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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8366IL SACERDOTE UCCISO PER AVER CORRETTO UN PROFESSORE NAZISTA CHE IRRIDEVA CRISTO di Federica Di Vito Sono molte le storie di sacerdoti giustiziati dai nazisti, tra queste oggi riportiamo quella - forse poco nota - di Heinrich Dalla Rosa, ghigliottinato all'età di 36 anni a Vienna nel gennaio 1945. Quale la sua colpa? Dire ciò che pensava difendendo la Chiesa e Cristo.Heinrich Dalla Rosa prima di essere sacerdote abitava a Lana, nato da papà trentino e mamma meranese. Quando i suoi emigrarono in una zona rurale dell'Austria decise di intraprendere il percorso del sacerdozio. In seguito studiò a Vienna in un istituto della congregazione Regina degli Apostoli, fondata in quella città nel 1923 ispirato dal gesuita Antonio Maria Bodewig. Il primo superiore generale di questa congregazione, Theodor Innitzer, sarebbe stato cardinale arcivescovo di Vienna e primato d'Austria quando Hitler annesse il Paese nel 1938. Il giovane Heinrich si laureò con ottimi voti nel 1930. Ha poi studiato al seminario di Graz (Austria) fino al 1935, anno in cui è stato ordinato a 26 anni. Nel 1939, con l'Austria già completamente controllata dai nazisti, fu nominato parroco di Sankt Georgen im Schwarzwald, un piccolo villaggio di 300 abitanti a 1000 m di altezza.Sono gli anni della guerra e dei nazisti e anche solo dire che mettere insieme Vangelo e propaganda, o Gesù con Hitler, era impossibile, diveniva un crimine. La decisione di ghigliottinarlo venne presa a Pasqua del 1941 quando gli eserciti nazisti celebravano l'occupazione di Salonicco e niente sembrava fermarli. Fu allora che padre Heinrich sorprese tutti affermando di non essere sicuro che la Germania avrebbe vinto la guerra. A denunciarlo al partito fu nello specifico Hladnig, un maestro di musica poi divenuto preside. Così, messo in atto un sistema di controllo del prete che aveva parlato troppo sia a scuola che in chiesa, arrivò l'arresto, la prigionia nel carcere di Leoben, le torture e la condanna.Hladling era una figura controversa: aveva iniziato una carriera ecclesiastica da giovane, ma era stato in seguito attratto dal nazionalismo austriaco. Aveva iniziato a covare odio contro la Chiesa e lo avevano messo a insegnare religione. All'inizio manteneva la preghiera con i bambini in classe, ma la sospese quando il regime proibì di pregare nelle scuole. Alla fine di dicembre 1943, Hladnig, intriso di ideologia anticristiana, arrivò a proclamarla apertamente ai bambini durante la lezione di religione. Prese a farlo anche con gli adulti: tenne una conferenza sull'esercito tedesco a un gruppo di insegnanti e colse l'occasione per criticare duramente Cristo e il cristianesimo.IL CANTO E LA MUSICAAnche se temporalmente pochi, i dieci anni da sacerdote padre Heinrich li visse con energia e passione, lavorando molto con bambini e giovani. Trovava una connessione con i giovani attraverso il canto e la musica, incoraggiandoli a partecipare in chiesa. Amava la montagna e spesso organizzava escursioni, anche difficili, che portavano su percorsi complicati a paesaggi mozzafiato. Non sopportava la continua e costante provocazione delle camicie naziste e il loro vagabondaggio per i villaggi con l'obiettivo di controllare tutto. Temeva che facessero il lavaggio del cervello ai suoi parrocchiani, specialmente ai bambini.Il sacerdote cantava canzoni d'amore e di pace con i bambini e dava loro lezioni di musica. Nella sacrestia insegnava che la religione di Cristo richiede di