È un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologi…
RSI - Radiotelevisione svizzera
In occasione dell'80esimo anniversario dello scoppio della prima bomba atomica su Hiroshima, Laser ripropone una intervista a Ida Bertolini Nussbaum. Poche settimane dopo lo scoppio della bomba su Nagasaki, il 9 agosto 1945, per una serie di circostanze e con il desiderio di aiutare i sopravvissuti, Ida si ritrovò nella città giapponese. Anche lei risentì in modo pesante delle radiazioni, effetti che ancora oggi, a 98 anni, la costringono a periodici interventi alla pelle. Ma la sua testimonianza è preziosissima per capire l'orrore e l'atrocità vissuto dalla popolazione civile giapponese. Mai in passato la minaccia bellica nucleare è presente nel mondo e la voce ferma e decisa di Ida Bertolini Nussbaum lancia un forte appello per evitare di rivedere quelle scene e quella devastazione. undefined
®L'Occidente ignora la Storia, Putin è pronto a tutto“Perché i russi non si ribellano?” È una domanda che si è sentita spesso fin dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Ma è davvero possibile parlare di una responsabilità collettiva — in questo caso della società russa — di fronte alla guerra in Ucraina e al regime autoritario di Vladimir Putin? Oppure, come accade nel diritto penale, esiste solo una responsabilità individuale? E quanto costa essere liberi in un regime autoritario come quello russo? È questo il tema della puntata di Laser, che parte dalle testimonianze raccolte a Ginevra, a margine dell'ultimo Summit for Human Rights and Democracy, di due tra i maggiori dissidenti russi: Vladimir Kara-Murza e Garri Kasparov. Vladimir Kara-Murza è stato liberato nell'agosto 2024 nell'ambito di uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia. Era detenuto in isolamento in una colonia penale siberiana, dove stava scontando una condanna a 25 anni per aver criticato il Cremlino e la guerra in Ucraina. Garri Kasparov, uno dei più grandi scacchisti della storia e tra i più noti oppositori di Putin, vive in esilio dal 2013. Secondo Kara-Murza e sua moglie, Evgenia Kara-Murza, attivista per i diritti umani, nonostante la repressione e la propaganda, una parte consistente della società russa condanna la guerra e non si riconosce nel regime. Per Garri Kasparov, invece, la responsabilità della guerra in Ucraina non può ricadere solo su Putin, perché milioni di cittadini contribuiscono, in vari modi, al funzionamento della macchina bellica.Una riflessione sulla società russa di oggi, alla luce della storia, è offerta in questa puntata anche da Giovanni Savino, storico specialista di Russia e Europa orientale, docente all'Università Federico II di Napoli, e Maria Chiara Franceschelli, ricercatrice della Scuola Normale Superiore di Pisa, esperta di società civile e movimenti sociali nella Russia contemporanea.Prima emissione: 23 maggio 2025undefined
®E se Bernhard Péyer negli anni Venti non si fosse fermato a Meride a cercare fossili anche sul versante svizzero del Monte San Giorgio? Chissà come sarebbe andata la storia di questa montagna che è oggi uno dei più importanti giacimenti fossiliferi al mondo: cento anni di scavi (sulla parte svizzera) hanno riportato alla luce una quantità di fossili noti per la loro varietà e per l'eccezionale stato di conservazione che documentano la vita marina nel Triassico medio. Mentre le campagne di scavo continuano sul monte San Giorgio – dal 2003 iscritto anche nel patrimonio Unesco - il museo dei fossili di Meride si è esteso sul territorio con una serie di percorsi didattici e interattivi, l'ultimo inaugurato il 7 giugno. Al museo invece i visitatori lasciano gli zaini per inforcare caschi o visori speciali per rivivere un mondo preistorico. Prima emissione: 23 giugno 2025
®In ogni epoca umana ci sono mestieri che nascono e mestieri che muoiono. La trasformazione del tessuto sociale porta inevitabilmente con sé una continua trasformazione del tessuto economico. Oggi ci sembrerebbe strano avere a che fare con una fiammiferaia come quella della favola, ad esempio. O con un acquaiolo: colui che vendeva acqua da bere agli angoli delle strade. Allo stesso modo una persona del 19mo secolo non avrebbe saputo che pesci pigliare, se si fosse trovata davanti a un informatico, o a un tiktoker. Ma c'è una piccola categoria di mestieri, spesso antichi, che sebbene non rivestano più un'importanza economica, hanno resistito al cambiamento dei tempi. Sono quei mestieri che ci riconnettono con le nostre radici. Spesso mestieri artigiani, o contadini, che raccontano una storia; una sapienza nascosta tra le rughe delle mani. Mestieri che vengono riscoperti, che perdono il loro carattere di necessità per diventare hobby, passioni, se non addirittura forme di meditazione. Uno di questi è il cestaio, che negli ultimi anni sta vivendo un aumento di popolarità grazie anche ai tanti corsi che si tengono in ogni forma, per poterne imparare le basi. Il protagonista del nostro Laser di oggi ha imparato così. Marco Pagani lo ha incontrato.Prima emissione: 28 maggio 2025
Da quasi quindici anni la Confederazione domina le classifiche mondiali dei paesi più innovativi. Una leadership conquistata grazie all'impegno di università, centri di ricerca e politecnici, in grado di attirare anche talenti che arrivano dall'estero. L'identità nazionale passa anche e soprattutto attraverso la capacità di presentare al mondo questa attitudine, e il padiglione svizzero all'esposizione universale di Osaka valorizza appieno lo spirito innovativo che contraddistingue la Svizzera. undefinedLASER porta l'ascoltatore a visitare il padiglione svizzero, intitolato “da Heidi all'Hi-Tech”, nel quale è presente in modo importante anche l'Università della Svizzera italiana. Quella di Osaka 2025 è un'edizione dell'esposizione universale di grande successo, per numero di paesi presenti (quasi 160) e di pubblico. Per visitare alcuni padiglioni è necessario aspettare in coda diverse ore. Il record di nove ore di attesa è detenuto dal padiglione che ospita l'Italia.undefined
