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Omelia della s. Messa del 17 Maggio 2025, V Domenica di Pasqua, anno C tenuta da p. Francesco M. Budani, FI.
En este episodio especial en el Megacon CR 2025 gracias a grupo "Creatore" de Geek Pandorariano, nos acompaña Sindy de La Caja de Pandora CR para sumergirnos en el caos apocalíptico de tres impactantes películas:
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Simone Morandini"Credo in Dio, fonte di vita"Una fede ecologicaEDB Edizioni Dehoniane Bolognawww.dehoniane.it«Creatore del cielo e della terra»? Parole che sembrano una sfida al tempo della modernità. Eppure, non possiamo farne a meno, per abitare nella fede il mondo, dono prezioso affidato alla nostra cura, ma anche spazio di interrogativi forti per il credente. L'autore offre uno sguardo nuovo su una dimensione della fede cristiana spesso lasciata sotto traccia, ma essenziale in un tempo di crisi socio-ambientale. Si tratta della fede nell'atto creativo del Dio trino e della prospettiva ecologica che a partire da essa dispiega. Il testo esplora le radici bibliche della confessione del Creatore, tra l'uno e l'altro Testamento, per ascoltare poi le voci di alcuni pensatori e autori come Ireneo, Basilio, Agostino, Tommaso, Bonaventura e Calvino, che più hanno contribuito a forgiare la comprensione di questo tema.Simone Morandini si è occupato di teologia della creazione ed etica ambientale, nonché di dialogo ecumenico e interreligioso. Insegna presso l'Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino a Venezia e presso la Pontificia Università Antonianum. Dirige la rivista CredereOggi. Tra le sue pubblicazioni recenti: Cambiare rotta. Il futuro nell'Antropocene (EDB 2020); con Fulvio Ferrario e Panagiotis Yfantis Il mondo buono di Dio. Teologia della creazione in prospettiva interconfessionale (San Paolo 2023); Acqua (Messaggero 2024).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8130OMELIE PASQUA DI RISURREZIONE - ANNO C di Giacomo Biffi 1) VEGLIA PASQUALETrovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcroDa questa lunga e suggestiva celebrazione - con l'efficacia propria del mistero liturgico, che sa farci oltrepassare gli spazi e la successione dei tempi - siamo stati portati al cuore dell'universo e al cuore della storia del mondo.Il cuore della storia del mondo è la Pasqua di Cristo: è il trasferimento di Gesù di Nazaret attraverso la morte e la risurrezione, dall'oscurità dello stato terrestre allo splendore della gloria del Padre. Egli - come nuovo Mosè posto a capo del popolo di Dio, che siamo noi - per primo ha operato questo passaggio di liberazione, perché noi tutti potessimo lasciare i pensieri di disperazione e di morte, che sono propri della condizione umana, per arrivare alla certa speranza della vita vera e senza fine.Il cuore dell'universo è lui, il Crocifisso risorto nel quale tutte le cose cono state pensate: solo se guardate in lui, se illuminate dal suo Vangelo, se orientate al servizio della sua opera di amore e di salvezza, le realtà dimostrano di possedere un pregio che non si svaluta e un senso che non viene mai meno.Così è stato stabilito nell'eterno disegno del Creatore; il disegno che in questa veglia siamo andati amorosamente contemplando.È un disegno che può essere percepito solo dagli occhi resi penetranti dalla fede: i prodigi di Dio restano nascosti a quelli che vogliono tutto ridurre alla misura della loro corta vista e della loro angusta esperienza. La risurrezione di Cristo e la rinnovazione del mondo avvengono nella notte, senza verifiche o testimonianze mondane.Ma per chi crede e accetta il progetto trascendente del Padre, sta scritto: La notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per la mia delizia.UNA SOCIETÀ SEMPRE PIÙ DISUMANASe Cristo crocifisso e risorto è il cuore dell'universo, allora comprendiamo