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Guido Vetere"Intelligenze aliene"Linguaggio e vita degli automiLuca Sossella Editorewww.lucasossellaeditore.itCon la comparsa degli automi parlanti, ultima frontiera dell'intelligenza artificiale, l'umanità non si confronta solo con una nuova tecnologia, ma è chiamata a riflettere sul proprio rapporto con il linguaggio, fulcro della comprensione di sé e fondamento stesso delle sue società. Come convivere con oggetti-soggetti che esercitano, in modi nuovi e inattesi, la nostra più intima facoltà? Intelligenze aliene affronta questa domanda intrecciando l'evoluzione delle tecnologie del linguaggio col grande interrogativo sul significato che ha percorso la filosofia novecentesca e che ancora rappresenta un problema aperto.Gli automi parlanti portano una sfida radicale alle nostre concezioni di linguaggio, cultura e umanità. E invitano a esplorare con rigore e sensibilità un mondo in cui le frontiere tra umano e artificiale si ridefiniscono, interrogando la nostra capacità di convivere con queste nuove presenze.https://youtu.be/an1LXvxTfdMGuido VetereNato a Roma nel 1960, si avvicina per la prima volta alla logica e alla semiotica durante gli anni del liceo, grazie all'influenza di Franco Ruffini, professore di matematica e fisica, nonché docente di semiologia del teatro presso il DAMS di Bologna. Questo interesse per una formazione interdisciplinare continua all'Università La Sapienza, dove consegue la laurea in Filosofia del linguaggio sotto la guida di Tullio De Mauro, ma parallelamente, segue i corsi di logica matematica e informatica teorica tenuti da Corrado Böhm, lavorando a una tesi sperimentale sull'apprendimento automatico delle strutture sintattiche.Dopo la laurea entra in IBM, dove si occupa di progetti di ricerca e sviluppo nel campo dell'intelligenza artificiale e delle tecnologie linguistiche, con una particolare attenzione alla rappresentazione della conoscenza. Divenuto direttore del Centro Studi Avanzati di IBM Italia, ha l'opportunità di collaborare nuovamente con Tullio De Mauro su studi e progetti dedicati alla rappresentazione collaborativa della conoscenza linguistica.Nel 2017 lascia IBM per dedicarsi a una propria iniziativa imprenditoriale e alla docenza universitaria, continuando a coltivare la sua passione per la ricerca e l'innovazione.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Da più parti viene detto che Tullio De Mauro sarebbe stato un fiero oppositore della "grammatica". Ma sarà vero? Andiamo a rileggere insieme le Dieci tesi per l'educazione linguistica democratica (1975), ché tornare alle fonti primarie fa sempre bene. La parola della settimana è inspiration porn. - Rebus del 9 febbraio 2025 - Loredana Perla su Gazzetta del Mezzogiorno - Mirko Tavoni su Rivista Il Mulino - Lettera del Gruppo di Firenze - Stella Young, I'm not your inspiration, thank you Il link per abbonarti al Post e ascoltare la puntata per intero. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
A partire da un'intervista, alcune considerazioni aggiuntive sul termine "woke", e un commento all'approvazione della mozione Sasso contro l'"ideologia gender" nelle scuole. Per approfondire: - Tullio De Mauro, L'educazione linguistica democratica - Vanessa Roghi, Per una didattica degli errori - Guy Deutscher, Does language shape the way you think? - Kübra Gümüsay, Lingua e essere - Testo originario Mozione Sasso - Registrazione dell'audizione dell'11 giugno “Educazione affettiva - Audizione - Martina Riva, assessore sport, turismo, politiche giovanili Comune Milano - professori Lorenzo Bernini (Università Verona) e Giovanna Vingelli (Università Calabria) - Educare alle differenze ASP (Risoluzione 7-00203)” - Jennifer Guerra, La risoluzione contro il “gender nelle scuole”: così la destra vuole vietare una cosa che non esiste - Judith Butler, Chi ha paura del gender? Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Una citazione condivisa da moltissime persone sui social e non solo afferma che le giovani generazioni avrebbero un patrimonio linguistico di sole trecento parole. Ma sarà vero? Confutiamo questi dati con l'aiuto di Tullio De Mauro. Per approfondire: Umberto Galimberti, La parola ai giovani Tullio De Mauro, L'educazione linguistica democratica Tullio De Mauro, Il nuovo vocabolario di base della lingua italiana Tullio De Mauro, Analfabeti d'Italia Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Una riflessione sulle parole oscene, offensive, discriminatorie, a margine di un'uscita contestata del sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi al MAXXI di Roma. Per approfondire: - Steven Pinker, Tutti dicono fuck you - Tullio De Mauro, Le parole per ferire Amare parole è un podcast del Post condotto da Vera Gheno Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Raffaella Grisotto"Svegliatevi bambine c'è la neve"Neos Edizionihttps://neosedizioni.itAlba è una donna fuori dagli schemi, libera e contraddittoria, vive l'emancipazione femminile seguendo un suo principio di piacere e si prende quello che vuole. La raccontano le parole di una figlia che, nonostante la difficoltà, l'ha sempre amata.La storia della famiglia di Raffaella ruota tutta attorno alla madre, Alba, una donna che ha regole tutte sue. La sua frase preferita è: «Ti piace una cosa? Falla». Ha attraversato l'emancipazione femminile, è stata vittima dei pregiudizi e ha cercato di farcela da sola, determinata e ambiziosa. Ha lavorato e vissuto seguendo i suoi desideri, dalle colline intorno a Torino alla Liguria fino ai sobborghi di Londra. Ha lasciato la famiglia per seguire un nuovo amore e una profonda voglia di indipendenza. In tutte le cose che ha fatto, e anche nei rapporti con la famiglia, si è dimostrata una donna non incasellabile, in anticipo sui tempi, e ha pagato il prezzo questa libertà.La figlia Raffaella non le è simpatica: troppo silenziosa, imperscrutabile e bellissima. Il rapporto tra le due donne è feroce, ma anche tenerissimo. E sarà proprio per superare i contrasti che la figlia deciderà di ripercorrere insieme alla madre la loro storia, in dialogo con lei, in una narrazione diretta, lirica, priva di giudizi e senza morale, con punte di ironia che si alternano ai racconti più drammatici.La scrittura di questo romanzo ha occupato l'autrice per molti anni, ha affrontato numerose revisioni ma ha trovato infine una voce profonda e autentica, capace di esprimersi attraverso strutture narrative sempre intense e originali.… Scrivendo questo libro, io ogni tanto mi chiedo in cosa le sono simile e in cosa no. Il suo interno e il suo esterno sono collegati, è uno stile diretto del pensiero e della parola. Non è superficialità, nemmeno arroganza. È fiducia, una direzione sola, può far male e non è affar suo. Offende e si difende. Se vede un bambino che spaventa un cane, lei spaventa il bambino, gli dice: «Adesso lo libero, questo cane che hai spaventato» …Io a volte sono stata così, altre volte ho valutato per ore, per giorni.C'è un grappolo d'oro nella mia testa, Alex l'ha visto, me l'ha fatto vedere, ho saputo spremerne vino dorato, mi è passata la paura delle parole. A ondate però, mi ha abitato una gemella disciplinata e segreta, passeggiatrice instancabile delle possibilità, indecisa e stremata fin sulle labbra nere dell'Ade.Raffaella Grisotto, torinese, nata nel 1969, si è laureata con Carlo Ossola con una tesi sulla poesia dell'età barocca. Ha collaborato per una decina d'anni come lessicografa al Grande Dizionario della Lingua Italiana Salvatore Battaglia della Utet e come ricercatrice, per lo stesso editore, al Grande Dizionario Italiano dell'Uso diretto da Tullio De Mauro. Per De Agostini- Rizzoli è stata ricercatrice e redattrice dell'Enciclopedia dei Ragazzi, curando le schede etimologiche. Insegna materie letterarie in Istituti Superiori statali di Torino. Ha stampato, con immagini di Marco Seveso e di Anna Regge, due brevi raccolte fuori commercio. Altre poesie sono comparse sulla rivista “L'Immaginazione”, nel giugno 2010, con una nota di Giorgio Luzzi. Questo è il suo primo libro.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
