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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Il genere delle annunciazioni vuole sottolineare il carattere eccezionale del personaggio che nascerà, in quanto puro dono di Dio. Effettivamente, come emerge sia nella prima lettura che nel Vangelo, il Signore manifesta la sua onnipotenza agendo in situazioni umanamente disperate e utilizzando strumenti deboli. Questo ci fa capire come Dio guida la storia della salvezza da protagonista; anche quando tutto sembra perduto, egli è in grado di trovare vie d’uscite e questo per pura grazia. Ma Dio chiede anche la partecipazione fattiva dell’uomo alla realizzazione del suo disegno. Diceva Sant’Agostino: Dio, che ci ha creato senza di noi, non ci può salvare senza di noi. Nel salmo odierno leggiamo come Dio è una roccia, un baluardo, una fortezza, qualcuno si potrebbe chiedere: ma dov’è questa forza di Dio oggi, come ieri? La nostra fede è messa spesso alla prova: di fronte a tante sconfitte subite, non è facile riconoscere che Dio compie meraviglie. Esattamente come appare nel Vangelo di oggi con la vicenda della coppia del Sacerdote Zaccaria ed Elisabetta, gente buona e giusta ma che nonostante questo dettaglio, essi in realtà vivono la grande sofferenza di non essere riusciti ad avere un figlio. Colpisce che sia proprio a partire da questa sofferenza che Dio fa qualcosa di inaspettato, motivo per cui manda l’angelo Gabriele ad annunciare: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni». Quella che sembrava una buona notizia, in realtà crea in Zaccaria timore e incredulità, e credo che sia assolutamente molto umano reagire così, specie dopo che si è passati un’intera vita ad attendere qualcosa che non è accaduto e che adesso sembra davvero improbabile: «come potrò mai conoscere questo?». Ed evidente che qui Zaccaria oppone la sua vecchiaia, il suo limite, alla Parola del Signore, dimenticando che nulla è impossibile a Dio. “Dopo quei giorni, Elisabetta sua moglie, concepì”. Il senso profondo del Natale penso sia proprio quello di mettere basi lì dove non si può più nulla. Vieni o Emmanuele e non tardare! Amen.
1 - Aoka hanana fisainana madio 2 - Fanarenana ny tany 3 - Vita ny famonjena 4 - Sakafo sy fahasalamana 02( Dr Harizava) 5 - Vonona ho amin'ny fisehoany
1 - Aoka hanana fisainana madio 2 - Fanarenana ny tany 3 - Vita ny famonjena 4 - Sakafo sy fahasalamana 02( Dr Harizava) 5 - Vonona ho amin'ny fisehoany
Gesù è disceso a Natale per portare la Gioia a tutti: non solo ai "giusti", ma soprattutto a coloro che non conoscono un Dio "lento all'ira e di gran bontà". Scendiamo in strada, e festeggiamo assieme a loro la Gioia che viene.---CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 25 minutiOggi è la terza domenica di Avvento, e quella che ci rammenta la Gioia. L'angelo aveva detto ai pastori:"Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore.” (Luca 2 10:11)Da dove proviene la gioia nella nostra vita? Quali eventi ci recano gioia, e quali ce la tolgono?Parlando di Giona, penso che vedere una intera città di centoventimila persone convertirsi a Dio dovrebbe portare gioia, non è vero? Sotto ogni aspetto si tratta di una campagna evangelistica di successo; tutta la città ha risposto.Se avessi la possibilità di predicare a 120.000 persone e dieci di queste venissero alla fede, proverei gioia. Lo faremmo tutti. Sarà cos' anche per Giona? Vediamo:“Giona ne provò gran dispiacere e ne fu irritato. Allora pregò e disse: «O Signore, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato. Perciò, Signore, ti prego, riprenditi la mia vita; poiché per me è meglio morire piuttosto che vivere». Il Signore gli disse: «Fai bene a irritarti così?»” (Giona 4:1-4)Giona non prova gioia, ma rabbia. Che strano profeta è lui! Giona è un profeta che conosce bene come Dio sia incline dal recedere dalle punizioni promesse: basta leggere il libro di 'Esodo e quello di Numeri; Dio è tornato costantemente indietro dalle sue decisioni anche se il popolo si è dimostrato "un popolo dal collo duro" che non è mai stato grato per ciò che Dio stava facendo.Giona sembra dimenticare che, anche verso di lui, Dio ha cambiato idea, altrimenti sarebbe morto in fondo al mare! Dio è coerente con il suo carattere... ma questo non porta gioia a Giona.“Anche quando ero a casa, a Gat-Efer sapevo che sarebbe successo. Sapevo che sarei andato a Ninive a predicare e che la gente si sarebbe pentita e che tu avresti perdonato. Lo sapevo. Tu sei un Dio lento all'ira e e di gran bontà, un Dio che recede dal mandare calamità. È sbagliato che tu sia così. E' sbagliato che tu perdono quella schifezza di gente dei Niniviti! Loro si MERITANO la tua punizione, Dio!””"Lento all'ira e di gran bontà": troverete questa frase 9 volte nella Bibbia; solo che le altre volte era per vantare la bontà di Dio. Questa volta invece e per fare una ramanzina a Dio: “Dio, non si fa! Non puoi e non devi cambiare idea con quelle persone! Anzi, lo sai che c'è? La tua decisione è così sbagliata che, piuttosto di vedere i Niniviti salvi, preferisco morire. Ammazzami e facciamola finita!”Giona ha vinto il premio per l'evangelista di successo più ingrato di sempre. Pensate quando torna a casa dalla moglie: "Com'è andato il viaggio, caro?". "Beh, ho avuto una piccola deviazione, ma quando sono arrivato lì 120.000 persone si sono pentite in meno di tre giorni". "WOW! Stupendo!". "Ma che dici! E' stata la mia peggiore crociata evangelistica da sempre".Persone come Giona ce ne sono a bizzeffe; sono quelli che chiamo gli "estintori della gioia", ovvero quelli che vogliono spegnere la gioia di scoprire un Dio che ha misericordia di noi, nonostante tutto. Quelli che vogliono un Dio clemente con me, che sono bravo e prego, e vado in chiesa, e do la decima, e spietato con l'altro, che bestemmia, ruba e non crede in Dio, figuriamoci andare in chiesa.Vi ricordate la parabola del figliuol prodigo? Il figlio minore prende la sua eredità e la sperpera. Il padre aspetta e, quando il figlio ritorna, corre da lui e lo tratta con il meglio. L'estintore della gioia è il figlio maggiore:"Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici. Ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato”." (Luca 15:29-30)Non c'è gioia per il ritorno del fratello perduto, o per una famiglia riunita. Tutto ciò che prova è la sensazione di essere rimasto “fregato”: “Io sono quello bravo, io sono quello che merita misericordia, non lui!” . La misericordia del padre gli sembra mal riposta, eccessiva, sbagliata. E la gioia, in questo modo, si estingueOppure nella parabola degli operai della vigna. Gli operai che erano riusciti a lavorare alle 6 del mattino, all'inizio della giornata, per tutto il giorno hanno assistito all'arrivo di un numero sempre maggiore di operai; alle 9, a mezzogiorno, alle tre del pomeriggio e un gruppo persino alle cinque del pomeriggio. In pratica all'ultimo gruppo assunto non era rimasto che mettere a posto gli attrezzi e innaffiare le viti. Ma quando arriva l'ora della paga, tutti ricevono la stessa somma: un denaro per un giorno di lavoro, come era stato concordato tra tutti.“Perciò, nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa dicendo: “Questi ultimi hanno fatto un'ora sola e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e sofferto il caldo”.” (Matteo 20:11-12)E così, negli operai delle sei di mattina, scatta il giudizio verso Dio e verso gli operai delle cinque di pomeriggio: “Non è giusto che il padrone abbia misericordia e dia a tutti la stessa paga! Noi abbiamo lavorato. Noi abbiamo sudato, noi meritiamo tutti i soldi!” E la gioia di avere una paga abbondante (pensate che con due denari il Buon Samaritano aveva offerto tre giorni di vitto e alloggio gratis al malcapitato picchiato per strada e derubato) se ne va... E non c'è gioia nel vedere che tutti hanno ricevuto un premio, anche se sono arrivati tardi.Mostrare misericordia è sbagliato. La gioia non deve essere per tutti. La gioia deve essere riservata a pochi. La gioia deve essere meritata, sudata , faticata... Dio non deve portare gioia a tutti, ma solo a quelli che sono giusti davanti a lui: quelli che si comportano bene, che vanno nella chiesa giusta, che pregano le preghiere giuste...E invece, scopriamo che la misericordia, inaspettata ma promessa di Dio, ha un piano differente. Ricordate? In quel primo Natale gli angeli avevano detto:“Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà...” (Luca 2:10)In quel primo Natale Dio ha mostrato che egli vuole la gioia per “tutto il popolo”; per tutti quelli che ascolteranno, vedranno, capiranno, e accetteranno il dono del Natale che è in Gesù. Non per i giusti, ma per coloro che possono divenire giusti attraverso l'accettazione del Natale, l'accettazione di un Dio che scende per salvarci. Isaia l'aveva detto:“...per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità.” (Isaia 53:11)Non siate estintori di gioiaSapete, anche senza volerlo, ognuno di noi può divenire un “estintore di gioia”, Sappiamo di aver un Dio “lento all'ira e di gran bontà". Ma poi, quando lo vediamo in azione, e quell'azione non è come ce la aspettiamo, e non è verso chi diciamo noi... diventiamo tutti un po' Giona.“Sapevo che tu sei un Dio benevolo e compassionevole, lento all'ira e ricco d'amore, un Dio che si trattiene dal mandare calamità. Ma quella famiglia che abita in fondo alla via, che lascia sempre la macchina in mezzo alla strada, che alza la voce quando glie lo fai notare, che tiene a tutto volume la TV alle tre di notte... Quelli che non vanno mai in chiesa.. Quelli non meritano nulla! E' bene che nessuno parli loro di Gesù. E' bene che non siano salvati. Non per loro deve arrivare il Natale!”E lo stesso vale per tutte le varie gradazioni di “male”: da chi non rispetta lo stop, a chi scatena una guerra tra nazioni: non per loro deve giungere la gioia! Per loro ci deve essere solo giudizio!Talvolta siamo un po' come Gobbe; Giobbe odiava i Niniviti. Li odiava a ragione. Non conoscevano Dio, il dio vero; si prostravano davanti agli idoli; uccidevano, e stupravano... La loro punizione era giusta, dovuta, richiesta. E invece, Dio li vedeva... ed aveva compassione di loro. Tutto questo ha un solo nome: egoismo, Quando pensiamo a noi stessi come i migliori, quando reputiamo gli altri inferiori di molto a noi, siamo “estintori di gioia”, siamo egoisti. Paolo invece ha detto:“Non fate niente per motivi egoistici, non fate niente per esaltare voi stessi. Siate invece umili, considerando gli altri con riguardo, come se fossero migliori di voi.” (Filippesi 2:3 PV)Dio aveva continuato a vedere; Dio vede ancora quel po' o quel tanto di Ninive nel mondo, in chi governa, in chi agisce contro il prossimo, (che equivale ad agire contro di lui). Dio vede quel po' di Ninive che c'è in ciascuno di noi... e, nonostante tutto, manda la sua soluzione finale... e si pente del male che avrebbe a ragione potuto farci, se lo accettiamo. La manda tra i peccatori, non tra i santi, perché i santi non hanno bisogno della misericordia inaspettata di Dio, ma i peccatori si! E chi più pecca, di più misericordia ha bisogno, affinché possa provare la gioia di essere compreso accettato, salvato. Gesù stesso ha detto:“Vi dico che, allo stesso modo, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.” (Luca 15:7)Non dobbiamo essere “estintori di gioia”, se vediamo Dio all'opera: Dio è alla ricerca di coloro che vivono a Ninive, perché vuole portarli dalla morte alla vita, dalla tristezza alla gioia. Giona pensava di averne il diritto; Dio gli chiede: "Hai il diritto di esserlo?". Ma Giona che fa?“Poi Giona uscì dalla città e si mise seduto a oriente della città; là si fece una capanna e si riparò alla sua ombra, per poter vedere quello che sarebbe successo alla città.” (Giona 4:5).Giona si siede per controllare cosa sarebbe successo alla città; in cuor suo forse si attendeva scendesse il fuoco dal cielo a bruciare Ninive... E invece...Invece tutti in città festeggiano; la gioia del Signore è la loro forza. Festeggiano il perdono e la meraviglia di conoscere un Dio che manda la salvezza, che cambia idea. Celebrano il Dio Il Dio benevolo e compassionevole, ”lento all'ira e di gran bontà e che si pente del male minacciato.”Questo Dio è venuto a loro nel bel mezzo del loro male e della loro violenza, della discordia, della paura e del dubbio e di tutto ciò che sono stati. Questo Dio è venuto da loro! Giona avrebbe dovuto essere lì, nella città, a festeggiare con loro! Invece è fuori dalla città a spegnere la gioia e la misericordia di Dio, arrabbiandosi sempre di più. E, incredibilmente, Dio non punisce neanche Giona per quella sua durezza di cuore, ma lo fa riflettere: “Hai il diritto di arrabbiarti, Giona? Pensaci su!”Abbiamo il diritto di spegnere la gioia di Dio che deriva dalla sua misericordia? A volte pensiamo che Dio dovrebbe punire, e basta. Punire chi scatena una guerra, chi uccide, chi opprime... chi sta nel buio.Ma è Dio che decide, e talvolta decide di non farlo; non lo ha fatto con Ninive... e ha deciso di non farlo mai più, scendendo una notte di tanto tempo fa.Dio è venuto nel mezzo del male del mondo, nel mezzo della violenza di un mondo che lo negava, della discordia tra uomo e uomo, tra popolo e popolo tra nazione e nazione. La luce è giunta, come afferma Isaia:“Il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell'ombra della morte la luce risplende.” (Isaia 9:1)E' questo che ci rammenta il Natale: della Gioia discesa dal Cielo grazie a un Padre “misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che si pente del male minacciato.”Non estinguiamo la gioia di essere perdonati, di avere un Padre così, che vuole mostrare misericordia a tutti, non solo a quelli del “suo partito”. Non sediamoci mai su una collina aspettando di vedere il il giudizio, ma piuttosto scendiamo in città e festeggiamo la misericordia sul mondo.“Il Signore ha revocato la tua condanna e ha disperso i tuoi nemici. Il Signore, re d'Israele, è con te: non devi temere più nulla di male. Viene il momento quando si dirà a Gerusalemme: 'Non aver paura, città di Sion, non ti scoraggiare! Il Signore tuo Dio è con te; è forte e ti salva! Esulta di gioia per te, nel suo amore ti dà nuova vita. Egli si rallegra per te con canti di gioia..” (Sofonia 3:15-17 TILC)Il Natale ci porta la Gioia; scendi in città esulta assieme al resto del mondo per un Padre che si rallegra di te, con canti di Gioia.Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD
