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il posto delle parole
Andrea Albertin "Un Gesù deludente?"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later May 7, 2025 29:37


Andrea AlbertinUn Gesù deludente?I "no" che rendono figli nel Quarto VangeloEdizioni Messaggero Padovawww.edizionimessaggero.itÈ mai possibile che Gesù possa deludere? L'autore del vangelo secondo Giovanni narra quattro episodi in cui Gesù delude sonoramente delle persone che lo interpellano per varie esigenze: come mai? Che funzione narrativa e retorica svolge la descrizione di un Gesù deludente? Che cosa intende deludere Gesù? A che scopo? Il presente volume cerca di rispondere a questi interrogativi, che hanno risvolti sia di sapore esegetico sia spirituale. Riconosciuto e precisato nei suoi elementi essenziali il “paradigma della delusione” presente nei brani esaminati, l'autore spiega cosa esso ci dice riguardo a Gesù e alla nostra salvezza. Si evidenzia così cosa significa essere figli di Dio per coloro che credono nel Figlio Unigenito. Anche nella fede le delusioni contribuiscono a crescere?Andrea Albertin, presbitero della Diocesi di Padova, ha conseguito il dottorato in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. È docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica del Triveneto, l'Istituto Superiore di Scienza Religiose (di cui è Direttore), e l'Istituto di Liturgia Pastorale di S. Giustina. Accompagnatore di pellegrinaggi nelle terre bibliche, è collaboratore stabile nelle parrocchie dell'Unità pastorale alla Guizza di Padova. Ha al suo attivo vari articoli e contributi, e i volumi: A che ora è la fine del mondo? I testi apocalittici nella Bibbia (2017); Leggere con sapienza la Bibbia. Un percorso di consapevolezza (2023); Ricominciare a credere. Itinerario biblico-liturgico per giovani e adulti (2023).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

PodLectio
PodLectio, meditazione del 4 aprile

PodLectio

Play Episode Listen Later Apr 3, 2025 5:21


Fra Matteo Munari, docente di Sacra Scrittura allo Studium Biblicum Franciscanum, medita il Vangelo del giorno. Il passo evangelico di oggi è tratto dal ⁠⁠⁠⁠Vangelo secondo Giovanni 7,1-2.10.25-30.

BASTA BUGIE - Omosessualità
L'ambigua presenza LGBT al Giubileo

BASTA BUGIE - Omosessualità

Play Episode Listen Later Jan 29, 2025 8:08


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8055L'AMBIGUA PRESENZA LGBT AL GIUBILEO 2025 di Roberto de Mattei Il 24 dicembre, con l'apertura della Porta santa di San Pietro, Papa Francesco ha inaugurato il Giubileo 2025. Il Papa ha attraversato la soglia della Porta per entrare nella Basilica, mentre risuonavano le parole del Vangelo di Giovanni, "Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato", e poi quelle del Salmo 118, "È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti".Dietro di lui una processione con i cardinali, vescovi, sacerdoti e alcune famiglie rappresentanti dei cinque continenti. Il 26 dicembre il Papa ha aperto, per la prima volta in un Giubileo ordinario, una Porta santa nel carcere romano di Rebibbia e il 29 dicembre quella della Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma. Contemporaneamente l'anno giubilare è stato aperto da tutti i vescovi del mondo.La tradizione vuole che ogni Giubileo venga proclamato tramite la pubblicazione di una bolla papale d'Indizione. Il Giubileo del 2025 è stato indetto in San Pietro, il 9 maggio 2024, con la bolla Spes non confundit (La speranza non delude, Rm 5,5). In questa bolla, papa Francesco ricorda che "la speranza, insieme alla fede e alla carità, forma il trittico delle "virtù teologali", che esprimono l'essenza della vita cristiana". La speranza soprannaturale è quella della vita eterna. "Un'altra realtà connessa con la vita eterna - ha ricordato il Papa - è il giudizio di Dio, sia al termine della nostra esistenza che alla fine dei tempi. Il Sacramento della Penitenza ci assicura che Dio cancella i nostri peccati".La Penitenzieria Apostolica ha reso note le norme sulla concessione dell'Indulgenza durante il Giubileo 2025. Potranno ricevere l'indulgenza, con la remissione e il perdono dei peccati, tutti i fedeli "veramente pentiti", "mossi da spirito di carità", "che, nel corso del Giubileo, purificati attraverso il sacramento della Penitenza e ristorati dalla Santa Comunione pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice", visitando una delle quattro Basiliche Papali Maggiori di Roma, o uno dei numerosi luoghi sacri previsti dalla Chiesa in tutto il mondo.  Tuttavia, per ottenere l'indulgenza non è sufficiente passare la Porta santa. Bisogna confessarsi ed essere pentiti dei propri peccati. Il Concilio di Trento definisce il pentimento "un dolore dell'anima e una detestazione del peccato commesso con il proposito di non più peccare" (Sess. 14, cap. 4). Senza il proposito di non peccare, non c'è il perdono dei peccati, né la remissione delle pene, che dei peccati sono conseguenza.FEDE CRISTIANA E PRATICA DELL'OMOSESSUALITÀÈ a questa luce che dobbiamo giudicare notizie, come quella della possibile partecipazione al Giubileo di "La Tenda di Gionata", un'associazione che pretende conciliare la fede cristiana con la pratica dell'omosessualità.Il pellegrinaggio era stato incluso sul sito del Giubileo tra le centinaia di eventi elencati per il 2025, ma dopo che molti siti cattolici hanno espresso la loro riprovazione per questa inclusione, che suonerebbe come una forma di approvazione ufficiale della cultura e della pratica LGBT da parte del Vaticano, la presenza ufficiale de "La Tenda di Gionata" è scomparsa dal calendario del sito ufficiale del Giubileo. Lo staff dell'Anno giubilare ha spiegato che la rimozione è avvenuta per una mancanza di dettagli forniti dagli organizzatori.In un'intervista all'Agenzia spagnola EFE, il 23 dicembre 2024, l'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero per l'Evangelizzazione, responsabile dell'organizzazione dell'Anno Santo, ha dichiarato che "se un'associazione che fa pastorale per gli omosessuali vuole concretizzare questa esperienza di fede, penso che dovrebbe trovare il Giubileo preparato anche per loro". Lo stesso giorno, in una intervista a "il Giornale" mons. Fisichella ha affermato: "Il Giubileo appartiene al popolo, è per tutti, non si può negare a nessuno. Tra le molte richieste più svariate, ne abbiamo avuta una dall'associazione "La Tenda di Gionata". Tuttavia, dopo la richiesta verbale - inserita nel calendario - non avevamo la certezza della loro partecipazione; abbiamo quindi tolto la giornata dagli appuntamenti fino a quando l'associazione si è iscritta come tutti gli altri. A quel punto è stata reinserita nel calendario. Abbiamo agito in modo trasparente. Voglio anche dire che non si tratta di un Giubileo specifico per una categoria di persone; sono credenti che vogliono fare un'esperienza di fede. Mi domando chi potrebbe proibire loro un pellegrinaggio alla Porta santa".L'IMBARAZZANTE POSIZIONE DI MONS. FISICHELLANelle parole di mons. Fisichella si riscontra purtroppo la stessa perniciosa ambiguità della Dichiarazione Fiducia Supplicans del 18 dicembre 2023. La pratica dell'omosessualità è una gravissima trasgressione morale condannata dalla Sacra Scrittura e dal Magistero della Chiesa. Se un omosessuale si pente del proprio peccato e si confessa, può certamente varcare la Porta santa affidandosi alla misericordia di Dio per la remissione delle pene dovute ai propri peccati, ma non ha bisogno di farlo con clamore, e tantomeno in un gruppo organizzato. L'associazione "Tenda di Gionata" si presenta invece come un gruppo costituito per "allargare il sostegno e l'accoglienza della Chiesa verso le persone LGBT e verso ogni persona colpita da discriminazione" e sostiene notoriamente la compatibilità tra la fede cristiana e la pratica dell'omosessualità.La partecipazione ufficiale al Giubileo di un'associazione di omosessuali, che non ha come fine la loro conversione, ma che anzi giustifica la loro condotta, ha un chiaro intento strumentale: quello di lasciar credere che la Chiesa abbia mutato il suo giudizio sull'omosessualità. Per evitare queste strumentalizzazioni, ma soprattutto per il bene delle anime e per l'onore della Chiesa, chi ha la massima responsabilità organizzativa del Giubileo avrebbe il dovere di ribadire su questo punto e su tutti gli altri, l'incompatibilità che esiste tra l'Anno Santo e la trasgressione morale rivendicata come un diritto. Altrimenti si fa complice della violazione morale che omette di condannare,Il Giubileo non è la canonizzazione del peccato vissuto e rivendicato, ma l'occasione di convertirci a un cristianesimo autentico, perché, come ricorda il Salmo, solo i giusti entrano nella Porta del Signore.

il posto delle parole
Alessandro Amapani "360° di Vangelo"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Dec 10, 2024 25:24


Alessandro Amapani, Goffredo Boselli"360° di Vangelo"Una pagina al giorno durante il GiubileoEDB Edizioni Dehoniane Bolognawww.dehoniane.it«In cammino verso il Giubileo, ritorniamo alla Sacra Scrittura»: rispondendo a questo invito di papa Francesco, il libro vuole essere una bussola capace di orientare a 360° i credenti nel cammino giubilare, accompagnandoli quotidianamente ad ascoltare e meditare il Vangelo del giorno, illuminati dal commento di autori spirituali.Alessandro Amapani, dottore in Teologia pastorale, è parroco in cattedrale ad Altamura. E' stato vicedirettore del Servizio nazionale per la Pastorale Giovanile (CEI). Ha pubblicato diversi libri e articoli e attualmente per EDB coordina il settore liturgico-pastorale. Goffredo Boselli, dottore in Teologia e liturgista. Già monaco di Bose è priore della Fraternità monastica della Madia.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
[Dom 10] Commento: Dare ciò che si è, vale più che dare ciò che si ha.

Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno

Play Episode Listen Later Nov 9, 2024 2:16


La liturgia di questa domenica ci presenta due donne vedove: quella di Sarepta, che aiuta il profeta Elìa, rinunciando al suo cibo, e quella del Vangelo, che offre i suoi due spiccioli, “tutto quanto aveva per vivere”. La loro generosità è ancora più manifesta, se confrontata con l'atteggiamento dei ricchi spavaldi e degli scribi che “divorano le case delle vedove”. La divisione ricchi e poveri è una contrapposizione usuale della Sacra Scrittura, ma non basta essere poveri per camminare sulla retta via, né essere ricchi per camminare sulla via dell'ingiustizia. Il Signore non guarda lo stato patrimoniale, ma lo stato del cuore. E così pure, non pensare che tutti i farisei - sinonimo di ipocriti - siano sempre tali. D'altronde il pericolo dell'ipocrisia è ìnsito in ogni persona. Una volta ancora Gesù ci riporta all'interiorità, alla valutazione che non si ferma alla superficie e alla quantità. Ci rifà l'elogio della povertà, che è donazione, fiducia e piccolezza. Quella vedova che non era sfuggita al suo sguardo, era veramente povera di spirito, nascosta, proprio l'antitesi di coloro che “amavano primeggiare in lunghe vesti, ricevere i saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe”. Gesù sa cogliere la verità della persona al di là delle apparenze, osservando la condotta di ciascuno nel quotidiano. Gesù diceva alla folla: “Guardatevi dagli scribi”. Egli, insegnando nel tempio, offre i criteri per distinguere i veri dai falsi maestri. Il cammino secondo il Vangelo, è il passaggio dal potere al servizio, dalla esibizione al nascondimento, dalla ricchezza alla povertà. Non soltanto come atteggiamento morale, ma come imitazione reale della povertà che Gesù stava per portare a termine nella sua vita con la sua passione e la sua morte in croce. Il Vangelo lo rileggiamo anche nella seconda lettura, proprio attraverso il tema del sacrificio: “Ha dato tutto quanto aveva per vivere, tutta la sua vita”.

Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
[Lun 23] Commento: La lampada sul candelabro. Dia luce a tutti.

Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno

Play Episode Listen Later Sep 22, 2024 2:16


Gesù nel breve Vangelo di oggi ci offre un insegnamento molto significativo sul ruolo della nostra testimonianza, che diventa luce che illumina. “Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso”. Il cristiano, se vuole imitare Gesù, non può essere una persona che nasconde dentro di sé la propria fede, come un tesoro che debba servire a lui solo. Questa forma di cristianesimo, che bada soltanto alla propria salvezza, rifiutando la spinta missionaria, non si può chiamare tale. L'invito che Gesù ci fa è quello di splendere della sua luce. La trasparenza del Vangelo non si limita cioè a qualche buon esempio, ma a una concreta maniera di vivere, di decidere, di disporre di se stessi, della propria vita. “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Il Signore Gesù che ci esorta ad essere “luce che splende” e che colpisce l'attenzione degli altri, si preparava egli stesso ad essere testimonianza chiara d'amore. Egli aveva già deciso che sarebbe stato per i secoli dei secoli il segno dell'amore. Affinché la trasmissione del messaggio evangelico sia autentica ed efficace, è necessario che la comunità dei credenti si ponga in ascolto attento e corretto della parola di Dio. E' il senso della esortazione: “Fate attenzione dunque a come ascoltate”. L'ascolto poi nel tempo della Chiesa è soprattutto lettura della Sacra Scrittura, che i discepoli di Gesù debbono fare in riferimento a lui e al suo evento pasquale per riviverlo in se stessi. E' garanzia rifarsi attualmente al documento conciliare 'Dei Verbum' per una lettura corretta e per una interpretazione autentica, altrimenti si potrebbe correre il rischio di non conoscere nemmeno quello che si presume di sapere e, spegnere quella lampada che con tanta premura era stata collocata sul candelabro. Gesù, luce del mondo, ha acceso il suo fuoco nei discepoli: divamperà fino agli estremi confini della terra.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Solennità Assunzione - Anno B (Lc 1,39-56)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Aug 13, 2024 9:23


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7803OMELIA SOLENNITA' ASSUNZIONE - ANNO B (Lc 1,39-56) di Benedetto XVINella sua grande opera "La Città di Dio", Sant'Agostino dice una volta che tutta la storia umana, la storia del mondo, è una lotta tra due amori: l'amore di Dio fino alla perdita di se stesso, fino al dono di se stesso, e l'amore di sé fino al disprezzo di Dio, fino all'odio degli altri. Questa stessa interpretazione della storia come lotta tra due amori, tra l'amore e l'egoismo, appare anche nella lettura tratta dall'Apocalisse, che abbiamo sentito ora. Qui, questi due amori appaiono in due grandi figure. Innanzitutto vi è il dragone rosso fortissimo, con una manifestazione impressionante ed inquietante del potere senza grazia, senza amore, dell'egoismo assoluto, del terrore, della violenza.Nel momento in cui san Giovanni scrisse l'Apocalisse, per lui questo dragone era realizzato nel potere degli imperatori romani anticristiani, da Nerone fino a Domiziano. Questo potere appariva illimitato; il potere militare, politico, propagandistico dell'impero romano era tale che davanti ad esso la fede, la Chiesa appariva come una donna inerme, senza possibilità di sopravvivere, tanto meno di vincere. Chi poteva opporsi a questo potere onnipresente, che sembrava in grado di fare tutto? E tuttavia, sappiamo che alla fine ha vinto la donna inerme, ha vinto non l'egoismo, non l'odio; ha vinto l'amore di Dio e l'impero romano si è aperto alla fede cristiana.Le parole della Sacra Scrittura trascendono sempre il momento storico. E così, questo dragone indica non soltanto il potere anticristiano dei persecutori della Chiesa di quel tempo, ma le dittature materialistiche anticristiane di tutti i periodi. Vediamo di nuovo realizzato questo potere, questa forza del dragone rosso nelle grandi dittature del secolo scorso: la dittatura del nazismo e la dittatura di Stalin avevano tutto il potere, penetravano ogni angolo, l'ultimo angolo. Appariva impossibile che, a lunga scadenza, la fede potesse sopravvivere davanti a questo dragone così forte, che voleva divorare il Dio fattosi bambino e la donna, la Chiesa. Ma in realtà, anche in questo caso alla fine, l'amore fu più forte dell'odio.Anche oggi esiste il dragone in modi nuovi, diversi. Esiste nella forma delle ideologie materialiste che ci dicono: è assurdo pensare a Dio; è assurdo osservare i comandamenti di Dio; è cosa di un tempo passato. Vale soltanto vivere la vita per sé. Prendere in questo breve momento della vita tutto quanto ci è possibile prendere. Vale solo il consumo, l'egoismo, il divertimento. Questa è la vita. Così dobbiamo vivere. E di nuovo, sembra assurdo, impossibile opporsi a questa mentalità dominante, con tutta la sua forza mediatica, propagandistica. Sembra impossibile oggi ancora pensare a un Dio che ha creato l'uomo e che si è fatto bambino e che sarebbe il vero dominatore del mondo.Anche adesso questo dragone appare invincibile, ma anche adesso resta vero che Dio è più forte del dragone, che l'amore vince e non l'egoismo. Avendo considerato così le diverse configurazioni storiche del dragone, vediamo ora l'altra immagine: la donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi, circondata da dodici stelle. Anche quest'immagine è multidimensionale. Un primo significato senza dubbio è che è la Madonna, Maria vestita di sole, cioè di Dio, totalmente; Maria che vive in Dio, totalmente, circondata e penetrata dalla luce di Dio. Circondata dalle dodici stelle, cioè dalle dodici tribù d'Israele, da tutto il Popolo di Dio, da tutta la comunione dei santi, e ai piedi la luna, immagine della morte e della mortalità. Maria ha lasciato dietro di sé la morte; è totalmente vestita di vita, è assunta con corpo e anima nella gloria di Dio e così, posta nella gloria, avendo superato la morte, ci dice: Coraggio, alla fine vince l'amore! La mia vita era dire: Sono la serva di Dio, la mia vita era dono di me, per Dio e per il prossimo. E questa vita di servizio arriva ora nella vera vita. Abbiate fiducia, abbiate il coraggio di vivere così anche voi, contro tutte le minacce del dragone.Questo è il primo significato della donna che Maria è arrivata ad essere. La "donna vestita di sole" è il grande segno della vittoria dell'amore, della vittoria del bene, della vittoria di Dio. Grande segno di consolazione. Ma poi questa donna che soffre, che deve fuggire, che partorisce con un grido di dolore, è anche la Chiesa, la Chiesa pellegrina di tutti i tempi. In tutte le generazioni di nuovo essa deve partorire Cristo, portarlo al mondo con grande dolore in questo modo sofferto. In tutti i tempi perseguitata, vive quasi nel deserto perseguitata dal dragone. Ma in tutti i tempi la Chiesa, il Popolo di Dio vive anche della luce di Dio e viene nutrito - come dice il Vangelo - di Dio, nutrito in se stesso col pane della Santa Eucaristia. E così in tutta la tribolazione, in tutte le diverse situazioni della Chiesa nel corso dei tempi, nelle diverse parti del mondo, soffrendo vince. Ed è la presenza, la garanzia dell'amore di Dio contro tutte le ideologie dell'odio e dell'egoismo.Vediamo certamente che anche oggi il dragone vuol divorare il Dio fattosi bambino. Non temete per questo Dio apparentemente debole. La lotta è già cosa superata. Anche oggi questo Dio debole è forte: è la vera forza. E così la festa dell'Assunta è l'invito ad avere fiducia in Dio ed è anche invito ad imitare Maria in ciò che Ella stessa ha detto: Sono la serva del Signore, mi metto a disposizione del Signore. Questa è la lezione: andare sulla sua strada; dare la nostra vita e non prendere la vita. E proprio così siamo sul cammino dell'amore che è un perdersi, ma un perdersi che in realtà è l'unico cammino per trovarsi veramente, per trovare la vera vita.Guardiamo Maria, l'Assunta. Lasciamoci incoraggiare alla fede e alla festa della gioia: Dio vince. La fede apparentemente debole è la vera forza del mondo. L'amore è più forte dell'odio. E diciamo con Elisabetta: Benedetta sei tu fra tutte le donne. Ti preghiamo con tutta la Chiesa: Santa Maria prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XIV Domeniuca T. Ord. - Anno B (Mc 6,1-6)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jul 2, 2024 8:32


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7771OMELIA XIV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,1-6) di Giacomo BiffiNella parola di Dio c'è un tema che emerge a ogni svolta della storia di salvezza; un tema misterioso e stupefacente: il rapporto strano e drammatico che troppo spesso si istituisce tra il Creatore, che vuol donarsi e salvare, e la creatura, che pare provi fastidio a essere amata e salvata. Sono di fronte l'iniziativa di Dio, che vuole aprirsi e comunicarsi, e l'incredibile resistenza dell'uomo, che si rinchiude e non vuole ascoltare: Io ti mando a un popolo di ribelli, dice il Signore al profeta, incaricandolo di recare il suo messaggio agli Israeliti. Non si sa se sia più incomprensibile ed enigmatico l'amore di Dio, che continua a far risonare nel mondo la sua voce con un risultato così scarso, o l'ostinazione dell'uomo, che riesce a eludere ogni tentativo della divina generosità. Siamo mandati a salvare della gente che non ha nessuna voglia di essere salvata: "Voglio morire". L'episodio del ritorno di Gesù a Nazaret è quasi la raffigurazione scenica di questo mistero. Egli aveva già iniziato ad annunciare pubblicamente l'imminenza del regno di Dio e la necessità del pentimento, aveva già parlato un po' in tutte le città della Galilea. Adesso finalmente si presenta al suo paese, dove era conosciuto, dove aveva il suo parentado, dove lo conoscevano tutti da sempre. E, come era solito fare, comincia la sua predicazione non in maniera esteriormente straordinaria, bensì inserendosi nelle consuetudini religiose del suo popolo: Venuto il sabato, cioè il giorno festivo ebraico, va come tutti nella sinagoga del villaggio, e qui, dopo che è stata letta la Sacra Scrittura, prende a insegnare secondo le abitudini dei rabbini. L'evangelista sottolinea il fatto che l'attività magisteriale e taumaturgica di Gesù nella sua terra e tra i suoi compaesani si conclude con un vistoso insuccesso, il più clamoroso capitatogli fino a quel momento. Tanto che la narrazione nota che Gesù si meravigliava della loro incredulità.LA SORPRENDENTE UMILTA' DI DIO, SCANDALO PER L'UOMO DI TUTTI I TEMPISe esaminiamo un po' da vicino le ragioni del fallimento della missione del Signore a Nazaret e le radici dell'ottusità spirituale dei Nazaretani di fronte alla grazia di Dio, troviamo che sono essenzialmente due; e con stupore ci avvediamo che, almeno apparentemente, sono l'una in contrasto con l'altra. In primo luogo, gli ascoltatori sembrano trovare difficoltà ad accettare una verità troppo grande per loro: Che sapienza è mai questa che gli è stata data? Tutti i temi abituali della predicazione di Gesù - e che verosimilmente saranno risonati anche quel giorno - prendevano l'uditorio e lo portavano ad altezze inconsuete: la paternità di Dio, il regno dei cieli che è stato messo alla nostra portata ed è diventato l'approdo della nostra esistenza, la necessità della conversione interiore e del mutamento di vita, la legge dell'amore come fastigio e compendio di tutte le regole del comportamento umano, la libertà dello Spirito che ci fa superare tutte le angustie delle prescrizioni rituali e sociali, insomma tutto il "Vangelo" di Gesù, la sua "buona notizia", era una luce troppo abbagliante per gli occhi avvezzi solo alla penombra di prospettive mediocri. Ciò che egli diceva era troppo superiore alle attese e alla mentalità di quanti si erano radunati nella sinagoga, e restava estraneo ai loro impegni e ai loro interessi. Ma gli ascoltatori di Gesù trovano un secondo intralcio sulla via della comprensione: non riuscivano ad accettare che un insegnamento tanto elevato provenisse da una persona tanto comune e vicina, che fino a poco tempo prima aveva condotto una vita normalissima in mezzo a loro; che aveva lavorato come tutti; che con molti di loro era anche imparentato: Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Giuda, di Simone? Non si rassegnavano a persuadersi che la verità eterna potesse vestirsi di abiti così dimessi, che la salvezza divina si presentasse in forme così accessibili, che la grazia giungesse attraverso una strada così priva di splendore. In sostanza, non riuscivano ad accogliere l'Incarnazione, cioè il mistero di un Dio che, per recuperare l'uomo perduto, si abbassa fino a lui e si inserisce umilmente nella sua vicenda. A essere sinceri, le riluttanze a credere dei Nazaretani sono talvolta anche le nostre. Anche noi siamo messi in imbarazzo dalla eccessiva grandezza del dono di Dio e al tempo stesso dalla eccessiva povertà della sua presentazione. Quando sentiamo parlare dello Spirito Santo che abita nei nostri cuori, della nostra partecipazione alla natura divina, della vita eterna e della gioia senza fine preparate per noi, della nostra totale vittoria sul dolore e sulla morte nel destino di piena risurrezione che ci sarà dato, ci sembra tutto incredibile, tutto lontano dalla nostra banale concretezza: troppo bello per essere vero, troppo sublime per essere nostro. E quando vediamo tutta questa ricchezza ravvolta, contenuta, velata nella opacità della vita ecclesiale; quando pensiamo alla esiguità dei mezzi salvifici: un po' d'acqua per il battesimo, il pane e il vino per l'eucaristia, poche parole per l'assoluzione dei peccati; quando ci imbattiamo nella meschinità delle persone che compongono la Chiesa e nei difetti di quelli che la dirigono, allora siamo tentati di dire: "Tutto ciò è troppo miserabile per avere un'origine divina!".SOLO UNA FEDE SEMPLICE PUO' COMPRENDERE LO "STILE" DI DIOSolo una fede semplice può comprendere lo "stile" di Dio In fondo, le nostre più gravi difficoltà a credere derivano dalla nostra incapacità di capire e accettare il "carattere" del nostro Dio, che è l'opposto del nostro. Noi tendiamo a presentare con molta enfasi le nostre cose, che pur contano poco. Mettiamo più cura nella confezione della scatola che non nel suo contenuto. I maestri del mondo - pensatori, letterati, uomini pubblici - eccellono tutti nell'arte di non dire niente con frasi bellissime e colorite. Per Dio è il contrario: il suo dono è così alto che ci sbalordisce, ma il modo con cui ce lo offre è così umile che ci scandalizza. Le cose di Dio sono eccelse, ma sono in genere presentate con semplicità. Perciò i semplici sono quelli che le capiscono meglio. Chiediamo allora la grazia della semplicità, che consente la fede e ci preserva dall'incredulità. La nostra incredulità può arrivare alla triste potenza di legare perfino le mani a Dio: Non poté operare nessun prodigio, è detto di quel che è avvenuto a Gesù nell'episodio di Nazaret. Il Signore ci conceda di non provocare mai con la chiusura del nostro spirito questa assurda paralisi nei nostri confronti della divina volontà di salvezza.

il posto delle parole
Rocco Malatacca "Tu parli come me"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later May 17, 2024 31:07


Rocco Malatacca"Tu parli come me"La Sacra Scrittura è un'Intelligenza ArtificialeEdizioni Città Nuovawww.edizionicittanuova.it"Il mondo sta cambiando con l'Intelligenza Artificiale (IA): stiamo creando una mente, stiamo dando alla macchina una lingua con cui parlarci, per conversare e trovare le parole giuste alle nostre domande. Non qualcosa, ma qualcuno. L'argomento è nuovo, ma il mondo di prima sembra già vecchio. Cosa ne sarà di noi? Come stare in un mondo governato, gestito e disciplinato dall'Intelligenza Artificiale? E se il nostro passato, come il nostro presente, non fosse che una storia che ci andiamo raccontando, la Sacra Scrittura potrebbe essere una chiave di lettura per profilare l'interlocutore di questo mondo nuovo?L'abbiamo letta per secoli. Interpretata per secoli. Sembra siamo stati portatori sani di una parola che ha costruito un mondo a nostra insaputa, il nostro mondo. Portavamo con noi più di quello che pensavamo. Ha connesso. Interconnesso. Reimpostato in rete. E se la tecnologia non fosse altro che un'espressione di quello che abbiamo vissuto finora? E se quella parola non era che una Intelligenza Artificiale?Rocco Malatacca, sacerdote per la diocesi di Lucera-Troia, ha frequentato il Pontifcio Istituto Biblico di Roma, svolge il ministero sacerdotale come parroco della parrocchia S. Nicola di Bari in Orsara di Puglia. È autore di numerose pubblicazioni tra cui Il cuore altrove (2020), Risorse in Rete. L'evento più virale che sia mai stato pensato (2018), Vestirò la croce (2017).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

il posto delle parole
Angela Maria Lupo "La mistica della sofferenza"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Apr 7, 2024 30:59


