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Quarta puntata della serie sugli Atti degli Apostoli promossa da Quelli di Capitoli Online con Laura Viscardi (iconografa e teologa e Claudio Gentili (già Presidente nazionale del Masci): autori di testi di spiritualità e di riflessione sociale, dirigono dal 2004 il Centro di formazione per la pastorale familiare Betania di Roma. Buon ascolto!
Otroke, ki nam pripovedujejo zgodbo srečevanj z Marijo, bo tokrat zanimalo, kako je Jezus presodil, da so učenci pravi za nadaljevanje poti njegovega nauka med ljudi. Posebej Peter. Saj ga je vendar zatajil zaspal je med njegovo molitvijo …
Nella terza settimana dopo Pasqua, la liturgia della Chiesa ci ricorda come Gesù risorto consolida con la sua presenza e con il suo insegnamento la Chiesa nascente, prima della Sua Ascensione al Cielo. La Chiesa, nata sul Calvario, è una società visibile che ha bisogno di una gerarchia che la guidi. Questa gerarchia è costituita dagli Apostoli e dai loro successori, a cui Cristo ha dato il potere di insegnare e di amministrare i sacramenti. Nel loro ministero i Pastori della Chiesa sono coadiuvati da sacerdoti, a loro sottomessi per grado, rappresentati dai settantadue discepoli. Al vertice della gerarchia, come supremo pastore c'è Pietro, il principe degli Apostoli, al quale Nostro Signore ha dato le chiavi del Regno, che sono state trasmesse ai suoi 266 successori. La giurisdizione di Pietro è universale, perché universale è la missione che Cristo ha affidato ai suoi apostoli: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni” (Mt, 28, 19). Nello svolgimento della sua missione, la Chiesa rivivrà le sofferenze del Calvario, ma le persecuzioni, le eresie, gli scismi, le infedeltà, che incontrerà nel suo cammino non arresteranno il suo trionfo nel tempo e nell'eternità.
In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Al di là dei dati storici, l’apostolo Filippo si è reso famoso per una audace richiesta rivolta a Gesù, mentre parlava della sua identità con il Padre: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Richiesta audace, l’abbiamo definita, ma anche emblematica, perché l’apostolo esprimeva in quella sua domanda l’ansia di Dio, racchiusa da sempre nel cuore dell’uomo. Il figlio senza padre si sente orfano e stenta a comprendere la sua vera identità; l’uomo senza Dio si sente smarrito, disorientato e solo. Dobbiamo perciò gratitudine a questo apostolo, perché ha offerto a Gesù l’occasione sia di ribadire la sua divinità, sia di indicarci la sua persona come icona perfetta del Padre: «Chi ha visto me ha visto il Padre». Non ci sfugge poi che, dentro la sua curiosità, si nasconde un bisogno autentico di spirituale ascensione verso le verità ultime: un bell’esempio per tutti noi, forse più superficiali nelle nostre ricerche e meno autentici nei nostri desideri. In quest’ansia di bene e nel comune desiderio di comprendere e testimoniare le “cose” di Dio, vediamo accomunato l’altro apostolo, Giacomo detto il Minore, per distinguerlo dall’altro apostolo dallo stesso nome. Anch’egli è stato un seguace di Cristo, anch’egli, nel volto del Salvatore, ha saputo rimirare il volto stesso di Dio, anch’egli è stato un eroico testimone del Vangelo. Ha scritto una lettera, che ce lo fa riconoscere come profondo conoscitore della Scrittura e dei detti del Signore. Egli mostra una predilezione per i poveri e per gli umili, che ritiene favoriti da Dio. Pare egli voglia commentare le Beatitudini pronunciate dal Signore. Altro tema caro a Giacomo è la concretezza della fede, che non può esaurirsi in un credo sterile, ma esige espressioni da attuare nella vita. Davvero i santi si assomigliano e si integrano vicendevolmente: Filippo ci sollecita a rimirare nel volto di Cristo l’immagine stessa del Padre; Giacomo ci fa intendere che anche una vita semplice e umile, se alimentata dalla fede operosa, è accetta a Dio. Abbiamo molti motivi per invocarli entrambi.
Preghiera con i Santi. Meditazione di Don Marco Gnavi sugli Atti degli Apostoli (At 19, 1-10)
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Nella prima lettura continua il racconto degli Atti degli Apostoli. Si sapeva che, se hanno trattato male il Maestro, anche i discepoli subiranno castighi. Oggi gli Apostoli sono in prigione, ma la prigione non può trattenerli, come la tomba non ha potuto trattenere Gesù. L’Angelo del Signore apre le porte, li conduce fuori e dice loro: «Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita». La vita del Cristo risorto non può essere bloccata da nessuna minaccia umana: Dio è sempre il più forte, e nella vita di quelli che credono si manifesta in modo prodigioso. E si manifesta rendendo loro possibile testimoniare la risurrezione di Cristo. Infatti, l’intervento miracoloso di Dio avviene per favorire la testimonianza: «Andate ad annunciare…». E gli Apostoli, che dovrebbero essere diffidenti, visto che sono stati appena arrestati e gettati in carcere, si mettono a insegnare già all’alba, senza curarsi delle minacce che pesano su di loro. Così manifestano la forza della risurrezione di Cristo. Attestano la luce, chiamano tutti alla conversione, ad accogliere la stessa vita nuova che in essi si manifesta grazie all’assistenza prodigiosa di Dio e alla loro risposta coraggiosa al dono divino. Il tempo di Pasqua deve mettere in noi lo slancio della riconoscenza verso Dio e lo slancio della fiducia piena di coraggio. Dio è intervenuto a nostro favore, Dio interviene continuamente a nostro favore, purché noi aderiamo continuamente a Gesù risorto, che è la nostra speranza, la nostra vita, la novità di tutto il nostro essere. «Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo perché il mondo si salvi per mezzo di lui: chi crede in lui non è condannato»: è passato dalla morte alla vita, perché crede a Cristo risorto. Farò un piccolo fioretto oggi con il mio "annunzio".