Gesù è venuto a cambiare il mondo attraverso una Vergine; non perché Maria ne aveva fatto richiesta, non perché aveva fatto un “casting” per diventare la Madonna... Ma perché aveva fede... anche se non sapeva come sarebbe successo. La fede è la chiave di cosa accadrà nella tua vita... e in quella di chi ti scorre a fianco.---CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minutiOggi è la seconda domenica di Avvento, e tradizionalmente accendiamo la seconda delle candele della corona dell'Avvento, quella che ci rammenta la Fede. L'angelo aveva detto a Maria:“«Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» L'angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio.... Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola».” (Luca 1:34-35, 38)Ci sono alcune cose nella vita verso le quali non è possibile rispondere in maniera razionale, capire prima cosa e come accadrà. Vi ricordate la prima volta che avete provato ad andare in bicicletta? Non avete dovuto capire prima come sareste restati in equilibrio su due ruote, quale legge fisica avrebbe fatto si che non sareste caduti, o cadute , non avete dovuto studiare prima la “tenacia dell'asse giroscopico” (questa è la formula matematica). Semplicemente, siete saliti, siete caduti, siete risaliti... e alla fine ce l'avete fatta... Perché a fianco c'erano persona (probabilmente mamma e papà) che vi dicevano che ce la potevate fare... e voi gli avete creduto... per fede.È quello che succede quando si impara ad andare in bicicletta. Ma è anche quello che succede quando si impara a servire Dio. E' quello che è successo a Maria all'annuncio dell'angelo. Ed è anche quello che accade nel libro di Giona al capitolo 3: “La parola del Signore fu rivolta a Giona, per la seconda volta, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama loro quello che io ti comando». Giona partì e andò a Ninive, come il Signore aveva ordinato. Ninive era una città grande davanti a Dio; ci volevano tre giorni di cammino per attraversarla. Giona cominciò a inoltrarsi nella città per una giornata di cammino e proclamava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta!» I Niniviti credettero a Dio, proclamarono un digiuno e si vestirono di sacchi, tutti, dal più grande al più piccolo. E poiché la notizia era giunta al re di Ninive, questi si alzò dal trono, si tolse il mantello di dosso, si coprì di sacco e si mise seduto sulla cenere. Poi, per decreto del re e dei suoi grandi, fu reso noto in Ninive un ordine di questo tipo: «Uomini e animali, armenti e greggi, non assaggino nulla; non vadano al pascolo e non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco e gridino a Dio con forza; ognuno si converta dalla sua malvagità e dalla violenza compiuta dalle sue mani. Forse Dio si ricrederà, si pentirà e spegnerà la sua ira ardente, così che noi non periamo». Dio vide ciò che facevano, vide che si convertivano dalla loro malvagità e si pentì del male che aveva minacciato di fare loro; e non lo fece.” (Giona 3:1-10)Quando Dio aveva messo in sella Giona sulla bicicletta della sua misericordia per Ninive, Giona era caduto rovinosamente... ed era fuggito. La seconda volta Dio aveva rimesso Giona in sella, dandogli l'opportunità di testimoniare nella tempesta, rivolgendosi a lui in preghiera... Ed era caduto una seconda volta, facendosi buttare in mare pur di non adempiere a ciò che Dio gli chiedeva. Ma ora Giona è in piedi sulla spiaggia, dopo essere stato vomitato sulla terraferma. E Dio che fa?Senza menzionare gli errori, senza fargli una ramanzina, senza commenti sarcastici, Dio lo mette di nuovo sulla bici:“La parola del Signore fu rivolta a Giona, per la seconda volta, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama loro quello che io ti comando»” (Giona 3:1-2)Sono le stesse parole con cui si era aperto il libro“La parola del Signore fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me».” (Giona 1:1-2)È quello che si chiama un déjà vu: Giona ha fallito. Lui lo sa... e Dio lo sa ancora di più.Altri profeti, come Geremia e Aggeo, hanno ricevuto più volte il comando da Dio di andare e parlare; ma per essi era un'aggiunta, di un chiarimento o di un'estensione di una rivelazione precedente.Solo a Giona è data una seconda e una terza possibilità. È il Signore che, nella sua misericordia, manda di nuovo Giona. E Giona si rialza, si lava di dosso il vomito del pesce, e “pedala”:“Giona partì e andò a Ninive, come il Signore aveva ordinato.” (Giona 3:3 a)Giona non sa come, ma ora pedala con successo nella giusta direzione. E' una fede traballante... ma è una fede. E questa è la misericordia inaspettata di Dio, di dare una seconda, una terza, una “n” chance a chi ha fallito. La misericordia imprevista di Dio significa che il fallimento non porta al licenziamento.Si racconta che un responsabile di un progetto dell'IBM che aveva perso 10 milioni di dollari prima di essere abbandonato fu convocato in una riunione presso la sede aziendale. "Suppongo che vogliate le mie dimissioni", chiese. “Senta- rispose il suo capo - Abbiamo appena speso 10 milioni di dollari per insegnarle cosa non fare, e vuole pure che la licenziamo?"Nella Bibbia ci sono persone che scappano da Dio, tentano il suicidio, commettono adulterio, uccidono, creano falsi idoli, disobbediscono a Dio, mentono, rubano, e in generale fanno ogni sorta di male. Eppure Dio si è servito di loro per realizzare i suoi piani del regno, in base ad una sola caratteristica: la fede.AbraamoNonostante Dio gli avesse promesso che avrebbe avuto un figlio da sua moglie Sara, egli seguì comunque un cattivo consiglio e generò un figlio attraverso Agar, la serva di sua moglie. Ma Dio non lo abbandonò. Dopo che Abraamo tornato a Dio, divenne ancora il "Padre di molte nazioni". Di lui Paolo ha detto:“Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia” (Romani 4:3)Abraamo aveva fede in Dio.DavideNonostante Davide abbia commesso omicidi e adulteri, dopo essere tornato a Dio Dio dirà di lui che era è diventato "un uomo secondo il mio cuore" (Atti 13:22 c). Perché un giorno aveva detto queste parole, dinanzi al gigante Golia:“Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel nome del Signore degli eserciti, del Dio delle schiere d'Israele che tu hai insultate.” (1 Samuele 17:45)Davide aveva fede in Dio.PietroNonostante Pietro abbia negato di aver conosciuto Gesù in presenza di molte persone, quando è tornato a Dio è stato utilizzato per essere uno dei più grandi leader della Chiesa primitiva. Anzi, diede la sua vita per Gesù, e scrisse:“Queste prove servono a verificare se la vostra fede è forte e genuina. Essa viene messa alla prova come lʼoro è messo alla prova dal fuoco, che lo rende puro. Per il Signore la vostra fede è ben più preziosa dellʼoro...” (1 Pietro 1:7 a PV)Pietro aveva fede in Dio.Tutti questi giganti della Bibbia, dinanzi ai quali ci sentiamo minuscole formiche e molti altri, hanno fallito... miseramente fallito. Eppure tutti loro furono ancora utilizzati da Dio per gli scopi del suo regno, a motivo della loro fede.E Giona? Giona è il più epico fallimento di successo della Bibbia! Avvenuto attraverso una fede traballante, instabile, che fugge... ma c'è!Pensate: quando Pietro predicò il primo sermone del giorno di Pentecoste, "in quel giorno furono aggiunte a loro (ai discepoli) circa 3.000 persone “ (Atti 2:41 b)" dice Atti: guardiamo a questo dato e ci stupiamo.Ma la predicazione di Giona vide più di 120.000 persone credere in Dio! Dal più grande al più piccolo, tutti credettero in Dio! È il più grande risveglio mai registrato nelle Scritture. Giona, grazie alla misericordia, inaspettata ma promessa, di Dio, continua a essere usato per gli scopi del regno di Dio. Dio, tramite la piccola fede di Giona salva un'intera città. Ninive, la città dannata, dove uno dei re scrisse che aveva fotto questo un suo nemico:"Gli ho trafitto il mento con il pugnale della mia mano affilata. Attraverso la sua mascella... gli feci passare una corda, gli misi una catena da cane e gli feci occupare... una cuccia". Ninive, TUTTA Ninive CREDE in Dio!Giona inizia cadendo dalla bici, Dio lo rimette in sella, e tramite la sua piccola fede condivide lo stesso la Parola di Dio. E non lo farà da distante, da un'altura, ma attraversando in lunghezza la città in mezzo alla loro vita e alle loro attività, dicendo: "«Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta!».Giona non aveva tutte le risposte; Maria non aveva tutte le risposte:“Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?” (Luca 1:34 a)Noi non abbiamo tutte le risposte: ma Giona, Maria... e noi non sapevamo neanche perché la bicicletta stava su... Ma ci siamo fidati: abbiamo avuto FEDE! E ciò che Dio aveva stabilito accadesse, è accaduto: Ninive si è convertita, Gesù è nato, la misericordia promessa di Dio è giunta... attraverso persone che talvolta avevano fallito.Nell'economia di Dio il fallimento non è mai un risultato determinante, perché Dio non si arrende mai con nessuno, quindi dobbiamo sempre aspettarci che avvenga il miracolo della trasformazione.Immaginate e Maria avesse detto all'angelo “ No, guarda, io non sono proprio convinta di essere capace di portare in me il figlio di Dio... non penso sia possibile”. Ma Maria aveva fede: non nelle parole dell'angelo, ma nelle promesse di Dio: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola” (Luca 1:38)Anche quando pensiamo che l'impresa sia troppo grande per noi, la misericordia di Dio supera il nostro scetticismo in ogni sorta di modo inaspettato. E questo chi insegna tre lezioni.Lezione 1In ogni momento dobbiamo avere compassione per tutti coloro che nella nostra comunità hanno fallito. La vita di Ninive era fatta di violenza domestica, abusi coniugali, bambini sfruttati, pornografia,, stupri, rapine, truffe, scandali corruzione... Proprio come il mondo in cui nascerà Gesù... Proprio come il NOSTRO mondo!Cosa fece la differenza per Ninive? La piccola fede di Giona. Cosa ha fatto la differenza per il mondo? La fede di Maria. Senza sapere come sarebbe accaduto. Cosa può fare la differenza per la tua città, i tuoi amici, la tua famiglia, te stesso? Risponditi! La domanda è facile!Lezione 2Non abbiamo bisogno di vivere una vita perfetta per avere un impatto significativo per Dio. Raccontare il Vangelo è davvero molto simile a un mendicante che dice a un altro mendicante dove trovare il cibo. Se il criterio per testimoniare di Cristo fosse la purezza, allora il cristianesimo sarebbe morto e nel giro di una generazione. Ma non è questo il criterio. Il criterio è comprendere l'incredibile misericordia che ci è stata data attraverso Gesù. Non meritarla, ma riceverla comunque.Ciò significa che non è necessario essere perfetti per essere un o una testimone; basta essere una persona che ha compreso la misericordia inaspettata ma promessa di Dio nella propria vita. Una misericordia che ci permette di continuare a essere efficaci anche dopo aver fallito.Lezione 3Se vogliamo vedere una trasformazione, dobbiamo avere fede. Fede in Dio. Fede che Dio sia in grado di fare una vera differenza nella vita delle persone.Se Giona, per quanto riluttante, può vedere Dio fare cose sorprendenti attraverso un semplice messaggio predicato, allora non c'è motivo per cui non possiamo aspettarci che Dio sia altrettanto misericordioso oggi. Ninive fu messa in ginocchio dal pentimento. Non perché Giona avesse un desiderio ardente e feroce di vederli cambiare. Non perché avesse raccolto un enorme gruppo di guerrieri della preghiera. Non perché avesse preparato un sermone eloquente.Si pentirono... 120.000 persone... perché Giona aveva obbedito a Dio; perché Dio attraverso la sua piccola fede aveva potuto operare.Gesù è venuto a cambiare il mondo attraverso una Vergine; non perché Maria ne aveva fatto richiesta non perché aveva fatto un “casting” per diventare la Madonna... Ma perché aveva fede... anche se non sapeva come sarebbe successo.Camminavamo con il nostro Creatore, ma ci eravamo ribellati a Lui. Il Creatore avrebbe avuto tutto il diritto di punirci, ma, invece, ha voluto mostrarci misericordia. Per mostrarci misericordia ha mandato un bambino attraverso una Vergine:“Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace...” (Isaia 9:5)Quel bambino è stato mandato per morire al nostro posto. Se vogliamo evitare la separazione eterna, dobbiamo riporre la nostra fede in Gesù. Senza fede, anche una piccola come quella di Giona, anche una che non sa cosa e come accadrà come quella di Maria, Dio non potrà usarci, e nulla accadrà attraverso di noi.Questo è il messaggio del Vangelo. Questo è il messaggio del Natale. Non c'è motivo per cui l'impatto che il messaggio di quel primo Natale non possa ancora essere efficace; Giona ebbe impatto sui Niniviti, e non aveva ancora l'esempio di Gesù da mostrare. Noi abbiamo il Natale, abbiamo Cristo, abbiamo la Salvezza che è discesa sulla terra!Dobbiamo solo avere fede, e credere che Dio sia disposto a usare persone come noi, con tutti i nostri difetti, con tutte le nostre cadute, ancora ed ancora, per portare il messaggio.Dobbiamo anche avere fede, e credere che Dio sia in grado di cambiare i cuori più duri.Dopotutto, chi di noi aveva davvero previsto quanta misericordia Dio fosse disposto a mostrare a ciascuno di noi prima del primo Natale? Chi avrebbe potuto immaginare che Dio sarebbe sceso sulla terra per mettere le cose apposto?Il Natale viene per mostrare che ciascuno può essere oggetto della misericordia di Dio; quella misericordia deve essere mostrata a chiunque. La nostra parte è avere fede, non capire come avverrà.Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD
1 - Miara_miasa ahasoa anao ireny 2 - Ny fanasan'ny lanitra ho anao ( tafio ny fitafian'i akristy, toetra madio... 3 - Famitahana amin'ny andro farany
1 - Miara_miasa ahasoa anao ireny 2 - Ny fanasan'ny lanitra ho anao ( tafio ny fitafian'i akristy, toetra madio... 3 - Famitahana amin'ny andro farany