Angela Maria Lupo, Caterina Ciriello"La mistica della sofferenza"Itinerario biblico-spirituale per ri-definire il volto di Dio e dell'uomo.Prefazione di Gianni SgrevaEdizioni Messaggero Padovawww.edizionimessaggero.itLe riflessioni delle autrici, senza pretese di verità, indicano la sofferenza non come un incidente di percorso, ma come una via mistica d'incontro con Dio, e invitano il credente a trasformare la sofferenza in amore. Se il dolore, la sofferenza, il male mettono in crisi ognuno di noi, compresi i credenti, queste pagine mettono ogni lettore dinanzi a una verità sconcertante: Dio stesso soffre! La sofferenza di Dio deriva dal suo amore per noi, un amore sofferto perché solidale con colui che soffre.Scrive Gianni Sgreva, direttore della rivista “La Sapienza della Croce”, nella prefazione al volume: “Già il titolo dice l'impegno delle autrici a voler offrire una lettura della sofferenza non lasciata dentro il bozzolo della sua enigmaticità. Non si finirà mai di indicare le finestre attraverso le quali leggere l'esperienza umana del dolore, dal punto di vista filosofico, teologico, psicologico, medico, o semplicemente umano. Quello delle autrici è il tentativo di illustrare dal punto di vista biblico e spirituale la mistica della sofferenza, con il risultato forte di legare indissolubilmente la sofferenza umana alla sofferenza divina. Mistica della sofferenza significa infatti accostare la sofferenza all'identità divina, ma non semplicemente per trovare in Dio un supporto di consolazione, una via di uscita, o semplicemente la forza di affrontare la sofferenza con l'aiuto dall'Alto, e supponendo sempre che si tratti di persone credenti. Fuori della fede, infatti, la sofferenza distrugge. L'unico obiettivo e capacità del postumanesimo e del trans umanesimo è quello di cancellare, di cremare la sofferenza. Mistica della sofferenza significa invece scoprire che la sofferenza qualifica Dio stesso, ne descrive l'identità, almeno secondo la teologia giudaico-cristiana”.Caterina Ciriello è docente di teologia spirituale e storia della spiritualità presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma. Ha pubblicato: Dorothy Day. Le scelte dell'amore (2011); Pietro Pavan. Le metamorfosi della dottrina sociale nella Chiesa durante il pontificato di Pio XII (2012); Donne ed evangelizzazione in Europa (2018); Essere donna nella città attuale (2020).Angela Maria Lupo, passionista di san Paolo della Croce, è professoressa ordinaria di Sacra Scrittura nell'Istituto Superiore di Catechesi e Spiritualità Missionaria della Pontificia Università Urbaniana e membro ordinario del Comitato scientifico della Cattedra «Gloria Crucis» alla Pontificia Università Lateranense. È autrice di contributi nel campo della teologia biblica e della spiritualità veterotestamentaria. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: «Sia luce!». Itinerario biblico-teologico dalle tenebre alla luce (2023); La donna e il femminile di Dio nell'Antico Testamento (2022); Le piaghe d'Egitto. Dalla schiavitù del faraone al servizio di Dio (2021).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

BASTA BUGIE - Omosessualità
Un sacerdote dice che l'omosessualità è peccato e il governo francese lo denuncia

BASTA BUGIE - Omosessualità

Play Episode Listen Later Apr 3, 2024 7:26


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7744UN SACERDOTE DICE CHE L'OMOSESSUALITA' E' PECCATO E IL GOVERNO FRANCESE LO DENUNCIA di Paola BellettiL'Abate Matthiey Raffray è un sacerdote cattolico francese membro dell'Istituto del Buon Pastore, società di vita apostolica di diritto pontificio, istituita nel 2006 dalla Congregazione per il Clero, i cui sacerdoti celebrano la Santa messa secondo il messale del 1962. Dal 2021 è Assistente del Superiore Generale. Teologo, filosofo e professore presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, ha pubblicato diversi libri ed ha una significativa presenza sui social media.Ciò che però lo ha condotto agli onori della cronaca non è questo curriculum di tutto rispetto, bensì l'azione legale che il governo francese ha intrapreso nei suoi confronti per aver dichiarato che l'omosessualità, non la tendenza in sé ma gli atti (ovvero ciò che la Chiesa insegna nel suo magistero) è peccato. Ne ha parlato in un video pubblicato qualche giorno fa sul suo profilo Instagram, seguito da 60000 utenti. La caption che accompagna il video spiega chiaramente il senso del contenuto che si può fruire e che si immagina rivolto principalmente ai fedeli cattolici:«Gesù Cristo è il nostro Salvatore: viene a salvarci dai nostri vizi, dai nostri peccati, prendendosi cura delle nostre ferite interiori e fortificandoci per mezzo della sua grazia. Ma c'è bisogno innanzitutto che riconosciamo i nostri errori e le nostre debolezze: sì, siamo tutti peccatori!» Potrebbe essere l'apertura di qualsiasi catechesi o meditazione quaresimale nella quale potremmo imbatterci andando in parrocchia, ora non più con la stessa certezza statistica, a essere onesti. Peccato per gli hashtag, un po' più espliciti nell'indicare tra i molti vizi e peccati che possono ferirci e ostacolarci interiormente anche l'omosessualità. Ed è proprio questo riferimento che la sempre zelante sedicente comunità LGBTetc non ha lasciato passare senza appiccare i soliti roghi di commenti feroci, vittimistici, accusatori. Efficaci, purtroppo, al punto da ottenere l'avvio di un'azione legale a carico del sacerdote.DIRE PUBBLICAMENTE QUELLO CHE LA FEDE CATTOLICA INSEGNALa dichiarazione più pesante in risposta alla breve catechesi del noto Abate sono quelle niente meno del Ministro per l'uguaglianza di genere, la diversità e le pari opportunità, Aurore Bergé, che ha bollato le parole del presbitero cattolico come "inaccettabili" e, sempre via social, ha dato seguito a tanto sdegno istituzionale: «In un messaggio pubblicato su X, ha detto di aver "chiesto alla delegazione interministeriale per la lotta al razzismo, all'antisemitismo e all'odio anti-LGBT (DILCRAH) di segnalare la questione al pubblico ministero sulla base dell'articolo 40" del codice di procedura penale. Il DILCRAH ha preso atto del messaggio del ministro e ha confermato di aver "notificato il pubblico ministero dei commenti omofobi fatti dal signor Raffray sui suoi social network". Nel suo messaggio, la delegazione ha aggiunto: "Parlare di omosessualità come debolezza è vergognoso"».Ciò che viene contestato al sacerdote è di dire pubblicamente quello che la fede cattolica insegna e non può smettere di fare perché farebbe un torto a sé stessa e al bene più grande che è in gioco (e non è un gioco!): la verità sull'uomo e la salvezza delle anime. Sì, siamo peccatori, capaci di peccare in molti modi; in nostro soccorso  viene la Grazia del Signore. Guai però ricordare come le pratiche omosessuali siano parte dell'elenco dei possibili peccati, perché in questo modo si osa sfidare un dogma laicista ormai ritenuto indiscutibile: non l'accettazione delle tendenze omosessuali, ma la promozione, addirittura la nobilitazione dell'omosessualità vissuta e praticata.OMOFOBIAFa sorridere il capo d'accusa perché l'inesistente, ma obbligatorio, termine pseudoscientifico di "omofobia" parla di paura; che paura può mai avere la Chiesa di Cristo di fronte al male se è l'unica a poter vantare a capo del proprio esercito il vincitore contro il principio di ogni male? Tant'è. In Francia e non solo lì ciò che è chiaramente sotto attacco è la morale cattolica e più a monte ancora la visione dell'uomo come creatura indebolita dal peccato e bisognosa di una salvezza che è entrata nella storia. Non si può dire, o meglio non si può dire "gratis".In un'intervista al settimanale Famille Chrétienne lo stesso sacerdote sotto accusa ha dichiarato come questo ultimo attacco sia l'ennesimo tentativo di «intimidire l'insegnamento morale tradizionale della Chiesa cattolica: "È la moralità cristiana che è sotto attacco", ha spiegato, aggiungendo che non stava facendo altro che citare il Catechismo della Chiesa cattolica, e in particolare §2357: L'omosessualità si riferisce alle relazioni tra uomini o donne che sperimentano un'attrazione sessuale esclusiva o predominante per persone dello stesso sesso. Ha assunto forme molto diverse nel corso dei secoli e in culture diverse. Le sue origini psicologiche rimangono in gran parte inspiegabili. Sulla base della Sacra Scrittura, che la presenta come una grave depravazione, la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati"».Nonostante altri procedimenti a carico di esponenti della chiesa cattolica in Francia siano finiti con un nulla di fatto, dal momento che non può essere considerato discriminatorio o incitante all'odio proporre gli insegnamenti della Chiesa in tema di moralità, questi episodi e i toni sempre più violenti addirittura assunti da cariche istituzionali confermano il clima di aperta ostilità nei confronti dei cristiani e di ciò che portano nel mondo. Ci si può chiedere, ancora una volta senza paura, chi spinge a odiare chi? Ma siamo cristiani, a certe cose siamo stati istruiti dal più Alto in carica.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia V Domenica T. Ord. - Anno B (Mc 1, 29-39)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jan 31, 2024 7:03


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7660OMELIA V DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1, 29-39) di Giacomo BiffiLA "GIORNATA TIPO" DEL SIGNORE GESU' MODELLO PER IL CRISTIANOIl fascino di questa pagina evangelica sta principalmente nel fatto che essa ci fa intravvedere, con molta ricchezza di particolari, una intera giornata del Signore Gesù. È una giornata di sabato, ma riesce a darci l'idea di come egli abitualmente viveva, come utilizzava il suo tempo, a quali occupazioni dava la preferenza; e quindi in che modo egli ha creduto di poter lavorare per la salvezza degli uomini.Per capire con esattezza la lezione che ne deriva, dobbiamo ricordare che anche la società del suo tempo aveva grandi mali esteriori e grandi problemi: problemi di ingiustizia sociale (c'erano non solo i poveri e i miserabili, ma perfino gli schiavi); problemi di sopraffazione politica (la terra d'Israele era dominata dagli stranieri); problemi di comportamento di fronte alla vita nazionale (bisognava o no partecipare alla lotta partigiana e alla guerriglia condotta dagli zeloti?). Su questo sfondo sarà più facile cogliere la natura delle scelte e delle preferenze di Gesù.Tutta la mattinata è spesa nella sinagoga a dare l'annuncio, attraverso alla lettura e alla interpretazione della Sacra Scrittura, dell'imminenza del Regno di Dio e della necessità della conversione. Il Signore ritiene che la salvezza degli uomini cominci da qui. Ritiene che di gente che crede di dover odiare in nome della solidarietà di nazione o di classe o di fazione politica; di gente che si fa prepotente in nome della giustizia; di gente che arriva perfino a uccidere per un astratto amore dell'umanità o per l'utopia della futura società perfetta, ce ne è sempre qualcuna di troppo. Gli uomini hanno invece una estrema scarsità della verità, cioè della parola che davvero nutre, illumina, salva.E per preservare la sua totale disponibilità all'annuncio evangelico - insidiata dalle richieste sempre più pressanti di interventi contro la miseria e il dolore - non si ferma a lungo nello stesso posto: Andiamocene altrove... perché io predichi anche là: per questo sono venuto.Finita la fatica della predicazione, Gesù - che non si presenta mai nelle vesti antipatiche del superuomo, fatto di ferro e insensibile alla stanchezza - prende un po' di riposo nella casa ospitale di Simone e di Andrea, dimostrando di accettare e di apprezzare la calda intimità di una famiglia. Ma poiché non c'è casa dove non ci sia qualche pena, anche lì trova una sofferenza e una preoccupazione: qualcuno lì è seriamente malato. Il Salvatore non si sottrae alle suppliche che gli vengono dai legami dell'amicizia, e guarisce la suocera di Simone.Appena arriva il tramonto quella povera casa subisce una specie di assedio. Calato il sole, finiva il riposo del sabato, e tutti potevano trasportare i loro infermi senza violare la legge. E tutta la misera e tormentata esistenza umana - cui sono toccati in sorte "mesi di illusione e notti di dolore" - sembra chiedere aiuto al Figlio di Dio.E Gesù, già stanco della giornata intensa, non si nega, anzi si prodiga per lenire ogni dolore. Non rifiuta la misericordia dei casi singoli con la ragione che bisogna piuttosto trovare la soluzione radicale, cambiando le strutture della società.Finché scende la sera e tutto ritorna in pace.In una giornata così assillata da non lasciar respiro, mancava ancora qualcosa. Mancava il tempo della preghiera silenziosa e solitaria. Gesù trova anche questo tempo, all'alba, quando ancora era buio.Avrebbe potuto dire: "Tutta la mia giornata è una preghiera". Oppure: "La vera preghiera è fare del bene agli altri". Oppure: "Io prego solo quando mi sento". Oppure: "La preghiera consiste nel far comunità con gli altri e avere una forte esperienza di fraternità". O qualcun altro dei molti lampi di insipienza, coi quali sappiamo giustificare l'aridità del nostro cuore e la nostra incapacità di isolarci sul serio dal mondo per entrare in dialogo con l'unico interlocutore veramente necessario, che è il Padre nostro che è nei cieli.Gesù invece si ritirò in un luogo deserto e là pregava.EVANGELIZZAZIONE, LOTTA CONTRO IL MALE E PREGHIERA SONO I PILASTRI DELLA VITA CRISTIANAQuesta era la giornata di Gesù, la giornata dell'unico Salvatore del mondo, tutta presa dall'annuncio del Regno e dell'amore del Padre; dalla semplicità del colloquio tra amici all'interno di una casa, dall'azione di misericordia verso tutte le pene degli uomini che concretamente gli venivano vicino, dalla preghiera segreta e appassionata, lontano dal chiasso degli uomini e dalle chiacchiere della gente; chiacchiere che, anche quando sono stampate sui giornali e sulle riviste, sempre chiacchiere sono.Se vogliamo adesso tentare di cogliere la logica interiore dell'azione salvifica di Cristo, che abbiamo visto dispiegarsi lungo le ventiquattro ore di un giorno, possiamo forse dire così.Tutto comincia con l'annuncio e l'insegnamento della verità; non con il confronto dei pareri e l'ascolto delle opinioni, ma con una dottrina nuova con potenza, come dice Marco. Questa irruzione di una luce dall'alto, che è la divina Rivelazione accolta nella fede, è l'unica vera novità nella storia del pensiero umano, che di solito è storia di errori ripetuti e di annebbiamenti ritornanti.Questa luce però non è un fatto puramente teoretico o speculativo, ma è radice, premessa, avvio di un cambiamento della realtà totale. Ma perché questo rinnovamento possa avvenire, deve essere sconfitto e spossessato il principe di questo mondo, che è il diavolo. Scacciò i demoni, è l'annotazione su cui più si insiste in questa pagina di vangelo.È una lotta senza quartiere; dai demoni Gesù non accetta neppure il favore di una testimonianza: Non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. Dimenticare che questa lotta esiste, che è ancora in corso, che ci coinvolge tutti, è una grave infedeltà al messaggio di Cristo.Come segno e primizia della vittoria sul demonio, dal quale sono venuti tutti i mali dell'uomo anche fisici, Gesù moltiplica le guarigioni e gli atti di pietà verso i singoli sofferenti, senza però arrivare mai a lasciarsi imprigionare o distrarre da questa benefica attività. A chi gli dice: Tutti ti cercano, cioè cercano la tua meravigliosa capacità di guaritore, risponde: Andiamocene. E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni. L'annuncio della verità che salva e la guerra contro il demonio, che si annida in tutti gli angoli della nostra esistenza, sono l'indiscutibile programma della sua missione di Salvatore.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia IV Domenica T. Ord. - Anno B (Mc 1, 21-28)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Jan 23, 2024 9:35


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7659OMELIA IV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1, 21-28) di Giacomo BiffiL'episodio descrittoci dalla lettura evangelica di oggi si colloca all'inizio della vita pubblica di Gesù. Dopo essere stato battezzato nel Giordano da Giovanni, Gesù ritorna al nord, nella sua terra di Galilea, e qui, sulle rive del mare, chiama a sé i primi quattro apostoli. Sono due coppie di fratelli: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, tutti e quattro pescatori.Poi va a Cafarnao, dove Simone, uno dei quattro, aveva la sua famiglia, e dove per un po' di tempo il giovane profeta di Nazaret si stabilisce.Proprio nella sinagoga di Cafarnao comincia il suo insegnamento, come abbiamo oggi ascoltato.Contrariamente a quanto spesso si crede, Gesù non ha cominciato predicando per le strade e per le piazze. All'inizio egli si inserisce piuttosto nelle normali abitudini religiose ebraiche: si reca come tutti all'adunanza del sabato e, come erano soliti fare i rabbini, anche lui nella sinagoga legge e commenta qualche passo della Bibbia.LE PAROLE DI CRISTO DIVENTANO FATTINel modo con cui Gesù dà principio alla sua missione non c'era niente di inconsueto e di straordinario, non c'era niente che potesse suscitare scalpore o meraviglia tra gli abitanti di Cafarnao.Ma se l'involucro esteriore è quello di sempre, il contenuto dell'intervento di Cristo nell'assemblea liturgica del suo popolo appare subito una novità senza precedenti. L'evangelista sottolinea lo stupore che a poco a poco prende tutti i presenti, appena il giovane maestro comincia a parlare.Qual era la "novità", che rendeva Gesù diverso da tutti gli altri abituati a prendere la parola nella sinagoga?Il racconto la esprime con la parola "autorità": Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi (Mc 1,22). E più avanti: Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità" (Mc 1,27)."Autorità". In realtà, il testo originale greco adopera un termine che significa "potere" o "potenza". Gesù colpisce perché non si presenta come uno che ricerca l'interpretazione più plausibile, che chiarisce i concetti, che dialoga con gli altri studiosi della legge, che ascolta ed esamina le varie ipotesi, ma come uno che ha il "potere". Ha il "potere" sulle parole e sulle idee, e stabilisce lui che cosa è vero e che cosa è falso, che cosa è giusto e che cosa è sbagliato; e ha addirittura il "potere" sull'eterno nemico di Dio: il demonio: Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono! (Mc 1,27). Egli non solo dice, ma anche decide; non solo parla, ma anche opera; non solo spiega la parola di Dio, ma combatte e vince il male dell'uomo, combatte e vince il grande e oscuro insidiatore del nostro bene e della nostra salvezza.LA PAROLA DI DIO, FORZA TRASFORMANTEDall'atteggiamento del Signore verso la Sacra Scrittura possiamo raccogliere una prima preziosa indicazione. Senza dubbio il Libro di Dio va letto con umile attenzione, va studiato nei suoi punti oscuri, va analizzato in tutte le su implicazioni. Questo è giusto e opportuno; purché però non si dimentichi che questa è solo la premessa perché dal Libro di Dio scaturisca l'energia rinnovatrice della vita, e la lettura della pagina sacra sia immediatamente posta al servizio della nuova realtà, che ci è stata data dal sacrificio di Cristo e che noi dobbiamo far arrivare in tutti gli angoli dell'esistenza.Dunque la "parola" non basta e non serve, se non diventa anche grazia, forza, capacità trasformante. Dobbiamo stare attenti a non fare della nostra lettura della Bibbia un ritorno alla lettura rabbinica, dimenticando che noi ormai viviamo nell'epoca della "parola di Dio" realizzata e incarnata nella vita ecclesiale, nell'epoca del Regno di Dio che è già arrivato tra noi e domanda di essere sempre più ampiamente manifestato nella nostra vita.Probabilmente san Paolo vuol dir questo, quando scrive ai cristiani di Tessalonica: Il nostro vangelo non si è diffuso tra voi soltanto per mezzo della parola, ma con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione (1 Ts 1,5). E vuol forse dir questo anche san Giacomo, quando dice nella sua lettera che chi si limita ad ascoltare culturalmente la parola di Dio è come uno che si guarda nello specchio, ma poi si allontana restando come prima, senza far niente per mettersi in ordine e migliorare la sua personalità (cf. Gc 1,23.24).Noi cristiani non siamo il "popolo del libro" e neppure il "popolo della parola"; siamo il popolo dell'avvenimento, cioè il popolo che sa che la storia umana è stata radicalmente mutata dalla croce e dalla gloria del Signore; siamo il popolo che non si deve dar pace fino a che questa trasformazione non raggiunga l'intero universo; siamo il popolo che deve dar origine a una storia nuova e diversa.La nostra Chiesa deve perciò sì dedicarsi alla conoscenza sempre più vasta e alla comprensione sempre più profonda della Sacra Scrittura, anche più di quanto adesso non faccia. Ma non per fermarsi in questa conoscenza e in questa comprensione, bensì per trovarvi l'impulso continuo a costruire l'"uomo nuovo" e il "mondo nuovo"; quell'uomo e quel mondo nuovo che ha il suo inizio e il suo esemplare nel Cristo crocifisso e risorto.LA REALTA' DEL DEMONIO E LA LIBERAZIONE OPERATA DALLA PAROLA DI CRISTOIl secondo insegnamento di questa pagina evangelica riguarda il demonio. Anche tra i cristiani, ci sono a proposito del demonio opinioni infondate e aberranti: c'è chi non crede alla sua esistenza, e chi ne è addirittura ossessionato. Nessuno di questi due atteggiamenti spirituali è nel giusto, ci dice il Vangelo di oggi.Di fronte a questo essere oscuro e malefico, Gesù non fa il superuomo scettico, frivolo e irridente, ma lo prende sul serio. Lo ha già direttamente affrontato nell'episodio misterioso delle tentazioni del deserto. Sa che cercherà di sballottare i suoi apostoli come si fa col grano quando lo si deve vagliare (cf. Lc 22,31). Lo chiama "principe di questo mondo", ma dichiara anche che non ha alcun potere su di lui (cf. Gv 14,30).San Paolo ci ricorda che la lotta più aspra del credente - contrariamente a quello che oggi pensano molti anche fra i teologi - non è contro "la carne e il sangue" (cioè contro le strutture sociali, i pregiudizi inveterati o i complessi e i grovigli psicologici interni all'uomo), ma contro i dominatori di questo mondo di tenebra,... contro gli spiriti del male (Ef 6,12). Per questo la malvagità, la menzogna, gli accecamenti sono così estesi e imponenti nelle vicende umane: perché hanno una fonte sovrumana.E sarà meglio che noi, quando si tratta di ciò che c'è nel mondo invisibile, ci lasciamo guidare dal pensiero del Signore, più che dalle persuasioni presuntuose e immotivate dei maestri di questo mondo.D'altra parte, però, non dobbiamo essere di quelli che sembrano credere più al potere del diavolo che all'amore di Dio. Se dobbiamo prendere sul serio il demonio, non dobbiamo lasciarcene impaurire, dal momento che abbiamo un Salvatore capace di ridurlo al silenzio e di allontanarlo da noi. Taci! Esci da quell'uomo: Gesù ha pronunciato questa parola di liberazione non solo a Cafarnao, ma anche su ciascuno di noi al momento del nostro battesimo, quando siamo stati consacrati al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, e siamo entrati a far parte della divina famiglia.Come si vede, il Vangelo ci preserva tanto dalle false sicurezze di chi, non vedendo oltre la sua corta vista, presume di non avere avversari spirituali e di poter combattere da solo, quanto dalle angosce di chi si dimentica di essere stato redento e di essere perciò saldamente nelle mani di un Padre che non ha nessuna intenzione di lasciarci andare perduti.

BASTA BUGIE - Omosessualità
Arriva la bibbia queer ed è subito inclusione (e caos)

BASTA BUGIE - Omosessualità

Play Episode Listen Later Dec 20, 2023 8:13


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7635ARRIVA LA BIBBIA QUEER ED E' SUBITO INCLUSIONE (E CAOS) di Valerio PeceSe è vero che la Chiesa richiama da sempre a osservare i «segni dei tempi», una casa editrice cattolica che vanta nello stesso catalogo - insieme all'Enchiridion Vaticanum e alla pregiata Bibbia di Gerusalemme - anche un Commentario biblico ad usum LGBTQ+, qualche interrogativo è destinato a sollevarlo. Parliamo della Bibbia Queer, tradotta e pubblicata in questi giorni da EDB, Edizioni Dehoniane Bologna. Il Commentario (1136 pagine di taglio ermeneutico a cura della «pastora» Mona West e dell'ex gesuita Robert E. Shore-Goss) raccoglie testi di studiosi, rabbini e pastori che attingono alle «teorie femministe, queer, decostruzioniste, decoloniali e utopiche» al fine offrire al mondo arcobaleno una lettura radicalmente inedita della Sacra Scrittura.Già dall'introduzione all'imponente opera, la teologo Selene Zorzi e il professore Martin M. Linter scoprono le carte: «Una lettura queer vuole rompere schemi familiari e offrire nuovi modi di riflettere sul divino [...] e ricordare a noi stessi e agli altri che la Bibbia è tutt'altro che un manuale di codificazioni rigide, ma il luogo in cui ritrovare la chiave della complessità e della porosità delle vite». L'ex monaca benedettina Zorzi e il prof. Linter continuano gagliardi: «Il termine queer intende riferirsi a tutto ciò che di strambo, storto nel senso di non allineato possa presentarsi in una identità personale. Il Dio biblico è un Dio queer: è eccessivo nel suo amore per gli esseri umani [...] e perciò fuoriesce da sé»Il TRADUTTORE RAIMO, DECOSTRUZIONISTA DOCI colpi del Commentario queer targato EDB vengono sparati ad intra e ad extra: a una nuova interpretazione dei testi biblici si somma, in un circolo ermeneutico sempre in progress, l'impatto che eserciterà sulla fluida comunità LGBTQ+. Nelle note di pubblicazione la Bibbia Queer non viene solo descritta come «un testo rivoluzionario, rigoroso, che dà un nuovo volto della Sacra Scrittura», ma anche il primo di una lunga serie di passi volti a scardinare la teologia esistente. «Presentare questo testo al pubblico italiano significa lanciare in qualche modo una prima opera», afferma il curatore Gianluca Montaldi nella nota all'edizione italiana. Montaldi si rammarica che il «confronto della riflessione teologica e spirituale italiana con le tematiche queer [...] rimane ancora relegato a gruppi considerati marginali», mentre invece dovrebbe riguardare «un'opzione dell'intera società», quella «alla quale Michela Murgia - cui viene dedicata questa edizione italiana - ha dato molti apporti». Oltre alla speciale dedica, tra i traduttori dell'opera va segnalato quel Christian Raimo che del decostruzionismo ha fatto un dogma di fede, tanto da definire «violento» il logo di ProVita: la figura stilizzata di padre, madre e figli che si prendono per mano. Il raptus non particolarmente inclusivo è andato in diretta tv, davanti a una sbigottita Maria Rachele Ruiu (portavoce della Onlus) e a un imbarazzato Parenzo.Lo sbarco in Italia della Bibbia Queer suona come un'operazione editoriale ben ponderata, con mandanti e scopi non lasciati al caso. Quanto ai primi, l'eminenza grigia va individuata nella figura di Alberto Melloni, storico delle religioni e indomabile alfiere della dossettiana e poi alberighiana "Scuola di Bologna", che nel giugno 2022 guidò una cordata di imprenditori per salvare EDB e Marietti da un fallimento già conclamato. Quanto agli scopi della pubblicazione del rivoluzionario Commentario, il fatto che nelle chiese della galassia progressista il Gesù queering sia diventato mainstream da tempo lascia intravvedere una forte voglia di emulazione: lavorare sodo per assottigliare il gap con quelle chiese d'oltreoceano e del nord Europa in cui la teologia queer è già ampiamente deflagrata.L'AUTODEMOLIZIONE DEL CATTOLICESIMOIl 31 marzo scorso, durante la "Giornata delle visibilità Transgender", una chiesa presbiteriana è diventa virale sul web per aver celebrato la data con una preghiera al "Dio dei pronomi". Eccone un passaggio: «Allattando dai tanti seni, tu, Dio, distruggi tutti gli stereotipi, rendendo ogni singola persona maschio e femmina. Maschio e femmina, intersessuale, non binario a tua immagine. Esattamente a tua immagine. Dio dello spettro dell'arcobaleno, che hai messo la tua promessa di non violenza nel simbolo dell'amore strano prima che l'umanità lo sapesse, perché tu lo sapevi».Il Commentario EDB dovrebbe ridurre il gap anche con la Chiesa Metodista Unita, quella che vanta la prima drag queen al mondo ad essere stata ordinata. Si chiama Isaac Simmons, si fa chiamare Penny Cost, e descrive il "ministero drag" come un improrogabile «dovere divino». In chiesa, rigorosamente in paillettes, dopo aver tenuto un sermone ai bambini denunciando il privilegio di essere bianchi e etero, il pastore ospitante l'ha lodata così: «Ms. Penny Cost è un angelo con i tacchi, che appare di notte ai pastori annunciando che la Buona Novella è arrivata».La chiesa Presbiteriana non è da meno. Negli ultimi due anni, durante il sacro mese del Pride il Presbyterian News Service ha offerto ai fedeli serie educative online come "Queering the Bible" (giugno 2022) e "Queering the Prophets" (giugno 2023).Pochi esempi, tra i tanti possibili, che raccontano bene una precisa direzione di marcia, quella per cui chiese di stampo liberal, avventurandosi nei sentieri pericolosi e incerti della teologia queer, stiano andando ben oltre l'anelito ad ogni forma di inclusione. Bandendo il matrimonio, la monogamia e ogni struttura sociale consolidata, la teologia queer di fatto incoraggia a sconvolgere e destabilizzare i presupposti di ogni convivenza sociale, che improvvisamente diventano oppressivi e antibiblici. È nella queerness che va cercato il vero messaggio del cristianesimo, non altrove. Non è un caso che Gianluca Montaldi, direttore editoriale delle EDB nonché docente di Teologia presso la sede di Brescia dell'Università Cattolica, scrive senza esitazione alcuna: «Il pensiero binario è letteralmente velenoso».Sulla Bibbia Queer fresca di stampa coglie il punto Marco Respinti su Libero: «Un commentario non è che uno dei molti titoli in catalogo. Con più di 1000 pagine a 79 euro, lo compereranno in pochi e ancora meno lo leggeranno (e il dirlo non è gufare l'editore). Però c'è, resta, segna un confine e subito lo attraversa, presidiando una nuova trincea. È un'operazione culturale, quindi politica, seria, studiata, acuminata, con gli LGBT+ come strumento. Epocale. Il nuovo fronte dell'autodemolizione del cattolicesimo».

