È un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologi…
RSI - Radiotelevisione svizzera

Durante l'ultimo conflitto, tra Israele e Hamas a Gaza, proprio nei giorni in cui veniva siglata una fragile tregua, siamo andati in Israele a incontrare tre donne israeliane. In una guerra in cui l'inizio e la fine sono stati decisi dagli uomini, ci siamo rivolte a tre donne che hanno avuto e continuano ad avere azioni e gesti di pace, senza risparmiare critiche al governo israeliano. A Tel Aviv, a due passi dalla piazza Dizengoff, dove la fontana è un sepolcro di volti di uomini (cfr. foto), donne e bambini uccisi il 7 ottobre, abbiamo incontrato Manuela Dviri, scrittrice e giornalista che nel 1998 ha perso il giovane figlio Yonathan che prestava servizio nell'esercito israeliano. A partire da questo lutto Dviri non ha mai smesso di criticare le azioni guerrafondaie del suo governo. E poi Ketty Bar, un'artista che ha fondato il movimento “Madri contro la violenza”, che conta 10mila donne in Israele e che mette al centro il ruolo delle madri nell'educare i figli alla non violenza. Ogni week end le “Madri contro la violenza” si recano in Cisgiordania per incontrare e sostenere le donne palestinesi. E, infine, proprio nei giorni in cui venivano restituiti gli ostaggi israeliani vivi e i prigionieri palestinesi, nella piazza degli ostaggi di Tel Aviv, abbiamo incontrato Efrat Machikawa, la nipote di una coppia che abitava nel kibbutz Nir Oz, un kibbutz prossimo alla striscia di Gaza, dove il 7 ottobre 2023 , 47 persone sono state uccise e 76 sono state prese in ostaggio. Lo zio di Efrat è stato rilasciato dopo 281 giorni di prigionia mentre la zia è stata uccisa.

Questo Laser racconta la Comunità di Villapizzone di Milano, nata negli anni Settanta in un quartiere allora in parte abbandonato, dall'incontro tra alcune famiglie e la comunità dei Gesuiti. Oggi, nella casa padronale, vivono otto famiglie insieme alla famiglia dei Gesuiti.La comunità mantiene un rapporto aperto con il quartiere, anche attraverso un cancello che rimane sempre aperto, e rappresenta uno spazio di incontro, accoglienza e confronto. Il documentario raccoglie le voci di chi vive questo luogo ogni giorno: residenti storici, nuove generazioni. Attraverso testimonianze e suoni d'ambiente, il racconto restituisce l'evoluzione di una comunità nel tempo, mettendo in luce dinamiche di convivenza, cambiamento e impegno sociale all'interno del quartiere di Villapizzone. Non solo un'esperienza abitativa, ma una realtà che dialoga con la città e ne riflette le trasformazioni.

Questa inchiesta giornalistica realizzata in Armenia tra la capitale Yerevan e la città di Gymri, porta alla luce, attraverso l'incontro con madri, avvocati, l'accesso a documenti inediti e luoghi sensibili, un stistema criminale di adozioni illegali sconosicuto nella sua ampiezza, gravità e per ora impunito. Un'inchiesta giudiziaria su sospette adozioni illegali all'estero è in corso in Armenia dal 2019 con 11 imputati e riguarda trenta casi di bambini adottati con una decisione della Corte tra il 2016 e il 2018, tra cui venti in Italia, gli altri tra Stati Uniti e Francia. Il principale imputato è Razmik Abrahamyan, direttore dell'Ospedale di Maternità Repubblicano di Yerevan, accusato, in particolare, di «separazione illegale di un bambino dai genitori o sostituzione di bambino». Tra gli altri imputati figurano Liana Karapetyan, ex direttrice dell'orfanotrofio “Mankan Tun”, chiamato anche “Children's Home” di Yerevan, ex funzionari del Ministero della Giustizia Armeno, del Comune di Yerevan, del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali armeni e Anush Garsantsyan, che è stata fino al 2022 la rappresentante in Armenia degli enti italiani accreditati dalla CAI (Commissione per le Adozioni Internazionali), l'autorità centrale italiana in materia di adozioni internazionali. Sarebbero 830 le madri armene che oggi cercano i figli, strappati dalla loro braccia alla nascita, adottati, senza il loro consenso libero e informato, all'estero. Madri a cui spesso era vietato vedere i neonati dichiarati morti, o mostrato un corpo diverso, minacciate, sedate. Oppure messe sotto pressione, perché sole, minorenni, o senza la possibilità di prendersi cura di figli dichiarati, in molti casi, in modo falso, malati. Questa inchiesta è stata realizzata da Sabrina Pisu e dalla fotogiornalista Cinzia Canneri con il supporto del Journalism Fund Europe.

Una puntata di Laser che propone una fotografia sonora del periodo natalizio nelle periferie milanesi, dove la multiculturalità porta le famiglie a vivere le feste come le due facce di una stessa medaglia. C'è chi dice: «Facciamo due Natali: il 24 dicembre e il 7 gennaio, quello copto». E poi bisogna fare i conti anche con la povertà, che cresce, colpisce e a volte cambia il modo di attraversare e vivere queste giornate di festa. Nel quartiere di San Siro si organizzano persino preghiere congiunte tra cristiani e musulmani, creando momenti di incontro inattesi. Un racconto che attraversa cortili, case, per mostrare come il Natale possa trasformarsi a volte in un ponte fra culture diverse.