Andrea Del Monte"Puzzle Pasolini"Edizioni Ensemblehttps://www.edizioniensemble.it/21 interviste, 11 canzoni e 3 racconti.A 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, questo libro raccoglie i contributi di personaggi straordinari della cultura italiana che, come tessere di un puzzle, provano a ricostruire insieme l'immagine di uno degli intellettuali più controversi del Novecento.Emanuele Trevi, Renzo Paris, Antonio Veneziani, Giulio Laurenti, Walter Siti, Giancarlo De Cataldo, Citto Maselli, Ninetto Davoli, Susanna Schimperna, Franco Grattarola, Giovanna Marini, Claudio Marrucci, Clea Benedetti, Alberto Toni, Igor Patruno, Fernando Acitelli, David Grieco, Titti Rigo de Righi, Maria Borgese, Pino Bertelli, Enrique Irazoqui, Federico Bruno, Tullio De Mauro, Alcide Pierantozzi, Lucia Visca, Giuseppe Pollicelli, Alessandro GolinelliAndrea Del Monte è chitarrista, cantautore e compositore di Latina. La sua musica è stata influenzata dal country e folk americano. Nel 2007, con il singolo Il giro del mondo (ispirato dal film Il Grande Dittatore di Charlie Chaplin) vince il Premio della Critica al festival Il Cantagiro. Si è più volte esibito a Sanremo Off, Casa Sanremo e Radio Italia. Al suo primo omonimo EP, pubblicato dall'etichetta tedesca Sound System Records, collaborano John Jackson, storico chitarrista di Bob Dylan, e il musicista ed etnomusicologo Ambrogio Sparagna. Con questo disco, raggiunge la Top 20 di iTunes. Nel 2015, dopo aver musicato la poesia di Pasolini Supplica a mia madre sempre con la collaborazione di John Jackson, dedica al poeta un album di dodici canzoni dal titolo Caro poeta, caro amico, presentato, tra l'altro, a Londra presso l'Italian Bookshop. Infine, nel 2019 pubblica il disco-libro Brigantesse, storie d'amore e di fucile. Le tredici canzoni del disco raccontano le brigantesse. Le loro vite romanzate, oltre alle liriche delle stesse canzoni sono contenute nel libro. Il disco si apre con alcuni versi recitati da Sabrina Ferilli.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Ugo Cardinale"Storie di parole nuove"Neologia e neologismi nell'Italia che cambiaPresentazione di Luciano CanforaIl Mulino Editorehttps://www.mulino.it/Festival del Classico"Libertà e schiavitù"Torino, dal 2 al 5 dicembre 2021https://festivaldelclassico.it/curatore del festival: Ugo CardinaleLe parole nuove sono spesso guardate con sospetto o diffidenza, quasi costituiscano una minaccia per il solido edificio della lingua. Ma il cambiamento è sempre segno di vitalità, non di corruzione, e i neologismi sono la spia più evidente di questa ricchezza creativa che si innesta nella continuità. Un tempo gli inventori erano i poeti, i letterati come D'Annunzio, ora tocca ai giornalisti e agli influencer. A volte si tratta di meteore, altre volte diventano simboli di una stagione: dal fattore k all'edonismo reaganiano, da Sua Emittenza al vaffa-day, dagli inciuci alle rottamazioni, dalla pandemia alla rivoluzione della tenerezza. Rileggere sessant'anni di storia italiana attraverso le parole che li hanno segnati riserva molte sorprese. E nello sguardo retrospettivo dell'autore, le epoche passate si rivelano in tutta la loro originalità.Ugo Cardinale ha insegnato Linguistica generale nell'Università di Trieste e Linguaggio giornalistico all'Università LUMSA di Roma. Premio dell'Accademia dei Lincei 2019 per «La lingua italiana nelle scuole», è autore del «Dizionario di parole nuove 1964-1987» (con Manlio Cortelazzo, Loescher, 1989). Fra i volumi pubblicati con il Mulino ricordiamo: «Si può salvare la scuola italiana?» (a cura di, 2012); «Disegnare il futuro con intelligenza antica» (curato con L. Canfora, 2012), «L'arte di riassumere» (2015) e «Sull'attualità di Tullio De Mauro» (a cura di, 2018).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
“Aiuto, imparo parole continuamente ma poi le dimentico dopo qualche giorno. Come posso fare?” Ricevo sempre messaggi di questo tipo e li capisco perché essere capaci di ricordare i significati di tutte le parole che incontriamo e cerchiamo sul vocabolario non è facile! Anzi! È più facile ricordare come usare il congiuntivo in italiano… e questo la dice lunga! Se vi siete trovati in difficoltà nella memorizzazione continuate a leggere, vi consiglio qualche trucco! I trucchi per imparare più velocemente Esistono alcuni trucchetti per memorizzare un maggior numero di parole in poco tempo. Attenzione! Ci tengo a chiarire che questi