amare gli altri, prendersi cura dei deboli e dei bisognosi. Il Vangelo era il suo libro di riferimento, la sua lettura di ogni sera prima di andare a letto e lo contrastava con le falsità ideologiche del sistema nazista, che esaltava la forza e il disprezzo per i deboli. Va tenuto presente infatti che da un certo punto in poi, il regime nazista proibì agli insegnanti della materia di religione nelle scuole di essere sacerdoti. La materia è stata mantenuta, ma a carico di insegnanti che compiacevano il Partito. Da parte loro, i bambini continuavano ad andare nelle parrocchie per la catechesi. Spesso, lì i preti dicevano loro una cosa, e a scuola, i funzionari ideologizzati dicevano loro il contrario.All'inizio della sua prigionia, il sacerdote scrisse ai suoi genitori con ottimismo considerando che tutto si basava su una questione irrilevante: «Una situazione del genere può essere molto utile per un pastore nella sua esperienza di vita. Nella cella siamo in 17 e questa è una piccola comunità dove posso continuare a svolgere i miei servizi di sacerdote». Con il passare dei giorni, meditò sul suo amore per la Chiesa, che stava crescendo: «Qui c'è un desiderio ancora più profondo di Chiesa, un'istituzione necessaria, un polo che bilancia i tempi che cambiano. Naturalmente dovrà riformarsi e adattarsi ancora molto e capire che le affermazioni teoriche non convincono le persone. Solo la partecipazione alla vita, l'ancoraggio alla terra e l'Incarnazione, creano un contatto immediato con le persone alla ricerca di questa ancora di salvezza».LA CONDANNA A MORTEIn prigione, con la condanna a morte, scriveva ai genitori mettendosi nelle mani di Dio: «Sono orgoglioso di correre la stessa sorte di Cristo. So di essere pieno della più santa gioia. Come sacerdote, sono stato disprezzato e condannato. Niente di mondano o terreno opprime la mia mente. Sono felice di essere stato segnato come testimone di Cristo. Mi renderebbe felice dentro di me sapere che voi siete in grado di pensare all'eternità tanto quanto la penso e la immagino io». Anche tre giorni prima dell'esecuzione il cardinale Innitzer di Vienna stava cercando di chiedere la revisione del processo o un rinvio, ma senza successo. Il giorno della sua esecuzione, il 24 gennaio 1945, Heinrich scrisse a sua sorella Elizabeth: «Mi è stato detto che non avrei dovuto lasciare che tutto accadesse con tanta calma. Penso che sia anche la provvidenza di Dio. Sono totalmente soggetto all'incomprensibilità di Dio, o meglio, sono totalmente soggetto alla sua guida più misericordiosa». Dalla cella disse ai suoi compagni: «Salutate le mie montagne!» e prima che la lama cadesse, proclamò ancora ad alta voce: «Viva il vero Re, viva Cristo!». Un modo per rivendicare Cristo di fronte al falso “Reich” del nazismo.Dopo la liberazione dell'Austria, un becchino aiutò a localizzare il corpo che, su richiesta della madre e del defunto, fu sepolto nel 1946 nella sua parrocchia di San Giorgio. Dal 1986, una targa commemorativa nella chiesa di San Pietro a Lana (Alto Adige) ricorda Heinrich Dalla Rosa. Nel 2010 è stata posta una lapide nell'atrio del Seminario di Graz (Austria) per ricordare i sacerdoti perseguitati e giustiziati dai nazisti. Il vescovo di Graz, Egon Kapellari, ha detto in quell'occasione a proposito dei martiri: «Non vogliamo né dobbiamo dimenticarli, ma anche la società civile dovrebbe assumersi la responsabilità della loro memoria perché hanno vissuto e sono morti per difendere valori che sono parte fondamentale di ogni società democratica: l'onestà e il coraggio».