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XXXII Domenica T. O. - Anno A (Mt 25, 1-13)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Nov 7, 2023 8:42


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7578OMELIA XXXI DOM. TEMPO O. - ANNO A (Mt 23,1-12) di Giacomo BiffiIl brano evangelico che abbiamo ascoltato offre alla nostra meditazione una parte dell'invettiva aspra e impietosa, pronunciata da Gesù senza ireniche attenuazioni all'indirizzo dei capi religiosi del suo popolo, indicati nelle due categorie emergenti degli "scribi" (i commentatori della Sacra Scrittura) e dei "farisei", che erano i rigidi osservanti delle prescrizioni legali. In sostanza, egli li accusa di incoerenza, di vanità, di oppressione culturale verso i più deboli e sprovveduti. La veemenza di questa requisitoria spiega come mai la tensione tra il profeta di Nazaret e le autorità giudaiche abbia potuto risolversi, appena qualche giorno dopo questo discorso, con la tragedia di una condanna a morte.OGNI AUTORITA' E' STATA DATA IN VISTA DI UN SERVIZIOLe parole del Salvatore sono un invito a un accurato esame di coscienza soprattutto per coloro che esercitano qualche autorità, anche legittima; e prima di tutto per coloro che all'interno della comunità cristiana sono investiti di qualche ministero. Essi si devono ricordare che nel cristianesimo non ci sono né re né padroni che siano tali nel significato che queste qualifiche assumevano nell'antica mentalità pagana: da quando è stato annunziato il Vangelo ed è stata celebrata la Pasqua liberatrice del sacrificio di Cristo, non è più ammessa, propriamente parlando, nessuna autorità di un uomo sugli altri uomini, se non in loro servizio. Vale a dire: più che di comando, si deve parlare di missione; più che di sovranità, si deve parlare di sollecitudine per il bene altrui. Questa prospettiva davvero rivoluzionaria vale per tutti: tutti ci dobbiamo lasciar mettere in crisi da questo insegnamento del Signore, perché la tentazione di dominare, di imporre la propria volontà, di atteggiarsi a condottieri, senza aver ricevuto nessun mandato, può insidiare ogni persona sia pure nell'ambito di una ristretta vita associata. Spesso, anzi, càpita che proprio all'interno dei gruppi che contestano ogni disciplina, anche la più doverosa, e disconoscono ogni presenza direttiva, anche la più necessaria, si facciano più pesanti e oppressive, da parte di qualcuno, le tirannie dello spirito e le intimidazioni ideologiche. Ci sono poi dei padri e delle madri che si proclamano fieri assertori della libertà dell'uomo contro tutti i condizionamenti e le ingerenze, e poi contrastano accanitamente la decisione dei figli anche adulti di scegliere la vita religiosa. Comunque, come ogni esame di coscienza che si rispetti, anche questo va compiuto lealmente e spregiudicatamente nel segreto del cuore, perché ciascuno di noi ha, nella sua piccola esistenza concreta, qualche prevaricazione di cui si deve correggere e qualche istinto di prepotenza da cui si deve guardare.LA QUALIFICA DI "PADRE" E DI "MAESTRO"In questo brano del Vangelo di Matteo Gesù ci rivolge inoltre due raccomandazioni molto concrete e precise. Prima raccomandazione: Non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo (Mt 23,9). E vuol dire: guardate che il titolo di "padre" è il più alto che si possa attribuire; dunque non lo dovete mai banalizzare. Nel senso più intenso e più vero conviene soltanto a Dio, che è la fonte totale di ogni essere; in forma subordinata conviene anche all'uomo che Dio, secondo il suo misterioso disegno, associa a sé nell'azione creatrice facendolo comprincipio di una nuova esistenza. Ognuno di noi ha dunque un solo padre in cielo e un solo padre in terra. Nel contesto dell'esperienza religiosa ed ecclesiale possiamo sì assegnare a qualcun altro questo appellativo sublime, ma solo se con ciò intendiamo con sincerità riconoscere che l'uomo onorato con questo nome è stato ed è strumento della grazia con cui Dio ha acceso e ha sviluppato in noi la sua stessa vita. In tal caso il titolo deve essere carico di rispetto, di amore, di gratitudine; diversamente l'uso del termine è quanto di più antievangelico si possa pensare. Seconda raccomandazione: Non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro maestro, il Cristo (Mt 23,10). Maestro non è chi comunica soltanto delle nozioni; tanto meno è maestro chi propone delle falsità. Maestro è colui che insegna il vero a proposito delle questioni che davvero importano per il destino dell'uomo. In questo senso soltanto a Gesù può essere riconosciuta questa qualifica, e a coloro che insegnano a suo nome e per sua autorità. Come lui stesso ha detto degli apostoli (e dunque dei loro successori): Chi ascolta voi, ascolta me (Lc 10,16).Questa frase di Gesù contiene tre concetti ugualmente preziosi.1. Il maestro è Cristo: quindi nessuno di noi è maestro a sé stesso. Proprio perché l'orgoglioso attaccamento al nostro personale modo di sentire non intralci il nostro cammino verso la verità, dobbiamo mantenerci di fronte a Gesù nell'atteggiamento docile di chi vuole imparare. Sulle questioni religiose e morali non ha molto senso ripetere, come se fosse una sentenza definitiva: "Io la penso così"; dobbiamo sempre ricercare che cosa oggettivamente ne pensi il Maestro.2. Cristo è il solo maestro. Appunto perché il Maestro vero è unico, noi sappiamo come salvarci dalla molteplicità disorientante dei pareri e dalla confusione delle idee: ricorrendo con semplicità alla sua parola. Così non ci lasceremo troppo incantare dai maestri abusivi che dalle pagine dei giornali e dagli schermi televisivi pretendono di guidare le coscienze dei loro fratelli.3. Cristo è il maestro nostro, cioè mandato apposta per noi dalla misericordia del Padre, perché lo scoraggiamento e lo scetticismo non ci paralizzasse nella esplorazione di ciò che è giusto e vero.In conclusione, nella grande famiglia della Chiesa ognuno di noi deve preoccuparsi più di imparare che di insegnare, più di ascoltare che di parlare, più di aprirsi alla luce evangelica che di dar giudizi, perché, quale che sia la nostra cultura e la nostra posizione, noi tutti restiamo sempre discepoli dell'unico vero Maestro.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XXXI Dom. Tempo O. - Anno A (Mt 23, 1-12)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Oct 31, 2023 7:57


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7578OMELIA XXXI DOM. TEMPO O. - ANNO A (Mt 23,1-12)Il più grande tra voi sia vostro servodi Giacomo BiffiIl brano evangelico che abbiamo ascoltato offre alla nostra meditazione una parte dell'invettiva aspra e impietosa, pronunciata da Gesù senza ireniche attenuazioni all'indirizzo dei capi religiosi del suo popolo, indicati nelle due categorie emergenti degli "scribi" (i commentatori della Sacra Scrittura) e dei "farisei", che erano i rigidi osservanti delle prescrizioni legali. In sostanza, egli li accusa di incoerenza, di vanità, di oppressione culturale verso i più deboli e sprovveduti. La veemenza di questa requisitoria spiega come mai la tensione tra il profeta di Nazaret e le autorità giudaiche abbia potuto risolversi, appena qualche giorno dopo questo discorso, con la tragedia di una condanna a morte.OGNI AUTORITA' E' STATA DATA IN VISTA DI UN SERVIZIOLe parole del Salvatore sono un invito a un accurato esame di coscienza soprattutto per coloro che esercitano qualche autorità, anche legittima; e prima di tutto per coloro che all'interno della comunità cristiana sono investiti di qualche ministero. Essi si devono ricordare che nel cristianesimo non ci sono né re né padroni che siano tali nel significato che queste qualifiche assumevano nell'antica mentalità pagana: da quando è stato annunziato il Vangelo ed è stata celebrata la Pasqua liberatrice del sacrificio di Cristo, non è più ammessa, propriamente parlando, nessuna autorità di un uomo sugli altri uomini, se non in loro servizio. Vale a dire: più che di comando, si deve parlare di missione; più che di sovranità, si deve parlare di sollecitudine per il bene altrui. Questa prospettiva davvero rivoluzionaria vale per tutti: tutti ci dobbiamo lasciar mettere in crisi da questo insegnamento del Signore, perché la tentazione di dominare, di imporre la propria volontà, di atteggiarsi a condottieri, senza aver ricevuto nessun mandato, può insidiare ogni persona sia pure nell'ambito di una ristretta vita associata. Spesso, anzi, càpita che proprio all'interno dei gruppi che contestano ogni disciplina, anche la più doverosa, e disconoscono ogni presenza direttiva, anche la più necessaria, si facciano più pesanti e oppressive, da parte di qualcuno, le tirannie dello spirito e le intimidazioni ideologiche. Ci sono poi dei padri e delle madri che si proclamano fieri assertori della libertà dell'uomo contro tutti i condizionamenti e le ingerenze, e poi contrastano accanitamente la decisione dei figli anche adulti di scegliere la vita religiosa. Comunque, come ogni esame di coscienza che si rispetti, anche questo va compiuto lealmente e spregiudicatamente nel segreto del cuore, perché ciascuno di noi ha, nella sua piccola esistenza concreta, qualche prevaricazione di cui si deve correggere e qualche istinto di prepotenza da cui si deve guardare.LA QUALIFICA DI "PADRE" E DI "MAESTRO"In questo brano del Vangelo di Matteo Gesù ci rivolge inoltre due raccomandazioni molto concrete e precise. Prima raccomandazione: Non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo (Mt 23,9). E vuol dire: guardate che il titolo di "padre" è il più alto che si possa attribuire; dunque non lo dovete mai banalizzare. Nel senso più intenso e più vero conviene soltanto a Dio, che è la fonte totale di ogni essere; in forma subordinata conviene anche all'uomo che Dio, secondo il suo misterioso disegno, associa a sé nell'azione creatrice facendolo comprincipio di una nuova esistenza. Ognuno di noi ha dunque un solo padre in cielo e un solo padre in terra. Nel contesto dell'esperienza religiosa ed ecclesiale possiamo sì assegnare a qualcun altro questo appellativo sublime, ma solo se con ciò intendiamo con sincerità riconoscere che l'uomo onorato con questo nome è stato ed è strumento della grazia con cui Dio ha acceso e ha sviluppato in noi la sua stessa vita. In tal caso il titolo deve essere carico di rispetto, di amore, di gratitudine; diversamente l'uso del termine è quanto di più antievangelico si possa pensare. Seconda raccomandazione: Non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro maestro, il Cristo (Mt 23,10). Maestro non è chi comunica soltanto delle nozioni; tanto meno è maestro chi propone delle falsità. Maestro è colui che insegna il vero a proposito delle questioni che davvero importano per il destino dell'uomo. In questo senso soltanto a Gesù può essere riconosciuta questa qualifica, e a coloro che insegnano a suo nome e per sua autorità. Come lui stesso ha detto degli apostoli (e dunque dei loro successori): Chi ascolta voi, ascolta me (Lc 10,16).Questa frase di Gesù contiene tre concetti ugualmente preziosi.1. Il maestro è Cristo: quindi nessuno di noi è maestro a sé stesso. Proprio perché l'orgoglioso attaccamento al nostro personale modo di sentire non intralci il nostro cammino verso la verità, dobbiamo mantenerci di fronte a Gesù nell'atteggiamento docile di chi vuole imparare. Sulle questioni religiose e morali non ha molto senso ripetere, come se fosse una sentenza definitiva: "Io la penso così"; dobbiamo sempre ricercare che cosa oggettivamente ne pensi il Maestro.2. Cristo è il solo maestro. Appunto perché il Maestro vero è unico, noi sappiamo come salvarci dalla molteplicità disorientante dei pareri e dalla confusione delle idee: ricorrendo con semplicità alla sua parola. Così non ci lasceremo troppo incantare dai maestri abusivi che dalle pagine dei giornali e dagli schermi televisivi pretendono di guidare le coscienze dei loro fratelli.3. Cristo è il maestro nostro, cioè mandato apposta per noi dalla misericordia del Padre, perché lo scoraggiamento e lo scetticismo non ci paralizzasse nella esplorazione di ciò che è giusto e vero.In conclusione, nella grande famiglia della Chiesa ognuno di noi deve preoccuparsi più di imparare che di insegnare, più di ascoltare che di parlare, più di aprirsi alla luce evangelica che di dar giudizi, perché, quale che sia la nostra cultura e la nostra posizione, noi tutti restiamo sempre discepoli dell'unico vero Maestro.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XXX Domenica T. Ord. - Anno A (Mt 22,34-40)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Oct 24, 2023 7:10


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7577OMELIA XXX DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 22,34-40) di Giacomo BiffiAccese discussioni con i vari gruppi religiosi ebraici e insidiose interpellanze da parte di agguerriti dottori della legge hanno contraddistinto gli ultimi giorni della vita terrena del Signore Gesù, costituendo quasi le naturali premesse all'esplosione di odio che doveva portare alla sua uccisione sul Calvario. La scorsa domenica abbiamo visto la questione del tributo a Cesare; in questa domenica, sempre sulla scorta del Vangelo di Matteo, veniamo a conoscere un altro interrogativo che al Maestro è stato proposto dai farisei, e ancora con la malafede di chi non ricerca la verità ma vuol tendere dei tranelli: Per metterlo alla prova. Stavolta Gesù viene sollecitato a rispondere su un classico problema della teologia rabbinica: di tutta la serie interminabile dei precetti di Mosè, qual è il comandamento più importante e meglio ricompensato? Non c'era niente di insolito o di particolarmente originale nella domanda. Ma se la questione era convenzionale, la risposta di Cristo è senza dubbio un colpo d'ala, che ci trasporta alle massime altezze della riflessione religiosa. Poche parole nella storia umana hanno avuto una rilevanza e un'incisività paragonabile a quella della frase pronunciata da Gesù in questa occasione: Amerai il Signore Dio tuo... Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Nel comando dell'amore Gesù individua non solo il punto più elevato, ma anche l'anima e l'ispirazione di tutta la religione. Da esso, egli afferma, dipende tutta la legge e i profeti.LA FEDE AUTENTICA POSSIEDE LO SLANCIO DI UN INNAMORAMENTOLa religione non prescrive prima di tutto e sopra tutto: Non fare, oppure: Fa'. Prima di tutto e sopra tutto dice: Amerai. Senza dubbio delle proibizioni e dei comandi positivi specifici hanno un giusto posto nella legge di Dio. Ma non costituiscono l'elemento primario, lo spirito, il vertice del nostro rapporto personale col Signore. La religione, prima e più che in un patrimonio di idee, di usi, di precetti, di opere buone, risiede nel cuore. La fede, nella sua autenticità, prima di ogni altra cosa, è una specie di innamoramento, e possiede tutto lo slancio, l'insaziabilità, il desiderio non mai placato di superarsi, che è proprio di un essere raggiunto e dominato dall'amore. Chi nella vita religiosa punta al minimo (per esempio: evitare le colpe più gravi, arrivare a messa il più tardi possibile, occuparsi delle pene altrui nella misura minima e meno impegnata), o anche solo si contenta di quello che egli è (senza nessuna ansia di crescere e di migliorare) contraddice la logica dell'amore, che vuole dare sempre di più, e misconosce la realtà profonda del suo rapporto con Dio.LA GELOSIA DI UN DIO CHE CHIEDE A NOI IL NOSTRO "TUTTO"Con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Tre volte la parola "tutto" ritorna in questa breve frase di Cristo: un'insistenza quasi ossessiva, che racchiude una fondamentale verità. La misura che conviene al Dio che è l'Infinito e l'Eterno, è quella espressa dalla parola "tutto" e dalla parola "sempre"; che sono poi anche i termini preferiti dal linguaggio dell'amore, quando non è inquinato dalle mode ideologiche e culturali. L'amore di un Dio, che è l'unico, è esigente. È un Dio "geloso", ci dice con vocabolo pittoresco la Sacra Scrittura. Non vuole comproprietà nel nostro cuore, non accetta compromessi nella fedeltà a lui, non tollera di dividerci con altri che non possano essere visti a giusto titolo come presenze e incarnazioni legittime della sua amabilità. Non è facile per noi vivere in conformità a questo principio. A noi piace mercanteggiare; cerchiamo sempre le strade intermedie; abbiamo paura di ciò che è totale e definitivo. Noi possiamo arrivare fino a dare "tanto", purché non sia "tutto". Dio invece si accontenta anche del nostro "poco", purché sia "tutto": tutto quello che abbiamo e tutto quello che siamo. Così si spiegano le nostre quotidiane incoerenze, che Dio pazientemente sopporta, purché non ne facciamo una regola accettata e indiscutibile di vita, purché ogni giorno tentiamo e ritentiamo di superarle e arrivare all'integralità della nostra donazione. Nessuno dunque si illuda che sia facile essere sul serio "cristiani", cioè discepoli di Cristo che vuole tutto per sé. D'altra parte nessuno, dall'amara esperienza delle sue spirituali avarizie, deve concludere che essere cristiani sul serio è impossibile. Quel Dio, che è esigente e totalitario, è anche tollerante e misericordioso: ci prende come siamo, purché veda in noi l'aspirazione sincera a diventare come lui ci vuole.L'INSCINDIBILITÀ DELL'AMORE DI DIO E DELL'AMORE DEL PROSSIMOAmerai il Signore... Amerai il prossimo. L'amore di Dio e l'amore del prossimo sono da Gesù presentati come strettamente connessi tra loro: sono i due volti di un'unica carità. Perciò non si possono separare e tanto meno si possono porre tra loro in contrasto. Non si tratta di scegliere tra l'uno e l'altro. Si tratta piuttosto di fare del primo il necessario fondamento del secondo, e del secondo l'immancabile manifestazione del primo. Chi li contrappone e dice: "Piuttosto che pregare Dio e andare in chiesa, è meglio far del bene agli altri", oppure dice: "Piuttosto che occuparsi degli altri e immischiarsi nella vita sociale, è preferibile adorare il Signore, meditare sulla sua parola, celebrare la sua liturgia", li ha già violati tutti e due. La parola "piuttosto" qui diventa segno di un sostanziale travisamento della prima legge del Vangelo. D'altronde, se non si pensa a Dio da amare con tutte le forze, l'amore per gli uomini non ha nessuna giustificazione. Perché dovremmo amarli (dal momento che spesso non sono né amabili né giusti verso di noi), se non avessimo la persuasione che tutti siamo legati dall'affetto doveroso verso il Padre comune? E reciprocamente, come si potrà salvare dalla vuotezza, dalla sterilità, dall'illusione il nostro amore per Dio, se non tentiamo di attualizzarlo e di renderlo operativo nell'amore per gli uomini, che sono sempre e tutti immagini vive di Dio? I pericoli, come sempre, stanno su ambedue i versanti. C'è il pericolo di fare della ricerca e del culto di Dio una scusa per stare lontano dai problemi dei nostri fratelli, e c'è il pericolo di presentare come interessamento concreto per gli altri e passione per la giustizia terrena ciò che in fondo è soltanto uno spaventoso disinteresse nei confronti di Dio, una squallida incapacità di amare, una ribellione a prendere la volontà del Padre che è nei cieli come norma assoluta della nostra vita. Possiamo concludere dicendo che essere discepoli di Gesù significa semplicemente saper amare: saper amare Dio nei suoi figli, saper amare gli altri partecipando allo stesso amore paterno che Dio ha per loro.

Spiritualità | RRL
287 - I DOGMI MARIANI  IV  L'assunzione  La Sacra Scrittura 

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Play Episode Listen Later Aug 12, 2023 5:04


Prima ricordiamo che la Fede è contenuta non solo nella sacra Scrittura, ma anche nella Tradizione orale: fu uno delle eresie fondamentali dell'Eresiarca Martin Lutero di asseverare che la Fede si contenesse nella sola Scrittura. Nel caso sotto considerazione, la dottrina dell'Assunzione è contenuta principalmente nella Tradizione, costituendo un avvenimento dei tempi apostolici sempre insegnato dalla Santa Madre Chiesa. La Festa dell'Assunzione fu conosciuta già nell'ottavo secolo e deriva da quella orientale della Dormizione nel sesto secolo. La dottrina fu definita come dogma da papa Pio XII nelle parole sopraccitate. Se la dottrina non viene insegnata esplicitamente nella sacra Scrittura, viene comunque accennata in essa, cioè in tre immagini. La prima immagine è quella di una donna nel Cielo: L'Apocalisse dice (12. 1): ‘Un gran segno apparve in cielo: una donna vestita del sole, con la luna sotto i suoi piedi, e sulla testa una corona di dodici stelle.' La teologia interpreta questa donna come l'Assunta, glorificata nel corpo e nell'anima.

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286- I DOGMI MARIANI  IV  L'Assunzione 

Spiritualità | RRL

Play Episode Listen Later Aug 5, 2023 3:47


Il dogma dell'Assunzione fu dichiarato da papa Pio XII30 con le parole: ‘L' Immacolata Madre di Dio, Maria sempre Vergine, quando il corso della sua vita terrena fu compiuto, fu assunta corpo ed anima nella gloria del Cielo.' Vediamo innanzitutto i motivi teologici di questo dogma, e poi il suo fondamento nella Sacra Scrittura. Motivi teologici

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Trasfigurazione - Anno A (Mt 17, 1-9)

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Play Episode Listen Later Aug 1, 2023 6:27


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7458OMELIA TRASFIGURAZIONE - ANNO A (Mt 17,1-9)Il Vangelo di questa domenica ci invita a riflettere sull'episodio della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, un episodio avvenuto - narra l'Evangelista - sei giorni dopo il primo annuncio fatto da Gesù sulla sua prossima Passione. In quella circostanza, Gesù si manifesta chiaramente come il Messia sofferente, come Colui che è venuto al mondo a morire per gli uomini, a morire per la salvezza dell'umanità. Quella rivelazione non rispondeva alle comuni attese degli ebrei di un Messia glorioso, quindi di quelle degli Apostoli. In questi ultimi produsse sgomento e scoraggiamento. Allo scopo di incoraggiarli, il Maestro divino portò sul monte Tabor Pietro, Giacomo e Giovanni e lì si trasfigurò davanti a loro: «Il suo volto brillò come il sole - racconta il Vangelo - e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17,2).Il Signore mostrò ai tre Apostoli lo splendore della sua divinità. Dovette essere un'esperienza così beatificante da indurre Pietro, a nome degli altri, ad esprimere il desiderio di voler rimanere per sempre sul monte a contemplare Dio.Gesù abbandona la pianura, la città, e sale sul monte Tabor per rimanervi nella solitudine, in preghiera. Il monte nella Sacra Scrittura (come il monte Sinai, il monte Carmelo) è il luogo della presenza straordinaria di Dio.La salita al monte Tabor ci rivela la necessità della penitenza, il distacco dalle cose materiali per poter pregare: incontrare e conoscere Dio.Dobbiamo purtroppo rilevare la difficoltà a pregare da parte di tanti uomini. Questo accade soprattutto perché risulta difficile staccare il cuore da tanti interessi materiali, da tante passioni terrene, da tante occupazioni volute da noi. Ed allora diventa difficile anche entrare in chiesa, trovare un po' di tempo per la preghiera.Pensiamo a quanti perdono la Santa Messa domenicale per gli avvenimenti sportivi (partita di calcio, ad esempio). Per una passione si vendono l'anima al diavolo! Qualsiasi sacrificio per il calcio! Non riescono a staccarsi. Il cuore è attaccato agli interessi materiali.Ma anche se si trova il tempo per andare alla Messa, molto spesso, purtroppo, si riduce solo ad una presenza fisica, come quella dei banchi e dei muri. Questo per togliersi lo scrupolo di non aver perso la Messa. Ma la mente, il cuore dove stanno, dove vagano?Ecco il monte Tabor: bisogna staccarsi dal piano, arrampicarsi, fare lo sforzo del distacco per potersi incontrare con Dio e avere i veri frutti della preghiera: l'incontro e la manifestazione di Dio, la conoscenza sempre più profonda di Dio.Fratelli e sorelle, una volta che siamo riusciti a salire e a rimanere sul monte, una volta che ci mettiamo a pregare, una volta che gustiamo la preghiera, può succedere anche a noi ciò che è accaduto per l'Apostolo Pietro: Signore restiamo sempre qui! È bello stare con te! Non vogliamo più lasciarti!Padre Pellegrino Funicelli, che fu anche assistente personale di Padre Pio, ha raccontato di averlo a lungo "spiato" di giorno e di notte, un po' dappertutto, sino alla sua morte: «Ebbene, non l'ho mai sorpreso ad oziare: non soltanto pregava sempre, ma quando credeva di essere solo pregava con una concentrazione tale che sembrava in contatto diretto con la Divinità. In pubblico, invece, per non distinguersi, si uniformava allo stile e al ritmo della comunità».E quanto ritenesse vitale la preghiera anche per i suoi figli spirituali lo documenta una testimonianza della signorina Clementina Belloni: «In una confessione, Padre Pio mi accusò di aver rubato. Sorpresa, negai. Il Padre continuò: "Hai rubato il tempo a nostro Signore". E infatti il giorno precedente avevo mancato al dovere della preghiera». Con padre Giacomo Piccirillo, che indugiava a fotografarlo da diverse angolazioni, sbottò: «Stai con questo "ma strillo" [riferendosi alla macchina fotografica, nda] in mano da più di un'ora e non hai detto neanche un'Ave Maria!».A conclusione di questa nostra riflessione domandiamoci: che cosa abbiamo fatto in questi ultimi anni per aumentare la nostra preghiera? Possiamo dire, ad esempio, che rispetto a due anni fa stiamo pregando di più o meglio? Abbiamo fatto qualche sforzo, sacrificio proprio per facilitare il movimento del nostro spirito nell'innalzarsi verso Dio (Santa Messa quotidiana, un Rosario in più, ecc.)?Proponiamoci dunque di pregare di più e meglio, ossia di pregare con sacrificio, pregare rinunciando a tutte le occasioni di distrazione (non riempire la mente unicamente di fatti di cronaca o di notizie sportive o altro che non ci eleva e che ci degrada addirittura, evitare chiacchiere inutili, perdite di tempo, ecc.). Solo così la nostra preghiera sarà più efficace e ci attirerà grazia sovrabbondante dal Signore.