®La galleria ferroviaria di Alptransit ha rivoluzionato la mobilità fra il Canton Ticino e il resto della Svizzera, creando nuove forme di pendolarismo. Negli ultimi anni decine e decine di Ticinesi scelgono di prendere il treno ogni mattina per andare a lavorare… ad Altdorf, in Canton Uri.Non Zurigo. Non Lucerna. Altdorf: la prima fermata dopo il Gottardo, patria di Guglielmo Tell, una sparuta cittadina in mezzo alle Alpi di soli 10'000 abitanti. Un quarto della popolazione di Bellinzona, un sesto di quella di Lugano. Eppure, grazie ad Alptransit e al fabbisogno di professionisti specializzati, Altdorf è diventata per molti la nuova El Dorado, una terra di opportunità lavorative raggiungibile dal Ticino in soli 30-50 minuti. El Doraltdorf è un reportage su rotaia – non un on the road, bensì un on the rail! – per conoscere le storie di chi ad Altdorf ha trovato salari più alti, una migliore cultura del lavoro e, sì, anche la felicità.Con Francesco (da Massagno) e Jacopo (da Bellinzona), docenti di matematica al Liceo di Altdorf; Malte (da Giubiasco), specialista in trasporti per la Emil Gisler di Seedorf; Kathrin (da Bosco Luganese) e Pamela (da Bellinzona) tecniche di radiologia al Kantonsspital Uri; Roberto (da Ponte Tresa), parrucchiere frontaliere nel centro storico di Altdorf; Laura (da Massagno), bioingegnera e ricercatrice presso la Dätwyler, una delle maggiori aziende dell'industria urana. Con la partecipazione del sindaco di Altdorf Sebastian Züst. Prima emissione 3 marzo 2025
Pochi giorni fa anche alcune zone della Svizzera italiana sono state interessate da un fenomeno temporalesco raro, definito “supercella”.L'indice di rischio climatico stila ogni anno la classifica dei paesi ove si sono verificati i fenomeni metereologici più catastrofici. Nel 2025 fra i primi dieci, assieme a paesi come India, Honduras, Stati Uniti e Cina troviamo anche Italia, Grecia e Spagna. L'Europa fa il suo ingresso nel campo degli eventi estremi legati al clima, non a caso con tre paesi affacciati sul Mediterraneo, che a causa del suo rapido riscaldamento, il 20% in più della media mondiale, sta innescando dinamiche da zone tropicali. In parallelo, l'Europa è il continente che si riscalda più velocemente e i suoi ghiacciai o spariscono o crollano. Una nuova condizione di rischio a cui è necessario adattarsi. In questa puntata di Laser seguiamo dalla Spagna all'Italia le dinamiche atmosferiche e umane che hanno generato le catastrofi della DANA e delle alluvioni in Emilia-Romagna, ascoltando le voci della Direttrice del Centro Basco per il cambiamento climatico e membro dell'IPCC Maria José Santz, il deputato del Parlamento della regione di Valencia Juan Bordera, che aveva previsto la DANA e il fisico del clima Antonello Pasini, che viene dall'Emilia Romagna. Direttamente dal ghiacciaio Fellaria, il secondo più grande del versante meridionale delle Alpi, con il geologo Riccardo Scotti tracciamo il nuovo assetto del paesaggio alpino.
Ci parla in prima persona, come se fossimo ateniesi come lui. Alcibiade resta nella storia della Grecia e del mondo antico occidentale come uno dei protagonisti più controversi e affascinanti. Forse il primo populista della storia e al tempo stesso in grado di sottolineare la degenerazione della democrazia, considerato – a seconda dei punti di vista – un grande traditore del suo popolo, quando si mette alla guida degli odiatissimi spartani proprio contro Atene, ma in grado di dimostrare di essere indispensabile proprio per la sopravvivenza del suo popolo.Lo scrittore olandese Ilja Leonard Pfeijffer, noto per grandi successi editoriali come “La Superba” e “Grand Hotel Europa”, vincitori di numerosi riconoscimenti letterari nei Paesi Bassi e all'estero, fa raccontare Alcibiade da Alcibiade (edizione Ponti alle Grazie). Un romanzo storico monumentale, studiato in ogni dettaglio grazie al ricorso di centinaia di fonti storiche, ci aiuta a capire quel periodo storico e – tra le righe – anche il nostro.
Nikola Madzirov è una delle voci più significative della poesia europea contemporanea, e quest'anno è stato ospite di Chiassoletteraria. Nato nel 1973 in una terra di confine, Madzirov porta incise nei suoi versi le cicatrici delle guerre balcaniche e della dissoluzione della Jugoslavia, eventi che hanno segnato la sua generazione. La poesia di Madzirov racconta di confini mobili, di migrazione, di identità in continua metamorfosi. Nei suoi testi convivono memoria e speranza, macerie del passato e semi di futuro. Con la poesia, Madzirov testimonia che i nazionalismi e le frontiere non possono arginare la forza di chi racconta. Oggi, in un'Europa ancora segnata da confini, i suoi versi ci ricordano l'importanza di restare nomadi nel pensiero e fedeli alla memoria, senza mai smettere di mettere in discussione ogni verità imposta
L'Ucraina combatte ogni giorno da più di tre anni, ma dai racconti raccolti a Kyiv, sotto il fuoco dei bombardamenti, e a Kharkiv, città perennemente sotto attacco a pochi chilometri dal fronte, emerge una ferita più profonda delle bombe: l'Ucraina guarda all'Europa e ha bisogno di lei per sopravvivere. L'Europa osserva l'Ucraina, ma non sempre riesce a capire davvero. Mentre a Kyiv si cerca una fragile normalità e a Kharkiv si lotta per sopravvivere sotto l'artiglieria, cresce un senso di isolamento. In mezzo resta una guerra che non è solo militare, ma anche di percezione, memoria e identità.
