Il racconto nitido del Medioevo e del Rinascimento a un pubblico non scientifico. Una lettura trasversale su percorsi interdisciplinari affiancati alla musica, attraversando l’entusiasmante stagione della monodia per giungere al trionfo dell’esperienza polifonica. Il tutto con proposte d’ascolto, novità discografiche, recensioni librarie e incontri con i protagonisti, sia attraverso interviste sia come ospiti in studio.
RSI - Radiotelevisione svizzera
Sono trascorsi pochi giorni dalla data in cui – puntualmente ogni anno – il 3 settembre si fa memoria di Gregorio Magno, nato a Roma intorno al 540 da una famiglia patrizia degli Anici, “gens” di fede cristiana e nota anche per i servizi resi alla Sede Apostolica. I genitori Gordiano e Silvia gli trasmettono alti valori evangelici offrendogli anche un grande esempio. Dopo gli studi di diritto, Gregorio intraprende la carriera politica e ricopre la carica di prefetto della città di Roma. Questa esperienza gli fa maturare uno sguardo più consapevole sull'urbe e le sue problematiche e un profondo senso dell'ordine e della disciplina. Pochi anni dopo, attratto dalla vita monastica, decide di ritirarsi, dona i suoi averi ai poveri e fa della casa paterna al Celio un monastero che intitola a Sant'Andrea. Qui si dedica alla preghiera, al raccoglimento e allo studio della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa. E poi l'elezione a Papa…
®Protetto da draghi o spiriti maligni, gravato da maledizioni, rivelato da sogni e visioni, il tesoro è materia magica per eccellenza e fra le più affascinanti. Se cercassimo una ricetta alchemica per crearne uno, avremmo bisogno di alcuni ingredienti fondamentali. Il primo è il valore, quello scintillio che accende il desiderio. Il secondo è il segreto, la consapevolezza che esso esiste senza sapere dove. Il terzo è il tempo, al quale è sopravvissuto e che l'ha reso libero da ogni possesso: attende chi saprà meritarselo ma non è più di nessuno. Nel suo libro Allegra Iafrate segue la storia della ricerca dei tesori fra Medioevo ed Età Moderna, analizzando le sfumature del desiderio che ha colto gli uomini attraverso i secoli, descrivendo alcuni degli oggetti che hanno alimentato i racconti più favolosi, svelando come nascono certe leggende, alla scoperta dei nascondigli e dei loro custodi, sulla scia di quei cercatori che, dalle sponde meridionali del Mediterraneo fino all'Europa settentrionale, per secoli hanno seguito il miraggio della ricchezza fra magia e misteriose topografie auree. Giovanni Conti ospita Allegra Iafrate nella puntata odierna di Quilisma per parlare di tesori, Medioevo e non solo.Prima emissione: 10 ottobre 2021
®Sesto ed ultimo degli incontri con il medievista Marco Ferrero alla scoperta a volo d'uccello dei passaggi fondamentali che contribuirono alla costruzione del Medioevo. Dopo esserci addentrati nella conoscenza di Franchi e Longobardi e dopo aver posto attenzione sui Carolingi, che con Carlo Magno, come dinastia, per prima salì sul trono del Sacro romano impero, oggi è la volta dell'Europa come dato di fatto. L'organizzazione data all'Impero da Carlo anche in termini amministrativi, costituì il modello anche dopo la sua morte, reggendo le sorti di quella larga unione di domini, popoli e culture che di lì a poco avrebbe visto ascendere al trono la dinastia ottoniana con Ottone I (nell'immagine)Prima emissione domenica 3 aprile 2022
®Continuano gli incontri con il medievista Marco Ferrero alla scoperta a volo d'uccello dei passaggi fondamentali che contribuirono alla costruzione del Medioevo. Dopo esserci addentrati nella conoscenza di Franchi e Longobardi si torna a parlare di Franchi per focalizzare l'attenzione sui Carolingi, dinastia che successe ai Merovingi e, con Carlo Magno, per prima salì sul trono del Sacro romano impero realizzando una larga unione di domini, popoli e culture, e restituendo all'Europa la fisionomia politica e il prestigio perduti con la fine dell'Impero romano. Prima emissione: 27 marzo 2022
®Prosegue il percorso a grandi tappe di analisi della costruzione dell'identità europea attraverso le popolazioni che ne hanno fatto la storia. Se Siamo abituati a pensare alla fine dell'impero di Roma come al reale conclusione di un'esperienza oppure, al più, al suo trasferimento in oriente, dove Costantinopoli sostituisce una capitale non più attiva, la realtà risulta diversa. Oltre ai già citati Franchi, i Longobardi ebbero un ruolo fondamentale che già abbiamo introdotto nella scorsa puntata. Oggi, sempre con l'aiuto del medievista Marco Ferrero, ne comprendiamo meglio le caratteristiche e le cause che ne determinarono l'ascesa, ma soprattutto la disfatta.Prima emissione domenica 20 marzo 2022
®Siamo abituati a pensare alla fine dell'impero di Roma come alla reale conclusione di un'esperienza oppure, al più, al suo trasferimento in oriente, dove Costantinopoli sostituisce una capitale non più attiva. In realtà, nel sud della Francia, il connubio tra l'aristocrazia senatoria romana e la classe dirigente di origine locale, unite all'episcopato cattolico sempre più potente, pone le basi di quello che sarà di lì ad alcuni secoli l'impero carolingio. Dopo aver affrontato il tema dei FRANCHI, Giovanni Conti entra nel mondo dei LONGOBARDI insieme allo storico del Medioevo Marco Ferrero presidente del Centro Studi medievali ‘Ponzio di Cluny'.Prima emissione domenica 13 marzo 2022