Carmen Verde"Una minima infelicità"Neri Pozzahttps://neripozza.it/Una minima infelicità è un romanzo vertiginoso. Una nave in bottiglia che non si può smettere di ammirare. Annetta racconta la sua vita vissuta all'ombra della madre, Sofia Vivier. Bella, inquieta, elegante, Sofia si vergogna del corpo della figlia perché è scandalosamente minuto. Una petite che non cresce, che resta alta come una bambina. Chiusa nel sacrario della sua casa, Annetta fugge la rozzezza del mondo di fuori, rispetto al quale si sente inadeguata. A sua insaputa, però, il declino lavora in segreto. È l'arrivo di Clara Bigi, una domestica crudele, capace di imporle regole rigide e insensate, a introdurre il primo elemento di discontinuità nella vita familiare. Il padre, Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti, cede a quella donna il controllo della sua vita domestica. Clara Bigi diventa cosí il guardiano di Annetta, arrivando a sorvegliarne anche le letture. La morte improvvisa del padre è per Annetta l'approdo brusco all'età adulta. Dimentica di sé, decide di rivolgere le sue cure soltanto alla madre, fino ad accudirne la bellezza sfiorita. Allenata dal suo stesso corpo alla rinuncia, coltiva con ostinazione il suo istinto alla diminuzione. Ogni pagina di questo romanzo ci mostra cosa significhi davvero saper narrare utilizzando una lingua magnifica che ci ipnotizza, ci costringe ad arrivare all'ultima pagina, come un naufragio desiderato. Questo libro è il miracolo di una scrittrice che segna un nuovo confine nella narrativa di questi anni.«Nelle fotografie sediamo sempre vicine, io e mia madre: lei pallida, a disagio, con uno sguardo che pare scusarsi. A quei tempi, pregava ancora Dio che le mie ossa s'allungassero. Ma Dio non c'entrava. Se ci vuole ostinazione per non crescere, io ne avevo anche troppa».«Ho letto il romanzo di Carmen Verde. Mi è piaciuto. Ha un ritmo veloce e leggero, come un treno che attraversa la notte con tutte le luci accese. Guardi stupito e ti chiedi chi siano quelle sagome che appaiono dietro i vetri. L'autrice conosce la geometria dei segreti e sa come giocare con il lettore».Dacia Maraini«Carmen Verde ha una voce sorprendente e un immaginario cosí personale da risultare splendidamente spiazzante. Una minima infelicità è un libro pieno di ossessione e dolcezza, di crudeltà e pietas. Ha dentro la meravigliosa complessità di certe miniature, dove la cura per i dettagli rivela un mondo insieme familiare e straniato. I suoi personaggi si muovono sul bilico morale dei grandi classici e custodiscono l'oscura sensualità e abiezione che sanno regalarci scrittrici come Némirovsky o Lispector».Veronica RaimoIL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Nella tempesta, come credenti abbiamo due possibilità: tacere, ed essere zavorra inutile, o proclamare Dio, e portare conforto e salvezza. Anche quando la tempesta è dentro di noi.---CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: XX minutiLa settimana scorsa abbiamo concluso con Giona nella città di Iafo che pagava il biglietto per salpare verso Tarsis.Abbiamo detto che Giona lo faceva per due ragioni: il timore di andare in una città di omicidi e perché trovava troppo inquietante la misericordia che Dio stava estendendo alla città di Ninive.Un breve riassunto visivo delle azioni di Giona può essere visto guardando una mappa. La città natale di Giona è Gat-Efer. Ninive è il luogo in cui Dio ha chiamato Giona a fare l'annuncio. La città portuale di Iafo (l'attuale Giaffa) è il luogo in cui Giona si reca a prendere la barca. La località dove Giona era diretto è Tarsis, probabilmente in Spagna. Giona sta letteralmente andando nella direzione opposta... il più lontano possibile.Che cosa fa il Signore a questo proposito? Il Signore manda una tempesta. Leggiamo Giona 1:4-16"Il Signore scatenò un gran vento sul mare, e vi fu sul mare una tempesta così forte che la nave era sul punto di sfasciarsi. I marinai ebbero paura e invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono a mare il carico di bordo, per alleggerire la nave. Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva profondamente. Il capitano gli si avvicinò e gli disse: «Che fai qui? Dormi? Àlzati, invoca il tuo dio! Forse egli si darà pensiero di noi e non periremo». Poi si dissero l'un l'altro: «Venite, tiriamo a sorte e sapremo per causa di chi ci capita questa disgrazia». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Allora gli dissero: «Spiegaci dunque per causa di chi ci capita questa disgrazia! Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?»Egli rispose loro: «Sono Ebreo e temo il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terraferma». Allora quegli uomini furono presi da grande spavento e gli domandarono: «Perché hai fatto questo?» Quegli uomini infatti sapevano che egli fuggiva lontano dalla presenza del Signore, perché egli li aveva messi al corrente della cosa. Poi gli dissero: «Che dobbiamo fare di te perché il mare si calmi per noi?» Il mare infatti si faceva sempre più tempestoso. Egli rispose: «Prendetemi e gettatemi in mare, e il mare si calmerà per voi; perché io so che questa gran tempesta vi piomba addosso per causa mia». Tuttavia quegli uomini remavano con forza per raggiungere la riva; ma non riuscivano, perché il mare si faceva sempre più tempestoso e minaccioso. Allora gridarono al Signore e dissero: «Signore, non lasciarci perire per risparmiare la vita di quest'uomo e non accusarci del sangue innocente; poiché tu, Signore, hai fatto come ti è piaciuto». Poi presero Giona, lo gettarono in mare e la furia del mare si calmò. Allora quegli uomini furono presi da un grande timore del Signore; offrirono un sacrificio al Signore e fecero dei voti." (Giona 1:4-17)Quando si scatena la tempesta Giona sa perfettamente perché. Non è la prima tempesta che vediamo nelle Scritture; anzi, la Bibbia ne è piena. Il profeta Geremia ne aveva annunciata una:“Ecco, la tempesta del Signore! Il furore scoppia, la tempesta imperversa, scroscia sul capo degli empi. L'ira del Signore non si placherà, finché non abbia eseguito, compiuto i disegni del suo cuore; negli ultimi giorni lo capirete appieno.” (Geremia 23:19-20)I marinai sono esperti di quel tratto di mare, e subito capiscono che non si tratta di una tempesta “normale”; nessuna nuvola, nessun vento, nessun temporale l'ha preceduta ed annunciata; è scoppiata così, all'improvviso.E' per questo che, invece di remare, di lascare la randa, o di fare altro per governare la nave, si mettono tutti a pregare.Si, ma quale dio pregare? Provenendo probabilmente da più parti del medio oriente ognuno ne aveva uno o più: quale era quello che si era adirato, e perché? “ È il dio del mare che è stato offeso? O il dio dei marinai? O il dio dei venti? Era il tuo dio o il mio?” Alla fine, tanto vale pregarli tutti!Ma una cosa la fanno per governare la nave: gettano il carico in mare: era una mossa disperata, perché in pratica stavano gettando in mare il motivo per cui sarebbero stati pagati una volta a Tarsis. Ma dovevano alleggerire la nave, innalzare la linea di galleggiamento per farla stare un po' più in alto nell'acqua, in modo da avere meno possibilità che le onde la sommergessero.E Giona dove è? Dov'è il profeta che sente la voce di Dio? Quello che sa esattamente qual è il Dio da pregare? Dove si trova? Cosa sta facendo? Semplicemente, dorme beato! Agli occhi del capitano che Giona non ci provi nemmeno. è un atto di assoluto egoismo e di totale disprezzo per tutti gli altri sulla nave Avrebbe dovuto essere sul ponte a pregare assieme a tutti gli altri... pregare il suo dio, non dormire beato!Guardate questi due versetti:“La parola del SIGNORE fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me».” ( Giona 1:2)“Il capitano gli si avvicinò e gli disse: «Che fai qui? Dormi? Àlzati, invoca il tuo dio! Forse egli si darà pensiero di noi e non periremo». (Giona 1:6)In cosa si somigliano? Nella frase “ALZATI!” Capiamo che Giona è uno di quelli che preferisce NON fare... evitare, lasciare ad altri... Paolo parla di quelli come lui in Romani:“Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci?” (Romani 10:14)Giona avrebbe potuto salire sul ponte, dire a tutti :”Un attimo, è inutile che preghiate a questi dei inesistenti: ora pregherò io il vero Dio, colui che può placare la tempesta!” Che testimonianza sarebbe stata? Quanti si sarebbero convertiti? Quanti avrebbero rinunciato ai falsi dei? Perché è vero, offrono un sacrificio a Dio... ma quale Dio? Un Dio che non conoscono, perché Giona, ancora una volta, fugge.Due applicazioni per noi. La prima.Quando vediamo altri nel pericolo che invocano altri dei, preghiamo assieme a loro, indicandogli il vero Dio, oppure dormiamo? Attenzione, perché nei momenti di pericolo, noi abbiamo sì Dio... ma spesso anche noi abbiamo una serie infinita di altri piccoli dei accessori... Il danaro, la fama, il sesso, l'amico potente... tutte cose che pensiamo possano “aiutare”, se non sostituire il vero Dio.Come credenti siamo tenuti a salire sul ponte dove tutti ci vedono, e ci guardano, e a dare testimonianza di quale Dio sia in controllo di tutto.La seconda. Ve la spiego con il versetto di Romani che viene prima di quello che abbiamo letto:“...perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato...” (Romani 10:9)Se abbiamo confessato con la bocca, e creduto col cuore, allora abbiamo libero accesso all'aiuto del Padre; si chiama: preghiera. Paolo afferma:“Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti.” (Filippesi 4:6)Ed ecco, Giona affronta una situazione che ha bisogno di preghiera. Giona si alza e va sul ponte... Ma mentre gli altri pregano...lui no. Non c'è traccia di Giona che parla a Dio.Non cambia nulla quando non parliamo con Dio. Giona tace. La tempesta continua. Viene quindi attuata una nuova strategia. Opinabile. Tirare a sorte. Ma Dio la usa per puntare il dito su GionaE inizia l'interrogatorio dei marinai per capire perché Dio ce l'ha con Giona: “Che tipo di lavoro fai? Da dove vieni? Qual è il tuo Paese? Di quale popolo sei?". Io me l'immagino come se a Giona piovessero addosso tutte le domande assieme, urlate nella tempesta. E Giona risponde a fatica:“Sono un ebreo. Sono nato nella famiglia dell'alleanza di Dio e godo della speranza di essere adottato come figlio di Dio. Ho la legge, il culto del tempio e promesse che non sono state date a nessun'altra nazione. La mia terra è Israele, la terra promessa da Dio come suo luogo. Adoro l'Eterno, il Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra.”I marinai erano contenti di prendere i soldi di Giona che stava scappando dal suo Dio... Ma adesso capiscono che Giona stava fuggendo da qualcosa di veramente importante, e anche se non conoscono quel suo Dio, lo temono, e lo incolpano: “Perché hai fatto questo?” gli dicono.E' la stessa frase con cui Dio si rivolge ad Eva: (letteralmente la stessa nell'originale in ebraico):“Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato»” (Genesi 3:13 CEI)Eva credeva forse che Dio non avrebbe vista? Giona credeva forse che Dio non lo avrebbe seguito? Assurdo! Irrealizzabile! Ma anche noi, talvolta... spesso... facciamo lo stesso!Se vi è di conforto (per me lo è) sappiate che siamo in buona compagnia... il grande re Davide è un nostro sodale:“Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: «Confesserò le mie trasgressioni al SIGNORE», e tu hai perdonato l'iniquità del mio peccato.” (Salmo 32:5)Basterebbe che Giona si pentisse, ammettesse la colpa, pregasse chiedesse perdono, e tornasse al Signore... ma non lo fa... Nel capitolo 4 leggeremo queste parole: "O SIGNORE, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato.".(Giona 4:2)Giona aveva capito il piano di Dio; salvare Ninive... e non gli piaceva! trovava troppo inquietante il pensiero della misericordia inattesa di Dio verso i Niniviti; non la voleva, non la accettava. quindi fugge, quindi rimane in silenzio.E Giona, da credente, da figlio di Dio ribellandosi tacendo, diventa “altro”.“I marinai ebbero paura e invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono a mare il carico di bordo, per alleggerire la nave. Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva profondamente.” (Giona 1:5)."«Prendetemi e gettatemi in mare, e il mare si calmerà per voi; perché io so che questa gran tempesta vi piomba addosso per causa mia».". (Giona 1:12)“Poi presero Giona, lo gettarono in mare e la furia del mare si calmò.” (Giona 1:15).I marinai avevano gettato la merce che ormai era zavorra per alleggerire la nave; Giona in questo momento non è più un figlio di Dio... è “zavorra”, un peso inutile, un peso di cui ci si può disfare...Mi chiedo quante volte sono stato solo zavorra perché non ho parlato con Dio, perché non ho parlato di Dio e perché ho disobbedito a Dio, e perché mi sono ostinato a non ammettere il mio errore.Credere in Cristo, si va bene, ma seduto al posto di pilotaggio, vivendo a modo mio, facendo le mie scelte, seguendo i miei desideri e non cercando il Signore in queste decisioni. Sono un cittadino del cielo. Ma mi affido al mio denaro, alla mia carriera, al mio status, al mio lavoro, alla mia conoscenza, alla mia abilità e alla mia attenzione molto mondana. Non ho parlato con Dio di tutto questo.Se faccio così, posso diventare “zavorra”. Zavorra che appesantisce la nave mia e degli altri, piuttosto che salvarla dalle onde.E questo spesso succede perché non accettiamo che la misericordia imprevista di Dio è anche per noi, quando capisco di aver smesso di parlare con Dio e di affidarmi a lui.E sarebbe bastato un “Perdonami! Ho sbagliato, avevi ragione tu, ritorno ad ascoltare e a parlare con te” e non sarei più stato zavorra.Qual è la nostra identità? Non è quella di essere un peso; anche quando attraversiamo momenti di ribellione, di interrogativi irrisolti, di dubbio.Forse è una crisi di fede. Forse siamo sopraffatti dagli eventi. Forse ci sentiamo come se le nostre parole rimbalzassero sul soffitto, e Dio ci avesse dimenticato.E non riusciamo ad accettare che la misericordia inaspettata di Dio sia anche per noi, nei dubbi, nella ribellione, nel fuggire lontano...Se, anzi, quando ci troviamo lì, continuiamo a parlare con Dio. Forse non sappiamo nemmeno cosa dobbiamo dire. Anche lì Dio, nella sua misericordia, ha coperto quella situazione.“Nello stesso modo, anche lo Spirito Santo ci aiuta giorno per giorno nei nostri problemi e nelle nostre preghiere. Perché, in realtà, noi non sappiamo neppure per che cosa pregare, né pregare nel modo giusto, ma lo Spirito Santo prega per noi con tale sentimento, che non si può esprimere a parole.” (Romani 8:26 PV)“Dio, eccomi... vorrei parlare... ma non ho le parole.” Lo Spirito di Dio dentro di noi dice: "Stai tranquillo, ci penso io".Questa è la misericordia inattesa di Dio. Questa è l'identità di essere figli... amati, ricercati, compresi, aiutati, perdonati.Giona non riuscì ad accettarla... ma noi non siamo Giona... e non vogliamo essere zavorra.E non dobbiamo fare nulla di più che parlare al nostro Dio.Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM--- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD
1 - Fo madio no tian'Andriamanitra 2 - Retsim-pandre 3 - Finoana ao amin'ny Genesisy 4 - Ataovy amin'ny vadinao izay tianao ho ataony aminao 5 - Ny nandresen'i Jesosy ny fahafatesana, fianarana fanampiny
1 - Fo madio no tian'Andriamanitra 2 - Retsim-pandre 3 - Finoana ao amin'ny Genesisy 4 - Ataovy amin'ny vadinao izay tianao ho ataony aminao 5 - Ny nandresen'i Jesosy ny fahafatesana, fianarana fanampiny
La misericordia da parte di Dio è talvolta inattesa; invece di punire chi non opera per il bene altrui, li cerca affinché cambino vita. Troviamo inquietante la grazia inattesa di Dio verso chi non sembra meritarlo? E quanta misericordia ha verso noi, quando ci chiama, imperfetti, ad agire per Lui? ---CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 9 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 27 minutiLa storia di Giona è ben nota a tutti, credenti e non credenti, tanto da ispirare scrittori come Collodi che fa fare a Pinocchio la stessa fine di Giona, inghiottito da una balena.Ma quale è l'obiettivo principale di Dio attraverso il libro di Giona, oltre quello di raccontarci una storia bizzarra di un uomo che vive dentro la pancia di un pesce? Vedremo che l'obiettivo principale del libro è mostrare che Dio ha misericordia di tutti... anche quando non ce lo aspettiamo. Leggiamo Giona 1:“La parola del Signore fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini: «Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me». Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore. Scese a Iafo, dove trovò una nave diretta a Tarsis e, pagato il prezzo del suo viaggio, si imbarcò per andare con loro a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore.” (Giona 1:1-3)Al di fuori di questo libro, l'unica altra volta che Giona viene menzionato nelle Scritture è in 2 Re 14:23-25:“Nel quindicesimo anno di Amasia, figlio di Ioas, re di Giuda, cominciò a regnare a Samaria Geroboamo, figlio di Ioas, re d'Israele, e regnò quarantun anni. Egli fece quello che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da nessuno dei peccati con i quali Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto peccare Israele. Egli ristabilì i confini d'Israele dall'ingresso di Camat al mare della pianura, come il Signore, Dio d'Israele, aveva detto per mezzo del suo servitore il profeta Giona, figlio di Amittai, che era di Gat-Efer.” (2 Re 14:23-25)Prima del governo di Geroboamo, Israele era un piccolo territorio che pagava pesanti tributi alle nazioni circostanti. Ma poi, dal 780 al 740 a.C. circa, pur essendo malvagio, Geroboamo riuscì a raggiungere la prosperità, l'influenza e l'espansione e a riportare i confini a quelli che erano ai tempi del re Davide.E la Bibbia afferma che tutto ciò avvenne grazie a qualcuno che stava scappando verso Tarsis pur di non obbedire alla chiamata di Dio! Attraverso un profeta riluttante. Si, proprio Giona! Ninive è una città importante dell'Assiria: Genesi 10 descrive le nazioni che si stabilirono dopo il diluvio:“Cus generò Nimrod, che cominciò a essere potente sulla terra. Egli fu un potente cacciatore davanti al Signore; perciò si dice: «Come Nimrod, potente cacciatore davanti al Signore».Il principio del suo regno fu Babel, Erec, Accad e Calne nel paese di Scinear. Da quel paese andò in Assiria e costruì Ninive, Recobot-Ir e Cala; e tra Ninive e Cala, Resen, la grande città.” (Genesi 10:88-12)Ninive fu una delle città fondatrici dell'Assiria. Alla fine divenne la capitale nel 700 a.C., un po' dopo il tempo di Giona. È una città con una lunga storia.È anche una città con una reputazione... e non era affatto buona! Nimrod era un potente cacciatore e guerriero. La città di Ninive rifletteva il suo carattere. Parlando di Ninive, Naum dice: “Oracolo su Ninive; libro della visione di Naum l'Elcosita....Guai alla città sanguinaria, piena di menzogna e di violenza, che non cessa di depredare! Si ode rumore di fruste, frastuono di ruote, galoppo di cavalli, sobbalzare di carri. I cavalieri danno la carica, fiammeggiano le spade, sfolgorano le lance, abbondano i feriti, si ammucchiano i cadaveri, sono infiniti i morti, si inciampa nei cadaveri.” (Naum 1:1, 3:1-3)La città di Ninive amava la caccia... si, delle persone! Un esercito potente e crudele era la loro arma. Ai tempi di Giona il loro potere era in aumento.Un giorno Giona se ne stava tranquillo nella sua città natale, Gat-Efer, ed ecco che Dio gli dice: "«Àlzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me». Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del Signore” (Giona 1:2-3)Non c'è accordo tra gli studiosi su dove si trovi Tarsis. Ma se leggiamo 2 Cronache ci facciamo un'idea. Il tempo è quello del regno di re Salomone.“Infatti il re aveva delle navi che andavano a Tarsis con la gente di Curam; e una volta ogni tre anni venivano le navi da Tarsis, portando oro, argento, avorio, scimmie e pavoni.” (2 Cronache 9:21)Una nave mercantile impiegava due anni per fare un viaggio di andata e ritorno a Tarsis, più uno per caricare le merci. Quindi l'ipotesi che Tarsis sia nella Spagna moderna, è probabilmente la più accurata. Il piano di Giona era di andare il più lontano possibile... e probabilmente restare là... magari in attesa che Dio trovasse qualcun altro da mandare a Ninive... e si dimenticasse di Giona.E per fare questo va a Iafo (l'attuale Giaffa) aspetta una barca per Tarsis (e non erano frequenti come i treni della metro a Roma) e ci sale; egli sta quasi letteralmente andando il più lontano possibile nella direzione opposta.So cosa state pensando: “Che credente da nulla è Giona!" Ma Giona aveva le sue ragioni.Vedete, altri profeti sono stati chiamati a parlare contro le nazioni. Abdia predica contro Edom. Naum predica contro l'Assiria. Isaia contro Babilonia, Assiria ed Egitto, Geremia fa lo stesso.Sapete quale è la differenza tra tutti questi profeti e Giona? Che quelli predicavano contro altre nazioni o da Israele o da altri posti dove erano stati deportati a forza. A Giona Dio chiede di lasciare deliberatamente Israele e di andare di sua volontà in una città pagana dove si fanno sacrifici umani. Vedete che la situazione è differente?Riusciamo ad essere un minimo empatici con questo profeta riluttante, e a comprendere la sua fuga? Che cosa avrei fatto io nella sua stessa situazione?E Giona reagisce. Reagisce per due motivi: il primo è la preoccupazione per se stesso. Il secondo è più grave: l'indignazione per un Dio che mostra misericordia verso un popolo pagano, peccatore e omicida (lo vedremo più avanti nel libro).La visione che Giona ha di Dio non prevede la misericordia per il popolo di Ninive; trova questa misericordia inattesa troppo inquietante e decide di andare nella direzione opposta.Ecco quindi la domanda di applicazione per oggi: troviamo la misericordia inattesa di Dio troppo inquietante?È troppo inquietante pensare che Dio abbia pietà di un uomo che tradisce la moglie o ha una vita sessuale promiscua?Abbiamo difficoltà a pensare che Dio avrebbe pietà di coloro che trovano nei soldi, o nella fama il loro idolo da venerare?È troppo sconvolgente per noi riconoscere che verso uomini e donne che praticano l'omosessualità, o lottano con l'identità di genere, o promuovono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, Dio sia disposto ad essere misericordioso?Possiamo immaginare che Dio abbia misericordia di chi è entrato in casa nostra e ha rubato i nostri telefoni, i nostri i-pad, i nostri gioielli e la nostra TV e se ne è andato con la nostra auto usando le chiavi che erano sul tavolo?Abbiamo difficoltà a pensare che i truffatori, o i padroni che schiavizzano i lavoratori sottopagandoli trovino un Dio che è disposto ad avere misericordia per loro?Abbiamo previsto che l'alcolizzato, o il drogato, che ha rovinato la vita della sua famiglia, che ha perso tutti i suoi soldi e che guida sulle strade con alcool e droga nel sangue e uccide un passante perché non lo ha visto, potrà trovare un Dio che abbia misericordia di lui?Troviamo inquietante che per coloro che negano Dio, che si scagliano contro il cristianesimo e fanno del tutto per opprimere chi crede Dio abbia un progetto di misericordia?E, attenzione, non ho usato esempi a caso, ma li ho tratti dalla Scrittura:“Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v'illudete: né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio..” (1 Corinzi 6:9-11)Paolo usa tre verbi al passato, pesanti come pietre; qualcosa è accaduto... ed è irreversibile.LavatiIn greco è ἀπολούω apolouō; che è composto da λούω louō , ovvero "lavato" più il prefisso ἀπο apo, "via". Il sangue di Gesù ha lavato via i peccati: tutti.Santificati In greco è ἁγιάζω hagiazō; che significa “purificati per un'offerta”. Gesù ci ha resi degni di essere presentati al Padre, ci ha collocati in una situazione spirituale di santità davanti a Dio. GiustificatiIn grco è δικαιόω dikaioō; che significa “far ritornare diritti” Gesù ci ha raddrizzati, come se non avessimo mai peccato e non fossimo mai stati un peccatori. Chi è che ha ricevuto tutto ciò da Gesù? Tutti nell'elenco di Paolo. Non gli integri, non quelli che vanno ogni giorno al tempio, non chi fa elemosina abbondante...Ma ogni categoria di peccatori. Nessuno escluso. Questo ci disturba? Ci fa arrabbiare una misericordia così inaspettata? C'è forse un po' di Giona in tutti noi?A Giona Dio aveva detto “Alzati e vai a parlare alla città di Ninive perché il suo male ha la mia attenzione.”; a ciascuno di noi Gesù ha detto questo:"E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo...". (Matteo 28:18-19)"Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra».". (Atti 1:8) Lo faccio io ? Sono disposto ad andare? E se non vado è perché non credo che Dio possa portare alla trasformazione e al pentimento? Oppure sono effettivamente turbato dal fatto che sia possibile una misericordia così inattesa e non mi sta bene, perché non la ritengo giusta e vorrei vedere friggere i nemici miei e di Gesù?La misericordia inattesa di Dio ci costringe a fermarci e a riflettere. Perché vediamo le opere di Dio da una prospettiva diversa, una prospettiva che ci mette alla prova; mette alla prova na nostra logica causa-effetto: tu pecchi, per cui vieni punito. E' giusto, è dovuto.Ma invece Dio è paziente e misericordioso; manda una barca a soccorrere i peggiori peccatoti dal naufragio delle loro vite, da loro una seconda, una terza, una ennesima chance per salvarsi...Ma Dio è paziente e misericordioso anche con noi; lo dimostra da come ha trattato Giona.Ci vogliono almeno quattro giorni per camminare da Gat-Efer a Iafo. E non è che a Iafo parta una barca per Tarsis ogni giorno. Forse Giona avrà atteso una settimana, anche due.La disobbedienza di Giona non è andare a Iafo. Non c'è nemmeno bisogno di uscire dalla porta di casa per disobbedire a Dio; avrebbe potuto, semplicemente, dire “NO!”. Quante volte lo faccio io all'anno... o al mese... o alla settimana... o al giorno?Giona lo sa, che Dio governa la sua vita, tanto che dopo dirà:"Sono Ebreo e temo il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terraferma.". (Giona 1:9)Il Dio che ha creato il mare è dove si trova il mare. Giona sa che non può scappare da Dio; e non è questo che Giona sta facendo. La strategia di Giona consiste nel cercare di andare in un posto dove possa evitare la chiamata di Dio sulla sua vita: “Se sono abbastanza distante da Ninive, allora Dio non lo chiederà più a me.”Giona cerca di fuggire dalla sua identità. L'identità di essere un agente, un predicatore, un testimone della Misericordia imprevista di Dio. Ma Dio mostra pazienza, in modo che Giona possa riscoprire cosa Lui fa, chi Lui è.Così, anche Giona è il destinatario della Grazia inattesa di Dio; non c'è punizione per la disobbedienza, ma misericordia, e attesa di un cuore che cambi.Al momento è una grazia che Giona trova inquietante. E forse anche noi.Davanti a tanta misericordia da parte di Dio ciò che devo chiedermi e che suggerisco anche a te di chiederti, è: "Trovo inquietante la grazia inattesa di Dio?". E, ancora: “Trovo inquietante che un Dio misericordioso chiami me ad agire per lui?".Preghiamo. 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uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Dal Vangelo di Luca 12,13-21 In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
Gesù continua a spiegare i criteri con cui sceglie le sue anime elette, a partire dalla Divina Regina e da Luisa, e come gli stolti fermandosi alle apparenze e per l'ostinazione e la durezza di cuore non capiscono nulla, giudicano le opere di Dio e perseguitano i suoi eletti. Ma Dio non si fa fermare né condizionare né dettare legge da nessuno e le sue opere si compiono con le persone che nella sua sovrana libertà Egli ha eletto. Libro di Cielo, Volume 29, 19 Maggio 1931 (seconda parte), Venerdì 19 Agosto 2022
Dal Vangelo di Luca 12,13-21 In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
In questa trattamento avendo fin'ora presentato la spiritualita' dei sinnotici, ci rivolgiamo adesso a quella di san Paolo.LA SPIRITUALITÀ DI S. PAOLOS. Paolo giunge alle medesime conclusioni dei sinnotici, ma per altra via. L'idea centrale non è più quella del regno dei cieli, ma il disegno santificatore di Dio, che vuol salvare e santificare tutti gli uomini, Giudei e Gentili, per mezzo del Figliuol Suo Gesù Cristo, costituito capo dell'umana stirpe, al quale tutti devono essere incorporati: "Benedetto Dio e Padre del Signor Nostro Gesù Cristo, che ci benedisse con ogni benedizione spirituale, celeste, in Cristo... In cui abbiamo la redenzione pel sangue suo... E lo diede capo sopra tutta la Chiesa, che è il corpo di lui e il complemento di lui che compie tutto in tutti: "Benedictus Deus et Pater Domini nostri Jesu Christi, qui benedixit nos in omni benedictione spirituali in caelestibus in Christo!... in quo habemus redemptionem per sanguinem ejus... et ipsum dedit caput supra omnem ecclesiam, quae est corpus ipsius et plenitudo ejus".Dio dunque vuole da tutta l'eternità santificarci e adottarci per figli. Ma c'è un ostacolo, il peccato: peccato di origine, commesso da Adamo, primo capo dell'umanità, e trasmesso ai discendenti colla concupiscenza, legge della carne che ci rende schiavi della legge del peccato. Ma Dio ha pietà dell'uomo e gli manda un Redentore, un Salvatore, il proprio Figlio, Gesù Cristo, che sarà il nuovo capo dell'umanità, e ci riscatterà coll'ubbidienza spinta fino alla morte e morte di croce. Onde Gesù diverrà il centro della nostra vita: "Per me infatti il vivere è Cristo (Fil 1, 21).