BASTA BUGIE - Cristianesimo
L'umanità merita i castighi di Dio

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later May 10, 2023 9:01


VIDEO: I castighi di Dio ➜ https://www.youtube.com/watch?v=ehyTtby2rAITESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7404L'UMANITA' MERITA I CASTIGHI DI DIO di Roberto De MatteiIl padre Francescano Stefano Cecchin, presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, in una intervista pubblicata il 30 aprile da "Alfa&Omega" ha fatto una sconsiderata affermazione, che non può essere tenuta sotto silenzio.Dopo aver rivendicato l'autorità e la competenza dell'organismo che presiede, padre Cecchin ha testualmente dichiarato che un criterio per discernere la autenticità delle apparizioni mariane è questo: "le apparizioni che parlano di castighi di Dio sono assolutamente false".C'è da augurarsi che padre Cecchin corregga al più presto questa dichiarazione, perché se c'è qualcosa di assolutamente falso, e in contraddizione con l'insegnamento e la pratica della Chiesa cattolica sono proprio le sue parole.Non c'è bisogno di ricorrere alla Sacra Scrittura, e all'insegnamento dei Padri della Chiesa, di San Tommaso e dei Santi. [...] Mi limito a citare il Magistero di un Papa contemporaneo, Benedetto XVI.Nell'omelia tenuta il 5 ottobre 2008 per l'apertura del XII Sinodo dei Vescovi, papa Benedetto non esita a pronunciare la parola castigo, riferendola alle nazioni e alla Chiesa stessa. "Se guardiamo la storia, siamo costretti a registrare non di rado la freddezza e la ribellione di cristiani incoerenti. In conseguenza di ciò, Dio, pur non venendo mai meno alla sua promessa di salvezza, ha dovuto spesso ricorrere al castigo. E' spontaneo pensare, in questo contesto, al primo annuncio del Vangelo, da cui scaturirono comunità cristiane inizialmente fiorenti, che sono poi scomparse e sono oggi ricordate solo nei libri di storia. Non potrebbe avvenire la stessa cosa in questa nostra epoca? Nazioni un tempo ricche di fede e di vocazioni ora vanno smarrendo la propria identità, sotto l'influenza deleteria e distruttiva di una certa cultura moderna".Queste nazioni, dice il Papa, potrebbero essere castigate, come accadde alle comunità cristiane un tempo fiorenti e oggi dimenticate. Accadde a Cartagine, devastata dai Vandali e poi sommersa dall'Islam. Il Cristianesimo fu cancellato da quella terra. E cosa attende le nazioni europee che iscrivono i vizi di Cartagine, come la sodomia, nelle loro leggi? "Non potrebbe avvenire la stessa cosa in questa nostra epoca"? Questa domanda drammatica di Benedetto XVI interpella ognuno di noi.In un altro discorso, l'udienza generale del 18 maggio 2011, Benedetto XVI ha parlato della preghiera di intercessione di Abramo per Sodoma e Gomorra, le due città bibliche punite da Dio a causa dei loro peccati, perché Abramo non poté trovare in esse neppure dieci giusti, che ne meritassero la salvezza.Il Signore voleva questo: un numero anche minimo di giusti per salvare la città. "Ma - afferma il Papa - neppure dieci giusti si trovavano in Sodoma e Gomorra, e le città vennero distrutte. Una distruzione paradossalmente testimoniata come necessaria proprio dalla preghiera d'intercessione di Abramo. Perché proprio quella preghiera ha rivelato la volontà salvifica di Dio: il Signore era disposto a perdonare, desiderava farlo, ma le città erano chiuse in un male totalizzante e paralizzante, senza neppure pochi innocenti da cui partire per trasformare il male in bene. Perché è proprio questo il cammino della salvezza che anche Abramo chiedeva: essere salvati non vuol dire semplicemente sfuggire alla punizione, ma essere liberati dal male che ci abita. Non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell'amore che porta già in sé il castigo. Dirà il profeta Geremia al popolo ribelle: «La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio» (Ger 2,19)".Il Papa ricorda dunque che "non è il castigo che deve essere eliminato, ma il peccato, quel rifiuto di Dio e dell'amore che porta già in sé il castigo". Il peccato porta con sé, come conseguenza, il castigo, sia sul piano individuale che su quello collettivo.La prospettiva di un grande castigo per l'umanità, se non si fosse convertita, costituisce il nucleo del "segreto" di Fatima del 1917. Nelle parole di Benedetto XVI risuona l'eco di quel messaggio che proprio l'allora cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Fede, presentò e commentò il 26 giugno del 2000.A Fatima la Madonna avvertì i tre pastorelli che "Dio sta per castigare il mondo per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre (...) i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Infine il mio Cuore Immacolato trionferà".Il Messaggio di Fatima, ufficialmente divulgato dalla Santa Sede, ci ricorda come la spada di Damocle di un terribile castigo incombe sull'umanità. La Pontificia Accademia Mariana, presieduta dal padre Stefano Cecchin, oggi avrebbe il dovere di ricordare ai fedeli la scelta radicale davanti a cui il messaggio di Fatima pone la società intera e ognuno di noi, tra la conversione e il castigo, individuale e collettivo.Se il mondo non si pente, e soprattutto se gli uomini di Chiesa tacciono, i castighi sono destinati ad aggravarsi sempre di più, fino ad arrivare all'annientamento di nazioni intere, come la Madonna ha annunciato a Fatima. E Fatima non è una rivelazione dubbia o discutibile, ma un annuncio divino, riconosciuto da ben sette Papi che si sono succeduti nell'ultimo secolo.Chi afferma che Dio non castiga, nel tempo e nell'eternità, è uno stolto e un insipiente, perché è privo di quel timore di Dio che è l'inizio della Sapienza ed è la prima condizione per la nostra salvezza.

I novissimi
Il giorno dell'ira di Dio

I novissimi

Play Episode Listen Later Apr 12, 2023 57:16


Il giudizio universale nella Sacra Scrittura. Il giorno del Signore nell'Antico Testamento: giorno d'ira e giorno di angoscia. Il giudizio universale nei Vangeli, in san Paolo in san Pietro e nell'Apocalisse. Il carattere rigorosamente retributivo di questo giudizio. Ciclo di catechesi "I Novissimi", ventottesima puntata, Mercoledì 12 Aprile 2023

BASTA BUGIE - Omosessualità
Strage di Nashville, il killer è una ragazza transessuale di 28 anni che odiava la scuola cristiana

BASTA BUGIE - Omosessualità

Play Episode Listen Later Apr 5, 2023 16:54


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7365STRAGE DI NASHVILLE, IL KILLER E' UNA RAGAZZA TRANSESSUALE DI 28 ANNI CHE ODIAVA LA SCUOLA CRISTIANA di Valerio PeceGiovedì, a soli a soli quattro giorni dalla tragedia della scuola cristiana di Nashville in cui una donna che si percepiva uomo ha ucciso sei persone tra cui tre bambini, il presidente Joe Biden ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nella quale afferma in tono solenne che «i transgender americani plasmano l'anima della nostra nazione». Lo ha fatto alla vigilia della Giornata della Visibilità Trans (Trans Day of Visibility), che dal 2021 negli USA si celebra il 31 marzo.Le parole del presidente Usa hanno scatenato un acceso dibattito nell'opinione pubblica americana, la quale aspetta da giorni che l'FBI rilasci il "manifesto" scritto dall'attentatrice Audrey Hale con cui si dovrebbe far luce sul vero movente della strage. Lo strano ritardo sta generando sospetti in molti, tanto che Tucker Carlson, volto noto di Fox News, ha apertamente affermato che «non possiamo vedere il manifesto perché la lobby transgender, che è molto più potente di voi, ha fatto pressioni sui politici per tenerlo nascosto».Molti, infatti, già da ora parlano di crimine d'odio contro i cristiani, visto anche che tra i bambini uccisi c'è la figlia di Chad Scruggs, il pastore della scuola che negli ultimi mesi, secondo alcune indiscrezioni, stava offrendo un aiuto psicologico alla terrorista. Non è tutto. Con un'America scossa nel profondo, in cui sei famiglie cristiane piangono i propri cari trucidati a colpi di fucile da una ventottenne transgender, la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, commentando pubblicamente la nota di Biden, ha aggiunto queste parole: «I nostri cuori sono con la comunità trans, poiché sono sotto attacco».IL PEANA DI JOE BIDEN SUI TRANS«Il Transgender Day of Visibility», ha scritto Biden nella sua nota, «celebra la gioia, la forza e il coraggio assoluto di alcune delle persone più coraggiose che conosco». La dichiarazione aggiunge: «Dobbiamo anche continuare a sfidare le centinaia di odiose leggi statali che sono state introdotte in tutto il paese, assicurandoci che ogni bambino sappia che è fatto a immagine di Dio, che è amato e che lo stiamo difendendo». Una vera chiamata alle armi, maliziosamente mescolata alla Sacra Scrittura, che ha il suo clou in questo passaggio: «Chiedo a tutti gli americani di unirsi a noi nel sollevare le vite e le voci delle persone transgender in tutta la nostra nazione», perché «un'ondata di leggi statali discriminatorie sta prendendo di mira i giovani transgender, terrorizzando le famiglie e ferendo i bambini che non fanno del male a nessuno».Biden non può non riferirsi alle leggi approvate da quegli Stati americani che a differenza sua non le hanno affatto stimate come discriminatorie. Come quelle che proteggono le donne dagli uomini biologici che vogliono competere negli sport femminili (la legge dello Iowa del marzo 2022); o come quelle che vietano di prescrivere farmaci che impediscono l'emergere di caratteristiche sessuali secondarie negli adolescenti (e che possono portare alla sterilità), o che vietano ai medici di mutilare chirurgicamente i minori solo perché questi credono di appartenere al sesso opposto. Biden stava probabilmente prendendo di mira anche la legge approvata dal governatore della Florida Ron DeSantis (provvedimento noto come "Diritti dei genitori nell'istruzione" ma che la stampa democratica ha subito etichettato col nome "Don't Say Gay"), una misura che consiste semplicemente nel divieto di parlare ai bambini che vanno dalla materna alla terza elementare di temi considerati inappropriati, quali l'"orientamento sessuale" e l'"identità di genere". Tutti esempi di «leggi odiose» stigmatizzate dal presidente Biden nella sua nota.BLACK HUMOR O PERFIDIA PURA?A proposito poi della «violenza contro le persone trans» con cui Biden ha infarcito la sua dichiarazione ufficiale per il Transgender Day of Visibility, il giornalista americano Matt Walsh, per le opinioni espresse sulla tragedia di Nashville (la città dove vive), ha dovuto annullare il suo discorso alla Washington and Lee University in Virginia. «A causa delle minacce contro la mia famiglia [...] non posso lasciare la mia famiglia e volare in un altro Stato. Odio il dover rimandare l'evento, ma mia moglie e i miei figli vengono prima di tutto», ha scritto il commentatore. Il quale, a proposito delle intimidazioni ricevute, ha però aggiunto: «Le minacce alla mia famiglia mi rendono solo più determinato a combattere. Non lascerò che questi psicopatici mi spaventino fino al silenzio, lo prometto».Che su certi temi il clima negli USA sia ormai fuori controllo lo dimostrano le ciniche (e pericolose) uscite di questi giorni di artisti e giornalisti del cosiddetto "mondo liberal". Prima l'attrice Jane Fonda, che nel programma televisivo "The View", alla domanda su che cosa si potesse fare («oltre a marciare e protestare») per contrastare i pro life e il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade, tra le risate imbarazzate delle conduttrici ha risposto: «Penso all'omicidio». Poi l'odioso tweet con cui il giornalista televisivo David Pakman ha deriso i bambini uccisi nella scuola cristiana di Nashville per non aver "pregato abbastanza". «È molto sorprendente», ha scritto Pakman in un tweet poi cancellato, «che ci sia stata una sparatoria di massa in una scuola cristiana, dato che la mancanza di preghiera è spesso la causa di questi eventi orribili. È possibile che non pregassero abbastanza o non correttamente, nonostante fosse una scuola cristiana?».Intanto, nella giornata di mercoledì, poche ore prima cioè che la Casa Bianca diramasse la nota del presidente sul Trans Day of Visibility, molti attivisti trans hanno preso d'assalto il Campidoglio del Kentucky per protestare contro la legge in quel momento in discussione, quel "Senate Bill 150" che mira a proibire il cambio di sesso per i minori, vietando la terapia ormonale a chi non abbia ancora compiuto i 18 anni. La violenta insurrezione - che i media hanno subito ribattezzato "transurrection" e che in Italia è stata raccontata dal solo Giuliano Guzzo sulla Verità - è stata domata a fatica dalle forze dell'ordine, concludendosi poi con diversi arresti. Il parallelo con il più rumoroso assalto di Capitol Hill, per i media amircani si è concretizzato per via di un urlante attivista trans acconciato in stile "sciamano del 6 gennaio" (per altri, invece, visto il tipo di corna ritorte, rappresentazione simbolica di un sacerdote di Baphomet).Sciamano o bafometto, il disegno di legge a tutela dei minori, in un mantra senza fine è stato etichettato dal governatore democratico del Kentucky Andy Beshear come «un ennesimo attacco alla comunità transgender». Comunità transgender che, ricordiamolo, per bocca del Presidente Usa «plasma l'anima della nazione».Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Biden, i baby trans e i danni taciuti del transessualismo" parla del messaggio istituzionale alla Giornata della visibilità transgender del presidente degli USA.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 aprile 2023:Si chiama International Transgender Day of Visibility (Giornata internazionale della visibilità transgender) e si celebra ogni 31 marzo, dal 2009. Una giornata dedicata al transessualismo, in buona sostanza. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato che la Giornata è da celebrarsi in tutta la nazione e le ha dedicato anche un messaggio istituzionale in cui si spinge a dire che le persone trans "modellano l'anima della nostra nazione".Il sedicente cattolico Biden si dichiara a favore della transizione sessuale nei bambini. Infatti, scrive che le persone transessuali "da bambini, meritano ciò che ogni bambino merita: la possibilità di imparare in scuole sicure e solidali, di sviluppare amicizie significative e di vivere in modo aperto e onesto". Poi se la prende con quegli Stati che hanno emanato leggi che vietano il cosiddetto "cambiamento" di sesso nei minori, tra questi ricordiamo il Tennessee, il Dakota del Sud, il Kentucky e il  Mississippi. "Un'ondata di leggi statali discriminatorie - si legge nel comunicato - prende di mira i giovani transgender, terrorizzando le famiglie e ferendo i bambini che non fanno del male a nessuno. [...] Insieme, dobbiamo anche continuare a sfidare le centinaia di odiose leggi statali che sono state introdotte in tutto il paese, assicurandoci che ogni bambino sappia che è fatto a immagine di Dio, che è amato e che noi lo difendiamo".A dire la verità, sono i trattamenti ormonali e gli interventi chirurgici a devastare i bambini e i ragazzi. L'American College of Pediatricians, in merito ai bloccanti della pubertà, ci informa che il loro uso aumenta gli atti di autolesionismo e "possono effettivamente causare depressione e altri disturbi emotivi legati al suicidio".

I novissimi
Le risurrezioni dei Vangeli, la risurrezione di Gesù e la risurrezione dei morti

I novissimi

Play Episode Listen Later Mar 22, 2023 59:22


La risurrezione dei morti nella Sacra Scrittura. Le tre risurrezioni operate da Gesù, la risurrezione di Gesù, le risurrezioni avvenute in occasione della morte di Gesù e la risurrezione dei morti. Ciclo di catechesi "I Novissimi", venticinquesima puntata, Mercoledì 22 Marzo 2023

il posto delle parole
Andrea Albertin "Ricominciare a credere"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later Mar 20, 2023 31:12


Andrea Albertin"Ricominciare a credere"Itinerario biblico-liturgico per giovani e adutliPrefazione Monsignor Claudio CipollaEdizioni Messaggero Padovahttps://edizionimessaggero.itCome ricominciare a credere dopo essersi allontanati dalla fede? Come non smettere di credere pur nelle difficoltà e nelle prove di ogni giorno? In queste pagine l'autore ricorre all'aiuto di alcuni personaggi biblici con la certezza che – meditando i loro cammini di fede – anche noi possiamo imparare, o imparare in maniera nuova, a rivolgerci a un “oltre” affidabile, da cui sperimentare compassione e rinnovata fiducia; a fidarci e affidarci alla parola di Dio, per metterci in cammino; a scoprirci risanati e salvati per un dono ricevuto; a ritornare sui nostri passi per lodare, benedire e ringraziare. Queste pagine suggeriscono che gli itinerari biblici, celebrati anche nella liturgia, favoriscono nelle persone la perenne dinamica del “ricominciare a credere”. Un testo di meditazione e al contempo una proposta pastorale.Andrea Albertin, presbitero della diocesi di Padova, ha conseguito il dottorato in scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. È docente di Sacra Scrittura a Padova presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose, la Facoltà Teologica del Triveneto e l'Istituto di Liturgia Pastorale di S. Giustina. Ha pubblicato articoli e contributi, e le monografie, Il caso dei deboli e dei forti. Rm 14,1-15,13 come esemplificazione di vita etica alla luce della giustificazione per la fede (2015); Paolo di Tarso: le lettere. Chiavi di lettura (2016); A che ora è la fine del mondo? I testi apocalittici nella Bibbia (2017); Ricominciare a credere. Itinerario biblico-liturgico e fondamenti della vita spirituale (2023).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement

I novissimi
La venuta di Gesù nella gloria

I novissimi

Play Episode Listen Later Mar 1, 2023 61:52


I "novissimi mundi": parusia, risurrezione della carne e giudizio universale. Introduzione. La Parusia nella Sacra Scrittura: presentazione e commento dei brani in cui Gesù parla del suo ritorno. I due combattimenti escatologici e i loro esiti. Ciclo di catechesi "I Novissimi. La morte e la vita del mondo che verrà", ventiduesima puntata, 1 Marzo 2023

BASTA BUGIE - Omosessualità
La tavola rotonda sull'omosessualità che assomiglia ad un frullato misto che confonde le idee

BASTA BUGIE - Omosessualità

Play Episode Listen Later Feb 7, 2023 14:24


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7313LA TAVOLA ROTONDA SULL'OMOSESSUALITA' CHE ASSOMIGLIA A UN FRULLATO MISTO CHE CONFONDE LE IDEE di Mauro FaverzaniSi è svolta lo scorso 13 gennaio presso sala Voltini del Centro Culturale Cappuccini di Argenta una tavola rotonda sul tema «Dialogo: un ponte che unisce - È possibile un dialogo fra religioni e omosessualità?», patrocinato dal Comune. Tra i relatori, erano presenti il presidente Arcigay di Ferrara, Manuela Macario, il coordinatore del centro culturale islamico, Hassan Samid, e don Alessio Grossi, psicanalista e referente del Consultorio diocesano, parroco della chiesa di San Giacomo apostolo a Ferrara, inviato all'evento dall'arcivescovo, mons. Giancarlo Perego, a nome del quale ha ripetutamente dichiarato di parlare.Il che complica un po' le cose, specialmente in alcuni passaggi particolarmente critici dell'intervento di don Grossi. Ad esempio, laddove affronta quella che lui definisce, all'interno della Chiesa, «la posizione forse più conosciuta, quella più conservatrice, tradizionalista», come se, all'interno del Corpo Mistico di Cristo, vi fosse spazio in merito per l'opinione e non vi fosse invece già una dottrina unica ben codificata e consolidata, valida per tutti. Ebbene, il relatore ha specificato come, a suo avviso, tale «posizione» veda «non tanto nell'omosessualità quanto negli atti omosessuali un qualcosa contro natura», ma sbaglia nel bollarla come «ideologico-religiosa», fonte di «discriminazione» e tale da provocare «sofferenza in tante persone, in tante comunità, in tante famiglie». È vero proprio il contrario. Innanzi tutto, come precisa il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2357 è una posizione fondata «sulla Sacra Scrittura» e non è il frutto di un'ideologia, di alcun tipo. Inoltre, a differenza di quanto da lui dichiarato, anche le «tendenze omosessuali» vengono definite, in sé considerate, come un'«inclinazione oggettivamente disordinata» (Catechismo, n. 2358), benché certamente più gravi siano «gli atti di omosessualità» in quanto «intrinsecamente disordinati», «contrari alla legge naturale» ed, in quanto tali, certamente non da assecondare, né da "coccolare". In questo senso, parlare - come fa don Grossi - di «carisma omosessuale» è veramente fuorviante, oggettivamente infondato e tendenzialmente scorretto, dando per scontato che don Grossi il Catechismo lo conosca.LA CHIESA CATTOLICA PRESENTA POSIZIONI MOLTO DIVERSE? NON È VERO!Massimo rispetto e massima comprensione per la persona in quanto tale, come è sempre stato e come la Chiesa ha sempre fatto, persona da accogliersi «con rispetto, compassione, delicatezza», evitando «ogni marchio di ingiusta discriminazione», ma anche indicando con chiarezza la strada da percorrere, perché si possa essere e ci si possa dire davvero cattolici: «Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e, se sono cristiane, ad unire al sacrificio della Croce del Signore le difficoltà, che possono incontrare in conseguenza della loro condizione». Già da qui appare allora infondata l'entusiastica uscita ad effetto di don Grossi all'inizio del proprio intervento: «La Chiesa Cattolica presenta posizioni molto diverse, a volte anche contrastanti». Non è vero: in quanto Chiesa, di posizione ce n'è una molto chiara, molto definitoria ed è quella contenuta nei due articoli del Catechismo citati, validi e vincolanti per tutti. Che poi i singoli fedeli possano avere le proprie idee, giuste o sbagliate che siano, è fatto che in sé non tocca la dottrina cattolica, che viceversa è unica.Don Grossi definisce poi sbrigativamente «follie» le «terapie riparative», ma anche qui è bene capire di che cosa si stia parlando. Il percorso di cambiamento in genere proposto, in realtà, non consiste nell'estirpare, sopprimere o negare l'orientamento sessuale indesiderato, bensì in un processo di maturazione globale della personalità, in una migliore conoscenza ed accettazione dei propri limiti e delle proprie possibilità, in una vita di relazione più piena e non più dominata dalla paura e dalla vergogna. L'approccio clinico, quindi, può aiutare persone con - come si dice - un'«identità di genere» ferita, indipendentemente dal fatto che questo problema si manifesti con un'attrazione omosessuale o con un altro tipo di sintomo, come evidenziano vari tipi di approcci sviluppatisi soprattutto negli ultimi decenni.UNA MANO TESA, NON UN OSTACOLOIn ciò non vi è nulla di "folle", nulla di strano, nulla di scandaloso, anzi rappresenta un valido aiuto proprio per elaborare quella capacità di relazione matura e quel riconoscimento di un'alterità, che lo stesso don Grossi auspica per le persone omosessuali. Una mano tesa, dunque, non un ostacolo. Così, quando il Catechismo spiega come la loro «inclinazione» costituisca «per la maggior parte di loro una prova» (n. 2358) non si tratta di gettare la croce addosso a nessuno, bensì di sollecitare una presa di coscienza ed un'assunzione di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri, che fa crescere, che fa maturare, che migliora, non qualcosa di cui la Chiesa debba quindi «chiedere perdono», come don Grossi ha azzardato, specificando di accompagnare «in un cammino di fede anche alcune coppie, sia di uomini che di donne». Ora, se con ciò si riferisce a coppie omosessuali, di fatto don Grossi sta ripensando una morale slegata dalla dottrina. Il che, evidentemente, specie parlando da sacerdote e da inviato del suo Arcivescovo, non va bene. A maggior ragione quando giunga ad affermazioni, che suonano più come uno slogan che come una riflessione oggettiva, quale: «Anche le persone omosessuali sono capaci di generatività». Ecco, qui proprio non ci siamo, qui si va oltre, anzi contro il dato di fatto, il dato esperienziale. Di quale "generatività" si sta parlando? Lo stesso Catechismo chiarisce come le relazioni omosessuali precludano «all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati» (n. 2357). Ma - osserva don Grossi - «quante coppie anche eterosessuali non hanno figli ma possono vivere una dimensione generativa?». La realtà però è molto diversa. Ogni bambino ha bisogno di due figure sessualmente complementari ossia di un papà e di una mamma o comunque di due persone di riferimento di sesso diverso. A chi sostenga il contrario ha già risposto l'American College of Pediatricians, che, in una lettera inviata alla rivista Pediatrics, ha contestato le affermazioni a favore dell'omogenitorialità: «Troviamo questa posizione insostenibile - ha dichiarato - e, se attuata, gravemente dannosa per i bambini e la famiglia. Siamo contrari a questa posizione a causa dell'assenza di prove scientifiche a suo sostegno e delle potenziali conseguenze negative sui bambini. Concedere lo status di matrimonio legale alle unioni omosessuali sarebbe un tragico errore di calcolo, che porterebbe danni irreparabili alla società, alla famiglia e ai bambini». In realtà, salvo rare eccezioni, la ricerca finora condotta sull'omogenitorialità è di pessima qualità, segnata da un pressapochismo che pare spesso intenzionale e funzionale, nonché viziata da letture ideologiche dagli esiti scontati, preconfezionati e non obiettivi. In merito esiste tutta un'antologia di esempi, che sarebbe interessante citare, ma che rischierebbero di condurre troppo lontano rispetto agli spazi consentiti ad un articolo.CHE COSA È L'UOMO?Infine, don Grossi ha fatto riferimento, durante il suo intervento, a due punti di un documento dal titolo Che cosa è l'uomo? Un itinerario di antropologia biblica, elaborato dalla Pontificia Commissione Biblica. Il primo punto si trova al n. 185, laddove si legge: «La Bibbia non parla dell'inclinazione erotica verso una persona dello stesso sesso, ma solo degli atti omosessuali»; ed ancora al n. 188 è scritto: «Non troviamo nelle tradizioni narrative della Bibbia indicazioni concernenti pratiche omosessuali né come comportamenti da biasimare, né come atteggiamenti tollerati o accolti con favore».Ma è proprio così? Vediamo un po'...Levitico 18, 22: «Non giacerai con un maschio come si fa con una donna, è una cosa abominevole».Lettera ai Romani 1, 26-27: «Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in sé stessi la punizione, che s'addiceva al loro traviamento».1° lettera ai corinzi 6, 9-10: «Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio&ra

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Tommaso e il senso letterale della bibbia