Preghiera con i poveri. Meditazione di don Angelo Romano sul Libro degli Atti degli Apostoli 4,23-31
Send us a textThere's only so many harmonically pleasing combinations… the goal is to make something tried and true feel new.If you would like to SUPPORT the podcast, JOIN our Patreon page.https://www.patreon.com/RiffsnRhythmsPodcastLISTEN on Apple Podcast, Leave us a RATING and Reviewhttps://podcasts.apple.com/us/podcast/drums-and-rums/id1503281559?uo=4In this episode, Kevin and Paul are joined by returning guest Apostoli Floyd, who shares the story behind his unique name and the international roots of his musical identity. Apostoli discusses the influences behind his eclectic sound—from blues to rock, hip-hop to R&B—and how collaboration is at the core of his next creative chapter. He also gives insights into recording his album Dusk Till Dawn at the legendary Criteria Studios in Miami.The crew reviews David Kimes Jr.'s track "Live It Up," in their signature "Riffs & Rhythms" breakdown. https://www.youtube.com/watch?v=PykWQr-qGSkSpirited banter, stories from bike week, and plenty of laughs make this episode as lively as ever.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8130OMELIE PASQUA DI RISURREZIONE - ANNO C di Giacomo Biffi 1) VEGLIA PASQUALETrovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcroDa questa lunga e suggestiva celebrazione - con l'efficacia propria del mistero liturgico, che sa farci oltrepassare gli spazi e la successione dei tempi - siamo stati portati al cuore dell'universo e al cuore della storia del mondo.Il cuore della storia del mondo è la Pasqua di Cristo: è il trasferimento di Gesù di Nazaret attraverso la morte e la risurrezione, dall'oscurità dello stato terrestre allo splendore della gloria del Padre. Egli - come nuovo Mosè posto a capo del popolo di Dio, che siamo noi - per primo ha operato questo passaggio di liberazione, perché noi tutti potessimo lasciare i pensieri di disperazione e di morte, che sono propri della condizione umana, per arrivare alla certa speranza della vita vera e senza fine.Il cuore dell'universo è lui, il Crocifisso risorto nel quale tutte le cose cono state pensate: solo se guardate in lui, se illuminate dal suo Vangelo, se orientate al servizio della sua opera di amore e di salvezza, le realtà dimostrano di possedere un pregio che non si svaluta e un senso che non viene mai meno.Così è stato stabilito nell'eterno disegno del Creatore; il disegno che in questa veglia siamo andati amorosamente contemplando.È un disegno che può essere percepito solo dagli occhi resi penetranti dalla fede: i prodigi di Dio restano nascosti a quelli che vogliono tutto ridurre alla misura della loro corta vista e della loro angusta esperienza. La risurrezione di Cristo e la rinnovazione del mondo avvengono nella notte, senza verifiche o testimonianze mondane.Ma per chi crede e accetta il progetto trascendente del Padre, sta scritto: La notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per la mia delizia.UNA SOCIETÀ SEMPRE PIÙ DISUMANASe Cristo crocifisso e risorto è il cuore dell'universo, allora comprendiamo perché l'esistenza, la vita associata, il modo generalizzato di convivere e di operare - che oggi non vuol porsi in sintonia col Signore risorto e vivo, e anzi positivamente lo rifiuta - si dimostri senza senno e senza misericordia.Siamo diventati tecnicamente bravi, abbiamo i mezzi per le indagini più raffinate e i più spericolati interventi sulla natura, sull'economia, sulla stessa psiche dell'uomo; eppure la società che si va progressivamente configurando appare nelle sue consuetudini e nei suoi ritmi sempre più impietosa, sempre più arida, sempre più disumana: senza cuore, appunto.Se la Pasqua di Cristo è il cuore della storia, cioè l'evento centrale che solo può dare un senso all'avventura enigmatica dell'umanità sulla terra, allora comprendiamo perché questo continuo mutare nelle varie epoche dello scenario offerto all'immutabile tragedia umana, questo succedersi troppo spesso violento di sistemi politici e di ideologie dominanti, questa serie senza fine di sopraffazioni e di guerre, che è la storia, appaia così irragionevole: proprio perché, considerata per se stessa, fuori da ogni prospettiva pasquale, non ha più un significato né un traguardo al suo divenire.Ciò che stiamo compiendo e vivendo stanotte non è dunque qualcosa di secondario