In Ucraina migliaia di bambini sono stati strappati alle loro case, alle scuole, ai genitori. Deportati, interrogati, costretti a negare la propria identità. Oltre ventimila minori sono stati portati in Russia dai territori occupati: un numero che non è solo una statistica, ma ventimila infanzie cancellate, sospese, spezzate. E non c'è soltanto chi è stato deportato. Ogni giorno, ci sono bambini feriti, traumatizzati, privati dei loro diritti più elementari — dal diritto allo studio al diritto di sentirsi al sicuro, di vivere in una casa, di avere un futuro. Bambini che disegnano scheletri, case nere, stanze vuote. Un dramma che coinvolge una intera popolazione. undefined

Il Consiglio federale, dopo aver consultato un gruppo di esperti, ha deciso in linea di principio di porre fine alle adozioni internazionali. La decisione è stata presa dopo aver riconosciuto irregolarità e deplorato il fatto che le autorità non abbiano assunto le proprie responsabilità su migliaia di adozioni avvenute tra gli anni Settanta e Novanta segnate da pratiche illegali. Una realtà emersa da un rapporto commissionato dal Consiglio federale e realizzato dall'Università di Scienze Applicate di Zurigo, diffuso nel 2023. Questa indagine si è concentrata sull'adozione di bambini e bambine provenienti da Bangladesh, Brasile, Cile, Guatemala, India, Colombia, Corea, Libano, Perù e Romania. La decisione di vietare le adozioni internazionali non è stata condivisa dal Parlamento e una petizione intitolata “Salviamo le adozioni internazionali” è stata depositata in Cancelleria federale, sostenuta da più di 10mila firme. Una delle questioni cruciali affrontate dal gruppo di esperti è l'importanza per le persone adottate di ottenere informazioni sulla propria famiglia d'origine.Ne abbiamo parlato in questa puntata con Rahel Bühler, docente e ricercatrice della ZHAW, Università delle Scienze Applicate di Zurigo, Maryse Javaux Vena, collaboratrice scientifica del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), Tristana Martinetti, presidente dell'associazione ticinese “Gruppo adozione e famiglie Svizzera (GAFS)” e la giornalista Melania Petriello, autrice del libro “La strada di casa. Figli in cerca delle origini” (Round Robin editrice, 2025), un reportage che racconta le storie di figli che in Italia cercano la propria origine biologica.

Nel Cinquecento la Repubblica di Venezia decide di costruire le storiche mura di Bergamo oggi patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Per edificare questa formidabile opera militare vengono abbattute centinaia di case e alcune chiese, compreso glorioso Duomo paleocristiano di Sant'Alessandro. Si salva solo il monastero di Sant'Agostino con l'annessa chiesa che oggi è rimasta l'unica chiesa gotica di Bergamo. Come hanno potuto ottenere i frati agostiniani che il loro monastero e la fornitissima biblioteca fossero risparmiati dagli ingegneri militari?Lo scoprirete in questa edizione di Laser, che insieme a questa storia ve ne racconterà un'altra che è intrecciata: quella del Calepino: è stato il primo dizionario nella storia della cultura occidentale, divenuto un best seller con oltre duecento edizioni. Nacque proprio nel convento di Sant'Agostino per opera di Frate Ambrogio, La Calepio, uno dei personaggi più illustri della cultura dell'epoca. Due storie che ci portano allo stesso luogo, lo straordinario gioiello architettonico degli agostiniani, lo stesso ordine religioso dell'attuale papa, che insieme alle mura veneziane può diventare l'occasione per una affascinante visita.

La critica d'arte deve sapere distinguere il falso dall'autentico: ne è convinta Rosalind Krauss, una pioniera della storia dell'arte contemporanea e una delle più autorevoli voci della critica statunitense; docente di Arte moderna alla Columbia University di New York Krauss è stata tra i fondatori di importanti riviste d'arte, come Artforum e October. I suoi saggi hanno avuto grande impatto intellettuale sulle giovani generazioni di ricercatori. Le sue ricerche sono confluite in pubblicazioni fondamentali per la teoria e la critica dell'arte contemporanea: tra i titoli tradotti in italiano citiamo L'informe. Istruzioni per l'uso, Reinventare il medium, Passaggi. Storia della scultura da Rodin alla Land Art - testi “che hanno contribuito all'affermazione dell'arte contemporanea come campo di ricerca”. Una carriera che le è valsa il prestigioso premio Balzan 2025 nella sezione studi umanistici, consegnatole a Berna nel novembre scorso. Abbiamo conversato con lei, di arte e di politica, di critica e di passioni, scoprendo che ha un debole per Paul Klee.

® In Cina sono già una realtà quotidiana: le auto senza conducente attraversano metropoli dense di traffico, riconoscono pedoni, biciclette e semafori. Ora questi robotaxi stanno arrivando in Svizzera, dove l'innovazione procede a passo misurato e ogni tecnologia deve conquistare la fiducia del cittadino prima di entrare nella vita di tutti i giorni. Il colosso della tecnologia cinese Baidu porta i suoi taxi senza conducente dal caos organizzato delle metropoli cinesi alle strade ordinate e rurali della Svizzera orientale, portando con sé sfide, paure e opportunità. La diffusione dei robotaxi riaccende anche il dibattito sul futuro, tra scetticismo verso la sostituzione dell'uomo e fiducia nei benefici dell'innovazione.Prima emissione 28 novembre 2025

Da Basilea a Berlino, da Monaco a Parigi, dall'Italia a Hollywood, la carriera internazionale di Marthe Keller, attrice e regista svizzera, è fuori dal comune: i film di Philippe De Broca e le serie televisive francesi l'hanno resa celebre fin dalla fine degli anni '60. Ma è in America che il suo sogno d'attrice diventa eclatante: compagna di vita e di lavoro di Al Pacino, interprete indimenticabile dei film di Schlesinger (Marathon Man) o di Billy Wilder (Fedora), Marthe Keller non ha mai smesso tuttavia di amare il teatro (tra Parigi e il Festival di Avignone). È passata anche per l'Italia, con Mauro Bolognini, e la Russia, in uno dei più celebri film di Nikita Michalkov, Oci Ciornie con Marcello Mastroianni. Eppure, l'attrice comprimaria di Marlon Brando, Robert Redford o Dustin Hoffmann, è rimasta una donna amabile e discreta, che Lou Lepori ha incontrato per noi a Losanna.

A un anno dalla caduta del regime di Bashar Assad (e dopo 14 anni di guerra civile) ci si chiede quale paese sia oggi la Siria, e che cosa è davvero cambiato per la gente comune? Le celebrazioni per la libertà ritrovata hanno lasciato il posto alla preoccupazione e alla paura, visti i recenti massacri contro le minoranze alawite e curde? O restano motivi di ottimismo? Come sono state vissute le recenti elezioni? Lo abbiamo chiesto a persone incontrate lungo un viaggio da Damasco ad Aleppo e ritorno. Fra loro: una ragazza curda, un ex rifugiato tornato in Siria, un attivista che era stato in prigione diverse volte durante il passato regime.

