si è tolto la vita. A vent'anni. Sentiva il peso infame dello sguardo del razzismo»; Nicola Fratoianni: «Siamo un Paese che ha fallito. Siate maledetti!».LA VERITÀ ALLA FINE VIENE FUORIPoi, senza fretta, è emersa la verità: la lettera di Seid non era una lettera d'addio, per giustificare il suicidio. Era stata scritta alla sua psicoterapeuta tre anni fa, nel gennaio 2019. Quindi il suo suicidio, con il razzismo, non c'entra nulla. Di più. La mamma adottiva di Seid ha dichiarato: «Durante il lockdown Seid era chiuso in una stanza a Milano, 24 ore su 24. Ed è là che è iniziato il suo disagio, ha iniziato a stare male. Ha iniziato una sorta di depressione, questo isolamento di tutti, tutti i ragazzi e noi adulti. Io per prima, chiusa in casa tutto il giorno da sola cominciavo a rimuginare pensieri, cose... Immagino questi ragazzi, chiusi... Lui là ha iniziato a non stare bene. Infatti, è stato, da ottobre fino a febbraio, tutto solo. Neppure a Natale è venuto. E solo a febbraio ho iniziato a sentire che era instabile. L'ho fatto ritornare immediatamente a casa e abbiamo iniziato a seguirlo. Quindi, uno dei motivi scatenanti tutto questo inferno è stato questo isolamento dei ragazzi».Altro che razzismo: Seid non ha retto il clima di terrore, l'isolamento forzato, lo spegnimento della vita sociale e all'aria aperta così importante per i ragazzi. La Nuova Bussola Quotidianaè stato, se non l'unico, tra i pochi media che hanno sollevato (inascoltati) questo problema.Eppure, né Saviano, né Boldrini, né Fratoianni si sono scusati con Salvini e Meloni; nessuno ha maledetto Conte, Draghi, Speranza per l'imposizione del lockdown, né ha minacciato «un giorno farete i conti con la vostra coscienza».LA STRATEGIA DELLA SINISTRAA questo punto, potrà sembrare bizzarro, mi sono tornate in mente le parole di Ted Kaczynski, il celebre Unabomber, che nel suo Manifesto ha scritto: «[...] la Sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio. Esempi: l'eguaglianza razziale, l'eguaglianza dei sessi, l'aiutare la povera gente, la pace come opposta alla guerra, la non violenza in generale, la libertà di espressione, l'amore verso gli animali; più essenzialmente il compito dell'individuo di servire la società e il compito della società di prendersi cura dell'individuo. Questi sono valori profondamente radicati della nostra società (o almeno della sua classe media e alta) da lungo tempo e che, esplicitamente o implicitamente costituiscono materia preminente per i principali mezzi di comunicazione e per il sistema educativo. Molti uomini di sinistra, specialmente quelli del tipo sovrasocializzato, di solito non si ribellano contro questi princìpi, ma giustificano la loro ostilità verso la società dichiarando (con qualche grado di verità) che essa non vive secondo quei princìpi» (Theodore J. Kaczynski, La società industriale e il suo futuro, § 28).Il secondo pensiero è stato: «Sciacallaggio». Queste persone hanno usato il suicidio di un ventenne per gettare (indebitamente) un po' di fango sugli avversari politici.Il terzo pensiero? «Ipocrisia». L'accusa più pesante che Gesù ha rivolto a chi lo voleva morto, nel Vangelo. L'ipocrisia (da non confondersi con l'incoerenza), definita dal vocabolario Treccani on-line: «Simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole». Si capisce benissimo perché l'ipocrisia sia stata così odiata da Gesù: tutto quello che l'ipocrita tocca, degrada, marcisce, si trasforma in putredine. L'ipocrisia corrompe la fiducia e quindi i legami sociali, insozza valori e virtù, alimenta cinismo e menzogna.CONCLUSIONE DA IMPARARE A MEMORIAA costoro non importa nulla di Seid; come, negli anni Settanta non importava nulla dei proletari e degli operai, negli anni Ottanta delle donne, nei Novanta delle persone con tendenze omosessuali e, attualmente, degli immigrati. Nulla importa loro della giustizia sociale, dei diritti civili, dell'inviolabilità del corpo umano. Sono solo slogan vuoti per ottenere voti, potere, per distruggere la civiltà europea, la metafisica. Non hanno una morale, non hanno una parola d'onore, non hanno alcun freno. Prima ce ne renderemo conto, e daremo loro un nome, prima porremo un freno a questo continuo abominio.

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Washington, con i fondi di Biden, da in premio la droga a chi si vaccina

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Jun 15, 2021 5:26


VIDEO: Pandemia negli USA: perché i lockdown non funzionano ➜ https://mazzoninews.com/2021/05/28/pandemia-negli-usa-perche-i-lockdown-non-funzionano/TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6607WASHINGTON, CON I FONDI DI BIDEN, DA' IN PREMIO LA DROGA A CHI SI VACCINA di Caterina GiojelliUna bella canna di marijuana gratuita e già rollata dopo il vaccino. Lo ha deciso lo Stato di Washington. Fino al 12 luglio tutti gli adulti di età pari o superiore ai 21 anni possono andare a ritirare il "premio" nei loro negozi di riferimento dopo la prima o seconda dose. Basta dire sì al vaccino, aderendo alla campagna Joints for Jabs promossa dal Consiglio di stato per i liquori e la cannabis.Secondo le stime del New York Times il 49 per cento dei residenti nello Stato di Washington ha completato il ciclo della vaccinazione, il 58 per cento ha ricevuto una prima dose. Ma da metà aprile in tutta America il ritmo delle vaccinazioni ha rallentato drasticamente. Perché non tentare con l'erba pigri, dubbiosi e riottosi?LA CANNA POST VACCINOIn Arizona il Mint Cannabis Dispensary, insieme a una dose gratuita di Moderna, ha offerto ai suoi clienti una canna e una gomma da masticare alla cannabis: "Snax for Vaxx" è il nome della campagna che ha sancito la collaborazione con i medici (e corse gratis per raggiungere i dispensari trasformati in punto vaccini con Uber, grazie a una partnership con la Casa Bianca). Il governo consente agli Stati di utilizzare i fondi di soccorso federali per incentivare le persone a vaccinarsi, l'amministrazione Biden ha sollecitato tutti a diventare creativi.E se in New Jersey si è ripiegato sulla birra gratis, nello Stato di New York e nell'Ohio con borse di studio universitarie e quasi ovunque con lotterie e jackpot milionari, ora Washington si butta sulla marijuana. Con l'obiettivo dichiarato dal governatore democratico Jay Inslee di eliminare tutte le restrizioni appena raggiunto il 70 per cento di vaccinati over 16 anni.LA SALUTE ALLA MARIJUANASecondo Anthony Fauci chi voleva vaccinarsi non aveva bisogno di incentivi, al contrario oggi «sono rimasti gruppi di persone ai quali servono messaggeri fidati che spieghino loro perché è cruciale vaccinarsi per loro stessi e per le loro famiglie». Se sono richieste più ragioni e informazioni convincenti, cosa c'è di razionale nell'offrire loro una canna?Strano concetto di "salute" quello di chi punta sulla marijuana per salvare il popolo dal Covid dopo avergli spiegato che l'inalazione del fumo di cannabis, al pari del fumo di tabacco, poteva aumentare la suscettibilità al contagio e determinare un aggravamento del quadro clinico della malattia. Allarmi condivisi dai Centers for Disease Control and Prevention e dal National Institute of Health. E tutti riassumibili nell'appello alla Cnn degli pneumologi Albert Rizzo e Mitchell Glass dell'American Lung Association a proposito dell'aumento dei consumi durante la pandemia: fumi erba? Smetti. Anche il consumo occasionale espone a rischi gravi.UN DIBATTITO DROGATOEppure è a questi consumatori "attenzionati" durante la pandemia che si rivolge Joints for Jabs. Che altro non sarebbe che il tentativo di uno Stato di strumentalizzare i vizi privati per raggiungere virtù pubbliche. Che massaggio politico e stralunato sarebbe regalare una sostanza, certo alla moda e che gode di buona stampa, ma che danneggia i polmoni allo scopo di vaccinare contro un'infezione che danneggia i polmoni e si aggrava se fumi?Un messaggio in linea con un dibattito già drogato da narrazioni, dietro front, fake news e poca, pochissima trasparenza. Dove la tattica prende il sopravvento sulla strategia e il marketing sulla comunicazione. Dal vaccino come fine di una campagna per la salute pubblica a strumento di promozione di joint venture tra aziende. Mediati da una classe politica che al cittadino che chiede ragioni e fiducia offre una canna già rollata.

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FILM GARANTITI: Unbroken (2014) *** - Biografia di Louis Zamperini

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Play Episode Listen Later Jun 15, 2021 7:18


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=310UNBROKEN, BIOGRAFIA DI LOUIS ZAMPERINI Figlio di genitori italiani cattolici, mezzofondista e militare statunitense, eroe di guerraFonte: WikipediaNato il 26 gennaio 1917 a Olean, nello stato di New York, da genitori italiani, cattolici, originari di Brenzone sul Garda, Louis Zamperini iniziò la sua carriera sportiva nel 1932, praticando lo sci di fondo. Passato all'atletica, nel corso degli ultimi tre anni di liceo rimase imbattuto dopo aver stabilito diversi record.Nel 1934 Zamperini stabilì il record mondiale interscolastico del miglio col tempo di 4'21"2. Successivamente partecipò al campionato CIF California State vincendolo con il tempo di 4'27"8. Questa vittoria gli permise di ottenere una borsa di studio per la University of Southern California.Nel 1936 Zamperini decise di provare a qualificarsi per le Olimpiadi. Gli atleti dovevano pagarsi il viaggio per partecipare ai Trials olimpici, ma dal momento che suo padre lavorava per la ferrovia, Louis ottenne un biglietto gratis del treno, mentre un gruppo di commercianti di Torrance contribuì con una colletta per consentire all'eroe locale di mantenersi una volta giunto a destinazione.Sui 1500 m piani Zamperini era chiuso dalla presenza della medaglia d'argento Glenn Cunningham, Archie San Romani e Gene Venzke, pertanto decise di correre, pur essendo senza esperienza, sui 5000 m piani, arrivando ex aequo col primatista statunitense Don Lash, e qualificandosi a soli 19 anni e 178 giorni, primato che ne fece il più giovane statunitense a partecipare alle Olimpiadi in questa specialità.Né Zamperini né Lash erano accreditati come possibile vincitori dei 5000 m piani ai Giochi olimpici di Berlino, data la presenza del detentore del record mondiale Lauri Lehtinen. Zamperini riuscì dapprima a superare la batteria, preceduto dallo stesso Lehtinen e dal giapponese Kohei Murakoso, eliminando l'italiano Salvatore Mastroieni.In finale concluse all'ottavo posto, dopo aver effettuato un eccellente ultimo giro in 56 secondi, che catturò le attenzioni di Adolf Hitler, il quale insistette per un incontro personale. Come Zamperini raccontò, Hitler strinse la sua mano e disse semplicemente: "Ah, tu sei il ragazzo con il finale veloce". La gara fu vinta dall'altro campione finlandese Gunnar Höckert; davanti a Zamperini conclusero tra gli altri lo stesso giapponese Murakoso e l'italiano Umberto Cerati, tra i favoriti avendo vinto la prima batteria.Zamperini ha poi legato alcuni aneddoti della sua esperienza olimpica, tra cui quello riguardante il viaggio in nave verso l'Europa: "Ero un ragazzino dell'era della Depressione che non aveva mai neppure comprato un panino al supermercato. E lì tutto il cibo era gratis. Non prendevo una fetta di dolce al mattino, ma almeno sette, insieme a uova e pancetta. I miei occhi erano come piattini." Alla fine del viaggio Zamperini, come la maggior parte degli atleti presenti sulla nave, aveva infatti guadagnato un bel po' di peso, per la precisione 5 kg. Un aumento di peso ad ogni modo utile per la sua salute, avendo perso in precedenza 7 kg durante gli allenamenti per i Trials olimpici nella calura estiva di New York.Nel 1940, svanito il sogno di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo, cancellate a causa del secondo conflitto mondiale, fu arruolato come bombardiere nell'aviazione. Nel 1943 in un incidente aereo precipitò nell'Oceano Pacifico col suo B-24, resistendo per ben 47 giorni all'inclemenza del tempo, alla furia delle acque e ai proiettili giapponesi, cibandosi di solo pesce crudo assieme ad altri due commilitoni, di cui uno non sopravvisse. È in questo momento che, da ateo che era, inizia la sua conversione di fede. Zamperini inizia a vedere Dio come l'unico possibile salvatore, giurando di dedicargli la vita se dovesse sopravvivere.Dopo 47 giorni fu infatti catturato dalla marina giapponese e deportato in una prigione militare comandata dal feroce sergente Mutsuhiro Watanabe che lo sottopose a numerose umiliazioni, forse ispirato dalla rivalità che Zamperini ebbe con Kohei Murakoso. Zamperini, eroe di guerra, trova la forza di resistere e sopravvivere e infine grazie alla fede che stava cominciando a vivere, trova la forza perfino di perdonare i suoi persecutori. Farà poi ritorno in patria al termine del conflitto. Continuerà la sua carriera olimpica tornando successivamente a Tokyo nel 1997, all'età di 80 anni, portando per un tratto la torcia olimpica in occasione dei Giochi olimpici invernali di Nagano 1998.Morto il 2 luglio 2014, è stato ricordato dapprima in un libro da Laura Hillenbrand e successivamente nell'omonimo film Unbroken diretto da Angelina Jolie, nelle vesti di regista.Per approfondimenti e per vedere il trailer del film UNBROKEN e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it