perché l'esistenza, la vita associata, il modo generalizzato di convivere e di operare - che oggi non vuol porsi in sintonia col Signore risorto e vivo, e anzi positivamente lo rifiuta - si dimostri senza senno e senza misericordia.Siamo diventati tecnicamente bravi, abbiamo i mezzi per le indagini più raffinate e i più spericolati interventi sulla natura, sull'economia, sulla stessa psiche dell'uomo; eppure la società che si va progressivamente configurando appare nelle sue consuetudini e nei suoi ritmi sempre più impietosa, sempre più arida, sempre più disumana: senza cuore, appunto.Se la Pasqua di Cristo è il cuore della storia, cioè l'evento centrale che solo può dare un senso all'avventura enigmatica dell'umanità sulla terra, allora comprendiamo perché questo continuo mutare nelle varie epoche dello scenario offerto all'immutabile tragedia umana, questo succedersi troppo spesso violento di sistemi politici e di ideologie dominanti, questa serie senza fine di sopraffazioni e di guerre, che è la storia, appaia così irragionevole: proprio perché, considerata per se stessa, fuori da ogni prospettiva pasquale, non ha più un significato né un traguardo al suo divenire.Ciò che stiamo compiendo e vivendo stanotte non è dunque qualcosa di secondario o di marginale. Celebrare o non celebrare la Pasqua - si capisce, non nominalmente o folcloristicamente, ma nella verità delle cose - non è senza conseguenze di rilievo per la vita dell'uomo e per la storia del mondo.UN ESSERE STRANOChi celebra la Pasqua nella verità ha una visione dell'uomo e della storia, della fatica di esistere e della gioia, delle libertà personali e del rispetto della vita e della dignità altrui, che lo colloca ben lontano dalle idee di chi la Pasqua non celebra e perciò non ha punti di riferimento né criteri per una oggettiva valutazione.Molte volte colui che celebra la Pasqua nella verità sembrerà all'opinione comune e agli occhi delle potenze mondane come un essere strano, un sognatore o un fanatico, o, come capita curiosamente di ascoltare, un integralista. Ma la ragione è con lui; solo lui sa leggere giustamente le cose e gli accadimenti, solo lui in definitiva può vivere con ragionevolezza, perché soltanto la luce della Pasqua può disperdere le tenebre della nostra assurdità esistenziale.Anche le prime testimoni di Gesù vivo e Signore - Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo - hanno sperimentato l'incomprensione: le loro parole - ci ha detto il Vangelo - parvero «come un vaneggiamento». Ma avevano ragione loro: il loro annuncio - non lo scetticismo saputo degli altri - ha percorso la terra, rinnovandola e facendovi fiorire la gioia.Questa è anche la nostra sorte e la nostra missione. Il messaggio, che noi da questo rito vogliamo recare con la nostra fede operosa in ogni angolo della città degli uomini, e l'avvenimento, di cui siamo chiamati a dar garanzia con la nostra vita, potranno anche non essere accettati, potranno perfino essere irrisi. Ma dall'accoglimento di questo messaggio di risurrezione e dal riconoscimento di questo avvenimento rinnovatore dipende la salvezza della ragione in questo nostro tempo dotto e farneticante; dipende anzi la stessa sopravvivenza della famiglia umana, insidiata com'è da una cultura egoista che ha come suo logico approdo la sterilità, lo scetticismo, la morte.Noi però abbiamo una fiducia che nessuna delusione potrà far mai vacillare, perché ci viene proprio dalla realtà perenne della Pasqua. Il Signore è vivo e «la morte non ha più potere su di lui»; e se il Signore. è vivo, la sua Chiesa non muore; se il Signore è vivo, anche noi siamo vivi per lui; se il Signore è vivo, tutta l'umanità possiede una speranza sempre rinascente di salvezza e di vita.2) MESSA DEL GIORNO DI PASQUAMaria di Màgdala si recò al sepolcro di mattinoDavvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone (Lc 24,34). Questa è la prima espressione della fede pasquale da parte degli apostoli, di quegli uomini, cioè, che poi avrebbero fatto della testimonianza resa al Cristo vincitore della morte il senso e lo scopo di tutta la loro vita.Percepiamo in queste parole lo stupore per un avvenimento inaudito, la primizia di una immensa speranza, come l'aurora di una luce consolante che solo da pochi istanti aveva rotto le tenebre di uno sconforto che in quegli uomini dopo la scena spaventosa del Golgota pareva definitivo.Al tempo stesso sentiamo in questa frase una immediatezza, un tono familiare, quasi una freschezza non letteraria che ci garantisce della sua autenticità: Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone.Per la verità da molte ore avevano trovato il sepolcro di Cristo scoperchiato e vuoto; ma il sepolcro vuoto era servito a gettarli nello sconcerto, non era bastato a fondare una certezza troppo bella per essere persuasiva. Sì, fin dalla mattina avevano ascoltato alcune donne che asserivano di aver visto vivo il Nazareno; ma alle donne in queste cose - pensavano quei semplici e concreti pescatori di Galilea - è meglio non prestare troppa attenzione: «Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse» (Lc 24,11).Ma, in un momento imprecisato di quel giorno fatale, il Maestro, che essi avevano visto morire dissanguato sulla croce, appare anche a Simon Pietro, appare cioè a colui che era stato costituito loro capo; e allora le cose cambiano: Pietro non è un uomo che patisca allucinazioni, lo conoscono bene, a lui si può dare credito. In lui, per così dire, è tutta la Chiesa che accoglie la straordinaria notizia che da allora non ha più finito di risuonare: «Il Signore è risorto».Il colloquio tra Gesù redivivo e l'apostolo che aveva tradito non ci è riferito da nessun vangelo: è rimasto un segreto racchiuso nel cuore del più diretto interessato. Ma da quell'incontro - che sarà seguito verso sera da quello con tutto il gruppo degli Apostoli radunato - incomincia ufficialmente la proclamazione ecclesiale: «Davvero il Signore è risorto».I DISCEPOLI DI EMMAUSAl tramonto di quello stesso giorno però Gesù, dimostrando di essere sovranamente libero nella scelta dei suoi testimoni, si era rivelato a due personaggi del tutto secondari, che compaiono qui per la prima volta e poi non saranno più ricordati nella storia delle origini cristiane. L'episodio ci è raccontato dalla suggestiva pagina di san Luca che abbiamo ascoltato.Se con l'apparizione a Pietro e agli Undici viene dato il fondamento a tutta la predicazione della Chiesa, con l'apparizione ai due sconosciuti discepoli ci è detto che ogni uomo - pur desolato e dubbioso e senza speranza - alla fine può e deve arrivare alla fede.In Clèopa e nel suo anonimo compagno ciascuno di noi può riconoscere se stesso, e può riconoscere anche tutta la famiglia umana nei suoi rapporti con Cristo.I due viaggiatori materialmente non mancano di una mèta: sono diretti a Emmaus. Ma spiritualmente non hanno più una prospettiva: camminano, ma non sanno più verso dove; vivono, ma non capiscono più per che cosa.Avevano avuto una speranza, per così dire, «politica»: la liberazione della loro terra dall'oppressione straniera.«Noi speravamo - dicono - che fosse lui a liberare Israele». Adesso tutto ai loro occhi sembrava crollato, e invece tutto stava per cominciare. Pensavano di essere ormai preda dello scetticismo, e non erano mai stati così vicini alla verità.È un po' la situazione che stiamo tutti vivendo. Dopo aver sperimentato il tramonto sanguinoso dei miti del nazionalismo, della razza, della violenza presentata come il motore della storia (che cinquant'anni fa parevano forti e vincenti), il nostro popolo sta assistendo disorientato al declino della più affascinante e drammatica utopia che sia mai co
