È un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologi…
RSI - Radiotelevisione svizzera

Un tavolino di legno apparecchiato. Due posti, uno in fronte all'altro. Quella sera del 1° novembre 1975, verso le 23, uno solo mangiò: Giuseppe Pino Pelosi, 17 anni. Qualche ora più tardi fu arrestato con l'accusa di aver ucciso Pier Paolo Pasolini, che fu ritrovato il giorno dopo all'Idroscalo di Ostia con la testa fracassata.Nel 50esimo dalla morte dell'intellettuale, scrittore, poeta, regista, bolognese di nascita e romano d'adozione, Francesca Torrani è tornata al Biondo Tevere, la trattoria che Pasolini frequentava e da cui passò anche quell'ultima sera. Nel ristorante c'è ancora il tavolo a cui Pasolini sedette, e dove consumò solo una birra, aspettando che Pelosi terminasse il suo pasto. L'oste di adesso, Roberto Panzironi, nel 1975 aveva 18 anni e già lavorava ai tavoli. A servire però c'era suo padre, in cucina sua madre. Racconta cosa avvenne, cosa mangiò Pelosi, e ricorda di quando - in quegli anni - al Biondo Tevere ci andavano, oltre a Pasolini, Alberto Moravia, Elsa Morante, Dario Bellezza. Pezzi di storia lungo la via Ostiense.

Alla vigilia del 50esimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, torniamo nelle periferie romane.La “Città eterna” è fatta anche delle sue periferie, nate ai bordi della città ma oggi al centro di tante storie di resistenza e rinascita.Il Quarticciolo, costruito negli anni quaranta del secolo scorso come borgata popolare, resta un luogo simbolo di vita comunitaria e orgoglio di quartiere.Bastogi, con le sue case popolari sorte negli anni Ottanta, racconta invece la fatica e la solidarietà di chi vive ai margini di una metropoli in continua trasformazione.Il Corviale, il celebre “Serpentone” lungo un chilometro, fu progettato come città nella città, ma divenne presto sinonimo di isolamento e disagio, oggi al centro di progetti di rigenerazione urbana.E poi c'è Garbatella, nata un secolo fa come borgata giardino per gli operai e oggi divenuta quartiere alla moda, senza mai perdere la sua anima popolare.Dalle periferie storiche a quelle contemporanee, Roma continua a raccontarsi attraverso i suoi margini: luoghi difficili, ma vivi, dove la città ritrova la propria umanità.

È stata la meta di centinaia e centinaia di pittrici e pittori tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Artisti provenienti da tutto il mondo, alcuni dimenticati altri diventati famosissimi. L'hotel Spaander a Volendam, nel Paesi Bassi, li ha accolti e ha consentito loro di utilizzare questo villaggio di pescatori, a pochi chilometri da Amsterdam, come ispirazione per dipinti che hanno segnato la storia mondiale dell'arte.Lo scrittore olandese Jan Brokken ci aiuta a scoprire questo hotel e chi vi ha soggiornato. Ogni cliente ha lasciato storie e ricordi unici, ha contribuito a dare una identità irripetibile al piccolo centro e alla sua gente. E l'autore ci guida lungo le strade, le stanze, i protagonisti, trasformando le pagine in un museo originale e avvincente.

Spesso quando perdiamo una persona cara sono le piccole cose a mancarci: la voce, il profumo, la risata. In certi casi però vorremmo solo poter parlare ancora una volta con chi ci ha lasciato, raccontare quel che ci è successo, condividere un poco di quotidianità. A Milano è nata la cassetta della posta per scrivere a chi non c'è più. Un'iniziativa molto speciale: una cassetta della posta per scrivere lettere ai defunti. Si chiama “Alstones” ed è stata ideata dalla psicologa e psicoterapeuta Maria Ferraro Bianchi. Con lei e con Martino Gozzi, scrittore e direttore didattico della Scuola Holden, parliamo dell'importanza della scrittura per risolvere dei traumi e di come nella nostra società parlare di morte sia ancora tabù e, spesso, il lutto rimane qualcosa di non affrontato.

®Da quasi quindici anni la Confederazione domina le classifiche mondiali dei paesi più innovativi. Una leadership conquistata grazie all'impegno di università, centri di ricerca e politecnici, in grado di attirare anche talenti che arrivano dall'estero. L'identità nazionale passa anche e soprattutto attraverso la capacità di presentare al mondo questa attitudine, e il padiglione svizzero all'esposizione universale di Osaka valorizza appieno lo spirito innovativo che contraddistingue la Svizzera. undefinedLASER porta l'ascoltatore a visitare il padiglione svizzero, intitolato “da Heidi all'Hi-Tech”, nel quale è presente in modo importante anche l'Università della Svizzera italiana. Quella di Osaka 2025 è un'edizione dell'esposizione universale di grande successo, per numero di paesi presenti (quasi 160) e di pubblico. Per visitare alcuni padiglioni è necessario aspettare in coda diverse ore. Il record di nove ore di attesa è detenuto dal padiglione che ospita l'Italia.Prima emissione: 31 luglio 2025undefined

® La promozione della cultura ha dei costi importanti, ma rappresenta anche un investimento sociale a lungo termine con importanti ricadute economiche sul territorio locale e regionale, come dimostrano i casi di Basilea, la città dei musei, e di Bienne, città bilingue e di frontiera. Sostenere la cultura significa gestire molteplici ambiti, dalla creazione artistica alla tutela del patrimonio, dal finanziamento di manifestazioni musicali alle di biblioteche multiculturali di quartiere. Quali criteri adottare per coniugare accessibilità, qualità e resa economica? Come trovare fondi? Abbiamo scoperto progetti pionieristici e modelli sperimentali per far vivere, anche in epoca di tagli ai bilanci della cultura, un settore necessario forse tanto più oggi, in un momento storico in cui sembriamo aver perso la capacità di confronto. Gli ospiti di Laser sono la direttrice del Dipartimento cultura di Basilea Città Katrin Grögel, il delegato alla cultura della città di Bienne Valentin Grosjean e il direttore dell'Antikenmuseum di Basilea Andrea Bignasca.Prima emissione: 22 agosto 2025

®Dormiamo sempre meno e sempre peggio. Non è una semplice percezione, a indicarlo con certezza sono i dati: secondo l'indagine sulla salute in Svizzera 1997-2022, nell'arco di venticinque anni i disturbi del sonno di media entità e quelli patologici sono aumentati del 5%, e a soffrire di insonnia è ormai uno svizzero su tre. Un problema che colpisce anche i giovani, confrontati con livelli sempre maggiori di ansia. Ma come mai si sta verificando quella che gli esperti definiscono una “riduzione del sonno globale”? Ha a che fare con quelle luci azzurre che ciascuno di noi porta in tasca, e che può accendere non appena viene colto da un risveglio notturno? O con lo spirito performativo della nostra società? E soprattutto: cosa si può fare davvero per curare un disturbo del sonno? Diario personale - semiserio ma mai serioso - di due giornaliste che si sono messe alla prova. Con Anna Castelnovo, capoclinica in medicina del sonno all'EOC, e con Mauro Manconi, viceprimario del servizio di medicina del sonno dell'Istituto di Neuroscienze cliniche della Svizzera italiana.Prima emissione 15 aprile 2025