®Samo abituati a pensare alla fine dell'impero di Roma come al reale conclusione di un'esperienza oppure, al più, al suo trasferimento in oriente, dove Costantinopoli sostituisce una capitale non più attiva. In realtà, nel sud della Francia, il connubio tra l'aristocrazia senatoria romana e la classe dirigente di origine locale, unite all'episcopato cattolico sempre più potente, pone le basi di quello che sarà di lì ad alcuni secoli l'impero carolingio. Giovanni Conti ne parla in questa seconda puntata della serie "Costruire il Medioevo" con lo storico Marco Ferrero presidente del Centro Studi medievali "Ponzio di Cluny".Prima emissione domenica 6 marzo 2022
Siamo abituati a pensare alla fine dell'impero di Roma come al reale conclusione di un'esperienza oppure, al più, al suo trasferimento in oriente, dove Costantinopoli sostituisce una capitale non più attiva. In realtà, nel sud della Francia, il connubio tra l'aristocrazia senatoria romana e la classe dirigente di origine locale, unite all'episcopato cattolico sempre più potente, pone le basi di quello che sarà di lì ad alcuni secoli l'impero carolingio. Giovanni Conti ne parla con lo storico del Medioevo Marco Ferrero presidente del Centro Studi medievali "Ponzio di Cluny".Prima emissione domenica 20 febbraio 2022
Cantate Deo: questo l'evocativo titolo di una incisione discografica del tenore anglo-partenopeo Marco Beasley. Il cantante applauditissimo in ogni occasione offre un modo originale per scoprire il repertorio religioso italiano scritto per due tenori. Sono gli ultimi sussulti dello stile rinascimentale e i prodromi del fastoso barocco che Quilisma proporrà all'ascolto nella realizzazione che Beasley ha fatto sovrapponendo la sua voce con la tecnica della registrazione ripetuta. In altre parole è sempre lui a cantare entrambe le parti che in fase di editing del cd sono state sovrapposte. Un'esperienza singolare che non appartiene alla tradizione delle incisioni di questo tipo ma che è stata decisiva per realizzare un momento musicale di straordinario impatto emotivo. Si va da brani di Alessandro Grandi e Bonifacio Graziani a composizioni di Biagio Marini, Claudio Monteverdi e Giuseppe Giamberti ed altri ancora che Marco Beasley affronta impeccabilmente con l'inseparabile Guido Morini all'organo e al clavicembalo e alla direzione del suo storico Ensemble Accordone.Prima emissione: 4 luglio 2021
La puntata odierna di “Quilisma” si occupa di un tema con cui, prima o poi, tutti devono confrontarsi. Si tratta della vecchiaia, un dato sociale, biologico ed anche culturale che ha mutato il suo ruolo sociale attraverso la storia. Nel mondo antico – solo per fare un esempio - la vecchiaia era un avvenimento eccezionale. La vita media infatti non superava i 30 anni e non erano molti coloro che riuscivano a raggiungere una età avanzata (o considerata tale secondo gli standard della comunità di appartenenza). Società e comunità di appartenenza hanno in passato determinato il destino dei vecchi la cui condizione oscillava tra estremi ed opposti cioè il rifiuto e l'umiliazione, umiliazione da una parte e il rispetto e la venerazione dall'altra. Atteggiamenti che furono il risultato della somma di risvolti economici, sociali, psicologici e persino magico-religiosi.
La puntata odierna di “Quilisma” si occupa di un tema con cui, prima o poi, tutti devono confrontarsi. Si tratta della vecchiaia, un dato sociale, biologico ed anche culturale che ha mutato il suo ruolo sociale attraverso la storia. Nel mondo antico – solo per fare un esempio - la vecchiaia era un avvenimento eccezionale. La vita media infatti non superava i 30 anni e non erano molti coloro che riuscivano a raggiungere una età avanzata (o considerata tale secondo gli standard della comunità di appartenenza). Società e comunità di appartenenza hanno in passato determinato il destino dei vecchi la cui condizione oscillava tra estremi ed opposti cioè il rifiuto e l'umiliazione, umiliazione da una parte e il rispetto e la venerazione dall'altra. Atteggiamenti che furono il risultato della somma di risvolti economici, sociali, psicologici e persino magico-religiosi.
Pagine perlopiù inedite in tempi moderni che sottolineano l'antico rapporto tra San Marco a Venezia e Aghia Sophia a Istanbul. Due luoghi di culto dalla storia millenaria che idealmente incorniciano la figura della Vergine Maria, posta al centro di questo concerto: a parlare è la Donna per antonomasia, la Madre, la Regina, la Soccorritrice, che ha dato alla luce un Dio; la più bella tra tutte le donne. Il concerto propone musiche polifoniche e monodiche di differente provenienza e di vari autori sia nello stile di ampia polifonia, eseguita in San Marco, sia di cromatici melismi bizantini che da secoli hanno fatto eco sotto le cupole di Aghia Sophia. Ne sono stati protagonisti i componenti dell'ensemble Modulata Carmina coordinati da Luigi Santos nel contesto della stagione di Cantar di Pietre.
