È un magazine di approfondimento dell’attualità politica, culturale, sociale. Interviene sulla stretta attualità di giornata, solo in casi particolari, di grande rilevanza. Dà spazio anche a tematiche di interesse pubblico o a quante vengono trascurate dai grandi media. Il taglio è storico–sociologi…
RSI - Radiotelevisione svizzera
® Quello degli allevatori di bestiame che a un certo punto non riescono più, emotivamente, a trarre il loro sostentamento dallo sfruttamento dei loro animali, è un fenomeno statisticamente ancora minuscolo, ma in crescita costante. Soprattutto in luoghi come la Svizzera: dove l'alto numero di piccoli allevatori - che hanno quindi un rapporto diretto con i loro animali - si unisce a una sensibilità etica e ambientale sempre più presente. Tra l'allevatore e la mucca si crea inevitabilmente un rapporto. Un legame che spesso è affettivo. E quindi quella violenza - che inizia con l'inseminazione artificiale, prosegue con la separazione del vitello dalla madre, con lo sfruttamento del latte e infine con la macellazione - tutta quella violenza, necessaria al funzionamento dell'azienda, giustificata con il “si è sempre fatto così”, alla fine scava un buco. E per alcuni allevatori quel buco, alla fine, diventa insostenibile. Dentro di loro si rompe qualcosa. O forse qualcosa si sveglia.E non possono fare altro che cambiare vita. Marco Pagani ha incontrato uno di loro: un giovane agricoltore-allevatore della Val di Blenio. Eric Beretta, titolare dell'azienda agricola Il Cardo. Che ha deciso di raccontare quello che gli è accaduto.Prima emissione: 7 aprile 2025
®Dormiamo sempre meno e sempre peggio. Non è una semplice percezione, a indicarlo con certezza sono i dati: secondo l'indagine sulla salute in Svizzera 1997-2022, nell'arco di venticinque anni i disturbi del sonno di media entità e quelli patologici sono aumentati del 5%, e a soffrire di insonnia è ormai uno svizzero su tre. Un problema che colpisce anche i giovani, confrontati con livelli sempre maggiori di ansia. Ma come mai si sta verificando quella che gli esperti definiscono una “riduzione del sonno globale”? Ha a che fare con quelle luci azzurre che ciascuno di noi porta in tasca, e che può accendere non appena viene colto da un risveglio notturno? O con lo spirito performativo della nostra società? E soprattutto: cosa si può fare davvero per curare un disturbo del sonno? Diario personale - semiserio ma mai serioso - di due giornaliste che si sono messe alla prova. Con Anna Castelnovo, capoclinica in medicina del sonno all'EOC, e con Mauro Manconi, viceprimario del servizio di medicina del sonno dell'Istituto di Neuroscienze cliniche della Svizzera italiana.Prima emissione 15 aprile 2025
“L'origine delle specie” ha rivoluzionato il mondo della biologia, e il modo di studiare e di avvicinarsi alla scienza. Ma il saggio, pubblicato nel 1859, ha conosciuto una gestazione lunghissima, a causa della riluttanza dell'autore nel mettere le sue ricerche nero su bianco. E quando lo ha fatto, il suo lavoro è inizialmente passato inosservato. Il divulgatore scientifico David Quammen ripropone il suo fortunato “L'evoluzionista riluttante”, ritratto privato di Charles Darwin e la nascita della teoria dell'evoluzione, a vent'anni dalla prima pubblicazione (Raffaello Cortina editore). Una nuova traduzione e la prefazione del Prof. Telmo Pievani, per comprendere come quella figura, che ha riscritto la storia del mondo naturale che ci circonda, sia ancora oggi largamente incompresa. Non si può collocare Darwin al di fuori del suo tempo e della realtà vicino a lui. E' necessario comprendere dubbi, incertezze, ritrosie del naturalista ed esploratore britannico per posizionare davvero il suo pensiero nella giusta prospettiva.
® Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.Prima emissione: 8 maggio 2025
L'economia etica è un approccio che rimette al centro la persona, la giustizia sociale e il bene comune. Un'economia che si interroga sul senso delle scelte economiche, sull'impatto delle nostre azioni e sull'uso responsabile delle risorse e del denaro. E non è solo una questione morale, ma una necessità concreta, perché un'economia che mira solo al profitto finisce per intaccare le basi della convivenza e della fiducia nelle istituzioni. Lina Simoneschi Finocchiaro affronta il tema con tre ospiti - molto qualificati in materia - che da prospettive diverse stanno contribuendo a ripensare il modo in cui viviamo, lavoriamo e investiamo i nostri soldi. Luigino Bruni, professore ordinario di economia politica alla LUMSA di Roma. Storico del pensiero economico, si interessa di etica, studi biblici e letteratura. Ha scritto molti libri, tradotti in diverse lingue, tra cui segnalo almeno Capitalismo meridiano (2022), La fedeltà e il riscatto (2023), Economia vegetale (2024). Andrea Baranes, presidente della Fondazione Finanza portavoce della Banca Etica. É uno dei volti più autorevoli della finanza etica in Italia. Si occupa di divulgazione su temi legati al potere finanziario, alla trasparenza e alla responsabilità sociale. Barbara Antonioli Mantegazzini, responsabile del centro Competenze: lavoro welfare e società e professoressa ordinaria di economia pubblica e politiche di sostenibilità alla SUPSI.