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8129OMELIA GIOVEDI SANTO - ANNO C (Gv 13,1-15) di Giacomo Biffi Nessun'altra sera dell'anno scende sui nostri cuori con la dolcezza appassionata di questa. Scende a suscitare memorie e speranze, pentimenti e promesse, pensieri mesti e palpiti d'amore. Siamo qui a ricordare e a rivivere la «cena del Signore»; l'ultima che egli consumò prima di andare incontro al tradimento, alla morte di croce, alla gloria della risurrezione.Con questa cena egli chiuse l'Antica Alleanza, che veniva celebrata con Il banchetto dell' agnello (come ci ha ricordato la prima lettura); e con l'istituzione dell'Eucaristia inaugurò la Nuova Alleanza (come ci ha detto san Paolo nella seconda lettura).Nel pane e nel vino misteriosamente consacrati la Chiesa ha sempre riconosciuto e onorato la presenza reale del Corpo e del Sangue del Signore morto e risorto. È il nutrimento arcano che in duemila anni non è mai mancato sulla mensa della comunità cristiana e non mancherà mai fino al termine della storia.Nel discorso di Cafarnao, preannunziando il grande dono dell'Eucaristia, Gesù si è presentato come il pane di Dio (cf. Gv 6,33), il pane vivo disceso dal cielo (cf. Gv 6,51). In tal modo, voleva significare di essere venuto al mondo proprio per saziare ogni vera fame degli uomini.Di che cosa noi abbiamo fame, nella profondità del nostro essere? Abbiamo fame di libertà, di amore, di vita. E proprio per essere nell'Eucaristia il nostro pane di liberazione, di amore, di vita, egli nel dramma della sua passione si consegna alla prigionia, all'odio, alla morte.LA LIBERTÀ MINACCIATAIstituita nella cornice della Pasqua ebraica, che commemorava la liberazione del popolo dalla schiavitù egiziana, l'Eucaristia ci dona colui che è il sostegno e l'alimento della nostra libertà.La libertà dei figli di Dio, che ci è stata conferita col battesimo, è da più parti continuamente insidiata.È insidiata dalle nostre debolezze e dalle nostre incoerenze, che rischiano di riportarci sotto la tirannia del male. Abbiamo bisogno - oltre che del sacramento della riconciliazione - del pane eucaristico che ci ridà entusiasmo e vigore. Come dice sant' Ambrogio: «Chi ha una ferita cerca la medicina. La nostra ferita è l'essere soggetti al pericolo di peccare, la nostra medicina è il celeste e venerabile sacramento» (De sacramentis V,25).Ma la nostra libertà di figli di Dio è minacciata anche esteriormente dalla cultura anticristiana che cerca di intimidirci e quasi vorrebbe che la Chiesa rinunciasse alla verità del Vangelo per adeguarsi a tutte le aberrazioni imperanti. Dove potremo trovare la forza di resistere a tante prepotenze e di richiamare, contro tutte le irragionevolezze, la sapienza della legge di Dio, se non in questo «pane disceso dal cielo»?L'Eucaristia è anche pane d'amore, perché ci pone in comunione con colui che ha cosi tanto amato da accettare liberamente il sacrificio supremo per la salvezza di tutti.Non è facile praticare la legge evangelica dell'amore. Non è facile amare senza stanchezza, amare sempre, amare anche coloro che non sono amabili, amare anche quelli che ci vogliono e ci fanno del male. Eppure le nostre azioni agli occhi di Dio valgono non per la loro bravura o la loro risonanza, ma in proporzione della generosità del cuore da cui sono mosse e animate.Solo questo «pane d'amore» può rendere possibile, e perfino facile e gioioso, ciò che alla nostra natura è ostico e impraticabile. Solo coloro che lo ricevono degnamente, nell'umiltà e nella fede, si trovano arricchiti nell'anima e nel comportamento dal tesoro più prezioso di tutto, che è il tesoro della carità.Questa «riscoperta della carità» è in fondo la grazia più pertinente da chiedere in questa sera dell'ultima cena, quando, come abbiamo ascoltato, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine (Gv 13,1), cioè fino a mettersi tra le nostre mani come