Recentissimamente in Ticino, protagonista di un concerto memorabile nella cattedrale luganese , la Cappella Pratensis.Cappella Pratensis (nella foto) ci restituisce il clima di una Confraternita rinascimentale, un Banchetto e tanta musica. È l'ultima fatica discografica del, celebre ensemble vocale dei Paesi Bassi. Pubblicato per l'etichetta Challengerecords, il cd offre una plausibile ricostruzione della Festa del Cigno ovvero il banchetto che la Confraternita di Nostra Signora della città di Hertogenbosch nella regione del Brabante organizzava per la festa dei Santi Innocenti. Il Cigno è emblema di purezza e nel Medioevo, il nome, lo si voleva derivato dal latino canere ovvero cantare, in relazione al canto dell'animale dal lungo e flessibile collo. Brani sacri e profani si alternano in un contesto che in quel momento storico non aveva confini e testimoniato dai molti manoscritti di proprietà della Confraternita, gli stessi manoscritti da cui Cappella Pratensis ha attinto per realizzare la registrazione. Di questo e di altro Giovanni Conti ne parla con una delle storiche voci dell'ensemble, Peter De Laurentiis.
La musica, da sempre, è stata considerata un rimedio contro le “asprezze” dell'esistenza. Il suo effetto benefico si è irradiato sull'umano, come sul naturale, senza differenze di status, età, genere. Depositaria di un potere terapeutico pervasivo, non vi è essere animato, né inanimato che non ne subisca l'azione armonizzatrice. Se la musica degli uomini è capace di riscattare dal silenzio il proprio mondo, l'atto di produrre suono, nella cultura occidentale, è atto intrinsecamente metaforico, come testimoniano le figure mitiche che l'hanno esercitato: Apollo, padre di Esculapio, il dio della medicina, che allontana il male dagli esseri umani; Orfeo che suonando la sua taumaturgica lira ammansisce le fiere, placa i bellicosi e sovverte, addirittura, l'ordine delle cose nell'utopia delusa di riportare in vita la sua amata; David, che col suono della sua arpa salva dai tormenti della melanconia re Saul, erigendosi ad archetipo del potere salvifico della musica nel mondo cristianizzato, un potere che i manuali degli esorcisti ci rivelano essere così pervasivo da riuscire a scacciare persino il demonio.Il discorso mitico, alimentato dagli stupefacenti effetti ascritti alla disciplina musicale, si configura come un potente mezzo per descrivere soggiacenti meccanismi psicologici di risposta emozionale alla musica all'interno del paradigma concettuale della filosofia greca, paradigma per secoli continuamente riscritto, senza mai venir meno.La puntata odierna ha ospite al microfono di Giovanni Conti, Stefano Lorenzetti, uno dei fondatori dell'ensemble Umbra Lucis che nell'ambito di Cantar di Pietre ha proposto un programma che traduce in suono, in suono reale e vitale, proprio tale discorso mirabilmente sintetizzato da una similitudine antichissima e iterata per secoli: come uno strumento scordato non è capace di produrre buona musica, altrettanto, un animo, “scordato” non è capace di vivere. La similitudine strumento musicale/animo umano ci guida, dunque, attraverso un'antropologia degli affetti e degli effetti della musica.
Ospite della puntata odierna di Quilisma è Viva Biancaluna Biffi. La musicista, contesa dai maggiori gruppi di musica antica del momento, presenta un suo recital da lei volutamente costruito su uno schema d'opera. Fermate il Passo si sviluppa intorno a una trama ben conosciuta: l'amore infelice, tema universale, presente in tutte le epoche della storia, sia in poesia che in musica. In questo programma la donna è senza dubbio protagonista, ma è essa vittima o carnefice? La maggior parte dei testi frottolistici propongono un'apparente visione al maschile: io (uomo, poeta) soffro per le pene d'amore provocate da lei (la dama). Questa figura femminile distante e indifferente è un elemento che ricorre spesso nella storia della poesia e di conseguenza nella poesia tradotta in musica. Ma, come accade sovente, ci vengono offerti più livelli di lettura. La poesia trascende il significato delle sue stesse parole e rivolge sempre lo sguardo ad un panorama più ampio. In realtà i testi descrivono un ideale d'amore, di dolore, d'emozione e sentimento, che può essere interpretato da molti punti di vista differenti. La donna “carnefice” si trasforma quindi in “vittima” grazie ad un gioco di specchi e di illusioni poetiche e canta il suo abbandono, il suo dolore e la sua resa.
In questi giorni in cui siamo attorniati da qualunque tipo di media impegnato a parlare di papato e di conclave, spesso ci è capitato di sentire non poche inesattezze storiche. È fenomeno ricorrente che, di fronte ad un evento di portata mondiale, anche i giornalisti, come l'uomo della strada, si improvvisi esperto con il risultato che, spesso, ciò che ne deriva è spesso fonte di autentici errori che il tam tam mediatico appunto, finisce per ingigantire.Quilisma vuole dire la sua al proposito, limitandosi tuttavia ai periodi di sua competenza. Per approfondire l'argomento abbiamo chiesto a un amico di Rete Due di essere con noi per guidarci in questo percorso e quindi diamo il benvenuto allo storico del medioevo e presidente del Centro Studi medievali Ponzio di Cluny Marco Ferrero.