trucchetti non fanno miracoli, nel senso che non imparerete 200 parole in una notte, ma sicuramente vi saranno di grande aiuto, soprattutto (e questo è fondamentale!) se sarete costanti nell'applicarli! Detto questo, vediamo quali sono! Le basi sono importanti Nemmeno un madrelingua conosce ogni parola della propria lingua, anche perché non le utilizza tutte nei suoi contesti quotidiani. Le parole che vengono utilizzate più spesso formano il cosiddetto vocabolario di base, che sarà la vostra arma per muovervi senza paura nei meandri di una lingua. Il vocabolario di base dell'italiano è stato definito da Tullio De Mauro, un famoso linguista italiano. Ad oggi conta circa 7500 vocaboli. Se volete sapere quali sono queste 7500 parole, potete acquistare il libro di Tullio De Mauro su Amazon. Altrimenti, potete creare la vostra propria lista di parole comuni, quelle che voi utilizzate più spesso nella vostra lingua, e convertirla in italiano. E poi potrete imparare quella lista… coi suggerimenti che vi darò tra poco! 6 metodi per ricordare meglio 1 - Gruppi semantici Un ottimo metodo per imparare velocemente un grande numero di parole è imparare per famiglie semantiche. Una famiglia semantica è un insieme di parole che derivano da una parola d'origine con la quale condividono la radice. Quindi se voi conoscete una parola d'origine, potete imparare le altre relazionate a lei, perché ormai già conoscete la radice! Per esempio, se conoscete già la parola “libro”, potete partire da quella e scoprirne e impararne altre come “libreria”, “libraio”, “segnalibro”, “cartolibreria” e così via. Questo meccanismo non si limita solo ai sostantivi, ma può farvi scoprire anche verbi, aggettivi e avverbi. Prendete per esempio anche la parola “colore”: da questa potete ricavare parole come “colorare”, “colorificio”, “colorante”, “colorazione”, “colorato” eccetera. 2 - Omonimia tra parole Quando incontrate gli omonimi, non dovete farvi scoraggiare, ma anzi dovete trarne vantaggio! Il pensiero che una parola possa avere più significati ci mette davanti a un altro livello di difficoltà della lingua, ma in realtà è qualcosa da cui si può imparare ancora di più. Se state imparando il lessico della frutta e della verdura, per esempio, scoprirete che il termine “pesca” può indicare sia il frutto, sia l'attività di chi va a prendere pesci in laghi o fiumi. Fate attenzione! Molto spesso l'italiano usa la strategia degli accenti per distinguere i significati degli omonimi: pèsca (frutto), pésca (attività). Anche in questo caso, la mentalità è tutto: non dovete pensare “Ah questo italiano, con tutte queste parole uguali ma diverse”, ma piuttosto “Ah figo! Con una sola parola, posso dire due cose diverse! Comodo!” 3 - Un aiuto da Internet Un'immagine vale più di mille parole. Perciò… sfruttatele! Grazie a Internet abbiamo la possibilità di ricercare migliaia e migliaia di immagini. E queste possono aiutarvi nell'imparare parole nuove, perché così sfrutterete la memoria visiva, che è molto efficace. Quindi, il mio consiglio è: ogni volta che imparate una nuova parola, scrivetela sul vostro motore di ricerca e andate sulla sezione “immagini” e scorrete un po'. Finirete per fare delle associazioni tra parole e immagini e magari potrete imparare altri significati della stess...
Vera Gheno è la fuoriclasse della linguistica italiana applicata alla comunicazione social. Dall'Accademia della Crusca (dove gestiva il profilo Twitter sentendosi un po' una “blade runner”), ai Ted Talk, tra libri, webinar, radio e laboratori, da più di 25 anni scandaglia le parole della rete per capire dove stiamo andando e come possiamo goderci il nostro viaggio quotidiano online senza farci troppo male. Del suo mentore Tullio De Mauro condivide, tra le tante, l'idea che consapevolezza e competenza nell'uso della lingua sono ormai attributi indispensabili per navigare le acque del web e, soprattutto, per possedere interamente lo status di cittadini delle nostre democrazie. Perché, che ci piaccia o no, la tecnologia più avanzata che abbiamo sono ancora le parole. Come “verde”: colore d'elezione di Vera, ma anche spazio, fisico e mentale, capace di commuovere la socio-linguista più punk d'Italia.