01 - Trano kitoatoa 02 - Diarin'ny famafazana, fizarana faha roa 03 - Matokisa , aza miala amin'ny sambo 04 - Rano madio, fizarana faha roa 05 - Nandao an'i Labana i Jakôba
01 - Trano kitoatoa 02 - Diarin'ny famafazana, fizarana faha roa 03 - Matokisa , aza miala amin'ny sambo 04 - Rano madio, fizarana faha roa 05 - Nandao an'i Labana i Jakôba
01 - Mahaiza misafidy 02 - Rivotra madio 03 - Tsy manadino antsika andriamanitra 04 - Ny hazo ho fitantanam-pihainana 05 - Ilay mpamitaka voafitaka
01 - Mahaiza misafidy 02 - Rivotra madio 03 - Tsy manadino antsika andriamanitra 04 - Ny hazo ho fitantanam-pihainana 05 - Ilay mpamitaka voafitaka
01 - Mafy orina 02 - Diarin'ny famafazana, fizarana avoalohany 03 - Tsy voninahitra fa fanetren-tena 04 - Rano madio, fizarana voalohany 05 - Vady ho an'i Abrahama
01 - Mafy orina 02 - Diarin'ny famafazana, fizarana avoalohany 03 - Tsy voninahitra fa fanetren-tena 04 - Rano madio, fizarana voalohany 05 - Vady ho an'i Abrahama
Uccisero il Principe della vita, ma Dio lo risuscitò dai morti
La parola di Dio è come l'opera di un agricoltore, di un vendemmiatore; essa entra nella nostra vita per cercare di raccogliere frutti e non si spaventa dei tempi aridi, del deserto del mondo, dell'asprezza e della durezza dei cuori. Viene proclamata sempre, senza sosta, con forza e pazienza, come avviene nella nostra preghiera ogni sera, come avviene nella santa liturgia della chiesa. Si rivolge a noi, quasi ci implora, perché la accogliamo e la ascoltiamo. A chi parlerò, chi scongiurerò perché mi ascolti? E' la sollecitudine di Dio che ci implora, che, per mezzo del Profeta, fa sentire la sua voce, comunica la sua preoccupazione per noi e per il mondo, come ha fatto in questo tempo, quando in tanti si sono raccolti ogni giorno per implorare le ragioni della Pace per l'Ucraina. A chi parlerò? Chi ascolterà la sua parola nel nostro mondo? Chi ne sentirà ancora il bisogno, in un mondo a volte è distratto dal benessere e da tante paure ed egoismi? Non è estranea talvolta lontana dal cuore? Non siamo tutti presi a volte dagli affanni, dalle paure di questo tempo difficile, per fermarsi ad ascoltarla? L'orecchio di questo mondo sembra a volte incirconciso, poco pronto ad aprirsi a questa parola di pace e di amore, per gustarne il senso, per accogliere la proposta di alleanza ed essere parte di un popolo, che ne fa sorgente di vita e di umanità. Ma Dio non accetta l'incirconcisione del cuore. Da questo la sua ira; l'ira non è però la rabbia di un Dio che non sa perdonare o di un Dio giustiziere, come a volte erroneamente viene dipinto, ma è il rifiuto dell' indifferenza, l'opposizione a un mondo che ascolta poco e non vede, ripiegato su se stesso. https://www.santegidio.org/
Il brano che abbiamo letto si colloca alla metà del breve libro di Giona un uomo per lo più sconosciuto, cifra di un tempo difficile, in cui Israele si chiede il senso della parola di Dio ricevuta in abbondanza, in un mondo cambiato, dove una cultura estranea rischiava di offuscarne l'efficacia. E poi la domanda era:”Quella parola così preziosa per noi avrebbe potuto parlare anche ad altri ad altri, lontani, sconosciuti, adoratori di altre divinità?”. Ma quanta fatica per il Signore parlare a quell'uomo, perché ne fosse portatore! Capiamo il rifiuto di Giona, chiamato ad andare a Ninive, una città simbolo del nemico peggiore del suo popolo, capitale di un impero potente e distruttore. Ma Dio non si perde d'animo davanti alla paura di Giona e alla sua fuga e di nuovo si rivolge a lui una seconda volta, rinnovando l'invito dell'inizio:”Alzati va a Ninive, la grande città e annuncia quanto ti dico”. E Giona questa volta si fidò e andò. Dio cerca profeti sempre, ma soprattutto nei tempi difficili, quando l'ingiustizia, la violenza, sembrano prevalere tanto da indebolire la speranza e la ricerca di soluzioni e di risposte. Pensiamo oggi ancora una volta all'Ucraina e alla sofferenza e distruzione della guerra. Dio non cessa di parlare e cerca i suoi profeti, qualcuno che accetti di farsi carico di una parola, che possa cambiare persino la violenza di un conflitto. La preghiera è la nostra prima risposta, perché qui noi accogliamo l'invito della parola di Dio a percorrere i luoghi di dolore. https://www.santegidio.org/
La parola Dio è come l'opera di un agricoltore di un vendemmiatore; essa entra nella nostra vita per cercare e raccogliere frutti. Non si spaventa dei tempi aridi della nostra vita e del deserto del mondo, della asprezza e della durezza dei cuori. Viene proclamata sempre, senza sosta, con forza e pazienza, come avviene nella preghiera qui ogni sera e altrove, come avviene nella Santa Liturgia della Chiesa. Si rivolge a noi, quasi ci implora, perché la accogliamo e la ascoltiamo. A chi parlerò? Chi scongiurerò perché mi ascolti? E' la sollecitudine di Dio, che ci implora, che per mezzo del Profeta fa sentire la sua voce, comunica la sua preoccupazione per noi e per questo mondo; come ha fatto anche oggi, quando molti si sono raccolti a Roma e altrove con la nostra comunità per implorare le ragioni della pace per l'Ucraina. A chi parlerò? Chi ascolterà la sua parola? Nel nostro mondo chi ne sentirà ancora il bisogno, in un mondo distratto da se stessi e da tante paure ed egoismi? Non è diventata estranea, lontana dal cuore di tanti, non è la sua voce come quella di Giovanni Battista, che gridava in un deserto? Non siamo tutti, sorelle e fratelli, a volte presi da noi stessi, dalle paure, dagli affanni, dalla frenesia di questo tempo difficile per fermarsi ad ascoltarla? L'orecchio di questo mondo sembra a volte incirconciso, poco capace di aprirsi a questa parola di pace e di amore, di gustarsi il senso di accogliere la proposta di alleanza che viene da essa, per essere parte di un popolo, che ne fa sorgente di vita e di umanità. Ma Dio non accetta un cuore incirconciso, cioè la paralisi dell'ascolto; da questo la sua ira. Ma l'ira di Dio non è la rabbia di un Dio che non sa perdonare, vendicativo o ancor peggio giustiziere, come a volte erroneamente si dipinge il Dio del Primo Testamento; è invece il rifiuto dell'indifferenza, l'opposizione a un mondo che non ascolta e non vede, ripiegato su se stesso, ognuno per affermare il proprio interesse qualunque esso sia.
Che "postura" hai come credente? In quale posizione ti metti per accogliere, servire ed amare il prossimo, così come ha fatto Gesù?--- Predicatrice: Jean Guest CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 35 minuti Man mano che cresciamo la nostra postura cambia. Passiamo dal gattonare, ai primi passi traballanti, a quelli forti e dritti fino a quando l'età ci colpisce e ci ritroviamo a tornare a traballare. Chiedete a qualsiasi attore il cui lavoro è quello trovare la chiave per interpretare il personaggio e vi dirà che la nostra postura, la nostra camminata, faccia molto parte di chi siamo come persone e d come gli altri ci percepiscono. Negli ultimi anni i cristiani hanno iniziato a usare il termine “postura” nel parlare di discepolato. Non significa che stiamo parlando di come stiamo letteralmente in piedi o seduti, ma piuttosto di come intendiamo il discepolato e come ci presentiamo nel modo in cui ci avviciniamo agli altri. “Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori, né si siede in compagnia degli schernitori, (Salmo 1:1) Nel Salmo 1 vediamo le 3 posture del peccato: possiamo attivamente camminare verso il male, non allontanarci da esso scegliendo di rimanere, e possiamo sederci passivamente mentre gli altri fanno del male. La Bibbia ci dà delle alternative in netto contrasto a questi comportamenti fallimentari. 2 Giovanni ci dice: “In questo è l'amore: che camminiamo secondo i suoi comandamenti.” (2 Giovanni 1:6) Filippesi ci dice che dobbiamo stare “in questa maniera saldi nel Signore” (Filippesi 4:1 b) Ed Apocalisse 3:21 afferma: “Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono...” (Apocalisse 3:21) Il comun denominatore in tutte queste "posture" spirituali positive è l'obbedienza. Proprio così come con una buona postura fisica il nostro corpo funziona meglio, con una buona postura spirituale funzioniamo meglio come discepoli camminando eretti e in libertà. Ecco una preghiera per noi oggi. Quando le preoccupazioni di questo mondo mi distraggono e mi allontanano da te, aiutami a rispondere alla tua voce mite che mi invita a riavvicinarmi a te. Perché alla tua presenza c'è la pienezza della gioia. Guarisci la mia postura interiore affinché io possa camminare dritto, camminare diritta nello Spirito: non piegato, non piegata non frettoloso, non frettolosa, disponibile verso gli altri e pronto, e pronta per il servizio. Come possiamo sviluppare una buona postura spirituale? Quando guardiamo Gesù, vediamo che l'obbedienza si manifesta nella sua umiltà, servitù e amore. La postura dell'umiltà Al centro della nostra fede c'è l'umiltà. “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.” (Filippesi 2:5-8) Tyler Staton dice di Emmanuel Dio con noi: "E' la gloria più alta, fondata nella realtà più bassa". L'incarnazione è ciò che dà senso al cristianesimo. Il pastore Marco ha predicato su questo la settimana scorsa, quindi non mi dilungo molto qui sull'umiltà di Gesù come Dio con noi. Voglio sottolineare che l'umiltà spesso ci rende vulnerabili. Ecco cosa dice il cantante Bono degli U2 sull'incarnazione: “L'idea che Dio (se c'è una forza d'Amore e di Logica nell'universo) sia alla ricerca di spiegare se stesso è abbastanza sorprendente. Che sia alla ricerca di spiegare se stesso e di descriversi diventando un bambino nato nella povertà della paglia... un bambino, ho pensato: "Wow!" Questo è poesia. L'amore inconoscibile, la potenza inconoscibile, descrive se stesso come il più vulnerabile. Ecco. Ero seduto lì, ... e le lacrime mi scendevano sul viso, e vedevo la genialità di tutto ciò, la genialità assoluta di scegliere un particolare punto nel tempo e decidere di agire su questo. Perché è esattamente quello di cui stavamo parlando prima, l'amore ha bisogno di trovare forma, l'intimità ha bisogno di essere sussurrata. Per me ha senso. In realtà è logico. È pura logica. L'essenza deve manifestarsi. È inevitabile. L'amore deve diventare un'azione o qualcosa di concreto. Doveva accadere. Ci deve essere un'incarnazione. L'amore deve farsi carne.” Dio era disposto a rendersi vulnerabile a tutto ciò che il mondo, la carne e il diavolo potevano scagliargli contro, per il nostro bene, perché siamo amati incondizionatamente. E questo è l'inizio della nostra crescita in umiltà. L'umiltà significa essere obiettivi di chi siamo davanti a Dio e agli altri. Qual è una giusta visione di noi stessi? Sarà diversa da persona a persona, ma alcune cose sono comuni a tutti noi. Siamo figli di Dio: creati, amati e redenti dalla sola grazia di Dio, non da qualcosa in noi