I 12 giardini è il titolo di un trattato di ascesi spirituale scritto intorno al 1435 dall'appena ventenne Caterina De Vigri, clarissa, venerata in seguito come Santa Caterina da Bologna. Ma è pure il titolo di un cd prodotto dalla nostra Rete e che vede affiancati gli ensemble La Reverdie e Adiastema. Caterina da Bologna - prima donna nella storia europea della quale si conservano un gran numero di scritti autografi - percorre 12 stadi del cammino di unione dell'anima con Cristo, descrivendoli come Giardini in cui, come nel Cantico dei Cantici, sovrabbondano immagini simboliche di luce, colore, calore, odore e sapore, suono e ritmo, canto e danza. In ogni giardino possiamo ascoltare il canto della Sposa, che esprime l'intima risonanza della Parola divina dentro l'anima attratta sempre più vorticosamente dallo Sposo.Un approfondito lavoro di ricerca musicologica ha permesso a Livia Caffagni, fondatrice e membro storico dell'ensemble La Reverdie, di ricostruire l'esecuzione musicale di 12 cantici spirituali in uso nel Monastero del Corpus Domini - che Caterina fondò a Bologna nel 1456 - nei cui testi si riflettono perfettamente i contenuti e le atmosfere descritti dalla Santa nei 12 Giardini.
Francia XII secolo. Sono l'ultimo retaggio di una stagione iniziata quasi 500 anni prima quando prefetto di Roma era quel Gregorio che avrebbe lasciato il servizio allo Stato per farsi monaco. Quel Gregorio che la storia ci ha consegnato come Gregorio Magno dopo essere divenuto papa. Uno dei più straordinari Pontefici del primo millennio della cristianità per la sua autorevolezza, che si riscontra in tutti i campi al punto da lasciare ovunque la sua impronta. Per noi che ci occupiamo di musica il riferimento al suo nome è fondamentale, anche se non del tutto realistico, ma certo è che si deve a lui la conquista dell'aver assegnato un ruolo didattico all'arte e, quindi, anche alla musica. Così come la pittura, per Gregorio, la musica consente una migliore comprensione dei testi biblici e lo fa soprattutto a beneficio degli illetterati.
Maria Maddalena fu fra coloro che maggiormente condivisero i tre anni di vita pubblica di Gesù Cristo. Fu sotto la croce, senza fuggire come fecero i discepoli, non lo rinnegò per paura come fece Pietro, ma rimase presente ogni ora, dal momento della sua conversione, fino al Sepolcro. Ma chi era in realtà Maria di Magdala? In maniera assolutamente erronea per i più fu la prostituta redenta da Cristo. La tradizione, infatti, non è andata oltre la pagina evangelica in cui si si narra la storia della conversione di un'anonima peccatrice, colei che aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, ospite in casa di un notabile fariseo, li aveva bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi suoi capelli. Si era così, senza nessun reale collegamento, identificata Maria di Magdala con quella prostituta senza nome. Ora, questo stesso gesto di venerazione verrà ripetuto nei confronti di Gesù da un'altra Maria, la sorella di Marta e Lazzaro, in una diversa occasione. E, così, si consumerà un ulteriore equivoco per Maria di Magdala: da alcune tradizioni popolari verrà identificata proprio con questa Maria di Betania, dopo essere stata confusa con la prostituta di Galilea.Ma dalla profonda spiritualità monastica altomedievale e, in particolare, dagli ambienti cluniacensi, prese il via la venerazione quale Santa e, pertanto, in suo onore sono state scritte pagine di musica. Come quella che porta la firma del compositore rinascimentale Nicolas Champion recentemente eseguita dalla prestigiosa Cappella Pratensis nella cattedrale di Lugano per la rassegna de i Vesperali 2025 sotto la direzione di Stratton Bull. Giovanni Conti ne parla con il produttore artistico dell'ensemble Peter De Laurentiis.
Le figurine di Jacques Callot hanno acceso la fantasia di scrittori, registi, scultori e musicisti. Hanno maschere in cuoio e nomi noti – Scaramuccia, Scapino, Razzullo, Ricciulina, Pulliciniello – ma anche spade, bastoni, strumenti musicali. Alcune si esibiscono su un palco, quasi tutte sono circondate da spettatori, soprattutto sullo sfondo. Per secoli sono state viste come riproduzioni di attori del Seicento, eppure Callot ha intitolato la sua raccolta Balli di Sfessania, con un riferimento immediato e preciso alle danze; in questo cd l'ensemble Salon de Musique.
Le figurine di Jacques Callot hanno acceso la fantasia di scrittori, registi, scultori e musicisti. Hanno maschere in cuoio e nomi noti – Scaramuccia, Scapino, Razzullo, Ricciulina, Pulliciniello – ma anche spade, bastoni, strumenti musicali. Alcune si esibiscono su un palco, quasi tutte sono circondate da spettatori, soprattutto sullo sfondo. Per secoli sono state viste come riproduzioni di attori del Seicento, eppure Callot ha intitolato la sua raccolta Balli di Sfessania, con un riferimento immediato e preciso alle danze; in questo cd l'ensemble Salon de Musique.
Una delle composizioni più famose dell'esperienza musicale rinascimentale è certamente il Miserere che Gregorio Allegri compose nella prima metà del Seicento. Una pagina musicale straordinaria che ebbe larga diffusione dopo che nel 1880 venne pubblicato a cura di una casa editrice inglese. La peculiarità del Miserere di Allegri, come più volte sottolineato dagli studiosi di questo cantore-compositore, non è nell'uso di tecniche innovative o di artifici melodici o armonici, ma paradossalmente nella sua apparente semplicità. Il carattere musicale è strettamente legato ai luoghi sacri, al punto che l'impatto emotivo al di fuori di tali contesti non è apprezzabile. Si può immaginare che il sovrapporsi delle note del Miserere all'interno di una chiesa, con la sua ridondanza naturale, trovi in esse la sua naturale fonte d'origine e la sua naturale cassa di risonanza emotiva. Ma questa musica veniva eseguita come fu scritta?