Il Kosovo è un luogo ferito e tuttora diviso dai postumi della guerra di fine anni ‘90 ma anche una comunità che sta cercando di ricostruirsi attraverso la cultura. In un Paese dove le tensioni etniche, il conflitto e la ricostruzione nazionale hanno segnato profondamente il tessuto sociale, il teatro civile è diventato la voce che manca ai tribunali e alle piazze. Da alcuni anni, la compagnia teatrale Qendra Multimedia del drammaturgo Jeton Neziraj è diventata l'avanguardia di un movimento che si sta allargando in tutti i Balcani occidentali. L'idea di fondo è che in un contesto dove il conflitto recente ha lasciato cicatrici profonde — sul piano etnico, sociale, economico — il teatro può diventare spazio di testimonianza, riflessione e trasformazione. A coronamento di questo lavoro, da alcuni anni viene organizzato il Kosovo Theatre Showcase, una rassegna teatrale annuale che serve da piattaforma di promozione, networking e scambio per la scena teatrale locale e internazionale. Quest'anno l'appuntamento si è svolto tra le città kosovare di Prizren, Gjakova e Prishtina per poi spostarsi a Skopje, in Macedonia del Nord, proponendo una decina di produzioni teatrali affiancate da incontri con artisti, workshop per drammaturghi e critici. Ci siamo andati per indagare questo fenomeno e per comprendere come il teatro può contribuire a rielaborare i traumi collettivi della guerra. undefined

®Il GEM è stato ufficialmente inaugurato. Dopo anni di difficoltà incontrate durante la sua costruzione, il presidente egiziano Al Sisi l'ha presentato al mondo in una grande cerimonia. La collezione degli artefatti esposti è imponente, e ha un ospite di eccezione: il tesoro di Tutankhamon. Questa inaugurazione ci porta nuovamente a riflettere su quanto l'Egitto e il mondo siano intrecciati, per motivi economici ma anche per l'eredità di un passato colonialista...che tanto passato non è.Quali sono, inoltre, le aspettative che il governo ripone in questa nuova opera? Quanto spazio lascia all'importanza della ricerca archeologica? Il museo che tutti aspettavano è l'inizio di un nuovo capitolo per il paese e un passo in più nella corsa a imporsi nel panorama geopolitico internazionale. Prima emissione: 5 novembre 2025

A 60 anni dalla catastrofe che ha fatto 88 morti sul cantiere della diga di Mattmark, in Vallese, un libro appena pubblicato getta nuova luce sulla verità giudiziaria e fa emergere aspetti finora trascurati dalla storia: la presenza delle donne sul grande cantiere, l'impatto sociale della catastrofe e la cultura della memoria in Italia e in Svizzera, dove ha prevalso per decenni la tesi dell'imprevedibilità. Ma enorme è anche l'impatto che Mattmark ha avuto sulla politica sindacale e sulla politica migratoria elvetiche. “Laser” ha incontrato la storica Elisabeth Joris, autrice di Mattmark 1965 – Erinnerungen, Gerichtsurteile, italienisch-schweizeriche Verflechtungen e l'ex sindacalista Vasco Pedrina.undefined

®I data center non sono più semplici fabbriche di dati: sono titani affamati di energia, capaci di consumare quanto una città di milioni di abitanti.Ma quanto possiamo davvero permetterci queste infrastrutture? E quali strategie stanno nascendo per contenere i consumi di elettricità e acqua, dalle soluzioni di raffreddamento a liquido al riciclo del calore per riscaldare quartieri interi, fino ai micro-reattori nucleari già progettati negli Stati Uniti?In questo approfondimento ne discutiamo con Marina Natalucci, direttrice degli Osservatori Data Center e Cloud del Politecnico di Milano, che racconta la sfida europea della sostenibilità; con Nicola Moresi, imprenditore ticinese che ha costruito il primo data center pubblico in Svizzera e conosce da dentro le sfide energetiche quotidiane; con Sergio Milesi, presidente della Swiss Data Center Association, impegnato a promuovere il riuso del calore e nuovi standard di efficienza; e con Marco Bettiol, professore dell'Università di Padova, che studia i costi nascosti del digitale, dalle emissioni indirette all'impatto delle filiere hardware. Titani Affamati di Energia racconta il lato invisibile ma decisivo della rivoluzione digitale: senza energia, l'intelligenza artificiale non esiste.Prima emissione: 7 novembre 2025

«Non si può combattere seriamente la mafia se non c'è l'impegno generale dello Stato, senza delegare sistematicamente, caricare di aspettative una sola persona o solo un intero organo», diceva Paolo Borsellino in un'intervista alla RSI del 1987. Cinque anni dopo, il 19 luglio del 1992, a Palermo in via D'Amelio una Fiat 126 imbottita di tritolo viene fatta esplodere sotto la casa di sua madre. Muore il magistrato, muoiono gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. In questa puntata di Laser incontriamo sua figlia, Fiammetta Borsellino, che è convinta, come il magistrato, che la lotta alla mafia debba partire dai giovani. A loro, in Italia e in Europa, lei racconta la storia di suo padre e la battaglia per la verità sulla strage di via D'Amelio dove c'è stato, secondo i giudici, «il più colossale depistaggio della storia d'Italia».Fiammetta Borsellino sarà ospite di un incontro organizzato dall'USI per le scuole ticinesi di quarta media e scuole superiori in programma giovedi 4 dicembre. Nel corso dell'incontro con gli studenti sarà proiettato il film Falcone e Bosellino, il fuoco della memoria. Ospite dell'incontro anche il prof. Costantino Visconti, titolare della cattedra di diritto penale all'Università di Palermo.undefined