o di marginale. Celebrare o non celebrare la Pasqua - si capisce, non nominalmente o folcloristicamente, ma nella verità delle cose - non è senza conseguenze di rilievo per la vita dell'uomo e per la storia del mondo.UN ESSERE STRANOChi celebra la Pasqua nella verità ha una visione dell'uomo e della storia, della fatica di esistere e della gioia, delle libertà personali e del rispetto della vita e della dignità altrui, che lo colloca ben lontano dalle idee di chi la Pasqua non celebra e perciò non ha punti di riferimento né criteri per una oggettiva valutazione.Molte volte colui che celebra la Pasqua nella verità sembrerà all'opinione comune e agli occhi delle potenze mondane come un essere strano, un sognatore o un fanatico, o, come capita curiosamente di ascoltare, un integralista. Ma la ragione è con lui; solo lui sa leggere giustamente le cose e gli accadimenti, solo lui in definitiva può vivere con ragionevolezza, perché soltanto la luce della Pasqua può disperdere le tenebre della nostra assurdità esistenziale.Anche le prime testimoni di Gesù vivo e Signore - Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo - hanno sperimentato l'incomprensione: le loro parole - ci ha detto il Vangelo - parvero «come un vaneggiamento». Ma avevano ragione loro: il loro annuncio - non lo scetticismo saputo degli altri - ha percorso la terra, rinnovandola e facendovi fiorire la gioia.Questa è anche la nostra sorte e la nostra missione. Il messaggio, che noi da questo rito vogliamo recare con la nostra fede operosa in ogni angolo della città degli uomini, e l'avvenimento, di cui siamo chiamati a dar garanzia con la nostra vita, potranno anche non essere accettati, potranno perfino essere irrisi. Ma dall'accoglimento di questo messaggio di risurrezione e dal riconoscimento di questo avvenimento rinnovatore dipende la salvezza della ragione in questo nostro tempo dotto e farneticante; dipende anzi la stessa sopravvivenza della famiglia umana, insidiata com'è da una cultura egoista che ha come suo logico approdo la sterilità, lo scetticismo, la morte.Noi però abbiamo una fiducia che nessuna delusione potrà far mai vacillare, perché ci viene proprio dalla realtà perenne della Pasqua. Il Signore è vivo e «la morte non ha più potere su di lui»; e se il Signore. è vivo, la sua Chiesa non muore; se il Signore è vivo, anche noi siamo vivi per lui; se il Signore è vivo, tutta l'umanità possiede una speranza sempre rinascente di salvezza e di vita.2) MESSA DEL GIORNO DI PASQUAMaria di Màgdala si recò al sepolcro di mattinoDavvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone (Lc 24,34). Questa è la prima espressione della fede pasquale da parte degli apostoli, di quegli uomini, cioè, che poi avrebbero fatto della testimonianza resa al Cristo vincitore della morte il senso e lo scopo di tutta la loro vita.Percepiamo in queste parole lo stupore per un avvenimento inaudito, la primizia di una immensa speranza, come l'aurora di una luce consolante che solo da pochi istanti aveva rotto le tenebre di uno sconforto che in quegli uomini dopo la scena spaventosa del Golgota pareva definitivo.Al tempo stesso sentiamo in questa frase una immediatezza, un tono familiare, quasi una freschezza non letteraria che ci garantisce della sua autenticità: Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone.Per la verità da molte ore avevano trovato il sepolcro di Cristo scoperchiato e vuoto; ma il sepolcro vuoto era servito a gettarli nello sconcerto, non era bastato a fondare una certezza troppo bella per essere persuasiva. Sì, fin dalla mattina avevano ascoltato alcune donne che asserivano di aver visto vivo il Nazareno; ma alle donne in queste cose - pensavano quei semplici e concreti pescatori di Galilea - è meglio non prestare troppa attenzione: «Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse» (Lc 24,11).Ma, in un momento imprecisato di quel giorno fatale, il Maestro, che essi avevano visto morire dissanguato sulla croce, appare anche a Simon Pietro, appare cioè a colui che era stato costituito loro capo; e allora le cose cambiano: Pietro non è un uomo che patisca allucinazioni, lo conoscono bene, a lui si può dare credito. In lui, per così dire, è tutta la Chiesa che accoglie la straordinaria notizia che da allora non ha più finito di risuonare: «Il Signore è risorto».Il colloquio tra Gesù redivivo e l'apostolo che aveva