Verso la fine del secolo XIX, in Italia, la didattica organistica iniziò ad ammiccare lo sguardo verso nuovi orizzonti. La disciplina dell'accompagnamento alla tastiera del canto gregoriano, infatti, andò ad affiancarsi allo studio di una prassi tanto antica quanto difficilmente codificata in forma scritta e in maniera sistematica nei secoli precedenti: l'improvvisazione organistica. A prestare attenzione a questo dato di fatto, riferendolo alla prestigiosa attività musicale svolta nel Duomo di Milano è Claudio Cardani. Partendo dalla fine del Seicento per arrivare agli inizi del Novecento. Cardani ha pazientemente raccolto - in una pubblicazione edita dall'Associazione Serassi - gli elementi che fanno la storia del ruolo dell'improvvisazione organistica nella pratica liturgica della Cappella milanese. Lo ha fatto descrivendo le modalità con cui la Fabbrica del Duomo gestiva i diversi incarichi musicali, l'analisi dei regolamenti e dei bandi di Concorsi le cui prove dimostrano che la quasi totalità degli interventi organistici erano di carattere improvvisativo. Claudio Cardani è ospite al microfono di Giovanni Conti.
Oggi a Quilisma è di scena il contrasto tradizionale tra Carnevale e Quaresima ovvero l'alternarsi di un testo profano di cortigiana memoria e un severo richiamo alla vita saggia, un'anima che si deve nuovamente svegliare agli occhi di predicatori irrequieti in piazze gremite di uomini e donne. La Quaresima pone freno al caos del Carnevale e conclude la sua azione nella festività della Pasqua, nel passaggio dalla Morte alla Vita: tradizione religiosa che nella musica risalta in ogni contesto, nella tradizione colta e in quella orale. La lingua, il volgare italiano, subisce con piacere il suono “dialettale” delle diverse aree di provenienza soprattutto della musica, tanto da raccontare simbolicamente un viaggio attraverso il gusto e la cultura dell'epoca. Dall'Alto Medioevo al Cinquecento assistiamo a interessanti variazioni su tema che prende le mosse da melodie profane, alle quali veniva adattato un testo spirituale, devozionale, paraliturgico: così frottole, strambotti, villotte, barzellette, odi, pèrdono la loro tipica connotazione laica, amorosa, carnascialesca, sposando in pieno quella letteratura spirituale, dal sapore popolar-religioso, utile a raccontare virtù teologiche e immagini tratte dalle Sacre Rappresentazioni.
Un percorso a ritroso nel tempo interamente dedicato alla danza. Nella puntata odierna di Quilisma Giovanni Conti parte dalla fine del 16mo secolo per risalire fino al 1200 per comprendere come l'atteggiamento nei confronti della danza fu ambivalente e nel contempo vide la danza diffusa in ogni ambito, contesto e strato della società medioevale e da lì in avanti nelle diverse epoche.Il nostro cammino prende il via nella prima metà del 1500, momento in cui l'alternanza di Pavana e Gagliarda diventa rappresentativa dell'alternanza di passi di danza lenti e rapidi.
Nacque e morí a Condé-sur-l'Escaut, nell'attuale Belgio, ma la sua vita la trascorse per la maggior parte tra la Francia e l'Italia al servizio degli Sforza e del Papa. Stiamo parlado di Josquin Desprez del quale sono da poco trascorsi i 500 anni dalla morte. Uno dei più straordinari compositori del Rinascimento, un autentico rinnovatore della poetica e dell'arte musicale: tutte le ricchezze contrappuntistiche della seconda scuola fiamminga sono da lui conservate e sfruttate, ma - dalla prima fase della sua carriera di compositore fino all'ultima - sono sempre maggiormente rivalutate ai fini d'un intenso, imperioso lirismo, proprio di un'arte eminentemente soggettiva e drammatica.Ce lo conferma al microfono di Giovanni Conti il maestro Walter Testolin (nella foto) che, alla testa del suo Ensemble De Labyrintho, da sempre ha approfondito la musica di Josquin e pubblicato per la casa discografica Baryton uno straordinario CD del titolo In Principio.undefined
Nacque e morí a Condé-sur-l'Escaut, nell'attuale Belgio, ma la sua vita la trascorse per la maggior parte tra la Francia e l'Italia al servizio degli Sforza e del Papa. Stiamo parlando di Josquin Desprez del quale sono da poco trascorsi i 500 anni dalla morte. Uno dei più straordinari compositori del Rinascimento, un autentico rinnovatore della poetica e dell'arte musicale: tutte le ricchezze contrappuntistiche della seconda scuola fiamminga sono da lui conservate e sfruttate, ma - dalla prima fase della sua carriera di compositore fino all'ultima - sono sempre maggiormente rivalutate ai fini d'un intenso, imperioso lirismo, proprio di un'arte eminentemente soggettiva e drammatica.Ce lo conferma al microfono di Giovanni Conti il maestro Walter Testolin che, alla testa del suo Ensemble De Labyrintho, da sempre ha approfondito la musica di Josquin e pubblicato per la casa discografica Baryton uno straordinario CD del titolo In Principio.undefined
A grande richiesta dei nostri ascoltatori che puntualmente ci scrivono ogni settimana riproponiamo tre puntate di Quilisma dedicate a Petrarca e la musica. Un rapporto ampio, anzi ampissimo che – attraversa un arco temporale che dal Basso Medioevo giunge praticamente fino al XX secolo considerando non solo lo stretto legame del poeta con il far musica propriamente detto, ma – ed è la parte più consistente – quel rapporto originato dagli straordinari testi che portano la firma del lirico nato oltre 700 anni orsono. Testi che sono stati terreno fecondo per numerosi compositori che in quei versi, hanno trovato il veicolo per cantare i sentimenti, siano essi quelli che fanno palpitare il cuore, siano essi quelli dello sconforto, dell'amarezza e dell'abbandono.