Ospite in studio: Patrizia Chelini, professoressa di scuola media, ha vinto il premio come miglior insegnante del Lazio. Ospite telefonico: Silvana Ferreri, moglie di Tullio De Mauro.
Questa è la registrazione di un intervento fatto presso il coworikng "Lovely Workspace" di Riccione. In questo episodio parlo di come utilizzare la voce in maniera "attiva", di assistenti vocali, di contenuti carichi di "valore", di punteggiatura, parole e del "VdB" Vocabolario di base scritto da Tullio De Mauro.
Domenica 31 marzo sarebbe stato il compleanno di Tullio De Mauro. Per ricordarlo La Lingua Batte gli dedica una puntata monografica
Leggere, scrivere e saper far di conto. Come siamo messi? Oltre il 70% degli adulti che vivono in Italia non ha le “competenze considerate necessarie per interagire in modo efficace nella società del XXI secolo”. E ancora. “La maggior parte della popolazione italiana (71,9%) è composta di persone che sono analfabeti funzionali o hanno capacità cognitive e di elaborazione minime”. Il 71,9%! Sono dati Ocse estrapolati da un lavoro di ricerca fatto dal professor Pier Giorgio Ardeni dell'università di Bologna e dell'Istituto Cattaneo. «Società con tali livelli di analfabetismo funzionale sono più facilmente manipolabili», ha detto il professor Ardeni, ospite a Memos, riprendendo il tema delle mistificazioni già denunciato dal grande linguista Tullio De Mauro. Memos ha ospitato anche Rosa Fioravante, filosofa, ricercatrice alla Fondazione Feltrinelli, studiosa delle ideologie della globalizzazione. «La nostra – racconta Fioravante - è una società con così tanto analfabetismo di ritorno e funzionale perché è una società diseguale». Conclude la puntata di oggi, con il suo messaggio nella bottiglia, Dino Amenduni, docente di comunicazione politica.
Leggere, scrivere e saper far di conto. Come siamo messi? Oltre il 70% degli adulti che vivono in Italia non ha le “competenze considerate necessarie per interagire in modo efficace nella società del XXI secolo”. E ancora. “La maggior parte della popolazione italiana (71,9%) è composta di persone che sono analfabeti funzionali o hanno capacità cognitive e di elaborazione minime”. Il 71,9%! Sono dati Ocse estrapolati da un lavoro di ricerca fatto dal professor Pier Giorgio Ardeni dell’università di Bologna e dell’Istituto Cattaneo. «Società con tali livelli di analfabetismo funzionale sono più facilmente manipolabili», ha detto il professor Ardeni, ospite a Memos, riprendendo il tema delle mistificazioni già denunciato dal grande linguista Tullio De Mauro. Memos ha ospitato anche Rosa Fioravante, filosofa, ricercatrice alla Fondazione Feltrinelli, studiosa delle ideologie della globalizzazione. «La nostra – racconta Fioravante - è una società con così tanto analfabetismo di ritorno e funzionale perché è una società diseguale». Conclude la puntata di oggi, con il suo messaggio nella bottiglia, Dino Amenduni, docente di comunicazione politica.
Leggere, scrivere e saper far di conto. Come siamo messi? Oltre il 70% degli adulti che vivono in Italia non ha le “competenze considerate necessarie per interagire in modo efficace nella società del XXI secolo”. E ancora. “La maggior parte della popolazione italiana (71,9%) è composta di persone che sono analfabeti funzionali o hanno capacità cognitive e di elaborazione minime”. Il 71,9%! Sono dati Ocse estrapolati da un lavoro di ricerca fatto dal professor Pier Giorgio Ardeni dell’università di Bologna e dell’Istituto Cattaneo. «Società con tali livelli di analfabetismo funzionale sono più facilmente manipolabili», ha detto il professor Ardeni, ospite a Memos, riprendendo il tema delle mistificazioni già denunciato dal grande linguista Tullio De Mauro. Memos ha ospitato anche Rosa Fioravante, filosofa, ricercatrice alla Fondazione Feltrinelli, studiosa delle ideologie della globalizzazione. «La nostra – racconta Fioravante - è una società con così tanto analfabetismo di ritorno e funzionale perché è una società diseguale». Conclude la puntata di oggi, con il suo messaggio nella bottiglia, Dino Amenduni, docente di comunicazione politica.
la piazza della città di radio3 con 'il distacco' di tony kaye con pietro del soldà, rosa polacco e gli ascoltatori fabrizio e alessandra.
il pensiero di valeria fedeli ministra dell'istruzione università e ricerca.