cibo che sostiene il nostro incerto e penoso pellegrinaggio terreno.L'EUCARISTIA È PANE DI VITAInfine l'Eucaristia è altresì «pane di vita». Questa è anzi la connotazione sulla quale il Signore sembra avere insistito di più. Egli ha detto: lo sono il pane della vita (Gv 6,48). E inoltre: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (Gv 6,51). E ancora: Chi mangia di questo pane vivrà in eterno (Gv 6,58).Chi riceve con le dovute disposizioni l'Eucaristia accresce la vita eterna che il battesimo gli ha infuso, e accende nel suo cuore la vivezza della fede. Perché nella sua sostanza questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,3).Se si smarrisce la conoscenza saporosa e coinvolgente di colui che è stato inviato come unico Salvatore, non si trova più la strada per andare al Padre. E se scompare dal nostro interiore orizzonte la figura di colui che è il Dio vivo e vero, da cui tutto proviene, si eclissa anche l'uomo, il senso della sua dignità, la persuasione del pregio e della sacralità della sua vita.È ciò che sta avvenendo in una società che, avendo perso di vista il Creatore, moltiplica gli attentati e le aggressioni alle creature che sono l'immagine viva di Dio.Un popolo di Dio che ritorni ad aver fame del «pane di Dio», del pane della libertà, dell'amore e della vita: questa è la grande speranza dell'umanità in questo annebbiato tramonto del secolo. Questa è l'accorata implorazione che eleviamo al Padre in questa sera pensosa e suggestiva del giovedì santo.
ATP AUTORICAMBI: https://www.atp-autoricambi.it/?utm_source=social+media&utm_medium=pistonepodcastCodice sconto PISTONE10 per avere 10€ di sconto su una spesa minima di 100€Dai raduni in piccole zone, fino all'Autodromo di Modena per poi arrivare alla fantastica Sweet Home Misano!Questa è la storia di quello che è diventato ad oggi il raduno di JDM più grande d'ItaliaChe altro dirvi se non... Buon ascolto!COLLABORAZIONI: pistone.podcast@gmail.com
Dal Vangelo secondo GiovanniIn quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».
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«Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua discendenza e la sua; questa ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno». Questa è la solenne promessa del nostro Padre e Creatore dopo il peccato originale, quando abbiamo perso l’albero della vita e il nostro paradiso. Ma in cielo risuona una voce in perfetta sintonia con la volontà divina: «Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà». È la risposta dell’Unigenito, Gesù Cristo, che accoglie il piano del Padre celeste. Nella pienezza del tempo, ecco l’annuncio dell’arcangelo Gabriele alla Vergine di Nazareth: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». È l’annuncio dell’Incarnazione. E Maria risponde con totale adesione alla volontà divina: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Con questa risposta, in perfetta armonia tra cielo e terra, la Madonna diventa Madre di Dio e dell’umanità intera. Gesù, unito allo Spirito Santo, entra nel grembo materno. Qui lo Spirito fonde agli elementi naturali di Maria la sua anima divina, e così inizia la formazione del suo corpo, spiritualizzato e divino. Maria, offrendo il suo grembo al Signore, diventa grembo dell’umanità. Con il suo consenso, dà inizio a una nuova creazione con la nascita del Redentore. Il Padre celeste ha scelto un mezzo semplice per realizzare l’Incarnazione: mentre gli uomini cercano segni straordinari, Dio sceglie una giovane donna, purissima e immacolata, ma pur sempre una fanciulla. Con il suo sì, Maria porta nel mondo il Salvatore e si fa Madre di tutti noi. Comprendiamo così il ruolo unico di Maria e quanto sia importante accoglierla nella nostra vita! Riprendiamo la preghiera del Santo Rosario in famiglia, lasciando per un po’ il cellulare e dedicando tempo al Signore.