®Insieme all'entusiasmo per le opportunità dischiuse dal mondo digitale, circola nella nostra società una diffusa paura dei nuovi mezzi. Fake news, teorie del complotto, influenza degli algoritmi, impatto dei social media sulla salute mentale dei ragazzi: l'elenco potrebbe continuare, ma il tecnopanico è sempre lo stesso. Siamo di fronte alle paure e alle riserve che si ripresentano a ogni innovazione o c'è dell'altro? Preoccupazioni giustificate o allarmismi infondati? In questo Laser, che si rivolge ai genitori, agli insegnanti e a tutti quelli che seguono con interesse e magari con qualche trepidazione gli sviluppi delle tecnologie digitali, ascolteremo le testimonianze di Alberto Acerbi dell'Università di Trento, che guarda con ottimismo al progresso tecnologico. Di parere opposto la dottoressa Maria Pontillo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, che si è occupata delle dipendenze digitali degli adolescenti. Infine vi offriremo in anteprima i risultati di una ricerca condotta sui bambini del primo ciclo scolastico dall'équipe coordinata da Marco Lazzari, professore ordinario di Didattica e pedagogia speciale.Prima emissione 19 giugno 2025
®In concomitanza con l'uscita in italiano del suo ultimo libro, intitolato Un giorno tutti diranno di essere stati contro, ecco un'intensa intervista allo scrittore e giornalista egiziano-statunitense Omar El Akkad. El Akkad riflette sul collasso morale dell'Occidente, incapace di chiamare “genocidio” ciò che sta avvenendo a Gaza per timore delle conseguenze politiche e personali. Denuncia l'ipocrisia di leader e istituzioni che, pur vedendo l'orrore, scelgono il silenzio. L'autore parla da una posizione disillusa e profonda, maturata da reporter in Afghanistan, a Guantanamo, durante la prima guerra del Golfo e durante le sollevazioni arabe popolari del 2010-2011. Figlio del colonialismo, cresciuto tra culture diverse, El Akkad incarna il trauma dell'esilio e la frattura identitaria, oggi aggravata dal massacro in Palestina, che considera il punto di rottura definitivo. Il suo libro è un atto di coscienza, più che un tentativo di persuasione, nato da una crisi personale e morale che lo ha spinto a non voltarsi più dall'altra parte.undefinedPrima emissione 4 giugno 2025
®È diventata famosa nel mondo per aver affermato di avere utilizzato in minima parte (5%) l'intelligenza artificiale per scrivere il romanzo Tokyo Sympathy tower che ha vinto uno dei più prestigiosi premi letterari giapponesi.L'affermazione di Rie Qudan ha suscitato un dibattito acceso, ai quattro angoli del pianeta. Ma è stato sufficiente leggere il romanzo (in italiano pubblicato dalla casa editrice l'ippocampo edizioni) per comprendere che l'utilizzo di Chat GPT era funzionale al racconto. Rie Qudan spiega a LASER rischi e opportunità legati all'utilizzo dell'intelligenza artificiale, apre le porte della sua torre-carcere, nella quale chi entra può essere spinto a manifestare il desiderio di non uscire più, ci invita a confrontarci con conformismo e assuefazione da IA, che porta a non pensare più, a non ragionare. E come letteratura e libri possono fare la differenza.Prima emissione: 10 giugno 2025
®La preparazione artigianale del sapone è una tradizione di lunga data in Sierra Leone. Ad inizio anni Novanta viene abbandonata la vecchia ricetta che prevedeva l'utilizzo di ingredienti naturali in favore dell'utilizzo della soda caustica. Nasce in quel momento l'Africana Soap che allo stato liquido si presenta trasparente come l'acqua e in quello solido, sotto forma di polvere bianca, esattamente uguale a zucchero e sale. La possibilità di essere confuso è un rischio concreto che progressivamente diviene una vera e propria piaga sociale. Ad oggi, sono migliaia le persone che ingerendo l'Africana Soap, non possono più alimentarsi normalmente per il resto della vita. Soprattutto i piccoli pazienti in età neonatale e infantile, che vengono chiamati “bambini soda”. Per continuare a mangiare, nel migliore dei casi sono costretti a continue dilatazioni dell'esofago per via endoscopica, nel peggiore e più frequente, possono alimentarsi unicamente con un tubo da gastrostomia che si immette direttamente nello stomaco. L'unico luogo dell'intero paese dove è possibile intervenire è l'ospedale di Emergency di Goderich, centro nazionale di riferimento sia per le ustioni all'esofago causate dall'ingestione di soda caustica che per la traumatologia. Le storie dell'Africana Soap dalla realizzazione alla vendita, dalla cura all'assistenza, dallo stigma della disabilità fino ad una geniale resilienza, sono raccontate da donne e uomini sia fuori che dentro il nosocomio presente in Sierra Leone dal 2001.Prima emissione: 23 aprile 2025
®Erik Davis è uno dei lettori più acuti della cultura americana contemporanea. Giornalista, scrittore e storico delle religioni, Davis studia da quarant'anni i fenomeni più bizzarri sorti negli Stati Uniti dal secondo dopoguerra a oggi: dall'uso intensivo di psichedelici negli anni Sessanta alla nascita di nuove forme di spiritualità, dai rapimenti alieni al sorgere di comunità virtuali. La cultura pop, per Davis, è una piattaforma da cui osservare le correnti alternative che invadono il canone dominante – uno spazio dove il pensiero mistico e magico si intreccia a quello tecnico e razionale. La tecnologia, per Davis, è il più importante mezzo di espressione di queste spinte contrastanti ma compresenti. Dagli Stati Uniti di Donald Trump, in cui il discorso politico è sempre più irrazionale, Erik Davis ci guida attraverso il labirinto della contemporaneità. In un mondo in cui internet ci permette di fare praticamente qualsiasi cosa e l'intelligenza artificiale neuronale è ormai un dato di fatto, Davis cerca di rispondere a una domanda: cosa vuol dire essere umani oggi? Ne parliamo con Erik Davis ad Ascona, dove è ospite degli Eventi letterari Monte Verità, quest'anno a tema “Psicogeografie” in occasione del 150° anniversario della nascita di Carl Gustav Jung. L'ha incontrato per Rete Due Laura Piccina.Prima emissione: 28 aprile 2025
® Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.Prima emissione: 8 maggio 2025
®Sempre più il dibattito intorno all'intelligenza artificiale si polarizza tra entusiasti e pessimisti, adepti e catastrofisti; un dibattito in cui intervengono fisici, matematici, informatici, ma anche sociologi e filosofi. La rivoluzione innescata dalle nuove tecnologie ha un impatto sull'organizzazione del lavoro e sulla democrazia ma investe anche una facoltà propriamente umana: il pensiero. L'ideologia dei BigData sta riducendo la vita collettiva e individuale a un flusso continuo di numeri e dati che dovrebbero dare conto del reale. Ma affidarsi alle megamacchine che cosa implica per la nostra libertà cognitiva? Quello che viene definito il capitalismo di piattaforma e della sorveglianza è una prospettiva inevitabile, o si può modificare il corso del progresso tecnologico? A che cosa stiamo rinunciando quando ci affidiamo all'efficienza dell'intelligenza artificiale? Sono interrogativi che abbiamo posto a un sociologo che da anni si occupa di tecnologia e di capitalismo e dei loro impatti su società e individuo, a una giurista esperta di tecnologia, diritti umani e democrazia, a un ricercatore di filosofia che riflette sul potere degli algoritmi nell'attuale società del controllo partendo dal pensiero di Michel Foucault.Prima emissione: 5 maggio 2025