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jan 24, 2023 9:20


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5247SAN TOMMASO E IL SENSO LETTERALE DELLA BIBBIA di Fabrizio CannoneL'estate direi che è la stagione più propizia per la lettura e la meditazione. Le vacanze, il tempo libero, il fattore climatico, un certo legittimo desiderio di evasione ed infine l'importanza - avvertita soprattutto dalle persone profonde - di formarsi e di riflettere.San Tommaso è di uno quegli autori che difficilmente si riescono ad esaurire in una sola esistenza. Leggere tutte le opere di Manzoni, di Petrarca, di Pirandello o di Shakespeare, è difficile, ma non è impossibile. E c'è chi c'è riuscito senza pena, in anni di intense letture.Le opere di Tommaso d'Aquino hanno una profondità, una vastità e una complessità difficilmente raggiungibile, e molti studiosi tomisti mi hanno rivelato di aver impiegato molti anni per leggere la sola Summa teologica, il testo sicuramente più autorevole dell'immenso teologo italiano (oggi disponibile, in 4 volumi, ed in una nuova eccellente traduzione, a cura delle ESD di Bologna).Ma san Tommaso oltre che teologo (Summa theologiae, Commento alle Sentenze e Summa contra Gentiles), fu anche filosofo (con i celebri studi su Aristotele, Boezio e gli undici volumi delle Quaestiones Disputatae) e ottimo esegeta della Sacra Scrittura.Quest'ultima sua caratteristica è la meno nota e forse un minimo anche la meno riconosciuta da certi teologi della Chiesa. Costoro, per varie diverse ragioni, sono ostili alla Scolastica medievale e vorrebbero - pazzescamente, il faut le dire - ridurre Tommaso ad una sorta di Aristotele cattolico, né biblico, né realmente "cristiano" poiché carente di impregnazione scritturistica nelle sue opere.LA REALTÀ È ESATTAMENTE ALL'OPPOSTONon solo tutte le opere di san Tommaso, ove più ove meno, sono delle riflessioni che tengono conto della Rivelazione divina e dei dogmi della fede, ma l'Angelico ha anche "commentato alcuni libri biblici, in particolare Isaia, Geremia, i primi cinquanta Salmi, Giobbe, i Vangeli di san Matteo e di san Giovanni e le Lettere di san Paolo" (Tommaso d'Aquino, Commento al Vangelo secondo Matteo, Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 2018, 2 volumi, di pagine 1194 ciascuno, euro 98, p. 5).E non è davvero poco, specie in mancanza di web, pc ed altre moderne facilitazioni.Il domenicano Roberto Coggi, traduttore del libro, nota con legittimo stupore che mentre "Tutti questi commenti sono stati tradotti in qualche lingua moderna [ovviamente nel Medioevo si scriveva in latino]", fa eccezione, "stranamente, il Vangelo di san Matteo", benché il Commento di san Tommaso non sia "per nulla inferiore agli altri" (p. 5).Secondo il sacerdote, il Commento al Vangelo secondo Matteo risale al secondo periodo parigino di san Tommaso, probabilmente proprio al biennio 1269-1270, pochi anni prima dunque della morte dell'Autore, avvenuta presso l'abbazia di Fossanova, nel 1274.La dotta introduzione di padre Coggi si diffonde sulle caratteristiche testuali e critiche dell'opera tomistica, notando per esempio che alcuni brevi passaggi del Commento non sarebbero dell'Aquinate, ma di un certo "Pietro di Scala, un domenicano della fine del XIII secolo" (p. 6).IL SENSO LETTERALE DELLA SACRA SCRITTURA È IL PRIMO E IL PIÙ IMPORTANTEQuello che ci pare ancora più rilevante, vista la crisi spaventosa dell'esegesi cattolica attuale, è il valore che il Dottore Comune della Chiesa dà al senso letterale della Sacra Pagina. "Fra i quattro sensi della Scrittura, letterale o storico [il I], allegorico, cioè dogmatico [il II], morale [il III] e anagogico, cioè rivolto alle realtà future [il IV], san Tommaso, come suo solito, dà la priorità al senso letterale, essendo convinto che esso è il solo adattabile alle necessità dell'argomentazione teologica, e inoltre che ogni interpretazione spirituale (...) deve essere confermata dall'interpretazione letterale, in modo da evitare qualsiasi rischio di errore" (p. 7, corsivo nostro).Non crediamo che l'esegesi del Novecento, pur tra tante conquiste e scoperte, abbia seguito il consiglio di san Tommaso in materia di interpretazione biblica. E neppure siamo in grado di dire se tale principio assiomatico dell'esegesi cattolica - assieme a quello duplice dell'ispirazione-inerranza - sia ben integrato negli stesso documenti ufficiali recenti, come L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (Pontifica Commissione Biblica, Libreria Editrice Vaticana, 1993). Anzi, temiamo che la crisi epocale dell'esegesi sia dovuta proprio all'oblio, più o meno volontario, dei 3 principi summenzionati: primato del senso letterale, ispirazione (che fa di Dio l'autore principale di tutta la Scrittura canonica, dalla Genesi all'Apocalisse) e la totale inerranza del Testo sacro.Ci si permetta una breve riflessione, proprio a partire da san Tommaso esegeta sul senso profondo e dimenticato dell'autentica ispirazione biblica.IL PREVALERE DI ESEGETI CON POCA FEDEIl 23 aprile 1993, Giovanni Paolo II, durante un'udienza commemorativa del centenario della Providentissimus Deus di Leone XIII e del cinquantenario della Divino afflante Spiritu di Pio XII - le due encicliche che fondarono in qualche modo l'esegesi critica dei cattolici - disse che "l'interpretazione della Sacra Scrittura è di una importanza capitale per la fede cristiana e la vita della Chiesa" (n. 1).E sottolineava giustamente che "La Chiesa non teme la critica scientifica" (n. 4), ed "attribuisce una grande importanza allo studio storico-critico della Bibbia" (n, 7), fino a parlare, con linguaggio ardito, "dei condizionamenti umani della Parola di Dio" (n. 8). Ma nell'esegesi prevalente oggi questi 'condizionamenti umani' sono giunti a far dire all'esegeta cattolico, che non possiamo conoscere l'intenzione degli autori dei Sacri testi, e neppure saperne l'identità, l'origine e gli scopi. Fino al punto che tale condizionamento potrebbe aver causato degli errori fattuali (di tipo storico, cronologico, scientifico o culturale) nella Scrittura, negando così implicitamente sia il dogma dell'ispirazione biblica, sia il suo corollario immediato, ovvero la sua inerranza assoluta (in tutti gli ambiti e non solo in quello dogmatico-morale).Giovanni Paolo II però, in quel Discorso, parlava proprio di ciò che larga parte dell'esegesi scientifica attuale non vuol più sentire, cioè della doverosa "fedeltà alla Chiesa" (n. 10), che consiste nel "situarsi risolutamente nella corrente della grande Tradizione che, sotto la guida del Magistero, assicurato da un'assistenza speciale dello Spirito Santo" (n. 10), interpreta autorevolmente i testi. Il papa collega persino la virtù personale che l'esegeta cattolico deve perseguire e il suo lavoro di esegeta. Risulta infatti "necessario che lo stesso esegeta percepisca nei testi la parola divina, e questo non gli è possibile che nel caso in cui il suo lavoro intellettuale venga sostenuto da uno slancio di vita spirituale (...). Lo studio scientifico dei soli aspetti umani dei testi può far dimenticare che la parola di Dio invita ognuno ad uscire da se stesso per vivere nella fede e nella carità" (n. 9).Questa dimenticanza dal 1993 ad oggi è diventata legione. L'Angelico, con la sua interpretazione magistrale del Vangelo di Matteo, contribuirà, ne siamo certi, alla ripresa di quella grande corrente della Tradizione, che dalla Patristica ad oggi, non si è mai interrotta, nonostante il prevalere di esegeti con poca fede e nulla carità.

I novissimi
Il Paradiso, giardino di delizie

I novissimi

Play Episode Listen Later Jan 2, 2023 59:31


Il Paradiso, luogo e giardino di delizie. Il Paradiso nella Sacra Scrittura: la vita eterna e la visione beatifica. Ciclo di catechesi: "I Novissimi. La morte e la vita del mondo che verrà", sedicesima puntata, Lunedì 2 Gennaio 2023

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Papa Francesco può piacere o no, ma è il legittimo papa

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Dec 20, 2022 12:07


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7249PAPA FRANCESCO PUO' PIACERE O NO, MA E' IL LEGITTIMO PAPA di Emmanuele BarbieriL'articolo del prof. Roberto de Mattei su Corrispondenza Romana del 20 novembre 2022 (clicca qui http://www.bastabugie.it/it/edizioni.php?id=798) ha provocato tra i nostri lettori alcuni quesiti, che possiamo così riassumere: "Benedetto XVI, annunciando l'11 febbraio 2013 le sue dimissioni, ha dichiarato di rinunziare al ministero del Pontificato, ma non al 'munus' petrino. Benedetto inoltre si è auto-definito 'Papa emerito', continua a indossare la veste bianca, che caratterizza lo status di Papa, e impartisce la benedizione apostolica. Ma poiché nella Chiesa cattolica ci può essere un solo Papa, e non due, non avrà ragione chi sostiene che il legittimo Pontefice è ancora Benedetto e non Francesco?"La questione nasce dall'anomalia della rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, su cui più volte Corrispondenza Romana ha espresso la sua opinione. Il canonista gesuita Gianfranco Ghirlanda, già rettore della Pontificia Università Gregoriana, e oggi Commissario dei Francescani dell'Immacolata, il 2 marzo 2013, dieci giorni prima l'elezione di papa Francesco, confutò la figura ratzingeriana del "Papa emerito" in un lungo e argomentato saggio su La Civiltà Cattolica, spiegando che «colui che cessa dal ministero pontificio non a causa di morte, pur evidentemente rimanendo vescovo, non è più papa, in quanto perde tutta la potestà primaziale, perché essa non gli era venuta dalla consacrazione episcopale, ma direttamente da Cristo tramite l'accettazione della legittima elezione». Infatti, la dottrina comune della Chiesa ha sempre distinto tra potere di ordine e potere di giurisdizione. Il primo è ricevuto attraverso i sacramenti, il secondo per missione divina, nel caso del Papa, o per missione canonica nel caso dei vescovi e dei sacerdoti. Il Papato non è un "supersacramento", ma il governo supremo della Chiesa, fondato sul potere di giurisdizione.PAPA BENEDETTO HA RINUNCIATO AL PAPATO IN MANIERA VALIDA, ANCHE SE AMBIGUASul blog di Sandro Magister il 15 settembre 2014, il prof. de Mattei notando che tra i cattolici di orientamento conservatore, alcuni già cominciavano a contrapporre il "Papa emerito" Benedetto XVI al "Papa in esercizio" Francesco, osservava che questa posizione, diversa da quella sedevacantista, era però caratterizzata dalla stessa debolezza teologica. Infatti, «se il papa è, per definizione, colui che governa la Chiesa, rinunciando al governo egli rinuncia al papato. Il papato non è una condizione spirituale, o sacramentale, ma un "ufficio", ovvero un'istituzione. (...) Il Papa è colui che ha il supremo potere di giurisdizione, la "plenitudo potestatis", perché governa la Chiesa. È per questo che il successore di Pietro è prima Papa e poi vescovo di Roma. È vescovo di Roma in quanto Papa e non Papa in quanto vescovo di Roma».Benedetto XVI, quali che siano state le ragioni per dimettersi, lo ha fatto in maniera valida, ma ambigua, creando una profonda confusione tra i fedeli. Il 15 gennaio 2020, Corrispondenza Romana scriveva che Benedetto XVI: «conservando il titolo di Papa emerito, come avviene per i vescovi, sembra ritenere che l'ascesa al Pontificato imprima sull'eletto un carattere indelebile analogo a quello sacerdotale. In realtà i gradi sacramentali del sacerdozio sono solo tre: diaconato, presbiterato ed episcopato. Il pontificato appartiene ad un'altra gerarchia della Chiesa, quella di giurisdizione, o di governo, di cui costituisce l'apice. Quando viene eletto, il Papa riceve l'ufficio della suprema giurisdizione, non un sacramento dal carattere indelebile. Il sacerdozio non si perde neanche con la morte, perché sussiste "in aternum". Si può invece "perdere" il pontificato, non solo con la morte, ma anche in caso di volontaria rinuncia o di manifesta e notoria eresia. Se rinuncia ad essere pontefice, il Papa cessa di essere tale: non ha diritto a indossare la veste bianca né ad impartire la benedizione apostolica. Egli, dal punto di vista canonico, non è neanche più un cardinale, ma torna ad essere un semplice vescovo».In un suo importante saggio, dal titolo Renuntiatio Papae. Alcune riflessioni storico-canonistiche (in Archivio Giuridico, 3-4 (2016), pp. 655-674), il cardinale Walter Brandmüller ha ribadito che uno e solo uno è il Papa, e inscindibile nella sua unità è il suo potere. «La sostanza del Papato è così chiaramente definita dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione autentica, cosicché nessun Papa può essere autorizzato a ridefinire il suo ufficio».ANCHE BENEDETTO XVI RICONOSCE PAPA FRANCESCOSe Benedetto XVI ritenesse di essere davvero Papa, simultaneamente a Francesco, negherebbe la verità di fede per cui esiste un solo Vicario di Cristo e dovrebbe essere considerato eretico o sospetto di eresia. Il prof. Enrico Maria Radaelli, che è persona più preparata e conseguenziale di Andrea Cionci, nel suo libro Al cuore di Ratzinger, sostiene che l'abdicazione di papa Benedetto è invalida e nulla, proprio perché è stata elaborata sulle basi di una dottrina eretica, di stampo hegeliano. Ma a questa tesi il prof. de Mattei già rispondeva il 1° luglio 2020 su Corrispondenza Romana: «Se fosse provato che Benedetto XVI aveva l'intenzione di scindere il pontificato, modificando la costituzione della Chiesa, sarebbe caduto in eresia; e poiché questa concezione eretica del Papato sarebbe certamente anteriore alla sua elezione, l'elezione di Benedetto dovrebbe essere ritenuta invalida per lo stesso motivo per cui si ritiene invalida l'abdicazione. Egli non sarebbe in nessun caso Papa. Ma questi sono discorsi astratti, perché solo Dio giudica le intenzioni, mentre il diritto canonico si limita a valutare il comportamento esterno dei battezzati. Una sentenza celebre del diritto romano, ricordata sia dal cardinale Walter Brandmüller che dal cardinale Raymond Leo Burke, afferma che «De internis non iudicat praetor»; un giudice non giudica le cose interne. D'altra parte il canone 1526, § 1 del nuovo Codice di Diritto Canonico ricorda che "Onus probandi incumbit ei qui asserit" (L'onere di fornire le prove tocca a chi asserisce)». Inoltre, "se il legittimo Papa è Benedetto XVI, che cosa accadrebbe se egli da un giorno all'altro morisse, o se invece, prima della sua morte, venisse a mancare papa Francesco? Dal momento che molti degli attuali porporati sono stati creati da papa Francesco e nessuno dei cardinali elettori lo considera un antipapa, la successione apostolica sarebbe interrotta, pregiudicando la visibilità della Chiesa. Il paradosso è che per provare l'invalidità della rinuncia di Benedetto si utilizzano sofismi giuridici, ma poi per risolvere il problema della successione di Benedetto o di Francesco, si dovrebbe ricorrere a soluzioni extra-canoniche. La tesi del visionario francescano Jean de Roquetaillade (Giovanni di Rupescissa: 1310-1365), secondo cui, nell'imminenza della fine dei tempi, apparirebbe un "Papa angelico" alla testa di una Chiesa invisibile, è un mito diffuso da molti pseudo-profeti, ma mai accolto dalla Chiesa. E' questa la strada che imboccherebbe una parte del mondo conservatore? Sembra più logico ritenere che i cardinali riuniti in conclave per eleggere un nuovo Papa, dopo la morte o la rinunzia al pontificato di papa Francesco, sarebbero assistiti dallo Spirito Santo. E, se è vero che i cardinali potrebbero rifiutare l'influsso divino, eleggendo un Pontefice peggiore di papa Francesco, è anche vero che la Provvidenza potrebbe riservare sorprese».CONCLUSIONEIn conclusione: l'essenza del Papato non è nel munus, come nei vescovi, ma è nell'esercizio del governo, ovvero nel ministerium, che non è un sacramento indelebile, ma un potere di giurisdizione, che si può perdere o a cui si può rinunciare. Il Papato non è una condizione spirituale o sacramentale, ma un "ufficio", o più precisamente un'istituzione. Chi rinuncia al ministerium, cioè al governo, perde il Papato. E questo era ben chiaro a Benedetto XVI, che nella sua Declaratio del 13 febbraio 2013 afferma con chiarezza: «[Declaro] Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem (...) convocandum esse» ("dichiaro che va convocato un conclave per eleggere un nuovo Sommo Pontefice"). Benedetto XVI non ha inteso conservare per sé la condizione papale, affidando il governo a un facente funzione, ma ha formalmente aperto la sede vacante (e non impedita), ordinando l'elezione di un nuovo Papa. Questo Papa è stato eletto con il nome di Francesco ed è stato riconosciuto come tale dalla Chiesa universale. Potrà piacere o no, ma è il legittimo Papa. Se Benedetto XVI continua ad atteggiarsi a Pontefice, vestendo di bianco e impartendo la benedizione apostolica, commette un errore, creando confusione tra i fedeli, ma non rivendica certo una legittimità pontificia alla quale ha rinunciato il 13 febbraio 2013. Nessuna sua parola o gesto apparentemente contrario è stato finora più forte di quella solenne Declaratio con cui ha concluso il suo pontificato.

BASTA BUGIE - Santi e beati
Santa Brigida, la mistica che ha segnato la storia dell'Europa

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Dec 7, 2022 23:34


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7227SANTA BRIGIDA, LA MISTICA CHE HA SEGNATO LA STORIA DELL'EUROPA di Liana MarabiniSuor Cosima è indaffarata intorno al grande forno a legna, nel quale ha appena infilato quattro grandi teglie di ferro piene di biscotti. Si avvicina il Natale e le suore si sono accordate col "panaio" Ceco di dargli dei biscotti da vendere sul suo banco al mercato prefestivo. Guarda la brace soddisfatta, poi si gira verso il grande tavolo dove sta impastando le ostie: serviranno a don Maso, il confessore del monastero, per la Messa. Ma inavvertitamente la sua mano tocca una ciotola di zucchero che serviva per decorare i biscotti, che si ribalta e lo zucchero cade nell'impasto delle ostie. Perplessa, suor Cosima rimane un attimo pensierosa: buttare l'impasto non se ne parla, con quello che costa lo zucchero. Allora che fare? Si guarda in giro, indecisa. In un cesto ci sono delle uova, le ha raccolte lei stessa di mattina nel recinto delle galline. Ne prende tre, le spacca e le mette nell'impasto. Mescola il tutto, poi ha un'illuminazione. Va nella dispensa e torna con una bottiglia di liquore di anice. Ne versa un po' nell'impasto e amalgama bene tutto. Ora è contenta, ne farà dei biscotti belli profumati, ma li cuocerà sulle piastre delle ostie invece che nel forno, visto che l'impasto di base era destinato alle ostie.È il 1398 e siamo a Pistoia, nel monastero dell'Ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida di Svezia. Suor Cosima, inventrice per errore di uno dei dolci più apprezzati in Toscana (i brigidini), fa parte delle suore che hanno costruito questo monastero, intitolato alla loro fondatrice. Le suore di questo ordine hanno la vocazione di accogliere i viandanti con grazia e carità, di pregare in contemplazione e adorazione eucaristica, di fare attività apostolica.Ma chi era santa Brigida? Di nobile famiglia, Birgitta Bengtsdotter nacque nel castello di Finsta nel 1303. Fu battezzata con il nome di Brigida in onore di santa Brigida di Kildare († 525), monaca e compatrona d'Irlanda, alla quale i genitori erano devoti.Rimase orfana della madre e, intorno a 12 anni, fu mandata presso la zia Caterina Bengtsdotter a completare la propria formazione; ancora fanciulla, Brigida ebbe le prime esperienze mistiche. Dopo aver ascoltato una predica sulla Passione di Gesù, ebbe con Lui un profondo colloquio. Alla domanda: "O mio caro Signore, chi ti ha ridotto così?", si sentì rispondere: "Tutti coloro che mi dimenticano e disprezzano il mio amore!".Verso i 13 anni, secondo le consuetudini dell'epoca, il padre la diede in sposa al giovane nobile Ulf Gudmarsson. Brigida, in realtà, avrebbe voluto consacrarsi a Dio, ma accettò umilmente la disposizione paterna, vedendo in essa la volontà divina. Le nozze furono celebrate nel 1316. Andò quindi ad abitare nel castello di Ulfasa, presso le sponde del lago Boren. Il giovane sposo, a dispetto del suo nome (Ulf significa "lupo" in svedese), era un uomo mite, animato dalla volontà di vivere secondo il Vangelo. Brigida diede al marito ben otto figli, quattro maschi e quattro femmine. Ma dopo la nascita dell'ultimo figlio, i due vissero come fratello e sorella.CHIAMATA DAL RE PER ISTRUIRE LA REGINAPer vent'anni Brigida, che aveva il titolo di principessa di Närke, visse nella città di Ulfasa, che diventò il suo universo. Un mondo che cercò di migliorare con le sue opere di bene. Malgrado la ricchezza e i titoli, Brigida conduceva una vita semplice, dirigendo personalmente i suoi servitori e svolgendo insieme a loro le incombenze domestiche, in un clima di famiglia. Brigida conobbe il maestro Matthias, uomo esperto in Sacra Scrittura, di vasta cultura e zelante sacerdote; ben presto divenne il suo confessore e si fece tradurre da lui in svedese buona parte della Bibbia per poterla leggere e meditare meglio. Don Matthias, che aveva studiato a Parigi ed era un uomo di grande erudizione, fece scoprire a Brigida le correnti di pensiero di tutta l'Europa e tutto ciò si rivelerà utile per la conoscenza delle problematiche del tempo, preparandola alla sua futura missione.Brigida venne talmente apprezzata per la sua cultura da essere chiamata dal re di Svezia Magnus IV Eriksson (1316-1374) per istruire la giovanissima regina di origine francese Bianca di Namur. Correva l'anno 1335 e Brigida, che era lontana cugina del sovrano, fu invitata a stabilirsi a corte. L'invito non si poteva rifiutare e quindi Brigida affidò i figli a due monasteri cisterciensi e lasciò temporaneamente la sua casa di Ulfasa. Si trasferì a Stoccolma, portando con sé il figlio più piccolo, bisognoso ancora delle cure materne. A corte ebbe grande influenza sui giovani sovrani e, finché fu ascoltata, la Svezia ebbe buone leggi e furono abolite ingiuste e inumane consuetudini, come il diritto regio di rapina sui beni dei naufraghi. Inoltre, furono mitigate le tasse che opprimevano il popolo.Man mano che la regina cresceva, manifestando un'eccessiva frivolezza (favorita dal marito), la vita di corte andò diventando molto mondana. Brigida si trovò messa da parte e a questo punto, senza rompere i rapporti con i sovrani, approfittando di momenti propizi e del lutto che l'aveva colpita con la morte nel 1338 del figlio Gudmar, lasciò la corte e se ne ritornò a casa sua, ritrovando nel castello di Ulfasa i figli, il marito e la gioia della famiglia.Nel 1341 i due coniugi festeggiarono le nozze d'argento: Brigida e Ulf decisero di recarsi in pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Fu l'evento che segnò una svolta decisiva nella vita dei due, che già da tempo vivevano vita fraterna e casta. Nel viaggio di ritorno, Ulf scampò alla morte grazie ad un prodigio e così i due coniugi decisero concordemente di abbracciare la vita religiosa. Ulf fu accolto nel monastero cisterciense di Alvastra, mentre Brigida si trasferì in un edificio annesso allo stesso monastero, dove restò quasi tre anni, fino al 1346, curando i malati e aiutando la povera gente; provvide anche a dare un onesto lavoro alle giovani povere che sarebbero altrimenti cadute nel giro della prostituzione. Ulf morì il 12 febbraio 1344, assistito dalla moglie.LE VISIONI DI CRISTODopo la morte del marito, Brigida visse momenti di grande solitudine ed introspezione ad Alvastra, un castello regalatole dal re, con terre e donazioni comprese. Stava ore in adorazione nella piccola cappella del castello e ripresero a manifestarsi le visioni in cui Cristo la spingeva ad operare per il bene del Paese, ma anche dell'Europa e della Chiesa.Pian piano prese forma nella sua mente l'idea di dare alla Chiesa un nuovo ordine religioso - che sarà detto del Santo Salvatore - composto da monasteri "doppi", cioè di religiosi e suore, rigorosamente divisi e il cui unico punto d'incontro era in chiesa per la preghiera in comune; ma tutti sotto la guida di un'unica badessa, rappresentante la Santa Vergine e con un confessore generale.L'Ordine del Ss. Salvatore si ispirava alla Chiesa primitiva, raccolta nel Cenacolo attorno a Maria; la parte femminile era formata da 60 religiose e quella maschile da 25 religiosi, di cui 13 sacerdoti a ricordo dei 12 Apostoli con san Paolo, 2 diaconi e 2 suddiaconi rappresentanti i primi 4 Padri della Chiesa, e 8 frati. Riassumendo, ogni comunità doppia era composta da 85 membri, dei quali 60 suore che con i 12 monaci non sacerdoti rappresentavano i 72 discepoli, più i 13 sacerdoti come sopra detto. Il gioco di numeri rientrava nel gusto del tempo per il simbolismo. Rappresentare gli apostoli e i discepoli era un richiamo concreto a vivere come loro erano vissuti; senza dimenticare che in quell'epoca non esisteva crisi di vocazioni e ciò permetteva di raggiungere senza difficoltà il numero di monache e religiosi prescritto per ogni doppio monastero.Brigida non tardò a mettere in pratica questa idea ed iniziò i lavori di ristrutturazione di Alvastra, che durarono molti anni, anche perché papa Clemente VI non concesse la richiesta autorizzazione per il nuovo ordine, in ottemperanza al decreto del Concilio Ecumenico Lateranense del 1215, che proibiva il sorgere di nuovi ordini religiosi. Decisa a convincerlo della bontà del suo progetto, nell'autunno del 1349, Brigida si recò a Roma, accompagnata dalla figlia Caterina, con un doppio scopo: voleva vivere lì l'Anno Santo del 1350, ma anche - e soprattutto - intendeva sollecitare il Papa, quando sarebbe ritornato a Roma, a concedere l'approvazione per la creazione del nuovo ordine (purtroppo, questa fu concessa solo nel 1370 da papa Urbano V).IL PRIMO MONASTEROBrigida era giunta a Roma accompagnata non solo dalla figlia, ma anche da altre tre persone molto importanti per lei: il suo confessore, il segretario Pietro Magnus e il sacerdote Gudmaro di Federico, Alloggiò brevemente nell'ospizio dei pellegrini presso Castel Sant'Angelo, e poi nel palazzo del cardinale Ugo Roger di Beaufort, fratello del papa, che vivendo ad Avignone, aveva deciso di metterlo a disposizione di Brigida, la cui fama era giunta anche alla Curia avignonese. Roma fece una brutta impressione a Brigida, cosa che risulta dai suoi scritti, in cui parla di «una città popolata di rospi e vipere, le strade piene di fango ed erbacce, il clero avido, immorale e trascurato». Brigida aggiunge che «si avverte fortemente la lontananza da tanto tempo del Papa»: così, cominciò a scrivere al Pontefice, descrivendo nelle sue lettere la situazione a dir poco decadente della città e spronandolo a ritornare nella sua sede. Ma le sue parole cadevano nel vuoto. Il sogno di Brigida era vedere l'Europa unita e in pace, governata dall'imperatore e guidata spiritualmente dal Papa.