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FILM GARANTITI: Unbroken (2014) *** - Una vita di gloria vale un momento di dolore

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Play Episode Listen Later Jun 15, 2021 9:24


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=309UNA VITA DI GLORIA VALE UN MOMENTO DI DOLORETrama del film (attenzione spoiler: se non hai visto il film ti consigliamo di non leggerla per non sciuparti il finale)Louis "Louie" Zamperini si trova su un bombardiere B-24 dell'aviazione nella seconda guerra mondiale durante i bombardamenti dell'isola giapponese di Nauru nel 1943. L'aereo viene gravemente danneggiato durante l'operazione; Phil, il pilota, riesce tuttavia a riportare il velivolo alla sua base con un atterraggio di fortuna che ha buon esito grazie al provvidenziale scoppio di uno degli pneumatici del carrello.Successivamente si passa agli anni venti e agli anni trenta, durante l'infanzia di Louie, giovane sbandato italo-americano, fonte di delusione per i suoi genitori, preso di mira dai compagni di scuola e dai ragazzi del quartiere per essere italiano. Un giorno, mentre Louie è nascosto sotto le tribune durante una gara di atletica, per evitare nuovi guai è costretto a fuggire, finendo senza volerlo nella pista con gli altri atleti. Suo fratello Peter, che sta cronometrando la gara, nota la sua velocità, e decide di allenarlo insegnandogli l'autostima e la forza di non arrendersi mai. Con il tempo Louie diventa un grande atleta, guadagnandosi il soprannome di "The Torrance Tornado" e qualificandosi per le Olimpiadi di Berlino del 1936. Louie, alle Olimpiadi, arriva ottavo stabilendo un record di velocità nel giro finale dei 5000 metri correndo in 56 secondi.Tornando al 1943, Louie e l'equipaggio superstite dell'operazione precedente, insieme ad alcuni membri dell'equipaggio di sostituzione, vengono inviati in missione di salvataggio e di ricerca su un aereo che era stato precedentemente utilizzato per i pezzi di ricambio. Louie non crede che l'aereo sia idoneo al volo, ma viene ugualmente assegnato all'operazione. Nel corso della missione, però, entrambi i motori di sinistra del quadrimotore cedono, e l'aereo si schianta in mare. Louie e altri due, Mac e Phil (il pilota di questa missione e il pilota della missione precedente) sopravvivono su due zattere gonfiabili. Dopo tre giorni, un aereo vola sopra di loro, ma non li vede. Il 27º giorno ricevono l'attenzione di un aereo giapponese, ma li manca. Il 33º giorno Mac muore, lasciando soli Louie e Phil.Il 47º giorno i giapponesi catturano Louie e Phil e li interrogano per sapere da loro tutto ciò che sanno sulle prossime mosse degli Alleati. Louie dice loro che non sa nulla perché è stato bloccato sulla zattera per più di un mese. Gli ufficiali non credono alle loro parole e li spediscono a due diversi campi di prigionia.Nel campo di Tokyo, dove è inviato Louie, presta servizio un giovane caporale giapponese, Mutsuhiro "Bird" Watanabe, che lo sottopone a pesanti umiliazioni per il fatto di aver battuto il campione giapponese alle olimpiadi di Berlino. Dopo diverse settimane a Louie viene data la possibilità di trasmettere un messaggio alle basi alleate dicendo che è vivo ma svelando le mosse degli alleati americani. Quando si rifiuta di trasmettere il messaggio anti-americano, viene rimandato al campo da Watanabe che lo fa picchiare in faccia da ogni prigioniero del campo per non aver dimostrato rispetto.Dopo due anni, Watanabe in seguito alla promozione a sergente, lascia il campo, e Louie ne è felice. Una notte il campo viene danneggiato da un bombardamento americano e i prigionieri sono costretti a trasferirsi in un altro campo dove Louie scopre, con orrore, che Watanabe ne è il direttore. I prigionieri sono ora messi al lavoro presso le miniere. Un giorno, dopo che Louie si sloga una caviglia e non è in grado di lavorare, Watanabe gli fa sollevare una grossa trave di legno dicendogli che se lo avesse fatto cadere avrebbe detto alla guardia di sparare. Louie lo solleva con successo e tiene in alto il pezzo senza alcun problema facendo infuriare Watanabe. Alla fine della guerra i prigionieri del campo vengono liberati. Tornato in America, Louie abbraccia la sua famiglia e bacia il suolo americano.Louie si sposa nel 1946 e ha due figli. Anche Phil sopravvive alla guerra e anch'egli si sposa. Mutsuhiro "Bird" Watanabe si nasconde per diversi anni entrando nell'elenco del generale Douglas MacArthur dei 40 criminali di guerra giapponesi più ricercati. Louie realizza la promessa fatta durante i 47 giorni sulla zattera, ovvero di dedicare la propria vita alla pace e al perdono dei gerarchi giapponesi, incontrandone molti ma non Watanabe per il rifiuto di questi. Prosegue inoltre la sua carriera di sportivo olimpionico e partecipa a trasmissioni televisive.Nel 1997, a ottant'anni, Louie corre a Tokyo portando per un tratto la torcia olimpica in occasione dei Giochi olimpici invernali di Nagano 1998, realizzando così il suo sogno, riuscendo anche a visitare il luogo della sua prigionia.SAI COS'E' IL BUSHIDO?Codice di condotta e stile di vita - simile al concetto europeo di cavalleria - adottato dai samurai, cioè la casta guerriera in Giappone. In esso, a differenza di altri addestramenti militari nel mondo, sono raccolte, oltre le norme di disciplina militari, anche quelle morali.Ispirato alle dottrine del buddhismo e del confucianesimo adattate alla casta dei guerrieri, il bushido esigeva il rispetto dei valori di onestà, lealtà, giustizia, compassione, dovere, coraggio, sincerità, eroismo, onore, gentilezza e cortesia, i quali dovevano essere perseguiti fino alla morte. Il venir meno a questi princìpi causava il disonore del guerriero, che espiava la propria colpa commettendo il seppuku, il suicidio rituale che culminava con la pratica dello harakiri.Successivamente alla Restaurazione Meiji (1866-1869), il bushido ebbe come punto fondante il rispetto assoluto dell'autorità dell'imperatore e divenne uno dei capisaldi del nazionalismo giapponese.Uno dei princìpi del bushido, l'assoluto disprezzo per il nemico che si arrende, fu la causa dei trattamenti brutali e denigranti a cui i giapponesi sottoposero i prigionieri nel corso della seconda guerra mondiale (al contrario del mos romano, nel quale con la resa - dopo la relativa intimazione - il nemico viene risparmiato mentre, se rifiuta di arrendersi, viene sterminato); l'inaccettabilità etica della resa e la ricerca di una morte onorevole in combattimento spinsero molti kamikaze al sacrificio.Fonte: Wikipedia

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Assegno unico: fregatura per le famiglie

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Play Episode Listen Later Jun 15, 2021 7:45