®Sempre più il dibattito intorno all'intelligenza artificiale si polarizza tra entusiasti e pessimisti, adepti e catastrofisti; un dibattito in cui intervengono fisici, matematici, informatici, ma anche sociologi e filosofi. La rivoluzione innescata dalle nuove tecnologie ha un impatto sull'organizzazione del lavoro e sulla democrazia ma investe anche una facoltà propriamente umana: il pensiero. L'ideologia dei BigData sta riducendo la vita collettiva e individuale a un flusso continuo di numeri e dati che dovrebbero dare conto del reale. Ma affidarsi alle megamacchine che cosa implica per la nostra libertà cognitiva? Quello che viene definito il capitalismo di piattaforma e della sorveglianza è una prospettiva inevitabile, o si può modificare il corso del progresso tecnologico? A che cosa stiamo rinunciando quando ci affidiamo all'efficienza dell'intelligenza artificiale? Sono interrogativi che abbiamo posto a un sociologo che da anni si occupa di tecnologia e di capitalismo e dei loro impatti su società e individuo, a una giurista esperta di tecnologia, diritti umani e democrazia, a un ricercatore di filosofia che riflette sul potere degli algoritmi nell'attuale società del controllo partendo dal pensiero di Michel Foucault.Prima emissione: 5 maggio 2025
®Ogni anno migliaia di giovani etiopi, somali ed eritrei affrontano la “Eastern Migration Route”, una delle rotte migratorie più battute e meno raccontate del mondo. Dal cuore dell'Etiopia fino alle coste del Golfo di Aden, passando per Somaliland e Puntland, inseguono il miraggio dell'Arabia Saudita, meta finale di un viaggio pieno di sofferenze, inganni e pericoli.Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione, IOM, almeno 96.670 persone sono passate dal Corno d'Africa allo Yemen nel corso del 2023, circa un terzo in più rispetto al 2022. Circa il 95% di questi migranti proveniva dall'Etiopia.In questo reportage realizzato sul campo, ascoltiamo le voci dei migranti, dei familiari rimasti a casa, degli attivisti e degli operatori umanitari. Cerchiamo di capire quali sono le ragioni che spingono tutti questi giovani a partire e come i trafficanti sfruttano il fenomeno. Un viaggio segnato da illusioni, sofferenze, abusi e dalle celle sovraffollate delle prigioni saudite dove molti finiscono per poi essere rimpatriati.Prima emissione: 30 maggio 2025
Sono trascorsi trent'anni dall'ultimo genocidio compiuto in Europa, eppure il dramma che si consumò nella cittadina bosniaca di Srebrenica resta un buco nero della memoria dell'Occidente.In quei giorni di luglio del 1995 oltre ottomila uomini e ragazzi perlopiù musulmani furono massacrati dalle milizie serbe al comando del generale Ratko Mladic, in quella che è stata decretata dalle corti internazionali come la peggiore strage europea dalla Seconda guerra mondiale.undefinedMa anche a trent'anni di distanza da quell'orrore, in Bosnia continua a soffiare forte il vento del negazionismo. L'offensiva revisionista serba si è addirittura intensificata in tempi recenti e lo scontro sul passato inquina la vita quotidiana di un paese tuttora in preda ai nazionalismi che soffiano sul fuoco dell'intolleranza.Alla vigilia del trentennale siamo tornati nella città-martire della Bosnia per incontrare uno dei pochissimi sopravvissuti alle esecuzioni del luglio 1995, che dopo aver vissuto a lungo all'estero ha deciso di tornare a Srebrenica per far sì che la sua testimonianza possa diventare un antidoto al negazionismo.undefined
Sono trascorsi trent'anni dall'ultimo genocidio compiuto in Europa, eppure il dramma che si consumò nella cittadina bosniaca di Srebrenica resta un buco nero della memoria dell'Occidente.In quei giorni di luglio del 1995 oltre ottomila uomini e ragazzi perlopiù musulmani furono massacrati dalle milizie serbe al comando del generale Ratko Mladic, in quella che è stata decretata dalle corti internazionali come la peggiore strage europea dalla Seconda guerra mondiale.undefinedMa anche a trent'anni di distanza da quell'orrore, in Bosnia continua a soffiare forte il vento del negazionismo. L'offensiva revisionista serba si è addirittura intensificata in tempi recenti e lo scontro sul passato inquina la vita quotidiana di un paese tuttora in preda ai nazionalismi che soffiano sul fuoco dell'intolleranza.Alla vigilia del trentennale siamo tornati nella città-martire della Bosnia per incontrare uno dei pochissimi sopravvissuti alle esecuzioni del luglio 1995, che dopo aver vissuto a lungo all'estero ha deciso di tornare a Srebrenica per far sì che la sua testimonianza possa diventare un antidoto al negazionismo.undefined
®Quella in Sudan è una guerra di cui si parla troppo poco e che sta segnando profondamente l'Africa nord-orientale. Fin dal suo inizio nell'aprile del 2023, centinaia di migliaia di cittadini sudanesi si sono riversati nei paesi confinanti, scappando da un conflitto che ha sconvolto il paese per la sua particolare violenza, causando gravi carestie e una crisi umanitaria senza precedenti.L'Egitto, in particolare, ospita il maggior numero di rifugiati: se ne contano circa un milione e duecento mila. Mentre l'Unione Europea riversa miliardi di euro nelle casse del governo egiziano per affrontare l'emergenza, un'inchiesta della Piattaforma dei Rifugiati ha rivelato abusi e deportazioni arbitrarie da parte dell'esercito egiziano. I sudanesi in Egitto, sono in una posizione delicata: sono bloccati in un limbo, senza poter tornare a casa e in un paese che speravano potesse dare conforto e sicurezza, ma che invece si è rivelato un luogo inospitale. Attraverso le storie di Ommaima, Ghofran, Samia, Sadik e Mazen voglio portare luce su un popolo dimenticato. Per tutelare l'incolumità degli autori del Laser, il loro nome non viene reso noto.Prima emissione: 14 marzo 2025
In Europa le confraternite religiose sono trentamila, con sei milioni di confratelli; e diverse hanno sede anche nel nostro cantone, per esempio ben quattro a Lugano. Le confraternite alternano fini religiosi, assistenziali e caritativi attraverso la preghiera pubblica, le opere di misericordia, la penitenza; molte, come le Misericordie toscane, offrono assistenza ai poveri, agli ammalati, ai moribondi, ai pellegrini.L'abito, di solito una semplice sopraveste di vario colore, è parte essenziale nella vita della confraternita. Da un lato esprime l'appartenenza collettiva, dall'altro nasconde sotto al cappuccio l'identità del singolo confratello, perché non possa prendersi merito delle opere di bene compiute. E proprio gli abiti storici delle confraternite sono esposti nella mostra Habitus Fidei, allestita nel Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi a Pisa (in seguito la mostra approderà a Lucca e infine a Lugano, a Villa Ciani, in novembre). Il due curatori, Alessandro Tosi e Lorenzo Cantoni, approfondiscono i contenuti della mostra e il retroterra teologico che la sostiene; intervengono anche Gian Paolo Vigo, Priore della Confraternita della Santissima Trinità e San Giovanni Battista di Serravalle Scrivia (Alessandria) e la stilista Cinzia Moresi.