stessi o da noi stessi; e dotati da Dio di certi doni , capacità, risorse e vantaggi unici, che devono essere usati per la sua gloria. La vera umiltà consiste nel credere a ciò che Dio dice di te. Diamo uno sguardo alla storia della chiamata di Gedeone. “Poi venne l'angelo del Signore e si sedette sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, abiezerita; e Gedeone, figlio di Ioas, trebbiava il grano nello strettoio per nasconderlo ai Madianiti. L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: «Il Signore è con te, o uomo forte e valoroso!» Gedeone gli rispose: «Ahimè, mio signore, se il Signore è con noi, perché ci è accaduto tutto questo? Dove sono tutte quelle sue meraviglie che i nostri padri ci hanno narrate dicendo: “Il Signore non ci ha forse fatti uscire dall'Egitto?” Ma ora il Signore ci ha abbandonati e ci ha dati nelle mani di Madian». Allora il Signore si rivolse a lui e gli disse: «Va' con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non sono io che ti mando?» Egli rispose: «Ah, signore mio, con che salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre». Il Signore gli disse: «Io sarò con te… ». (Giudici 6:11-16 a) Se dovessimo tracciare una linea e chiamarla vera umiltà, da un lato della scala sarebbe l'insicurezza totale e dall'altro l'arroganza assoluta. E a seconda di chi siamo e dalle nostre circostanze oscilleremmo da un estremo all'altro della scala, quindi è importante che ricalibriamo e lo facciamo credendo a ciò che Dio vede quando ci guarda. Gedeone si trova assolutamente all' estremità dell'insicurezza della scala a causa delle sue circostanze. Quando l'angelo appare pensa di avere l'albero sbagliato. Quel "ahimé, mio Signore" sta lì come se fosse un "Oh, non credo proprio!". Non ci crede perché si sente abbandonato, il lavoro che sta facendo deve essere nascosto e lui è il più debole della tribù più piccola. Ma Dio non gli dà tempo dicendo: "poverino, si, è dura", lo chiama con queste parole: “Va' con questa tua forza” io sarò con te'. Quanti di noi quando c'è un'opportunità o una chiamata hanno voci che suonano nella propria testa e ci impediscono di vederci come ci vede Dio? Quanti di noi sentono: "Non sono abbastanza istruito o istruita, non sono abbastanza coraggioso o coraggiosa, non sono del sesso giusto, non sono nel giusto stato d'animo”. Dio ti dice: "Potente guerriero, vai con la forza che hai già, Io sarò con te". Cosa succede quando Gedeone finalmente crede a Dio? È obbediente e pronto a servire. La postura di un servitore Se l'umiltà è il cuore della nostra fede, allora l'essere un servitore o una servitrice è il modo in cui si realizza nella nostra vita quotidiana. Questo è un dipinto di Ford Maddox Brown di Gesù che lava i piedi a Pietro. È un dipinto fantastico e all'epoca era già un artista di successo, ma non riuscì a venderlo finché non lo trasformò in questo modo: E non era solo a causa delle sensibilità e del senso di pudore del 800: c'è qualcosa di profondamente inquietante e provocatorio nella nozione di un Dio che è disposto a spogliarsi nudo e lavare i piedi. Ma questo è il Gesù che noi seguiamo. Ora lui non vuole che ci togliamo i nostri vestiti (almeno non credo), ma ci chiede di essere disposti a renderci vulnerabili alle persone nel modo in cui li serviamo. “Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate.” (Giovanni 13:12-17) Comporta dei rischi, l' essere vulnerabile rischia l' essere respinti, l' essere vulnerabile rischia l' essere derisi, l' essere vulnerabile rischia l' essere rifiutati. Prendetevi un momento per riflettere su questo - qui Gesù sta lavando i piedi di Pietro (un Pietro troppo vecchio, ma si trattava di voler simboleggiare il padre fondatore della Chiesa); in meno di 24 ore da questo momento, Pietro avrebbe negato di conoscere Gesù. Gesù ha lavato i piedi di Giuda, che nel giro di poche ore lo avrebbe tradito. L'essere un servitore è rischioso, ma è accompagnato anche dalla benedizione di Dio. “Se sapete queste cose, siete beati se le fate.” (Giovanni 13:17) Non so come Dio vi stia chiamando a servire, o a chi servire, ma quella chiamata viene sempre elaborata attraverso la preghiera, la generosità, l'ospitalità e l'umiltà. “Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me”.” (Matteo 25:34-40) Il filo conduttore di questo passaggio sull'essere servitore è la giustizia - il nostro vangelo è amore e giustizia assieme. “Ho proclamato la tua giustizia nella grande assemblea; ecco, io non tengo chiuse le mie labbra; o Signore, tu lo sai. Non ho tenuto nascosta la tua giustizia nel mio cuore; ho raccontato la tua fedeltà e la tua salvezza; non ho celato la tua benevolenza né la tua verità alla grande assemblea.” (Salmo 40:9-10) Come cristiani non dobbiamo essere contenti di vivere in un mondo dove la gente ha fame, dove molti non hanno accesso all'acqua potabile, dove le persone rimangono senza casa, dove i rifugiati non sono benvenuti, dove il mondo funziona solo per chi non è disabile, dove le persone vengono comprate e vendute. Una parola di avvertimento: non possiamo fare tutto, saremmo sopraffatti; ma dobbiamo fare qualcosa. Il movimento di preghiera 24/7 dice "scegli una lotta" perché questo è ciò che è la preghiera, è una lotta contro le potenze di questo mondo, e poi concentra la tua energia su quell'unica battaglia. Anche qui nella piccola realtà dell'Italia rurale dovremmo essere in lotta e possiamo farlo informandoci sulla lotta che abbiamo scelto, pregando e se possibile sostenendola con tempo e denaro. Posso suggerirvi alcune lotte da prendere in considerazione? l'emergenza climatica; le persone imprigionate per il loro credenze, siano esse cristiane o meno; la schiavitù moderna e il traffico di persone; la mobilitazione globale di persone rimaste senza casa a causa della guerra o della carestia. Ce ne sono molti altre, andate a combattere dove Dio vi chiama. E siamo in lotta perché l'amore ci obbliga. La postura dell'amore L'umiltà è il cuore della nostra fede, l'essere servitori la manifestazione della nostra fede e l'amore è la fonte della nostra fede. “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. (1 Giovanni 4:19) Lo dirò di nuovo: non c'è niente che tu possa fare per far sì che Dio ti ami di più, non c'è niente che tu possa fare che vi farà amare di meno. Il suo amore è incondizionato. Di recente studiando la Parabola del Figliuol Prodigo sono stata costretta a rendermi conto che il figlio tornò a casa perché era affamato e senza casa, non perché gli mancasse e amasse suo padre, eppure il Padre corse verso di lui, con le braccia tese in un amore che accoglie ed accetta. Ed è così che il nostro atteggiamento dovrebbe essere mentre rappresentiamo la chiesa nella nostra comunità: sei il benvenuto, sei benvenuta, sei accettato, sei accettata, sei amato, sei amata, perché noi sappiamo cosa significa essere amati. Amen.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6856SISSI DEL 2021, UNA PESSIMA FICTION TEDESCA di Rino CammilleriPreceduto da gran strombazzìo di anteprime, il 28, Canale 5 ha mandato in onda le prime due puntate del super-sceneggiato tedesco Sissi. Nell'accingermi alla visione mi chiedo se, dati i mezzi odierni, supererà la trilogia d'antan e besteller con Romy Schneider. Che, quanto a repliche, fa pari con Don Camillo, il che testimonia del gradimento generazionale. Ora, la Schneider, almeno, era austriaca, mentre la fiction attuale è germanica. Boh, forse gli austriaci non avevano i soldi bastanti. Così, guardo.E subito mi rendo conto che non ci siamo, non ci siamo affatto. La prima scena, dico la prima, dopo una carrellata sull'alluce valgo della protagonista si apre sulla duchessa Elisabetta di Wittelsbach detta Sissi che si masturba sul letto. Geniale, complimenti allo sceneggiatore. Forse i tedeschi non amano molto gli austriaci? O i luterani non amano i bavaresi cattolici? Boh. Ognuno ha i meridionali suoi.FALSI STORICIAndiamo avanti. Ecco un improbabile (il vero Franz Josef era bello) Francesco Giuseppe che, sordo alle suppliche della famigliola del condannato, fa impiccare sotto ai suoi occhi un ribelle ungherese. Tutte le prime due puntate lasciano intendere che il Kaiser austroungarico è un odiato tiranno e i patrioti magiari (e italiani) gemono sotto il suo spietato tallone. Falsi storici. Che, se li si fa notare, gli autori si trincerano in genere dietro il seguente ragionamento: una fiction non è un documentario. Giusto, infatti può essere anche una impunita diffamazione.Ma andiamo avanti. La moglie dell'impiccato gli lancia una maledizione, che evidentemente servirà da filo conduttore per il resto della fiction. In effetti, la vita privata di Francesco Giuseppe fu quanto mai disgraziata, ma proprio perché aveva sposato Sissi, anziché la di lei sorella cui era pure stato promesso. Sissi era, sì, romantica, ribelle e capricciosa, ma proprio per questo del tutto inadatta a fare l'imperatrice in un momento storico così delicato. Suo figlio Rodolfo, infatti, si suicidò per motivi romantici. Francesco Giuseppe vide suo fratello Massimiliano fucilato in Messico da massoni foraggiati dagli Usa. L'altro erede, Ferdinando, finì sparato a Sarajevo.Ma Dio volle che il Sacro Romano Impero chiudesse in grazia con Carlo I, beato, che seppe scegliersi la moglie giusta, Zita (in attesa di beatificazione). L'ultima sorellina di Sissi, Sofia, sposò il nostro Francischiello, e, almeno lei, si diportò bene: non lasciò il marito per fare la turista, ma lo spalleggiò fino all'ultimo esponendosi alle cannonate piemontesi.LE PRATICHE EROTICHE IN VISTA DELLE NOZZEE torniamo alla fiction. Inutilmente teatrale l'umiliazione pubblica della sorella di Sissi, posposta a quest'ultima. Un imperatore non aveva bisogno di sceneggiate, bastava facesse sapere al suocero, in camera caritatis, che aveva cambiato idea. Altro: Sissi che cavalca di notte da sola da Monaco a Vienna? Ma per favore. L'imperatore che, con tanto di scorta appresso, fa sgombrare un bordello della capitale per andarci lui? In pubblica piazza? E non poteva farsi venire le prostitute a palazzo da entrata secondaria?Ma la meglio è questa: Sissi, ansiosa di apprendere le pratiche erotiche in vista delle nozze, si accorda con la meretrice preferita dal futuro marito perché le faccia scuola. Poi, dopo le nozze, la agghinda da contessa e se la porta dietro come dama di compagnia, dopo aver convinto il duca suo padre circa i quarti di nobiltà (falsi) della suddetta. E il duca di Baviera non aveva modo di informarsi su quella lì, visto che la figlia aveva scartato tutte le nobili (vere) propostele e optato per una sconosciuta? Ovviamente, quando il neo-marito vede la «dama personale» di sua moglie, la riconosce. Ma fa finta di niente. Perché? Lo sapremo nelle prossima puntata. Sempre che, a questo punto, abbiate voglia di vederla.