®La famiglia dei compositori Strauss – Johann Strauss padre, Johann Strauss figlio, Josef e Eduard – ha dominato l'Ottocento viennese ed è riuscita poi a conquistare il mondo, grazie anche al Concerto di Capodanno, che dal Musikverein di Vienna ogni primo gennaio raggiunge milioni di appassionati.Soprattutto Johann Strauss figlio ci ha lasciato centinaia di opere di successo, prime fra tutte il valzer Sul bel Danubio blu e l'operetta Il Pipistrello. Ma chi era quel figlio d'arte, nato nel 1825 e morto nel 1899? E com'era la Vienna del suo tempo? Come fu che il valzer diventò uno dei balli più amati? E quali sono gli ingredienti alla base della sua fama, che già ai suoi tempi era internazionale?Nell'anno del bicentenario della nascita di Johann Strauss figlio, che a Vienna vede un gran numero di eventi a lui dedicati, Flavia Foradini si è messa sulle sue tracce. Con l'aiuto del musicologo Thomas Aigner, della storica Lisa Noggler-Gürtler e della divulgatrice Clara Kaufmann delinea lo sfondo storico della capitale asburgica nel diciannovesimo secolo, da cui emerse il fenomeno Strauss, e disegna un ritratto di un artista che seppe essere un'icona della musica viennese e una vera e propria popstar ante litteram.Prima emissione: 22 maggio 2025undefined

®La famiglia dei compositori Strauss – Johann Strauss padre, Johann Strauss figlio, Josef e Eduard – ha dominato l'Ottocento viennese ed è riuscita poi a conquistare il mondo, grazie anche al Concerto di Capodanno, che dal Musikverein di Vienna ogni primo gennaio raggiunge milioni di appassionati.Soprattutto Johann Strauss figlio ci ha lasciato centinaia di opere di successo, prime fra tutte il valzer Sul bel Danubio blu e l'operetta Il Pipistrello. Ma chi era quel figlio d'arte, nato nel 1825 e morto nel 1899? E com'era la Vienna del suo tempo? Come fu che il valzer diventò uno dei balli più amati? E quali sono gli ingredienti alla base della sua fama, che già ai suoi tempi era internazionale?Nell'anno del bicentenario della nascita di Johann Strauss figlio, che a Vienna vede un gran numero di eventi a lui dedicati, Flavia Foradini si è messa sulle sue tracce. Con l'aiuto del musicologo Thomas Aigner, della storica Lisa Noggler-Gürtler e della divulgatrice Clara Kaufmann delinea lo sfondo storico della capitale asburgica nel diciannovesimo secolo, da cui emerse il fenomeno Strauss, e disegna un ritratto di un artista che seppe essere un'icona della musica viennese e una vera e propria popstar ante litteram.Prima emissione: 21 maggio 2025undefined

® Laser ripropone il lavoro di Barbara Camplani che il 19 ottobre 2025, si è aggiudicato il prestigioso premio internazionale di giornalismo “Carla Agustoni”, premio dedicato ai prodotti giornalistici che si occupano di impegno civile e diritti umani.L'attivista basilese Bruno Manser è stato il primo a dare voce alla foresta pluviale del Borneo – tra le più antiche e biodiverse al mondo – e al popolo indigeno dei Penan, che per millenni l'ha abitata. Nato nel 1954 a Basilea, Bruno Manser visse per sei anni nella foresta del Sarawak, in Malaysia, insieme a una comunità Penan (1984-1990), aderendo alla loro lotta per proteggere le loro terre, vittime di una deforestazione selvaggia. Dichiarato nemico pubblico dal governo malaisiano che aveva posto una taglia sulla sua testa, negli anni Novanta Bruno Manser tornò in Svizzera, dove svolse un grande lavoro di sensibilizzazione sulla sorte dei Penan e sul commercio dei legni tropicali, dai vertici della politica del nuovo mondo globalizzato alla popolazione: scolaresche, forestali, operatori ed operatrici ambientali.Nel 2000 è disperso nel Sarawak.undefinedA 25 anni dalla sua scomparsa, ripercorriamo tracce e impronte del suo straordinario cammino con coloro che lo hanno conosciuto, stimato e che portano avanti lo stesso impegno: Pia Giorgetti, educatrice ambientale e responsabile della mediazione culturale del Museo cantonale di storia naturale di Lugano; Lukas Straumann, direttore della Bruno Manser Fonds di Basilea, e Antonio Cassina, co-fondatore e già presidente dell'associazione Capriasca Ambiente.Con la voce di Bruno Manser, in un'intervista di archivio della RSI del 1998, e la gentile concessione dei suoni e delle voci della foresta registrate da Bruno Manser e conservate dalla Bruno Manser Fonds. Montaggio e sound design di Davide PerucconiPrima emissione 20 giugno 2025, vincitore del premio “Carla Agustoni”

®I campi profughi saharawi, rintracciabili nei pressi di Tindouf, nel sud-ovest dell'Algeria, sono sull'orlo di una crisi alimentare di dimensioni epocali. Causa scatenante è il conflitto Ucraina - Russia e gli esiti che da questo seguono: il blocco per mesi dell'invio di grano da Kiev e dintorni ed il conseguente rialzo dei prezzi sia delle merci che dei cereali, hanno impattato drammaticamente sulla fornitura di aiuti umanitari. L'impegno pluridecennale profuso dalla cooperazione internazionale che dal mercato ucraino si rifornisce, è messo alla dura prova. Lo status di insicurezza alimentare riguarda quasi il novanta percento dei rifugiati, drammatico è l'esito su minori, donne in gravidanza ed allattamento. Nel mentre gli stoccaggi delle derrate alimentare sono al lumicino, al punto tale che UNHCR, UNICEF e World Food Programme, hanno lanciato un grido di allarme ribadito anche dal segretario generale dell'ONU. A peggiorare la situazione incorre anche il carico dei rifugiati in fuga dai territori liberati del Western Sahara, a seguito della guerra ancora in corso tra Repubblica Araba Saharawi Democratica e Marocco. Cosa stia accadendo lo raccontano le voci dei profughi in viaggio e quella di Buhubeini Yahya, responsabile della ong Media Luna Roja Saharawi che si occupa della distribuzione degli aiuti alimentari negli accampamenti.Prima emissione: 21 febbraio 2023

Pochi giorni per organizzare una conferenza che avrebbe segnato i destini dell'Europa e della diplomazia. La conferenza di Locarno (che si concluse esattamente cento anni fa), riunì attorno ad un tavolo le nazioni vincitrici della prima guerra mondiale e la Germania, uscita sconfitta dal conflitto. L'idea era quella di ottenere un risultato migliore degli accordi di Versailles di sei anni prima, nei quali la Germania era stata umiliata, costretta a impossibili risarcimenti e alla demilitarizzazione di un'ampia parte del proprio territorio.undefinedLocarno fornì l'atmosfera giusta per dialogare, confrontarsi, comprendere le speranze e le esigenze di tutti i paesi coinvolti. Nel nome della pace e della prosperità del continente. La Svizzera non fu presente alla conferenza, come imposto dalla neutralità, ma l'esperienza di democrazia e confronto pacifico e costruttivo rossocrociato aiutò i partecipanti. Una lezione di generosità e di coraggio riconosciuta anche dal resto del mondo. Ai protagonisti di quell'esperienza fu infatti assegnato nel 1925 e nel 1926 il premio Nobel per la pace.undefinedCon il segretario generale del Consiglio d'Europa ed ex Consigliere federale Alain Berset, e gli storici Emilio Gentile e Maurizio Binaghi.