È diventata famosa nel mondo per aver affermato di avere utilizzato in minima parte (5%) l'intelligenza artificiale per scrivere il romanzo “Tokyo Sympathy tower” che ha vinto uno dei più prestigiosi premi letterari giapponesi.L'affermazione di Rie Qudan ha suscitato un dibattito acceso, ai quattro angoli del pianeta. Ma è stato sufficiente leggere il romanzo (in italiano pubblicato dalla casa editrice l'ippocampo edizioni) per comprendere che l'utilizzo di Chat GPT era funzionale al racconto. Rie Qudan spiega a LASER rischi e opportunità legati all'utilizzo dell'intelligenza artificiale, apre le porte della sua torre-carcere, nella quale chi entra può essere spinto a manifestare il desiderio di non uscire più, ci invita a confrontarci con conformismo e assuefazione da IA, che porta a non pensare più, a non ragionare. E come letteratura e libri possono fare la differenza
® Il corpo umano è al centro del dibattito pubblico, eppure continua a essere bisognoso di un genere di attenzione che spesso non arriva. Dare vita al corpo, rifiutando di cancellare la sua complessità, soprattutto in un momento in cui il corpo sparisce dietro gli schermi. Nella sua pratica clinica, Vittorio Lingiardi, psicologo, psicoterapeuta e professore di psicologia dinamica ha visto e ascoltato tanti corpi, ora sceglie di raccontarli, legando insieme le considerazioni della scienza, le immagini dell'arte e le parole della letteratura. Questa conversazione con Vittorio Lingiardi nasce dal suo libro Corpo, umano, da poco uscito per Einaudi e già Premio Bagutta 2025. Prima emissione: 10 febbraio 2025
Buon compleanno Thomas Mann! Oggi 150 anni fa a Lubecca, sotto una buona stella, cosi almeno ne era convinto, nasceva il Premio Nobel per la letteratura, il tedesco più rispettabile del tempo, il mago, come lo chiamavano in famiglia, che dal suo cilindro, dai Buddenbrook alla Montagna magica al Doktor Faustus ci ha regalato delizie e gemme letterarie di rara bellezza. Ma qual era il segreto della sua scrittura? E quella vita cosi impeccabile, cosi borghese, cosa nascondeva?Lo scopriamo grazie a due grandi nomi del panorama letterario europeo e sono Colm Toibin, tra i maggiori scrittori irlandesi contemporanei, autore del romanzo Il mago (Einaudi) e Tilmann Lahme, germanista e storico tedesco che da anni studia da vicino la famiglia Mann e pochi giorni fa ha pubblicato un'ampia biografia (Thomas Mann: Ein Leben, dtv) che ne ripercorre la vita grazie a testi e lettere fin ora inediti come quello di una giovanissima Susan Sontag che incontra Thomas Mann e scrive le sue impressioni. Un testo che viene stampato in prima assoluta in questo volume. Questo Laser conclude la settimana di Rete Due dedicata a Thomas Mann grazie al dossier che ogni giorno - attraverso una voce autorevole - ne ha raccontato la vita e le opere. Oggi sarà la volta di Anna Ruchat che approfondirà il Thomas Mann politico a partire dalla sua presa di posizione contro il regime nazista nel 1936 con una letttera pubblicata sulla “Neue Zürcher Zeitung”.undefined
®Giuliana Mieli è psicoterapeuta, ed è una delle voci più autorevoli nel campo dell'educazione ai bisogni affettivi fondamentali dell'essere umano. Ha lavorato a lungo come consulente in reparti ospedalieri di ostetricia dedicandosi alla formazione del personale sanitario. Perché, su questo la scienza non ha dubbi, è proprio in quei bisogni meno calcolabili e misurabili che si nasconde il segreto per la sopravvivenza della specie umana. Suo è il saggio Il bambino non è un elettrodomestico, pubblicato ben prima dell'avvento dei social nelle nostre vite. Eppure i genitori del nuovo millennio sembrano sempre di più in cerca di un “manuale delle istruzioni” che consenta loro di relazionarsi con i propri figli. Da dove viene questa ricerca del trucchetto facile e applicabile a tutti, che consenta di evitare i capricci o di far addormentare i neonati? Non avremo davvero iniziato a guardare i nostri bambini come se fossero degli elettrodomestici?Prima emissione: 10 marzo 2025
In concomitanza con l'uscita in italiano del suo ultimo libro, intitolato Un giorno tutti diranno di essere stati contro, ecco un'intensa intervista allo scrittore e giornalista egiziano-statunitense Omar El Akkad. El Akkad riflette sul collasso morale dell'Occidente, incapace di chiamare “genocidio” ciò che sta avvenendo a Gaza per timore delle conseguenze politiche e personali. Denuncia l'ipocrisia di leader e istituzioni che, pur vedendo l'orrore, scelgono il silenzio. L'autore parla da una posizione disillusa e profonda, maturata da reporter in Afghanistan, a Guantanamo, durante la prima guerra del Golfo e durante le sollevazioni arabe popolari del 2010-2011. Figlio del colonialismo, cresciuto tra culture diverse, El Akkad incarna il trauma dell'esilio e la frattura identitaria, oggi aggravata dal massacro in Palestina, che considera il punto di rottura definitivo. Il suo libro è un atto di coscienza, più che un tentativo di persuasione, nato da una crisi personale e morale che lo ha spinto a non voltarsi più dall'altra parte.undefined
Il 16 settembre 2024 un gruppo di 8 studenti e studentesse delle scuole superiori, anziché presentarsi all'ingresso delle loro rispettive scuole, si sono caricati lo zaino sulle spalle ed hanno cominciato a camminare. Assieme a tre professori-guide e ad altri che si sono aggiunti per alcuni periodi, hanno attraversato l'Italia dal Mediterraneo alle Alpi. A fare da aula i boschi, i sentieri, i borghi dove un'umanità variegata li ha accolti ed ospitati. Si tratta di Strade Maestre, un progetto educativo mai realizzato prima in Italia, e forse anche nel mondo, che si propone di fare scuola in maniera alternativa, attingendo al territorio e alle relazioni. Lungo il percorso l'insegnamento e l'apprendimento sono avvenuti in maniera formale e informale, unendo la teoria e la pratica, lo studio e il confronto. Si è parlato di geologia sui pendii dell'Etna e ai Campi Flegrei, di chimica e biologia lungo un sentiero o in uno stabilimento industriale, di italiano all'interno della casa di Dante, di storia sulla Linea Gotica. Laser di oggi racconta un pezzo di strada fatto insieme, raccogliendo le motivazioni, i desideri, le gioie e le fatiche e scoprendo il potenziale incredibile di una scuola in cammino.
Ogni anno migliaia di giovani etiopi, somali ed eritrei affrontano la “Eastern Migration Route”, una delle rotte migratorie più battute e meno raccontate del mondo. Dal cuore dell'Etiopia fino alle coste del Golfo di Aden, passando per Somaliland e Puntland, inseguono il miraggio dell'Arabia Saudita, meta finale di un viaggio pieno di sofferenze, inganni e pericoli.Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione, IOM, almeno 96.670 persone sono passate dal Corno d'Africa allo Yemen nel corso del 2023, circa un terzo in più rispetto al 2022. Circa il 95% di questi migranti proveniva dall'Etiopia.In questo reportage realizzato sul campo, ascoltiamo le voci dei migranti, dei familiari rimasti a casa, degli attivisti e degli operatori umanitari. Cerchiamo di capire quali sono le ragioni che spingono tutti questi giovani a partire e come i trafficanti sfruttano il fenomeno. Un viaggio segnato da illusioni, sofferenze, abusi e dalle celle sovraffollate delle prigioni saudite dove molti finiscono per poi essere rimpatriati.