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Non ci conviene rassegnarci a un penoso e interminabile esilio. Non ci conviene restare schiavi del peccato, autocondannandoci a una vita sterile e priva di frutti, dopo aver ricevuto in dono tanti preziosi talenti. L’infelicità non ci appartiene e avvelena la nostra esistenza. L’albero che non produce frutti non deve occupare inutilmente il terreno: “Taglialo!” ci sentiremo dire autorevolmente. Ma la Santa Quaresima, che stiamo vivendo, ci invita a una scelta diversa: alla conquista di una libertà piena e gioiosa, la libertà dei risorti, la libertà della Pasqua. Questa libertà è un dono gratuito, nato dall’infinito Amore di Dio, da Colui che si rivelò a Mosè in un roveto ardente di fuoco, che non si consuma. È Lui che, con amore instancabile, guarda la nostra miseria e scende per liberarci dal potere del male, per condurci dalla terra dell’esilio a una terra bella e spaziosa, dove scorrono latte e miele, dove la vita si compie nella comunione con Dio, nostro Creatore e Padre. Così si realizza in pienezza il progetto divino di salvezza: siamo riscattati e redenti. Dalla caduta nel peccato nel paradiso terrestre all’incarnazione del Verbo, fino alla sua passione, morte e risurrezione, la storia della salvezza risuona oggi con la stessa forza di sempre: “IO SONO mi ha mandato a voi” - dice Dio a Mosè. Gesù fa eco: “Non sono venuto per fare la mia volontà, ma la volontà del Padre mio che mi ha mandato”. Il profeta risponde: “Eccomi, manda me!” E Maria, la Madre, si abbandona alla volontà divina: “Eccomi, sono la serva del Signore”. Ecco i segni della misericordia, le vie della nostra liberazione, la certezza che il Signore: “Perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia” (Sal 103,3-4). Proposito del giorno: L’esame di coscienza quotidiano è un’ottima pratica per la nostra conversione.
Alessandro Barbaglia ci porta nella quarta stagione di Shelf, con qualche novità. In questa puntata con Alessandro Barbaglia anche Chiara Sgarbi con un romanzo che parla di ambiente e sostenibilità e Manlio Castagna con una serie TV legata a un romanzo di Victoria Mas. Inoltre, si può partecipare a Shelf, inviando un breve messaggio vocale tramite Whatsapp al numero 3489128916: se ti va, puoi raccontarci cosa stai leggendo, dove e se ti sta piacendo!***SHELF. IL POSTO DEI LIBRIDi Alessandro Barbaglia. Con: Eleonora C. Caruso, Chiara Sgarbi, Manlio Castagna, Marco Ballarè.Realizzato da Mondadori StudiosA cura di Miriam Spinnato, Elena Marinelli, Danilo Di TerminiProgetto grafico di Francesco PoroliMusiche di Gianluigi CarloneMontaggio e post produzione Indiehub studio***Con l'invio del tuo contributo audio dichiari di accettare le condizioni del servizio podcast disponibili al seguente link
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
In questo nostro mondo tutti desidererebbero godere della giustizia, pochi sono i veramente giusti. Per noi credenti la giustizia si identifica con la libera adesione alla volontà di Dio, vissuta con costanza. È come guardarsi nello specchio limpido di Dio, vederne l’intima bellezza e cercare di imitarlo. Gesù ci avverte: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli». Di loro dice, l'abbiamo sentito qualche giorno fa: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putredine”. La vera giustizia è virtù che rifulge nella mente, nel cuore e nelle opere; è un riflesso delle perfezioni divine. È testimonianza di fedeltà a Dio e di vero amore al nostro prossimo. Non è mai parziale e approssimativa; deve quindi crescere ed essere ben alimentata. L’avevamo in principio come dote dal Creatore per la somiglianza creaturale; l’abbiamo persa a causa del peccato, possiamo recuperarla con il dono dello Spirito, per l’efficacia della Grazia. Ecco perché il divino Redentore ci smuove ad una giustizia perfetta e corregge gli errori dei capi religiosi del suo tempo e le superficiali e parziali interpretazioni. “Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli”. Cosi comprendiamo che praticare la vera giustizia è una esperienza di amore, spesso di amore misericordioso, di amore che perdona, che ci consente di assaporare al meglio la paternità di Dio e la nostra fraternità. È però indispensabile liberarsi i da tutte le iniquità commesse e formarsi un cuore nuovo e uno spirito nuovo; è la conversione dalla malvagità alla rettitudine e alla giustizia: è l’allontanarsi da tutte le colpe commesse: è il ritorno dal peccato alla grazia. La Pasqua ci conduce allo splendore della giustizia!