tradito non ci è riferito da nessun vangelo: è rimasto un segreto racchiuso nel cuore del più diretto interessato. Ma da quell'incontro - che sarà seguito verso sera da quello con tutto il gruppo degli Apostoli radunato - incomincia ufficialmente la proclamazione ecclesiale: «Davvero il Signore è risorto».I DISCEPOLI DI EMMAUSAl tramonto di quello stesso giorno però Gesù, dimostrando di essere sovranamente libero nella scelta dei suoi testimoni, si era rivelato a due personaggi del tutto secondari, che compaiono qui per la prima volta e poi non saranno più ricordati nella storia delle origini cristiane. L'episodio ci è raccontato dalla suggestiva pagina di san Luca che abbiamo ascoltato.Se con l'apparizione a Pietro e agli Undici viene dato il fondamento a tutta la predicazione della Chiesa, con l'apparizione ai due sconosciuti discepoli ci è detto che ogni uomo - pur desolato e dubbioso e senza speranza - alla fine può e deve arrivare alla fede.In Clèopa e nel suo anonimo compagno ciascuno di noi può riconoscere se stesso, e può riconoscere anche tutta la famiglia umana nei suoi rapporti con Cristo.I due viaggiatori materialmente non mancano di una mèta: sono diretti a Emmaus. Ma spiritualmente non hanno più una prospettiva: camminano, ma non sanno più verso dove; vivono, ma non capiscono più per che cosa.Avevano avuto una speranza, per così dire, «politica»: la liberazione della loro terra dall'oppressione straniera.«Noi speravamo - dicono - che fosse lui a liberare Israele». Adesso tutto ai loro occhi sembrava crollato, e invece tutto stava per cominciare. Pensavano di essere ormai preda dello scetticismo, e non erano mai stati così vicini alla verità.È un po' la situazione che stiamo tutti vivendo. Dopo aver sperimentato il tramonto sanguinoso dei miti del nazionalismo, della razza, della violenza presentata come il motore della storia (che cinquant'anni fa parevano forti e vincenti), il nostro popolo sta assistendo disorientato al declino della più affascinante e drammatica utopia che sia mai co
Terza puntata della serie sugli Atti degli Apostoli promossa da Quelli di Capitoli Online con Laura Viscardi (iconografa e teologa e Claudio Gentili (già Presidente nazionale del Masci): autori di testi di spiritualità e di riflessione sociale, dirigono dal 2004 il Centro di formazione per la pastorale familiare Betania di Roma. Questo incontro è incentrato su Paolo
Maria Maddalena fu fra coloro che maggiormente condivisero i tre anni di vita pubblica di Gesù Cristo. Fu sotto la croce, senza fuggire come fecero i discepoli, non lo rinnegò per paura come fece Pietro, ma rimase presente ogni ora, dal momento della sua conversione, fino al Sepolcro. Ma chi era in realtà Maria di Magdala? In maniera assolutamente erronea per i più fu la prostituta redenta da Cristo. La tradizione, infatti, non è andata oltre la pagina evangelica in cui si si narra la storia della conversione di un'anonima peccatrice, colei che aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, ospite in casa di un notabile fariseo, li aveva bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi suoi capelli. Si era così, senza nessun reale collegamento, identificata Maria di Magdala con quella prostituta senza nome. Ora, questo stesso gesto di venerazione verrà ripetuto nei confronti di Gesù da un'altra Maria, la sorella di Marta e Lazzaro, in una diversa occasione. E, così, si consumerà un ulteriore equivoco per Maria di Magdala: da alcune tradizioni popolari verrà identificata proprio con questa Maria di Betania, dopo essere stata confusa con la prostituta di Galilea.Ma dalla profonda spiritualità monastica altomedievale e, in particolare, dagli ambienti cluniacensi, prese il via la venerazione quale Santa e, pertanto, in suo onore sono state scritte pagine di musica. Come quella che porta la firma del compositore rinascimentale Nicolas Champion recentemente eseguita dalla prestigiosa Cappella Pratensis nella cattedrale di Lugano per la rassegna de i Vesperali 2025 sotto la direzione di Stratton Bull. Giovanni Conti ne parla con il produttore artistico dell'ensemble Peter De Laurentiis.
Send us a textGet ready for an unfiltered ride through music, madness, and magnetic energy as we sit down with Apostolic Floyd — a rising artist who's fusing blues, funk, soul, and straight-up South Florida fire into something fresh called “Beach Blues.”