Nel Vangelo di DOMENICA 16 NOVEMBRE Gesù parla di guerre, distruzioni e persecuzioni. Parole dure, che sembrano annunciare solo paura. Eppure, se le ascolti bene, non sono una minaccia: sono un invito a guardare la realtà con occhi nuovi. Viviamo in un mondo che trema. Le nostre certezze si incrinano, le persone si sentono sole, disorientate, spesso in guerra con se stesse. Gesù ci parla proprio qui, dentro le nostre crisi, e ci dice: “Non vi terrorizzate”. Non è la fine del mondo, è la fine di un modo di vivere senza Dio. Quando tutto crolla, Lui resta. E ci promette che “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. In questo commento riflettiamo insieme su cosa significhi credere oggi, restare saldi quando tutto vacilla, e scoprire che la fede non toglie la fatica, ma dà senso a tutto. È un Vangelo che non parla solo del futuro, ma del presente. Delle nostre guerre interiori, dei nostri dolori, delle nostre rinascite. Ascoltalo fino in fondo, e lasciati sorprendere: dietro le parole di Gesù non c'è paura, ma libertà. Perché ogni crisi, se vissuta con Lui, diventa un'occasione di rinascita.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Il Vangelo ci ripropone l’episodio del piccolo Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, che cercava di vedere Gesù. Fin quando egli rimane confuso tra la folla, per la sua piccola statura • e non solo per questo • non gli è consentito di vedere. Prima deve elevarsi arrampicandosi a un albero e poi dovrà scendere in fretta per accogliere a casa sua Colui che cercava nascondendosi tra i rami. Voleva solo vedere Gesù ed ecco che si sente chiamare per nome, invitato da Gesù a scendere in fretta “perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Il Signore ci dà molto di più di quanto osiamo sperare da lui. Zaccheo, anche se ricco di soldi, sa di essere un povero peccatore; lo confesserà poi umilmente all’Ospite divino. Il suo obiettivo era soltanto quello di “vedere quale fosse Gesù”. Mai e poi mai si sarebbe sognato di poterlo avere come ospite di casa sua; ancor meno poteva lontanamente sperare i frutti di grazia che poi sarebbero sgorgati da quell’incontro. La presenza del Signore smuoverà la sua coscienza a riconoscere i propri peccati e le ingiustizie commesse; sentirà poi il bisogno di affidare i suoi errori alla misericordia del Signore, si sentirà impegnato a riparare il malfatto e il maltolto, si sentirà interiormente smosso alla solidarietà verso i poveri, poi ascolterà commosso il perdono e la completa assoluzione: “oggi la salvezza è entrata in questa casa”. La conclusione del brano evangelico ci apre il cuore alla speranza: «Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Chi di noi non ha già sperimentato, e rischia di sperimentare, di perdersi? Gesù già ci sta cercando per salvarci!
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Il tempio, nella storia del popolo d’Israele, ha avuto un’importanza vitale. Situato nella città santa, Gerusalemme, era considerato il luogo sacro della presenza di Dio. In senso traslato, Gesù ha parlato del tempio del suo corpo. La Chiesa si definisce tempio del Dio vivente. San Paolo ci ricorda che siamo templi dello Spirito, perché abita in noi la divinità. Tutte le chiese, prima di essere adibite a luogo di culto, con una speciale liturgia vengono consacrate, rese cioè a uso esclusivo dei fedeli per le celebrazioni delle sacre liturgie e per la preghiera. Ogni anno si fa memoria della consacrazione e dedicazione della propria chiesa con una celebrazione che, capitando sempre in giorni feriali, sfugge alla stragrande maggioranza dei fedeli. Oggi, con particolare solennità, ricordiamo e celebriamo la dedicazione della cattedrale di Roma, la Basilica Lateranense, cattedrale del Papa, la Mater et Caput, la madre e il capo di tutte le chiese. Il Vangelo di Giovanni ci fa riflettere sul fatto che il tempio, se non adornato di veri adoratori in spirito e verità, perde ogni suo valore e non rimane che pietra su pietra. Adorare in spirito e verità significa dare il giusto culto a Dio con la preghiera e con la vita. Non dovremmo cioè cadere nell’errore che suscita un acuto rimprovero da parte del Signore verso il suo popolo eletto: “Questo popolo si avvicina a me solo a parole, mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me, e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani”. Il valore e la sacralità del tempio dipendono quindi dalla verità e dallo spirito che lo animano. È il luogo della comunione con Dio e tra noi, che, senza abusare del titolo, ci definiamo fratelli. Oggi dovremmo rafforzare il santo proposito di rispettare il luogo sacro dove celebriamo i divini misteri, rivedere i nostri comportamenti e soprattutto interrogarci se davvero siamo veri adoratori o solo comparse.