ReferencesMol Cell Biol . 2002 Nov;22(22):7758–7768.Front Immunol. 2023; 14: 1151166. Guerra, DJ.2025. Unpublished lecturesBlood . 2017 Nov 30;130(22):2401-2409Blood.2021. 138, Issue 13, Pages 1120-1136Case Reports Immunol. 2020 Aug 26:8841571.Roy Rogers & Dale Evans 1952. "Happy Trails"https://music.youtube.com/watch?v=oG_fSoYFWLA&si=3iDBktoWNVX5LIsdCrew and Guidio.1967. "Cant Take my Eyes Off of You"https://music.youtube.com/watch?v=J36z7AnhvOM&si=M4co5ohwtNGbxV1fPreitti, Creatore and Weiss 1961"Cant Help Falling in Love with You". Elvishttps://music.youtube.com/watch?v=TlrNxJqODBc&si=59b1Bu5zBuW1cNjwMozart, WA. 1785. Piano Concerto #22.in EMajor. K482https://music.youtube.com/watch?v=OWFM3K8jOco&si=A6UiMJ4rmWCYyP3t.
Beppe Giunti, Andrea Tomasetto"Il mondo rovesciato di Gesù"Edizioni Messaggero Padovawww.edizionimessaggero.itQuesto libro nasce dal cammino dei Sabati del Silenzio, ritiri mensili francescani che si volgono da anni a Susa (To) durante i quali è venuta alla luce la differenza radicale di visione, di orizzonte, di senso che c'è tra la proposta di Gesù e quella del mondo contemporaneo. Spesso il Signore inizia il suo insegnamento proprio affermando che i suoi discepoli dicono, agiscono, pensano in modo alternativo, il mondo fa così e così, "loro invece", "tra di loro invece"... La fede in Gesù è accogliere che mentre il mondo afferma il potere, il successo, la violenza Lui mi propone una visione rovesciata, relazioni tra le persone fatte di servizio, non giudizio, accoglienza. La parola più forte che risuona nel Vangelo oggi rispetto al pensiero dominante basato sul consumo, sul peso economico, sull'utile, è la gratuità: invitare a tavola proprio chi non potrà mai ricambiarti con un favore, una raccomandazione, un voto alle elezioni! È finito il tempo dell'appartenenza scontata e automatica alla Chiesa, è il tempo della scelta consapevole di essere minoranza alternativa, creativa, consapevole."Questo libro è uno strumento per vedere, almeno per intuire e cogliere bene, la logica con la quale Dio agisce paragonandola con quella del mondo. Mondo inteso nel senso che Gesù gli attribuisce nel suo insegnamento: l'insieme delle relazioni malate, del tossico sistema di valori che il male ha infltrato nell'umanità. E balza agli occhi che anche Lui descrive un mondo, ma un mondo rovesciato, davvero alternativo.Stiamo però attenti a non rendere Gesù semplicemente un diverso, un contestatore facilone che dice sempre il contrario di quello che affermano gli altri. Il suo rovesciare la logica mondana in realtà ci porta nel profondo della nostra persona, del nostro destino, della nostra natura. Questa parola, invece, ci prende per mano e ci fa scendere in noi stessi a trovare il dna che il Creatore ha posto nelle nostre cellule vitali e che contiene la nostra somiglianza con Lui; meditandolo bene ritroviamo in noi le caratteristiche che ci fanno davvero figli, figli di Dio."Beppe Giunti, francescano conventuale, volontario in carcere nella sezione dei collaboratori di giustizia, formatore nella Cooperativa sociale Coompany&; per molti anni insegnante di religione, impegnato nella pastorale giovanile a Genova, Torino, Susa e nel Convegno Giovani verso Assisi. Attivo in rete col blog fratemobile.net e su Youtube, Facebook e Spreaker. Andrea Tomasetto da quasi 25 anni lavora nel mondo della comunicazione. Prima come giornalista (nel cartaceo), poi come documentarista (nel video), si è occupato di cultura, storia, sociale, missione; sempre con l'attenzione a raccontare storie, in particolare in ambito religioso ed ecclesiale. Da alcuni anni insegna religione nelle scuole. È sposato dal 2000 con Chiara, ed ha due figli di cui è molto fiero.