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8100LO SVILUPPO DELLA DOTTRINA CATTOLICA SECONDO NEWMAN di Cristina Siccardi La figura di san John Henry Newman (1801-1890) spicca sullo sfondo della pesante e drammatica crisi in cui versa la fede da sessant'anni a questa parte, tanto da far pronunciare a Paolo VI (1897-1978) - un Papa che volle a tutti i costi modernizzare-mondanizzare la Chiesa per andare incontro ai "lontani" a scapito della tradizione - quella fatidica e realistica frase pronunciata durante l'omelia per la festa dei santi Pietro e Paolo, nel 1972: «Da qualche fessura il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio... Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio».Dopo un estenuante percorso, anzi, una dura lotta di carattere sia intellettuale che spirituale, approdò alla Chiesa cattolica il 9 ottobre 1845. Tutto ebbe inizio studiando i Padri della Chiesa e in particolare quelli che difesero l'integrità della fede ai tempi dell'Arianesimo (IV secolo), pronti a presidiare dogmi e dottrina contro le eresie. Proprio grazie a loro il futuro cardinale vide finalmente chiaro, come descrisse sé stesso in quel capolavoro che è la sua autobiografia, Apologia pro vita sua: «Vidi il mio volto in quello specchio: era il volto di un monofisita», il volto di un eretico anglicano e lo «scopersi quasi con terrore».Profondamente preoccupato dal relativismo che aveva già minato il senso religioso degli inglesi, Newman combatté, sinceramente e lealmente, il liberalismo, tracciando, con metodo sistematico e analitico, uno dei profili più reali dell'Europa del XIX secolo in fase di corruzione, di abbandono della civiltà cristiana, di incalzante apostasia. Dal ponte della propria nave riuscì a identificare i connotati secolarizzanti e relativistici anche dei nostri giorni, richiamando il valore della sana tradizione in campo religioso, che non è immobilismo, bensì quella linea costituita dai principi della Rivelazione (da Gesù Cristo fino a san Giovanni evangelista con l'Apocalisse) e dunque dei principi eterni, che vengono declinati nella storia attraverso impreziosimenti e riforme (si pensi alle molteplici riforme di san Pio X).Sul cardinale Newman, beatificato da Benedetto XVI nel 2010 e canonizzato da papa Francesco nel 2019, è uscito un interessante libro di padre Hermann Geissler, membro e formatore della Famiglia spirituale L'Opera (comunità di vita consacrata), direttore del Centro internazionale degli amici di Newman a Roma e docente di teologia in Italia e in Austria, dal titolo John Henry Newman. Un nuovo dottore della Chiesa? (Cantagalli).LA TRAPPOLA MORTALE DELL'ETÀ CONTEMPORANEALeggendo l'agevole testo di padre Geissler, ci si avvede che il pensiero di Newman si dipana in maniera logica e lineare, con perfetta onestà intellettuale, avendo come unico obiettivo quello di giungere alla Verità portata da Gesù Cristo e trasmessa agli Apostoli e dagli Apostoli ai Padri della Chiesa e via di seguito nel tracciato della Chiesa fondata da Gesù Cristo, con i suoi dottori e santi, poi, facendo risaltare gli inganni delle teorie erronee, giunse a individuare nel liberalismo e, dunque, nel relativismo, dove ogni opinione differente, anche in materia di religione, ha lo stesso valore di tutte le altre, la «trappola mortale» dell'età contemporanea.Di particolare rilievo e profondità risulta il capitolo inerente il saggio che Newman elaborò alla fine del 1844, alle porte della sua decisione definitiva di entrare nell'unico ovile, Lo sviluppo della dottrina cattolica, tema sul quale l'autore si soffermò molto, ma non con occhio liberale (come qualcuno potrebbe supporre con metro di giudizio soggettivo e relativista), lungi da lui, che fu paladino della coerenza della Chiesa attraverso la sua connaturata tradizione, bensì con occhio oggettivo. Domanda padre Hermann: «Perché intraprese questo studio? Allora aveva già compreso, da una parte, di non poter più rimanere nella Chiesa d'Inghilterra, ritenendo che questa, costituendo una Chiesa nazionale, non era realmente cattolica. D'altra parte, non era ancora in grado di associarsi alla Chiesa romano-cattolica, le cui dottrine sviluppatesi col tempo aveva rigettato per lungo tempo come non apostoliche. Molte domande lo assillarono: come valutare le "innovazioni" cattoliche, come, ad esempio, il culto mariano, la venerazione degli angeli e dei santi, la preghiera per i defunti, la dottrina circa il papato? Si chiese: queste dottrine e pratiche sono sintomi di infedeltà e di corruzione nei confronti della fede originaria? Sono aggiunte arbitrarie fatte per motivi puramente umani? O sono forse espressioni di uno sviluppo organico del deposito della fede, affidato alla Chiesa da Gesù Cristo e dai suoi apostoli? Un forte bisogno di coscienza spinse Newman nel chiarire tali questioni al fine di trovare luce per il proprio cammino» (pp. 42-43).Ricerca appassionata, preghiera, riflessione intensa e un ritmo di vita profondamente