La puntata di oggi di Memos è un omaggio al professore Tullio De Mauro, scomparso una settimana fa. Vi ripropongo l'intervista a Memos del 9 dicembre del 2014 in cui il professore parla della scuola, della politica e di alcune parole-chiave.
La puntata di oggi di Memos è un omaggio al professore Tullio De Mauro, scomparso una settimana fa. Vi ripropongo l'intervista a Memos del 9 dicembre del 2014 in cui il professore parla della scuola, della politica e di alcune parole-chiave.
La puntata di oggi di Memos è un omaggio al professore Tullio De Mauro, scomparso una settimana fa. Vi ripropongo l'intervista a Memos del 9 dicembre del 2014 in cui il professore parla della scuola, della politica e di alcune parole-chiave.
Il primo #Almanacco dell’anno ci racconta cosa accade: il lutto per la scomparsa di Tullio De Mauro, che ricordiamo attraverso l’intervista con il vincitore della 70esima edizione del Premio Strega Edoardo Albinati; i festeggiamenti per le ricorrenze legate al mondo di Tolkien. I consigli di lettura con Edizioni Piemme e "E’ Natale tutti i giorni". E ancora, inauguriamo la rubrica Gialla di Milena Miranda. Come ogni settimana, non mancano i consigli di lettura a ritmo di musica e le recensioni di Carlo Rombolà.A cura di Clara Mazzarella e IlPaeseDeiGatti.wordpress.it.Alla regia Andrea Pontecorvo.
E' inverno e, come tutti gli inverni, fa freddo: in omaggio a Tullio De Mauro ricordiamo come si dice "freddo" dalle nostre parti. Paolo Labati scala il Monte Stella di Milano. A Casina si cerca una Assessore. Orgoglio Calabria, scelta come meta turistica 2017 dal New York Times.
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La scomparsa di Tullio De Mauro. Prof. Luca Serianni, docente di Storia della Lingua Italiana a La Sapienza di Roma - Giornata in memoria di Pippo Fava. Maria Teresa Ciancio, Presidente "Fondazione Fava".
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Tullio De Mauro è il decano dei linguisti italiani. E' professore emerito di Linguistica generale all‘Università “La Sapienza” di Roma. Alle spalle ha una sterminata produzione scientifica, tradotta in molte lingue, e moltissimi riconoscimenti accademici. Il professor De Mauro ha una storia anche di impegno civile e politico: è stato assessore alla cultura nella regione Lazio a metà degli anni '70, ministro della pubblica istruzione nell'ultimo governo Amato, tra il 2000 e il 2001. La conversazione con Memos parte proprio dalla scuola, in una prospettiva storica per arrivare poi all'oggi. «Rispetto a 50 anni fa la scuola è migliorata. Elementari e medie – oggetto di ripensamenti anche radicali negli anni '70 e '80 – sono tra le migliori al mondo. Le superiori, invece, sono rimaste ferme all'idea gentiliana di un secolo fa, quando l'obiettivo era quello di formare un piccolo gruppo di quadri intermedi e dirigenti». Renzi oggi promette “la buona scuola”, basterà professore? «Non basta parlare genericamente di scuola. Mi piacerebbe, invece, che Renzi individuasse i punti precisi su cui intervenire, e di cui però non c'è traccia nei documenti del governo: da un lato la scuola superiore, dall'altro i livelli pessimi di competenze della popolazione adulta, sia nella comprensione dei testi scritti che nella capacità di utilizzazione di strumenti scientifici». De Mauro parla di Renzi e della sua lingua («ha abbandonato recentemente i toscanismi degli inizi») e critica gli annunci di cambiamenti radicali: «in un paese invecchiato e con antiche tradizioni prospettare cambiamenti da un giorno all'altro significa raccontare una favola». A Memos il professor De Mauro racconta del suo essere uomo di sinistra: «è una parola che per me ha ancora un senso. Chiedere parità di accesso all'istruzione, redistribuzione della ricchezza, sono cose di sinistra». Infine De Mauro ci parla dell'Europa delle cento lingue (il suo ultimo libro:“In Europa sono già 103”, Laterza), dell'austerità di Merkel e di quella di Berlinguer.