®Abbiamo perso la voglia di capire il mondo? Sembrerebbe di sì, almeno a giudicare dai tanti, troppi, confusi stimoli che piombano ogni giorno nelle vite di ciascuno di noi, strillati da social, titoli di giornali e notifiche del cellulare. Un'insalata di parole in cui la crisi economica viene raccontata (e scrollata velocemente) dopo l'ultimo tutorial di makeup, in cui gli influencer pretendono di spiegarci la vita e nemmeno i politici e le personalità che dovrebbero fungere da guida sembrano immuni dalla tendenza a spararla grossa. E forse in questo non c'è nulla di casuale: Paolo Guenzi, docente di marketing all'Università Bocconi di Milano, non ha nessun dubbio, la mala educazione è diventata un prodotto richiestissimo. E, a tal proposito, ha pubblicato un saggio, intitolato proprio Il marketing dell'ignoranza. Cosa comporta vivere in una società simile? Quali sono i virus a cui ci esponiamo, più o meno consapevolmente?E cosa pensa, di tutto questo, la maggiore imputata, ovvero la tecnologia - e nella fattispecie l'intelligenza artificiale? Una conversazione a più voci (umane e virtuali) su un tema di grande attualità, che deve farci rimanere vigili.Prima emissione 2 aprile 2025

Lo scrittore britannico Ken Follett ha tenuto domenica 12 ottobre un incontro pubblico al teatro Carcano di Milano. Davanti a mille spettatori ha presentato il suo nuovo romanzo Il cerchio dei giorni (Mondadori), dialogato con il saggista e giornalista Pier Luigi Vercesi e risposto alle domane rivolte dal pubblico.Laser ha avuto la possibilità di registrare la serata. Il cerchio dei giorni torna indietro nel tempo di quattro millenni, e si svolge nei pressi di Stonehenge. Uno dei manufatti più affascinanti e misteriosi diventa la quinta di un racconto avvincente e coinvolgente, dove la protagonista Joia, sacerdotessa, conduce lettrici e lettori in una realtà lontanissima nel tempo ma vicinissima a noi per le emozioni e le sensazioni che regala.Il pubblico ha ascoltato con attenzione le spiegazioni sull'origine del lavoro e le ragioni che hanno portato Ken Folett ad occuparsi di Stonehenge. E le domande che ancora oggi non trovano risposta da parte degli archeologi, trovano percorsi plausibili nella fantasia dello scrittore britannico.

®Da George Clooney a Barack Obama al più recente Pedro Pascal: i maschi con i capelli grigi sono percepiti come maturi e autorevoli, se non addirittura sexy. Nelle donne, invece, il capello grigio o bianco è ancora piuttosto un tabù, segno di un invecchiamento da nascondere il più a lungo possibile, grazie a tinture bionde, more o rosse e alla complicità (a pagamento) di un bravo parrucchiere. Eppure, soprattutto a partire dal covid, ci sono donne di 50 o 40 anni, o anche più giovani, che decidono di smettere di tingersi. Una scelta minoritaria e controcorrente rispetto ai canoni estetici e sociali vigenti, che ha dato vita anche a dei veri e propri movimenti sui social media, come #Grombre o #Grayhair.Quali sono le ragioni che animano queste donne? E come vivono, da grige, in un mondo in cui il capello bianco femminile costituisce ancora un'eccezione?A partire dall'intervista alla fotografa Ghislaine Heger, autrice della mostra fotografica Silver power. Des Romandes fières de leurs cheveux gris, andiamo a conoscere le storie di Bianca, Giulia, Patricia e Yasmina: quattro donne della Svizzera italiana con i capelli grigi.Prima emissione: 9 settembre 2025.

In occasione della Giornata mondiale della salute mentale.““Ti mandano a Mendrisio”, in Ticino, questa frase ha sempre avuto un significato preciso: essere ricoverati in psichiatria. Perché Mendrisio, più che una città, per molti ha voluto dire una clinica. Un luogo al confine, sospeso tra cura e reclusione. In questo podcast voglio raccontarvi la storia – o meglio, le storie – di questa istituzione. Una vicenda spesso rimossa, dimenticata. Una storia fatta di sofferenze e abusi. Ma c'è anche un'altra storia, che merita di essere raccontata. Quella delle trasformazioni, delle battaglie per i diritti, dei pazienti che diventano protagonisti, delle operatrici e degli operatori che hanno lottato per un'altra idea di psichiatria. È la storia di Casvegno. Una piccola, grande rivoluzione.Laser presenta una versione editata del primo episodio di un'audiofiction di sette puntate disponibili su www.rsi.ch/casvegno.Questo podcast è realizzato in occasione del 50° anniversario del Club ‘74, con il sostegno del Club ‘74, della Fondazione Svizzera per la Radio e la Cultura, di JournaFonds e dell'Associazione REC.Un podcast originale di Olmo Cerri, prodotto da Francesca Giorzi per la RSI Radiotelevisione svizzera. Sonorizzazione di Thomas Chiesa e musiche di Giovanni Bedetti.undefinedundefined

Nel prossimo fine settimana si conclude in Spagna la stagione delle corride. Tutto esaurito in tutte le arene, segno che ha ancora un forte seguito la tradizione della tauromachia, nella penisola iberica.Nel 2026 ricorre il centenario di Fiesta, Il sole sorge ancora, il romanzo che fece di Hemingway una superstar della letteratura americana e lanciò il mito dello scrittore aficionado di tori e toreri. A partire dalla sua passione per i tori, si sviluppa anche una immagine machista di Hemingway: lo scrittore appassionato di corride in Spagna, di caccia in Africa, di pesca a Cuba, reporter di guerra durante la guerra civile in Spagna e la seconda guerra mondiale in Francia.Ma dalla metà degli anni Ottanta, dopo la pubblicazione di Il Giardino dell'Eden e di nuove biografie, un nuovo filone di indagine si è sviluppato soprattutto negli Stati Uniti e soprattutto grazie a studiose donne, che hanno ribaltato sia la sua immagine misogina sia quella di macho. Oggi molti studi hemingwayani si concentrano sulle tematiche di fluidità di genere e queerness presenti in molti racconti e scritti. Questa nuova lettura è possibile anche con la tauromachia, al centro di Fiesta, il romanzo che ha contribuito alla fama mondiale dei Sanfermines, la fiesta di Pamplona.Questa puntata di Laser nasce da un intervento presentato alla XX Conferenza Internazionale della Hemingway Society a San Sebastián e Bilbao nel 2024, intitolato “A little death in the afternoon - Tauromachy and gender fluidity in The Sun Also Rises” (Una piccola morte nel pomeriggio - Tauromachia e fluidità di genere in Il sole sorge ancora), incentrato su una interpretazione del rito taurino secondo l'analisi dell'antropologo catalano Manuel Delgado e dello scrittore ed etnografo francese Michel Leiris, arricchita da conversazioni con il filosofo e ricercatore Rafael Sánchez-Mateos Paniagua e con la danzatrice Luz Arcas (La Phármaco), e dalla visione di Pomeriggi di Solitudine, il documentario del regista Albert Serra dedicato al torero peruviano Andrés Roca-Rey.Alla luce di questi riferimenti antropologici-psicoanalitici, i personaggi del romanzo appaiono impegnati in dinamiche dalla forte connotazione androgina e omo-erotica, in particolare il quadrilatero formato da Jake Barnes, il reporter ferito in guerra, Brett Ashley, la scandalosa protagonista femminile, il torero Pedro Romero e, naturalmente, il toro.