® “L'origine delle specie” ha rivoluzionato il mondo della biologia, e il modo di studiare e di avvicinarsi alla scienza. Ma il saggio, pubblicato nel 1859, ha conosciuto una gestazione lunghissima, a causa della riluttanza dell'autore nel mettere le sue ricerche nero su bianco. E quando lo ha fatto, il suo lavoro è inizialmente passato inosservato. Il divulgatore scientifico David Quammen ripropone il suo fortunato “L'evoluzionista riluttante”, ritratto privato di Charles Darwin e la nascita della teoria dell'evoluzione, a vent'anni dalla prima pubblicazione (Raffaello Cortina editore). Una nuova traduzione e la prefazione del Prof. Telmo Pievani, per comprendere come quella figura, che ha riscritto la storia del mondo naturale che ci circonda, sia ancora oggi largamente incompresa. Non si può collocare Darwin al di fuori del suo tempo e della realtà vicino a lui. E' necessario comprendere dubbi, incertezze, ritrosie del naturalista ed esploratore britannico per posizionare davvero il suo pensiero nella giusta prospettiva.Prima emissione 13 giugno 2025

In Cina sono già una realtà quotidiana: le auto senza conducente attraversano metropoli dense di traffico, riconoscono pedoni, biciclette e semafori. Ora questi robotaxi stanno arrivando in Svizzera, dove l'innovazione procede a passo misurato e ogni tecnologia deve conquistare la fiducia del cittadino prima di entrare nella vita di tutti i giorni. Il colosso della tecnologia cinese Baidu porta i suoi taxi senza conducente dal caos organizzato delle metropoli cinesi alle strade ordinate e rurali della Svizzera orientale, portando con sé sfide, paure e opportunità. La diffusione dei robotaxi riaccende anche il dibattito sul futuro, tra scetticismo verso la sostituzione dell'uomo e fiducia nei benefici dell'innovazione.

®Dopo il suo approdo alla Casa Bianca Donald Trump non ha atteso molto per compiere atti politicamente clamorosi. Ha liquidato le iniziative promosse in vista dell'inclusione e ha rigettato la cultura dell'identità fluida. Tira aria di ritorno all'ordine e sono in molti a chiedersi quali ripercussioni avrà in Europa questo rifiuto della differenza, che era stata negli ultimi decenni la parola d'ordine delle battaglie delle forze progressiste. Qualcuno ritiene che proprio avere abbracciato le cause dell'identità fluida e del politicamente corretto abbia contribuito alla crisi delle sinistre. Nel corso della trasmissione ricostruiremo la crisi dell'universalismo che aveva caratterizzato le rivoluzioni sette-ottocentesche, con le battaglie borghesi per il popolo e quelle socialiste per le classi lavoratrici. Oggi anche questo ciclo sembra essere giunto al termine e l'elezione di Trump in America e il dilagante sovranismo in Europa annunciano forse una nuova stagione, in cui i diritti delle maggioranze riprenderanno quota.In questo Laser su una questione destinata a pesanti ricadute nella vita della società civile si confronteranno uno storico della società americana, un esperto di guerre culturali e una pedagogista che ha approfondito i temi della disabilità e dell'inclusione.Prima emissione: 6 marzo 2025.

Il reportage racconta il viaggio di due giornaliste al monastero e al villaggio di Santa Caterina, nel cuore della penisola del Sinai, luoghi sacri e remoti circondati da una forte spiritualità e complesse dinamiche sociali e politiche. Dopo vari tentativi falliti di parlare con i monaci, le due incontrano Ramadan, beduino custode delle chiavi del monastero, che spiega l'antica convivenza tra la tribù dei Jabaliya e i monaci greco-ortodossi. Il legale del monastero, Christos Kobiliris, rivela la recente sentenza che ha sottratto allo stesso una parte dei terreni, trasferendoli allo Stato egiziano e minacciando la sopravvivenza della comunità monastica. C'è il rischio che, per attirare soldi e turisti, il complesso sia trasformato in un museo. Il monastero è inoltre al centro del Grande Progetto di Trasfigurazione, un mega-piano edilizio lanciato dal governo alcuni anni fa che sta trasformando radicalmente la valle. Le autrici riescono, infine, a parlare con Padre Pavlos, un giovane monaco che descrive la vita spirituale del luogo. Nella valle adiacente incontrano anche Saeed e Abu Salem, beduini impegnati a preservare agricoltura e tradizioni minacciate dal cemento. Le nuove costruzioni devastano il paesaggio e mettono a rischio l'equilibrio tra monaci e beduini. Molti abitanti temono di essere lentamente espulsi da lì.

®In Myanmar, Paese strategico del sud est asiatico incastonato tra l'India e la Cina, è in corso un conflitto civile che in tre anni ha provocato oltre 55mila vittime e più di 2,6 milioni di sfollati. Conflitto che non si è fermato nemmeno con il devastante terremoto che ha interessato il paese.La guerra è esplosa dopo che il primo febbraio del 2021 i militari birmani hanno preso il potere con un colpo di stato instaurando uno dei regimi più brutali e repressivi del nostro presente, interrompendo la breve vita della democrazia che, seppur imperfetta, ha permesso alle nuove generazioni di aprirsi al mondo e comprendere il significato di parole come libertà e diritti. In questo momento il conflitto in Myanmar vede da un lato le forze della giunta, supportate da Mosca, Pechino e Nuova Dehli e dall'altro quella della resistenza, che hanno il controllo di oltre il 50% del Paese, composte principalmente da giovani che hanno lasciato le città, abbandonando le loro vite, e si sono recati sulle montagne dove hanno iniziato una lotta contro la dittatura con l'obiettivo di abbattere l'esecutivo dei militari e ripristinare il governo democraticamente eletto che era in carica prima del golpe. Oltre il 75% dei 55 milioni di birmani vivono oggi in condizioni di disagio economico, con 13,3 milioni di individui prossimi alla fame. Il Myanmar, dopo il colpo di stato, è divenuto uno degli stati più inaccessibili al mondo per la stampa e il solo modo per poter andare a raccontare la lotta per la democrazia della gioventù birmana, è farlo clandestinamente, attraversando la giungla che separa la Birmania dalla Thailandia e testimoniare una guerra lontana dai riflettori dei media.Prima emissione: 01.04.205

La guerra nel Corno d'Africa è passata sul corpo delle donne, una storia di violenza raccontata della fotografa italiana Cinzia Canneri, premiata nell'ultima edizione del World Press Photo.Negli ultimi 30 anni centinaia di migliaia di persone sono fuggite dall'Eritrea nel tentativo di raggiungere, soprattutto, l'Europa. Fuggono da dittatura, detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate diffuse e sistematiche, da un governo che impone un servizio militare obbligatorio a tempo indeterminato, anche alle donne. Una vera diaspora secondo Siid Negash, attivista eritreo, portavoce della Ong “Eritrea Democratica”, che combatte contro la violazione dei diritti umani in Eritrea. Donne che fuggono, con i figli, dalle violenze che sono proseguite nonostante l'accordo di cessazione delle ostilità firmato nel 2022. Una storia di impunità a cui si è opposta l'attivista etiope per i diritti delle donne e musicista Meseret Hadush, originaria del Tigray che nel 2023 ha fondato la l'Ong Hiwyet che si batte per perseguire i responsabili delle violenze.