Tullio De Mauro è il decano dei linguisti italiani. E' professore emerito di Linguistica generale all‘Università “La Sapienza” di Roma. Alle spalle ha una sterminata produzione scientifica, tradotta in molte lingue, e moltissimi riconoscimenti accademici. Il professor De Mauro ha una storia anche di impegno civile e politico: è stato assessore alla cultura nella regione Lazio a metà degli anni '70, ministro della pubblica istruzione nell'ultimo governo Amato, tra il 2000 e il 2001. La conversazione con Memos parte proprio dalla scuola, in una prospettiva storica per arrivare poi all'oggi. «Rispetto a 50 anni fa la scuola è migliorata. Elementari e medie – oggetto di ripensamenti anche radicali negli anni '70 e '80 – sono tra le migliori al mondo. Le superiori, invece, sono rimaste ferme all'idea gentiliana di un secolo fa, quando l'obiettivo era quello di formare un piccolo gruppo di quadri intermedi e dirigenti». Renzi oggi promette “la buona scuola”, basterà professore? «Non basta parlare genericamente di scuola. Mi piacerebbe, invece, che Renzi individuasse i punti precisi su cui intervenire, e di cui però non c'è traccia nei documenti del governo: da un lato la scuola superiore, dall'altro i livelli pessimi di competenze della popolazione adulta, sia nella comprensione dei testi scritti che nella capacità di utilizzazione di strumenti scientifici». De Mauro parla di Renzi e della sua lingua («ha abbandonato recentemente i toscanismi degli inizi») e critica gli annunci di cambiamenti radicali: «in un paese invecchiato e con antiche tradizioni prospettare cambiamenti da un giorno all'altro significa raccontare una favola». A Memos il professor De Mauro racconta del suo essere uomo di sinistra: «è una parola che per me ha ancora un senso. Chiedere parità di accesso all'istruzione, redistribuzione della ricchezza, sono cose di sinistra». Infine De Mauro ci parla dell'Europa delle cento lingue (il suo ultimo libro:“In Europa sono già 103”, Laterza), dell'austerità di Merkel e di quella di Berlinguer.
Tullio De Mauro è il decano dei linguisti italiani. E' professore emerito di Linguistica generale all‘Università “La Sapienza” di Roma. Alle spalle ha una sterminata produzione scientifica, tradotta in molte lingue, e moltissimi riconoscimenti accademici. Il professor De Mauro ha una storia anche di impegno civile e politico: è stato assessore alla cultura nella regione Lazio a metà degli anni '70, ministro della pubblica istruzione nell'ultimo governo Amato, tra il 2000 e il 2001. La conversazione con Memos parte proprio dalla scuola, in una prospettiva storica per arrivare poi all'oggi. «Rispetto a 50 anni fa la scuola è migliorata. Elementari e medie – oggetto di ripensamenti anche radicali negli anni '70 e '80 – sono tra le migliori al mondo. Le superiori, invece, sono rimaste ferme all'idea gentiliana di un secolo fa, quando l'obiettivo era quello di formare un piccolo gruppo di quadri intermedi e dirigenti». Renzi oggi promette “la buona scuola”, basterà professore? «Non basta parlare genericamente di scuola. Mi piacerebbe, invece, che Renzi individuasse i punti precisi su cui intervenire, e di cui però non c'è traccia nei documenti del governo: da un lato la scuola superiore, dall'altro i livelli pessimi di competenze della popolazione adulta, sia nella comprensione dei testi scritti che nella capacità di utilizzazione di strumenti scientifici». De Mauro parla di Renzi e della sua lingua («ha abbandonato recentemente i toscanismi degli inizi») e critica gli annunci di cambiamenti radicali: «in un paese invecchiato e con antiche tradizioni prospettare cambiamenti da un giorno all'altro significa raccontare una favola». A Memos il professor De Mauro racconta del suo essere uomo di sinistra: «è una parola che per me ha ancora un senso. Chiedere parità di accesso all'istruzione, redistribuzione della ricchezza, sono cose di sinistra». Infine De Mauro ci parla dell'Europa delle cento lingue (il suo ultimo libro:“In Europa sono già 103”, Laterza), dell'austerità di Merkel e di quella di Berlinguer.