È un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologi…
RSI - Radiotelevisione svizzera
Studio 2 - Lunedì 12 dicembre dalle 18.30 alle 20.00Nel suo saggio «Una stanza tutta per » (1929) Virginia Wolf ha smantellato una cultura d'élite, patriarcale e profondamente maschilista che a lungo ha precluso al genere femminile le stanze più nobili della letteratura, relegandolo al silenzio.Un destino non diverso da quello di tante pittrici e scultrici a cui, quella stessa cultura, anche quando riconosceva loro una certa bravura, trovava il modo di ridimensionarla.A 36 artiste che lottando contro quel destino hanno saputo rivendicare il diritto di realizzarsi nell'arte, Melania Mazzucco dedica il suo ultimo libro "Self-portrait - Il museo del mondo delle donne" appena uscito per Einaudi.Un libro nato dall'evoluzione di un progetto sviluppato con Rete due per il magazine di arti visive Voci dipinte: Donna S-Oggetto, che insieme alla raffinata capacità di Melania Mazzucco di leggere e raccontare l'arte, è stato al centro della serata aperta al pubblico lo scorso 12 dicembre allo Studio 2 e di cui questi due Laser sono un riassunto.
Studio 2 - Lunedì 12 dicembre dalle 18.30 alle 20.00Nel suo saggio «Una stanza tutta per » (1929) Virginia Wolf ha smantellato una cultura d'élite, patriarcale e profondamente maschilista che a lungo ha precluso al genere femminile le stanze più nobili della letteratura, relegandolo al silenzio.Un destino non diverso da quello di tante pittrici e scultrici a cui, quella stessa cultura, anche quando riconosceva loro una certa bravura, trovava il modo di ridimensionarla.A 36 artiste che lottando contro quel destino hanno saputo rivendicare il diritto di realizzarsi nell'arte, Melania Mazzucco dedica il suo ultimo libro "Self-portrait - Il museo del mondo delle donne" appena uscito per Einaudi.Un libro nato dall'evoluzione di un progetto sviluppato con Rete due per il magazine di arti visive Voci dipinte: Donna S-Oggetto, che insieme alla raffinata capacità di Melania Mazzucco di leggere e raccontare l'arte, è stato al centro della serata aperta al pubblico lo scorso 12 dicembre allo Studio 2 e di cui questi due Laser sono un riassunto.
Lo scorso 16 novembre è stata finalmente lanciata la missione "Artemis 1", la prima del programma che riporterà, dopo oltre 50 anni, l'uomo sulla luna. In questo mezzo secolo sono cambiate molte cose: le navette di oggi sono molto più avanzate di allora, dal punto di vista elettronico e dell'automazione. Altre cose sono cambiate meno: i motori ad esempio, che su questo razzo - l'SLS, acronimo che sta per Space Launch System - sono praticamente gli stessi del programma Shuttle.Ma il 2022 è un anno importante anche da un punto di vista simbolico, per l'esplorazione spaziale Svizzera e per quella italiana. Esattamente trent'anni fa, infatti, nel 1992, il primo astronauta svizzero della storia e il primo astronauta italiano lasciavano insieme l'atmosfera terrestre a bordo dello Shuttle Atlantis. Lo svizzero era Claude Nicollier, oggi un riferimento dell'astronautica svizzera. L'italiano era Franco Malerba. Marco Pagani è andato a trovarlo, in occasione dell'uscita del suo libro: “Il Cibo nello spazio – la vita in orbita e l'alimentazione del futuro” (edizioni Dedalo).Ne è scaturito un incontro che parte dal ricordo di quella formidabile esperienza, per attraversare e raccontare gli ultimi 30 anni di esplorazione spaziale e le sfide del futuro.il libro appena uscito: “Il Cibo nello spazio – la vita in orbita e l'alimentazione del futuro” (Edizioni Dedalo). Partirà da qui, dal cibo nello spazio, la seconda puntata dell'incontro con Franco Malerba, nel “Laser” di domani.