♦ Subito dopo che Karol Józef Wojtyła fu eletto papa, il New York Times riportò questa notizia proveniente da Podkowa Lensa, Polonia: “Su un altare costituito da 2 Fiat, Leon Kantorkski ha aperto la stagione automobilistica estiva della Polonia benedicendo 2.000 auto”. Il signor Kantorski è un vicario cattolico romano. La notizia aggiungeva: “Gli autisti hanno suonato il clacson durante la messa e alla fine del servizio hanno superato il signor Kantorski perché fosse benedetto e ricevesse una medaglia con l'immagine di San Cristoforo, il santo patrono dei viaggiatori. Il signor Kantorski ha affermato che ‘dal 1933 qui si tiene una cerimonia cattolico romana per benedire le auto'”. Ma Dio risponde davvero a tali cerimonie e a tali medaglie? Tanti automobilisti che vanno in chiesa poi hanno incidenti quando escono dalla chiesa. --- This episode is sponsored by · Anchor: The easiest way to make a podcast. https://anchor.fm/app --- Send in a voice message: https://anchor.fm/corgiov/message
Dio è onnipotente, ma cerca delle persone disposte ad ascoltarlo, che decidano di seguirlo, che scelgano in libertà di servirlo. Egli vuole operare attraverso te e in te. --- CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 14 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 38 minuti Questa è la terza domenica di avvento e continuiamo a parlare delle cose essenziali a Natale, cose su cui vogliamo concentrarci, avendo ancora un Natale di Covid, che non siano le brutte notizie che ci vengono dal mondo. Natale rappresenta simbolicamente (perché tutti sappiamo che Gesù non è nato il 25 dicembre, vero?) l'inizio della Lieta Novella, la buona notizia che Dio ci ama ancora, e che non si è dimenticato di noi. Ricordo ancora quando ho appreso il significato profondo della parola “essenziale”. Fu quando mia moglie (allora era solo una amica... o quasi) mi invitò per una settimana di “camminate” sulle montagne inglesi, a Lake District. Partii dall'Italia con le due valige più pesanti che abbia mai preparato in vita mia per un viaggio, dove c'era di tutto: giacca vento, cappello, altimetro, lampada, occhiali. Ma dimenticai una cosa: semplice, stupida... i guanti. Così il primo giorno di “passeggiata” (che poi scoprii non essere tanto passeggio ma piuttosto scalata sulla roccia) mi ritrovai a fare tutto il tragitto con appresso cose che non mi servivano affatto: tipo l'altimetro, o la lampada. Ma senza avere con me una cosa essenziale: i guanti. Tornai quel giorno con le mani viola, praticamente congelate, e la povera Janet mi portò ad un negozio per comperare un paio di guanti; quelli erano necessari, non altimetro e lampada. Alcune cose possono essere utili da avere altre sono indispensabili da avere. In questa serie di Avvento stiamo riflettendo su cosa sia essenziale a Natale attraverso o personaggi della natività. Abbiamo visto che l'adorazione è essenziale, il focalizzarsi su Dio, su chi è Lui, su cosa a fatto per noi, e in virtù di questo, rispondere con una azione, così come hanno fatto i Sapienti. La scorsa settimana abbiamo visto che la testimonianza è essenziale il raccontare ciò che abbiamo visto e udito, non essere solo solo testimoni passivi, ma anche testimoni attivi, fare da testimoni a Gesù, così come avevano fatto i pastori. Oggi vorrei suggerirvi una terza stella da mettere nella vostra lista delle cose essenziali a Natale: L'opera di Dio è essenziale L'opera di Dio, ciò che Lui ha fatto, fa e farà è essenziale a Natale. E lo faremo attraverso un altro personaggio della natività: Maria. Penso che nessuno metta in dubbio che Maria sia essenziale a Natale... ma cosa pensereste se vi dicessi che Giuseppe lo è altrettanto e che non possiamo fare a meno di lui per mostrare che l'opera di Dio è essenziale a Natale? In fondo Gesù non è suo figlio! Ma la storia di Maria e Giuseppe assieme ci mostrano come Dio possa operare attraverso te e in te. Sapete, la tentazione comune è di dire che forse Dio ha operato nel mondo al tempo del primo Natale in una maniera differente di come operi adesso; in fondo, era un'occasione speciale, la nascita del suo primo figlio! Come ha operato Dio in quel primo Natale? Per prima cosa, ha operato in Maria. Leggiamo dal vangelo di Luca: “Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. E quando l'angelo fu entrato da lei, disse: «Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te». Ella fu turbata a queste parole, e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre. Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine». Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» L'angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio..” (Luca 1:26-35) Questo dipinto è ciò che chiamiamo la “Annunciazione”: è quella di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Non c'è dubbio che Dio stesse operando in quel primo Natale in un modo in cui non avrebbe mai più operato. Stava operando nella vita di Maria per operare attraverso di lei nel mondo. Ma Maria aveva un fidanzato, Giuseppe; sarebbe stato davvero crudele tenerlo all'oscuro di tutto, e se fosse stato tenuto all'oscuro, quello avrebbe significato la fine della sua relazione con Maria. Aveva anche lui bisogno du una “annunciazione”. Dio non lascia che sia solo Maria a raccontare ciò che accadrà a dire a Giuseppe: “ A proposito, aspetto un bambino ma non è il tuo, è il figlio di Dio” Così Dio manda ancora una volta Gabriele, questa volta a parlare con Giuseppe: “Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente. Ma mentre aveva queste cose nell'animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati».” (Matteo 1:18-21) Questa che vedete nel dipinto è l'altra "annunciazione", ovvero "Il sogno di Giuseppe" di Georges de La Tour Dio non manda Gabriele contemporaneamente da Maria e da Giuseppe ma lascia che Maria cominci ad evidenziare la sua gravidanza. Perché accade questo? Il motivo è semplice: Dio può operare nel mondo nonostante noi, ma è molto meglio quando opera attraverso di noi. Guardate a Maria; Maria avrebbe potuto rispondere a Gabriele “Non esiste! Non voglio avere un bambino quando non sono neppure sposata!” Dio è onnipotente, ma lascia ai suoi figli e alle sue figlie la capacità di scegliere se seguire la sua volontà; non vuole degli automi, ma delle persone disposte ad ascoltarlo, che decidano di seguirlo, che scelgano in libertà di servirlo. Cosa sarebbe successo se Maria avesse detto no? Non lo sappiamo; Gabriele sarebbe andato dalla prossima? Forse invece di avere Maria e Giuseppe nel presepe avremmo Giuditta e Simone... Non lo sappiamo, perché Maria decide di ascoltare, di seguire e di servire il suo Signore. Maria ha superato il test: “Io opererò attraverso te, perché non ti sei tirata indietro”. Guardate a Giuseppe; Giuseppe potrebbe avere deciso che il sogno era dovuto alla peperonata della sera prima, e andare avanti col suo progetto di lasciare in segreto Maria. Dio è onnipotente, ma vuole che le nostre decisioni siano si secondo il suo cuore, ma siano le nostre, che siamo disposti ad usare clemenza, ma anche a discernere cosa è meglio, e di non ostacolare il volere di Dio. Cosa sarebbe successo se Giuseppe avesse lasciato Maria? Non lo sappiamo; Gabriele avrebbe cercato un altro uomo per Maria? Non lo sappiamo; perché Giuseppe decide di usare clemenza, di discernere il meglio e di non ostacolare i piani di Dio. Anche Giuseppe ha passato il test: “Io opererò attraverso te, perché non mi hai ostacolato”. Adesso Dio può operare nel mondo, mettere in atto il suo piano di mandare un uomo, di mettergli nome Yeshua, che significa “Il Signore è salvezza” perché quell'uomo sarà Dio stesso, sceso in terra. Capite quello che Dio ci vuole dire attraverso il racconto delle due annunciazioni? Dio può operare nel mondo nonostante noi, ma lo fa meglio quando opera attraverso noi, con noi e in noi, quando noi cooperiamo perché il volere di Dio si adempia. Dobbiamo capire quale sia la volontà di Dio, ed in quale modo Dio voglia utilizzarci. Come ci aiutano le annunciazioni di Maria e di Giuseppe per fare questo? Guardando la loro esperienza possiamo vedere tre azioni che hanno fatto per diventare il mezzo con cui Dio avrebbe operato nel mondo. 1. Ascolta La prima cosa che hanno entrambi fatto è ascoltare; certo Dio non parlerà sempre attraverso l'arcangelo Gabriele, quello raramente accade, ma Dio continua a parlare in tanti altri differenti modi. Tra tutti gli altri modi, i più semplice per ascoltare la sua voce è leggere la sua Parola. Il salmo 119 dice: “La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero.” (Salmo 119:105) Come funziona questa guida? Realmente sentirai una voce proveniente dall'alto? Ti dico come funziona per me, prendendo ad esempio un episodio che mi è capitato proprio mentre scrivevo questo messaggio. Stavo leggendo il passo dove Gabriele annunciava a Maria che avrebbe concepito il figlio di Dio, e dove lei magnificava ciò che Dio aveva fatto per lei, e il Signore mi ha messo in cuore un pensiero. Tanti anni fa, una sera, ricevetti una telefonata dall'Inghilterra, dove una cara amica mi invitava a partecipare assieme a lei ad una settimana di passeggiate sui monti e di studi sulla Parola di Dio. Non accettai subito. Ero titubante. Avevo avuto del tenero con lei, e quell'amica mi piaceva ancora. E sapevo che, per la mia fede in asfissia (ero l'unico credente a Montefiascone, non c'erano chiese tra qui e Roma) una settimana di studi biblici sarebbe stato ossigeno puro... Pregai, attesi, pregai... Attesi conferme da Dio... e dissi di si. Il resto, lo sapete, è storia. Quella ragazza divenne mia moglie. Quale messaggio mi voleva dare Dio, attraverso la storia dell'obbedienza di Maria facendomi ricordare quella volta in cui gli avevo obbedito ed avevo detto di si all'amica? “Vedi Marco, se tu non mi avesti obbedito, oggi non saresti stato sposato con quell'amica, non avresti questi tuoi figli, probabilmente non saresti neppure pastore di una chiesa, di certo non a Montefiascone... forse non ci sarebbe neppure una chiesa... ma il mio piano prevale... e quando tu mi dai retta la mia parola viene predicata e tu ne ricevi benedizioni !” Qualsiasi cosa accada, ricordati io sono per te, ma sono io che comando!" Queste erano le parole che mi servivano di sentire nella situazione che stavo attraversando con l'incertezza del Covid, cosa ne sarà del mondo che conosco, cosa ne sarà della chiesa che conduco... E mi sono venute in mente le parole di Paolo in Romani: “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (Romani 8:31-32) Noi spesso siamo portati a pensare al sacrificio di Gesù a Pasqua, ma quel sacrificio in realtà comincia a Natale. Un Dio che si spoglia della sua natura divina e scende in terra in forma umana come un bambino qualunque. Tutte queste riflessioni non sarebbero mai arrivate in me se non avessi letto la Parola di Dio. Non potrai udire Dio se non leggi la sua Parola. Ti incoraggio a leggere quotidianamente la Bibbia: fanne una abitudine. Non tre ore, ma dieci minuti del tuo tempo dedicali alla lettura. Durante questo Avvento, leggi le brevi riflessioni che ricevi su WhatsApp o che trovi sul sito o sulle pagine social. E' un buon allenamento per poi proseguire l'abitudine dopo Natale. L'altro modo di udire la voce di Dio è attraverso lo Spirito Santo. Gesù ha detto: “...ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto.” (Giovanni 14:26) Quando hai l'abitudine di leggere la Bibbia, non ti servirà più di averla aperta davanti per ascoltare la voce di Dio. E' esattamente quello che ho descritto prima, con il versetto di Romani che sembrava spuntato dal nulla nella mia mente quando stavo pensando a cosa sarebbe stata la mia vita se non avessi accettato l'invito di Janet. Non era spuntato dal nulla, ma era lo Spirito Santo che me lo stava ripetendo all'orecchio. Quando è l'ultima volta che hai ascoltato la voce di Dio? Cosa ti ha detto? Cosa sta cercando di fare nella tua vita? In quale modo lo ascolterai in questo Natale? La seconda azione che vediamo attraverso le annunciazioni di Maria e di Giuseppe è: 2. Credi Spesso Dio ci chiede di fare cose che sono possibili, (e quelle sono facili da credere... forse un po' più da fare) altre volte cose ci mette difronte cose totalmente impossibili ed irrealizzabili per la nostra logica umana. Ma noi siamo chiamati a credere e a operare non solo il fattibile, ma anche alle cose oltre il fattibile... perché Dio è Dio. Pensate a Maria; come avrà preso il fatto di dover cercare di convincere le persone che aspettava un bambino ed era vergine? Sinceramente, se fossi stato amico di Maria io non ci avrei creduto... tu si, forse? “Senti Dio, io credo e mi fido di te.. ma adesso come faccio a far credere a tutti gli altri che sto davvero portando tuo figlio?” Credere ed affidarsi talvolta è duro e passa attraverso il giudizio degli altri verso di noi. Mettetevi ora nei panni di Giuseppe: la tua promessa sposa, con la quale hai fatto il bravo e non hai mai avuto alcun rapporto intimo viene da te un giorno e ti dice: “Lo sai? Sto aspettando in bambino!” E aggiunge: “E lo sai? E' il figlio di Dio!” Per quanto il povero Giuseppe potesse essere un buon credente, penso non esistano parole per poter descrivere di quanto “oltre” il fattibile fosse credere a Maria. Ci avresti creduto se fossi stato Giuseppe? Se la tua risposta è “NO”, allora significa che si, sei normale, ma anche che sei disposto a credere ad un Dio che può fare solo le cose che ritieni possibili. Vuoi davvero un Dio così? Un Dio che sia capace di fare solo le cose che sono logiche, fattibili, umanamente realizzabili? Un Dio che sappia fare le cose che hai già visto fare in passato? E' davvero questo il tipo di Dio in cui vuoi riporre la tua fede? Quello a cui la Parola ci propone di credere a Natale è un Dio che va oltre qualsiasi cosa noi potessimo mai immaginare o credere. Attenzione: credere non è semplicemente il non farsi domande: la stessa Maria chiese all'angelo: “Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» L'angelo le rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio..” (Luca 1:34-35) Maria pur credendo aveva tutto il diritto di chiedere come sarebbe accaduto qualcosa che non era mai accaduto nella storia del mondo. E “avendo trovato grazia preso Dio”, Dio fu grazioso da darle una risposta. Non sempre accade così: talvolta le tue domande non riceveranno risposta; ci sono decine di casi nella Bibbia di credenti che hanno obbedito a Dio, hanno chiesto perché e non hanno ricevuto risposta. Ma Dio, ha comunque operato. In quale intervento “oltre la logica umana” da parte di Dio devi credere in questo Natale? Un familiare che creda in Gesù? Un matrimonio che venga risanato? Un rapporto con un figlio o una figlia che venga ristabilito? Hai facoltà di chiedere “come avverrà”, ma ciò che più ti serve è credere che Dio opererà “oltre” l'umanamente possibile. La terza azione che vediamo attraverso le annunciazioni di Maria e di Giuseppe è: 2. Agisci Maria aveva ascoltato l'angelo affermare qualcosa che non era mai accaduto nella storia del mondo; aveva creduto, nonostante si fosse chiesta come. Come risponde a tutto ciò? “Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola». E l'angelo partì da lei.” (Luca 1:38) La risposta di Maria è: “Se questo è il progetto, e il volere del mio Signore, eccomi, sono pronta; sono pronta a prendermi il rischio, le maldicenze, la vergogna, perché so che Dio è in controllo e sta operando attraverso di me.” Allo stesso modo Giuseppe aveva ascoltato l'angelo, ma in sogno; come avrebbe reagito al risveglio? “Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l'angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie: e non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù.” (Matteo 1:24-25) Giuseppe risponde allo stesso modo di Maria: “Se questo è il progetto, e il volere del mio Signore, eccomi, sono pronto; sono pronto ad affrontare lo scherno delle persone, a prendere in moglie una donna incinta, a non avere rapporti con lei affinché rimanga vergine per nove mesi perché so che Dio è in controllo e sta operando attraverso di me.” Settecento anni prima, Isaia, ispirato da Dio, aveva scritto: “Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà nome Emmanuele..” (Isaia 7:14 ND) Dio opera attraverso credenti che ascoltano, credono, e agiscono; ma è l'opera di Dio che è essenziale, il suo progetto iniziato Natale e concluso a Pasqua; mandare “l'Emmanulele”, il “Dio con noi” per sia il “Gesù”, “colui che salva”. Vuoi vedere Dio all'opera? Allora devi agire quando lui ti chiede. Maria ha permesso che Gesù arrivasse in questo mondo; ora tocca a me e a te portare il messaggio di Gesù nel mondo. Accetterai che Dio operi in te e soprattutto operi attraverso di te questo Natale, ma anche oltre, per portare il messaggio di Gesù a qualcuno che ha necessità di vedere Dio operare nella sua vita? Tu poi essere colui, o colei attraverso cui Dio opera nella vita di chi sta attendendo “Emmanuele” Dio con noi e Gesù “Dio salva”. Forse devi invitare qualcuno o qualcuna alla Veglia delle Candele domenica prossima, oppure lo devi invitare il 25 quando accenderemo la candela di Gesù. Se fisicamente non sarai qui, forse devi invitali a vedere il messaggio online per aprire una porta al messaggio di Gesù affinché li raggiunga. Conclusione “Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero».” (Giovanni 5:17) Che cos'è essenziale a Natale? L'opera di Dio è essenziale. Ed è essenziale che tu gli permetta di operare in te ed attraverso di te per ricevere la vera gioia a Natale. Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKVIDEO DEL MESSAGGIO SU INSTAGRAM A BREVE---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