®Questo documentario interroga la questione della migrazione attraverso la lente della salute mentale, restituendo un racconto polifonico fatto di voci professionali e testimonianze dirette.Con l'etnologopedista Francine Rosenbaum, esploriamo del linguaggio della lingua materna, mentre la psicoterapeuta Elia Carenzio Sala – laureata in etnopsichiatria che anche lei ha lavorato per oltre trent'anni nelle strutture pubbliche del Canton Ticino – riflette sulle sfide dell'accoglienza terapeutica in contesti multiculturali.Ad affiancarle, le parole di don Giusto, parroco di Rebbio a Como che collabora con le associazioni del Ticino che da assistenza a persone migranti tutti i giorni. Un viaggio tra psiche e confini, per ascoltare ciò che spesso rimane inascoltato.Prima emissione: 16 maggio 2025
Negli ultimi dieci anni ed in modo particolare dopo la fine della pandemia di Covid sono molto mutate le condizioni di frequentazione degli ambienti alpini, siano essi sentieri, zone innevate invernali, pareti e falesie. L'impennata di visitatori ha lanciato un segnale d'allarme ad appassionati, alpinisti, ambientalisti, amministratori.Masse sempre più ampie di cittadini di ogni età, molto spesso del tutto ignare dei luoghi, hanno scoperto l'esistenza della natura alpestre e dell'outdoor. Ciò è anche legato al fenomeno dei social, dove si trovano moltissime proposte di turismo alpino e di frequentazione dell'ambiente montano, non di rado frutto dell'attività di personaggi di dubbio valore, che tendono a semplificare e massificare l'accesso all'ambiente alpino, sottovalutando l'impegno tecnico e la necessaria preparazione che non si inventa in un mese o entrando in un negozio di articoli sportivi.Tutto questo è certamente legato all'aumento del tempo libero, della disponibilità economica, e più in generale alle logiche di un certo tipo di economia dell'abbigliamento tecnico e dell'attrezzatura per la frequentazione degli ambienti montani. Ma resta un'emergenza su cui vale la pena riflettere per i pericoli cui espone un numero crescente di persone e ancora più per la sensazione che sia destinata a una rapida moltiplicazione quantitativa, con tutti gli effetti negativi che ne possono seguire.Nel corso di questo Laser vi proporremo le testimonianze di alcuni addetti ai lavori: guide alpine, direttori di stazioni, produttori di articoli sportivi, studiosi del paesaggio alpino, editori specializzati nei libri di montagna e direttori di testate specialistiche.
®“Cucire è potere” è un binomio che racconta la forza trasformativa di un gesto che è antico ma ancora profondamente attuale. Non è solo un lavoro manuale o una tecnica, ma traccia storica e segno di identità culturale. In questa puntata di Laser intitolata proprio “Cucire è potere. Il cucito tra storia e identità culturale”, a cura di Lina Simoneschi Finocchiaro, vogliamo riflettere su questi temi con Elena Marella e Francesca Temponi fondatrici di République Fabrique a autrici di Cucire è potere da cui è tratto il titolo della trasmissione, e con Emanuela Scarpellini , storica della moda, professoressa all'Università degli studi di Milano e autrice di La stoffa dell'Italia. Storia e cultura della moda dal Medioevo a oggi (edizioni Laterza). Prima emissione: 21 febbraio 2025
®Serhij Žadan è molto più di una voce letteraria di spicco in Ucraina e sulla scena internazionale. Dalle sue radici nell'Ucraina orientale, ci offre uno sguardo crudo e autentico su realtà spesso trascurate, diventando un vero e proprio cronista del suo tempo. Ma Žadan è anche una figura molto attiva nella società civile ucraina: sin dal 2014 è stato in prima linea nel fornire aiuti umanitari nelle zone colpite dal conflitto scatenato dai russi in Donbass. La sua importanza culturale e il suo impegno civile sono stati riconosciuti con numerosi premi. E oggi, in un momento cruciale per il suo Paese, Žadan ha scelto di arruolarsi nella Guardia Nazionale ucraina, unendosi alla brigata “Khartia” per difendere la sua patria.Prima emissione: 24 aprile 2025
Ha dedicato una vita allo studio del rapporto tra economia e borghesia, risultati pubblicati in una imponente trilogia: Le virtù borghesi, Dignità borghese, Eguaglianza borghese (trilogia pubblicata in italiano da Silvio Berlusconi editore). I titoli spiegano in poche parole l'intero compito che la McCloskey ha deciso di intraprendere: rivalutare, nella storia dell'economia e delle società moderne, il ruolo che ebbe la borghesia. Classe sociale disprezzata a lungo da artisti e intellettuali europei, ritenuta responsabile (con il capitalismo) della povertà finanziaria, dello scadimento morale, delle guerre, e non solo. Da Platone a Trump, l'economista statunitense ci guida lungo secoli di stereotipi legati alla borghesia, inserisce il dubbio sul rapporto tra etica e mercati, ci illustra il legame tra dignità e libertà individuale, dallo sviluppo di idee e dall'innovazione. Oltre il capitalismo, oltre l'accumulazione, esiste una ricchezza dovuta soprattutto all'”invenzione del modo di inventare”.