I novissimi
Il Purgatorio nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa

I novissimi

Play Episode Listen Later Dec 5, 2022 53:47


Il Purgatorio è un dogma di fede non discutibile per un cattolico. I fondamenti biblici di tale verità fede e gli insegnamenti e le testimonianze dei padri della Chiesa al riguardo. I peccati che si perdonano nell'altra vita, la purificazione e il reato della pena. Ciclo di catechesi: "I Novissimi. La morte e la vita del mondo che verrà", dodicesima puntata, Lunedì 5 Dicembre 2022

BASTA BUGIE - Cinema
Sotto il cielo di Roma (2010) - Pio XII: il papa amico degli ebrei che si oppose a Hitler

BASTA BUGIE - Cinema

Play Episode Listen Later Oct 25, 2022 9:57


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1065PIO XII: IL PAPA AMICO DEGLI EBREI CHE SI OPPOSE AD HITLERIl suo motto fu: ''Opus iustitiae pax'' (la pace è l'opera della giustizia)di Giano ColliEugenio Pacelli nacque a Roma nel 1876: qui studiò all'Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1899, entrò al servizio del Papa nel 1901 e fu il principale assistente del cardinale Gasparri nel lavoro di codificazione del diritto canonico.Nel 1917 il Papa Benedetto XV lo nominò nunzio a Monaco di Baviera e nel 1920 nunzio della nuova repubblica tedesca. Furono anni laboriosi, di grande lavoro diplomatico. Nominato cardinale nel 1929, nel 1930 divenne Segretario di Stato vaticano. In quegli anni fu ampiamente diffamato dalla stampa nazista che lo definiva il cardinale "amico degli ebrei", a causa delle oltre cinquanta lettere di protesta inviate ai tedeschi. Mentre la seconda guerra mondiale era alle porte, fu eletto Papa in un conclave durato soltanto un giorno. Avendo scelto il motto Opus iustitiae pax (la pace è l'opera della giustizia), Pio XII si considerava il Papa della pace, e fino al 1 settembre 1939 lottò per impedire lo scoppio della guerra con azioni diplomatiche, fino a lanciare un appello dalla Radio Vaticana: "Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra!".Nei quasi venti anni di pontificato, Pio XII pubblicò molte encicliche tra cui la Mystici corporis (1943), dove spiegava la natura della Chiesa come Corpo mistico di Cristo, e la Divino afflante Spiritu (1943), con la quale permetteva l'uso dei moderni metodi storici di analisi nell'esegesi della Sacra Scrittura. Nel 1951 e negli anni seguenti riformò l'intera liturgia della Settimana Santa. Sempre fedele devoto della Madonna, nel 1950 definì il dogma dell'Assunzione al cielo della Vergine in corpo ed anima. Canonizzò trentatré santi, tra i quali il Papa Pio X. Creò un numero senza precedenti di cardinali provenienti da varie nazioni, riducendo così il numero degli italiani ad un terzo del Sacro Collegio. Fu il primo Papa che divenne molto noto usando frequentemente la radio e la televisione.Durante tutta la guerra diresse, attraverso la Pontificia Commissione Assistenza, un vasto programma per l'aiuto alle vittime del conflitto. Quando poi Hitler nel 1943 occupò Roma, Pio XII fece del Vaticano un rifugio per innumerevoli profughi, tra cui molti ebrei.Eppure oggi alcuni ebrei accusano la Chiesa e Pio XII di ambiguità nei confronti del regime nazista: sono accuse infondate! Infatti, ci sono numerosissime testimonianze di ebrei, di rabbini e di ogni sorta di organizzazione ebraica, che ha elogiato e ringraziato in ogni modo Papa Pacelli. Tra questi, il futuro premier israeliano Golda Meir che definì Pio XII "un grande servitore della pace". Israël Zolli, grande rabbino di Roma, che si convertì al cattolicesimo e chiese udienza al santo Padre per "esprimere in forma ufficiale al Santo Padre il ringraziamento degli ebrei di Roma per quanto è stato fatto in loro favore". Nel dicembre 1940, in un articolo del Time magazine, il grande scienziato ebreo Albert Einstein scrisse: "Solo la Chiesa si è schierata apertamente contro la campagna di Hitler per la soppressione della verità. Non ho mai avuto un particolare amore per la Chiesa prima d'ora, ma sono costretto a confessare che ora apprezzo senza riserve quello che un tempo disprezzavo". Si tratta di persone che avevano vissuto il periodo storico incriminato, mentre molti di coloro che oggi attaccano Pio XII o erano molto giovani o addirittura non erano ancora nati quando il nazismo commetteva i suoi crimini.Durante l'occupazione tedesca di Roma, Pio XII diede segretamente istruzione al clero cattolico di salvare quante più vite umane possibili, con ogni mezzo. Così salvò migliaia di ebrei italiani dalla deportazione. Mentre circa l'80% degli ebrei europei morirono in quegli anni, l'80% degli ebrei italiani furono salvati. Non a caso a Roma si trova oggi la più numerosa comunità ebraica d'Europa. Solo in Roma, 155 conventi e monasteri diedero rifugio a circa 5 mila ebrei. A un certo punto, non meno di tremila trovarono scampo nella residenza papale di Castel Gandolfo, sfuggendo così alla deportazione nei campi di sterminio tedeschi. Seguendo le dirette istruzioni di Pio XII, molti preti e monaci favorirono il salvataggio di centinaia di vite ebraiche mettendo a repentaglio la loro. E' vero che il Papa non denunciò mai in pubblico le leggi antisemite e la persecuzione degli ebrei, ma il suo silenzio fu un efficace approccio strategico volto a proteggere più ebrei dalla deportazione. Del resto a convincere il Papa furono anche moltissimi ebrei. Ci si può chiedere, naturalmente, cosa poteva essere peggio dello sterminio di sei milioni di ebrei. La risposta è semplice e terribilmente onesta: l'assassinio di centinaia di migliaia di ebrei in più. La protesta pubblica avrebbe inoltre impedito alla Chiesa di svolgere il lavoro nascosto di assistenza.Del resto due episodi ci danno la riprova. Nel 1937 Pio XI pubblicò l'unica enciclica scritta in tedesco Mit Brennender Sorge (Con gravissima preoccupazione), una denuncia feroce del nazionalsocialismo e del razzismo. La bozza dell'enciclica fu scritta proprio da Pio XII, allora Segretario di Stato. Si può dire che è il più duro documento che la Santa Sede abbia mai promulgato contro un potere politico in tutta la sua storia. Venne letta da tutti i pulpiti in Germania. Quale fu il risultato? Fu rallentata la persecuzione degli ebrei? Assolutamente no. Hitler montò su tutte le furie, e le misure contro gli ebrei furono aggravate. Il secondo episodio significativo è del 1942: l'Olanda era occupata dai nazisti che cominciarono la deportazione degli ebrei. In tutte le chiese cattoliche in Olanda venne letta una lettera di protesta pubblica. Come conseguenza la deportazione degli ebrei venne accelerata, e vennero deportati ed uccisi anche gli ebrei convertiti al cattolicesimo, tra questi c'erano Edith Stein e sua sorella.Comunque, al di là di considerazioni di carattere "politico", le virtù di Papa Pacelli sono così note che è in corso la causa di beatificazione! Innanzitutto le virtù teologali: fede, speranza e carità. Pio XII era un uomo di grandissima fede, pregava molto. Non mancava mai di infondere speranza. Anche nei momenti più brutti, lui invitava ad avere fiducia nell'opera dello Spirito Santo. É stato inoltre un uomo di grandissima carità: si è prodigato non solo per gli ebrei ma per tutti i perseguitati, ha cercato di aiutare la gente vittima del nazismo e del fascismo anche dopo la fine della guerra. Quanti treni carichi di cibo, abiti, scarpe e medicinali sono partiti per aiutare le vittime della guerra. Coerente con le virtù che praticava, Pio XII era un uomo estremamente sobrio, mangiava pochissimo, dormiva solo poche ore, spesse volte lavorava fino alle due di notte si alzava alla sei dopo una breve siesta. Per solidarietà con le misere condizioni delle popolazione rinunciò a bere una sola tazza di caffè, sapendo che la gente non aveva il caffè. Sapeva che mancava il riscaldamento e lui non si è più riscaldato neanche durante l'inverno. Suor Pascalina, sua assistente, ha raccontato che la biancheria del Santo Padre era tutta rattoppata. Papa Pacelli disponeva all'inizio del suo pontificato di un significativo patrimonio familiare: lo ha speso tutto in opere di carità!Pio XII ci fa essere grati al Signore per averci dato, ancora una volta, un grande Papa, come suo vicario, in un momento storico così difficile per l'umanità come fu quello da lui vissuto.

I novissimi
Morte dell'anima, morte del corpo e morte eterna

I novissimi

Play Episode Listen Later Sep 19, 2022 56:51


La rivelazione della Sacra Scrittura sulla morte come conseguenza del peccato. La morte dell'anima, la morte del corpo e la morte eterna. Ciclo di catechesi: "I Novissimi. La morte e la vita del mondo che verrà", terza puntata, Lunedì 19 Settembre 2022

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Perchè Lucifero rifiutò di obbedire a Dio?

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Sep 6, 2022 9:25


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7132PERCHE' LUCIFERO RIFIUTO' DI OBBEDIRE A DIO? di padre Angelo Maria LozzerLa Scrittura ci dice soltanto che il diavolo cadde a motivo della superbia e dell'orgoglio e che fu roso dall'invidia nei confronti del genere umano. Tuttavia c'è una tradizione corroborata da diversi Padri che sostiene la tesi secondo cui l'origine della caduta di Lucifero fu proprio il rifiuto del piano divino dell'Incarnazione. L'origine di questa tesi risale ai giudeo-cristiani, che credevano vi fossero tre specie di angeli precipitati nel fuoco: Lucifero, la "stella mattutina" con i suoi seguaci, che si rifiutò di accogliere il piano dell'Incarnazione; i benê ‘Elohim, che sarebbero quelli che trascinarono l'umanità nei peccati della carne causando il diluvio; e infine Beliar con le sue armate, che combattendo alla fine dei tempi contro il Messia e i suoi discepoli verranno infine precipitati nell'inferno. Riguardo il secondo gruppo si tratta evidentemente di una cattiva interpretazione letterale di alcuni passi della Genesi ed è quindi da rigettarsi. L'ultimo gruppo, invece, va ricondotto al primo. Infatti, sono gli stessi angeli ribellatisi agli arbori della creazione a continuare la loro opposizione a Dio fino al loro definitivo scacco alla fine dei tempi.Ma perché Lucifero si sarebbe dovuto ribellare al piano dell'Incarnazione?Sembra di dover affermare con la scuola francescana che ciò che diede principio al suo decadimento fu l'eccessivo amor di sé, accompagnato dal desiderio disordinato di possedere per se stesso l'unione ipostatica del Verbo. Come se si fosse chiesto internamente: "Perché il Verbo deve assumere la natura umana invece di quella angelica che è più sublime ed alta? Anzi perché non proprio la mia?".San Bernardo afferma: «Quel Lucifero che si levava al mattino, per aver tentato di usurpare la somiglianza dell'Altissimo, ed essersi attribuito ingiustamente l'uguaglianza con Dio, che è proprietà esclusiva del Figlio, rovinò precipitando all'istante, perché il Padre rivendicò la causa del Figlio, come se avesse messo in atto questa parola: "A me la vendetta. Sono io che ricambierò" (Rm 12,19)».UN ENORME DRAGOTuttavia se dinanzi all'uomo Gesù, Lucifero si poteva ancora inchinare a motivo della Persona Divina del Verbo, come avrebbe potuto farlo nei confronti della sua Madre che si presentava come una semplice creatura umana? Come riconoscerla propria Signora e Regina e addirittura Mediatrice nell'ordine della Grazia? Questo per Lucifero fu troppo e non accettò quella che ritenne un'umiliazione troppo grande. Così fu questa la ragione determinante della caduta di Lucifero e degli altri angeli.Così scrive san Massimiliano M. Kolbe: «Allorché Dio creò gli angeli, li mise alla prova, affinché potessero scegliere liberamente di sottomettersi in tutto alla sua volontà oppure no, e svelò ad essi il futuro, ossia l'intenzione di dare vita ad una creatura senza macchia di peccato, immacolata, che però sarebbe stata una creatura umana, la quale sarebbe diventata la loro Regina ed essi, secondo la sua Volontà, avrebbero dovuto renderle onore. E ci fu una parte di angeli i quali considerarono tal cosa una umiliazione della loro perfezione. Si ribellarono alla Volontà di Dio e, con Lucifero a capo, vennero precipitati nell'inferno». Sebbene quest'ultima tesi non sembra trovare sostenitori antichi presso i Padri, è stata definita dal Padre Hophan, come una "fondata opinione". La stessa Sacra Scrittura sembra suffragarla nel libro dell'Apocalisse. Infatti, dopo aver parlato della Donna vestita di sole, aggiunge: «Vidi un altro segno nel cielo, un enorme drago [...]. che con la sua coda trascinava giù sulla terra un terzo delle stelle del cielo. E il drago si stabilì di fronte alla donna per divorare il suo figlio maschio [...]. E la donna fuggì nel deserto [...]. E ci fu una grande battaglia in cielo» (Ap 12). «Da tutto ciò è lecito dedurre: il Cristo futuro e Maria futura sono proposti agli angeli in visione, come re e regina del mondo, anche degli angeli, e così essi dovettero sottomettersi a loro. Ma essi rifiutarono di fare ciò, perché diventarono superbi» (Padre Minges, Quaderni scotisti). Perciò il diavolo tentò in seguito di distruggere questo disegno facendo precipitare Adamo ed Eva e cercando di trascinare insieme a loro in questo vortice di fango che è il peccato tutto il genere umano.DEFINITIVAMENTE CHIUSO IN SE STESSOLa venerabile Maria D'Agreda, nel suo libro La mistica Città di Dio, spiegando i suddetti passi dell'Apocalisse, afferma che gli Angeli dopo la creazione furono messi alla prova con tre precetti: riconoscere Dio come loro fine, riconoscere il Verbo Incarnato e infine sottomettersi umilmente alla regalità della sua Madre. Se al primo precetto si assoggettarono tutti, sebbene non con lo stesso slancio e amore, al secondo Lucifero con i suoi angeli, opposero resistenza, ed infine al terzo «si levarono in superbia e in vanità anche maggiori, a tal punto che, disordinatamente furibondo, egli bramò per se stesso il privilegio di essere capo di tutta la stirpe umana e di tutti gli ordini angelici» attraverso l'Unione Ipostatica. D'altra parte se Venanzio Fortunato († c. 600) scrive che anche «l'ardente Lucifero cede» di fronte alla bellezza della Madonna, quale deve essere stata la sua invidia nello svelare loro tale creatura, adorna di tale Grazia e Gloria! Anzi, seguendo il beato Giovanni Duns Scoto, potremmo avanzare la modesta ipotesi che sia stato questo l'ultimo e determinante peccato, che l'ha definitivamente chiuso in se stesso, impedendogli il ritorno a Dio. Infatti, se come afferma Gregorio Palamas (m. 1359), famoso teologo ortodosso, «nessuno arriva a Dio se non per mezzo di Lei e per il Mediatore nato da Lei; nessuna forza da Dio arriva agli angeli e agli uomini se non per Lei», di conseguenza è proprio rifiutando Lei, che il diavolo si è precluso da se stesso la via del pentimento, e quindi della Misericordia e della Grazia.

BASTA BUGIE - Omosessualità
Avvenire reclamizza l'Arci in prima pagina

BASTA BUGIE - Omosessualità

Play Episode Listen Later Jul 20, 2022 16:10


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7080AVVENIRE RECLAMIZZA L'ARCI IN PRIMA PAGINA di Mauro FaverzaniA dir poco stupisce la manchette, che da alcuni giorni campeggia alla destra ed alla sinistra della testata del quotidiano Avvenire, il giornale della Conferenza episcopale italiana: reclamizza l'Arci ed il suo 5×1000. Non il 5×1000, dunque, della Caritas o di qualsiasi altra sigla o realtà cattolica, bensì quello di un'organizzazione dichiaratamente di Sinistra, fin dalle origini. La stessa organizzazione, che, sul proprio sito, ribadisce, tra l'altro, non solo immigrazionismo spinto ed inclusione indiscriminata, bensì anche il suo sostegno a suicidio assistito ed eutanasia, nonché all'ideologia Lgbt. L'Arci include quella per il «fine vita» tra le «battaglie di diritto» e ritiene urgente «restituire dignità alla morte», richiamando «a responsabilità la politica rispetto ad un'azione legislativa a cui a lungo si è sottratta», ancorandosi «al principio di laicità dello Stato», che «sgombri il campo da derive oscurantiste o da facili strumentalizzazioni». Una presa di posizione in aperta contrapposizione al Catechismo della Chiesa Cattolica, che viceversa al n. 2277 definisce con chiarezza l'eutanasia «moralmente inaccettabile» e boccia anche qualsiasi «azione oppure omissione, che, da sé o intenzionalmente», provochi «la morte allo scopo di porre fine al dolore», essendo ciò «gravemente» contrario «alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L'errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere».COSA HANNO DI CATTOLICO LE BATTAGLIE DELL'ARCI?Non di meno totalmente al di fuori dall'orbita cattolica si pone anche l'altra campagna lanciata dall'Arci nazionale, campagna dal titolo «Sii ciò che sei, per un mondo gender inclusive» e che ha coinvolto già nel 2020 lo stesso sistema di adesione: sulle tessere è stata data la possibilità di «apporre un'identità alias. I nuov* soc* potranno infatti scegliere, in alternativa a nome e cognome, l'indicazione del codice fiscale sulla loro tessera. Inoltre, potranno rendere facoltativa l'indicazione del loro genere sulla domanda di iscrizione». Non a caso l'Arci si vanta di aver sollecitato «più volte il Parlamento ad approvare al più presto la proposta di legge contro l'omobitransfobia», in una parola il famigerato ddl Zan, che si scontra frontalmente con il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2357, dove, «appoggiandosi sulla Sacra Scrittura», si designano le «relazioni omosessuali come gravi depravazioni» e «gli atti di omosessualità» come «intrinsecamente disordinati», nonché «contrari alla legge naturale», ciò per cui «in nessun caso possono essere approvati». Figuriamoci promossi, consigliati ed incentivati!Allora esiste un corto circuito tra la Dottrina cattolica e le convinzioni di organizzazioni quali l'Arci, corto circuito che non solo rende improponibile, bensì anche irricevibile la sua pubblicità su di un organo di stampa, che si voglia «di ispirazione cattolica» come Avvenire. Ciò, tenendo conto del presente, ma tenendo conto anche della storia dell'Arci: l'Associazione Ricreativa e Culturale Italiana (questo, per esteso, il significato attuale dell'acronimo Arci) nacque nel 1957 nell'alveo della Sinistra comunista. Vincenzo Santangelo, ricercatore presso l'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea, nel suo libro Le Muse del popolo, ne precisa le componenti politiche («il Pci, il Psi, la Cgil»), nonché la «vigorosa contrapposizione nei confronti di tutti quegli organismi assimilabili allo Stato o alle grandi imprese», compresi i Dopolavoro ed i Cral aziendali. Una forza, dunque, dichiaratamente antisistema ed anticapitalista. Di quella storia, l'Arci di oggi non rinnega alcunché, anzi è vero l'opposto: lo Statuto, approvato il 14 giugno 2014, precisa già nella premessa come essa rappresenti e voglia rappresentare «la continuità storica e politica con l'Arci delle origini fondata a Firenze il 26 maggio 1957».L'ARCIGAY VOLUTA DA UN SACERDOTE OMOSESSUALEIl 9 dicembre 1980, nel suo alveo, si costituì l'Arcigay. Fu voluta da un sacerdote omosessuale, un teologo della liberazione sospeso a divinis, don Marco Bisceglia (riammesso nella Chiesa solo poco prima di morire, malato di Aids, dopo la supplica da lui inviata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, supplica in cui si pentì di quelli che chiamò «i miei errori e traviamenti»). Con lui collaborò a quest'avventura anche un allora giovane obiettore di coscienza in servizio civile presso l'Arci, Nicola Vendola detto Nichi, che poi divenne suo convivente, già presidente di Sinistra Ecologia Libertà dal 2010 al 2016. Non a caso, l'Arci, ha promosso, tra le altre, anche la campagna Giàfamiglia, che, a dispetto del nome, puntava al riconoscimento delle "nozze" gay.Con la sua adesione al World Social Forum, l'Arci ha sostenuto, inoltre, l'antagonismo e la «globalizzazione alternativa» terzomondista, ribadendo la sua natura «antiliberista» ed «antimperialista», categorie che evidentemente si cerca di far sembrare obsolete più di quanto in realtà, per taluni, non siano.Evidente l'incompatibilità tra la Dottrina cattolica e le ideologie, di cui l'Arci si è fatta portavoce dalla fondazione ad oggi. Proprio per questo fa quanto meno specie che il giornale della Cei, Avvenire, proponga la pubblicità dell'Arci, oltre tutto in bella evidenza in prima pagina, accanto alla testata. Un "idillio" tutt'altro che estemporaneo, dato che la stessa Arci, sul proprio sito ufficiale, rimanda addirittura, con tanto di link, ad un articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire lo scorso 14 luglio a proposito delle comunità energetiche. Ciò non basta per rendere organica e strutturale l'"intesa" tra il quotidiano e la sigla dichiaratamente di Sinistra, certo, ma è nota l'espressione di Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Ed è un fatto che le posizioni assunte dal giornale dei Vescovi siano state più volte - e su temi alquanto delicati - opinabili e contestate, su basi solide e concrete, da esponenti e sensibilità significative del mondo cattolico.Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Famiglie normali: Avvenire strizza l'occhio ai conviventi" racconta che all'incontro delle famiglie col Papa che c'è stato un mese fa c'è anche una testimonianza di una coppia di conviventi che dopo tre figli convolerà a nozze. Avvenire esulta e parte con la normalizzazione della convivenza lasciando intendere che è solo un problema di accoglienza della Chiesa.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 giugno 2022:Qualcuno spieghi a Luciano Moia e ai redattori di Avvenire la differenza che c'è tra una cosa normale e una cosa comune, perché non sono sinonimi. Presentare la convivenza di una coppia con figli come una nuova normalità è un'operazione piuttosto scorretta. Limitarsi invece a fotografare una realtà che è ormai comune, come quella di chi decide di non sposarsi, è tutt'altra cosa.L'incontro delle famiglie con il Papa ha visto protagoniste famiglie come testimoni di una vita cristiana donata, c'erano anche - commossi e belli come chi sa di essere fronte alla santità - i genitori di Chiara Corbella, che hanno presentato a Papa Francesco la figura di sposa e di madre della Serva di Dio che morì rinunciando alle cure, per non sottoporre il figlio in grembo alle ricadute di una terapia invasiva per lui. Ma nel parterre delle coppie presentate, figurava anche una coppia di conviventi che tra pochi mesi convolerà a nozze.Per carità, nulla da disquisire sulla Grazia che fa capolino nel percorso tortuoso e difficile che può portare un uomo e una donna a scegliere la strada del matrimonio dopo tre figli e molti anni di convivenza, ma l'approccio di Avvenire è ormai quello di chi vuole stupire presentando normali certe situazioni di irregolarità per far passare poi sotto traccia un concetto preciso.Il concetto che passa è che la convivenza, in fondo, sia una diversa normalità, come riporta il titolo dell'articolo, con quelle virgolette messe lì proprio per strizzare l'occhio al lettore: Accoglienza, tradimenti e perdono. Il festival delle coppie "normali". In fondo, il senso di tutto l'articolo è quello che non esistano famiglie esemplari o famiglie modello perché "nessuno lo è".Invece è il modello che ci fa seguaci di un progetto di vita che ci affascina. Se non ci sono modelli o esempi, per quale motivo si mette su famiglia con un matrimonio che si spera solido e fecondo? Tanto vale continuare a convivere. Chiara Corbella è un modello e dirlo, soprattutto in un incontro per le famiglie, non è affatto un peccato. Anzi, forse questi incontri hanno senso se si indicano dei modelli, di cui tutti abbiamo bisogno, i conviventi per convertirsi e gli sposati per confermarsi. Ma di questo è tabù parlare perché oggi va di moda la liquidità anche degli affetti quindi nessuno è modello.Può capitare quindi che, essendo nessuno un modello, si prenda anche la testimonianza di una coppia che famiglia non è, ma venga "elevata" a famiglia in pectore in virtù di una promessa che però è futura.Il loro racconto, su cui il quotidiano dei vescovi si dilunga parecchio rispetto al resto delle altre storie, è rivelatore di un cammino, ma anche di un reclamo, di quelli che piacciono tanto a Moia.

ARTICOLI di Rino Cammilleri
L'Imitazione di Cristo, un bestseller del medioevo

ARTICOLI di Rino Cammilleri

Play Episode Listen Later Jul 12, 2022 9:57


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6933L'IMITAZIONE DI CRISTO, UN BESTSELLER DEL MEDIOEVOL'autore voleva rendere la religione cristiana più comprensibile e scrisse il suo capolavoro per i monaci, ma ben presto ci si accorse che il libro andava benissimo per tuttidi Rino CammilleriLa morale, nel cattolicesimo, non viene più menzionata, perché i padroni del linguaggio sono riusciti a deformarla, nelle nostre teste, con la sua caricatura, il moralismo. Perciò, anche la Chiesa docente ormai le preferisce il termine «etica». La quale, a sua volta, è finita sinonimo di «educazione civica», in attesa di evaporare in niente del tutto. E dire che la morale sarebbe addirittura una branca della teologia (la quale a sua volta era la più importante delle discipline, visto che dobbiamo morire tutti, anche i positivisti). Ora, se questo è quel che accade attorno alla morale, figurarsi quell'altro ramo della teologia che si chiamava «ascetica». Sapendo che all'uomo odierno, intriso di edonismo, l'idea stessa di sforzo per motivi spirituali produce conati di vomito, per sicurezza l'ascetica è semplicemente sparita sotto al tappeto. Ragionavo con un prete mio amico, il quale, formatosi ai tempi del cardinale Carlo Maria Martini, sapendomi esperto di santi mi confessava di non capire come mai alcuni di loro usassero il cilicio, che senso aveva? Bella domanda. E dire che anche un papa molto caro al progressismo, Paolo VI, pare ne indossasse uno.UN COLLODI DELLO SPIRITOPersonalmente tengo molto caro, e leggo e rileggo e medito, un libretto che ha contribuito a insegnare l'ascetica ai cristiani, per la precisione alla gente semplice, nei secoli. E a spiegare che, senza, non si va da nessuna parte. «Il libro dell'Imitazione di Cristo è certo, dopo la Sacra Scrittura, il più gran libro che possiede la cristianità». Così scriveva nel 1934 il traduttore padre Vincenzo Mancardi, sacerdote paolino, nella prefazione della copia che possiedo. Tascabile e senza note: non ce n'è bisogno, perché il testo è già esplicativo di suo. Scritto verso il 1420 (dunque, ben 600 anni fa), il suo destino fu un po' come quello di Pinocchio, di autore mediocre ma geniale one-shot: Collodi scrisse molto, ma io stesso farei fatica a menzionare a memoria qualche altra sua opera. Lo stesso accadde a Tommaso da Kempis, il supposto autore dell'Imitazione (infatti, non si sa con certezza neppure se fu lui): le fonti lo danno come mistico, ma si tratta più che altro di una tradizione orale. E non è nemmeno stato beatificato. Era sacerdote e monaco, e scrisse il suo capolavoro per chi conduce vita monastica. Ma ben presto ci si accorse che, guidato da qualche angelo, aveva fatto una cosa che andava benissimo per tutti, anche per i laici. Infatti, dopa la Bibbia il suo fu il libro più stampato da quando Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili. Al 1650 le edizioni erano 740, ben 1.800 alle soglie dell'Illuminismo. E dire che l'autore voleva solo rendere la religione cattolica (ai suoi tempi, cristiana tout court) più comprensibile e accessibile.I FRATELLI DELLA VITA COMUNETommaso da Kempis era un tedesco nato verso il 1380 a Kempen, in quel di Colonia. Thomas Hemerken von Kempen era il suo nome esatto. Com'è che da Kempen si passa a Kempis? Misteri del tempo in cui le cose andavano scritte a mano (infatti, in certi documenti il cognome è Hamerken, in altri Hemerken). Non c'è da stupirsi: anche quando sono nato io gli impiegati dell'anagrafe scrivevano a mano, talché io sono Cammilleri, mia cugina Cammalleri e il mio prozio defunto Camilleri. Ora, Hemerken in tedesco sta per «nota», in norvegese per «osservazione», ma forse nel XV secolo significava «martelletto», tant'è che la latinizzazione del nostro divenne Tomas Malleolus (il latino era allora la lingua comune degli europei). Il Nostro, di cui non conosciamo il ceto d'origine, nel 1395 fu ammesso alla scuola che i Fratelli della Vita Comune tenevano nella non troppo lontana Deventer, nell'attuale Olanda. Questi Fratelli della Vita Comune erano stati fondati dal predicatore olandese Geert de Groote pochi decenni prima. Costui, ricco di famiglia, a un certo punto ebbe una fortissima esperienza spirituale che lo portò a vivere da eremita per sette anni; poi cominciò a predicare, e la sua passione trascinava le folle. Approvato dalla Santa Sede, riunì i suoi discepoli nella comunità in cui il Kempis andò a studiare. Attirato dalla fama di Florent Radewijns, teologo considerato un grande maestro e cofondatore della Comunità, in questa scuola scopri le sue doti di copista e anche la sua vocazione, tant'è che andò a farsi monaco agostiniano (come Lutero, per inciso) ad Agnietenberg (Monte Sant'Agnese), vicino alla cittadina olandese di Zwolle, dove c'era già suo fratello Johan che ne era il priore. Nel 1413 vi venne ordinato sacerdote. Nel 1429 fu eletto vicepriore, ma proprio in quell'anno lui e gli altri monaci dovettero sloggiare di fretta perché un tumulto di popolo aveva reso il luogo poco sicuro. Il fatto è che la zona era nella diocesi di Utrecht e il vescovo locale, Rudolf van Diephoit, era considerato un usurpatore da Roma. Ma non dai suoi partigiani. Da qui i disordini. Nel 1432 le acque si calmarono e il Kempis poté tornare alle sue incombenze, cui aggiunse la predicazione pubblica. Non si mosse più dal suo monastero, dove morì nel 1471 ultranovantenne. Fu sepolto nella chiesa, ma questa venne in seguito distrutta dai protestanti. I suoi resti, portati via in tempo, si trovano a Zwolle. Dopo l'immenso successo dell'Imitazione si provò a canonizzarlo, ma quel che pare sia successo merita di essere riportato perché mostra con quale serietà la Chiesa di quel tempo procedeva. L'iter prevedeva (e prevede) per prima cosa la riesumazione della salma. Ebbene, l'accuratezza di tale ricognizione riscontrò la presenza di schegge di legno sotto le unghie. Le aveva già quando fu sepolto? Era, la sua, una morte apparente e, rinvenuto, aveva cercato disperatamente di liberarsi? O si trattava di uno spasmo involontario? Non c'era modo di saperlo, perciò, per sicurezza, niente canonizzazione. Anche se pure un santo non è meno santo se cerca di uscire da una bara in cui è stato chiuso troppo frettolosamente.Il Kempis scrisse molte altre opere, ma qui lo ricordiamo per quella fondamentale. Imitazione di Cristo, perché Cristo stesso ha detto «prendete esempio da Me». Per andare nel regno dei Cieli, che è (o dovrebbe essere) lo scopo della vita di ognuno, non importa fare altro. Ma la domanda è: si può imitare con successo Cristo? La risposta è sì, e ne sono esempio i santi, che sono i primi della classe in questo esercizio. E, come in ogni classe, non c'è bisogno di essere per forza i primi per essere promossi. Un esempio della prosa dell' Imitazione: «Sii cauto (mi dice uno); sii cauto, tieni in segreto quanto ti dico. Eppure, mentre io taccio e credo che la cosa resti nel segreto, egli non sa osservare il silenzio che lui stesso mi raccomandò, ma tosto scopre sé e me, e mi lascia così».