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6605ASSEGNO UNICO: FREGATURA PER LE FAMIGLIE di Francesco FarriDopo i trionfali annunci dell'approvazione dell'assegno unico universale, la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del "decreto ponte" n. 79/2021 ha consentito finalmente di confrontarsi con un testo normativo che dovrebbe dare un'idea concreta di come funzionerà il nuovo regime di misure a sostegno della natalità. È una maratona seguita da una serie di docce fredde.La maratona sono le undici pagine di allegati che il decreto impiega per snocciolare l'entità dell'assegno: undici pagine perché essa viene determinata certosinamente per scaglioni di Isee differenziati di 100 euro in 100 euro e modulata con differenze progressive di pochi centesimi da uno scaglione all'altro. Una defatigante scelta ragionieristica che non giova certo a quelle esigenze di semplificazione e certezza che sarebbero essenziali in questa materia. A fronte di lotterie degli scontrini, bonus monopattini, leggi senza clausole di copertura e via discorrendo, sembra che il "terrore" di far debito pubblico riemerga soltanto quando si tratta di sussidi alle famiglie, dove si soppesano i centesimi di euro.DUE PANNOLINI AL GIORNOCorsa la maratona, la prima doccia fredda è così il contenuto dell'assegno: 167,50 euro al mese (217,80 dal terzo figlio) per le famiglie sotto la soglia di povertà di 7.000 euro; 30 euro al mese a figlio (40 dal terzo figlio) per famiglie con Isee compreso tra 40.000 e 50.000 euro; nessun sussidio oltre 50.000 euro. Per i figli disabili, la maggiorazione è di 50 euro al mese (art. 2 del dl).Bisogna considerare che l'Isee non tiene conto esclusivamente del reddito, ma anche del patrimonio: sicché è sufficiente il possesso di una casa di proprietà per elevare rapidamente l'Isee familiare. Per avere un metro di paragone, la soglia di Isee generalmente utilizzata per individuare i nuclei familiari bisognosi di agevolazioni è quella di 36.000 euro. Ebbene, appena sopra tale soglia gli assegni per la natalità si riducono sostanzialmente a un euro al giorno per poi rapidamente azzerarsi. Significa che per buona parte del ceto medio l'incentivo alla natalità previsto dal governo consiste in poco più di un paio di pannolini al giorno. Non cambia il quadro della misura provvisoria recata dal "decreto ponte" la circostanza che, in questa fase interinale, essa sia cumulabile con alcuni bonus preesistenti che a regime saranno soppressi e i cui importi si cumuleranno quindi nell'assegno unico (art. 4 del dl).RESTA LA BUROCRAZIA DELL'INPSLa seconda doccia fredda è la modalità di fruizione dell'assegno. Secondo l'art. 3 del d.l. n. 79/2021 occorrerà percorrere un'apposita procedura telematica di domanda all'Inps: considerato che l'Isee viene di regola rilasciato da soggetti autorizzati a inserire direttamente i dati nei portali Inps, sarebbe agevole configurare un automatismo di erogazione agli aventi diritto da parte dell'istituto. Per ottenere ciò che spetta, semplificare la procedura anziché costringere sempre e a più riprese a confrontarsi con la burocrazia sarebbe in sé un grande aiuto per le famiglie.La terza doccia fredda è lo strumento giuridico utilizzato. A fronte di una legge delega, come la n. 46/2021 sull'introduzione dell'assegno unico, dovevano essere emessi decreti legislativi, non un decreto legge. La «straordinaria necessità e urgenza di introdurre, in via temporanea e nelle more dell'adozione dei decreti legislativi..., misure immediate volte a sostenere la genitorialità e favorire la natalità», cui opera riferimento nelle premesse il dl n. 79/2021, è certamente esistente e fondamentale, ma il contenuto del decreto oggettivamente non corrisponde a essa. Non vi corrisponde perché gli importi degli assegni provvisori introdotti dal decreto, come sopra detto, sono minimi.Ma ancor prima non vi corrisponde perché gli assegni provvisori, previsti dal decreto, vanno a sostituire misure già esistenti (gli assegni per il nucleo familiare di cui all'art. 2 del dl n. 69/1988: cfr. art. 4 del decreto), per cui si tratta in sostanza di una mera riorganizzazione temporanea di strumenti già esistenti: sarebbe bastato aumentarne gli importi (come, del resto, contestualmente fa l'art. 5 del decreto per chi non fruisca dell'"assegno ponte") ed estenderne interinalmente l'ambito soggettivo per conseguire con maggior semplicità i medesimi effetti. Come si sa, tuttavia, in epoca di relativismo spinto e di suoi "frutti (im)maturi" (dal gender al politically correct) molti pensano che res sunt consequentia nominum (e non, viceversa, che nomina sunt consequentia rerum, come ritenevano gli antichi): e così, nella presentazione delle cose i "nomi", la "forma" e gli "effetti annuncio" assumono un ruolo fondamentale di evocazione e "materializzazione" della sostanza, anche se essa non esiste.IL RISCHIO BEFFAIn questo quadro, se l'assegno provvisorio cui dà vita il "decreto ponte" è un antipasto dell'assegno unico familiare che il governo ha in mente di introdurre in attuazione della famosa delega, non c'è di che star sereni: l'auspicio è un deciso cambio di rotta, nella sostanza e nella procedura. Dopo il (tanto) fumo, le famiglie attendono (finalmente) un po' di arrosto.Sebbene il Pnrr sembri averlo "dimenticato", il capitale umano è il primo fattore di riuscita di un piano economico, a qualunque livello, da quello imprenditoriale a quello di un sistema paese: per cui, oltre alle preminenti ragioni etiche che spingono in tal senso, anche gli economisti dovrebbero tener conto che è sul tavolo del sostegno alla famiglia e alla natalità che si giocano le fondamenta del futuro dell'Italia e che servono investimenti pubblici importanti. Non a parole, ma nei fatti.

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Celestino V, l'eremita che rinunciò alla Cattedra di Pietro

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 15, 2021 7:03


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6604SAN CELESTINO V, L'EREMITA CHE RINUNCIO' ALLA CATTEDRA DI PIETRO di Ermes DovicoPrima dell'incredibile successione di fatti che portò alla sua elezione a pontefice, quando aveva già 85 anni, san Celestino V (c. 1209-1296), al secolo Pietro Angelerio, detto Pietro da Morrone, aveva consacrato la sua esistenza a Dio vivendo per buona parte del tempo da eremita.Penultimo dei 12 figli di due contadini, Pietro mostrò fin dalla giovinezza l'attrazione per la vita ascetica. Dopo l'esperienza in un'abbazia benedettina, si orientò per la contemplazione di Dio nella solitudine: passò da un eremo all'altro e, intorno ai trent'anni, si ritirò in una caverna sul Monte Morrone (da cui il nome datogli dai contemporanei). Interruppe il suo eremitaggio solo per la preparazione al sacerdozio, che svolse a Roma. Dopo l'ordinazione sacerdotale riprese la sua vita contemplativa sui monti.L'EREMITA CHE FONDÒ DECINE DI MONASTERILa fama della sua santità attrasse diversi discepoli. Perciò il buon Pietro decise di fondare una congregazione, i cui membri vennero originariamente chiamati "fratelli di Santo Spirito" (dal nome di uno degli eremi da lui fondati) e in seguito alla canonizzazione del loro fondatore furono detti "celestini". Urbano IV diede la prima approvazione della nuova comunità nel 1263, riconoscendola come un ramo dell'Ordine benedettino. Nell'inverno di dieci anni più tardi, in vista del secondo concilio di Lione (che si proponeva tra l'altro di limitare la proliferazione di nuovi istituti religiosi), Pietro si recò a piedi nella città francese per parlare con Gregorio X. Il papa non solo confermò la congregazione ma chiese al santo di celebrare la Messa davanti agli altri Padri conciliari perché «nessuno ne era più degno».La sua congregazione si espanse fino a contare circa 600 membri, tra monaci e oblati, suddivisi in decine di monasteri. Pietro, che arrivò a fare quattro quaresime all'anno, guidò i suoi discepoli finché poté. Intorno al 1280, ormai avanti con l'età, affidò il timone a un confratello e ritornò a vivere da eremita tra la Majella e il Morrone. Pareva che la sua vita terrena dovesse concludersi su quei monti, e invece doveva ancora verificarsi qualcosa di impensabile. Il 4 aprile 1292 morì Niccolò IV e nello stesso mese si riunì il conclave, allora composto da soli 12 cardinali, per l'elezione del nuovo papa. Prima le divisioni tra i porporati, poi un'epidemia di peste, nella quale trovò la morte uno di loro, prolungarono il conclave a dismisura: trascorsi due anni, la sede pontificia era ancora vacante. In quel frangente arrivarono pure le pressioni di Carlo II d'Angiò, che aveva bisogno dell'avallo papale per un accordo con il re aragonese.DANTE SBAGLIAVA, NON FU VILTÀLo stesso Pietro scrisse al decano del collegio cardinalizio, profetizzando gravi castighi divini se non avessero in breve eletto il papa. I cardinali, infine, si accordarono sul suo nome. Inviarono dei messaggeri sul Morrone per ottenere il "sì" di Pietro, che, come riportò uno di loro, vestiva «una rozza tonaca» e apparve come «un uomo vecchio, attonito ed esitante per così grande novità». Con visibile sofferenza, dopo essersi sentito dire che avrebbe commesso peccato mortale in caso di rifiuto, l'eremita comunicò di accettare la carica. Il 29 agosto 1294 ricevette la tiara papale e assunse il nome di Celestino V. Il suo pontificato, subito influenzato dalle ingerenze di Carlo II d'Angiò e da alcuni uomini di curia disinteressati ai beni eterni, durò solo tre mesi e mezzo.A parte la concessione della "Perdonanza", un'indulgenza precorritrice del Giubileo, Celestino, catapultato a 85 anni in una situazione molto più grande di lui, prese delle decisioni infelici. Ma si rese conto del disordine che regnava nella Chiesa: «Dio mio, mentre regno sulle anime, ecco che perdo la mia», disse sconfortato. Domandò se per il diritto canonico fosse possibile la rinuncia al ministero petrino per ragioni legittime: gli fu risposto di sì, e il 13 dicembre 1294 lesse la sua rinuncia. Per questo molta critica ha individuato in lui il personaggio tratteggiato da Dante («colui che fece per viltade il gran rifiuto»), ma è evidente che Celestino agì in spirito di vera umiltà e amore per la Chiesa. Visse gli ultimi mesi rinchiuso in un castello, perché il suo successore Bonifacio VIII temeva che i propri rivali potessero contestare l'abdicazione di Celestino e servirsi di lui per uno scisma. Tornò alla casa del Padre intonando i Salmi. La sua causa per la canonizzazione fu avviata dallo stesso Bonifacio VIII. E si concluse - dopo l'ascolto di centinaia di testimoni - sotto Clemente V, che nel 1313 lo proclamò santo.

BASTA BUGIE - Cristianesimo
La fede non è un sentimento

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Play Episode Listen Later Jun 15, 2021 3:23


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6602LA FEDE NON E' UN SENTIMENTO di Corrado GnerreOggi è molto diffusa, per cause che trovano la loro spiegazione nel modernismo teologico, una "sentimentalizzazione" della fede. Non è più la verità che garantisce l'esperienza, bensì il contrario: è l'esperienza che deve garantire la verità. Si cercano, nella fede, consolazioni e stati di entusiasmo. Dimenticando che non vanno amate le consolazioni di Dio, quanto il Dio delle consolazioni. Indipendentemente da quello che si "sente", bisogna amare Dio con tutto se stessi. Questa è la vera fede.Leggiamo cosa scrive in proposito padre Gabriele di Santa Maria Maddalena (1893-1953) nel suo "Intimità Divina".«O Signore, fa' che io ti ami per te stesso e non per la mia consolazione; fa' che amandoti, cerchi sempre la tua volontà e non la mia. [...]Amare è voler bene a qualcuno; si comprende quindi, che l'essenza dell'amore sta nell'atto della volontà con cui si vuol bene. Ciò non toglie che in noi quest'atto vada facilmente congiunto con l'affetto sensibile e allora l'amore è insieme atto della volontà e della sensibilità; tuttavia è chiaro che la sostanza del vero amore non sta nell'emozione del sentimento, ma nell'atto della volontà.La carità non muta il nostro modo di amare, ma lo penetra, lo soprannaturalizza, rendendo la volontà, e la sensibilità capaci di amare Dio. Sì, anche il nostro affetto sensibile può essere impegnato nell'atto di amore soprannaturale; Dio non disdegna neppure questa più umile e meno elevata manifestazione del nostro amore per lui, tanto è vero che ci ha comandato di amarlo non solo con tutta la mente e con tutta l'anima, ma anche con tutto il cuore.Tutte le nostre forze - intellettuali, volitive, affettive - vengono impegnate nell'atto di amore e, tuttavia, la sostanza di questo atto non sta nel sentimento, ma nella volontà. Perciò, quando nel tuo amore per Dio rimani freddo riguardo alla sensibilità e non «senti» nulla, non devi turbarti: troverai così minore soddisfazione nel tuo amore - perché sentire di amare è assai più dolce - ma il tuo atto di amore sarà ugualmente vero e pieno. Anzi, mancandoti l'appoggio e lo slancio che viene dal sentimento, sarai costretto ad applicarti con maggior decisione all'atto della volontà e ciò, lungi dal nuocere, renderà più volitivo, e perciò più meritorio, il tuo atto d'amore.Appunto perché la sostanza dell'amore sta nell'atto della volontà che vuol bene a Dio, ecco che il Signore, per rendere più puro e più intenso il tuo amore, spesso lo priverà di ogni dolcezza di sentimento; non sentirai più di amare Dio e ciò ti darà pena, ma, in realtà, lo amerai nella misura in cui saprai decisamente volere la sua volontà, il suo beneplacito, il suo gusto al di sopra di tutte le cose.Del resto, sentire l'amore non è in tuo potere, mentre è sempre in tuo potere fare atti d'amore con la volontà, è sempre in tuo potere voler bene a Dio cercando con tutte le tue forze di vivere per lui, di fargli piacere».