monastica insieme ad alcuni amici nel College di Littlemore, lontano dal mondo universitario di Oxford che lo aveva estromesso e lontano da tutte quelle voci che dal mondo anglicano lo additavano già come traditore, egli era rimasto solo, solo davanti a Dio con la sua coscienza che ormai, però, si era formata alla scuola dei Padri della Chiesa e nelle chiese che aveva non solo visitato, ma vissuto in Italia con i suoi apparati iconografici e liturgici.LA LUCE GENTILELo sviluppo della dottrina cristiana fu il libro che lo condusse alla decisione ultima, ovvero abbracciare con slancio e amore, illuminato dalla «Luce gentile», la Chiesa cattolica, «ed è impossibile distaccarlo dalle circostanze in cui è nato, in quanto il saggio è lo studio di un anglicano che argomenta le ragioni per cui non può più continuare ad esserlo» (p. 44). Ecco perché Newman è provvidenziale per il nostro tempo, perché individua e chiarisce in maniera magistrale gli errori dai quali vuole liberarsi e per farlo offre sette criteri di discernimento per comprendere quali sono le differenze fra sviluppi veri-buoni e corruzioni-deformazioni.1. PERMANENZA DEL TIPOL'organismo Chiesa di esprime in diverse forme, ma la sua fisionomia generale permane, proprio come accade all'organismo umano: bambino, adolescente, adulto, anziano, ma è sempre lo stesso essere umano. Secondo Newman gli sviluppi genuini, a differenza di quelli falsi, si caratterizzano dal fatto che con essi il «tipo» Chiesa, con il suo carattere soprannaturale, cattolico e romano, rimane conservato.2. LA CONTINUITÀ DEI PRINCIPIIl «tipo» riguarda la fisionomia esteriore dell'organismo ecclesiastico, mentre i principi formano la sua vita e la sua dottrina dal di dentro, «se le dottrine sono avulse dai principi soggiacenti, possono essere interpretate in diverse maniere e condurre a conclusioni contrastanti. La continuità dei principi è quindi fondamentale» (p. 52). Newman individua quattro principi immutabili ed eterni: principio del dogma, principio della fede, principio della teologia (le verità accolte nella fede devono essere scrutate e approfondite dalla ragione), il principio sacramentale (vi sono segni visibili che esprimono e comunicano un dono invisibile e divino). Afferma Newman: «Mentre lo sviluppo della dottrina nella Chiesa è avvenuto in conformità ai principi immemorabili da cui tale dottrina discende, le varie eresie che sono nate in tempi diversi hanno in un modo o in un altro [...] violato questi principi [...]» (ibidem).3. IL POTERE DI ASSIMILAZIONEA causa del principio dogmatico il cristianesimo ha potuto incorporare nella sua dottrina vari ragionamenti teologici, pensieri filosofici ed espressioni linguistiche, respingendo però gli aspetti erronei e ciò, dichiara Newman, è avvenuto in complessi processi storici di scontro, di purificazione, di chiarificazione e di incorporazione.4. LA COERENZA LOGICALa Chiesa, nel corso della sua esistenza ha sempre operato e fatto le sue scelte dottrinali con la ragione e mai istintivamente o per emozioni, si pensi, per esempio, alla correlazione logica fra sacramento del battesimo, disciplina della penitenza e dottrina del Purgatorio.5. ANTICIPAZIONE DEL FUTUROLe diverse dottrine formano un corpo unitario e sono connesse fra loro in maniera coerente, perché si legano sempre e comunque alla forma originaria. Newman esemplifica questa affermazione attraverso l'anticipazione della dottrina della resurrezione dei morti: i cristiani hanno sempre trattato con rispetto, fin dall'inizio, i corpi dei defunti e la santità delle reliquie dei martiri in quanto tutto ciò nasce dalla glorificazione del corpo di Cristo nel mistero di Dio, che ha anticipato la resurrezione di coloro che saranno glorificati in Dio alla fine dei tempi.6. AZIONE CONSERVATRICE DEL SUO PASSATOSpiega padre Geissler: «Uno sviluppo è autentico quando conserva e tutela gli sviluppi precedenti. Se uno sviluppo contraddice l'idea centrale o le definizioni dogmatiche anteriori è una corruzione [...] le Comunità cristiane che venerano la santa Vergine continuano ad adorare Gesù Cristo, quelle invece che rifiutano tale devozione non di rado tendono ad abbandonare anche il culto del Signore» (p. 56).7. IL VIGORE PERENNETale criterio di discernimento è la cartina di tornasole: una corruzione è temporanea, inizia e finisce dopo un tot di tempo; ma se perdura conduce a un processo di decadenza e di disintegrazione; uno sviluppo fedele invece si distingue per la sua forza vitale che perdura, perciò si spiega come la Chiesa ha «prevalso con la sua dottrina malgrado tanti
Seconda puntata della serie sugli Atti degli Apostoli promossa da Quelli di Capitoli Online con Laura Viscardi (iconografa e teologa e Claudio Gentili (già Presidente nazionale del Masci): autori di testi di spiritualità e di riflessione sociale, dirigono dal 2004 il Centro di formazione per la pastorale familiare Betania di Roma. Questo incontro è incentrato su Pietro.Buon ascolto!