Dio in quel primo Natale utilizza dei testimoni "improbabili" per proclamare al mondo che è arrivato il Salvatore. E, così come fece all'inizio, cerca ancora chi testimoni di lui non tra "i migliori", ma tra i "poveri in spirito", tra coloro che hanno compreso che la loro vita aveva ed ha ancora bisogno di quel Salvatore. --- CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 14 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 37 minuti Chi ha la mia età ed è italiano ricorderà di certo che i regali a Natale non li portava Babbo Natale la notte del 24 dicembre, ma la Befana la notte del 6 gennaio; così avevamo un solo giorno per poter giocare con tutti i nostri doni, perché il giorno successivo saremmo tornati a scuola. Per cui le mie memorie di bambino per la notte di Natale non sono tanto legate ai regali, ma alla gioia di avere una famiglia unita. Già, perché quello che accadeva a Natale quando ero bambino, è che tutti i parenti che abitavano a Roma tornavano a Montefiascone per festeggiare il Natale assieme. Tornavano mio zio e mia zia, i miei tre cugini, qualche anno più avanti sarebbero tornati anche i rispettivi fidanzati e fidanzate. Mia madre approntava letti brande un po' dappertutto per dargli ospitalità, e la casa era piena di voci di grandi che preparavano la cena di Natale, e di grida di noi cinque cugini che dopo tanto tempo potevamo di nuovo giocare assieme. Potevamo di nuovo rincorrerci nei corridoi o nel giardino, ridere, e festeggiare a modo nostro quello che non sapevamo ancora fosse una festa nata per celebrare chi era venuto per unire davvero ciascuna persona che lo avrebbe festeggiato in un'unica grande famiglia. Come bambini eravamo desiderosi di provare di nuovo quella gioia, per cui sapevamo bene quando fosse la data della festa, e vivevamo un anno intero desiderando che arrivasse. Ma, immaginati per un momento se tu stessi aspettando il primissimo Natale senza conoscerne a data. Questa era la situazione che stavano vivendo i giudei; da oltre quattrocento anni stavano attendendo che le profezie della Scrittura fossero adempiute, e arrivasse l'unto, il prescelto, il Messia. E non lo stavano attendendo solo con impazienza, come noi bambini attendevamo il Natale per la gioia che portava il rincontrarsi, ma lo stavano attendendo con disperazione, aspettando di essere liberati dall'oppressione romano e di avere un proprio re. Ma cosa sarebbe successo se quel re, quel Messia non fosse giunto nella maniera in cui tutti quanti lo stavano aspettando, magari su un cavallo bianco e con al seguito un esercito? Cosa sarebbe successo se il suo arrivo fosse rimasto sotto la “quota radar” della maggioranza delle persone e l'evento avesse avuto appena un pugno di persone come testimoni? Come si sarebbero comportati quei pochi testimoni? La prima cosa che viene in mente è che quei pochi testimoni non avrebbero tenuto la notizia per se stessi, ma che l'avrebbero passata ad altri, testimoniando di quel primo Natale. Stiamo cercando in questa serie di predicazioni di Avvento di scoprire cosa sia veramente essenziale a Natale. La scorsa settimana avevamo visto il primo degli aspetti essenziali del Natale: l'Adorazione, ovvero focalizzarsi su Dio e su ciò che ha fatto per noi e rispondere di conseguenza. La seconda stella da mettere nel vostro elenco delle cose essenziali a Natale è questa: Testimoniare Testimoniare chi è quel Dio che viene a Natale è una cosa che in Italia sembra quasi superflua, tanto sia scontata. Perché in Italia tutti sanno cosa si festeggia, ma pochi sanno chi festeggiare e per cosa festeggiare. Perché il primo che ha cominciato a testimoniare il Natale è stato Dio stesso. Attraverso tutti i profeti che hanno profetizzato l'arrivo di Gesù. Attraverso una luce nel cielo... che non sappiamo cosa fosse ma che ha guidato i Sapienti, i Magi ad adorare. Ma vediamo la storia di questi primi testimoni nel vangelo di Luca: “In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero. Questo fu il primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, perché era della casa e della famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò e lo coricò in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. In quella stessa regione c'erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge.” (Luca 2:1-8) Giuseppe e Maria stanno viaggiando dal nord della Galilea dove vivono al sud della Galilea, dove Giuseppe è nato. Anche se Luca dice che Giuseppe è di stirpe reale, più avanti afferma che non era ricco: infatti quando porterà Gesù al tempio per la presentazione questo è ciò che Luca dice: “In tale occasione i genitori di Gesù offrirono il sacrificio stabilito dalla legge, che poteva essere un paio di tortore o due piccioni.” (Luca 2:24 PV) L'offerta al Tempio per la presentazione era un agnello, ma la legge diceva che se eri povero, allora sarebbe stata sufficiente un'offerta offerta “minima” “Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due giovani piccioni.” (Levitico 12:8 a) Allora, abbiamo un falegname povero, che sta viaggiando da nord a sud verso la città dove è nato e dove aveva di sicuro parenti. Secondo voi, dove alloggerà? Cercherà un hotel, oppure qualcuno tra i suoi parenti gli offrirà alloggio? Certamente ci sarà qualcuno in città che farà esattamente quello che faceva mia madre per ospitare a Natale i miei zii e i miei cugini, soprattutto perché stai viaggiando con una donna incinta al nono mese, non vi pare? Vediamo se accade così: “Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò e lo coricò in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.” (Luca 2:6-7) Permettetemi una piccola parentesi: io mi sono posto la domanda: perché nessuno dei parenti si offre di ospitare Maria e Giuseppe? Conoscendo la cultura del tempo in Giudea non si fa peccato a per pensare che la famiglia di Giuseppe abbia guardato a quella situazione, ed abbia giudicato Giuseppe e Maria come peccatori. Giuseppe e Maria erano freschi sposi all'epoca del viaggio, e Maria aspettava un bambino. Potete vedere il giudizio della famiglia qui? “Tu hai messo incinta Maria prima di sposarla! Ci spiace, ma noi non vogliamo peccatori in casa, vai a dormire con gli animali piuttosto.” Gesù è stato rigettato dal mondo e dalla sua stessa famiglia ancor prima di nascere. Torniamo alla storia di Luca: stiamo dicendo che l'essenziale a Natale è testimoniare: quali testimoni ebbe Gesù in quel primo Natale? “In quella stessa regione c'erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge.”(Luca 2:8) Chi erano quei testimoni testimoni? Erano pastori, ovvero persone povere; il padrone delle pecore non dormiva assieme alle pecore, ma in casa, e pagava personale per vigilare il suo patrimonio. Erano persone senza educazione: non ti serviva di andare all'università per diventare pastore. Erano al fondo della scala sociale dell'epoca, e soprattutto, a causa del loro lavoro, erano reputate persone sporche, “impure”, intoccabili, a causa di ciò che toccavano, di dove vivevano e dormivano. Gli ebrei erano quasi ossessionati dal concetto di “purezza”; c'era tutta una serie di abluzioni e di lavaggi da fare per entrare nel tempio ad esempio, ed i pastori non sarebbero mai stati ammessi in quanto impuri. E se sei povero (i pastori non venivano pagati molto, spesso erano schiavi) se sei impuro, se non sei degno di andare ad adorare Dio nel tempio, allora non sei degno neppure di testimoniare in una causa davanti ad un tribunale. I pastori sanno che sono gli ultimi, esclusi da tutto e che l'unica possibilità per loro di riscatto può passare solo da un intervento diretto da parte di Dio. Gesù definirà più tardi questa situazione di persone che sanno non solo di non avere denaro ma nemmeno una posizione nella società e neppure la prospettiva di un riscatto, come “poveri in spirito”. “Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.” (Matteo 5:3) Fermati un attimo a riflettere: hai compreso quello che i pastori avevano compreso? Che come essere umano hai bisogno dell'aiuto di Dio, non importa dove tu sia nel tuo spettro spirituale, se credente o meno, se fervente o meno? La situazione più a rischio che puoi vivere è quando credi di potercela fare da solo o da sola. Tutto ciò che devi fare per ottenere quell'aiuto è essere come i pastori, poveri in spirito, e capire che hai bisogno del Gesù che sta nascendo. Continuiamo a leggere la storia di Luca: “E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. L'angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia”». “ (Luca 2:9-12) Immaginate i poveri pastori, che stanno dormendo in mezzo alle pecore al freddo, magari coperti da un qualche straccio per stare più caldi, che all'improvviso vedono una luce che trasforma la notte in giorno e un “alieno” arrivare in mezzo a loro; hanno tutto il diritto di essere terrorizzati: il lo sarei stato! Essi capiscono che si tratta di un messaggero divino, qualcosa di santo e di sacro che compare dinanzi a loro, miseri pastori e miseri peccatori. Ma guardate cosa dice l'angelo: “Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà”. (v. 10) Dice loro che non c'è nulla di cui temere, perché la Buona Novella, è per TUTTI, non importa quanti o quanto grandi siano stati i tuoi peccati, l'evangelo è per ciascuno che ascolta. Gli dice: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore” (v. 11) E' nato per voi che siete gli ultimi, che siete emarginati, che siete reietti, che siete al fondo della società. E il Salvatore è nato proprio per voi, non per i re nei palazzi, ma per dei pastori puzzolenti in mezzo ai campi in una notte di inverno. Continuiamo a leggere Luca 2: “E a un tratto vi fu con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi e pace in terra agli uomini che egli gradisce!» ” (Luca 2:13-14) Se le parole dell'angelo li avevano per un certo verso tranquillizzati ora sono completamente terrorizzati, perché sotto il cielo di una notte che è diventata giorno adesso non c'è più un solo angelo, ma una moltitudine. Una moltitudine rumorosa, che canta, grida, acclama Dio... e che parla di loro, gli dice che Dio gradisce proprio loro, sporchi e puzzolenti come sono, ma soprattutto, peccatori come sono. Per quanto possa sembrare loro strano, é Gesù stesso che affermerà di cercare i peccatori: “Ora andate e imparate che cosa significhi: “Voglio misericordia e non sacrificio”; poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori».” (Matteo 9:13) E anche Paolo dirà: “Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo.” (1 Timoteo 1:15) Gesù è nato per salvare non i giusti (se mai esistessero), ma i peccatori, ovvero, tutta l'umanità. Ed è così che, persino delle persone reiette, persino coloro che non possono entrare nel tempio, la cui testimonianza non interessa a nessuno perché sono gli ultimi, diventano i favoriti per Dio. Non solo; ottengono pace: e non è una pace come la intendiamo noi: “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà.” (Giovanni 14:27 a) Gesù afferma che quando credi in lui, ed a lui ti affidi, allora riceverai quella pace speciale. Ed è per quello che è disceso in una notte di tanto tempo fa. “Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto sapere». Andarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; ” (Luca 2:15-16) Fino a quel momento i pastori erano stati testimoni passivi di svariati miracoli: la notte che diviene giorno, l'angelo che annuncia l'arrivo del Salvatore, le schiere di angeli che cantano e lodano Dio. E infine, quando si recano alla mangiatoia, sono testimoni della nascita di quel Salvatore. Ma Dio stava chiedendo molto di più da loro; non di essere semplici testimoni passivi di quegli eventi ma di fare da testimoni, essere testimoni attivi, dare voce, raccontare tutto ciò che avevano visto e sentito; e qui c'è il versetto centrale, il più importante di tutto il racconto di Luca: “...e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino. E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori. ” (Luca 2:17-18) Avresti mai pensato che dei pastori puzzolenti delle persone reiette, che non potevano entrare nel tempio né testimoniare in tribunale, potessero diventare i primi testimoni, i primi divulgatori della nascita di Gesù e dell'inizio degli ultimi tempi per il mondo? Non so voi, ma io non ho trovato sempre facile testimoniare la mia fede. Soprattuto all'inizio, quando avrei voluto condividere col mondo intero che avevo ritrovato la mia fede in Gesù, io, nato cattolico, col desiderio di farmi prete, incamminato ad essere membro di Comunione e Liberazione, poi perso nel mondo... e ora ritrovato da Dio... Non è sempre facile condividere l'evangelo, ma ecco, che il racconto di Luca mi dice cosa è essenziale a Natale: testimoniare è essenziale, dire agli altri che un Salvatore è nato... e dirlo non solo a Natale. Fermati per un attimo e rifletti: cosa sarebbe accaduto se i pastori non avessero detto a nessuno ciò che avevano visto ed udito? Cosa sarebbe accaduto se nessuno ti avesse detto che esiste un Dio compassionevole, ed un Gesù che è nato, morto e risorto, per perdonare i tuoi peccati? Dove saresti adesso? Cosa faresti adesso? Ma i pastori non furono testimoni solo per una notte: “E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato loro annunciato.” (Luca 2:20) Dove tornarono i pastori? Tornarono ai loro greggi nei campi, tornarono alle loro case, ma di certo continuarono a raccontare per anni ciò che avevano visto quella notte, glorificando e lodando Dio. Cosa significa questo? Che non gli serviva un palcoscenico speciale per parlare delle cose di Dio, ma che il palcoscenico era la loro vita di ogni giorno. Cosa significa per me e per te, oggi? Che possiamo testimoniare il Natale esattamente dove stiamo: non serve di venire in chiesa per farlo, ma possiamo, anzi dobbiamo farlo nelle nostre case, a lavoro, tra gli amici, per strada... Dio non ha detto che devi essere un “professionista”, non devi essere un pastore, un predicatore, un diacono, qualcuno direttamente coinvolto nella chiesa per farlo! Pensa a come puoi essere un “pastore”, un testimone, una testimone del Natale nella tua famiglia, tra i tuoi amici, nel tuo posto di lavoro. Forse puoi condividere con loro sui social gli studi che la nostra chiesa ha preparato per questo Avvento, forse puoi invitarli la domenica, forse puoi dirgli di seguire le dirette, o inviargli i link ai messaggi. Forse puoi semplicemente andare da loro, cercarli in questi due anni terribili di Covid dove ciascuno si è concentrato sul male, e ricordargli tutto il bene che Dio ci ha fatto: ci ha mandato un Salvatore, "che è Cristo il Signore”. Forse vuoi chiedere loro come stanno “dentro”, e magari pregare per loro una preghiera di tre sole parole (quelle che io chiamo le “preghiere a microonde”): “Signore, aiuta Giovanni... Maria... Enrico...” Nulla di complicato. Dio aveva benedetto i pastori facendoli testimoni, ed i pastori avevano risposto diventando una benedizione per altri che non avevano visto cosa era stato rivelato ma che attraverso le parole dei pastori ricevevano quella stessa benedizione. Conclusione Chi lo avrebbe mai detto che queste persone improbabili dovessero diventare i messaggeri di Gesù nei modi più inaspettati? Anni dopo furono ancora una volta le persone più improbabili ed ai margini della società a dare la notizia che Gesù era risorto; un gruppo di donne che, andate alla tomba, divennero i primi araldi dei cieli nuovamente aperti per chi avrebbe creduto. E' possibile che tu ti senta un improbabile candidato, o una improbabile candidata, ma Dio può, e vuole usarti per testimoniare che il Salvatore è realmente arrivato in questo Natale! Egli può utilizzare chiunque voglia, persino te, per portare la luce che fenda il buio di un mondo stanco e oscuro, e porti pace e speranza a chi ti sta attorno! Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM--- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)