A grande richiesta dei nostri ascoltatori che puntualmente ci scrivono ogni settimana riproponiamo tre puntate di Quilisma dedicate a Petrarca e la musica. Un rapporto ampio, anzi ampissimo che – attraversa un arco temporale che dal Basso Medioevo giunge praticamente fino al XX secolo considerando non solo lo stretto legame del poeta con il far musica propriamente detto, ma – ed è la parte più consistente – quel rapporto originato dagli straordinari testi che portano la firma del lirico nato oltre 700 anni orsono. Testi che sono stati terreno fecondo per numerosi compositori che in quei versi, hanno trovato il veicolo per cantare i sentimenti, siano essi quelli che fanno palpitare il cuore, siano essi quelli dello sconforto, dell'amarezza e dell'abbandono.
A grande richiesta dei nostri ascoltatori che puntualmente ci scrivono ogni settimana riproponiamo tre puntate di Quilisma dedicate a Petrarca e la musica. Un rapporto ampio, anzi ampissimo che – attraversa un arco temporale che dal Basso Medioevo giunge praticamente fino al XX secolo considerando non solo lo stretto legame del poeta con il far musica propriamente detto, ma – ed è la parte più consistente – quel rapporto originato dagli straordinari testi che portano la firma del lirico nato oltre 700 anni orsono. Testi che sono stati terreno fecondo per numerosi compositori che in quei versi, hanno trovato il veicolo per cantare i sentimenti, siano essi quelli che fanno palpitare il cuore, siano essi quelli dello sconforto, dell'amarezza e dell'abbandono.
Le jeu de Robin et Marion, una narrazione in musica della seconda metà del XIII secolo che porta la firma di Adam de la Halle protagonista a Quilisma. È musica semplice e facile, con melodie agevoli e ingenue, composta per lo più nello stile del discanto assai in voga in quel momento storico. Una delle più antiche opere di teatro volgare conosciute in Francia, scritta in dialetto piccardo. Rappresentata probabilmente nel 1283 a Napoli in presenza della corte angioina, racconta dell'amore tra i pastori Robin e Marion disturbato da un nobile cavaliere di nome Aubert. Il tema dell'amore è sempre presente nell'espressione dei Trovieri, categoria che annovera Adam de la Halle, che era nato ad Arras nel 1235 circa e morto probabilmente a Napoli 1287. Visse dal 1283 presso la corte angioina di Napoli lasciando una trentina di poesie liriche e due ludi scenici, il Jeu de la feuillée e il Jeu de Robin et Marion, che sono fra i più antichi saggi del teatro profano del Medioevo e ci offrono due quadri vivaci, l'uno della vita cittadina, l'altro della vita pastorale. Adam deve la sua educazione musicale a studi compiuti presso l'abbazia di Vaucelles essendo destinato alla vita ecclesiastica. Le sue composizioni sono o per sola voce, o a tre voci con accompagnamento di viola oppure d'altro strumento.
®Natale è la Festa della natività di Gesù Cristo. Uomini corpulenti vestiti di rosso in realtà sono dei perfetti estranei alla celebrazione religiosa che affonda le sue radici in tradizioni pre-cristiane. La sua storia è tutta in divenire, basti pensare che il Natale in quanto festa è ignota nei primi 3 secoli dell'era cristiana e manca una tradizione autorevole circa la data della sua istituzione. Si ritiene che sia d'origine romana ed è certo che a Roma, verso la metà del 4° sec., si celebrava il 25 dicembre. Nella scelta ha influito il calendario civile romano che dalla fine del 3° sec. festeggiava in quel giorno il solstizio invernale e il natale del “sole invitto”: i cristiani vollero così opporre e sovrapporre alla festa pagana la festa della nascita del vero sole, Cristo. In poco meno di un secolo, la festa si diffuse in tutta la cristianità e fu adottata anche nelle Chiese orientali, nelle quali fino ad allora era celebrata il 06 gennaio, unita con l'Epifania. Per ripercorrere questa vicenda lo storico Marco Ferrero è ospite di Giovanni Conti ai microfoni di “Quilisma”.Prima emissione: 23 dicembre 2018
Con la puntata odierna di Quilisma, chiudiamo una settimana speciale dedicata alla cattedrale di Parigi. Inaugurata e riconsacrata lo scorso 7 dicembre, Notre-Dame è stata al centro di un'attenzione inimmaginabile. Cinque anni di lavori incessanti per ricostruirla esattamente come prima, dopo l'incendio del 15 aprile 2019. Notre-Dame è il simbolo più noto e divulgato del gotico nella cultura generale. La sua costruzione era iniziata intorno al 1160 ma storia della sua architettura si estende per secoli, arrivando giusto ai giorni nostri. Il gotico è uno stile che nasce nella Francia medievale e ne diventa il simbolo più emblematico. Amato, rinnegato, cancellato e poi riscoperto, il gotico ha segnato profondamente l'identità non solo francese ma europea, affascinando con la sua ricerca di leggerezza e di luminosità, ma anche di grandiosità. Delle vicissitudini della cattedrale di Notre-Dame ci parlerà, oggi, il Professor Carlo Tosco, architetto, storico dell'architettura, professore del Politecnico di Torino e delegato al patrimonio architettonico del paesaggio dalla stessa università.Ha fatto parte del Comitato Internazionale incaricato per lo studio della ricostruzione della cattedrale e, di recente, ha pubblicato il volume Le vie delle cattedrali gotiche pubblicato da Il Mulino.