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia dell'undicesima Domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Mc 4,26-34)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 8, 2021 4:00


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6486OMELIA XI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 4,26-34)Il brano del Vangelo ci presenta due parabole. Le parabole, come sappiamo, sono dei racconti semplici, di facile comprensione, che hanno però un profondo significato. Gesù parlava spesso in parabole e, in questo modo, si adattava ai suoi uditori i quali non potevano intendere un discorso difficile.Le due parabole descrivono il Regno dei Cieli. La prima parla di un uomo che getta il seme nella terra. "Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa" (Mc 4,26). Cosa voleva insegnare Gesù con questo paragone? Un insegnamento che possiamo trarre dalla meditazione di queste parole riguarda la pazienza. L'agricoltore semina il buon seme e attende pazientemente il raccolto. Così dobbiamo fare anche noi: dobbiamo seminare il bene attorno a noi e, a suo tempo, raccoglieremo questo bene, moltiplicato.Ciascuno raccoglierà ciò che ha seminato. Se uno semina vento raccoglie tempesta, si dice comunemente. Se uno semina spine non dovrà poi lamentarsi o prendersela magari con il Signore. Il buon seme lo abbiamo a disposizione: è il bene che possiamo e dobbiamo compiere. Tutti hanno la grazia di compiere il bene, dalle cose più semplici come un'opera buona, una parola di incoraggiamento, un sorriso, alle cose più grandi come ad esempio la preghiera.Anche l'educazione si può paragonare ad una semina. Il buon genitore cerca sempre di seminare il bene nel cuore dei propri figli. Verranno poi dei tempi difficili quando i figli, influenzati dall'ambiente circostante e dalle amicizie, forse prenderanno delle strade sbagliate. Ma, se nel cuore di quel giovane è stato deposto il seme di una buona educazione, prima o poi crescerà qualcosa di buono. Si tratta solo di pregare e attendere, come ha fatto santa Monica nei riguardi del figlio Agostino. Questa parabola ci insegna quindi ad essere ottimisti e a saper aspettare i tempi di Dio.La seconda parabola parla di un granellino di senapa che è tra i più piccoli semi, ma una volta germinato, diventa un albero, tanto che gli uccelli nidificano tra i suoi rami. Nella Terra Santa, ai tempi di Gesù, con il nome di senapa chiamavano, oltre al piccolo arbusto che noi conosciamo, anche un albero che raggiunge diversi metri di altezza. Questa parabola ci insegna come Dio, per diffondere il bene nel mondo, si serve di strumenti umili e semplici. Sono queste le sue preferenze. Così Egli ha fatto chiamando gli Apostoli, umili e semplici pescatori, divenuti gli evangelizzatori del mondo. Così continua a fare nella Chiesa: tante volte sono proprio le persone più semplici quelle che ricevono missioni particolari da svolgere per il bene di tutti. Pensiamo a santa Bernadette, la veggente di Lourdes, che era la più povera tra le coetanee di quel piccolo paese dei Pirenei. La Madonna apparve proprio a lei. Pensiamo ai tre pastorelli di Fatima: tre bambini ai quali la Madonna, apparendo, diede un messaggio per il mondo intero. Così sarà anche per noi. Se vogliamo fare del bene dobbiamo essere umili e semplici. Diversamente la vita scorrerà via inutile e infruttuosa. Dobbiamo essere come un piccolo seme di senapa gettato nel campo di questo mondo, un piccolo seme che diventa grande agli occhi di Dio. L'esempio ce lo dà la Madonna. Ella, che è la Piena di Grazia, la Madre di Dio, la Mediatrice, la Corredentrice e Dispensatrice di ogni bene, piacque a Dio soprattutto per la sua umiltà. E proprio per questa umiltà, Ella fu arricchita da Dio più di ogni altra creatura. A Dio piace solo l'umiltà e ciò che è unito all'umiltà, insegnava san Bonaventura. Dunque, in tutto il bene che compiamo, uniamo l'umiltà del nostro cuore.

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Cattolici presi a sassate e pugni durante una processione

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Jun 8, 2021 7:44


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6598CATTOLICI PRESI A SASSATE E PUGNI DURANTE UNA PROCESSIONE PER RICORDARE I MARTIRI DELLA COMUNE DI PARIGI di Leone GrottiNon si erano riuniti «per manifestare o rivendicare diritti particolari», ma solo per «compiere il loro dovere, e cioè rendere omaggio ai loro martiri e chiedere la loro intercessione». Così in una tribuna sul Figaro, l'arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit, spiega perché sabato 300 cattolici sono sfilati in pellegrinaggio per le vie di Parigi verso la chiesa di Nostra Signora degli ostaggi. Lo scopo della processione, regolarmente comunicata alle autorità, era commemorare i martiri della Comune di Parigi, i cinquanta ostaggi fucilati in rue Haxo il 26 maggio 1871. Mentre sfilavano, però i cattolici sono stati aggrediti fisicamente e verbalmente da un gruppo di antagonisti incappucciati, senza che i due gendarmi inviati dalla prefettura riuscissero a impedire lo scontro.La processione era partita da piazza della Roquette, dove il 24 maggio 1871 fu giustiziato l'arcivescovo di Parigi, monsignor Georges Darboy. Appena partiti, alcune persone hanno cominciato a insultarli, a gridare insulti e bestemmie al loro passaggio. Arrivati davanti al cimitero di Père Lachaise, la tensione è aumentata: qui un corteo di «manifestanti communards», partigiani della Comune rossa, ha cominciato a inveire al grido di «Morte ai fascisti!».«Sembrava di essere tornati indietro di 150 anni», racconta un testimone in riferimento all'esperienza anti-cattolica e persecutoria della Comune. Poco più avanti, gli antagonisti hanno aggredito i cattolici, arrivando perfino a prendere a pugni alcuni fedeli e lanciando sassi e bottiglie contro la processione. Due sessantenni sono stati spinti a terra, mentre un fedele è stato portato in ospedale con gravi ferite alla testa.I cattolici si rifugiano in una chiesaI fedeli sono stati quindi costretti a fuggire le violenze rifugiandosi nella chiesa più vicina, Nostra Signora della Croce. «Abbiamo atteso pregando che la polizia ci permettesse di uscire», racconta al Figaro l'organizzatore della processione, raccontando di «bambini e madri sotto choc». Il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, ha impiegato più di un giorno per condannare la «violazione della libertà di culto che deve poter essere esercitata in tutta serenità in Francia».È per protestare contro questa inaccettabile violenza e l'incapacità delle forze dell'ordine di garantire la libertà religiosa dei cattolici che monsignor Aupetit ha protestato sul Figaro: «La violenza cieca che questi pellegrini hanno subito da parte degli "antifascisti" è assolutamente inaccettabile in uno Stato di diritto. Non c'erano che due poliziotti a garantire la sicurezza della marcia. Li ringrazio per il coraggio che hanno dimostrato. La sicurezza di questa marcia non era evidentemente una priorità per la prefettura».«Noi non rivendichiamo diritti particolari», ha aggiunto l'arcivescovo di Parigi, «ma chiediamo uguaglianza di trattamento rispetto alle altre religioni e comunità. Abbiamo il diritto di esprimere la nostra fede in pubblico», ha affermato ricordando ai cattolici di assumere lo stesso atteggiamento di Gesù, che è stato capace di perdonare i suoi persecutori. Monsignor Aupetit ha infine concluso:«Vogliamo testimoniare l'amore di Cristo che ha vinto sul male. Chiediamo solo di poterlo fare in pace nel rispetto delle nostre istituzioni e dello Stato di diritto che garantisce piena libertà di culto e protegge tutti i suoi cittadini».Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Odio rosso, cattolici aggrediti alla Marcia dei Martiri" racconta la vicenda del 1870-71 dei cattolici uccisi in nome dell'egualitarismo socialista della Comune di Parigi.Ecco un estratto dell'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 giugno 2021:Tra il settembre 1870 e il marzo 1871 a Parigi furono proclamati la Repubblica e l'autogoverno che proseguirono sino a quando Governo e Assemblea Nazionale (con sede a Versailles) spedirono l'esercito guidato dal generale Mac Mahon in città per riprendere il controllo della situazione. La Comune di Parigi (la bandiera rossa ne era il simbolo) impose la separazione tra Stato e Chiesa, abolì il precedente Concordato, riaffermò ovviamente i principi di libertà, quella di coscienza in particolare, e replicò le violente espropriazioni e i processi sommari contro il clero e i fedeli, complici a priori dei crimini della monarchia contro la libertà comunista. Nella loro riconquista della città di inizio aprile, le truppe nazionali fucilarono diversi prigionieri; ciò provocò la decisione della Comune di emanare il Decreto sugli Ostaggi del 5 aprile 1871. Testo base del totalitarismo giustizialista di ogni tempo: chiunque fosse sospettato di complicità veniva messo in galera; il tribunale in 48 ore decideva se confermare arresto e prigione. Ad ogni esecuzione di un membro della Comune da parte dell'esercito nazionale, i comunardi avrebbero risposto fucilando il triplo di prigionieri reclusi, chiamati ostaggi. Trecento tra ecclesiastici e suore vennero ammassati nelle prigioni parigine. Le accuse e le iniziative diffamatorie e blasfeme? Identiche a quelle della Rivoluzione del 1789-93 e alle attuali campagne contro la Chiesa.Il 12 aprile 1871 l'arcivescovo di Parigi, Georges Darboy, scrisse al Governo nazionale per chiedere la fine delle esecuzioni, la richiesta venne rifiutata e il 24 maggio lo stesso arcivescovo e altri cinque sacerdoti ostaggi furono fucilati nel carcere della Roquette. Monsignor Darboy, poco prima di morire, diede un'ampia benedizione ai carnefici e venne poi freddato con un colpo di pistola alla testa. Gli ostaggi (sacerdoti e suore) non rappresentavano assolutamente nulla agli occhi delle autorità nazionali di Versailles, che erano tanto anticlericali quanto i comunardi. Tra i supposti 200.000 morti caduti nei mesi della reconquista di Parigi, non è per nulla chiaro quanti siano stati i sacerdoti, suore e laici cattolici fucilati dai plotoni ‘democratici' della Comune.