Trentanove persone persero la vita allo stadio Heysel di Bruxelles, prima della finale di coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool.Quarant'anni fa, il momento più tragico della storia del calcio cambiò per sempre la nostra percezione e la passione per quella disciplina sportiva. L'evento segnò centinaia di famiglie in tutta Europa (i feriti furono oltre seicento), i giocatori in campo, gli spettatori davanti alla televisione, i giornalisti presenti allo stadio, chiamati a raccontare una vicenda che ancora oggi lascia increduli e impotenti.undefinedEsiste un “prima” e un “dopo” Heysel. Lo sport ha provato a rimuovere quella vicenda (il sito della UEFA dedicato alla Champions' League non riporta nulla di quel match se non il tabellino con giocatori, marcatori e ammoniti, perfino lo stadio viene chiamato con il nome assegnato in seguito, ovvero “Re Baldovino”), l'arte e la letteratura invece non hanno dimenticato, e ancora oggi si interrogano sulle conseguenze di quell'evento. Per la nostra società civile, per la storia e per tutti noi.undefinedCon Massimo Raffaeli, saggista, critico letterario traduttore del lavoro “Le gradinate dell'Heysel” del saggista e critico belga Pol Vandromme. Alberto Cerruti, decano dei giornalisti sportivi e commentatore del Corriere del Ticino, e il contributo delle Teche RSI, con interviste al calciatore Paolo Rossi, al regista Tullio Emilio Giordana e a Gabriele Albertini, commentatore televisivo della RSI presente alla partita. Tenemmo la Coppa, il sangue era nostroundefined
In ogni epoca umana ci sono mestieri che nascono e mestieri che muoiono. La trasformazione del tessuto sociale porta inevitabilmente con sé una continua trasformazione del tessuto economico. Oggi ci sembrerebbe strano avere a che fare con una fiammiferaia come quella della favola, ad esempio. O con un acquaiolo: colui che vendeva acqua da bere agli angoli delle strade. Allo stesso modo una persona del 19mo secolo non avrebbe saputo che pesci pigliare, se si fosse trovata davanti a un informatico, o a un tiktoker. Ma c'è una piccola categoria di mestieri, spesso antichi, che sebbene non rivestano più un'importanza economica, hanno resistito al cambiamento dei tempi. Sono quei mestieri che ci riconnettono con le nostre radici. Spesso mestieri artigiani, o contadini, che raccontano una storia; una sapienza nascosta tra le rughe delle mani. Mestieri che vengono riscoperti, che perdono il loro carattere di necessità per diventare hobby, passioni, se non addirittura forme di meditazione. Uno di questi è il cestaio, che negli ultimi anni sta vivendo un aumento di popolarità grazie anche ai tanti corsi che si tengono in ogni forma, per poterne imparare le basi. Il protagonista del nostro Laser di oggi ha imparato così. Marco Pagani lo ha incontrato.
L'Occidente ignora la Storia, Putin è pronto a tutto“Perché i russi non si ribellano?” È una domanda che si è sentita spesso fin dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Ma è davvero possibile parlare di una responsabilità collettiva — in questo caso della società russa — di fronte alla guerra in Ucraina e al regime autoritario di Vladimir Putin? Oppure, come accade nel diritto penale, esiste solo una responsabilità individuale? E quanto costa essere liberi in un regime autoritario come quello russo? È questo il tema della puntata di Laser, che parte dalle testimonianze raccolte a Ginevra, a margine dell'ultimo Summit for Human Rights and Democracy, di due tra i maggiori dissidenti russi: Vladimir Kara-Murza e Garri Kasparov. Vladimir Kara-Murza è stato liberato nell'agosto 2024 nell'ambito di uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia. Era detenuto in isolamento in una colonia penale siberiana, dove stava scontando una condanna a 25 anni per aver criticato il Cremlino e la guerra in Ucraina. Garri Kasparov, uno dei più grandi scacchisti della storia e tra i più noti oppositori di Putin, vive in esilio dal 2013. Secondo Kara-Murza e sua moglie, Evgenia Kara-Murza, attivista per i diritti umani, nonostante la repressione e la propaganda, una parte consistente della società russa condanna la guerra e non si riconosce nel regime. Per Garri Kasparov, invece, la responsabilità della guerra in Ucraina non può ricadere solo su Putin, perché milioni di cittadini contribuiscono, in vari modi, al funzionamento della macchina bellica.Una riflessione sulla società russa di oggi, alla luce della storia, è offerta in questa puntata anche da Giovanni Savino, storico specialista di Russia e Europa orientale, docente all'Università Federico II di Napoli, e Maria Chiara Franceschelli, ricercatrice della Scuola Normale Superiore di Pisa, esperta di società civile e movimenti sociali nella Russia contemporanea.undefined
La famiglia dei compositori Strauss – Johann Strauss padre, Johann Strauss figlio, Josef e Eduard – ha dominato l'Ottocento viennese ed è riuscita poi a conquistare il mondo, grazie anche al Concerto di Capodanno, che dal Musikverein di Vienna ogni primo gennaio raggiunge milioni di appassionati.Soprattutto Johann Strauss figlio ci ha lasciato centinaia di opere di successo, prime fra tutte il valzer Sul bel Danubio blu e l'operetta Il Pipistrello. Ma chi era quel figlio d'arte, nato nel 1825 e morto nel 1899? E com'era la Vienna del suo tempo? Come fu che il valzer diventò uno dei balli più amati? E quali sono gli ingredienti alla base della sua fama, che già ai suoi tempi era internazionale?Nell'anno del bicentenario della nascita di Johann Strauss figlio, che a Vienna vede un gran numero di eventi a lui dedicati, Flavia Foradini si è messa sulle sue tracce. Con l'aiuto del musicologo Thomas Aigner, della storica Lisa Noggler-Gürtler e della divulgatrice Clara Kaufmann delinea lo sfondo storico della capitale asburgica nel diciannovesimo secolo, da cui emerse il fenomeno Strauss, e disegna un ritratto di un artista che seppe essere un'icona della musica viennese e una vera e propria popstar ante litteram.undefined