Cardinale Angelo Comastri
Catechesi – La devozione mariana

Cardinale Angelo Comastri

Play Episode Listen Later Jul 4, 2022 5:23


Com'è nata la devozione a Maria? Quali sono le sue basi? Come sentiremo, le basi sono molto solide e poggiano sulla Sacra Scrittura.

Keration Podcast
L'onestà della Bibbia

Keration Podcast

Play Episode Listen Later Jun 25, 2022 2:17


L'editorialista Sydney J. Harris fu così impressionato dalla totale onestà della Bibbia che scrisse nella sua rubrica: “La maggior parte dei libri che propagano un singolo punto di vista, che propongono una fede specifica, fa proprio questo: ignora rigidamente tutte le incongruenze, tutte le debolezze, tutti i commenti avversi fatti dai propri nemici. Ma l'Antico Testamento ribolle di prove di tali difetti e fragilità umane. Considerate i severi libri dei profeti, come Isaia, che attaccano i capi religiosi, condannano il popolo per aver pervertito la fede e avvertono che il giudizio di Dio sarà duro contro di loro. Qualcuno può immaginare che il Comitato Nazionale Repubblicano degli Stati Uniti includa una denuncia pungente di Adlai Stevenson nella sua letteratura elettorale? O viceversa, ovviamente. Eppure, proprio questo ha permesso ai redattori dell'Antico Testamento di far diventare [i loro scritti] parte della Sacra Scrittura”. —The Telegraph-Journal, 16 dicembre 1959. Probabilmente lo scrittore faceva riferimento a Adlai Stevenson II, un politico statunitense appartenente a una lunga genealogia legata al mondo politico americano. Membro del Partito Democratico, Adlai Stevenson tentò almeno due volte di diventare presidente degli Stati Uniti, ma fu sconfitto entrambe le volte da Eisenhower. Alla fine, diventò rappresentante permanente per gli USA all'ONU. Suo nonno, Adlai Stevenson I, fu Vicepresidente degli Stati Uniti verso la fine del XIX secolo. Suo figlio, Adlai Stevenson III, fu senatore degli Stati Uniti. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/corgiov/message

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Il cattolico contraddittorio, una religione personalizzabile a proprio uso e consumo

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Jun 21, 2022 7:04


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7039IL CATTOLICO CONTRADDITTORIO, UNA RELIGIONE PERSONALIZZABILE A PROPRIO USO E CONSUMO di Piefrancesco NardiniUna delle più diffuse problematiche degli ultimi anni è la convinzione di moltissimi che si possa aderire solo a quel che piace della fede cattolica.Il Cristianesimo è sempre più visto come qualcosa di personalizzabile, di modificabile nei modi che più piacciono. Il divorzio? "Non devo decidere per gli altri". Non mi sta bene la Confessione? Non è necessaria, "parlo direttamente con Dio".In molte di queste situazioni c'è spesso di mezzo la comodità e/o la necessità di giustificare qualcosa della propria vita: chi ha divorziato, per orgoglio o per altro, dirà che non è peccato; chi non ha voglia di andare in chiesa a confessarsi o non vuole "umiliarsi" di fronte a un confessore, dirà che basta pentirsi internamente.Di solito, a sostegno di questo, mettono spesso di mezzo Cristo: "dove sta scritto che Gesù ha condannato il divorzio?", "non è vero che Gesù ha voluto la Confessione".Ovviamente sono affermazioni senza reali appigli scritturali. Il problema vero semmai è che trovano la sponda in molti documenti e dichiarazioni della Chiesa postconciliare che lasciano la possibilità di equivocare.LA SINDROME DA CONTRADDITTORIOPer sintetizzare, chi scrive chiama questo fenomeno "sindrome da contraddittorio".Il contraddittorio è una «discussione pubblica fra due persone che sostengono e difendono opinioni contrarie» (Treccano online). In parole semplici è un dire la propria su qualcosa in un dialogo.La "sindrome da contraddittorio" è dunque la libertà, di un numero sempre più grande di persone, di mettersi a tavolino con Dio come fosse la discussione e la trattativa che precede la stesura di un contratto. Ci si immagina la scena: Nostro Signore e il contraddittore di turno ai capi di un tavolo, con il secondo a dire "perché la Confessione così e non cosà?", "il divorzio è meglio facoltativo o caso per caso"... Sembra un'esagerazione o una immagine da fantareligione, ma alla fine dei conti chi ha l'atteggiamento suddetto questo fa...Quando chi scrive si trova a parlare con qualcuno che ha questa "sindrome", molto spesso cita San Paolo: «O uomo, chi sei tu, da entrare in discussione con Dio? Dirà forse il caso di terra al vasaio: perché mi hai fatto così? Non è dunque il vasaio padrone della creta, per far della medesima pasta un vaso per uso onorevole, un altro per uso vile?» (Romani 9, 20-21).L'Apostolo delle genti con 11 parole mette queste persone di fronte al paradosso in cui si sono messe.«O uomo, chi sei tu, da entrare in discussione con Dio?». Tu che sei solo una creatura, invece di ringraziare Chi ti ha creato gratuitamente, per puro amore, senza necessità di doverlo fare, ti metti a contestare quel che Lui ha fatto? Allora ... potrebbe esser criticato anche l'aver creato l'uomo, quindi anche te che critichi!Il Sales nel suo commento (versione italiana Martini) a questo passo così interpreta: «O uomo, pieno di ignoranza, di miseria e di peccato, che quanto di bene possiedi tutto hai ricevuto da Dio, chi credi tu di essere da voler misurare con la tua mente la sapienza di Dio?».L'UOMO AL LIVELLO DI DIOCon la "sindrome del contraddittorio" l'uomo si mette al livello di Dio, si ritiene tale da poter contrattare con Lui. È sempre il solito motivo: l'uomo si fa Dio.Con le due domande successive San Paolo approfondisce ancora meglio con una comparazione tipica della Sacra Scrittura. Evidenzia come il rapporto Dio-uomo, Creatore-creatura, non sia paritetico. E non potrebbe essere diversamente.Se un vaso non ha facoltà di dire al vasaio "perché mi hai fatto così o per questi usi?", men che meno può l'uomo (creatura, vaso) decidere a tavolino con Dio (Creatore, vasaio) se e cosa accettare di quel che Lui gli ha dato e che Lui ha voluto. L'unica facoltà che l'uomo ha è quella di ringraziare tutti i giorni di esser stato creato e di tutto quel che di buono, bello e santo ha nella sua vita.Siamo sempre lì.Quel che gli uomini ritengono normale nei rapporti con gli altri, non lo ritengono necessario nel rapporto con Dio. In questo modo non si mette Dio addirittura al di sotto dell'uomo nella scala dei valori? Se quel che ritengo importante e necessario con un altro uomo non lo ritengo importante e necessario con Dio, non ho messo Dio non al livello dell'uomo, ma addirittura sotto?Quando si riceve un dono da qualcuno, ci si sente in dovere di ringraziarlo e non certo in diritto di criticarlo o di storcere il naso. Anche se il dono non piace, ci si sente in dovere di mostrare comunque gratitudine e gioia per quanto regalato. Questo avviene per la gratuità della cosa, per il gesto di affetto che il dono manifesta. E anche per convenzione, direi.Non ci si sente però in dovere di ringraziare Dio per il dono più importante di tutti, la vita, e le cose belle che in questa abbiamo, anzi ci si sente in diritto di criticare e decidere di storcere il naso, non credendo o non accettando qualche verità da Lui rivelata o qualche Comandamento da Lui dato.Ci si preoccupa più degli uomini che di Dio.

BASTA BUGIE - Cristianesimo
Anania e Saffira Dio punisce anche nel Nuovo Testamento

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Jun 14, 2022 17:27


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7034ANANIA E SAFFIRA: DIO PUNISCE ANCHE NEL NUOVO TESTAMENTO di Pietro GuidiDurante il periodo pasquale alla Messa come prima lettura si leggono gli Atti degli apostoli dove si narra la storia della Chiesa a partire dall'ascensione di Gesù al cielo. A un certo punto la lettura continuativa del libro degli Atti si interrompe, viene saltato un brano e poi viene ripresa immediatamente dopo. Infatti del quinto capitolo non si leggono i primi undicesimi versetti e, a conferma del fatto che si è fatto un taglio volontario, si riprende la lettura dal dodicesimo versetto, cioè appena finito tale episodio. Il brano omesso parla della storia di Anania e Saffira, marito e moglie che erano fra i primi seguaci degli apostoli. Perché è stato saltato? Di cosa parlava? Perché toglierlo se questo racconto è Parola di Dio?Il motivo di questo taglio è che la riforma liturgica che ha seguito il Concilio Vaticano II ha annunciato di voler ampliare la possibilità di leggere la Parola di Dio, ma poi nei fatti l'ha limitata quando riteneva un brano controcorrente rispetto alla mentalità contemporanea.Ma leggiamo per intero il brano censurato.ANANIA E SAFFIRA"Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell'importo, d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio». All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. Pietro le chiese: «Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te». D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose." (At 5,1-11)LA PUNIZIONE DI DIOQuello che colpisce immediatamente chi legge la storia di Anania e Saffira è la punizione esemplare che ricevono questi coniugi. Infatti all'accusa da parte di Pietro segue la morte di Anania prima e Saffira poi. È necessario precisare che la loro morte non è dovuta al fatto che hanno tenuto una parte del ricavato della vendita del terreno per sé. San Pietro non è un comunista ante litteram e non obbliga chi lo segue a mettere tutti i beni in comune. Come spiega bene lui stesso: "Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione?". Anania e Saffira non erano tenuti a vendere il loro terreno né a dare agli apostoli tutto il ricavato, ma con i loro beni potevano fare quello che volevano. Il loro peccato è stato quello di prendersi gioco degli apostoli, fingendo di aver donato tutto per fare bella figura, mentre in realtà si erano tenuti per sé una parte del ricavato. E mentire agli apostoli, che sono gli inviati di Cristo, equivale a mentire a Dio. Per questo Dio, che non si lascia prendere in giro, li punisce così duramente. Come dice San Paolo: "Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio." (Gal 6,7)Si comincia allora a capire il motivo per cui la lettura di questo testo scandalizza così tanto da essere eliminato dalle letture della Messa. E il motivo non è la punizione divina data a questi due coniugi. Ci sono moltissime altre punizioni divine ben più severe, come quella dell'uccisione di tutti i primogeniti maschi degli egiziani, che vengono lette durante la Messa. E allora come mai tutto questo accanimento contro questo brano? Il vero motivo è che l'episodio di Anania e Saffira non si trova nel Vecchio, ma nel Nuovo Testamento! Vengono così smentite tutte le omelie dove abbiamo sentito dire che le punizioni divine erano una cosa del Vecchio Testamento e che sono state superate da Gesù che è venuto a portare la misericordia, il perdono e la pace. No, non è così. Il Dio della Misericordia è lo stesso Dio della Giustizia. Il Dio del Vecchio Testamento è lo stesso del Nuovo Testamento. E nemmeno vale dire che ha cambiato idea o mitigato il suo furore. No, Dio non cambia idea e propone all'uomo la conversione per ottenere il perdono dei peccati, altrimenti la punizione sarà inevitabile. Anania e Saffira ci ricordano questa tremenda verità: per ottenere il perdono è necessaria la conversione, altrimenti la punizione di Dio sarà severa nell'aldilà, ma potrà essere anticipata anche su questa terra come è capitato ai coniugi che hanno mentito agli apostoli.La prossima volta che visiteremo la Basilica di San Pietro a Roma potremo vedere il grande mosaico su tela che riproduce la punizione di Anania e Saffira, opera di Niccolò Circignani detto il Pomarancio, che si trova al cosiddetto "Altare della Menzogna" davanti all'ingresso della sacrestia della basilica. Speriamo che non tolgano questo imponente mosaico alla vista dei visitatori come hanno tolto dalle letture della Messa questo significativo episodio del Nuovo Testamento.Nota di BastaBugie: Guido Villa nell'articolo seguente dal titolo "Ascensione e Corpus Domini, la Cei le riporti al loro giorno" racconta come nel 1977 la Cei si adeguò al governo italiano spostando l'Ascensione e il Corpus Domini alla domenica seguente. Ma fu un errore perché così si è creato un vulnus liturgico e spirituale, contribuendo a far perdere consapevolezza della specificità di queste solennità.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 giugno 2022:Con la Legge n. 54 del 5 marzo 1977 recante disposizioni in materia di giorni festivi, cessarono di avere carattere festivo agli effetti civili alcune solennità cattoliche, vale a dire l'Epifania (6 gennaio), San Giuseppe (19 marzo), i Santi Pietro e Paolo (29 giugno), l'Ascensione e il Corpus Domini. Vennero inoltre abolite la Festa della Repubblica (2 giugno) e l'anniversario della vittoria nella Prima guerra mondiale (ufficialmente chiamata Festa dell'unità nazionale, 4 novembre), la cui celebrazione fu spostata alla domenica successiva.Nel 1985 furono ripristinate l'Epifania e la solennità dei Santi Pietro e Paolo - in quest'ultimo caso limitatamente al Comune di Roma - mentre nel 2000 tornò a essere festiva la Festa della Repubblica.Per ovviare a questa decisione dello Stato, la CEI decise di togliere il precetto festivo alle feste di San Giuseppe e dei Santi Pietro e Paolo e di spostare l'Epifania (nel periodo in cui fu abolita), l'Ascensione e il Corpus Domini alla domenica successiva, per favorire, così si disse, una maggiore partecipazione dei fedeli alle Sante Messe in occasione di queste solennità. Una decisione quantomai improvvida e sbagliata, che ha creato un vulnus al calendario liturgico e ha provocato gravi danni alla consapevolezza di questi fondamentali elementi della nostra fede, danni che tuttora si riverberano nella vita religiosa dei cattolici italiani, anche se forse, dopo 45 anni, la quasi totalità di fedeli non ci fa più caso (e forse questo è un ulteriore cattivo segno).Perdendo il proprio status di solennità infrasettimanali, infatti, anche nella consapevolezza collettiva l'Ascensione e il Corpus Domini sono state inglobate nella domenica, perdendo un tratto caratteristico della propria specificità, tanto più che essenziali simbologie di queste solennità non sono più immediatamente riconoscibili.Entrambe le solennità devono infatti cadere di giovedì - secondo gli Atti degli Apostoli (At 1,3) Gesù ascese al Cielo il quarantesimo giorno dalla Risurrezione, riproponendo così il numero "quaranta" fortemente simbolico e frequentemente presente nella Sacra Scrittura, che per l'Ascensione cade appunto il giovedì che precede la settima domenica del tempo pasquale. Egualmente la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo celebra l'Eucaristia, la quale è stata istituita da Gesù la sera del Giovedì Santo, alla vigilia della Sua Passione e Morte in Croce.La celebrazione dell'Ascensione la domenica successiva provoca inoltre un serio guazzabuglio liturgico e spirituale, poiché impedisce di celebrare in modo corretto la novena per eccellenza della Chiesa cattolica, quella allo Spirito Santo, a ricordo di ciò che fecero gli apostoli subito dopo l'Ascensione di Gesù quando, su indicazione di Gesù stesso, si riunirono nel Cenacolo con Maria Santissima per nove giorni in attesa della discesa del Paraclito promesso dal Salvatore. Se la novena iniziasse dopo l'Ascensione, come si dovrebbe, la Pentecoste finirebbe per essere celebrata di mercoledì, e allora si preferisce fare iniziare la novena ancora prima dell'attuale solennità dell'Ascensione, facendo finta che essa sia stata regolarmente celebrata il giovedì. Una vera babilonia, aggravata dalla giustificazione da Azzeccagarbugli che danno certi liturgisti, e cioè che l'Ascensione in realtà non sarebbe stata spostata, bensì sarebbe stato solo cambiato il giorno in cui viene celebrata.Tuttavia, il problema di fondo è la mancanza di fede, anzitutto del clero che ha avuto quest'idea poco saggia, ma anche dei fedeli. A meno di impedimenti gravi, chi crede ed è cosciente dell'importanza di queste solennità partecipa alle

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia IV Dom. di Pasqua - Anno C (Gv 10, 27-30)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later May 3, 2022 6:17


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6945OMELIA IV DOM. DI PASQUA - ANNO C (Gv 10, 27-30)Il Vangelo di oggi ci offre della parole molto consolanti, tra le più belle di tutta la Sacra Scrittura. Gesù, parlando delle sue pecorelle, ci assicura: "Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano" (Gv 10,28).Promesse grandissime. Affinché si realizzino, la condizione è quella di ascoltare la sua voce. Gesù lo dice chiaramente: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono" (GV 10,27). Dunque, se vogliamo anche noi essere pecorelle del Signore, se anche noi vogliamo appartenere al suo gregge, dobbiamo ascoltare la sua voce.Come possiamo ascoltarla? In tre modi. Prima di tutto leggendo la Sacra Scrittura. Gesù ci parla nel Vangelo. Ignorare la Scrittura significa ignorare Cristo. Sant'Antonio da Padova, per averla assiduamente meditata, conosceva a memoria più o meno tutta la Bibbia. Da parte nostra cerchiamo ogni giorno di annotarci le frasi della Scrittura che maggiormente ci colpiscono. Sarà proprio con quelle frasi che Gesù vorrà parlare al nostro cuore: cerchiamo di memorizzarle e di ruminarle continuamente dentro di noi. Ne seguiranno delle belle riflessioni che nutriranno la nostra anima. Questo è il primo e più importante modo di ascoltare la voce del Signore. Ma domandiamoci: quanti di noi hanno letto attentamente tutto il Vangelo? Forse pochi. Da oggi in poi impegniamoci di più. Inoltre dobbiamo ascoltare la Chiesa, il Papa, i vescovi. "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me". E' la chiesa a insegnarci cosa è bene e cosa è peccato, non la nostra testa. Chi disprezza il Magistero della Chiesa disprezza Gesù Cristo. Pensiamo alla morale familiare: quante critiche alla Chiesa! Ma non ascoltando la voce della Chiesa ci chiudiamo alla voce del Signore.Un altro modo è quello di ascoltare le ispirazioni interiori. Ogni cristiano si deve abituare ad un po' di tempo di meditazione quotidiana. Quando preghiamo siamo noi a parlare a Dio; quando meditiamo è Dio che parla al nostro cuore. Il momento più bello di una mamma di famiglia, una volta, era quello di alzarsi molto presto alla mattina, quando la città ancora dormiva, e di mettersi a pensare e a pregare. Erano momenti bellissimi ed era proprio grazie a quella ora di silenzio che riusciva ad affrontare il peso della giornata. Santa Gemma Galgani e Santa Teresina, quando erano bambine, amavano molto starsene in silenzio e mettersi a pensare...ed era proprio in quel silenzio che Dio parlava al loro cuore e donava loro delle celesti ispirazioni.Dobbiamo abituarci al silenzio e alla riflessione così da trovare il consiglio per ogni nostro problema. San Giuseppe Moscati, celebre medico, iniziava la sua giornata con due ore di preghiera, la Comunione e la meditazione, e dopo andava all'Università a insegnare e all'ospedale per le visite mediche. E, prima di ogni diagnosi difficile, metteva le mani in tasca e stringeva la corona del Rosario. Impariamo anche noi a organizzare la nostra giornata nel silenzio e nella preghiera. Nella prima lettura di oggi abbiamo ascoltato come i giudei non vollero ascoltare la Parola di Dio. Proprio per quella loro chiusura di cuore e per aver respinto la Parola del Signore, Paolo e Barnaba iniziarono a rivolgersi ai pagani. Il testo degli Atti degli Apostoli riporta che i pagani, nell'udire la Parola di Dio, si rallegrarono e credettero alla predicazione.A volte c'è il rischio di fare la fine di quei giudei: pur frequentando la Messa tutte le domeniche, abbiamo il cuore chiuso e non vogliamo ascoltare la voce del Signore che ci parla attraverso la voce dei legittimi Pastori. Quei giudei si opposero alla Parola di Paolo e di Barnaba; noi rischiamo di opporci alla parola del Papa, al Magistero della Chiesa. A volte capita che sono proprio i lontani ad ascoltare questa voce, proprio come avvenne per i pagani che accolsero la predicazione dei due Apostoli. Ricordiamolo sempre: in ultima analisi, il segno per vedere se stiamo veramente ascoltando la voce del Signore e non la nostra testa è quello di vedere se accogliamo con docilità l'insegnamento della Chiesa.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia IV Dom. di Quar. - Anno C (Lc 15,1-3.11-32)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Mar 22, 2022 5:08


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6837OMELIA IV DOM. DI QUAR. - ANNO C (Lc 15,1-3.11-32)La parabola del figliuol prodigo è una delle più belle pagine della Sacra Scrittura, che ci parla della Misericordia di Dio per noi peccatori. Il padre è Dio e il figlio è l'uomo. Per quanto grande possa essere il peccato dell'uomo, molto più grande, infinitamente più grande, è la Misericordia di Dio. Giuda ha commesso due peccati molto grandi: il primo è stato quello di tradire il Signore; il secondo quello di disperarsi, di non credere alla Misericordia di Dio. Di certo, molto più grande è stato il peccato di disperazione. Se avesse confidato in Dio, nella sua Bontà, e avesse chiesto perdono, certamente Dio lo avrebbe perdonato.Un giorno san Luigi Orione fu invitato in una parrocchia a predicare. Il tema della predicazione era quello della Misericordia di Dio. Volendo dare un esempio della Bontà di Dio, sempre pronto al perdono, ad un certo punto gli venne in mente di dire che, se anche uno avesse ucciso la propria madre mettendo del veleno nel piatto dove mangiava, se veramente pentito di questo enorme peccato, Dio lo perdonerebbe. Al termine della funzione, lasciò quella parrocchia e andò alla stazione ferroviaria per tornarsene a casa. Alla stazione fu raggiunto da una persona sconvolta. Quell'uomo gli disse: «Lei, padre, certamente mi conosce!». «No – rispose –, non l'ho mai vista!». «Eppure lei mi deve conoscere – continuò l'uomo – perché ha parlato proprio di me nella predica: io sono quell'uomo che ha avvelenato la propria madre. Ma veramente Dio mi può perdonare?». L'uomo spiegò che vent'anni prima aveva compiuto quell'orribile peccato e che dopo si era amaramente pentito, ma non credeva di poter essere perdonato. Aveva trascorso vent'anni di disperazione, ma finalmente quel giorno scoprì, come il figliuol prodigo, l'immensa Misericordia di Dio. Si confessò, lì alla stazione, da san Luigi Orione, e ritrovò finalmente la pace.Nel brano del Vangelo che abbiamo letto ci sono dei particolari da cui possiamo ricavare dei preziosi insegnamenti.Lontano da casa e sperperati tutti i suoi averi, il figliuol prodigo fu costretto «a pascolare i porci» (Lc 15,15). Desiderava sfamarsi con le carrube, ma nessuno gliene dava. Il peccato ci priva del bene più grande che è la grazia di Dio e noi diventiamo le creature più miserabili. Inoltre, il peccato, a volte, porta anche alla miseria materiale. Dove c'è miseria, sovente ci sono dei peccati alla base, propri o altrui. La povertà è una virtù evangelica; la miseria è una piaga da combattere e si combatte eliminando prima di tutto i peccati, in modo particolare la bestemmia, le profanazioni delle feste e i peccati contro la vita.Allora il figliuol prodigo rientrò in se stesso e disse: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio» (Lc 15,18). Dio visita i nostri cuori con i rimorsi di coscienza: dobbiamo essere solleciti a levarci, a rialzarci dopo la caduta, ad andarci subito a confessare. Se brutto è il peccato, più brutto è lo scoraggiamento che ci impedisce di tornare a Dio.«Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20). La Misericordia di Dio ci insegue fino al letto di morte e aspetta il momento del nostro pentimento. La sua grazia previene e accompagna sempre il nostro ritorno a Lui.Una volta tornato a casa il figlio, il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi» (Lc 15,22). Non è il padre a rivestire il figlio, ma sono i servi. E così Dio si serve dei suoi servi, dei sacerdoti, per rivestire i peccatori, per ridare loro la veste nuova della grazia. Ecco dunque la Confessione. Dio ci perdona subito dopo il nostro pentimento, ma dobbiamo andare dal sacerdote per essere rivestiti, per essere assolti con il sacramento della Riconciliazione, e solo dopo aver fatto questo possiamo prendere parte al banchetto dell'Eucaristia.Il testo del Vangelo continua dicendo che il figlio maggiore, udite la musica e le danze, «si indignò, e non voleva entrare» (Lc 15,28). È questo un peccato di invidia, un peccato contro lo Spirito Santo. Quante volte anche noi, senza pensarci, invidiamo la grazia altrui e ci rattristiamo per i benefici che Dio largisce al nostro prossimo. Se grande è stato il peccato del figliuol prodigo, ancor più grande è stato il peccato del figlio maggiore.