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Vaccini, le verità dimenticate sui bambini abortiti

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Jun 8, 2021 17:48


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6597VACCINI, LE VERITA' DIMENTICATE SUI BIMBI ABORTITI di Leon PereiraIl problema di coscienza per molte persone è che la produzione di molti vaccini moderni comporta l'uso di cellule derivate da bambini abortiti (note come "linee cellulari fetali"). Si sostiene che i bambini stessi non siano stati uccisi per estrarre campioni di tessuto; ma questo ragionamento omette la stretta collaborazione che deve sussistere tra chi esegue l'estrazione e chi esegue l'aborto per poter raccogliere campioni vivi. Si dice anche che le cellule fetali siano ormai molto distanti dal feto originario, per l'azione del tempo e della manipolazione genetica; ma questo trascura il fatto che le cellule del nostro corpo sono allo stesso modo molto distanti (per l'azione del tempo che passa e di qualche mutazione genetica) dalle cellule originarie che avevamo nello stato di feto, e che comunque sempre restano le nostre cellule. Le linee cellulari fetali, nonostante il passare del tempo e alcune modifiche genetiche, rimangono oggettivamente cellule derivate da un feto e spesso da un particolare organo o tessuto.Nel contesto della collaborazione tra l'acquirente del campione e il professionista dell'aborto, affermare che questi bambini non siano stati uccisi per i loro tessuti è una mezza verità fuorviante. Infine, si dice che non siano necessari ulteriori aborti per ottenere tali linee cellulari; ma in verità nessun aborto è mai stato esplicitamente richiesto e mai lo sarà - ma la caccia a nuove linee cellulari fetali continua. L'assenza di obiezioni da parte nostra consente a questa "industria" di continuare ad agire in modo incontrollato e incontrastato.Alle linee cellulari prese da bambini abortiti viene assegnato un numero e una designazione, ma nessun nome. È così più facile dimenticare che si trattava di bambini, maschi o femmine, di una certa età, di una certa famiglia, città, nazione. [...]TIPI DI VACCINI COVIDI vaccini AstraZeneca, Johnson & Johnson e Sputnik V sono stati prodotti utilizzando linee cellulari fetali. Queste cellule sono utilizzate nello sviluppo, nella progettazione, nella produzione e nella successiva sperimentazione dei vaccini. I vaccini stessi contengono quasi certamente detriti cellulari fetali. [...]I vaccini Pfizer e Moderna utilizzano linee cellulari fetali per la progettazione e lo sviluppo di vaccini e per i successivi test sui lotti (batch testing). Non usano le linee cellulari di bambini abortiti per la produzione cellulare dei vaccini, quindi questi vaccini non dovrebbero contenere detriti cellulari fetali.Molti cattolici considerano i vaccini Pfizer e Moderna meno discutibili semplicemente perché non sono i sottoprodotti diretti delle cellule fetali. Tuttavia, la produzione include la modifica della proteina Spike, la codifica sequenziale dei frammenti di RNA messaggero, l'espressione di pseudovirus e la neutralizzazione. Tutti questi passaggi hanno utilizzato cellule fetali abortite. L'eventuale produzione del vaccino stesso comporta la replicazione della sequenza di RNA messaggero e il suo incapsulamento in determinati lipidi. Il passaggio finale, è vero, non utilizza linee cellulari fetali. Ma ogni passo fino a quest'ultimo punto lo ha fatto! Dopotutto, sperimentare i vaccini è una procedura standard.Di solito questa procedura utilizza anche linee cellulari fetali. I vaccini come quelli di Pfizer e Moderna dipendono quindi fortemente dalle linee cellulari fetali.Si noti che l'obiezione a questi vaccini non è che siano prodotti concreti derivati da cellule fetali. L'uso diretto del tessuto umano non è di per sé discutibile (ad es. donazione di organi). L'obiezione è all'uso (sistematico) dei corpi e dei tessuti di persone innocenti che sono state uccise. Moralmente non c'è differenza tra tutti i vaccini sopra menzionati: sono tutti ugualmente cattivi moralmente. L'inclusione di cellule fetali in alcuni vaccini li rende più "disgustosi" per le persone, ma questi sono cattivi quanto i vaccini che utilizzano cellule fetali senza effettivamente contenere detriti fetali nel prodotto finale.IL GIUDIZIO DELLA CHIESAI media riportano costantemente le opinioni di vari organi della Chiesa come provenienti dal "Vaticano". La Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha emesso dei giudizi nel 2008 e nel 2020. La Pontificia Accademia per la Vita (PAV) ha pubblicato rapporti nel 2005 e nel 2017. Questi documenti non hanno lo stesso peso né la stessa autorità.«La CDF partecipa al magistero pontificio: sia la sua Dignitas personae del 2008 che la sua nota del 2020 sui vaccini anti-Covid-19 sono state esaminate dal rispettivo pontefice regnante che ne ha ordinato lui stesso la pubblicazione. Dei due documenti, la Dignitas personae è più autorevole, in quanto è un'istruzione e come tale "vince" su una nota. La PAV, invece, è un organo consultivo. Le sue dichiarazioni non fanno parte del magistero e la sua funzione non è propriamente quella di insegnare. Tuttavia, il fatto è che il cattolico ordinario di solito non conosce questa differenza, e i media di solito non distinguono: la PAV è presentata come "il Vaticano" né più né meno della CDF».Finora l'insegnamento più dogmatico della Chiesa rimane Dignitas personae (2008), che spiega che nei casi in cui:1) non c'è altra scelta,2) il pericolo è reale,3) la sicurezza dei bambini è minacciata,4) allora utilizzare tali vaccini è possibile temporaneamente,5) ma è necessario esercitare pressioni su governi, aziende farmaceutiche, ricercatori, eccetera, per trovare un'alternativa eticamente accettabile!6) Inoltre, nessuno può essere obbligato a vaccinarsi; le persone hanno il diritto di rifiutare, anche se dovrebbero prendere precauzioni per ridurre il loro ruolo nella trasmissione della malattia durante un'epidemia.Il penultimo punto (5) è importante per evitare scandali. Il peccato di scandalo non ha nulla a che fare con l'essere scioccati o scandalizzati. Esso significa che le azioni di una persona portano erroneamente un'altra persona a pensare che qualcosa di peccaminoso non sia in realtà peccaminoso, e quindi la rendono più esposta a commettere quel peccato. Ad esempio, dare la Santa Comunione a politici notoriamente pro-aborto che hanno reso pubbliche le loro opinioni e azioni per promuovere l'aborto. L'incapacità del clero di avvertire queste persone - sia di pentirsi e cambiare le loro azioni, sia di smettere di ricevere la Comunione - è l'incapacità di amare autenticamente queste persone e la disponibilità a mettere a repentaglio la loro salvezza eterna. Il peccato di scandalo consiste nel fatto che i cattolici comuni sono così indotti erroneamente a pensare che essere pro-aborto sia compatibile con essere un cattolico fedele.IL RE DAVIDE E I TRE GIOVANI GUERRIERICon i vaccini dipendenti dall'aborto, per evitare o ridurre al minimo il peccato di scandalo, è necessario che tutti i cristiani e tutte le persone di coscienza protestino contro i loro governi, le industrie farmaceutiche e sanitarie, al fine di fermare la produzione e l'uso di vaccini e altri farmaci compromessi dall'aborto e sostituirli con alternative eticamente accettabili. Quando qualcuno dichiara che i vaccini derivati dall'aborto sono "moralmente accettabili" senza dover contestare l'uso di tessuti di feti abortiti, è un peccato di scandalo. La testimonianza pro-vita della Chiesa ne esce notevolmente indebolita. Al mondo laico sembra che noi cattolici dichiariamo di essere pro-vita ma siamo ipocritamente felici di beneficiare dei frutti dell'aborto! E, peggio, altri cattolici vengono indotti a pensare che questo sia un compromesso accettabile.Questo è il motivo per cui alcuni cattolici possono non voler ricevere vaccini derivati dall'aborto in nessuna circostanza. In coscienza, la loro testimonianza a favore della vita non potrebbe accettare un tale compromesso, anche se protestassero contro la fonte immorale del vaccino. Nella Bibbia, il re Davide, in fuga da suo figlio Assalonne, desidera ardentemente bere l'acqua di Betlemme. Tre giovani guerrieri rischiano la vita per attraversare le linee nemiche per portare l'acqua al re. Davide «non ne volle bere, ma la sparse in onore del Signore, dicendo: "Non sia mai, Signore, che io faccia una cosa simile! È il sangue di questi uomini, che sono andati là a rischio della loro vita!» (cfr. 2 Samuele 23:15-17; 1 Cronache 11:17-19). Sebbene i giovani soldati non fossero stati uccisi, avevano rischiato la vita per andare a prendere l'acqua. Per Davide quest'acqua era la linfa vitale dei suoi uomini, e non voleva disonorarli pensando solo ai suoi bisogni. Versò l'acqua per terra, restituendola a Dio, perché la vita di ogni essere umano appartiene solo a Dio. Ogni persona di coscienza dovrebbe essere rispettata, così come coloro che desiderano che le linee cellulari fetali e i loro prodotti siano affidati a Dio, sepolti nella terra, come richiesto dal rispetto della dignità umana.Il peccato di scandalo è una buona occasione per evocare "l'amore del prossimo". Accade spesso che cristiani in buona fede dicano che i vaccini derivati dall'aborto dovrebbero essere ricevuti per amore del prossimo, per proteggere la sua salute costruendo l'immunità di gregge, ecc. Ma siamo anche chiamati a un più alto amore del prossimo. Ricorda che sebbene questi vaccini possano essere ricevuti in determinate circostanze, i produttori stessi di tali vaccini - ricercatori e abortisti inclusi - stanno mettendo in pericolo le loro anime. [...]

BASTA BUGIE - Santi e beati
Beatificata suor Mainetti, martirizzata con un rito satanico da tre ragazzine a Chiavenna