La famiglia dei compositori Strauss – Johann Strauss padre, Johann Strauss figlio, Josef e Eduard – ha dominato l'Ottocento viennese ed è riuscita poi a conquistare il mondo, grazie anche al Concerto di Capodanno, che dal Musikverein di Vienna ogni primo gennaio raggiunge milioni di appassionati.Soprattutto Johann Strauss figlio ci ha lasciato centinaia di opere di successo, prime fra tutte il valzer Sul bel Danubio blu e l'operetta Il Pipistrello. Ma chi era quel figlio d'arte, nato nel 1825 e morto nel 1899? E com'era la Vienna del suo tempo? Come fu che il valzer diventò uno dei balli più amati? E quali sono gli ingredienti alla base della sua fama, che già ai suoi tempi era internazionale?Nell'anno del bicentenario della nascita di Johann Strauss figlio, che a Vienna vede un gran numero di eventi a lui dedicati, Flavia Foradini si è messa sulle sue tracce. Con l'aiuto del musicologo Thomas Aigner, della storica Lisa Noggler-Gürtler e della divulgatrice Clara Kaufmann delinea lo sfondo storico della capitale asburgica nel diciannovesimo secolo, da cui emerse il fenomeno Strauss, e disegna un ritratto di un artista che seppe essere un'icona della musica viennese e una vera e propria popstar ante litteram.undefined
Astrid Lindgren la inventò un po' per caso, per svagare la figlioletta costretta a letto da una polmonite. E da quando, ottant'anni fa esatti, fece la sua comparsa sulle pagine di un libro, Pippi Calzelunghe non ha mai smesso di trascinare con la propria forza e la propria voce lettori di tutte le età. Ma che cosa succede, oggi, provando a leggere a cinque bambine di prima elementare le avventure fatte di scimmiette con la giacca e cavalli in giardino, di valigie piene di monete e bugie rivendicate con fierezza? Un modo per chiedersi che cosa cerchiamo nelle storie, che cosa ci faccia crescere nelle letture, che tipo di gesto sia, oggi, quello di aprire un libro. Alla vigilia della giornata per la lettura ad alta voce, che torna domani, 21 maggio, ad animare biblioteche, scuole, librerie, musei e luoghi privati in tutta la Svizzera, Rachele Bianchi Porro ne ha parlato con Maria Polita, studiosa e divulgatrice di letteratura per l'infanzia, ideatrice del sito Scaffale Basso.
Questo documentario interroga la questione della migrazione attraverso la lente della salute mentale, restituendo un racconto polifonico fatto di voci professionali e testimonianze dirette.Con l'etnologopedista Francine Rosenbaum, esploriamo del linguaggio della lingua materna, mentre la psicoterapeuta Elia Carenzio Sala – laureata in etnopsichiatria che anche lei ha lavorato per oltre trent'anni nelle strutture pubbliche del Canton Ticino – riflette sulle sfide dell'accoglienza terapeutica in contesti multiculturali.Ad affiancarle, le parole di don Giusto, parroco di Rebbio a Como che collabora con le associazioni del Ticino che da assistenza a persone migranti tutti i giorni. Un viaggio tra psiche e confini, per ascoltare ciò che spesso rimane inascoltato.
«La vulcanologia non è fisica, non è matematica. Non può fare previsioni» è quanto ammette uno degli scienziati intervistati, il giorno dopo l'ennesimo sciame sismico che ha scosso i Campi Flegrei, tutta Napoli e il suo golfo. Un paradiso dove emergono meraviglie come Capri, Ischia e Procida, ma che sovrasta una grande conca ribollente che, oltre a generare terremoti continui, potrebbe dare vita ad un altro Vesuvio con altre Pompei e Ercolano. Con conseguenze ancora più catastrofiche sulle persone e le sue case, concentrate cento volte di più di quanto fosse duemila anni fa. Insomma, un paradiso che può trasformarsi in inferno.
In America sono state decrittate le carte relative all'assassinio di Kennedy. I segreti si costruiscono e si mantengono. Ma non durano per sempre. Qual è il posto del segreto nella società contemporanea? Quali sono le responsabilità di chi custodisce i segreti? Intorno ai segreti si creano alleanze e gruppi sociali, si definiscono pratiche di esclusione e inclusione.Ma il segreto riguarda anche le persone comuni. Non solo le spie e le organizzazioni mafiose e criminali, ma anche le famiglie, gli amanti clandestini, i pettegolezzi mobilitano il segreto. Nell'era digitale la caccia ai segreti costituisce una delle pratiche più diffuse e la dietrologia ritiene che proprio sul segreto si costituiscano le società. In più oggi conta sempre meno la verità e il segreto può risultare a sua volta una costruzione, una pratica diffamatoria, un modo per distruggere una carriera o un'identità.Nel corso della trasmissione il segreto verrà affrontato da più punti di vista: la storia della cultura, la tecnologia, la psicologia e la pedagogia.
L'audio documentario si interessa alla relazione e alle divergenze tra collezione, archivio e memoria. Si è scelto di trattare il tema dell'archiviazione e della memoria sotto una lente in particolare: quella sportiva. Si è osservato dunque sia il rapporto che ciascuno intesse con le proprie tracce intime, biografiche, ereditate in sorte, sia con la medesima operazione febbrile di chi ama vertiginosamente archiviare e collezionare. Partendo da una storia personale, si è scelto di esplorare la testimonianza concreta di diverse voci, osservando come biografie connesse siano in grado di mescolarsi e di proseguire - apparentemente - la medesima storia. Si è voluto raggiungere la storia di Giuseppe Panini, fondatore della casa editrice e del mitico album di figurine, di cui ricorrono peraltro quest'anno i 100 anni dalla nascita, attraverso la voce del figlio Antonio; la testimonianza di Paolo Gandolfi, che dispone di una collezione mastodontica e al tempo stesso amatoriale nell'ambito delle cartoline e delle fotografie sportive; la storia di Anna e del suo diario su Gilles Villeneuve, depositato all'Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano, che racconta come la memoria sportiva si muova spontaneamente dall'infanzia all'età adulta; la voce esperta del giornalista e documentarista Renato Rinaldi sul rapporto tra archivio, eredità e memoria; la voce di Anna Stefi, psicanalista, vicedirettrice della rivista online Doppiozero e insegnante, acuta osservatrice della passione del collezionismo da un punto di vista psicanalitico, storico e culturale.