Nel nord della Tanzania, la tutela della natura si è trasformata in una macchina di espulsione. Sotto la bandiera della “conservazione ambientale”, lo Stato ha riclassificato vaste aree abitate dai Maasai — come l'area di conservazione di Ngorongoro e le nuove riserve di Pololeti e del lago Natron — in territori dove ogni attività umana è vietata, ma dove prosperano la caccia al trofeo e il turismo di lusso.Il reportage frutto di una lunga inchiesta ricostruisce come il sistema di conservazione tanzaniano sia diventato un laboratorio di controllo territoriale e speculazione economica. Analizzando piani governativi, politiche di riclassificazione fondiaria e concessioni legate a investitori del Golfo e a fondi europei, il reportage rivela un modello in cui la protezione dell'ambiente e l'interesse commerciale si sovrappongono.Attraverso testimonianze sul campo, immagini satellitari, documenti ufficiali e atti riservati, emerge un sistema opaco di governance che, in nome della natura, produce esclusione, sfratti e violazioni dei diritti umani. Le nuove restrizioni nel Ngorongoro e la creazione di riserve come Pololeti o Natron diventano così strumenti per liberare territori destinati al turismo d'élite e alla caccia sportiva, espellendo le comunità che li abitano da secoli.Questo reportage radiofonico è frutto di un'inchiesta realizzata in collaborazione con FADA Collective e Placemarks, con il sostegno del Pulitzer Center on Crisis Reporting e dell'IJ4EU – Investigative Journalism for Europe.

Il governo spagnolo guidato da Pedro Sanchez ha dato il via al programma di eventi destinati a celebrare il ritorno della libertà nel paese, arrivata alla morte di Francisco Franco, il 20 novembre del 1975. Oltre 200 iniziative per festeggiare i 50 anni di libertà in una Spagna, che poi vedrà arrivare la democrazia, solo alla fine del 1978, con il varo della Costituzione. Ma in questi 50 anni dalla morte, il fantasma del Caudillo continua ad agitare la politica e le famiglie delle vittime di rappresaglie e repressione. Malgrado l'introduzione della legge sulla Memoria Democratica, sostenuta dai governo socialisti, i conti con le ferite del passato sono ancora aperti. L'avanzata delle destre (tra Vox e PP) in alcune comunità autonome, bloccano il lavoro sulla memoria. Il silenzio cala sulle atrocità commesse dal regime, guidato da un generale che ha esercitato il potere dittatoriale fino alla fine, comprese le cinque condanne a morte firmate due mesi prima di morire. Il paese è disseminato da fosse comuni con migliaia di corpi di persone morte nella Guerra Civile o uccise nelle rappresaglie del regime. Sepolti anonimamente e mai identificati. Una sofferenza ancora viva per migliaia di famiglie, parenti delle vittime. A raccontarlo ai nostri microfoni Antonio Ayala e Mariluz Ferrero, dell'Associazione Montañas de Libertad di Barcellona. Fondamentale però nella Spagna di oggi, anche l'impegno degli storici nella ricostruzione del passato sotto la dittatura come il lavoro di Queralt Solé, professoressa di storia contemporanea dell'Università di Barcellona; di Xavier Menéndez i Pablo, direttore generale del Programma Memoria Democratica di Barcellona e di Jordi Oliva, in prima linea da trent'anni nelle indagini sulle fosse comuni in Catalogna.

®Per lungo tempo, le antiche meraviglie della Siria hanno attirato studiosi e archeologi occidentali, intenzionati a dare lustro a monumenti risalenti a civiltà, da cui si vantavano di risalire. Poi è arrivata la guerra. Bombe, proiettili e le mani spietate dell'ISIS hanno distrutto siti, statue e manufatti secolari. È stato in quel momento che Maamoun Abdulkarim, ex Direttore generale per le antichità e i musei, nonostante gli immensi pericoli e le pesanti accuse di collaborare con il regime, decise di rimanere in Siria, per provare a salvare centinaia di migliaia di manufatti a rischio, sparsi per tutto il Paese. L'8 dicembre 2024 le forze di opposizione hanno liberato la Siria dalla dittatura e da allora il popolo siriano sta cautamente cercando di dare risposte nuove a domande centrali per la propria identità. Un quesito che aleggia ovunque è: il patrimonio culturale può essere solo pietre e rovine? O è qualcosa di più?Eva Ziedan, ex archeologa, ricercatrice e attivista, sostiene che la vera eredità della Siria risieda nelle conoscenze tramandate e nella saggezza popolare. La giornalista Zeina Shahla le fa eco, documentando le tante storie comuni a comunità diverse che il regime e la guerra hanno provato in tutti i modi ad allontanare. Così, mentre la Siria lotta per ridefinire sé stessa, il suo passato non è più una reliquia ma un campo di battaglia per l'identità, la memoria e il futuro.Prima emissione: 28 marzo 2025.