La Rete dei Centri di Alfabetizzazione in L2 é un progetto nato nel 2000 nell'ambito di un protocollo di intesa fra l'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze, l'Ufficio Scolastico Regionale, le scuole del territorio. I Centri di Alfabetizzazione in L2 Giufà, Ulysse e Gandhi sono situati nei quartieri della città a forte densità di presenze di origine straniera, si trovano all'interno di scuole primarie e/o secondarie di 1° grado, lavorano in sinergia con tutti gli Istituti Comprensivi del territorio cittadino. L'attività dei tre Centri è rivolta a cittadini di origine non italiana e di seconda generazione, iscritti alle scuole primarie e secondarie di primo grado del territorio cittadino e si svolge parallelamente al calendario scolastico, da settembre a giugno. Obiettivo di intervento condiviso è sostenere concretamente il diritto allo studio e alla formazione per questi studenti, in stretta e ormai consolidata relazione e co-progettazione con le Scuole e con la dimensione territoriale, supportando attraverso interventi specifici, quali: la fase di accoglienza e inserimento in classe, il successo scolastico, la prevenzione e il contrasto al disagio e all'abbandono scolastico, la promozione del plurilinguismo e di un'attività didattica interculturale. Un esempio per altre realtà in Europa che si confrontano con la formazione di cittadini stranieri. Con l'Assessore all'Educazione del Comune di Firenze Benedetta Albanese, gli insegnanti di italiano L2 Tonine Macaj, Laura Mari, Cristiano Bartolini, Stefania Ceni, Geraldine Monzani, Francesca Manuelli, la Mediatrice linguistico-culturale Karima Lachheb, la coordinatrice didattico-pedagogica Gianna Gentile e la responsabile dell'Associazione Viva Carla Pastacaldi.
La Rete dei Centri di Alfabetizzazione in L2 é un progetto nato nel 2000 nell'ambito di un protocollo di intesa fra l'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze, l'Ufficio Scolastico Regionale, le scuole del territorio. I Centri di Alfabetizzazione in L2 Giufà, Ulysse e Gandhi sono situati nei quartieri della città a forte densità di presenze di origine straniera, si trovano all'interno di scuole primarie e/o secondarie di 1° grado, lavorano in sinergia con tutti gli Istituti Comprensivi del territorio cittadino. L'attività dei tre Centri è rivolta a cittadini di origine non italiana e di seconda generazione, iscritti alle scuole primarie e secondarie di primo grado del territorio cittadino e si svolge parallelamente al calendario scolastico, da settembre a giugno. Obiettivo di intervento condiviso è sostenere concretamente il diritto allo studio e alla formazione per questi studenti, in stretta e ormai consolidata relazione e co-progettazione con le Scuole e con la dimensione territoriale, supportando attraverso interventi specifici, quali: la fase di accoglienza e inserimento in classe, il successo scolastico, la prevenzione e il contrasto al disagio e all'abbandono scolastico, la promozione del plurilinguismo e di un'attività didattica interculturale. Un esempio per altre realtà in Europa che si confrontano con la formazione di cittadini stranieri. Con l'Assessore all'Educazione del Comune di Firenze Benedetta Albanese, gli insegnanti di italiano L2 Tonine Macaj, Laura Mari, Cristiano Bartolini, Stefania Ceni, Geraldine Monzani, Francesca Manuelli, la Mediatrice linguistico-culturale Karima Lachheb, la coordinatrice didattico-pedagogica Gianna Gentile e la responsabile dell'Associazione Viva Carla Pastacaldi.
®Manca poco ormai al calcio d'inizio per Women's EURO 2025, in calendario dal 2 al 27 luglio in otto stadi svizzeri. I biglietti sono quasi esauriti e si respira il fermento delle grandi manifestazioni: ma il mondo del calcio femminile come se la passa davvero? Al di là dello spettacolo e dei riflettori accesi a tempo determinato, ci siamo accorti della sua esistenza? E soprattutto: quanto è ancora difficile, per una bambina, nel 2025, pensarsi come calciatrice? Alessia Tarquinio, giornalista di punta di grandi testate italiane e vera pasionaria del movimento, non ha dubbi: servono storie, narrazioni ed esempi continui. Abbiamo parlato con lei dello stato di salute di giornalismo e ambienti sportivi, ma anche e soprattutto dei piccoli e grandi sogni raccontati a bordo campo da una squadra femminile di bambine e ragazzine. Prima emissione: 27 giugno 2025
Manca poco ormai al calcio d'inizio per Women's EURO 2025, in calendario dal 2 al 27 luglio in otto stadi svizzeri. I biglietti sono quasi esauriti e si respira il fermento delle grandi manifestazioni: ma il mondo del calcio femminile come se la passa davvero? Al di là dello spettacolo e dei riflettori accesi a tempo determinato, ci siamo accorti della sua esistenza? E soprattutto: quanto è ancora difficile, per una bambina, nel 2025, pensarsi come calciatrice? Alessia Tarquinio, giornalista di punta di grandi testate italiane e vera pasionaria del movimento, non ha dubbi: servono storie, narrazioni ed esempi continui. Abbiamo parlato con lei dello stato di salute di giornalismo e ambienti sportivi, ma anche e soprattutto dei piccoli e grandi sogni raccontati a bordo campo da una squadra femminile di bambine e ragazzine.
Il 28 giugno ricorre l'anniversario della battaglia contro i Turchi del 1389. In occasione del Vidovdan – Giorno di San Vito – è prevista una gigantesca manifestazione di opposizione al governo serbo, organizzata dagli studenti.In Serbia sono in corso da mesi grandi manifestazioni di piazza contro il sistema di potere del presidente Aleksandar Vucic, accusato di una corruzione sistemica che minaccia gravemente lo stato di diritto. A Belgrado abbiamo incontrato Dejan Atanacković, artista e scrittore serbo di fama internazionale che si è impegnato nelle proteste fin dall'inizio fino a diventare uno dei volti più noti della “primavera serba”.Autore di progetti e installazioni di arte contemporanea esposte in tutto il mondo, Atanacković è da sempre un artista politico. Qualche anno fa ha dato alle stampe anche il suo primo romanzo, Lusitania, che nel 2018 si aggiudicato il prestigioso premio Nin, il più importante riconoscimento per la letteratura balcanica e in autunno uscirà anche in lingua italiana. Ci ha offerto uno sguardo sincero e autentico sul suo Paese e sulle dinamiche di una democrazia che ancora stenta ad assumere una forma compiuta.