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 8, 2021 14:03


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6595BEATIFICATA SUOR MAINETTI, MARTIRIZZATA CON UN RITO SATANICO DA TRE RAGAZZINE A CHIAVENNA di Padre Francesco BamonteOggi sarà beatificata Suor Maria Laura Mainetti, vittima sacrificale di un rito satanico realizzato da tre ragazzine. Appena arrestate, raccontarono infatti di averla offerta a Satana «per fare qualcosa di diverso dal solito e provare forte emozioni».Suor Maria Laura Mainetti, al secolo Teresina Elsa Mainetti, nacque a Colico (Lecco, Italia) il 20 agosto 1939. Prese gradualmente coscienza che la mamma era morta per dare la vita a lei, sua decima figlia. E questo, forse, spiega anche perché sia cresciuta con una spiccata generosità e con la tendenza a farsi in quattro per le sue compagne, che la chiamano "santa Teresina".Ha dedicato la sua vita alla missione tra i bambini, i giovani e le famiglie, a Vasto (Chieti), Roma, Parma, fino ad approdare a Chiavenna (Sondrio) nel 1984: qui, nel 1987, divenne anche superiora della comunità. Fu insegnante, educatrice di molti giovani e studentesse e punto di riferimento spirituale per tante persone.Le sue attenzioni furono rivolte in particolare ai giovani che vedeva così fragili, disorientati, plagiati: non perse occasioni per conoscere il loro mondo, il loro linguaggio, la cultura giovanile; si interessò alle diverse esperienze, non si tirò mai indietro davanti a nessuna proposta in loro favore; partecipò attivamente alle catechesi, all'oratorio, ai campi scuola, alle riunioni di ex alunni, offrendo ascolto e attenzione negli incontri personali.A Chiavenna, tre ragazze minorenni da tempo affascinate dal satanismo, progettarono di sacrificare al demonio una persona consacrata. Secondo quanto esse confessarono, la vittima inizialmente designata fu l'allora parroco di San Lorenzo, monsignor Ambrogio Balatti, poi però ci ripensarono perché la sua corporatura robusta avrebbe reso difficile l'omicidio. Pensarono allora di immolare al demonio suor Maria Laura Mainetti, più facilmente sopraffabile perché di fisico esile.IL DELITTO E IL PERDONOAll'inizio del giugno 2000 la suora fu contattata da una delle tre amiche. Finse di essere incinta a causa di una violenza sessuale subita e i famigliari volevano che abortisse. Diede per scontato che quella suora diventasse subito sua amica e che, per scongiurare l'aborto, le offrisse il suo incondizionato sostegno e perfino ospitalità nella propria comunità religiosa, almeno fino al termine della gravidanza.Il 6 giugno la ragazza si fece nuovamente viva al telefono, chiedendo a Suor Maria Laura un appuntamento a Piazza Castello, dove si incontrarono. La ragazza la convinse ad accompagnarla a prendere il suo bagaglio rimasto nella valigia in un luogo isolato del paese raramente frequentato la sera. La suora uscì dal convento, verso le 22, da sola, ma le consorelle erano al corrente del suo impegno e chiese al parroco di vigilare sulla zona.Quando si avviò a prendere i suoi effetti personali, entrarono in scena le due complici, che recitarono bene la loro parte ringraziando la suora e invitandola a seguirle lungo un viottolo poco illuminato. Poco dopo però, l'assalirono con dei sassi, poi la trascinarono ferita fino in un punto più isolato dove ognuna di loro le inflisse sei coltellate.Per rievocare il numero 666 della bestia satanica del libro dell'Apocalisse, avevano stabilito che il rituale di offerta della religiosa al diavolo, doveva essere caratterizzato dal numero dei fendenti, 6 per ciascuna delle tre ragazze in modo da comporre il 666. In tutto dovevano essere quindi 18 coltellate, ma nella foga i colpi furono uno in più. Avevano inoltre scelto proprio quella giornata, il 6 giugno del 2000, perché in quella data del nuovo millennio compariva due volte il numero 6.La suora morì stando in ginocchio e la ritroveranno il giorno dopo, ormai cadavere. In seguito, nel corso degli interrogatori le giovani assassine confessarono che, mentre la colpivano, Suor Maria Laura disse: «Signore, perdonale!». Le ragazze ammisero di essere state impressionate non dalla vista del sangue e neppure dalla forza bruta che esse stesse non immaginavano di avere, ma piuttosto da quelle parole di perdono che la loro vittima pronunciò in punto di morte, preoccupata unicamente del male che le giovani con quel gesto facevano a sé stesse.Pochi mesi prima della sua morte suor Maria Laura scrisse: «Dobbiamo essere disponibili a tutto per gli altri, sino a dare la vita come Gesù». La sua morte violenta fu sulle prime pagine dei giornali italiani per molte settimane. Le tre ragazze furono condannate in via definitiva nel 2003: una, ritenuta la mente del gruppo, a 12 anni e 4 mesi, le due amiche a 8 anni e mezzo. Una volta scontata la pena, le tre ragazze hanno cambiato i loro nomi, si sono trasferite altrove, si sono sposate, hanno avuto figli, lavorano.Il perdono della suora morente, che tanto colpì le giovani, fu in seguito anche il punto di ripartenza per la loro vita.Sul luogo della morte di suor Maria Laura è stata posta una croce in granito che reca la scritta evangelica: "Se il chicco di grano muore, porta molto frutto". Da subito tanti si sono recati lì in preghiera e, nel marzo 2019, la salma della suora è stata traslata dal cimitero a una delle cappelle laterali della Collegiata di San Lorenzo. Sulla balaustra è posto un diario dove si possono lasciare preghiere o riflessioni. In un anno sono state raccolte 1500 frasi, scritte in tutte le lingue del mondo da bambini, nonni, gruppi di ragazzi, genitori, oratori, scuole, cori, comunità.Il 23 ottobre 2005 l'allora vescovo della diocesi di Como Alessandro Maggiolini aprì il Processo Diocesano per la beatificazione di suor Maria Laura, conclusosi il 6 giugno 2006. Successivamente nel 2008 la Santa Sede ha approvato la richiesta per l'inizio del processo di beatificazione. Nell'estate 2017 è stata consegnata la "Positio super martyrio". Il 19 giugno 2020 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi alla promulgazione del Decreto che ne riconosce il martirio, in quanto compiuto "In odium fidei" (in odio alla fede), aprendo così la via alla sua beatificazione.RIFLESSIONI SULL'ACCADUTOLa beatificazione di Suor Maria Laura Mainetti trucidata da tre ragazze adolescenti, deve farci riflettere seriamente sull'esito drammatico al quale può condurre non solo il vuoto di valori e la noia che caratterizza la vita di tanti giovani, ma anche quel bombardamento mediatico scellerato a cui sono sottoposti che si prefigge di suscitare in essi il fascino della trasgressione, dalle "sfide" (challenge) estreme, alla continua ricerca di proposte oltremodo stimolanti, fuori dall'ordinario e oltre ogni limite nelle quali rientra anche il culto al demonio con aberranti rituali di vario genere, che promettono non solo emozioni intense, ma l'appropriazione della sua forza malefica, dei suoi poteri (come se fossero poteri divini e non lo sono), delle sue prestazioni esoteriche.Un numero crescente di giovani, e non solo, sottoposti a questo martellamento mediatico si ritrovano ad intraprendere dei sentieri che, si rivelano vere e proprie trappole che li conducono allo smarrimento e li inducono alla blasfemia, alla bestemmia, al vandalismo, alla violenza, all'omicidio, al suicidio. In tale propensione, l'occultismo esoterico e il satanismo, tendono sempre più a diventare delle vere e proprie corsie preferenziali. E la comunicazione mediatica costituisce uno dei canali privilegiati per la diffusione di simili percorsi. In particolare, alcuni generi mediatici risultano particolarmente adatti per catturare l'attenzione e adescare potenziali vittime.Stiamo assistendo, sempre più ignari, ad una vera e propria escalation di martellanti messaggi esoterici e satanici da parte del marketing. Romanzi, musica, videogiochi, moda, film, telefilm, pubblicità, mettono in moto un giro d'affari a livello planetario in cui il demoniaco viene presentato in chiave positiva: affascinante, accattivante, permissivo, un aspetto che attrae con forza le giovani generazioni, e senza preoccuparsi degli esiti educativi devastanti.Si moltiplicano, ad esempio, le fiction televisive, cartoon e social forum che presentano Lucifero come un personaggio da imitare, un'icona della libertà contro la schiavitù della religione, della morale, delle regole che invece vengono sempre più percepite come realtà negative. Per esempio, per la Wicca (considerato come un nuovo movimento religioso afferente ai fenomeni cosiddetti di "neopaganesimo) Lucifero è "il principe del bene e della creazione misconosciuto e ingiustamente perseguitato dalla Chiesa cristiana".Se a questo si aggiunge una società fondata sempre più sull'avere tutto e subito, l'esoterismo che sfocia nel satanismo risulta essere la risposta più accattivante per il potere, il successo, il denaro, il sesso. In una siffatta prospettiva i valori della fede, della morale, la stessa Rivelazione cristiana, non solo non hanno più spazio ma vengono rifiutate e combattute con sempre più preoccupante disprezzo e odio.INDOTTRINAMENTO ESOTERICO E SATANICOAttraverso il web i ragazzi familiarizzano con sette e movimenti distruttivi tra i quali spicca il satanismo, con la possibilità di trasformare la conoscenza virtuale in quella reale. Dinamiche che imperversano sui social forum e sulle numerosissime piattaforme dei siti web. Basta dare uno sguardo su Facebook per vedere che esistono una infinità di "pagine" e di "gruppi chiusi" relativi a questi temi.Un vero e proprio indottrinamento esoterico e satanico in atto e troppo sottovalutato. Per cui l'informazione equilibrata, attenta e prudente urge soprattutto nell'ambito educativo e formativo delle famiglie e delle Istituzioni.

BASTA BUGIE - Omosessualità
Biden autorizza le bandiere LGBT nelle ambasciate USA

BASTA BUGIE - Omosessualità

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 6:53


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6591BIDEN AUTORIZZA LE BANDIERE LGBT NELLE AMBASCIATE USA di Luca VolontèStati Uniti dalla doppia nazionalità e sempre più vincolati all'ideologia gender e alle pretese LGBTI. Sia Biden, sia il Segretario di Stato Antony Blinken, infatti, hanno dato l'autorizzazione all'esposizione della bandiera arcobaleno in tutte le ambasciate del Paese sparse nel mondo. Sugli edifici ora ci saranno due bandiere, quella a stelle e strisce e quella arcobaleno.Secondo le direttive, la bandiera dell' "orgoglio LGBTQI" ora sventolerà come quella americana, un segnale chiaro, dunque, della doppia identità nazionale degli Usa. Trump, in precedenza, invece, aveva vietato la bandiera del Pride nelle ambasciate statunitensi. Nella nota agli ambasciatori, Blinken ha ricordato alle ambasciate che possono issare e far sventolare la bandiera arcobaleno dai giorni precedenti il 17 maggio e per tutto giugno.Una decisione che promuove la giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia e il mese dell'orgoglio LGBTQI. Secondo il New York Times, l'autorizzazione a sventolare le bandiere Pride non è un ordine perentorio, ma - pur essendo fortemente suggerito - si lascia al diplomatico la decisione finale per decidere a favore della scelta più appropriata, "alla luce delle condizioni locali". Facile immaginare che in taluni paesi arabi non verrà esposta per paura di proteste, mentre in tutti gli altri paesi vedremo bandieroni ergersi sui pinnacoli delle ambasciate Usa."Il presidente Biden crede che la forza dell'America si trovi nella sua diversità. L'America è più forte, a casa e nel mondo, quando è inclusiva", ha detto un portavoce di Stato. Riportare le bandiere del 'Pride' nelle ambasciate e promuovere i diritti LGBTQI sono sempre stati due capisaldi dell'impegno di Blinken che, già durante le audizioni per la sua conferma al Congresso nei mesi scorsi, aveva detto: "Penso che gli Stati Uniti debbano difendere i diritti delle persone LGBTQI ed è qualcosa che il Dipartimento si assumerà e di cui si farà carico immediatamente".Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dagli USA sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.BIDEN E IL NUOVO REGOLAMENTO SANITARIO PRO TRANSIn una norma antidiscriminazione nei servizi sanitari, contenuta nella legge sulla protezione del paziente e sulle cure a prezzi accessibili, il sesso era stato interpretato nel suo aspetto biologico. In breve quando si parlava di «sesso» occorreva riferirsi al maschio e alla femmina in termini biologici. Questo era ciò che aveva deciso l'amministrazione Trump.Ora con Biden la musica è cambiata. Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ha infatti disposto che il sesso deve intendersi come «identità di genere» ossia autopercezione di appartenere al mondo maschile o femminile.Il nuovo regolamento, ovviamente voluto per privilegiare le persone trans, non ha carattere vincolante per gli Stati ma è comunque un ulteriore chiaro segnale di come l'amministrazione Biden sia favorevole all'agenda LGBT.(Gender Watch News, 14 maggio 2021)GLI STATI CONTRO BIDEN SUL GENDERLa Human Rights Campaign (HRC), una organizzazione legale che tutela le rivendicazioni del mondo LGBT, ci informa che sono 115 le leggi anti ideologia gender vigenti in una trentina di Stati negli USA. Spiccano tra queste 66 normative che vietano alle persone trans di gareggiare in competizioni riservate ad atleti o atlete non corrispondenti al loro sesso biologico e 35 leggi volte ad impedire che i minori si sottopongano a trattamenti per il «cambio» di sesso.Negli ultimi quattro mesi otto progetti di legge simili sono stati approvati in altrettanti stati e un'altra decina è in attesa dell'approvazione dei governatori, tutte norme che entrano in rotta di collisione con l'ordine esecutivo dell'amministrazione Biden chiamato Prevenzione e lotta alla discriminazione sulla base dell'identità di genere o dell'orientamento sessuale.Insomma Biden va in una direzione e gli Stati di cui lui è presidente vanno in un'altra.(Gender Watch News, 30 maggio 2021)PER USA TODAY MASCHIO È UNA PAROLA OFFENSIVAChelsea Mitchell, la più veloce atleta del Connecticut, perde sempre con due maschi che gareggiano con lei come trans: Terry Miller e Andraya Yearwood (nomi del dopo transizione). La Connecticut Interscholastic Athletic Conference afferma: «gli studenti che si identificano come donne devono essere riconosciuti come donne. Fare diversamente non sarebbe solo discriminatorio, ma li priverebbe della significativa opportunità di partecipare ad attività educative, compresi gli sport scolastici, basati su stereotipi sessuali e pregiudizi che si cerca di prevenire col Titolo IX».La Mitchell non perde solo gare, ma anche borse di studio: «quando i college esaminano il mio record - scrive la ragazza - non vedono la ragazza più veloce del Connecticut, ma una seconda o terza classificata».L'atleta allora decide di scrivere a Usa Today lamentandosi che «i corridori maschi hanno enormi vantaggi fisici». Il giornale sostituisce al termine «maschi» quello di «transgender» aggiungendo: «Nota dell'editore: questa colonna è stata aggiornata per riflettere gli standard e le linee guida di stile di Usa Today. Ci dispiace che sia stato usato un linguaggio offensivo». Proprio così: definire maschio un maschio che si crede donna è offensivo.(Gender Watch News, 31 maggio 2021)