®Inattitudine alla vita militare, scelte errate dei comandanti, traumi psicologici, impossibilità di dimettersi dall'esercito. Più la guerra va avanti, più il fenomeno delle diserzioni in Ucraina diventa una questione pubblica. Serhii Hnezdilov è uno di loro. Dopo cinque anni di permanenza nell'esercito, dichiara pubblicamente la sua diserzione. Nel giugno 2014 il Parlamento ucraino ha fatto una legge per regolare e comprendere questo fenomeno e favorire il rientro volontario di chi ha in precedenza disertato. Un viaggio nel cuore di una questione complessa e delicata. L'obiettivo è capire quali sono le motivazioni, le paure e le disillusioni che possono portare un uomo a voltare le spalle alla propria patria in un momento così critico.Prima emissione: 5 marzo 2025 undefined

Mentre a Londra il Victoria and Albert Museum ha deciso di aprire al pubblico il suo stesso magazzino, che è così diventato una sorta di museo nel museo, a Parigi il Centre Pompidou rimarrà chiuso per cinque anni per restauri, pur cercando di far vivere la sua collezione fuori dalle sue storiche mura. Due opposte storie che portano alla ribalta il futuro degli spazi museali. Non è solo una questione di luoghi però: in questi anni spesso i musei hanno raccontato con nuovi sguardi il nostro passato artistico, storico e culturale, ma oggi c'è chi li accusa di essere troppo politicizzati.Ma qual è allora il ruolo dei musei? Ne parlano Alessandra Quarto, direttrice del Museo Poldi Pezzoli di Milano, Simone Verde, storico dell'arte e direttore degli Uffizi di Firenze, e Chus Martinez, direttrice dell' Institute Art Gender Nature di Basilea nonché membro del CIMAM, network globale di esperti di arte moderna e contemporanea.

L'Oceano artico rischia l'infarto. Sul tetto del mondo, nei pressi del Polo Nord, dove il mare è congelato per buona parte dell'anno, c'è uno specchio d'acqua grande come l'Austria che rimane sempre aperto. Il nome scientifico è North Water Polynya ed è considerato il cuore dell'artico perché produce ghiaccio, smuove grandi masse d'acqua che alimentano le correnti marine globali e funziona come una specie di oasi in un deserto glaciale: è qui che i grandi mammiferi artici come i narvali, gli orsi e i trichechi si radunano per respirare e mangiare, permettendo all'uomo di sopravvivere della loro caccia. A queste latitudini, però, i cambiamenti climatici sono accelerati e stanno alterando le condizioni che hanno permesso alla polynya di fiorire per secoli, mettendo a rischio l'equilibrio del suo ecosistema e minacciando le comunità Inuit che vivono ai margini. Laser ha visitato Qaanaaq, in Groenlandia, uno degli insediamenti più a nord della terra affacciato sulla North Water Polynya, per scoprire gli effetti di questo collasso. Perché l'Artico è il campanello d'allarme del Pianeta: il riscaldamento a quelle latitudini è quattro più veloce che altrove. Osservare quello che accade lì oggi, aiuta a prevedere ciò che avverrà nel resto del mondo domani. E fa capire ancora una volta l'urgenza di agire per mitigare gli effetti dei cambiamenti che verranno.Documentario realizzato grazie a Arctic Times Project, organizzazione no-profit che promuove progetti di giornalismo nell'Artico.

C'è anche la Svizzera quando i cinesi si mettono a tavola. Certo, dalla zuppa di pinne di pescecane ai video virali sul “cibo strano”, l'immaginario occidentale sulla cucina cinese resta ancora pieno di cliché. Ma dietro gli stereotipi si nasconde un mondo culinario sorprendente, ricco e in continua evoluzione. Le otto grandi cucine regionali e l'infinita varietà di ingredienti, piatti e ricette non hanno nulla a che vedere con l'idea di riso in bianco e insetti fritti. In Cina, cucinare e mangiare sono riti sacri, di rispetto per la tradizione di famiglia e per il piacere della condivisione. E oggi, tra globalizzazione, viaggi, social media e la curiosità delle nuove generazioni, le abitudini alimentari dei cinesi si sono ampliate e spaziano dall'Asia fino al resto del mondo. La chef confederata Michaela Frank lo ha vissuto in prima persona, portando un assaggio della sua cucina svizzera a Pechino.

®Questo reportage racconta la drammatica realtà delle donne congolesi impiegate nel settore minerario artigianale, in un Paese segnato da guerre, sfruttamento e profonde disuguaglianze di genere.Nel Nord e Sud Kivu, regioni ricche di minerali preziosi, il gruppo armato M23 ha preso il controllo di importanti città, mentre il settore minerario continua a essere teatro di abusi. Dopo la chiusura della compagnia nazionale SOMINKI nel 1996, molte donne sono entrate nel settore artigianale, svolgendo lavori durissimi e pericolosi, spesso senza alternative.Tra queste c'è Furaha Myamungo, una “mama twangaise” di Kamituga, che racconta le condizioni disumane del lavoro: giornate interminabili, discriminazione, malattie respiratorie e HIV contratti per la polvere di quarzo e la miseria che spinge alla prostituzione.Nonostante tutto, emergono storie di resistenza e cambiamento. Emilienne Intongwa, minatrice e vedova, è riuscita a ottenere un proprio sito minerario e ha fondato l'associazione KOKA per tutelare le lavoratrici. Angelique Nyirasafari, ex operatrice umanitaria, è oggi una delle poche donne membro attivo di una cooperativa mineraria, impegnata a dare più diritti alle minatrici.Sebbene il sistema sia ancora profondamente maschilista e corrotto, mostra anche segnali di una lenta emancipazione femminile, fondamentale per cambiare il volto dell'industria mineraria in Congo.Prima emissione: 04 aprile 2025.

®Quale il ruolo della letteratura russa nella realtà ucraina? In un momento in cui la nazione ucraina cerca di ritagliarsi una identità nazionale attraverso la lingua e la riscoperta di grandi autori e poeti poco conosciuti durante la presenza sovietica, la scrittrice ucraina Jevhenija Kononenko (membro dell'associazione degli scrittori ucraini e assistente di ricerca presso l'Ukrainian Center for Cultural Studies) ci racconta una realtà molto più complessa, in cui la letteratura russa è ancora parte integrante della realtà letteraria e sociale della nazione.Certo, l'ucraino è una realtà ben radicata, sul territorio e nel mondo della cutlura, ma non si può dimenticare il ruolo che l'altro idioma, quello russo, e l'altra letteratura, quella di Pushkin ad esempio, hanno avuto ed ancora hanno nella realtà ucraina. La Kononenko crea un personaggio sulle impronte proprio di Pushkin, ridando vita al protagonista di un suo racconto di grande successo e “trapiantandolo” nella nostra epoca. A dispetto del titolo (Una storia russa) il romanzo è decisamente ucraino, un invito a comprendere la realtà ucraina attraverso la letteratura e i grandi classici che ancora oggi fanno parte della nostra vita.Con Jevhenija Kononenko, scrittrice, e Alessandro Achilli, traduttore del lavoro e Professore associato di slavistica all'Università di Cagliari.Prima emissione: 11 settembre 2025.