®Laser ripropone il documentario reportage realizzato dalla collega della redazione INFO Francesca Torrani. Il lavoro ha ottenuto una nomination allo Swiss press award, il più prestigioso premio svizzero di giornalismo, nella categoria Local. Questa sezione raggruppa tutti i lavori a contenuto svizzero realizzati su tutti i media nazionali: tv radio, carta stampata, web e fotografia.L'Alta Vallemaggia è stata devastata l'anno scorso alla fine di giugno da una alluvione che ha provocato otto vittime e messo in ginocchio l'intero territorio. Molto resta ancora da fare per lasciare quella sorprendente tragedia, il reportage di Francesca Torrani vuole ricordare quel territorio e quei fatti. La notte tra il 29 e il 30 giugno scorsi l'Alta Vallemaggia è stata sfigurata dall'alluvione. Un finimondo che ha presentato un conto pesantissimo: cinque morti accertati e tre dispersi. La Val Bavona è stata tagliata in due all'altezza di Fontana, con una frana di dimensioni enormi. La Lavizzara ha perso a sua volta vite e strutture, come il Centro sportivo che era punto di incontro e fiore all'occhiello.I primi giorni di questa tragedia sono stati raccolti (anche) nelle cronache della nostra radio. Francesca Torrani è stata tra le prime ad arrivare sul posto e a incontrare la gente delle valli. Queste sono le voci, raccolte in forma di diario: non hanno la pretesa di essere esaustive né di restituire l'enormità della tragedia. Sono segni su un taccuino, espressione di un'umanità.Prima emissione: 11 luglio 2024
®È tra le più affermate scrittrici francofone, vincitrice di numerosi riconoscimenti in Francia e nel resto del mondo.Scholastique Mukasonga è ruandese di origine tutsi scampata al genocidio del 1994 solo perché due anni prima era riuscita a fuggire dal suo paese e a trasferirsi in Francia. Ha deciso di scrivere per conservare una memoria fino ad allora tramandata oralmente come avviene in Ruanda e in molte zone dell'Africa. Le esperienze vissute non dovevano in nessun modo perdersi, non potevano essere affidate solo al ricordo, destinato inevitabilmente a svanire con il tempo. Ma come raccontare ciò che era successo a lei e a centinaia di migliaia di persone della sua etnia, come provare a riconciliarsi con se stessi grazie ad un foglio e a una penna, muti e in grado di raccogliere le confidenze, le sofferenze, i pensieri. Ecco allora la scrittura. Per evitare che il suo popolo e altre realtà nel mondo non commettano gli stessi errori, non vivano ciò che la comunità tutsi ha vissuto solo trent'anni fa.I lavori di Scholastique Mukasonga sono pubblicati in italiano dalla casa editrice Utopia e in francese da Gallimard.Prima emissione: 18 aprile 2025
Il 20 giugno del 1941 giunse a Buenos Aires una nave mercantile chiamata Nan-a-Maru. L'imbarcazione proveniente dal Giappone doveva consegnare del materiale inviato dall'ambasciata tedesca di Tokyo alla omologa di Buenos Aires. Il carico venne requisito dalle autorità argentine e scomparve nel nulla. Ottantaquattro anni è tornato alla luce durante dei lavori di ristrutturazione all'interno della sede della Corte Suprema di Giustizia dello stato sudamericano. Il materiale è stato rinvenuto all'interno di casse di legno di uno champagne argentino dell'epoca soprannominato el vino del inmigrante. Una storia incredibile che evidenzia un ritrovamento storico di portata mondiale, capace di ridefinire i rapporti tra la dittatura nazista di Hitler e l'Argentina di quegli anni. Lo raccontano Eliahu Hamra, Rabbino Capo dell'AMIA (Asociación Mutual Israelita Argentina), il direttore del Museo dell'Olocausto Jonathan Karszenbaum, la storica e ricercatrice Marcia Ras, il giornalista investigativo e redattore giudiziario del quotidiano Clarìn Daniel Santoro. La melodia finale è tratta da Alfonsina y el Mar, canzone della cantautrice argentina Mercedes Sosa dedicata ad Alfonsina Storni Martignoni, poetessa, attrice e giornalista nata nel 1892 a Sala Capriasca in Ticino e scomparsa a Buenos Aires nel 1938.
E se Bernhard Péyer negli anni Venti non si fosse fermato a Meride a cercare fossili anche sul versante svizzero del Monte San Giorgio? Chissà come sarebbe andata la storia di questa montagna che è oggi uno dei più importanti giacimenti fossiliferi al mondo: cento anni di scavi (sulla parte svizzera) hanno riportato alla luce una quantità di fossili noti per la loro varietà e per l'eccezionale stato di conservazione che documentano la vita marina nel Triassico medio. Mentre le campagne di scavo continuano sul monte San Giorgio – dal 2003 iscritto anche nel patrimonio Unesco - il museo dei fossili di Meride si è esteso sul territorio con una serie di percorsi didattici e interattivi, l'ultimo inaugurato il 7 giugno. Al museo invece i visitatori lasciano gli zaini per inforcare caschi o visori speciali per rivivere un mondo preistorico.