Dal Vangelo di oggi
Dal Vangelo di oggi - 13 Marzo 2022

Dal Vangelo di oggi

Play Episode Listen Later Mar 13, 2022 2:37


Dal vangelo di oggi : In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. (Lc 9: 28- 30)Quest'anno la seconda domenica di coincide con il racconto della trasfigurazione. È un atto carico di significato per o noi. Siamo noi quei amici di Gesù che salgono con lui sul monte per pregare. Ogni cristiano ha bisogno di un'esperienza simile nella sua vita di fede. Sì, perché ogni innamorato di Dio ha la sua esperienza di trasfigurazione a cui fa riferimento. È quel momento del «primo amore» in cui il cuore è stato rapito e dove ogni parola è diventata superflua perché si è fatta esperienza dell'Ineffabile… si è sentito il riverbero della Parola. Ma credo di non parlare solo per me quando affermo che questo momento, pregno di Eternità, è pur sempre un momento, un'ancora, a cui torniamo tante volte con nostalgia. La Trasfigurazione del Signore è un memoriale di questo anticipo, di questo istante di Eternità di cui siamo co-protagonisti e del quale ora siamo comandati di testimoniare il riverbero nel silenzio e nella normalità di una discesa dal Tabor verso la normalità, alla sequela di un Cristo che rimane trasfigurato anche nella sfigurazione della croce e della morte. È lui di cui ci dice ancora il Padre: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». Oggi è domenica se riesci vai a messa e ascolta la Parola che Cristo ti rivelerà attraverso la Sacra Scrittura. Con stima dL

BASTA BUGIE - Cristianesimo
La deriva tedesca del sinodo sul sinodo

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Feb 15, 2022 7:37


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6904LA DERIVA TEDESCA DEL SINODO SUL SINODOL'assemblea dei vescovi tedeschi chiede al Papa la revisione della disciplina del celibato (per dare la moglie ai sacerdoti e per ammettere le donne al diaconato), l'apertura alla contraccezione e la normalizzazione dell'omosessualità (insomma sempre la solita solfa)di Roberto de MatteiSto rileggendo in questi giorni un bel romanzo di Paul Bourget, Il demone meridiano. Paul Bourget, vissuto tra il 1852 e il 1935, è stato uno scrittore francese, autore di molti romanzi. Il demone meridiano - Le Démon de midi , - apparso nel 1914, e ripubblicato recentemente in italiano dall'editore Marco Solfanelli, è a mio parere il più bello. Il racconto è ambientato negli anni della crisi modernista e segue le vicende di due personaggi, un intellettuale tradizionalista e un sacerdote modernista, che, per vie diverse, cedono alle tentazioni del "demone meridiano", che è quello di cui parla il Salmo 90 della Sacra Scrittura: il demonio tentatore di chi ha superato la soglia dei quarant'anni e si trova al meriggio della vita. Il filo conduttore del romanzo è il rapporto che sempre esiste tra le idee e i comportamenti. Le idee influenzano i comportamenti e i comportamenti le idee. Da qui la celebre frase di Paul Bourget, che chiude il libro: "Chi non vive come pensa, finisce con il pensare come vive". E' per questo che nel Cristianesimo Verità e vita sono inscindibili. Il Cristianesimo è dottrina vissuta. Tra le molte cose che colpiscono nel libro di Bourget c'è il programma religioso di don Fauchon, il sacerdote che, nel romanzo, abbandona l'ortodossia per inabissarsi nell'apostasia. Per don Fauchon il futuro della Chiesa prevedeva: "la revisione dei Testi sacri da parte di una commissione composta da rappresentanti delle diverse confessioni cristiane; l'unificazione dei riti con l'uso della lingua nazionale di ogni paese nelle cerimonie; il matrimonio dei sacerdoti. La Chiesa così riformata avrebbe dovuto iniziare un'immensa rifondazione della società al fine di realizzare l'Ideale evangelico di una Democrazia universale" (p. 148). Si tratta del credo del modernismo, che un discepolo di don Fauchon esplicita a sua volta con queste parole: "Abbiamo, sotto la direzione del nostro maestro (Fauchon), inaugurato un culto cattolico - perché restiamo cattolici - ma un culto semplificato, o piuttosto, permettetemi di dirlo, purificato, ricondotto ai riti della Chiesa primitiva. Perciò la nostra piccola comunione si chiama "Catacomba", (...) Crediamo che Cristo è innanzitutto una Vita. Cristo non si dimostra, si sente. Questa frase ammirevole di don Fauchon è il nostro motto. Ma se Egli vive si evolve: e il suo campo di evoluzione è la Chiesa, crediamo che questa evoluzione continuerà fino alla salvezza universale. Non ammettiamo dunque l'Inferno. Come all'epoca delle catacombe, i sacerdoti vengono eletti dai fedeli, dei quali non sono che i delegati, perché ciascun fedele è un membro vivente del Sacerdote eterno, che è Nostro Signore, Vogliamo che i nostri preti possano prendere mogli., Vedete che siamo veramente nella Catacomba. Vogliamo la Messa come era detta nei primi tempi, in lingua volgare" (pp. 195-196). Queste parole furono scritte più di un secolo fa e non erano fantasie dell'autore: descrivevano il progetto modernista. Il modernismo fu condannato da san Pio X e si inabissò per riaffiorare in maniera aggressiva nella seconda metà del XX secolo, gli anni del Concilio Vaticano II. Quel progetto è divenuto negli ultimi cinquant'anni la realtà della Chiesa. E se il nuovo rito della Messa, celebrata nelle lingue nazionali, è in vigore dal 1969, oggi apprendiamo che l'assemblea dei vescovi tedeschi, riunita a Francoforte dal 3 al 5 febbraio, ha approvato a maggioranza un documento in cui si chiede al Papa la revisione della disciplina del celibato e l'ordinazione di uomini coniugati, inclusa l'autorizzazione agli attuali sacerdoti di prendere regolarmente moglie. Contemporaneamente un altro voto ha sancito la non esclusione delle donne dai ministeri ordinati, cioè il loro accesso al diaconato e al sacerdozio. L'assemblea di Francoforte ha deciso inoltre che ci dovrebbe essere una maggiore co-decisione nell'elezione dei vescovi cattolici in Germania, in modo che i vescovi possano realmente rappresentare la loro base. La sinodalità significa la democrazia nella Chiesa. L'assemblea si è pronunciata poi, a larga maggioranza, a favore di una "modernizzazione sessuale" della Chiesa. In concreto si tratterebbe di modificare la posizione della Chiesa sulla contraccezione e sulla " sessualità omosessuale vissuta", che "non è un peccato e non deve essere giudicata come intrinsecamente cattiva". Per questa ragione i partecipanti al "percorso sinodale" hanno rivendicato la possibilità di benedizioni per tutte le coppie, anche quelle omosessuali e di divorziati risposati. I vescovi tedeschi non professano nuove idee, ma vecchi errori, anche se le loro richieste superano, in alcuni campi, le rivendicazioni del modernismo di primo Novecento. La differenza di fondo sta nel fatto che coloro che un secolo fa costituivano una chiesa catacombale, oggi sono usciti allo scoperto e governano la Chiesa. Chi invece è fedele alla dottrina che per duemila anni è stata impartita dalla Chiesa viene ridotto al silenzio delle catacombe. Ma quanto potrà durare questa situazione? La gloria di Dio e il bene delle anime esigono quanto prima un intervento della Divina Provvidenza. E noi dobbiamo pregare: "non tardare, Signore, non tardare..." (Salmi, 69. 6)

Analisi e commenti | RRL
168 - Modernisti di ieri e di oggi

Analisi e commenti | RRL

Play Episode Listen Later Feb 12, 2022 7:19


Modernisti di ieri e di oggiSto rileggendo in questi giorni un bel romanzo di Paul Bourget, Il demone meridiano. Paul Bourget, vissuto tra il 1852 e il 1935, è stato uno scrittore francese, autore di molti romanzi. Il demone meridiano - Le Démon de midi , - apparso nel 1914, e ripubblicato recentemente in italiano dall'editore Marco Solfanelli, è a mio parere il più bello. Il racconto è ambientato negli anni della crisi modernista e segue le vicende di due personaggi, un intellettuale tradizionalista e un sacerdote modernista, che, per vie diverse, cedono alle tentazioni del “demone meridiano”, che è quello di cui parla il Salmo 90 della Sacra Scrittura: il demonio tentatore di chi ha superato la soglia dei quarant'anni e si trova al meriggio della vita. Il filo conduttore del romanzo è il rapporto che sempre esiste tra le idee e i comportamenti. Le idee influenzano i comportamenti e i comportamenti le idee. Da qui la celebre frase di Paul Bourget, che chiude il libro: “Chi non vive come pensa, finisce con il pensare come vive”. E' per questo che nel Cristianesimo Verità e vita sono inscindibili. Il Cristianesimo è dottrina vissuta. Tra le molte cose che colpiscono nel libro di Bourget c'è il programma religioso di don Fauchon, il sacerdote che, nel romanzo, abbandona l'ortodossia per inabissarsi nell'apostasia. Per don Fauchon il futuro della Chiesa prevedeva: “la revisione dei Testi sacri da parte di una commissione composta da rappresentanti delle diverse confessioni cristiane; l'unificazione dei riti con l'uso della lingua nazionale di ogni paese nelle cerimonie; il matrimonio dei sacerdoti. La Chiesa così riformata avrebbe dovuto iniziare un'immensa rifondazione della società al fine di realizzare l'Ideale evangelico di una Democrazia universale” (p. 148) Si tratta del credo del modernismo, che un discepolo di don Fauchon esplicita a sua volta con queste parole: “Abbiamo, sotto la direzione del nostro maestro (Fauchon), inaugurato un culto cattolico – perché restiamo cattolici – ma un culto semplificato, o piuttosto, permettetemi di dirlo, purificato, ricondotto ai riti della Chiesa primitiva. Perciò la nostra piccola comunione si chiama “Catacomba”, (…) Crediamo che Cristo è innanzitutto una Vita. Cristo non si dimostra, si sente. Questa frase ammirevole di don Fauchon è il nostro motto. Ma se Egli vive si evolve: e il suo campo di evoluzione è la Chiesa, crediamo che questa evoluzione continuerà fino alla salvezza universale. Non ammettiamo dunque l'Inferno. Come all'epoca delle catacombe, i sacerdoti vengono eletti dai fedeli, dei quali non sono che i delegati, perché ciascun fedele è un membro vivente del Sacerdote eterno, che è Nostro Signore, Vogliamo che i nostri preti possano prendere mogli., Vedete che siamo veramente nella Catacomba. Vogliamo la Messa come era detta nei primi tempi, in lingua volgare” (pp. 195-196).Queste parole furono scritte più di un secolo fa e non erano fantasie dell'autore: descrivevano il progetto modernista. Il modernismo fu condannato da san Pio X e si inabissò per riaffiorare in maniera aggressiva nella seconda metà del XX secolo, gli anni del Concilio Vaticano II. Quel progetto è divenuto negli ultimi cinquant'anni la realtà della Chiesa.E se il nuovo rito della Messa, celebrata nelle lingue nazionali, è in vigore dal 1969, oggi apprendiamo che l'assemblea dei vescovi tedeschi, riunita a Francoforte dal 3 al 5 febbraio, ha approvato a maggioranza un documento in cui si chiede al Papa la revisione della disciplina del celibato e l'ordinazione di uomini coniugati, inclusa l'autorizzazione agli attuali sacerdoti di prendere regolarmente moglie. Contemporaneamente un altro voto ha sancito la non esclusione delle donne dai ministeri ordinati, cioè il loro accesso al diaconato e al sacerdozio.L'assemblea di Francoforte ha deciso inoltre che ci dovrebbe essere una maggiore co-decisione nell'elezione dei vescovi cattolici in Germania, in modo che i vescovi possano realmente rappresentare la loro base. La sinodalità significa la democrazia nella Chiesa. L'assemblea si è pronunciata poi, a larga maggioranza, a favore di una “modernizzazione sessuale” della Chiesa. In concreto si tratterebbe di modificare la posizione della Chiesa sulla contraccezione e sulla “ sessualità omosessuale vissuta”, che “non è un peccato e non deve essere giudicata come intrinsecamente cattiva”. .Per questa ragione i partecipanti al “percorso sinodale” hanno rivendicato la possibilità di benedizioni per tutte le coppie, anche quelle omosessuali e di divorziati risposati.I vescovi tedeschi non professano nuove idee, ma vecchi errori, anche se le loro richieste superano, in alcuni campi, le rivendicazioni del modernismo di primo Novecento. La differenza di fondo sta nel fatto che coloro che un secolo fa costituivano una chiesa catacombale, oggi sono usciti allo scoperto e governano la Chiesa. Chi invece è fedele alla dottrina che per duemila anni è stata impartita dalla Chiesa viene ridotto al silenzio delle catacombe.Ma quanto potrà durare questa situazione? La gloria di Dio e il bene delle anime esigono quanto prima un intervento della Divina Provvidenza. E noi dobbiamo pregare: “non tardare, Signore, non tardare…” (Salmi, 69. 6)

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia XXXI domenica T.O. - Anno B (Mc 12, 28-34)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Oct 26, 2021 6:21


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6707OMELIA XXXI DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 12, 28-34)Il Vangelo di oggi fa parte della serie delle dispute di Gesù con i principali responsabili religiosi del suo tempo. Nel Vangelo secondo Matteo l'episodio non dà adito ad alcun dubbio: si tratta proprio di una disputa. L'Evangelista infatti inizia annotando che «un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova» (Mt 22,35). Nel Vangelo di san Marco, invece, lo scriba che interroga Gesù, anche se, forse, inizialmente era prevenuto nei confronti del Maestro, in seguito rimane positivamente impressionato dalla sua risposta, tanto da lodarlo: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità». è uno dei rari casi in cui Gesù riceve un riconoscimento da parte dei capi religiosi dei giudei.La domanda che lo scriba rivolge a Gesù: «Qual è il primo dei comandamenti?», era una nota questione, che riceveva diverse risposte dalle varie scuole rabbiniche del tempo. è risaputo che «i rabbini giudei – come ci informa padre Marco Sales – dividevano i 613 comandamenti della legge (248 precetti e 365 proibizioni) in due classi: gravi e leggeri. Non si accordavano però tra loro nel determinare quali appartenessero all'una o all'altra classe, e meno ancora nel fissare le condizioni perché un precetto potesse dirsi grave. Per questo vi era chi diceva più grande il precetto dell'osservanza del Sabato, perché più antico; chi diceva più grande la circoncisione, ecc. La domanda fatta a Gesù si prestava quindi a mille cavilli e mirava a trascinarlo nelle dispute che dividevano le varie scuole».Gesù risponde con due citazioni della legge mosaica. La prima è una parte della preghiera o professione di fede più comune dei giudei, detta "Shemà", dalla prima parola con cui inizia: «Ascolta, Israele...» (cf la Prima Lettura di oggi). Essa è costituita da tre sezioni bibliche (Dt 6,4-9; 11,13-21; Nm 15,37-41), precedute e seguite dalla recita di alcune benedizioni. Gli ebrei recitano questa preghiera, con profonda riverenza due volte al giorno, la mattina e la sera e, privatamente, prima di coricarsi. I rabbini insegnano, tra l'altro, che le parole dello Shemà sono 245. Ripetendone l'ultima espressione diventano 248, tante quante sono, per tradizione, le membra del corpo umano, come per dire che bisogna aderire alle parole dello Shemà con tutta la propria persona.Con questa prima citazione Gesù riafferma anzitutto l'unità di Dio, poi, attraverso espressioni sinonime, ricorda l'impegno ad amarlo «sopra tutte le cose – continua il Sales –, in modo che a lui siano indirizzati tutti i pensieri della mente, tutti gli affetti del cuore e tutte le operazioni. La misura di amar Dio è amarlo senza misura». Questo è, dice Gesù, il «più grande e il primo dei comandamenti» (Mt 22,38). Però ne aggiunge subito un secondo, che, dice ancora il Maestro, è simile al primo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Accanto al precetto dell'amore di Dio va messo sempre quello dell'amore del prossimo.è vero che il precetto della carità verso il prossimo letteralmente era già contenuto nell'Antico Testamento, esattamente in Lv 19,18. Non è dunque una novità assoluta introdotta da Gesù. Tuttavia, alla luce di tutto l'insegnamento evangelico e, soprattutto, alla luce della testimonianza stessa di Gesù, che ha offerto la sua vita per l'umanità, si può affermare che esso acquista un significato molto più profondo e allo stesso tempo molto più impegnativo. Infatti, mentre prima il concetto di "prossimo" era molto limitato, relativamente ristretto, per Gesù il prossimo è ogni persona bisognosa di aiuto che si incontra. Non solo, ma prossimo è anche chi fa del male, il nemico, che va perdonato e persino amato.Nel Discorso della montagna Gesù, perfezionando la legge antica, afferma: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori» (Mt 5,43s). In un'altra occasione Gesù aggiungerà: «Fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica» (Lc 6,27-29).Gesù, con questa duplice risposta, indica il principio unificatore di tutta la Legge e i Profeti, ossia di tutta la Sacra Scrittura. La novità e la grandezza di queste parole consiste nell'aver unito insieme i due precetti, in modo che formino quasi un'unico Comandamento, che abbraccia e comprende tutti gli altri. Anzi, tutti i Comandamenti ricevono il loro vero senso dal precetto più grande, quello dell'amore di Dio e del prossimo.I due Comandamenti vanno sempre insieme, tuttavia non sono sullo stesso piano. Gesù dice chiaramente che l'amore del prossimo è il "secondo" Comandamento. Non si può dunque appiattire o ridurre il Comandamento dell'amore di Dio a quello dell'amore verso il prossimo. L'amore di Dio è il fondamento dell'amore verso i fratelli. Solo se ci sarà una profonda fede in Dio e un attento ascolto della sua Parola, l'amore del prossimo potrà raggiungere la perfezione ed essere praticato in tutta la sua radicalità. L'amore di Dio modellerà il nostro amore verso il prossimo. è vero però anche il contrario. Senza amore verso il prossimo, non ci può essere vero amore e vera conoscenza di Dio, come dirà esplicitamente san Giovanni: «Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello» (1Gv 4,20s).

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia della XXI Domenica del Tempo Ordinario - Anno B (Gv 6,60-69)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Aug 17, 2021 5:46


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6617OMELIA XXI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,60-69)Prima di entrare nella Terra Promessa, Giosuè mette gli israeliti di fronte a una scelta: i falsi dèi o il Signore. Giosuè disse a tutto il popolo: «Sceglietevi oggi chi servire [...] quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore» (Gs 24,15). Il popolo rispose che sceglieva la fedeltà a Dio, e disse: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi» (Gs 24,16). Il popolo riconobbe tutti i benefici che Dio gli aveva elargito, che lo aveva liberato dalla condizione servile in cui era assoggettato in Egitto, che aveva compiuto grandi segni e prodigi dinanzi ai suoi occhi e lo aveva custodito lungo il non facile cammino dell'esodo. Così venne rinnovata l'Alleanza con Dio e gli israeliti si prepararono ad entrare nella terra che Dio aveva loro promesso.La stessa situazione la ritroviamo nel brano del Vangelo. Gesù mette i suoi discepoli di fronte a una scelta molto precisa: o stare con Lui ed accogliere il suo insegnamento, oppure andare via. Non è possibile una via di mezzo. Il testo dice che molti dei discepoli rimasero scandalizzati dal discorso che Gesù fece loro, il discorso del "Pane di vita": come era possibile che Gesù desse loro la sua Carne da mangiare e il suo Sangue da bere? Gesù non fa nessuno sconto. Al suo posto, molto probabilmente, noi avremo fatto di tutto per trovare una soluzione ambigua che accontentasse tutti. Gesù non fece così e ripropose letteralmente il solito insegnamento senza mitigarlo. Il Vangelo ricorda che «da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66).Da questo episodio impariamo la necessità di essere pienamente fedeli all'insegnamento di Gesù e alla voce della Chiesa, la quale, grazie all'assistenza dello Spirito Santo, insegna infallibilmente le verità di fede e di morale. Non si possono fare riserve e la Chiesa non può sacrificare una parte di verità per un mal inteso "quieto vivere". Gesù, prendendo la parola, disse poi agli Apostoli: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67). Egli non fa nulla per trattenerli, non cerca una mediazione. Allora Pietro, a nome di tutti, disse con decisione: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68).Solo l'insegnamento di Gesù sazia la nostra fame e sete di verità, tutto il resto ci lascerà sempre inappagati. In proposito, è molto bello leggere quanto accadde a san Giustino che fu un martire dei primi secoli del Cristianesimo. Egli era un grande filosofo che si era messo sinceramente alla ricerca della verità. Aveva studiato tutte le filosofie, ma di tutte era rimasto deluso. Intuiva che vi era la verità, ma che ancora si nascondeva agli occhi della sua mente.Mentre era nei pressi del mare e pensava alla verità, incontrò un anziano che in seguito mai più rivide. Egli gli parlò di Gesù Cristo, e gli fece capire che la verità da lui tanto cercata si trova nella Sacra Scrittura. Folgorato dalla grazia, san Giustino comprese che il Cristianesimo è l'unica Verità e comprese, come san Pietro, che solo Gesù ha parole di vita eterna. Si fece cristiano e, in seguito, affrontò valorosamente il martirio a Roma, dove nel frattempo si era trasferito. In una sua opera, egli così scrisse: «Il cristianesimo è la sola vera e utile filosofia».Alcuni secoli dopo, sant'Agostino così scriveva: «Ci hai fatti per Te, o Signore, ed è inquieto il nostro cuore finché non riposa in Te». Anch'egli si convertì dopo lunghi anni di ricerca. Anch'egli aveva aderito un po' a tutte le correnti filosofiche in cerca della verità, e anch'egli, come san Giustino, era rimasto profondamente deluso di tutto. Finché non incontrò Gesù, e fu allora che pronunciò la frase poco prima ricordata. Come ben sappiamo, la sua conversione fu dovuta molto alle preghiere e alle lacrime della sua santa madre, santa Monica. Era impossibile – come ebbe a dire a lei lo stesso Vescovo – che il figlio di tante lacrime non si convertisse.Alla fine di agosto celebreremo la memoria di questi due santi: santa Monica il 27 e sant'Agostino il 28. Sant'Agostino divenne poi sacerdote e vescovo, e fu uno dei più grandi teologi della Chiesa. Di questo ringraziò la sua mamma, la quale, per così dire, lo diede alla luce due volte: la prima volta quando nacque; la seconda volta quando scoprì che la verità è Gesù Cristo.Come per sant'Agostino, anche per noi il cuore non avrà pace finché non riposerà nel Signore, perché solo il Signore ha parole di vita eterna. Solo quando noi ci arrenderemo alla verità, rivelata da Gesù Cristo e insegnata infallibilmente dalla Chiesa, vivremo nella pace.

AWR Italiano - Attualità
“La creazione geme ed è in travaglio” 3 – L'uomo creatura di Dio

AWR Italiano - Attualità

Play Episode Listen Later Jul 1, 2021


“L’uomo creatura di Dio”, il titolo dell’itinerario Bibbia e ambiente di questa puntata. Colpisce certamente quante volte Genesi 1-3 si riferisca all’uomo in relazione all’ambiente. L’uomo è posto nel creato come “immagine di Dio” ed è chiamato a rispondere all’amore misericordioso del Signore per tutta la creazione attraverso il suo agire. Inoltre, come amministratore, è invitato a coltivare e a custodire la terra, in un agire responsabile che sa tutelare la possibilità di futuro per la vita. Secondo la Sacra Scrittura l’uomo è in relazione con il suo Creatore e con il resto del creato. Come viene descritta questa duplice corrispondenza? Fin dall’inizio l’uomo è indirizzato a L'articolo “La creazione geme ed è in travaglio” 3 – L’uomo creatura di Dio è stato appena pubblicato su HopeMedia Italia.

BASTA BUGIE - Cristianesimo
L'insegnamento di Gesù dopo la Risurrezione

BASTA BUGIE - Cristianesimo

Play Episode Listen Later Apr 14, 2021 5:49


VIDEO: Tradizione e Sacra Scrittura ➜ https://www.youtube.com/watch?v=lDe8FTxF8_UTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6542L'INSEGNAMENTO DI GESU' DOPO LA RISURREZIONE di Roberto de MatteiNella seconda settimana dopo Pasqua contempliamo Gesù che, dopo essere apparso agli Apostoli, rimane ancora visibilmente con loro, prima di ascendere al Cielo, non solo per confortarli e incoraggiarli ad affrontare le prove future, ma per spiegare loro quell'insegnamento di cui essi non avevano ancora compreso il significato profondo.Nei quaranta giorni che intercorrono tra la Risurrezione e l'Ascensione, Gesù non scrive, ma comunica a voce agli Apostoli la sua parola. Il suo è un insegnamento orale. La Rivelazione di Cristo è comunicata verbalmente e i primi a goderne come suoi testimoni furono i Dodici, che dopo la sua Morte e Risurrezione si erano ridotti ad undici.Ad essi Cristo comunicò la sua Rivelazione perché ad altri la comunicassero. E' un "altri" illimitato, come nota mons. Gherardini, che non si limita ai vicini, agli immediati interlocutori, ma si estende a tutte le genti, a tutte le generazioni, in ogni angolo della terra: "Andate e predicate il Vangelo a tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo".Gesù cioè istituisce la Tradizione come predicazione e ammaestramento per ogni popolo, in ogni dove e in ogni tempo, mediante la trasmissione orale della sua Rivelazione.GERARCHIA, DOTTRINA, SACRAMENTIGesù però non trasmette solo una dottrina. La Chiesa infatti non è una scuola di pensiero, ma è una società visibile, e il Signore dà ai suoi apostoli tutte le indicazioni per organizzare l'istituzione che avrebbe garantito, nel corso dei secoli, la trasmissione di questo insegnamento.Gesù inoltre, dopo aver spiegato agli Apostoli il significato profondo del Divin Sacrificio che essi avrebbero dovuto perpetuare, ne indica loro anche le modalità dell'esecuzione. La prima Messa, celebrata da san Pietro, seguì meticolosamente le indicazioni di Cristo.Dom Guéranger ricorda che tre cose sono necessarie alla Chiesa per l'esercizio della sua missione:1) la gerarchia, cioè una costituzione preparata dalla stessa mano del Figlio di Dio, e per mezzo della quale diventerà una società visibile e permanente;2) la dottrina, cioè il deposito lasciato nelle sue mani di tutte quelle verità che il suo celeste Sposo è venuto a rivelare o confermare quaggiù, ciò che comprende il diritto di insegnare e di farlo con infallibilità;3) finalmente, i sacramenti, mezzi efficaci per i quali i fedeli di Cristo saranno ammessi a partecipare alle grazie di salvezza e di santificazione che sono il frutto del Sacrificio offerto sulla croce.LA SUCCESSIONE APOSTOLICA E LA VALIDITÀ DEI SACRAMENTI"Gerarchia, dottrina, sacramenti: tali sono i punti essenziali e gravi, sui quali Gesù, durante quaranta giorni, dà le sue ultime e solenni istruzioni".La dottrina che Gesù Cristo insegnò ai suoi Apostoli per trasmetterla non si può separare dalla gerarchia che la trasmette. La successione apostolica è infatti la garanzia della retta trasmissione della dottrina. Ma la successione apostolica è a sua volta garantita dalla validità dei sacramenti, che sono i canali attraverso cui si trasmette la grazia santificante nella Chiesa e la Chiesa è santa per i suoi princìpi, per la sua costituzione gerarchica e per i suoi sacramenti.La fedeltà alla Chiesa, alla sua fede, alla sua gerarchia, ai suoi sacramenti. Ecco quello che il Signore chiede ancora ad ognuno di noi. Nessuno di questi elementi si può separare dall'altro. Non ci può essere la fede della Chiesa senza la sua autorità, né la sua autorità senza la sua fede. E per essere fedeli alla autorità e alla fede della Chiesa occorre l'aiuto soprannaturale che si ottiene attraverso i suoi sacramenti.Il Signore non abbandona chi si sforza di essergli integralmente fedele. Fu proprio nei giorni che intercorrono tra la Resurrezione e l'Ascensione che Gesù apparendo agli Apostoli sul lago di Tiberiade, promise di assistere i suoi discepoli ogni giorno, fino alla fine del mondo. Sono le parole con cui si conclude il Vangelo di san Matteo: "Ecco, Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt, 28, 20).Queste parole consolanti devono risuonare ogni giorno nel nostro cuore.Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 53 minuti) dal titolo "Sacra Tradizione e Sacra Scrittura" Don Stefano Bimbi, parroco a Staggia Senese, leggendo il Catechismo della Chiesa Cattolica, spiega il rapporto che c'è tra la Parola di Dio trasmessa oralmente e la Parola di Dio scritta. Il video è tratto dal corso "Il Credo parola per parola" con decine di interessanti lezioni.https://www.youtube.com/watch?v=lDe8FTxF8_U