Se volevo vivere sotto pressione nascevo pentola è il titolo che i ragazzi di Sentieri Selvaggi hanno scelto per l'installazione performativa che debutta l'8 ottobre all'interno della programmazione del Festival Internazionale del Teatro di Lugano. Ma di quali Sentieri stiamo parlando, chi sono questi ragazzi, e soprattutto, perché si sono messi in gioco? Ce lo racconta con il Laser Cartoline dai Sentieri Selvaggi Valentina Grignoli, dando voce alle ragazze e ai ragazzi, a Camilla Parini, l'artista che li ha accompagnati durante questi nove mesi di creazione artistica e Paola Tripoli, la direttrice artistica del FIT che produce lo spettacolo.Sentieri Selvaggi è un progetto triennale del Festival che dà la parola ai più giovani, quelli che gridano e che nessuno ascolta e quelli che anche quando parlano nessuno li sente. Ogni anno un artista professionista cura come guida e tutor un gruppo di adolescenti, permettendo loro di mettere in forma artistica quel che ha da dire e di fare una reale esperienza di ricerca e processo creativo. Questo era il primo.Nel documentario le voci di Chiara, Linda, Alisina, Jayron, Mohammad, Katarina, Edy, Eleonora, Serena, Beatrice, Timmothy, Manila, Giulia e Arianna durante questi nove mesi. Ci sono i loro sogni, i canti, le ansie, le storie, i viaggi, i fallimenti e le speranze, insomma, i loro sentieri selvaggi. Nel loro essere poeticamente disordinate, armomiosamente stonate, accavallate, allegre e arrabbiate, queste voci raccontano anche che le diversità fanno sentire uguali, le paure forti, tanti soli fanno un grande insieme e la scrittura può gridare.Tutto nasce da una manciata di cartoline sparse su un tavolo, che riportano frasi scritte sui muri come Le monde est a vous nous!, o appunto Se volevo vivere sotto pressione nascevo pentola. Da qui in poi, il mondo è in mano ai ragazzi!Il progetto triennale Sentieri selvaggi è sostenuto da UFC Ufficio Federale della Cultura, Stanley Thomas Johnson Stiftung, Cornelius Knüpffer Stiftung, Fondazione Weak Ends e dal contributo annuale alla creazione artistica 2025 del Cantone Ticino, DECS/Fondo Swisslos.Lo spettacolo di quest'anno è realizzato anche in collaborazione con Istituto Sant'Anna di Lugano e ILI, Scuola di lingua e cultura italiana, sempre a Lugano.

Due anni fa un attacco del gruppo terroristico palestinese Hamas in Israele provocò la morte di 1'200 persone, in maggioranza civili. 250 persone vennero rapite e portate nella Striscia di Gaza. Con lo storico israeliano Ilan Pappé, autore di numerosi saggi sulla questione israelo-palestinese, tra cui “Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina dal 1882 ad oggi”, cercheremo di comprendere le conseguenze per Israele di quella vicenda, che ha segnato la storia del Medio Oriente come pochi altri eventi dalla fine del secondo conflitto mondiale.Pappé sottolinea la vulnerabilità della nazione, parla apertamente di crepe nella società e nelle fondamenta di Israele, e ripercorre la storia del paese e della regione. Una storia condivisa fatica ad essere scritta, e quindi anche la comprensione del ruolo che ogni comunità potrebbe e dovrebbe avere per trovare una soluzione alla realtà attuale. Lo storico riconosce gli errori dell'Europa del passato, che si trascinano ancora oggi. Alle ragioni umanitarie e del diritto internazionale si sostituiscono ragioni ideologiche e questo cambio di prospettiva non contribuisce certo alla ricerca di una visione per il futuro.Nel corso della puntata del 7 ottobre sarà presentato il nuovo libro dello storico: “La fine di Israele, il collasso del sionismo e la pace possibile in Palestina” (Fazi editore)undefined

Due anni fa un attacco del gruppo terroristico palestinese Hamas in Israele provocò la morte di 1'200 persone, in maggioranza civili. 250 persone vennero rapite e portate nella Striscia di Gaza. Con lo storico israeliano Ilan Pappé, autore di numerosi saggi sulla questione israelo-palestinese, tra cui “Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina dal 1882 ad oggi”, cercheremo di comprendere le conseguenze per Israele di quella vicenda, che ha segnato la storia del Medio Oriente come pochi altri eventi dalla fine del secondo conflitto mondiale.Pappé sottolinea la vulnerabilità della nazione, parla apertamente di crepe nella società e nelle fondamenta di Israele, e ripercorre la storia del paese e della regione. Una storia condivisa fatica ad essere scritta, e quindi anche la comprensione del ruolo che ogni comunità potrebbe e dovrebbe avere per trovare una soluzione alla realtà attuale. Lo storico riconosce gli errori dell'Europa del passato, che si trascinano ancora oggi. Alle ragioni umanitarie e del diritto internazionale si sostituiscono ragioni ideologiche e questo cambio di prospettiva non contribuisce certo alla ricerca di una visione per il futuro.Nel corso della puntata del 7 ottobre sarà presentato il nuovo libro dello storico: “La fine di Israele, il collasso del sionismo e la pace possibile in Palestina” (Fazi editore)undefined