Fabrizio Guarducci"Il richiamo del sentimento"Lorenzo de' Medici Presswww.lorenzodemedicipress.itElvira, una studiosa, inizia una complessa ricerca sul movimento religioso dei Catari e sull'attualità del loro messaggio spirituale.Vuole scrivere un nuovo libro sull'argomento Il suo percorso procede con importanti testi antichissimi di religione, partendo dalle pagine del trattato gnostico Kephalaia: tra questi un raro e dimenticato vangelo gnostico – la Pistis Sophia – in cui Gesù spiega agli apostoli cosa accade all'uomo dopo la morte e che cosa c'è nell'aldilà. Secondo la Pistis Sophia, Gesù dopo la morte rimase 11 anni con gli Apostoli per spiegare loro questi segreti e la via verso il raggiungimento del divino.Elvira sente di compiere, al tempo stesso, anche un viaggio dentro il proprio animo. Ma sarà un'inattesa presenza, incontrata casualmente, a trasportarla verso un modo completamente diverso di considerare il sentimento, l'animo umano e la ricerca del vero significato del divino.La sua ricerca è diventata un'altra cosa e il suo libro è davvero il punto di arrivo per una nuova scoperta del sentimento.Fabrizio Guarducci si è formato nella concezione sociale e umana di Giorgio La Pira. Dopo aver vissuto il movimento Underground alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti e aver conosciuto Guy Debord in Francia, ha aderito convintamente al Situazionismo.Ha fondato il Dipartimento di Antropologia culturale dell'Istituto Internazionale Lorenzo de' Medici di Firenze. Ha insegnato Mistica, Estetica e Tanatologia, dedicandosi interamente alla ricerca dei linguaggi come strumenti per migliorare l'interiorità dell'individuo e per trasformare in positivo la realtà che ci circonda. È, inoltre, autore cinematografico: Paradigma italiano (premiato al PhilaFilm, 1993), Two days (2003) e Il mio viaggio in Italia (vincitore del Golden Eagle, 2005). Come autore, produttore e regista ha realizzato i film Mare di grano (2018), Una sconosciuta (2021), Anemos (2022) e La partita delle emozioni (2025). Ha pubblicato i saggi La parola ritrovata (2013), Theoria. Il divino oltre il dogma (2020) e i romanzi Il quinto volto (2016), La parola perduta (2019), La sconosciuta (2020), Duetto (2021), Amor (2022), Il villaggio dei cani che cantano (2022), La partita delle emozioni (2023) ed Eclissi (2023, selezione Premio Strega 2024).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8067OMELIA VII DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 6,27-38) di Giacomo Biffi In questa pagina del Vangelo di Luca Gesù delinea la figura ideale del suo discepolo in alcuni tratti tipici e particolarmente rilevanti. Viene così configurato un tipo d'uomo del tutto originale, che si comporta in maniera che spesso agli occhi del mondo apparirà incomprensibile.Il cristiano, secondo questa descrizione, è uno che non risponde al male col male, non reagisce alla violenza con la violenza, non coltiva lo spirito di vendetta ma cerca di esercitare sempre, con chi l'ha trattato ingiustamente, la legge del perdono.San Paolo enuncia lo stesso concetto quando esorta: Non lascarti vincere dal male, ma vinci il male col bene (Rm 12,21).Per imprimerci bene questo insegnamento difficile, il nostro Maestro si esprime paradossalmente, cioè con frasi che, più che essere prese alla lettera, vanno capite nel loro significato sostanziale.Dice ad esempio: A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra (Lc 6,29). È un'espressione famosa, sulla quale si è fatto qualche volta dell'ironia. Qualche altra volta è stata invece travisata, facendone contro ogni buon senso un principio di comportamento per le stesse pubbliche autorità, a tutto vantaggio dei prepotenti agguerriti e a tutto svantaggio degli onesti indifesi.È molto istruttivo rileggere il commento che su di essa fa san Tommaso d'Aquino, uno dei più grandi teologi della storia: «Dobbiamo intendere la Scrittura alla luce dell'esempio di Cristo e dei santi. Gesù non porse l'altra guancia allorché fu schiaffeggiato in casa di Anna, così come non la porse san Paolo quando, come raccontano gli Atti degli Apostoli, fu bastonato a Filippi. Non bisogna pertanto ritenere che Cristo abbia comandato alla lettera di presentare l'altra guancia a chi te ne ha già percossa una; occorre invece intendere le parole del Signore come riferite alla disposizione interiore; in altri termini, quando è necessario, dobbiamo essere disposti a che il nostro animo non muova ad ira contro chi ci percuote, e pronti a sopportare qualcosa di analogo e anche di più. Come appunto fece il Signore quando consegnò il proprio corpo alla morte» (In Ev. Ioannis espositio et lectura, 18,37).L'AMORE MISERICORDIOSO DI DIO VERSO DI NOI FONDA LA NOSTRA MISERICORDIA VERSO GLI ALTRIPossiamo individuare la fonte della norma di comportamento assegnataci nel fatto che noi siamo figli di Dio. Questo è il grande annuncio che il Signore è venuto a portarci, anzi questa è la stupenda ricchezza che ci è stata ottenuta dalla sua azione redentrice. Ora, è giusto e bello che i figli assomiglino al padre e si adoperino a conformarsi ai suoi esempi: proporci di imitare Dio nostro Padre nella sua attitudine ad amare e a donarsi, questo è il traguardo altissimo e affascinante che ci viene sorprendentemente indicato nella legge della Nuova Alleanza.Dio ci ha fatti oggetto della sua benevolenza quando eravamo