TL;DR Alcune aziende hanno un carisma travolgente ed un storia entusiasmante. Una di queste è la Nike. In questo episodio abbiamo esplorato il controverso Manifesto dell’azienda, cercando di cogliere quale fossero i principi dietro al suo successo. La nostra intuizione è che questi principi hanno funzionato non perché siano geniali strategie di marketing, ma perché riflettono verità eterne già annunciate nel Vangelo. Quando facciamo “le cose giuste” seguendo una Verità più grande, tutto il resto viene da sè. Di Cosa Abbiamo Discusso ATTENZIONE: Questo è solo un breve estratto, se ti interessa, ascolta tutto l’episodio qui sopra. L’altra sera ho visto con i miei figli il film “Air” sulla collaborazione tra Jordan e Nike, cosa che mi ha fatto profondamente riflettere sui famosi 10 punti della Nike. Parlandone con Manu siamo d’accordo che questi dieci principi ci colpiscono visceralmente, e abbiamo voluto esplorare perché risuonassero così fortemente con noi. La nostra teoria di base è che la Verità è una sola, e quando qualcosa funziona davvero - come ha fatto la Nike nel trasformarsi da azienda di nicchia a colosso mondiale - è perché in qualche modo tocca frammenti di questa verità universale. Ecco il famoso decalogo, con una breve sintesi di quello che abbiamo discusso: 1. “Our business is change” - Il Vangelo di Marco ci insegna che non si mette vino nuovo in otri vecchi. Il cambiamento non è staticità, ma crescita dinamica come un seme che diventa albero. È la stessa identità che si approfondisce e si sviluppa, come un matrimonio che dopo vent’anni è più profondo di quello dei primi giorni. 2. “We are on offense all the time” - Gesù dice “Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo”. Non è una vita passiva in attesa che qualcuno bussi alla porta, ma un atteggiamento proattivo. Siamo chiamati a stare “sul pezzo”, pronti per ogni situazione della vita come occasione di crescita e testimonianza. 3. “Perfect results count, not perfect process. Break the rules: fight the law” - “Il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato”. Non si tratta di essere anarchici, ma di avere un dialogo profondo con la propria coscienza. Quando una legge incontra il suo limite, è l’occasione per superarla. È fondamentale guardare all’obiettivo, non al processo perfetto. 4. “This is as much about battle as about business” - Gesù non è venuto a portare pace ma spada. La vita cristiana comporta conflitto con se stessi e con gli altri. Non tutti capiranno le nostre scelte quando abbracciamo radicalmente la nostra missione. Il cammino di fede è una battaglia. 5. “Assume nothing, make sure people keep their promises, push yourself, push others, stretch the possible” - La parabola dei talenti ci insegna che dobbiamo far fruttificare ciò che ci è stato affidato. Non basta nascondere il talento sotto terra. C’è una comfort zone da abbandonare, un ignoto da esplorare. Ognuno ha il proprio posto nel corpo della Chiesa e deve dare il massimo secondo i doni ricevuti. 6. “Live off the land” - “Guardate gli uccelli del cielo, non seminano né mietono eppure il Padre celeste li nutre”. È la provvidenza che si innesca quando fai quello che devi fare con fiducia. Non significa buttarsi, ma fare discernimento e poi fidarsi che si aprirà una strada. 7. “Your job isn’t done until the job is done” - “Chi mette mano all’aratro e poi si volge indietro non è adatto per il regno di Dio”. È questione di determinazione, di portare fino in fondo la missione affidata. Non è l’orario che definisce quando hai finito, ma il completamento del compito. 8. “Dangers: Bureaucracy, personal ambition, energy takers vs energy givers” - “State attenti, vegliate”. I pericoli nel cammino ci sono sempre, sia esterni che interni come l’orgoglio e l’ambizione personale. L’ambizione può far passare in secondo piano la missione quando non otteniamo i riconoscimenti sperati. 9. “It won’t be pretty” - “Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio, io ho vinto il mondo”. Il cammino profondo con il Signore è come un’operazione a cuore aperto senza anestesia. È doloroso ma porta frutto. Il simbolo del cristianesimo è una croce, non Gesù risorto. 10. “If we do the right things, we’ll make money damn near automatic” - “Cercate invece innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. Questo principio l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle in più occasioni. Quando ti concentri sulla Verità e su fare le cose giuste, tutto il resto viene di conseguenza. Citazioni dall’episodio “Il punto è questo: non è che se ti viene detta di fare una cosa, tu da bravo bambino fai quella cosa e stai nel giusto. Non è così. Le leggi sono state fatte per cercare di regolamentare una situazione, però che cosa succede quando una legge incontra il suo limite? Quella è l’occasione per generalizzare quella legge, per superarla.” “Entrare in un cammino profondo col Signore è un’operazione a cuore aperto senza anestesia. È molto doloroso, molto doloroso, però è una strada che porta frutto.” “Il combattimento spirituale è come vedere una partita in cui già conosci il risultato. Durante la partita ci saranno tantissimi falli cattivi proprio sul ginocchio, quelli che fanno male, gente portata in barella, elicotteri che partono, però il risultato già lo sai: Alla fine, se rimani fedele, se rimani in partita, la vittoria è tua.” Riferimenti Libri: Knight, Phil. Shoe Dog (L’arte della vittoria in italiano) Eldredge, John. Wild at Heart Film: Air (Storia della collaborazione tra Jordan e Nike) Serie TV: The Chosen (Serie televisiva sulla vita di Gesù)