La città di Lugano ha deciso di intitolare una via ai poeti e patrioti lettoni Rainis e Aspasija, che hanno soggiornato per circa quindici anni a Castagnola.Fuggiti nel 1905 dalla loro terra d'origine, la Lettonia, dove avevano sostenuto i movimenti indipendentisti contro la dittatura zarista, repressi nel sangue, Rainis e Aspasija raggiunsero la Svizzera per recarsi in Italia, ma giunti a Lugano si innamorarono del luogo e si stabilirono a Castagnola. Tutte le opere principali sono state scritte nella Svizzera italiana, e divennero rapidamente il punto di riferimento dell'identità culturale e dei programmi di democrazia e libertà del Paese baltico. Due giorni fa la città di Lugano, a Castagnola, ha dedicato una strada ai due poeti e patrioti lettoni, contemporaneamente all'intitolazione di una via a Castagnola nella città di Julmala, dove Rainis e Aspasija vissero una volta rientrati in patria nel 1920.Con il Consigliere federale Ignazio Cassis, la ministra della cultura della Lettonia Agnese Lāce, lo storico Antonio Gili, l'artista Liga Liedskalnina, il vicesindaco di Lugano Roberto Badaracco, il direttore della divisione cultura della città di Lugano Luigi Di Corato e Vita Začesta, presidente dell'Associazione dei Lettoni d'Italia e Svizzera.
Anche se ha subito un inevitabile contraccolpo economico e diplomatico dalla guerra a Gaza e dalla crisi in Siria, la Giordania resta un'isola di stabilità in un Medio Oriente turbolento. Legata a Israele da un trattato di pace sottoscritto nel 1994, ha oltre il 60 percento di cittadini di origine palestinese su una popolazione di undici milioni di persone, gran parte delle quali stanno vivendo in prima persona il massacro in corso a Gaza. Nell'ultimo anno e mezzo la monarchia hashemita guidata da re Abdallah II di Giordania si è mossa in una situazione molto difficile, da un lato condannando Israele e facilitando l'accesso agli aiuti a Gaza, dall'altro ha lasciato però intatti i rapporti con Tel Aviv e Washington fondati su accordi politico-militari di lunga data.Alla fine di gennaio Amman ha sottoscritto anche un nuovo partenariato strategico con l'Unione Europea, un accordo che conferma, una volta di più, che il Paese sulla sponda orientale del fiume Giordano è il partner più affidabile di Bruxelles in Medio Oriente. In questo reportage che ci ha portati dalla capitale Amman all'entità economica autonoma di Aqaba, affacciata sul Mar Rosso, abbiamo cercato di comprendere come ha fatto la Giordania a mantenere una stabilità invidiabile e una buona condizione economica interna considerando che confina con aree di grande crisi come la Siria, il Libano, l'Iraq e la Palestina.
Tra poche ore i cardinali entreranno in conclave per eleggere il nuovo papa. Dei 133 aventi diritto, solo 53 sono europei. 23 provengono dall'Asia, 18 dall'Africa, 16 dall'America del Nord.Il “peso” di questi continenti diventa sempre più marcato, e il pontefice precedente, Francesco, aveva intuito la forza delle realtà emergenti, il ruolo che possono giocare nel presente e nel futuro della Chiesa cattolica. Perché guardare verso il Sud del mondo può davvero aiutare il Nord a ritrovare la “fede perduta” in Europa. Gli edifici religiosi si svuotano, i seminari sono quasi deserti, si assiste ad un curioso mix di neo paganesimo, disinteresse, rassegnazione, quando si parla di Chiesa. Il nuovo pontefice avrà anche il compito di comprendere lo sviluppo delle nuove forme di comunicazione religiosa e imparare dai continenti storicamente lontani da Roma come portare avanti fede, tradizione, identità e storia della Chiesa.Con Gerolamo Fazzini, saggista, consulente di direzione del settimanale “Credere” e coautore con il fratello Antonio della biografia del cardinale filippino Luis Antonio Tagle, Padre Giuseppe Cavallini, direttore di “Nigrizia” e il Prof. Vincenzo Pace, docente di sociologia delle religioni all'Università di Padova.
L'UNESCO lo ha definito uno tra i dieci Festival più importanti al mondo, anche e soprattutto per la sua capacità di promuovere la pace. Dal 1994 infatti, in un pianeta costellato da muri, frontiere e barriere, il Festival di Musica Sacra dal Mondo di Fès, in Marocco, resta un luogo magico dove l'incrocio di culture fluisce naturalmente. L'edizione di quest'anno, la 28esima, che si terrà dal 16 al 24 maggio, è ispirata al tema del “Rinascimento”. Sono attesi più di 200 artisti provenienti da 15 Paesi. “Da oriente a occidente, alla ricerca dello spirito andaluso” era invece il tema del Festival del 2024. Sul palco e ai nostri microfoni si sono esibiti maestri e allievi della Schola Cantorum di Basilea e i musicisti della musica tradizionale galiziana. Ma anche i corni delle Alpi del gruppo svizzero tedesco Treibhorn insieme alla virtuosa dello yodel, Franziska Wigger. Un paesaggio musicale sorprendente a cui si sono aggiunti i suoni del maestro del flamenco, Vicente Amigo, insieme alla diva della musica amazigh, Cherifa Kersit. Ad ogni primavera, Fès si rinnova e diventa una caleidoscopica città-mondo, dove la musica apre nuove suggestive strade.