Lo scorso 16 novembre è stata finalmente lanciata la missione "Artemis 1", la prima del programma che riporterà, dopo oltre 50 anni, l'uomo sulla luna. In questo mezzo secolo sono cambiate molte cose: le navette di oggi sono molto più avanzate di allora, dal punto di vista elettronico e dell'automazione. Altre cose sono cambiate meno: i motori ad esempio, che su questo razzo - l'SLS, acronimo che sta per Space Launch System - sono praticamente gli stessi del programma Shuttle.Ma il 2022 è un anno importante anche da un punto di vista simbolico, per l'esplorazione spaziale Svizzera e per quella italiana. Esattamente trent'anni fa, infatti, nel 1992, il primo astronauta svizzero della storia e il primo astronauta italiano lasciavano insieme l'atmosfera terrestre a bordo dello Shuttle Atlantis. Lo svizzero era Claude Nicollier, oggi un riferimento dell'astronautica svizzera. L'italiano era Franco Malerba. Marco Pagani è andato a trovarlo, in occasione dell'uscita del suo libro: “Il Cibo nello spazio – la vita in orbita e l'alimentazione del futuro” (edizioni Dedalo).Ne è scaturito un incontro che parte dal ricordo di quella formidabile esperienza, per attraversare e raccontare gli ultimi 30 anni di esplorazione spaziale e le sfide del futuro.il libro appena uscito: “Il Cibo nello spazio – la vita in orbita e l'alimentazione del futuro” (Edizioni Dedalo). Partirà da qui, dal cibo nello spazio, la seconda puntata dell'incontro con Franco Malerba, nel “Laser” di domani.
Una geografia cantata in due puntate in cui si racconta di come le canzoni viaggino - a differenza degli esseri umani - libere nel mondo e di come si facciano strada fino alle nostre orecchie usando l'alfabeto delle emozioni, per il quale nessuno è profugo e tutte e tutti hanno una voce propria, un corpo e qualcosa di importante da raccontare. O meglio: da cantare.Seconda puntata: "Le parole della mamma"Hoa, Sarjan, Ruta, Jean e gli altri probabilmente non sanno che anche da qui, dalla Svizzera italiana, in migliaia sono partiti a cercare fortuna. Ad accompagnarli alcune canzoni, alle quali veniva affidato il compito di raccontare la condizione dell'emigrazione. Da Osco all'America e ritorno, passando per Isone, Biasca, la Val Cannobina, Bergamo e tutti i luoghi da dove si partiva, i canti di emigrazione portavano la loro verità. Mattia Pelli l'ha esplorata davanti a un risotto con Guido Pedrojetta, che ha lavorato per lunghi anni presso la cattedra di Letteratura e filologia italiane dell'Università di Friburgo, appassionato di canto popolare, che ci regala perle tratte dal suo archivio di registrazioni inedite raccolte sul campo nelle valli ticinesi. Ad accompagnarci ci sono: lo spirito del grande etnomusicologo Alan Lomax e le note di "Mamma mia dammi cento lire", "Trenta giorni di nave a vapore" e de "l'emigrante" di Vittorio Castelnuovo.
Una geografia cantata in due puntate in cui si racconta di come le canzoni viaggino - a differenza degli esseri umani - libere nel mondo e di come si facciano strada fino alle nostre orecchie usando l'alfabeto delle emozioni, per il quale nessuno è profugo e tutte e tutti hanno una voce propria, un corpo e qualcosa di importante da raccontare. O meglio: da cantare.Prima puntata: "Cantami una canzone, mi dirà chi sei"Le canzoni attraversano il mare: dalla California a Yaoundé, dal Rwanda passando per Kabul, finiscono per arrivare qui da noi, in questo fazzoletto di terra che è l'approdo di tante e tanti che insieme alle loro speranze portano la loro musica, un ritornello che li ha accompagnati nel loro periglio. Quello delle canzoni è un alfabeto che possiamo capire tutti, perchè tutti cantiamo. Mattia Pelli ha deciso di chiedere ad alcuni profughi che risiedono in Svizzera italiana di cantargli una canzone. Ad emergere è allora una geografia cantata fatta di lingue, ritornelli, racconti, che arrivano - spogliati di pregiudizi - alle nostre orecchie emotive e ci interrogano sulla nostra natura di viaggiatori, per scelta o per necessità. Così come viaggiatrici sono le canzoni.