Crucifixio o crurifragium?Da secoli, Gesù è raffigurato morente suuna croce. E se, nel corso del tempo, fosse stato commesso un errorelinguistico?Il Vangelo di Giovanni dice che i giudeichiesero a Pilato di velocizzare la morte di Gesù e degli altri due condannatitramite la pratica chiamata in latino crurifragium (Giovanni 19:31).Questo era un modo brutale di impartire la punizione. Una persona appesa a unpalo aveva difficoltà a respirare. Con le gambe rotte, non sarebbe stato ingrado di sollevare il suo corpo e alleviare la pressione sui polmoni, quindisarebbe soffocato.I soldati però ruppero le gambe solo aidue ladri. Il corpo di Gesù, il quale era già morto, non fu sottoposto a questatortura (Giovanni 19:32, 33).Crurifragium hauna forte assonanza con crucifixio. Questa seconda parola è più facileda pronunciare rispetto alla prima. Vuoi vedere che, con il tempo, perfacilitare la pronuncia, hanno preferito “crocifiggere” Gesù piuttosto cheriportare i fatti come avvennero davvero, trasformando il palo di tortura inuna croce?
Il Messaggio di Oggi: “IL VANGELO DI GESÙ CRISTO, FIGLIO DI DIO” • Marco 1: 1 • Matteo 1: 21 • Giovanni 1: 29 • Atti 4: 12 • Filippesi 4: 23 • Giovanni 1: 16 • Efesini 1: 5 (6-8) • Matteo 13: 45 • Matteo 13: 44 • Matteo 13: 46 • Luca 17: 20-21 • Giovanni 3: 3 • Ezechiele 36: 27 • Ezechiele 36: 26 • Ezechiele 36: 25 • Ebrei 10: 22 • Romani 5: 1 • Ebrei 4: 12 • Efesini 5: 26 • Giovanni 3: 5 • Ezechiele 36: 27--Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio
In questo podcast (tratto dal recente ritiro in Sardegna), Pier Giorgio parla dell'amato Meister Eckhart, teologo e mistico del Medioevo, e propone un passaggio tratto dai suoi scritti, “Dio, liberami da dio”, collegato ad un passo del Vangelo che è la frase che Gesù rivolge ai Farisei e cioè: “Se foste ciechi, non avreste peccato, ma poiché dite di vedere, siete peccatori”. Questi due potenti insegnamenti messi a confronto, possono rappresentare per l'uomo di ogni tempo un'autentica preghiera, una vera e propria pratica da portare nel quotidiano, che può condurci alla scoperta di Dio al di là dei concetti mentali, delle credenze, e dei significati che nel corso dei secoli gli abbiamo attribuito. Più in generale, queste parole possono condurci a vedere gli “dei”, gli idoli (il successo, la relazione perfetta, l'erudizione, l'illuminazione, ecc.) che magari ci sono stati trasmessi dalla famiglia, e se non ne siamo consapevoli (se siamo “ciechi”), possono condizionare le nostre esistenze, e portarci a “peccare” nel suo significato più autentico, cioè di mancare una vita felice e viverla invece in maniera superficiale, persi dietro queste “illusioni”.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Chi è Gesù? La domanda è ormai sulla bocca di tutti... Il Vangelo odierno parla dei dubbi che affliggono Erode sulla stessa figura di Gesù. Egli prende ad esempio l'aspettativa del popolo giudaico, chiedendosi se Gesù non fosse in realtà l’atteso Elia. Il ricordo degli antichi profeti, però, non basta a definire la figura di questo Messia, che si proclama il Figlio di Dio. Insoddisfatto di questa risposta, Erode allora cerca di paragonare Gesù con un’esperienza che egli stesso ha vissuto in prima persona. Il ricordo va subito a quel Giovanni Battista che egli stesso ha fatto decapitare, ma del quale aveva un insondabile rispetto. Il confronto, anche con personalità moralmente ineccepibili come san Giovanni Battista, non riesce a rispondere in modo adeguato all’interrogativo dal quale è partito Erode. Non sono bastati gli innumerevoli miracoli compiuti da Gesù, che si è dimostrato padrone assoluto degli elementi naturali; non è servito il suo saper guarire tutte le malattie e il riconoscere in Lui un profondo conoscitore dell’animo umano, di tutti gli uomini. C’è qualcosa che sfugge ancora e che si riferisce proprio alla qualità di questo Regno che Egli sta annunciando. Gesù non si presenta con le stesse caratteristiche messianiche a quel popolo giudaico che pure lo sta aspettando. Il Mistero di Gesù sfugge completamente a Erode; non riesce a inserirlo in nessuna delle categorie che ha a disposizione; Gesù non si adatta completamente alla cultura giudaica dalla quale trae origine e non si sottomette del tutto alla storia degli uomini. Per noi, oggi, vi è l’invito a non credere che il messaggio di Gesù si adatti alle nostre esigenze; siamo noi che dobbiamo purificare il nostro cuore con l’incontro con lo stesso Gesù.