Sempre più il dibattito intorno all'intelligenza artificiale si polarizza tra entusiasti e pessimisti, adepti e catastrofisti; un dibattito in cui intervengono fisici, matematici, informatici, ma anche sociologi e filosofi. La rivoluzione innescata dalle nuove tecnologie ha un impatto sull'organizzazione del lavoro e sulla democrazia ma investe anche una facoltà propriamente umana: il pensiero. L'ideologia dei BigData sta riducendo la vita collettiva e individuale a un flusso continuo di numeri e dati che dovrebbero dare conto del reale. Ma affidarsi alle megamacchine che cosa implica per la nostra libertà cognitiva? Quello che viene definito il capitalismo di piattaforma e della sorveglianza è una prospettiva inevitabile, o si può modificare il corso del progresso tecnologico? A che cosa stiamo rinunciando quando ci affidiamo all'efficienza dell'intelligenza artificiale? Sono interrogativi che abbiamo posto a un sociologo che da anni si occupa di tecnologia e di capitalismo e dei loro impatti su società e individuo, a una giurista esperta di tecnologia, diritti umani e democrazia, a un ricercatore di filosofia che riflette sul potere degli algoritmi nell'attuale società del controllo partendo dal pensiero di Michel Foucault.
È stato il papa degli ultimi, davanti alla sua tomba, a Santa Maria Maggiore a Roma, le code dei fedeli per rendergli omaggio sono chilometriche. Il pontefice deceduto il 21 aprile ha segnato il cuore di moltissimi fedeli e non praticanti, ha centrato in pieno con il linguaggio semplice ed efficace, ha affrontato temi difficili da declinare nei corridoi dei palazzi vaticani, tanto da essere addirittura etichettato come “papa comunista”, e, sia da cardinale in Argentina sia da Papa a Roma, ha sempre mantenuto un forte impegno politico.Cosa resterà del percorso unico e inedito per la Chiesa cattolica (fin dal nome scelto una volta eletto) di Papa Francesco? Numerosi cardinali, in questi giorni, si sono spinti a fare presente che Bergoglio ha superato il punto di non ritorno, che la Chiesa non sarà più la stessa dopo il suo mandato, che l'eredità di Francesco durerà a lungo. Ma i papi cercano sempre di imporre una propria strada, di disegnare nuove rotte navigabili nel mare della Cristianità, non di copiare i predecessori. Con l'On. Rosy Bindi, azione cattolica e partito democratico, Il Prof. Loris Zanatta, autore di Bergoglio una biografia politica (Laterza) e il decano della facoltà di comunicazione, cultura e società dell'USI, Prof. Matthew Hibberd.undefined
Siamo discendenti di ibridazioni tra specie umane differenti, figli di immigrazioni e spostamenti di popolazioni, nipoti di comunità sopravvissute a cambiamenti climatici e atroci sfide con la natura ed altri animali.Se oggi siamo quello che siamo, lo dobbiamo ad una serie di casualità, colpi di fortuna, vittorie su esemplari della megafauna dovute a intelligenza, solidarietà, attitudine alla comunicazione, eccetera.Solo 40 mila anni fa le specie umane differenti presenti sul pianeta erano almeno cinque e in numerose occasioni abbiamo rischiato l'estinzione. Perché siamo rimasti, allora, l'unica specie umana sul pianeta? Due tra i migliori scrittori di scienza italiani, un evoluzionista e un medico, ci illustrano le scoperte degli ultimi anni, gli enormi progressi sulla nostra storia, le conseguenze delle nostre azioni passate e presenti e perché siamo di nuovo, drammaticamente a rischio estinzione.
«Quel che accadde realmente quel primo pomeriggio del 29 aprile 1925 forse lo sanno solo i boschi di betulle che attorniano la Picheta, piccolo monte poco sotto Gola di Lago in Capriasca. In realtà questa storia è stata dimenticata. In pochi possiedono ancora qualche frammento. E nonostante l'ordine che ho cercato di fare, ognuno ha il suo sguardo. È come se una volta finita l'esplosione, che ha portato titoli in prima pagina e scandalo, tutto sia stato volutamente chiuso a chiave in un cassetto. E la chiave ormai non si sa più dov'è finita. A me non interessa la verità, voglio solo capire cosa sia accaduto e come dopo cento anni la memoria sopravviva e identifichi, o abbia identificato, un pezzo di territorio. I fatti? Scrive la Gazzetta ticinese il 30 aprile 1925».«Oggi alle 14 un drammaticissimo fatto metteva a soqquadro la vita della tranquilla Capriasca. Certo Deluigi Bernardo, con un colpo di rivoltella alla testa, freddava il notissimo conduttore d'Alpe Rovelli Pietro di Lelgio, soprannominato Pinin, suo zio.»L'oggi era il giorno precedente. Il 29 aprile. Già da subito in questa storia iniziano a crearsi incongruenze tra la realtà dei fatti e la loro narrazione.Musiche di Andrea Manzoni.
Erik Davis è uno dei lettori più acuti della cultura americana contemporanea. Giornalista, scrittore e storico delle religioni, Davis studia da quarant'anni i fenomeni più bizzarri sorti negli Stati Uniti dal secondo dopoguerra a oggi: dall'uso intensivo di psichedelici negli anni Sessanta alla nascita di nuove forme di spiritualità, dai rapimenti alieni al sorgere di comunità virtuali. La cultura pop, per Davis, è una piattaforma da cui osservare le correnti alternative che invadono il canone dominante – uno spazio dove il pensiero mistico e magico si intreccia a quello tecnico e razionale. La tecnologia, per Davis, è il più importante mezzo di espressione di queste spinte contrastanti ma compresenti. Dagli Stati Uniti di Donald Trump, in cui il discorso politico è sempre più irrazionale, Erik Davis ci guida attraverso il labirinto della contemporaneità. In un mondo in cui internet ci permette di fare praticamente qualsiasi cosa e l'intelligenza artificiale neuronale è ormai un dato di fatto, Davis cerca di rispondere a una domanda: cosa vuol dire essere umani oggi? Ne parliamo con Erik Davis ad Ascona, dove è ospite degli Eventi letterari Monte Verità, quest'anno a tema “Psicogeografie” in occasione del 150° anniversario della nascita di Carl Gustav Jung. L'ha incontrato per Rete Due Laura Piccina.