®QuilismaCultura e suoni dal Medioevo e dal RinascimentoDomenica 14 febbraio 2016 alle 10:00In replica domenica 07 dicembre 2024 alle 10:00Questa settimana "Quilisma" compie un breve viaggio nel Rinascimento focalizzando la propria attenzione su alcuni aspetti caratterizzanti della musica.È in questo momento storico che si assiste alla rinascita culturale e sociale dell'Occidente e contemporaneamente allo sviluppo delle grandi nazioni. È un momento di gloria per l'Italia le cui signorie caratterizzano culturalmente le proprie corti favorendo la musica con importanti e fondamentali azioni di mecenatismo. L'istruzione musicale diviene così aspetto imprescindibile nell'educazione di un nobile o di un ricco borghese,e saper cantare o suonare uno strumento un'attività del tutto normale. Ecco perché l'esecuzione musicale è diretta non solo e non soprattutto a un pubblico di ascoltatori (come invece accade oggi) ma a un pubblico di musicisti, seppur dilettanti.Prima emissione: 14 febbraio 2016
Isabella – nell'altorilievo raffigurata con Cristoforo Colombo - fu l'ultima grande sovrana medievale e, insieme, la prima grande sovrana dell'età moderna. Sposando Ferdinando d'Aragona e con la presa di Granada (ancora sotto il controllo musulmano) portò a termine il processo di riunificazione della Penisola Iberica; creò lo Stato spagnolo, che sotto di lei arrivò a costituire un vastissimo impero che andava dall'America al Mediterraneo. Nel 1492, con la presa di Granada, Isabella colse il definitivo successo contro i Mori da secoli presenti nel Sud della Penisola Iberica. Ai vinti fu chiesto di convertirsi al cristianesimo oppure di andare via. Lo stesso fu imposto agli ebrei e più di 100.000 di loro furono costretti a partire. La riconquista dei territori spagnoli sottratti ai musulmani fu il pilastro su cui si fondò la formazione della Spagna moderna. Questo grande successo spinse a nuove imprese.
Guido d'Arezzo nacque intorno al 995 d.C. in un villaggio vicino a Pomposa (Ferrara). Entrò nel monastero benedettino dell'abbazia di Pomposa e poi si trasferì ad Arezzo, dove maturò il suo nuovo metodo per l'apprendimento del canto liturgico, che espose a papa Giovanni XIX, il quale ne favorì la propagazione. Le sue opere: “Il micrologus de musica”, considerato il più importante trattato del Medioevo, “Il prologus in antiphonarium” in cui l'antifonario viene dato nella nuova notazione.Guido diede una soluzione ai molteplici tentativi di notazione diastematica e fu una figura importante nella storia della notazione musicale, soprattutto per l'impostazione del modo di leggere la musica: sistematizzò il tetragramma e utilizzò la notazione quadrata.L'obiettivo di Guido d'Arezzo era quello di trovare un sistema che consentisse al cantore di intonare un canto senza averlo mai visto prima. Giovanni Conti ne parla con i musicologi Angelo Rusconi e Giacomo Baroffio.
L'appellativo catharos fu loro applicato a partire dal 1163 dall'abate Ecberto di Schönau (c.1132-1184) che scrisse contro di loro. I catari chiamavano se stessi boni homini, boni christiani, perfecti. Sono conosciuti anche più frequentemente come albigesi, dalla città di Albi, una delle roccaforti catare in Francia. Seguaci di dottrine ereticali dualiste, diffuse in area cristiana durante il Medioevo si contrapposero alla chiesa cattolica. La dottrina dei catari vedeva il bene e il male come forze in continuo conflitto si propagò soprattutto nel sud della Francia e nell'Italia settentrionale, dove si fece portatrice delle istanze innovatrici e moralizzatrici che avevano animato, già dagli inizi dell'XI secolo, vari gruppi fautori della povertà volontaria e della vita evangelica. Il successo dei Catari è da collegare al fatto che essi utilizzarono i difetti della cura pastorale medievale e l'appello dei riformatori a una Chiesa povera, per affermare la propria dottrina.
Quilisma oggi è in compagnia dell'ensemble Murmur Mori che ha voluto così intitolare la propria performance artistica all'edizione 2024 di Cantar di Pietre, prendendo spunto da una formula spesso utilizzata come envoi, perfetta per indicare il lungo peregrinare che fecero la poesia e la musica giunte dalla Provenza in Italia influenzando la poesia volgare, viaggiando dalle corti del Nord alle piazze di Bologna, lasciando traccia di materia di Francia anche nelle celebri rime dei Memoriali Bolognesi. L'Italia dei secoli XII e XII fu terra che accolse nelle sue Corti e nei suoi Comuni le Muse Provenzali e Francesi che spesso ripararono in territorio italico per cercare fortuna presso i potenti o per sfuggire alle persecuzioni religiose. Alimentarono una scuola di poesia e musica nostrana che già andava formandosi e che scolorì soltanto con l'arrivo della poesia degli stilnovisti che, primi tra tutti Dante e Petrarca, spesso cantarono l'ammirazione dei trovatori che li precedettero. Ospiti di Giovanni Conti Silvia Kuro e Mirkò Volpe.