®Pochi giorni fa anche alcune zone della Svizzera italiana sono state interessate da un fenomeno temporalesco raro, definito “supercella”.L'indice di rischio climatico stila ogni anno la classifica dei paesi ove si sono verificati i fenomeni metereologici più catastrofici. Nel 2025 fra i primi dieci, assieme a paesi come India, Honduras, Stati Uniti e Cina troviamo anche Italia, Grecia e Spagna. L'Europa fa il suo ingresso nel campo degli eventi estremi legati al clima, non a caso con tre paesi affacciati sul Mediterraneo, che a causa del suo rapido riscaldamento, il 20% in più della media mondiale, sta innescando dinamiche da zone tropicali. In parallelo, l'Europa è il continente che si riscalda più velocemente e i suoi ghiacciai o spariscono o crollano. Una nuova condizione di rischio a cui è necessario adattarsi. In questa puntata di Laser seguiamo dalla Spagna all'Italia le dinamiche atmosferiche e umane che hanno generato le catastrofi della DANA e delle alluvioni in Emilia-Romagna, ascoltando le voci della Direttrice del Centro Basco per il cambiamento climatico e membro dell'IPCC Maria José Santz, il deputato del Parlamento della regione di Valencia Juan Bordera, che aveva previsto la DANA e il fisico del clima Antonello Pasini, che viene dall'Emilia Romagna. Direttamente dal ghiacciaio Fellaria, il secondo più grande del versante meridionale delle Alpi, con il geologo Riccardo Scotti tracciamo il nuovo assetto del paesaggio alpino.Prima emissione 29 luglio 2025

Il progetto è iniziato con l'invito a partecipare a un bando per realizzare un'opera che dialogasse con la natura e i boschi di Plan de Corones colpiti -come molti altri abeti rossi della zona - dal bostrico, un insetto parassita che colonizza gli alberi causandone la morte.Per l'artista luganese Alex Dorici è stata l'occasione di spostare il suo sguardo dallo spazio urbano alla montagna e ha iniziato così a progettare Geometria alpina, un'opera di oltre sette metri composta da travi di legno dipinte in rosso svizzera. Giocando con la luce naturale le linee che si incrociano diventano volumi e trasformano in un gioco d'ombre le travi in un parallelepipedo che svetta sulle Dolomiti – gli stessi luoghi da cui tra poco passerà la fiamma olimpica.Un progetto complesso e ambizioso e per riuscire a renderlo concreto Dorici ha coinvolto un'azienda ticinese specializzata nelle costruzioni in legno che lo ha affiancato e sponsorizzato nel completarlo. Ma dalla progettazione alla realizzazione cosa si cela dietro la costruzione di un'opera? Quali difficoltà e problematiche devono essere affrontate e risolte? Questo Laser racconta come un'idea diventa una scultura…

®In concomitanza con l'uscita in italiano del suo ultimo libro, intitolato Un giorno tutti diranno di essere stati contro, ecco un'intensa intervista allo scrittore e giornalista egiziano-statunitense Omar El Akkad. El Akkad riflette sul collasso morale dell'Occidente, incapace di chiamare “genocidio” ciò che sta avvenendo a Gaza per timore delle conseguenze politiche e personali. Denuncia l'ipocrisia di leader e istituzioni che, pur vedendo l'orrore, scelgono il silenzio. L'autore parla da una posizione disillusa e profonda, maturata da reporter in Afghanistan, a Guantanamo, durante la prima guerra del Golfo e durante le sollevazioni arabe popolari del 2010-2011. undefinedFiglio del colonialismo, cresciuto tra culture diverse, El Akkad incarna il trauma dell'esilio e la frattura identitaria, oggi aggravata dal massacro in Palestina, che considera il punto di rottura definitivo. Il suo libro è un atto di coscienza, più che un tentativo di persuasione, nato da una crisi personale e morale che lo ha spinto a non voltarsi più dall'altra parte.undefinedPrima emissione 4 giugno 2025

Il nodo di Salomone, simbolo non solo cristiano dell'unione nella diversità, lo abbiamo incontrato per la prima volta nella Basilica Patriarcale di Aquileia. È da qui, con le parole di Andrea Bellavite, che dirige la Fondazione Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia (sotto tutela dell'UNESCO dal 1998 insieme all'area archeologica), che è partito l'Iter Goritiense-Cammino Goriziano. Ottanta chilometri che portano a Sveta Gora, un cammino transfrontaliero, organizzato dalla Comunità Radiotelevisiva Italofona (CRI), condiviso con le colleghe e i colleghi delle radio italofone della Comunità, attraversando confini, storie, natura. Con quattro fili, temi, conduttori: radici, ferite, rinascita e incontro. Tra gli incontri fatti strada facendo, c'è stato quello con Claudio Regeni e Paola Deffendi, i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore friulano sequestrato, torturato e ucciso 9 anni fa in Egitto. Con in mano il libro scritto per non dimenticare Giulio, e la bandiera gialla: un altro simbolo, quello della battaglia per la giustizia. Un percorso dentro il presente e il passato, costeggiando il fiume Isonzo, che con i suoi 136 chilometri attraversa il territorio sloveno ed italiano, per sfociare nel golfo di Trieste. Tra il 1915 e il 1917 il verde smeraldo dell'Isonzo è stato tinto di rosso, il sangue delle dodici battaglie contro l'esercito austriaco. Una memoria che resta impressa nel Carso italiano e sloveno, da San Martino del Carso al Monte San Michele dove un soldato ha scritto una piccola, ma potente, frase: «Voliamo la pace» , volutamente senza la g.Anche grazie alla forza della natura, questi luoghi hanno saputo trasformare l'orrore in rinascita, fino alla nomina di capitale della cultura europea 2025 della slovena Nova Gorica e l'italiana Gorizia. È la prima volta che il titolo viene assegnato a due città di due Paesi diversi. Un cammino per ricordare la frontiera che dal 1947 ha diviso Gorizia e Nova Gorica voluta dal presidente jugoslavo Tito. Un muro le ha divise fino al 2004, quando la Slovenia è entrata nell'Unione Europea. Il Cammino si è concluso al Santuario di Sveta Gora – Montesanto. Ognuno, ognuna di noi, ha condiviso, e porta via con sé, un pensiero, una rilfessione.Con Andrea Bellavite, Direttore della Fondazione Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia, Mitja Juren, storico, uno dei massimi esperti del fronte dell'Isonzo, Alessandro Cattunar, dottore di ricerca in Storia contemporanea e insegnante, Maria du Bessè, segretaria generale dalla Comunità Radiotelevisiva Italofona, e i colleghi e colleghe delle radio italofone della Comunità: Andrea Borgnino (Rai Radio Digitali Specializzate e Podcast), Elena de Concini (Rai Alto Adige), Selina Sciucca (Hrt - Radio Fiume), Rosario Tronnolone (Radio Vaticana), Vida Valencic (Rai Friuli-Venezia Giulia), e Barbara Urizzi (Radio Capodistria).

È tra i più noti scrittori in lingua araba, e i suoi romanzi sono ora tradotti anche in italiano. Atef Abu Saif, classe 1973, è nato in un campo profughi nella striscia di Gaza ma ha avuto la possibilità di studiare e laurearsi nella prestigiosa università palestinese di Berzeit. Docente universitario, esponente politico di rilievo del movimento Fatah, è stato dal 2019 al 2024 ministro della cultura palestinese. Il suo “Vita appesa” (edizioni Polidoro) è stato finalista al premio internazionale della letteratura araba, ma è noto anche per i suoi editoriali sui giornali palestinesi e internazionali in lingua inglese. Scritti molto critici nei confronti di Hamas (che lo ha minacciato di morte e incarcerato), Atef Abu Saif non esita a condannare l'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 ma offre anche spunti di riflessione sulle conseguenze di quella guerra e la responsabilità di trasmettere la memoria del suo popolo. “Diario di un genocidio” (fuoriscena) resoconto dei primi due mesi di attacco israeliano a Gaza, ci offre una prospettiva unica e complessa della vita nella Striscia.