Quest'anno ricorrono i cento anni dalla nascita di Gino Terreni (Tartagliana di Empoli 1925 – Empoli 2015). È stato uno dei più significativi rappresentanti della corrente espressionista del secondo Novecento. Pittore, scultore, xilografo, docente, uomo della Resistenza col nome di battaglia di “Ricciolo”, la guerra lo portò a toccare con mano i veri orrori e la crudeltà dei conflitti, a prescindere da qualsiasi credo politico, ma soprattutto ne comprese l'inutilità. Fu per questo un convinto uomo di pace, impegnato nella trasmissione della Memoria, soprattutto ai giovani. Le sue opere si caratterizzano per la loro dolorosa intensità di sentimenti umani, religiosi, mistici, che rendono il suo espressionismo veramente originale rispetto alle correnti nordiche, elevandolo fino alle soglie di una valenza europea. Forte fu il rapporto emotivo con la campagna toscana e con quel mondo millenario che stava scomparendo per l'abbandono dei campi. Amato, studiato, rivisitato in quasi ottanta anni di attività artistica, ha lasciato una traccia indelebile soprattutto attraverso moltissime opere pubbliche, nelle piazze, nelle chiese e nei musei. Con: Leonardo e Sabrina Terreni, Cristina Acidini Presidente Accademia arti e disegno di Firenze, e gli storici Gabriella Gentilini, Marco Gamannossi, e Luigi Viti pittore ex allievo di Gino Terreni.
Serhij Žadan è molto più di una voce letteraria di spicco in Ucraina e sulla scena internazionale. Dalle sue radici nell'Ucraina orientale, ci offre uno sguardo crudo e autentico su realtà spesso trascurate, diventando un vero e proprio cronista del suo tempo. Ma Žadan è anche una figura molto attiva nella società civile ucraina: sin dal 2014 è stato in prima linea nel fornire aiuti umanitari nelle zone colpite dal conflitto scatenato dai russi in Donbass. La sua importanza culturale e il suo impegno civile sono stati riconosciuti con numerosi premi. E oggi, in un momento cruciale per il suo paese, Žadan ha scelto di arruolarsi nella Guardia Nazionale ucraina, unendosi alla brigata “Khartia” per difendere la sua patria.
La preparazione artigianale del sapone è una tradizione di lunga data in Sierra Leone. Ad inizio anni Novanta viene abbandonata la vecchia ricetta che prevedeva l'utilizzo di ingredienti naturali in favore dell'utilizzo della soda caustica. Nasce in quel momento l'Africana Soap che allo stato liquido si presenta trasparente come l'acqua e in quello solido, sotto forma di polvere bianca, esattamente uguale a zucchero e sale. La possibilità di essere confuso è un rischio concreto che progressivamente diviene una vera e propria piaga sociale. Ad oggi, sono migliaia le persone che ingerendo l'Africana Soap, non possono più alimentarsi normalmente per il resto della vita. Soprattutto i piccoli pazienti in età neonatale e infantile, che vengono chiamati “bambini soda”. Per continuare a mangiare, nel migliore dei casi sono costretti a continue dilatazioni dell'esofago per via endoscopica, nel peggiore e più frequente, possono alimentarsi unicamente con un tubo da gastrostomia che si immette direttamente nello stomaco. L'unico luogo dell'intero paese dove è possibile intervenire è l'ospedale di Emergency di Goderich, centro nazionale di riferimento sia per le ustioni all'esofago causate dall'ingestione di soda caustica che per la traumatologia. Le storie dell'Africana Soap dalla realizzazione alla vendita, dalla cura all'assistenza, dallo stigma della disabilità fino ad una geniale resilienza, sono raccontate da donne e uomini sia fuori che dentro il nosocomio presente in Sierra Leone dal 2001.
L'amore è sempre un impegno, c'è sempre qualcosa che dobbiamo perdere per andare incontro all'altroProviamo a tracciare un bilancio del pontificato di Francesco. Il Papa venuto “dalla fine del mondo”, così si era presentato dodici anni fa appena eletto, ha davvero dato una scossa ad una istituzione, quella della Chiesa cattolica, profondamente divisa e in grande difficoltà di comunicazione e immagine? In effetti il significato dell'affermazione “dalla fine del mondo” può essere compreso rovesciando la prospettiva della Chiesa. Ovvero guardando la realtà dalla parte degli ultimi, degli umili, dei dimenticati. Papa Francesco non li ha mai dimenticati, anzi li ha esaltati, dato che da sempre è uno di loro. Fino alla fine. Ogni sua affermazione, ogni suo testo ricordano quella prospettiva, comprese le encicliche. Almeno due: “Fratelli tutti” e “Laudato sì”, messaggi chiari di un impegno soprattutto politico e sociale che ha sempre caratterizzato il suo mandato, ancora prima di arrivare in Vaticano.Con l'imam della moschea di Milano e vicepresidente del Co.Re.Is (Comunità Religiosa islamica italiana) Yahya Pallavicini, l'Alto Commissario ONU per i rifugiati Filippo Grandi e il direttore della rivista argentina di ispirazione cattolica Criterio José Maria Poirier.undefined
È tra le più affermate scrittrici francofone, vincitrice di numerosi riconoscimenti in Francia e nel resto del mondo.Scholastique Mukasonga è ruandese di origine tutsi scampata al genocidio del 1994 solo perché due anni prima era riuscita a fuggire dal suo paese e a trasferirsi in Francia. Ha deciso di scrivere per conservare una memoria fino ad allora tramandata oralmente come avviene in Ruanda e in molte zone dell'Africa. Le esperienze vissute non dovevano in nessun modo perdersi, non potevano essere affidate solo al ricordo, destinato inevitabilmente a svanire con il tempo. Ma come raccontare ciò che era successo a lei e a centinaia di migliaia di persone della sua etnia, come provare a riconciliarsi con se stessi grazie ad un foglio e a una penna, muti e in grado di raccogliere le confidenze, le sofferenze, i pensieri. Ecco allora la scrittura. Per evitare che il suo popolo e altre realtà nel mondo non commettano gli stessi errori, non vivano ciò che la comunità tutsi ha vissuto solo trent'anni fa.I lavori di Scholastique Mukasonga sono pubblicati in italiano dalla casa editrice Utopia e in francese da Gallimard.
In Ticino se ne contano ben 54. Monumentali, bellissime, segni sul territorio che definiscono storia e identità. Le vie crucis sono parte integrante del paesaggio e del presente delle comunità. E nella Settimana Santa vale la pena perdersi lungo sentieri percorsi da secoli, davanti a stazioni che raccontano il Calvario di Cristo, ed anche come sia cambiato nel tempo il messaggio che quei tragitti indicano. Tra le soste obbligate, le processioni storiche di Mendrisio, patrimonio immateriale dell'umanità UNESCO e simboli potentissimo della tradizione e della vita della Svizzera italiana.