ancora ostili a lui e ribelli, al punto da sacrificare per l'umanità peccatrice il suo unico Figlio. Perciò ci viene ordinato: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano (Lc 6,27); che è una cosa bellissima, facile da dire ma difficilissima da mettere in pratica.Benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano (Lc 6,28). Gesù non si è limitato a suggerircelo a parole, ce lo ha insegnato con la vita. Già confitto alla croce, ha invocato sui suoi uccisori la misericordia di Dio: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34). A sua imitazione Stefano, il primo martire, mentre moriva sotto i colpi di pietra aveva la forza di supplicare perché il peccato dei suoi assassini non venisse loro imputato (cf. At 7,60), dimostrando così di aver imparato bene la lezione del suo Redentore.L'amore più arduo da esercitare è proprio l'amore misericordioso, cioè l'amore che sa raggiungere anche i colpevoli e coloro che, sbagliando, si sono messi contro la verità, contro la Chiesa, contro di noi. Ma appunto di questo amore il Creatore ci ha dato l'esempio; e ce lo dà continuamente, sopportando la malvagità e le offese che a lui sciaguratamente sono rivolte. Perciò ci viene raccomandato: Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro (Lc 6,36).IL DOVERE DI NON GIUDICARE LA COSCIENZA DI NESSUNO, CHE SOLO DIO PUÒ SCRUTARESenza dubbio la comprensione verso i nostri nemici non deve significare assenza di reazione nei confronti del male, della menzogna, del travisamento della realtà delle cose.A questo proposito mette conto di rileggere quanto è stato insegnato dal Concilio Vaticano II: «Certamente l'amore e l'amabilità [verso i nemici] non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo a annunziare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra l'errore, sempre da rifiutarsi, e l'errante, che conserva sempre la dignità di persona anche quando è macchiato da false o meno accurate nozioni religiose. Solo Dio è giudice e scrutatore dei cuori, perciò ci vieta di giudicare la colpevolezza interiore di chiunque» (Gaudium et spes, 28). Non giudicate è in effetti uno dei precetti più caratteristici e importanti di tutto il Vangelo.Ogni uomo è per gli altri uomini un mistero insondabile: che cosa ci sia nel suo cuore, da che cosa siano condizionati i suoi pensieri, in che misura gli accadimenti e i suoi dati fisici e psichici determinino le sue deliberazioni, tutto questo non è consentito a noi di sapere. Resta il segreto di Dio.Noi possiamo e dobbiamo valutare l'oggettività degli atti, ma non le intenzioni profonde e le responsabilità personali. Sarebbe ugualmente sbagliato sia non distinguere più tra bene e male, ritenendo che le azioni siano sottratte alla valutazione della morale oggettiva, sia pretendere di sostituirci al Signore nel giudicare il mondo intimo e segreto del soggetto che agisce.Gesù infine ci ricorda che a coloro che si impegnano a praticare il comando dell'amore, della misericordia, della generosità verso tutti, è riservata una ricompensa munifica: Una buona misura, pigiata, scossa, traboccante vi sarà versata nel grembo (Lc 6,38).Date e vi sarà dato (Lc 6,38): per quanto largamente possiamo donare a Dio in questa vita, più largamente sarà donato a noi da Dio nella vita eterna. Dio è più grande del nostro cuore (1 Gv 3,20) e sarà per noi un premio molto eccedente la magnanimità con cui l'avremo saputo amare.
Ez az Elvitelre, a hvg.hu hétzáró podcastja. A 106. adásban: Isten és Donald Trump műve. Iratkozz fel a hvg360-ra! hvg.hu/360/elofizetes Az e heti menü: 00:00 Intro 00:32 Tiltaná az abortuszt, javaslata a pornós feketelistáról ott van a parlamentben – így terjeszkedik Magyarországon az Opus Dei (Martini Noémi) 11:23 Gyerekek gyógyítása, aknák felszedése, ivóvízhez hozzáférés: kuka – Orbán Viktor ennek örül (Nagy Gábor)
Preghiera con Maria, Madre del Signore. Meditazione di Marco Impagliazzo sugli Atti degli Apostoli (At 12,1-11)
Quelli di Capitoli Online con Laura Viscardi (iconografa e teologa e Claudio Gentili (già Presidente nazionale del Masci): autori di testi di spiritualità e di riflessione sociale, dirigono dal 2004 il Centro di formazione per la pastorale familiare Betania di Roma. Questo incontro online è il primo di una serie relativa agli Atti degli Apostoli ed è incentrato sulla Chiesa di Gerusalemme.Buon ascolto!
Dal Vangelo secondo Marco[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.Commento di don Fabrizio (bab) lo puoi trovare quiINSTAGRAM: https://www.instagram.com/sbabology/?hl=itIL SUO PODCAST:https://www.spreaker.com/show/babologyQuesto Podcast fa parte di Bar Abba: www.bar-abba.it
Sambata, Ianuarie 4 - Soborul Sfintilor 70 de Apostoli; Cuv. Teoctist
"The idea was to capture something soft that reflected the serenity of this place. Something that inspires well-being and balance. On a more technical side, the biggest challenge was to manage the reverb present throughout the recording. A separation was therefore made, one attack equals one note, in other words each transient became a note." St Peter's Cathedral, Treviso reimagined by Ghislain Caya.
Duminica, Iulie 28 - Sf. Apostoli si diaconi Prohor, Nicanor, Timon si Parmena
A focus on the devotion and work of Fr. Andrew Apostoli and Fr. Benedict Groeschel. Their ministry serves people around the world, especially the poor on New York City's streets.