Dietro le applicazioni cloud e i servizi digitali che usiamo ogni giorno ci sono edifici pieni di server, cavi e impianti di raffreddamento: sono i data center, infrastrutture che custodiscono i nostri messaggi, foto, video, dati sanitari e bancari. In Svizzera e in Italia sono cresciuti a ritmo esponenziale, diventando veri e propri nodi strategici della società digitale. Ma come funzionano? Perché sono diventati infrastrutture critiche al pari di autostrade ed energia elettrica? E che impatto avranno sul territorio e sulla nostra sicurezza?A guidarci nei segreti dei data center saranno: Nicola Moresi, imprenditore ticinese e fondatore di Moresi.com, a lui dobbiamo il primo data center pubblico del Ticino; Marina Natalucci, direttrice degli Osservatori Data Center e Cloud del Politecnico di Milano, che spiega l'impatto ambientale e la geografia delle nuove infrastrutture digitali; Sergio Milesi, presidente della Swiss Data Center Association, che racconta perché la Svizzera è diventata un hub affidabile per i dati; e Marco Bettiol, economista dell'Università di Padova, che osserva la trasformazione delle imprese e l'evoluzione dai colossi “hyperscaler” ai piccoli data center di prossimità.Un'inchiesta per scoprire la parte nascosta — e molto concreta — del nostro quotidiano digitale: Le Fabbriche di Dati.

Considerata una delle più grandi scrittrici in lingua inglese del XX secolo, con i suoi romanzi l'irlandese Edna O'Brien ha precorso i tempi raccontando, a partire dagli anni ‘60, la repressione dell'istinto sessuale e il desiderio di libertà delle donne del suo paese, quando lo stato irlandese era ancora schiavo del giogo ecclesiastico. Le sue opere fecero gridare allo scandalo e furono ripetutamente censurate ma col tempo la sua letteratura anticonformista ha favorito l'emancipazione dell'Irlanda liberandola da una morale cattolica soffocante fino a portarla - in anni recenti - all'approvazione del divorzio e dell'aborto.La sua sfida ai valori tradizionali della società irlandese, la sua insubordinazione di fronte alle norme moralistiche e la sua determinazione nel continuare a pubblicare nonostante la censura hanno fatto di Edna O'Brien una vera iconoclasta che con le sue opere ha lasciato un segno indelebile nella letteratura contemporanea. A Dublino ne abbiamo discusso con il professor Declan Kiberd, uno dei massimi esperti di letteratura irlandese moderna, e con Geraldine Meaney, docente di teoria della cultura all'University College di Dublino.

®È tra le più affermate scrittrici francofone, vincitrice di numerosi riconoscimenti in Francia e nel resto del mondo.Scholastique Mukasonga è ruandese di origine tutsi scampata al genocidio del 1994 solo perché due anni prima era riuscita a fuggire dal suo paese e a trasferirsi in Francia. Ha deciso di scrivere per conservare una memoria fino ad allora tramandata oralmente come avviene in Ruanda e in molte zone dell'Africa. Le esperienze vissute non dovevano in nessun modo perdersi, non potevano essere affidate solo al ricordo, destinato inevitabilmente a svanire con il tempo. Ma come raccontare ciò che era successo a lei e a centinaia di migliaia di persone della sua etnia, come provare a riconciliarsi con se stessi grazie ad un foglio e a una penna, muti e in grado di raccogliere le confidenze, le sofferenze, i pensieri. Ecco allora la scrittura. Per evitare che il suo popolo e altre realtà nel mondo non commettano gli stessi errori, non vivano ciò che la comunità tutsi ha vissuto solo trent'anni fa.I lavori di Scholastique Mukasonga sono pubblicati in italiano dalla casa editrice Utopia e in francese da Gallimard.Prima emissione: 18 aprile 2025

®A che cosa pensa, oggi, una donna, quando scopre di aspettare un bambino? Una domanda alla quale è impossibile dare una risposta universale, ma nella quale forse si nasconde una parte meno indagata della crisi demografica della nostra società. Le statistiche, in Svizzera, parlano di 1,39 “figli per donna” nel 2022, un'espressione che tra l'altro sembra lasciare intendere che, ancora oggi, i figli siano quasi esclusivamente una questione femminile. Ecco allora tre istantanee, tre racconti, tre spaccati differenti di altrettante gravidanze, volute o capitate, piene d'amore ma anche di domande e timori. Confessioni non per forza comode o rassicuranti, che non hanno la pretesa di rappresentare nella sua interezza un tema complesso e ricco di sfaccettature, ma che consentono di andare oltre gli stereotipi ancora troppo presenti nella rappresentazione della maternità.Prima emissione: 9 settembre 2024

®Leonardo ha 18 anni e come molti ragazzi e ragazze della sua età, durante la pandemia da Covid 19, in piena adolescenza, si è ritrovato solo in casa, senza amici, senza la possibilità di frequentare la scuola (e i suoi compagni) e con tutta una serie di dispositivi tecnologici che, in quel periodo di forzato isolamento, gli hanno tenuto compagnia…. E le settimane e i mesi trascorsi in casa con la sola compagnia di internet, si sono trasformati, per Leonardo, nel suo mondo, un mondo che lo ha risucchiato e che ha occupato, per un lungo periodo, tutte le sue giornate. L'hanno chiamato Internet Disorder - da dipendenza DA INTERNET - è una dipendenza che spaventa un po' tutti i genitori. Il termine fu coniato nel 1995 da Ivan Goldberg che usò per la prima volta l'espressione Internet Addiction Disorder, prendendo come modello di riferimento il gioco d'azzardo patologico. La dipendenza da Internet veniva, in quel momento, descritta come “un abuso di quella tecnologia”, che determinava conseguenze negative importanti sulla vita di chi ne era affetto.Ospite di questo Laser, oltre a Leonardo e ai suoi genitori, Gabriele Barone psicologo e psicoterapeuta, specializzato in forme di malessere legate al digitale. Insieme a lui cercheremo di capire qual sia la linea sottile che separa un utilizzo “normale” della tecnologia da un comportamento patologico, che può avere conseguenze serie anche sulla nostra salute. Una buona notizia: il tasso di remissione, quando si comincia un trattamento per una dipendenza tecnologica, è molto alto.Prima emissione 15 ottobre 2024