Dormiamo sempre meno e sempre peggio. Non è una semplice percezione, a indicarlo con certezza sono i dati: secondo l'indagine sulla salute in Svizzera 1997-2022, nell'arco di venticinque anni i disturbi del sonno di media entità e quelli patologici sono aumentati del 5%, e a soffrire di insonnia è ormai uno svizzero su tre. Un problema che colpisce anche i giovani, confrontati con livelli sempre maggiori di ansia. Ma come mai si sta verificando quella che gli esperti definiscono una “riduzione del sonno globale”? Ha a che fare con quelle luci azzurre che ciascuno di noi porta in tasca, e che può accendere non appena viene colto da un risveglio notturno? O con lo spirito performativo della nostra società? E soprattutto: cosa si può fare davvero per curare un disturbo del sonno? Diario personale - semiserio ma mai serioso - di due giornaliste che si sono messe alla prova. Con Anna Castelnovo, capoclinica in medicina del sonno all'EOC, e con Mauro Manconi, viceprimario del servizio di medicina del sonno dell'Istituto di Neuroscienze cliniche della Svizzera italiana.
La Svizzera è diventata negli ultimi anni una delle mete più ambite per le persone Lgbt+ in fuga dalle politiche omofobe e repressive del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Rifugiate e rifugiati inseguono il loro sogno di libertà seguendo la rotta balcanica, nascoste nel retro di un camion o marciando per giorni tra alte barriere di filo spinato, sentieri impervi nella foresta, ronde della polizia di frontiera, bande di trafficanti, abusi e respingimenti violenti. In questo audio documentario raccontano come sono arrivate in Svizzera e cosa si sono lasciate alle spalle, mentre le trame delle loro storie si intrecciano con quella di un viaggio tra Basilea, Ginevra, Delémont, Baden e tutti i luoghi dove hanno trovato rifugio e ora - tra non poche difficoltà e la paura di essere di nuovo costrette alla fuga - stanno cercando di costruirsi una nuova vita, finalmente libere di essere sé stesse.
Sono a torto chiamati “secoli oscuri”, ovvero il periodo che va dall'ottavo al 15esimo secolo. E invece per l'Africa si tratta di un periodo di storia ricchissima, come conferma il Prof. François-Xavier Fauvelle, storico, archeologo, professore di storia e archeologia dei mondi africani al Collège de France di Parigi.Simbolo di quell'epoca è un rinoceronte d'oro, rinvenuto in una tomba in Sudafrica e che anche il nome ad un saggio del professore, edito da Einaudi. Il rinoceronte è il simbolo degli scambi commerciali e delle contaminazioni tra popoli africani e asiatici, anche se lascia molte domande in sospeso. Così come i tentativi di raccontare la storia dell'impero più ricco di sempre, ritrovato nel Mali tra il XII e il XIII secolo. E si potrebbe continuare a lungo, dal Ghana alla Tanzania, dallo Zimbabwe al Congo. Insomma, la storia dell'Africa non si ferma con gli Egizi e non riprende con la colonizzazione europea e con la tratta degli schiavi. È molto di più anche se moltissimo deve ancora essere scoperto.
Lo splendore delle civiltà precolombiane e le efferatezze perpetrate dai conquistadores hanno occupato a lungo l'immaginario occidentale, ritardando una conoscenza più approfondita di quanto era accaduto nei secoli precedenti. Per fortuna le campagne di scavo condotte negli ultimi decenni stanno lentamente portando alla luce civiltà degne di rivaleggiare con la magnificenza di inca, maya e aztechi. Nel 2006 suscitò molto clamore la pubblicazione sulla rivista National Geographic di un articolo che rivelava una sensazionale scoperta compiuta nel nord del Perù. Uno studioso originario di Cusco, il professor Régulo Franco, aveva portato alla luce la tomba della Signora di Cao. Perché una scoperta che avveniva in una zona periferica del Paese e che per di più non aggiungeva una nuova tessera alla conoscenza degli Inca, in quanto si riferiva all'ignota civiltà Moche, aveva mobilitato la più famosa rivista americana di natura e di viaggi? L'archeologo peruviano Régulo Franco sarà ospite di Laser per raccontarci in prima persona come giunse a quel sensazionale ritrovamento. Ci spiegherà anche come è cambiata grazie ad esso la nostra idea dei mondi precolombiani. La Signora di Cao ha infatti rivoluzionato la comprensione del ruolo della donna nelle civiltà dell'America prima degli spagnoli, avvalorando le teorie di Maria Gimbutas e Riane Eisle sulle civiltà antiche, che ci inviano un messaggio potente e attualissimo di inclusività e parità, sfidando le idee tradizionali sul potere maschile. Ospiti della trasmissione saranno anche due donne archeologhe. Jenny Alva, che assisté Walter Alva nella scoperta del Signore di Sipàn, l'altro ritrovamento che ha segnato una tappa nelle ricerche in Perù, ha collaborato per oltre dieci anni con il Museo de América di Madrid, dedicandosi alla ricerca e alla divulgazione delle culture precolombiane. A lei si affiancherà un'altra esperta di archeologia sudamericana, Carolina Orsini, Conservatore delle Raccolte Archeologiche e Etnografiche del Museo delle Culture (Mudec) di Milano
®In questi giorni in Svizzera e nella Svizzera italiana si discute sul concetto di prescrizione giudiziaria. L'occasione è fornita da una sentenza su fatti avvenuti a Brescia, in Piazza della Loggia, 51 anni fa. Un attentato terroristico durante una manifestazione antifascista provocò la morte di otto persone, oltre cento furono i feriti.Pochi giorni fa – in prima istanza – un cittadino naturalizzato svizzero di 67 anni è stato riconosciuto come l'esecutore materiale della strage. Non può essere estradato e per la legge della Confederazione, quel reato è oramai prescritto. Laser si sofferma sul concetto di prescrizione. Non su quella giudiziaria ma su quella del dolore. Realizzato in occasione delle commemorazioni per i quarant'anni dell'attentato, si cerca di comprendere quale siano le conseguenze di un gesto dettato da motivi ideologici e le ripercussioni per i singoli individui e per l'intera comunità, nella condivisione della memoria, di una memoria inevitabilmente destinata a sfilacciarsi con il tempo.Prima emissione: 29 maggio 2014