Lo sguardo che guarisce Il Vangelo di oggi ci mette davanti a una delle immagini più forti e concrete che Gesù abbia usato. Un cieco che pretende di guidare un altro cieco. Due uomini che non vedono e che si trascinano insieme, fino a cadere in un fosso. È un'immagine semplice, ma spiazzante. Gesù conosce bene la vita. Sa che tutti noi, ogni giorno, cerchiamo guide. Abbiamo bisogno di punti di riferimento, di persone da seguire. Ma ci mette in guardia: non basta avere qualcuno che cammina davanti, è necessario che veda, che sappia la strada. Il termine greco usato per “cieco” non solo indica chi non vede, ma anche chi è ottuso, chi ha la mente e il cuore coperti da una nebbia. Non è soltanto un problema degli occhi, ma del cuore. Quante volte siamo ciechi dentro, incapaci di riconoscere la verità su di noi e sugli altri. E qui arriva il primo paradosso: tanto più io sono nell'errore, tanto più mi sembra di vedere bene l'errore degli altri. È strano, ma succede. Chi ha una trave nell'occhio vede benissimo la pagliuzza nel fratello. Chi sbaglia grossolanamente diventa acuto giudice degli errori piccoli altrui. È un meccanismo che conosciamo bene: più siamo fragili, più ci difendiamo puntando il dito sugli altri. Gesù lo smaschera. Ci dice: fermati. Guardati dentro. Non è ipocrita solo chi finge davanti agli altri, ma chi non riconosce la propria cecità. L'ipocrisia nasce quando mettiamo la maschera del giudice per non mostrare la nostra debolezza. E allora la domanda è diretta: chi stai seguendo? Chi ti guida? Sei sicuro che veda? E ancora: quanto sei onesto con te stesso, nel guardare i tuoi limiti? Il testo continua con un'altra immagine: la pagliuzza e la trave. Gesù è volutamente esagerato. Una trave è enorme, pesante, ingombrante. Una pagliuzza è minuscola, quasi invisibile. Il contrasto è voluto, perché Gesù gioca con l'ironia. Vuole farci sorridere, ma anche farci vergognare. È ridicolo pretendere di togliere la pagliuzza dall'occhio di un altro quando abbiamo una trave che ci impedisce perfino di avvicinarci. Il termine greco usato per “trave” indica la grossa trave che sostiene un tetto. Gesù non parla di un ramo, ma di qualcosa che regge l'intera casa. È il simbolo delle nostre abitudini radicate, dei peccati che ci sostengono senza che ce ne accorgiamo. Sono strutture interiori che deformano lo sguardo. Ed ecco un'altra verità: chi sa essere esigente con se stesso, sa essere misericordioso con gli altri. Perché ha imparato a vedere la propria trave, a farci i conti, a lottare contro le proprie fragilità. Solo così si diventa capaci di tenerezza. Invece chi non affronta la propria trave si sfoga sugli altri. Siamo esperti nel diagnosticare i difetti del vicino, ma ciechi di fronte ai nostri. È un paradosso della vita spirituale. Questo Vangelo allora ci chiede un passo concreto: smetti di fissarti sulla pagliuzza dell'altro. Non significa diventare indifferenti, ma imparare a guardare prima dentro di te. Gesù non ci dice che dobbiamo ignorare i problemi degli altri, ma che il punto di partenza è sempre il cuore. Se impariamo a togliere la trave, allora “ci vedremo bene”. È bellissimo questo passaggio. Non è un divieto, ma un invito. Quando avremo gli occhi purificati, potremo aiutare davvero i fratelli. Potremo vedere con chiarezza e agire con amore. C'è qui un cammino educativo. Gesù lo dice: “Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro”. Il verbo greco per “ben preparato” significa anche “ricostruito”, “rimesso a posto”. È lo stesso termine che si usa per rammendare una rete strappata. Gesù ci sta dicendo che la vera formazione