BASTA BUGIE - Storia
Il cristianesimo non può che essere romano

BASTA BUGIE - Storia

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 5:38


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6590IL CRISTIANESIMO NON PUO' CHE ESSERE ROMANOLa romanità è un giudizio culturale e un criterio di civiltà che è stato (ed è ancora) importantissimo.Attenzione, importantissimo non solo per la civiltà occidentale in genere, ma anche per il Cristianesimo stesso, per la sua diffusione e quindi per il suo essere fondamento della civiltà occidentale.San Francesco Saverio è un santo straordinario: da solo partì per le Indie per portare il Vangelo. Partì senza nulla, solo con la ricchezza della propria Grazia e della propria Fede. Un vero gigante della santità. Eppure quali sono stati i risultati della sua missione? Certamente tante conversioni, certamente il grandissimo suo esempio che ammiriamo e che ci edifica ancora adesso... ma l'Oriente e l'Estremo Oriente, purtroppo, sono rimasti culturalmente e numericamente non cristiani.Quali invece sono stati i risultati dei vari san Patrizio, san Bonifacio, san Colombano che hanno evangelizzato il Nord Europa? Di fatto quelle terre sono diventate sia culturalmente sia numericamente cristiane.Possiamo, pertanto, concludere che san Patrizio, san Bonifacio e san Colombano erano più santi di san Francesco Saverio? Ovviamente no. E allora dov'è la spiegazione? È nel fatto che mentre san Francesco Saverio trovò un "terreno" poco predisposto ad accogliere il Vangelo, non fu così per coloro che evangelizzarono le terre del Nord Europa.San Francesco Saverio trovò delle terre in cui era pressoché assente la dimensione della libertà individuale e quindi la stessa consapevolezza dell'alterità tra l'individuo e il tutto. D'altronde il fondamento filosofico della religiosità orientale ed estremo-orientale è il monismo panteistico in cui non c'è spazio per la realtà individuale.Chi invece evangelizzò l'Europa trovò un "terreno" già predisposto per l'annuncio evangelico, un "terreno" già dissodato. Da cosa? Dal diritto romano.Certamente, nel mondo antico ancora non vi era un vero e proprio concetto di persona, ma è indubbio come nel diritto romano già vi fosse la dimensione dell'alterità tra individuo e istituzione statuale, che servirà non poco a far accettare il Cristianesimo con il suo costitutivo riconoscimento della sostanza ontologica della persona umana, della sua individualità e dei suoi inalienabili diritti.Dante Alighieri, che con la sua Commedia sintetizza tutto il pensiero medievale, lo dice: è vero che l'Impero romano ha perseguitato i primi cristiani, ma è pur vero che esso non solo è stato criterio di civiltà, ma ha svolto anche un ruolo provvidenziale per la diffusione del Cristianesimo stesso.Si pensi a quanto gli apostoli e i loro successori si siano avvantaggiati di un'unificazione politica, culturale e linguistica, date appunto dalla romanità.Ma Dante giustamente va oltre il dato storico del ruolo provvidenziale che la romanità e poi l'Impero romano avrebbero avuto per il raggiungimento della civiltà cristiana, dice anche che il futuro della cristianità non può che essere nella conservazione anche della sua romanità. In Paradiso Dante dialoga con una grande aquila formata da tante anime beate.D'altronde fu questo il senso provvidenziale di quella fatidica notte del Natale dell'anno 800 in cui proprio a Roma, per volere del Papa e di un grande re come Carlo Magno, nacque quello che non a caso si chiamò il Sacro Romano Impero.Sacro Romano Impero voluto appunto dalla Provvidenza.Per chi crede che la storia non è solo un succedersi di avvenimenti senza significato o di fatti che casualmente si succedono, bensì l'azione della volontà di Dio che si serve della libera collaborazione dell'uomo, allora anche certe coincidenze non possono non avere un significato.Come mai l'Impero Romano inizia con un Romolo e finisce con un altro Romolo (Romolo Augustolo)?E come mai anche il Sacro Romano Impero inizia con un Carlo (Carlo Magno) e finisce con un altro Carlo (il beato Carlo d'Asburgo)?Coincidenze? È un po' difficile crederlo.

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Domenico Savio: "la morte, ma non i peccati"

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 5:44


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6568SAN DOMENICO SAVIO: ''LA MORTE MA NON I PECCATI'' di Ermes DovicoIl mondo potrebbe diventare un anticipo di Paradiso se solo si avesse cura di insegnare e far leggere ai bambini la vita di san Domenico Savio (1842-1857), il piccolo gigante di santità sbocciato pienamente alla scuola di san Giovanni Bosco. Don Bosco fu pure il suo primo e più grande biografo e vide in quell'anima eletta il sommo esempio di quanto desiderava per i suoi fanciulli.Secondo dei 10 figli di Carlo, un fabbro, e Brigida, una sarta, Domenico nacque il 2 aprile e fu battezzato lo stesso giorno. Fin dalla più tenera infanzia mostrò i segni della sua profonda spiritualità, fatta di preghiera, penitenza e un grande senso del sacro, che discendeva dal suo amore per Dio e la Madonna. Una volta non volle sedersi a tavola per la presenza di un ospite che non si faceva nemmeno il segno della croce: «Non posso mangiare con uno che divora tutto come le bestie».È VOLONTÀ DI DIO CHE CI FACCIAMO SANTIRicevette la Prima Comunione a 7 anni e già allora aveva le idee chiarissime, esposte in poche righe: «Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me ne darà il permesso. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati». Andava a scuola camminando per una quindicina di chilometri al giorno, lungo strade insicure, ma quando gli chiesero se avesse paura la sua risposta fu: «Macché paura! Io non sono solo. Ho l'Angelo custode che mi accompagna». Il 2 ottobre 1854 Domenico conobbe don Bosco, gli manifestò il desiderio di studiare per divenire sacerdote e il santo educatore decise di farne un suo allievo all'oratorio di Valdocco, a Torino. Una sera il maestro rivolse queste parole a lui e agli altri ragazzi. «È volontà di Dio che ci facciamo santi. Dio ci prepara un grande premio in cielo se ci facciamo santi». Chiese allora a don Bosco di aiutarlo nell'opera e si sentì rispondere di servire il Signore con allegria.Nella sua ascesa verso la santità, Domenico prese a confessarsi ogni otto giorni e ad andare a Messa quotidianamente, ricevendo sempre l'Eucaristia. Animava i giochi, insegnava il Catechismo agli amici, faceva loro da guida e da pacificatore. Non temeva di prendere decisioni scomode, come quando strappò dei giornali osceni portati in oratorio da un ragazzo più forte di lui o ancora quando allontanò un protestante che si era avvicinato per spargere le sue idee religiose tra gli altri fanciulli. Tra coloro che si accorsero presto della sua santità vi fu la mamma di don Bosco, la venerabile Margherita Occhiena, che così disse al figlio: «Tu hai molti giovani buoni, ma nessuno supera il bel cuore e la bell'anima di Domenico. Lo vedo sempre pregare, restando in chiesa anche dopo gli altri; ogni giorno si toglie dalla ricreazione per far visita al Santissimo Sacramento. Sta in chiesa come un angelo che dimora in Paradiso».LA COMPAGNIA DELL'IMMACOLATAIl grande amore per la Madonna lo spinse a fondare nel 1856 la «Compagnia dell'Immacolata», a due anni dalla definizione del dogma ad opera di Pio IX. Nell'iniziativa aveva coinvolto i suoi migliori amici, ai quali aveva detto: «Uniamoci, fondiamo una compagnia per aiutare don Bosco a salvare molte anime».Durante l'epidemia di colera del 1854-56, Domenico fu tra i 44 ragazzi che accolsero l'invito di don Bosco a offrirsi come volontari per assistere i malati. In quest'attività il fanciullo si distinse senza essere contagiato, proprio come il santo maestro aveva promesso - purché fossero «in grazia di Dio» - a tutti i volontari.In seguito, la sua salute fragile cedette alla tubercolosi, che lo costrinse a ripetuti salassi, da lui serenamente accettati pensando «ai chiodi piantati nelle mani e nei piedi di Nostro Signore».Quando capì che era arrivato il suo momento, disse al padre: «È giunta l'ora. Prendete il mio libro di preghiere e leggetemi le preghiere della buona morte». Rispose devotamente a ogni invocazione e alla fine pronunciò queste parole: «Che bella cosa io vedo mai!». Era il 9 marzo 1857 (uno dei due giorni in cui si celebra la sua memoria liturgica, che la Famiglia Salesiana e le diocesi piemontesi festeggiano il 6 maggio). Domenico non aveva ancora compiuto 15 anni. Don Bosco seppe poi, in sogno, il perché di quelle ultime parole terrene del suo allievo: «È stata Maria Santissima a venire a prendermi, la mia più grande consolazione in vita e in morte. Lo dica ai suoi figli che non dimentichino mai di pregarla».