“Da Montserrat a Burgos, da Léon a Santiago: queste le tappe che compongono il cammino musicale verso la tomba di San Giacomo. Ogni tappa è identificata da un codice musicale, da cui sono tratti alcuni dei brani che i pellegrini medievali possono aver ascoltato durante il tragitto. Una silloge di generi musicali e diverse spiritualità: dalle forme devozionali del Llibre Vermell de Montserrat alla polifonia dotta del monastero femminile cistercense di Santa Maria de Las Huelgas a Burgos, passando per il monumento devozionale delle Cantigas de Santa Maria e concludendo con il Codex Calixtinus (nella foto). Un viaggio la cui guida è l'inno dei pellegrini di Santiago e la sua più nota acclamazione, Ultreya! Suseya!, che da secoli, nel saluto reciproco tra chi va e chi viene, rinfranca nell'incontro chi è in cammino.
Oggi la musica ci porta in piena epoca rinascimentale e ci porta in Lombardia all'indomani della battaglia di Pavia che nel 1525 vide la vittoria delle armate imperiali di Carlo V e del suo alleato Francesco Sforza, evento che di fatto segnò l'inizio di un lungo periodo di dominazione spagnola che si protrarrà per quasi 200 anni. Carlo V è il vertice della casata degli Asburgo, la più potente in quel momento storico, e alla sua corte e a quella in seguito di suo figlio Filippo II, le arti e la musica occupano un posto di grande rilievo. Sono anni in cui la Capilla Real è divisa in due straordinari organici, La Capilla Real e la Capilla Flamenca ai cui vertici si alternarono musicisti di straordinario valore.Milano dunque si fa in qualche modo spagnola ed anche la musica lascia la sua traccia importante. Musica spagnola a Milano che ha assunto caratteristiche specifiche, musica che è stata oggetto di un progetto di ricerca svizzero sfociato in un disco pubblicato i dalla casa disc ARCANA e che vede protagonisti Evangelina Mascardi e Maurizio Croci.
Un Viaggio musicale sulle tracce di Marco Polo nel 700esimo della morte. È quello che propone oggi alle 18.30 nel Tempio di Santa Croce a Riva San Vitale l'ensemble LaReverdie affiancato da David Riondino. Il tutto ripercorrendo la suggestione de “Il Milione” ovvero la storia di un mercante e avventuriero che trascorse gran parte della sua vita in viaggio attraversando il Medio Oriente e l'Asia Centrale fino alla Cina diventando uomo di fiducia presso la Corte. La fama di Marco Polo sta soprattutto nel fatto di aver lasciato il racconto della sua straordinaria esperienza di vita: un racconto che, filtrato dalla penna abile di un poeta di Chanson de geste quale il pisano Rustichello, alterna descrizione di luoghi a narrazione di eventi storici e leggende. Gli usi e costumi nelle diverse regioni che il protagonista attraversa durante il viaggio vengono descritti con nitidezza a volte scientifica della corte del Gran Khan, ma anche nella descrizione di animali che sembrano usciti da quel “Medioevo fantastico” in cui si alternano storia e leggenda, santi e briganti, re e sudditi, in un rapporto di prodigiosa contiguità con il viaggiatore…Dalla lettura di questa straordinaria opera è nata l'idea di affidare alla voce narrante di David Riondino la lettura di alcune tappe di questo racconto di viaggio e di costruire una sorta di colonna sonora in cui l'Ensemble La Reverdie dà suono ad alcuni dei temi toccati da Marco raccontando un mondo meraviglioso ed esotico con una logica ed uno stile profondamente legati al mondo medievale Occidentale, analogamente la musica che commenterà la narrazione, proviene dall'ambiente veneto e francese coevo. Ma l'atmosfera dei luoghi, dei colori, dei profumi, trovano nell'improvvisazione melodica di un saz e di un tanbur e nei ritmi del tabla, suonati da due musicisti specializzati in repertorio orientale, un contraltare sonoro che inevitabilmente ci porta in quel mondo meraviglioso e remoto, dall'irresistibile fascino. A guidarci, ospite di Giovanni Conti, anche lo storico del Medioevo Marco Ferrero.
Da Montserrat a Burgos, da Léon a Santiago: queste le tappe che compongono il cammino musicale che apre il 6 ottobre la 37ma edizione della Rassegna CANTAR DI PIETRE.A inaugurarla, nella splendida cornice della chiesa romanica dei Santi Pietro e Paolo a Biasca sarà la Schola medievale Paer che per ciascuna delle tappe darà voce a un diverso codice musicale, così come i pellegrini medievali durante il loro tragitto. Sì perché il tema della rassegna 2024 è il viaggio che nel Medioevo ha rappresentato un affascinante intreccio di esperienze individuali e collettive, riflettendo una società in movimento e in continua evoluzione. I pellegrinaggi, in particolare, costituiscono uno dei fenomeni più emblematici di questa epoca. Migliaia di individui intraprendevano viaggi verso luoghi sacri, cercando non solo la salvezza dell'anima, ma anche una connessione più profonda con la loro fede e con le comunità religiose. In definitiva, il viaggio nel Medioevo emerge come un fenomeno complesso e sfaccettato, in cui la mobilità diventa sinonimo di ricerca e scoperta. Non solo un movimento da un luogo all'altro, ma un viaggio interiore, capace di trasformare l'individuo e di plasmare la sua percezione del mondo e di se stesso, tracciando percorsi di crescita che si intrecciano con la spiritualità e il sapere. La strada, dunque, diventa una metafora della vita, sottolineando il continuo cambiamento dell'anima umana e il suo incessante desiderio di Assoluto.