è una ricostruzione interiore. Non basta sapere, bisogna lasciarsi guarire, rimettere insieme. Ed è qui che nasce la differenza tra il vero discepolo e il cieco che guida un altro cieco. Il vero discepolo si lascia ricostruire da Cristo. Diventa simile al suo Maestro, non perché lo supera, ma perché si lascia plasmare. E allora ecco la concretezza: quando parliamo degli altri, chiediamoci prima: sto parlando con un occhio libero o con un occhio accecato da una trave? Quando giudico, è per aiutare o per difendermi? Il Vangelo ci conduce a un invito pratico: scegli di lavorare su di te. Non puntare il dito, ma guarda dentro. Non fermarti alla pagliuzza, ma affronta la trave. Questo è il segreto della misericordia. Perché la misericordia non è superficialità, non è chiudere gli occhi. È vedere fino in fondo, ma con uno sguardo guarito. Solo chi è passato attraverso la lotta con la propria trave sa con quanta delicatezza togliere la pagliuzza dal fratello. E allora, in questo brano, Gesù ci invita a un cambio radicale. Non iniziare dagli altri, ma da te stesso. Non cercare guide cieche, ma guarda al Maestro che vede. Non lasciarti ingannare dall'illusione di vedere tutto, quando sei tu il primo a essere cieco. In fondo il messaggio è semplice: diventa discepolo vero, lasciati guarire, e sarai capace di guidare. Guarda prima la tua trave, e imparerai la misericordia. E così, da ciechi, potremo finalmente aprire gli occhi.
Da bambino prodigio nel cinema a cantautore, Nicola Carrus svela il suo percorso artistico, l'origine del nome "Apathico" e come l'arte sia diventata il suo potente mezzo espressivo. Nicola Carrus, noto come Apathico, è un talentuoso artista diciassettenne di Cabras, studente all'Istituto Turistico Sportivo Lorenzo Mossa di Oristano. L'inclinazione di Nicola Carrus verso il mondo artistico si manifestò precocemente, già all'età di soli 4 anni, e fu grazie alla profonda passione della madre per la recitazione che questo percorso ebbe inizio. Fu infatti sua madre a proporgli di fare una "piccola prova" per vedere se il mondo del cinema potesse interessargli. Quel primo approccio si rivelò un momento rivelatore per il piccolo Nicola: dopo aver provato, si innamorò immediatamente di questa espressione artistica e decise di intraprendere questa strada. Questo precoce inizio lo ha portato a recitare in film significativi come "Figlia mia" e "Il Vangelo secondo Maria", oltre a partecipare a diversi cortometraggi. La scintilla accesa dalla madre non solo ha dato il via alla sua carriera di attore, ma ha anche aperto la porta a una più ampia esplorazione artistica, portandolo a formarsi anche nel canto e nella danza, e persino a condurre eventi. Il nome d'arte "Apathico" deriva dalla sua difficoltà a esprimere le emozioni apertamente, anche di fronte a belle notizie. Fu sua madre a definirlo "apatico", e lui trovò il nome particolarmente adatto per la sua identità artistica. Il canto, in particolare, gli permette di esprimere pienamente se stesso, mentre la recitazione gli offre un'altra via per manifestare sentimenti, interpretando personaggi diversi. Un percorso artistico poliedrico: dalle scene ai palchi Nel 2025 Apathico ha debuttato discograficamente con i singoli "Solo tu", "L'umor nero" e "Ade", pubblicati da Greylights Records e Visory Record.s La sua musica, che si muove tra pop e rap melodico, narra esperienze personali e emozioni profonde. Il brano "L'umor nero" è particolarmente toccante, affrontando la perdita di una persona cara. La sua scrittura, durata circa un mese, è stata impegnativa, portandolo ad alleggerire alcune parti