®Leonardo ha 18 anni e come molti ragazzi e ragazze della sua età, durante la pandemia da Covid 19, in piena adolescenza, si è ritrovato solo in casa, senza amici, senza la possibilità di frequentare la scuola (e i suoi compagni) e con tutta una serie di dispositivi tecnologici che, in quel periodo di forzato isolamento, gli hanno tenuto compagnia…. E le settimane e i mesi trascorsi in casa con la sola compagnia di internet, si sono trasformati, per Leonardo, nel suo mondo, un mondo che lo ha risucchiato e che ha occupato, per un lungo periodo, tutte le sue giornate. L'hanno chiamato Internet Disorder - da dipendenza DA INTERNET - è una dipendenza che spaventa un po' tutti i genitori. Il termine fu coniato nel 1995 da Ivan Goldberg che usò per la prima volta l'espressione Internet Addiction Disorder, prendendo come modello di riferimento il gioco d'azzardo patologico. La dipendenza da Internet veniva, in quel momento, descritta come “un abuso di quella tecnologia”, che determinava conseguenze negative importanti sulla vita di chi ne era affetto.Ospite di questo Laser, oltre a Leonardo e ai suoi genitori, Gabriele Barone psicologo e psicoterapeuta, specializzato in forme di malessere legate al digitale. Insieme a lui cercheremo di capire qual sia la linea sottile che separa un utilizzo “normale” della tecnologia da un comportamento patologico, che può avere conseguenze serie anche sulla nostra salute. Una buona notizia: il tasso di remissione, quando si comincia un trattamento per una dipendenza tecnologica, è molto alto.Prima emissione 15 ottobre 2024

In occasione del 40esimo anniversario della morte dello scrittore Italo Calvino, LASER ripropone due documentari realizzati a Sanremo e a Parigi. Raccontano Italo Calvino prima della sua esperienza di scrittore nella città dove i suoi genitori, famosi botanici, erano i responsabili della stazione sperimentale dedicata alla flora, quindi l'esperienza parigina, dove Italo Calvino, già affermato autore, ha avuto la possibilità di conoscere altri scrittori di fama internazionale e condividere con loro la passione per la scrittura.I due documentari consentono all'ascoltatore di comprendere meglio lo stile e i temi trattati da Italo Calvino attraverso i luoghi nei quali ha vissuto o che frequentava con regolarità. Quei posti sono ancora oggi visitabili e ci consentono di leggere i capolavori dello scrittore con occhi e prospettive diverse.undefined

In occasione del 40esimo anniversario della morte dello scrittore Italo Calvino, LASER ripropone due documentari realizzati a Sanremo e a Parigi. Raccontano Italo Calvino prima della sua esperienza di scrittore nella città dove i suoi genitori, famosi botanici, erano i responsabili della stazione sperimentale dedicata alla flora, quindi l'esperienza parigina, dove Italo Calvino, già affermato autore, ha avuto la possibilità di conoscere altri scrittori di fama internazionale e condividere con loro la passione per la scrittura.I due documentari consentono all'ascoltatore di comprendere meglio lo stile e i temi trattati da Italo Calvino attraverso i luoghi nei quali ha vissuto o che frequentava con regolarità. Quei posti sono ancora oggi visitabili e ci consentono di leggere i capolavori dello scrittore con occhi e prospettive diverse.undefined

® Lo splendore delle civiltà precolombiane e le efferatezze perpetrate dai conquistadores hanno occupato a lungo l'immaginario occidentale, ritardando una conoscenza più approfondita di quanto era accaduto nei secoli precedenti. Per fortuna le campagne di scavo condotte negli ultimi decenni stanno lentamente portando alla luce civiltà degne di rivaleggiare con la magnificenza di inca, maya e aztechi. Nel 2006 suscitò molto clamore la pubblicazione sulla rivista National Geographic di un articolo che rivelava una sensazionale scoperta compiuta nel nord del Perù. Uno studioso originario di Cusco, il professor Régulo Franco, aveva portato alla luce la tomba della Signora di Cao. Perché una scoperta che avveniva in una zona periferica del Paese e che per di più non aggiungeva una nuova tessera alla conoscenza degli Inca, in quanto si riferiva all'ignota civiltà Moche, aveva mobilitato la più famosa rivista americana di natura e di viaggi? L'archeologo peruviano Régulo Franco sarà ospite di Laser per raccontarci in prima persona come giunse a quel sensazionale ritrovamento. Ci spiegherà anche come è cambiata grazie ad esso la nostra idea dei mondi precolombiani. La Signora di Cao ha infatti rivoluzionato la comprensione del ruolo della donna nelle civiltà dell'America prima degli spagnoli, avvalorando le teorie di Maria Gimbutas e Riane Eisle sulle civiltà antiche, che ci inviano un messaggio potente e attualissimo di inclusività e parità, sfidando le idee tradizionali sul potere maschile. Ospiti della trasmissione saranno anche due donne archeologhe. Jenny Alva, che assisté Walter Alva nella scoperta del Signore di Sipàn, l'altro ritrovamento che ha segnato una tappa nelle ricerche in Perù, ha collaborato per oltre dieci anni con il Museo de América di Madrid, dedicandosi alla ricerca e alla divulgazione delle culture precolombiane. A lei si affiancherà un'altra esperta di archeologia sudamericana, Carolina Orsini, Conservatore delle Raccolte Archeologiche e Etnografiche del Museo delle Culture (Mudec) di Milano.Prima emissione 9 aprile 2025

®L'Ucraina combatte ogni giorno da più di tre anni, ma dai racconti raccolti a Kyiv, sotto il fuoco dei bombardamenti, e a Kharkiv, città perennemente sotto attacco a pochi chilometri dal fronte, emerge una ferita più profonda delle bombe: l'Ucraina guarda all'Europa e ha bisogno di lei per sopravvivere. L'Europa osserva l'Ucraina, ma non sempre riesce a capire davvero. Mentre a Kyiv si cerca una fragile normalità e a Kharkiv si lotta per sopravvivere sotto l'artiglieria, cresce un senso di isolamento. In mezzo resta una guerra che non è solo militare, ma anche di percezione, memoria e identità.Prima emissione: 24 luglio 2025

®Da quasi quindici anni la Confederazione domina le classifiche mondiali dei paesi più innovativi. Una leadership conquistata grazie all'impegno di università, centri di ricerca e politecnici, in grado di attirare anche talenti che arrivano dall'estero. L'identità nazionale passa anche e soprattutto attraverso la capacità di presentare al mondo questa attitudine, e il padiglione svizzero all'esposizione universale di Osaka valorizza appieno lo spirito innovativo che contraddistingue la Svizzera. undefinedLASER porta l'ascoltatore a visitare il padiglione svizzero, intitolato “da Heidi all'Hi-Tech”, nel quale è presente in modo importante anche l'Università della Svizzera italiana. Quella di Osaka 2025 è un'edizione dell'esposizione universale di grande successo, per numero di paesi presenti (quasi 160) e di pubblico. Per visitare alcuni padiglioni è necessario aspettare in coda diverse ore. Il record di nove ore di attesa è detenuto dal padiglione che ospita l'Italia.Prima emissione: 31 luglio 2025undefined

Negli Stati Uniti la chiamano la “generazione sandwich”, la generazione alle prese con le fatiche provenienti da più ruoli: materno, coniugale, sociale, professionale, filiale. In questi anni si sta profilando all'orizzonte una nuova generazione di donne - le donne della generazione X – che si ritrovano a vivere una fase dell'esistenza nel pieno centro di un crocevia complicatissimo e che Laura Turuani, psicologa e psicoterapeuta dell'Istituto Minotauro di Milano, ha raccontato nel libro Le Schiacciate, edizioni Solferino.Le donne della generazione X sono nate a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, sono vissute nel pieno del boom economico, hanno goduto di infanzie tutto sommato semplici, hanno potuto scegliere se studiare e, in seguito, se e quando diventare madri. Sono donne che in questi anni festeggiano i loro cinquant'anni e che si ritrovano a vivere un momento storico inedito, in cui spesso si sentono “schiacciate” tra l'accudimento per i figli e quello per i genitori anziani. Il tutto in un periodo della loro esistenza estremamente delicato, quello della perimenopausa. Una tragedia?No, dai, un momento da affrontare senza panico, ma con tanta consapevolezza. Alessandra Bonzi, “schiacciata ad honorem” ha provato a raccontare cosa significhi appartenere “alla generazione sandwich” assieme a Laura Turuani e ad alcune sue amiche.