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così
Contrordine compagni il Covid è uscito dal laboratorio di Wuhan come diceva Trump

AL CORONAVIRUS i cristiani rispondono così

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 10:44


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6588CONTRORDINE, COMPAGNI: IL COVID E' USCITO DAL LABORATORIO DI WUHAN... COME DICEVA TRUMP di Antonio SocciLa possibile provenienza del Covid 19 dai laboratori cinesi di Wuhan (probabilmente una fuoruscita accidentale) un anno fa era già stata illustrata, fin nei dettagli, dal professor Joseph Tritto nel libro "Cina-Covid 19. La chimera che ha cambiato il mondo" (Cantagalli). Un libro uscito ad agosto 2020 e snobbato dai media mainstream.La ricostruzione della vicenda fatta da Tritto è stata sospettata di "disinformazione" dalla polizia del pensiero della rete, fino alla censura.Nessuno sembrava interessato a capire se era vero o no ciò che riportava il libro. Il fatto stesso che confermasse, con argomenti scientifici, quanto andava dicendo da mesi il presidente Donald Trump, bastava a renderlo tabù.Accennare al laboratorio di Wuhan era sufficiente per essere bollati come trumpiani o liquidati come "complottisti". Dovevamo rassegnarci tutti alla storia del pipistrello a cui era addebitato tutto lo sfacelo umanitario ed economico provocato dal Covid nel mondo intero.Oggi d'improvviso sembra che il vento si sia messo a soffiare in senso opposto. Spazzato via Trump si riaccendono i riflettori su Wuhan.Al punto che Joe Biden ha dichiarato di aver chiesto all'intelligence di "raddoppiare gli sforzi per arrivare entro tre mesi ad una rapporto definitivo" sull'origine del Covid e pretende che il regime cinese risponda "a domande specifiche".Ormai da settimane autorevoli personalità sui giornali parlano della possibile origine artificiale del virus.CLAMOROSO DIETROFRONTIl caso più clamoroso è quello di Anthony Fauci, capo dell'Istituto nazionale americano di malattie infettive. È quell'alto consigliere della presidenza Usa (alla testa della task force contro il Covid) che per mesi è stato visto dai Dem come il controcanto a Trump stesso.Nel maggio 2020, Fauci dichiarava: "L'evidenza scientifica indica fermamente che il virus sia evoluto in natura per poi compiere il salto di specie. E dunque non possa essere stato manipolato in laboratorio".In questi giorni, a un anno di distanza, Fauci ha dichiarato l'opposto: "Non sono convinto che il Covid 19 abbia origine naturale. Penso che dobbiamo continuare ad indagare su cosa sia successo in Cina fino a quando troveremo le risposte più esatte".Due settimane fa, sull'autorevole rivista "Science", diciotto importanti scienziati hanno scritto che l'inchiesta dell'Oms, in collaborazione con la Cina, non ha spiegato nulla e occorre una vera inchiesta internazionale chevaluti anche "l'ipotesi dell'incidente di laboratorio".Quattro giorni fa il Wall Street Journal - riportando fonti dei servizi segreti - ha parlato di tre ricercatori del laboratorio di virologia di Wuhan che sarebbero stati ammalati (e ricoverati) nel novembre 2019 con sintomi "compatibili sia con il Covid, sia con l'influenza stagionale".Per capire come il vento stia cambiando basta vedere un titolo del "Corriere della sera" di ieri: "A Wuhan esperimenti aggressivi. La Cina mente sull'origine del virus".Questa frase virgolettata titolava un'intervista a "Jamie Metzl, collaboratore di Clinton e Biden" il quale "assegna un 85% di probabilità alla 'fuga' dal laboratorio". Metzl spiega: "Se non troviamo la verità e non affrontiamo le vulnerabilità, correremo rischi non necessari per future pandemie".Ma il segnale più chiaro del capovolgimento di scenario è arrivato da Facebook. Infatti ha annunciato che, da ora in poi, non censurerà e non rimuoverà più i post degli utenti che parlano della possibile fuoruscita del virus dal laboratorio di Wuhan.Il professor Benedetto Ponti, docente di Diritto amministrativo e Diritto dei media digitali all'Università di Perugia, sostiene che si dovrebbe riflettere seriamente su tutta questa vicenda e su come si è sviluppata.FAKE NEWS?Nonostante fin dall'inizio circolasse l'ipotesi dell'origine artificiale del virus, osserva Ponti, "il giudizio degli scienziati era descritto come compattamente schierato per l'origine naturale. Perciò la diffusione di questa fake news (così era bollata) era attivamente contrastata sia ad opera delle stesse piattaforme, sia sulla base di specifiche policy pubbliche, del governo italiano e anche a livello Ue".Il professor Ponti si chiede: "è corretto e utile avere tante certezze, quando si ha a che fare con un fatto 'nuovo'?".Certo, "la lotta alla disinformazione in materia di Covid 19 intende prevenire o ridurre i danni derivanti dalla diffusione di informazioni ingannevoli, che minano la fiducia del pubblico, ma che accade se una tesi, bollata come 'disinformation', riceve poi credito anche nella comunità scientifica? 'Castrare' la discussione pubblica, bollando certe tesi come false ed ingannevoli, per poi scoprire che invece meritano di essere analizzate, e non preventivamente squalificate, è un buon servizio alla salute?"Peraltro si trattava di "contenuti del tutto leciti", quindi la censura lascia ancor più perplessi. Ponti aveva già provato, con un articolo su una rivista giuridica della primavera 2020, a mettere in guardia "dagli effetti nefastiche sarebbero derivati da un approccio 'censorio' alla discussione pubblica".Una informazione libera - conclude lo studioso - è utile anche "per la tutela della salute (presente e futura)".Dunque fra i tanti danni di questa pandemia c'è pure il rischio di "sinizzazione" della nostra democrazia.Del resto il Covid 19, all'Italia e al mondo intero, è costato - in termini di vittime e di danni economici - quasi quanto una guerra perduta. Mentre, paradossalmente, la Cina sembra la meno penalizzata. Vedremo cosa si scoprirà sul laboratorio di Wuhan.Se alle negligenze del regime comunista, nei primi mesi dell'epidemia, si dovessero aggiungere pure delle negligenze del laboratorio di Wuhan, se cioè si accertasse la fuoruscita accidentale del virus, le responsabilità della Cina sarebbero gravissime e molti paesi potrebbero porre il problema del risarcimento.Nota di BastaBugie: il titolo di questo articolo allude alla frase "Contrordine, compagni!", che apre la battuta di ognuna delle vignette di Giovannino Guareschi, il padre letterario di Don Camillo, tratta dalla serie "Obbedienza cieca, pronta, assoluta" che dal 1947 compare sul settimanale satirico Il Candido, diretto da Guareschi stesso.Le vignette ironizzano sulla cieca fiducia che gli iscritti del PCI riponevano in quanto scritto su «L'Unità», il quotidiano del Partito Comunista. È una presa in giro della base comunista, capace di versare, senza neppure un tentennamento, il cervello all'ammasso del partito, senza neppure porsi il minimo dubbio su quanto dalle pagine de "L'Unità" veniva ordinato di fare.Per questo i comunisti vi venivano raffigurati con tre narici: le prime due servivano per respirare, ma la terza narice serviva per far uscire il cervello e far entrare le direttive del partito. Per questo Guareschi chiamava "trinariciuti" i comunisti.Ecco qui alcuni esempi delle frasi sotto alle vignette di Guareschi (è facile immaginare la divertente vignetta relativa):Contrordine compagni! La frase pubblicata sull'Unità: "I compagni che non volano sono traditori", contiene un errore di stampa, e pertanto va letta: "I compagni che non votano sono traditori. (7 marzo 1948)Contrordine compagni! La frase pubblicata sull'Unità: "Bisogna scendere in piazza con bandiere e porci, alla testa delle masse", contiene un errore di stampa, e pertanto, spostando una virgola, va letta: "Bisogna scendere in piazza con bandiere, e porci alla testa delle masse. (14 marzo 1948)Contrordine compagni! La frase pubblicata nell'Unità: "Tutti i lavoratori devono essere legati a un unico gatto", contiene un errore di stampa, e pertanto va letta: "Tutti i lavoratori devono essere legati a un unico patto. (21 marzo 1948)Contrordine compagni! La frase pubblicata nell'Unità: "Bisogna introdurre il nostro giornale anche nelle suole", contiene un errore di stampa, e pertanto va letta: "Bisogna introdurre il nostro giornale anche nelle scuole. (27 marzo 1948)

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia del Corpus Domini - Anno B (Mc 14,12-16.22-26)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jun 1, 2021 6:07


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6485OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO B (Mc 14,12-16.22-26)Questa domenica celebriamo uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia, ovvero il Mistero del Corpo e Sangue di Cristo, donati a noi come Cibo e Bevanda spirituali. Dell'Eucaristia trattano le letture che abbiamo appena ascoltato.Il Vangelo di oggi riporta il racconto della sua Istituzione, avvenuta durante l'Ultima Cena. Gesù, dopo aver reso grazie, spezzò il pane e lo diede ai suoi Discepoli, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22). Poi prese il calice del vino, e disse: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti» (Mc 14,24). L'Ultima Cena è lo stesso sacrificio del Calvario: ciò che avvenne sacramentalmente durante quella Cena, si verificò di lì a pochi giorni sul Calvario, e si realizza ad ogni celebrazione della Santa Messa.Questo è il Sacrificio della nuova ed eterna Alleanza, di cui parla la seconda lettura di oggi. L'Autore della Lettera agli Ebrei parla di questo Sacrificio che ci purifica dalle opere della morte (cf Eb 9,14) e ci dona l'eredità eterna (cf v. 15). Nell'Antico Testamento si sacrificavano animali e con il loro sangue si aspergeva il popolo. Questi sacrifici erano solamente figura del Sacrificio di Gesù, l'unico che ci purifica dai nostri peccati.L'Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore che donandosi a noi sotto le sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue». In quel momento avviene il miracolo più grande che si possa immaginare: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E Gesù, tutto intero, è presente in ogni frammento del Pane e in ogni goccia del Vino consacrato.Più di mille anni fa, un sacerdote stava celebrando la Messa e, proprio al momento della consacrazione, fu colto dal dubbio se veramente il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Proprio allora, Dio volle dimostrare con un miracolo evidentissimo la verità di tale Dottrina, trasformando anche visibilmente il pane in Carne e il vino in Sangue. La cosa più strabiliante è che, a distanza di oltre mille anni, si possono ancora vedere questa Carne e questo Sangue che hanno le caratteristiche di una persona viva. Questo Miracolo Eucaristico è custodito a Lanciano, in Abruzzo, ed è sempre meta di numerosi pellegrinaggi.L'Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso della nostra giornata. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un'unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi.Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Se noi tutti siamo uniti a Gesù ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani di santa vita, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, saremo un cuore e un'anima sola.Quanto triste è invece lo spettacolo di tanti cristiani che tra di loro non si sopportano e parlano male l'uno dell'altro! In questo modo, nella pratica, rinnegano la loro fede. In questa solennità siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra carità. Se amiamo l'Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non possiamo non amare i nostri fratelli, che formano il Corpo mistico di Cristo. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore e a quelli più cari al Cuore di Gesù.Da questa solennità, inoltre, deve scaturire il vivo desiderio di ricevere spesso la Comunione, in grazia di Dio, premettendo la Confessione se sulla coscienza abbiamo qualche grave peccato. La Comunione frequente è la grazia più bella con cui abbellire la nostra anima ed è la gioia più grande che possiamo dare al Cuore di Gesù.