La grammatica è glamour (anche etimologicamente, come scopriremo) e fa magie, crea mondi, ci rende liberi. La grammatica non è un'arida e fissa sequenza di regole, ma è l'arte di dire le cose giuste al momento giusto: saper padroneggiare una lingua vuol dire saper esprimersi in tanti modi diversi, quanti sono i contesti in cui ci troviamo. Perché in questione c'è l'efficacia comunicativa. Il mago delle parole è il titolo di un saggio, recentemente uscito da Einaudi, del linguista Giuseppe Antonelli: con lui parleremo di questa magia, riflettendo anche su come le parole e le modalità con cui le usiamo si siano trasformate nell'epoca che stiamo vivendo.

I data center non sono più semplici fabbriche di dati: sono titani affamati di energia, capaci di consumare quanto una città di milioni di abitanti.Ma quanto possiamo davvero permetterci queste infrastrutture? E quali strategie stanno nascendo per contenere i consumi di elettricità e acqua, dalle soluzioni di raffreddamento a liquido al riciclo del calore per riscaldare quartieri interi, fino ai micro-reattori nucleari già progettati negli Stati Uniti?In questo approfondimento ne discutiamo con Marina Natalucci, direttrice degli Osservatori Data Center e Cloud del Politecnico di Milano, che racconta la sfida europea della sostenibilità; con Nicola Moresi, imprenditore ticinese che ha costruito il primo data center pubblico in Svizzera e conosce da dentro le sfide energetiche quotidiane; con Sergio Milesi, presidente della Swiss Data Center Association, impegnato a promuovere il riuso del calore e nuovi standard di efficienza; e con Marco Bettiol, professore dell'Università di Padova, che studia i costi nascosti del digitale, dalle emissioni indirette all'impatto delle filiere hardware. Titani Affamati di Energia racconta il lato invisibile ma decisivo della rivoluzione digitale: senza energia, l'intelligenza artificiale non esiste.

®In Europa le confraternite religiose sono trentamila, con sei milioni di confratelli; e diverse hanno sede anche nel nostro cantone, per esempio ben quattro a Lugano. Le confraternite alternano fini religiosi, assistenziali e caritativi attraverso la preghiera pubblica, le opere di misericordia, la penitenza; molte, come le Misericordie toscane, offrono assistenza ai poveri, agli ammalati, ai moribondi, ai pellegrini.L'abito, di solito una semplice sopraveste di vario colore, è parte essenziale nella vita della confraternita. Da un lato esprime l'appartenenza collettiva, dall'altro nasconde sotto al cappuccio l'identità del singolo confratello, perché non possa prendersi merito delle opere di bene compiute. E proprio gli abiti storici delle confraternite sono esposti nella mostra Habitus Fidei, allestita nel Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi a Pisa (in seguito la mostra approderà a Lucca e infine a Lugano, a Villa Ciani, in novembre). Il due curatori, Alessandro Tosi e Lorenzo Cantoni, approfondiscono i contenuti della mostra e il retroterra teologico che la sostiene; intervengono anche Gian Paolo Vigo, Priore della Confraternita della Santissima Trinità e San Giovanni Battista di Serravalle Scrivia (Alessandria) e la stilista Cinzia Moresi.Prima emissione: 9 luglio 2025.

Il GEM è stato ufficialmente inaugurato. Dopo anni di difficoltà incontrate durante la sua costruzione, il presidente egiziano Al Sisi l'ha presentato al mondo in una grande cerimonia. La collezione degli artefatti esposti è imponente, e ha un ospite di eccezione: il tesoro di Tutankhamon. Questa inaugurazione ci porta nuovamente a riflettere su quanto l'Egitto e il mondo siano intrecciati, per motivi economici ma anche per l'eredità di un passato colonialista...che tanto passato non è.Quali sono, inoltre, le aspettative che il governo ripone in questa nuova opera? Quanto spazio lascia all'importanza della ricerca archeologica? Il museo che tutti aspettavano è l'inizio di un nuovo capitolo per il paese e un passo in più nella corsa a imporsi nel panorama geopolitico internazionale.

®Il collega Gianluca Diana ha vinto il prestigioso premio giornalistico internazionale Marco Luchetta, nella sezione dedicata ai programmi radiofonici. Il concorso premia lavori dedicati alla tematica delle violenze e delle sopraffazioni sui bambini. La preparazione artigianale del sapone è una tradizione di lunga data in Sierra Leone. Ad inizio anni Novanta viene abbandonata la vecchia ricetta che prevedeva l'utilizzo di ingredienti naturali in favore dell'utilizzo della soda caustica. Nasce in quel momento l'Africana Soap che allo stato liquido si presenta trasparente come l'acqua e in quello solido, sotto forma di polvere bianca, esattamente uguale a zucchero e sale. La possibilità di essere confuso è un rischio concreto che progressivamente diviene una vera e propria piaga sociale. Ad oggi, sono migliaia le persone che ingerendo l'Africana Soap, non possono più alimentarsi normalmente per il resto della vita. Soprattutto i piccoli pazienti in età neonatale e infantile, che vengono chiamati “bambini soda”. Per continuare a mangiare, nel migliore dei casi sono costretti a continue dilatazioni dell'esofago per via endoscopica, nel peggiore e più frequente, possono alimentarsi unicamente con un tubo da gastrostomia che si immette direttamente nello stomaco. L'unico luogo dell'intero paese dove è possibile intervenire è l'ospedale di Emergency di Goderich, centro nazionale di riferimento sia per le ustioni all'esofago causate dall'ingestione di soda caustica che per la traumatologia. Le storie dell'Africana Soap dalla realizzazione alla vendita, dalla cura all'assistenza, dallo stigma della disabilità fino ad una geniale resilienza, sono raccontate da donne e uomini sia fuori che dentro il nosocomio presente in Sierra Leone dal 2001.Prima emissione: 23 aprile 2025undefined