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Giampiero Comolli"Le prime parole di Adamo ed Eva"La lingua dell'innocenza nel Giardino dell'EdenClaudiana Editricewww.claudiana.itMa che lingua parlavano Adamo ed Eva, quando vivevano nell'Eden?Il silenzio del serpente e la perdita del paradisoLa nostalgia del paradiso si rigenera di tradizione in tradizioneChe lingua parlavano Adamo ed Eva tra loro due, e con il Creatore, quando vivevano nell'Eden? Impossibile rispondere a una simile domanda, eppure è una domanda vertiginosa, portentosa, perché basta porsela con attenzione ed ecco dischiudersi davanti a noi come un antico canto delle delizie, che tanto più interpella il nostro tempo, attirato invece dalle seduzioni di una lingua negativa: un gergo dell'odio, un turpiloquio della malvagità.«È sufficiente leggere i primi capitoli di Genesi – dove si racconta del mondo appena creato, e del Giardino dell'Eden, e di Adamo ed Eva abitanti del Giardino –per accorgersi che in quel paradiso originario i due non erano muti, ma parlavano e si intendevano, e quindi avevano una loro lingua, comprensibile e coerente. Quale lingua, però? Il racconto di Genesi, per la verità, ci rivela poco a tal proposito. Ma qualcosa ce la dice, e questi radi accenni o indiretti indizi sembrano tuttavia sufficientemente chiari e solidi per tentare di rispondere al quesito. E – come vedremo – basta approssimarsi a una possibile, anche vaga risposta, per sentirsi già rigenerati, già in parte liberati dall'eccesso di rumori aspri e ostili che affligge invece il linguaggio attuale».Giampiero ComolliGiampiero Comolli, scrittore e giornalista, ha realizzato reportage per riviste di viaggi e condotto inchieste sui fenomeni religiosi contemporanei. Già presidente del Centro Culturale Protestante di Milano, attualmente collabora con il settimanale protestante “Riforma” e con la rivista culturale “Doppiozero”.Fra le sue pubblicazioni per Claudiana: Memorie di un bambino in preghiera. Nell'Italia religiosa degli anni Cinquanta (2021) e Bibbia e sogno. Sonno e modo onirico tra Antico e Nuovo Testamento (2023).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Le religioni sono tentativi umani di cercare il nostro Creatore, che può essere conosciuto pienamente soltanto quando Dio si rivela a noi. Gesù è il compimento della ricerca umana e la base per la riconciliazione dei popoli e delle culture.
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal Vangelo secondo Matteo +In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: "Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne"? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di ripudiarla?».Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un'altra, commette adulterio».Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».Parola del Signore.
References Cell. 2021 Apr 1; 184(7):1790–1803.e17. NAR Cancer. 2024 Jun; 6(2):zcae023. Peretti, Creatore, and Weiss. 1961. "Cant Help Falling in Love". Elvis Presley. https://youtu.be/O-aavAlSYgc?si=yEHWfI2Ny-zvQLnK Lennon-McCartney. 1965. "Wait" Rubber Soul lp. https://youtu.be/qJngWval8Bc?si=CRTQilYzdVZxAtSe Mozart. WA .1788. Divertimento in E Major. K.563. https://youtu.be/E8c83bpOVXo?si=EBffyTWZz0xHZqYs --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/dr-daniel-j-guerra/message Support this podcast: https://podcasters.spotify.com/pod/show/dr-daniel-j-guerra/support