troppo intense per sé e per l'ascolto della sua famiglia. Diversamente, "Solo tu" non è una storia vera personale, ma un racconto ispirato a esperienze di vita comuni e universali. Dopo "Ade", l'ultimo singolo già pubblicato, l'artista ci informa dei nuovi progetti in cantiere. La prossima uscita sarà una canzone più pop e ritmata, dal sapore estivo. Sta anche componendo un brano su una "storia d'amore burrascosa" di un amico, confermando il suo impegno costante nella creazione musicale. Novità e sfide: l'arte come riscatto Il percorso di Nicola Carrus non è stato senza sfide. Le esperienze di bullismo subite durante le scuole medie lo hanno segnato profondamente, facendolo talvolta dubitare del suo cammino. Tuttavia, queste difficoltà sono diventate una spinta per la sua arte, offrendogli un canale per esprimere ciò che non riusciva a dire direttamente. I genitori lo hanno sempre supportato incondizionatamente, benché la sua natura "apatica" a volte celasse le sue lotte interiori. La storia di Nicola è un potente messaggio di resilienza, mostrando come l'arte possa essere un rifugio e un mezzo efficace per superare le avversità.
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Oggi facciamo un bel salto, prima nel passato, ma molto vicino, appena una settimana. E poi un saltone che ci porta nel bel mezzo del dopo guerra, in un Italia poco conosciuta e poco raccontata, in cui un personaggio molto interessante ha raccontato, fatto raccontare e sconvolto. Pronti? Mettetevi comodi, stiamo per iniziare. Trascrizione interattiva e Vocab Helper Support Easy Italian and get interactive transcripts, live vocabulary and bonus content: easyitalian.fm/membership Note dell'episodio Don't Do These 9 Things in Italy - https://www.youtube.com/watch?v=-jNhbbYqHq8 In Italia e' arrivato il caldo, ma non solo, e' arrivato e poi e' andato anche via, il signor Amazon e si e' sposato, ma come e' andata? Raffaele ci aggiorna su come e' andata e come hanno reagito gli italiani. Curiosita', il matrimonio e' stato celebrato nell'arsenale di Venezia, ma cosa e' e dov'e'? E' una parte della citta' insulare di Venezia, erano cantieri navali e officine. https://it.wikipedia.org/wiki/ArsenalediVenezia Poi parliamo di Pier Paolo Pasolini! Matteo aveva proposto di parlare di questo interessantissimo personaggio. Proviamo a parlarne in una sezione, sperando di riuscire ad incuriosirvi. Consigliamo anche solo la pagina wiki, e' un ottimo spaccato su un Italia meno da vetrina, e piu' vera del dopoguerra. Ecco alcuni link interessanti. Pier Paolo Pasolini wiki Italiano https://it.wikipedia.org/wiki/PierPaoloPasolini wiki inglese https://en.wikipedia.org/wiki/PierPaoloPasolini I libri ai quali abbiamo accennato: Ragazzi di vita - Garzanti, Milano 1955; con un'Appendice contenente Il metodo di lavoro e I parlanti, Einaudi, Torino, 1979. Una vita violenta - Garzanti, Milano 1959 (nuova edizione: Einaudi, Torino 1979). Sceneggiatura alla quale abbiamo accennato: Il Vangelo secondo Matteo, a cura di Giacomo Gambetti, Garzanti, Milano 1964; poi in Il Vangelo, Edipo re, Medea, Introduzione di Morando Morandini, Garzanti, Milano 1991-2006-2020, pp. 7–300. Trascrizione Raffaele: [0:23] Buongiorno Matteo, come va? Matteo: [0:27] Buongiorno, bene, bene. Raffaele: [0:29] Ormai quando ci salutiamo io non ti chiedo più come stai, ma ti chiedo qual è la temperatura. Matteo: [0:34] Qui la temperatura è alta rispetto alle medie, però comunque è accettabile, siamo intorno ai 25, penso. ... Support Easy Italian and get interactive transcripts, live vocabulary and bonus content: easyitalian.fm/membership