Che sia la scatola dei “Giochi riuniti” che allietava le riunioni famigliari negli anni Settanta, che siano le miriadi di Board Games contemporanei, che siano i grandi classici del Novecento come Monopoli o Scarabeo, i giochi da tavolo non conoscono tramonto, così come le carte, nelle versioni tradizionali o in quelle di mazzi cumulabili, come Pokemon o Magic. Si gioca dagli albori dell'umanità, non se ne può fare a meno, perché, come molti filosofi hanno sottolineato, giocare riguarda l'apprendimento, la relazione con l'altro, la creatività, la costruzione di sé. I giochi rispecchiano la cultura di un'epoca e al contempo contribuiscono a plasmarla: la storia del gioco riguarda la politica, l'etica, l'immaginario collettivo. In Svizzera, a La-Tour-de-Peilz, nel Canton Vaud, c'è un museo dedicato alla storia culturale del gioco, il Museo Svizzero del gioco : vi invitiamo a visitarlo, in compagnia del suo direttore, Selim Krichane.E da poco è uscito un bel saggio che ripercorre i giochi più iconici del Novecento: Un secolo di giochi (Edizioni Carocci), scritto da Andrea Angiolino, uno dei più importanti esperti del mondo ludico. Anche Andrea Angiolino sarà ospite di questa puntata.

Un tavolino di legno apparecchiato. Due posti, uno in fronte all'altro. Quella sera del 1° novembre 1975, verso le 23, uno solo mangiò: Giuseppe Pino Pelosi, 17 anni. Qualche ora più tardi fu arrestato con l'accusa di aver ucciso Pier Paolo Pasolini, che fu ritrovato il giorno dopo all'Idroscalo di Ostia con la testa fracassata.Nel 50esimo dalla morte dell'intellettuale, scrittore, poeta, regista, bolognese di nascita e romano d'adozione, Francesca Torrani è tornata al Biondo Tevere, la trattoria che Pasolini frequentava e da cui passò anche quell'ultima sera. Nel ristorante c'è ancora il tavolo a cui Pasolini sedette, e dove consumò solo una birra, aspettando che Pelosi terminasse il suo pasto. L'oste di adesso, Roberto Panzironi, nel 1975 aveva 18 anni e già lavorava ai tavoli. A servire però c'era suo padre, in cucina sua madre. Racconta cosa avvenne, cosa mangiò Pelosi, e ricorda di quando - in quegli anni - al Biondo Tevere ci andavano, oltre a Pasolini, Alberto Moravia, Elsa Morante, Dario Bellezza. Pezzi di storia lungo la via Ostiense.

Alla vigilia del 50esimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, torniamo nelle periferie romane.La “Città eterna” è fatta anche delle sue periferie, nate ai bordi della città ma oggi al centro di tante storie di resistenza e rinascita.Il Quarticciolo, costruito negli anni quaranta del secolo scorso come borgata popolare, resta un luogo simbolo di vita comunitaria e orgoglio di quartiere.Bastogi, con le sue case popolari sorte negli anni Ottanta, racconta invece la fatica e la solidarietà di chi vive ai margini di una metropoli in continua trasformazione.Il Corviale, il celebre “Serpentone” lungo un chilometro, fu progettato come città nella città, ma divenne presto sinonimo di isolamento e disagio, oggi al centro di progetti di rigenerazione urbana.E poi c'è Garbatella, nata un secolo fa come borgata giardino per gli operai e oggi divenuta quartiere alla moda, senza mai perdere la sua anima popolare.Dalle periferie storiche a quelle contemporanee, Roma continua a raccontarsi attraverso i suoi margini: luoghi difficili, ma vivi, dove la città ritrova la propria umanità.

È stata la meta di centinaia e centinaia di pittrici e pittori tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Artisti provenienti da tutto il mondo, alcuni dimenticati altri diventati famosissimi. L'hotel Spaander a Volendam, nel Paesi Bassi, li ha accolti e ha consentito loro di utilizzare questo villaggio di pescatori, a pochi chilometri da Amsterdam, come ispirazione per dipinti che hanno segnato la storia mondiale dell'arte.Lo scrittore olandese Jan Brokken ci aiuta a scoprire questo hotel e chi vi ha soggiornato. Ogni cliente ha lasciato storie e ricordi unici, ha contribuito a dare una identità irripetibile al piccolo centro e alla sua gente. E l'autore ci guida lungo le strade, le stanze, i protagonisti, trasformando le pagine in un museo originale e avvincente.

Spesso quando perdiamo una persona cara sono le piccole cose a mancarci: la voce, il profumo, la risata. In certi casi però vorremmo solo poter parlare ancora una volta con chi ci ha lasciato, raccontare quel che ci è successo, condividere un poco di quotidianità. A Milano è nata la cassetta della posta per scrivere a chi non c'è più. Un'iniziativa molto speciale: una cassetta della posta per scrivere lettere ai defunti. Si chiama “Alstones” ed è stata ideata dalla psicologa e psicoterapeuta Maria Ferraro Bianchi. Con lei e con Martino Gozzi, scrittore e direttore didattico della Scuola Holden, parliamo dell'importanza della scrittura per risolvere dei traumi e di come nella nostra società parlare di morte sia ancora tabù e, spesso, il lutto rimane qualcosa di non affrontato.

®Da quasi quindici anni la Confederazione domina le classifiche mondiali dei paesi più innovativi. Una leadership conquistata grazie all'impegno di università, centri di ricerca e politecnici, in grado di attirare anche talenti che arrivano dall'estero. L'identità nazionale passa anche e soprattutto attraverso la capacità di presentare al mondo questa attitudine, e il padiglione svizzero all'esposizione universale di Osaka valorizza appieno lo spirito innovativo che contraddistingue la Svizzera. undefinedLASER porta l'ascoltatore a visitare il padiglione svizzero, intitolato “da Heidi all'Hi-Tech”, nel quale è presente in modo importante anche l'Università della Svizzera italiana. Quella di Osaka 2025 è un'edizione dell'esposizione universale di grande successo, per numero di paesi presenti (quasi 160) e di pubblico. Per visitare alcuni padiglioni è necessario aspettare in coda diverse ore. Il record di nove ore di attesa è detenuto dal padiglione che ospita l'Italia.Prima emissione: 31 luglio 2025undefined