Quale il ruolo della letteratura russa nella realtà ucraina? In un momento in cui la nazione ucraina cerca di ritagliarsi una identità nazionale attraverso la lingua e la riscoperta di grandi autori e poeti poco conosciuti durante la presenza sovietica, la scrittrice ucraina Jevhenija Kononenko (membro dell'associazione degli scrittori ucraini e assistente di ricerca presso l'Ukrainian Center for Cultural Studies) ci racconta una realtà molto più complessa, in cui la letteratura russa è ancora parte integrante della realtà letteraria e sociale della nazione.Certo, l'ucraino è una realtà ben radicata, sul territorio e nel mondo della cutlura, ma non si può dimenticare il ruolo che l'altro idioma, quello russo, e l'altra letteratura, quella di Pushkin ad esempio, hanno avuto ed ancora hanno nella realtà ucraina. La Kononenko crea un personaggio sulle impronte proprio di Pushkin, ridando vita al protagonista di un suo racconto di grande successo e “trapiantandolo” nella nostra epoca. A dispetto del titolo (Una storia russa) il romanzo è decisamente ucraino, un invito a comprendere la realtà ucraina attraverso la letteratura e i grandi classici che ancora oggi fanno parte della nostra vita.Con Jevhenija Kononenko, scrittrice, e Alessandro Achilli, traduttore del lavoro e Professore associato di slavistica all'Università di Cagliari.

“Laser” ripropone una intervista realizzata nel 2010 con lo scrittore italiano Stefano Benni, morto ieri all'età di 78 anni. Difficile, se non impossibile, etichettare il suo lavoro: Umorista? Non solo, anzi. Drammaturgo? D'accordo, ma come dimenticare le sue poesie, i suoi lavori decisamente “seri”, le visioni fantastiche e uniche che compaiono in ogni sua pagina. Molto popolare anche al di fuori dell'Italia, sebbene molte sue opere siano una critica molto severa ad un certo conformismo politico tipico del Belpaese (anche a sinistra), Stefano Benni ha trasmesso a due generazioni di lettori la passione per la lettura attenta e ironica, mai banale e mai scontata. Lou Lepori la ho intervistato sulla sua opera e la sua scrittura intercalando l'intervista con letture di brani dei suoi libri La grammatica di Dio, Prima o poi l'amore arriva, Pane e tempesta, Baol, Blues in sedici .Parla del suo stile, della comicità, di Totò, della tecnologia, della televisione italiana.

“Laser” ripropone una intervista realizzata nel 2010 con lo scrittore italiano Stefano Benni, morto ieri all'età di 78 anni. Difficile, se non impossibile, etichettare il suo lavoro: Umorista? Non solo, anzi. Drammaturgo? D'accordo, ma come dimenticare le sue poesie, i suoi lavori decisamente “seri”, le visioni fantastiche e uniche che compaiono in ogni sua pagina. Molto popolare anche al di fuori dell'Italia, sebbene molte sue opere siano una critica molto severa ad un certo conformismo politico tipico del Belpaese (anche a sinistra), Stefano Benni ha trasmesso a due generazioni di lettori la passione per la lettura attenta e ironica, mai banale e mai scontata. Lou Lepori la ho intervistato sulla sua opera e la sua scrittura intercalando l'intervista con letture di brani dei suoi libri La grammatica di Dio, Prima o poi l'amore arriva, Pane e tempesta, Baol, Blues in sedici .Parla del suo stile, della comicità, di Totò, della tecnologia, della televisione italiana.

Da George Clooney a Barack Obama al più recente Pedro Pascal: i maschi con i capelli grigi sono percepiti come maturi e autorevoli, se non addirittura sexy. Nelle donne, invece, il capello grigio o bianco è ancora piuttosto un tabù, segno di un invecchiamento da nascondere il più a lungo possibile, grazie a tinture bionde, more o rosse e alla complicità (a pagamento) di un bravo parrucchiere. Eppure, soprattutto a partire dal covid, ci sono donne di 50 o 40 anni, o anche più giovani, che decidono di smettere di tingersi. Una scelta minoritaria e controcorrente rispetto ai canoni estetici e sociali vigenti, che ha dato vita anche a dei veri e propri movimenti sui social media, come #Grombre o #Grayhair.Quali sono le ragioni che animano queste donne? E come vivono, da grige, in un mondo in cui il capello bianco femminile costituisce ancora un'eccezione?A partire dall'intervista alla fotografa Ghislaine Heger, autrice della mostra fotografica Silver power. Des Romandes fières de leurs cheveux gris, andiamo a conoscere le storie di Bianca, Giulia, Patricia e Yasmina: quattro donne della Svizzera italiana con i capelli grigi.

® «Follow the money» ovvero seguire la traccia dei soldi per combattere la mafia e contrastarne il potere: è stata una delle grandi intuizioni e lezioni del giudice Giovanni Falcone e dal pool antimafia di Palermo. La traccia dei soldi negli anni Ottanta ha portato alla Svizzera e alle sue banche, come ha dimostrato il processo “Pizza Connection” che si è aperto a Lugano 40 anni fa, l'8 settembre del 1985. Cos'è emerso sulle connessioni finanziarie di Cosa Nostra in Svizzera? Cos'è la mafia oggi, che bilancio è possibile fare? In questa puntata di Laser facciamo un'analisi che parte dalla Sicilia, da Palermo, e arriva alla Svizzera, a Lugano per capire quali sono in una società ed economia mondiale sempre più digitalizzata i volti, visibili e invisibili, gli strumenti e i business delle mafie e cosa si potrebbe fare per migliorare il contrasto. Ne parliamo con Lia Sava, dal 2022 Procuratrice generale di Palermo, il giornalista Attilio Bolzoni, uno dei maggiori esperti di mafie in Italia che nel suo ultimo libro Immortali (Fuoriscena, 2025) racconta la borghesia mafiosa, e il collega della RSI Francesco Lepori, uno dei maggiori conoscitori delle mafie in Ticino, responsabile operativo dell'Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata (O-TiCO) dell'Università della Svizzera italiana (USI), racconta le nuove frontiere del crimine in Mafiadigitale.ch (Armando Dadò Editore, 2025).Prima emissione: 19 agosto 2025