L'attivista basilese Bruno Manser è stato il primo a dare voce alla foresta pluviale del Borneo – tra le più antiche e biodiverse al mondo – e al popolo indigeno dei Penan, che per millenni l'ha abitata. Nato nel 1954 a Basilea, Bruno Manser visse per sei anni nella foresta del Sarawak, in Malaysia, insieme a una comunità Penan (1984-1990), aderendo alla loro lotta per proteggere le loro terre, vittime di una deforestazione selvaggia. Dichiarato nemico pubblico dal governo malaisiano che aveva posto una taglia sulla sua testa, negli anni Novanta Bruno Manser tornò in Svizzera, dove svolse un grande lavoro di sensibilizzazione sulla sorte dei Penan e sul commercio dei legni tropicali, dai vertici della politica del nuovo mondo globalizzato alla popolazione: scolaresche, forestali, operatori ed operatrici ambientali.Nel 2000 è disperso nel Sarawak.undefinedA 25 anni dalla sua scomparsa, ripercorriamo tracce e impronte del suo straordinario cammino con coloro che lo hanno conosciuto, stimato e che portano avanti lo stesso impegno: Pia Giorgetti, educatrice ambientale e responsabile della mediazione culturale del Museo cantonale di storia naturale di Lugano; Lukas Straumann, direttore della Bruno Manser Fonds di Basilea, e Antonio Cassina, co-fondatore e già presidente dell'associazione Capriasca Ambiente.Con la voce di Bruno Manser, in un'intervista di archivio della RSI del 1998, e la gentile concessione dei suoni e delle voci della foresta registrate da Bruno Manser e conservate dalla Bruno Manser Fonds. Montaggio e sound design di Davide Perucconi
Insieme all'entusiasmo per le opportunità dischiuse dal mondo digitale, circola nella nostra società una diffusa paura dei nuovi mezzi. Fake news, teorie del complotto, influenza degli algoritmi, impatto dei social media sulla salute mentale dei ragazzi: l'elenco potrebbe continuare, ma il tecnopanico è sempre lo stesso. Siamo di fronte alle paure e alle riserve che si ripresentano a ogni innovazione o c'è dell'altro? Preoccupazioni giustificate o allarmismi infondati? In questo Laser, che si rivolge ai genitori, agli insegnanti e a tutti quelli che seguono con interesse e magari con qualche trepidazione gli sviluppi delle tecnologie digitali, ascolteremo le testimonianze di Alberto Acerbi dell'Università di Trento, che guarda con ottimismo al progresso tecnologico. Di parere opposto la dottoressa Maria Pontillo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, che si è occupata delle dipendenze digitali degli adolescenti. Infine vi offriremo in anteprima i risultati di una ricerca condotta sui bambini del primo ciclo scolastico dall'équipe coordinata da Marco Lazzari, professore ordinario di Didattica e pedagogia speciale.
®In Iran le donne hanno sempre avuto un ruolo importante, prima e dopo la Rivoluzione Islamica del 1979. Il fatto di dover rispettare delle regole che discendono da una rigida interpretazione della religione islamica non ha intaccato la loro centralità.Negli ultimi mesi le donne iraniane hanno avuto anche un altro ruolo. Hanno guidato la mobilitazione contro il regime. Da settembre 2022 – la morte di Mahsa Amini - fino alla scorsa primavera ci sono state manifestazioni e proteste praticamente in tutte le città e in tutte le regioni del paese, e le donne sono state in prima fila. Ma soprattutto, anche se molte volte la mobilitazione è stata alimentata da istanze locali, la questione femminile è stata il collante che ha tenuto insieme la spinta anti-governativa in tutto l'Iran. E il simbolo di questa spinta è diventato il capo scoperto. Niente velo, come richiederebbero invece le regole della Repubblica Islamica.Cosa pensano, cosa sognano, come vivono le donne iraniane a pochi mesi da quella grande mobilitazione? Che paure hanno? Quali sono le loro priorità? Fino a dove sono disposte a spingersi per raggiungere i loro obiettivi?Questo radio documentario – realizzato grazie a un rarissimo viaggio in Iran per dei giornalisti occidentali - vi farà sentire le voci e le storie di diverse donne, non tutte allineate contro il potere dei religiosi.Il minimo comun denominatore è comunque la consapevolezza che in un modo o nell'altro - a prescindere dall'età, dalla posizione politica e dallo status sociale - bisogna rimanere al passo con i tempi. Cosa che però in Iran non è semplicissima.Prima emissione: 22 settembre 2023
® Quello degli allevatori di bestiame che a un certo punto non riescono più, emotivamente, a trarre il loro sostentamento dallo sfruttamento dei loro animali, è un fenomeno statisticamente ancora minuscolo, ma in crescita costante. Soprattutto in luoghi come la Svizzera: dove l'alto numero di piccoli allevatori - che hanno quindi un rapporto diretto con i loro animali - si unisce a una sensibilità etica e ambientale sempre più presente. Tra l'allevatore e la mucca si crea inevitabilmente un rapporto. Un legame che spesso è affettivo. E quindi quella violenza - che inizia con l'inseminazione artificiale, prosegue con la separazione del vitello dalla madre, con lo sfruttamento del latte e infine con la macellazione - tutta quella violenza, necessaria al funzionamento dell'azienda, giustificata con il “si è sempre fatto così”, alla fine scava un buco. E per alcuni allevatori quel buco, alla fine, diventa insostenibile. Dentro di loro si rompe qualcosa. O forse qualcosa si sveglia. E non possono fare altro che cambiare vita. Marco Pagani ha incontrato uno di loro: un giovane agricoltore-allevatore della Val di Blenio. Eric Beretta, titolare dell'azienda agricola Il Cardo. Che ha deciso di raccontare quello che gli è accaduto.Prima emissione: 7 aprile 2025undefined
® Quello degli allevatori di bestiame che a un certo punto non riescono più, emotivamente, a trarre il loro sostentamento dallo sfruttamento dei loro animali, è un fenomeno statisticamente ancora minuscolo, ma in crescita costante. Soprattutto in luoghi come la Svizzera: dove l'alto numero di piccoli allevatori - che hanno quindi un rapporto diretto con i loro animali - si unisce a una sensibilità etica e ambientale sempre più presente. Tra l'allevatore e la mucca si crea inevitabilmente un rapporto. Un legame che spesso è affettivo. E quindi quella violenza - che inizia con l'inseminazione artificiale, prosegue con la separazione del vitello dalla madre, con lo sfruttamento del latte e infine con la macellazione - tutta quella violenza, necessaria al funzionamento dell'azienda, giustificata con il “si è sempre fatto così”, alla fine scava un buco. E per alcuni allevatori quel buco, alla fine, diventa insostenibile. Dentro di loro si rompe qualcosa. O forse qualcosa si sveglia.E non possono fare altro che cambiare vita. Marco Pagani ha incontrato uno di loro: un giovane agricoltore-allevatore della Val di Blenio. Eric Beretta, titolare dell'azienda agricola Il Cardo. Che ha deciso di raccontare quello che gli è accaduto.Prima emissione: 7 aprile 2025