POPULARITY
Emilio Radice"Oltre il confine della paura"Viaggio in moto nell'Afghanistan dei TalebaniNeos Edizioniwww.neosedizioni.it “In Afghanistan con la motocicletta. Era un sogno che avevo da quando ero ragazzo e ho capito che avrei potuto realizzarlo soltanto il 15 agosto del 2021, quando i talebani occuparono Kabul e gli americani furono costretti a una fuga convulsa”. Emilio Radice, giornalista, viaggiatore e motociclista di lungo corso, nell'aprile del 2023 decide di provare a entrare nel Paese in sella alla sua Aprilia Tuareg 660. Attraversa l'Anatolia, il Kurdistan iraniano, il Belucistan persiano, fino a Mashhad, alle porte con l'Afghanistan. Da qui, non senza difficoltà, ottiene il visto per accedere nel Paese dei talebani. In sella alla moto segue quello che resta della statale A1, l'unica strada afghana che permette oggi di attraversare un Paese reduce da quarant'anni di guerre e conflitti interni. Scoprendo, tappa dopo tappa, la storia e le bellezze millenarie di questa terra, crocevia tra cultura occidentale e orientale. Herat, con il suo castello e i minareti del Mosallah, quindi Kandahar, Bamiyan, Kabul, l'Hindukush.Nei piccoli villaggi Emilio Radice trova la povertà estrema, la discriminazione, il fondamentalismo, la diffidenza dei talebani, ma superati i primi ostacoli scopre una popolazione accogliente, mossa da una profonda dignità, un popolo orgoglioso e determinato a mostrare di sé una veste inedita.Il volume è corredato da un ampio album fotografico accessibile tramite Qrcode. Emilio Radice, romano, settantacinque anni, è stato giornalista a “Paese Sera” e poi a “La Repubblica”, attivo in specie sul sociale (manicomi, carceri, lotta alla droga). È autore di due programmi radiofonici Rai, Altrimenti insieme e Il triangolo d'oro, e ha pubblicato Rose al veleno (stalking) e Cocaparty per Bompiani. Come reporter per l'inserto “Viaggi di Repubblica” ha visitato molti Paesi del mondo, ma la sua passione sono i lunghi e solitari viaggi in motocicletta scegliendo il Medio Oriente e il Centro Asia come luoghi di predilezione. Senza tour operator e prenotazioni, fedele al principio che un buon viaggio si costruisce giorno per giorno, è stato fra l'altro nel Kurdistan iracheno, in Siria, Georgia, Armenia, Russia, Kazakhistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Azerbaijan, più volte in Iran e, in ultimo, in un Afghanistan appena uscito dalla guerra e dominato dai talebani. IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8145OMELIA II DOM. DI PASQUA - ANNO C (Gv 20,19-31) di Don Stefano Bimbi Oggi il Vangelo ci mette davanti a un'immagine potente: le porte chiuse. I discepoli sono chiusi in casa. Non per comodità, ma per paura. Paura dei Giudei di fare la fine di Gesù, paura forse anche di sé stessi, per essere scappati via ed aver abbandonato il Figlio di Dio. Potrebbe essere che anche noi ci sentiamo così. Chiusi in qualche stanza interiore. Bloccati da dubbi, da delusioni, da una fede che a volte non sentiamo più. Oppure feriti, scoraggiati, arrabbiati con Dio, o semplicemente stanchi. Ed è lì, esattamente lì, che Gesù entra. Non bussa. Non rimprovera. Non dice: "Ehi, dove eravate quando ero sulla croce?". Entra. Si mette in mezzo. E dice: "Pace a voi". È la prima parola del Risorto. Non un'accusa, ma un dono. Non un "vi siete comportati male", ma un "sono qui per voi".Iniziamo a farci delle domande profonde. Dove nella mia vita sto tenendo le porte chiuse a Gesù? Ho il coraggio di lasciarlo entrare nella mia paura, nella mia confusione?Gesù nel Cenacolo fa un gesto strano ma essenziale: mostra le mani e il fianco. Non nasconde le ferite. Le ferite sono testimonianza della Passione e trofei della Resurrezione. Sono la prova che l'amore è sempre unito al dolore. Se vogliamo amare realmente dobbiamo essere pronti a soffrire per la persona amata. Lo sa bene una mamma che va a partorire. Lo sa ogni padre di famiglia che si sacrifica ogni giorno per dare sicurezza e benessere ai suoi cari.IL PERDONO DEI PECCATI ATTRAVERSO LA CONFESSIONECristo poi invia gli apostoli: "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Non dice: "Aspettate quando sarete più preparati e vi sentirete pronti". Li manda così come sono, ma pieni di Spirito Santo. La forza viene da Dio, non dalle capacità dei singoli apostoli. Tra l'altro la parola "apostolo" in greco significa "inviato". Per cosa Gesù invia gli apostoli nel mondo? Per portare la sua Parola e i sacramenti, segni efficaci della Grazia di Dio. Dice Gesù ai dodici: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". Gesù dona lo Spirito Santo per rimettere i peccati. Da notare che il Signore stabilisce che il perdono dei peccati deve passare dalla Chiesa che, non a caso, è apostolica. E non dice: "A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, ci penserò io direttamente". Ma dice: "A coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". L'insegnamento è chiaro. Chi vuole essere perdonato non può dire: "Non mi fido della Chiesa e poi i sacerdoti sono più peccatori di me, quindi io mi confesso direttamente da Gesù". Assolutamente no. No Chiesa? No confessione al sacerdote? Niente perdono dei peccati. Il Vangelo non poteva essere più chiaro di così!TOMMASO APOSTOLOPoi arriva Tommaso. Lui non era lì con gli altri la prima volta che è apparso Gesù risorto. Non ci sta a credere solo per sentito dire. Vuole toccare. Vuole vedere. E Gesù non si scandalizza. Anzi, otto giorni dopo torna, entra ancora a porte chiuse, e dice la stessa cosa: "Pace a voi". Poi si rivolge proprio a lui: "Metti qui il tuo dito... e non essere incredulo, ma credente". Gesù non ha paura del nostro dubbio. Lo incontra.Ciascuno di noi deve chiedersi se sta davvero cercando Dio, se approfondisce i temi della fede o è fermo a quello che ha imparato da piccolo. Avere un padre spirituale e fare un cammino di fede è essenziale per fare passi avanti. Altrimenti nella vita spirituale, se non si va avanti, si va indietro.Tommaso tocca, vede, e non dice: "Ah, ok, ora ho la prova, avevano ragione gli altri ora gli chiedo scusa". No, dice: "Mio Signore e mio Dio!". È un grido d'amore. È il momento in cui la Fede diventa un rapporto personale. Non più solo teoria. È relazione con Gesù.Dobbiamo chiederci se anche noi diciamo con Tommaso e nella verità: "Mio Signore e mio Dio". Oppure la nostra Fede è ancora solo una cosa esterna, fatta di abitudini?Il Vangelo di questa domenica in Albis ci chiama a fare pace con la nostra paura, a credere anche con le ferite addosso, a non avere vergogna dei nostri dubbi, ma soprattutto a fidarci di un Dio che continua a entrare, anche quando le porte sono chiuse.Beati noi - dice Gesù - se crediamo anche senza vedere. Beati noi se lo lasciamo entrare, ogni volta, anche nella penombra della vita di ogni giorno.SANT'IGNAZIO DI LOYOLAConcludiamo con una storia vera, di un uomo che non cercava affatto Dio, ma che lo ha incontrato proprio quando le speranze erano finite e tutto sembrava crollare.Il suo nome è Ignazio di Loyola. Da giovane non aveva nessuna intenzione di diventare santo. Era un nobile, un cavaliere. Gli interessavano la gloria, la fama, le armi e le donne. Voleva spaccare il mondo, essere ammirato, vincere battaglie. Non c'era spazio per la fede vera. Era cristiano di nome, come tanti oggi, ma il centro della sua vita era lui stesso. Poi, in una battaglia a Pamplona, fu gravemente ferito da una cannonata. Tutto crollò in un attimo. Costretto a letto per mesi, solo, immobile, con il futuro distrutto. Le sue "porte" erano chiuse: quelle dei sogni, della carriera, delle certezze. Ma lì, in quella stanza ferma, buia, noiosa, Ignazio cominciò a leggere. Cercava romanzi cavallereschi, ma trovò solo una Vita di Cristo e un libro sui Santi. All'inizio li leggeva per passare il tempo, poi… qualcosa cominciò a toccarlo.Ogni volta che immaginava le imprese dei cavalieri, si esaltava… ma poi gli restava dentro un vuoto. Ogni volta che pensava a vivere come San Francesco o come Sant'Agostino, invece, sentiva una pace nuova, più profonda. Fu il primo segnale.Non una visione, non un miracolo, ma un cambiamento dentro. Era Gesù che entrava, come nel Cenacolo, a porte chiuse. E da lì iniziò un cammino lungo, difficile, fatto anche di cadute, dubbi, lotte interiori. Ma quello che Ignazio cercava nel mondo, finalmente lo trovò in Cristo: la vera grandezza, la vera libertà, la vera gioia.E cosa disse alla fine della sua vita? "Prendete, Signore, e accettate tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà… a voi, Signore, restituisco tutto."Un uomo che voleva comandare su tutto, alla fine si consegna a Dio con tutto sé stesso. Questo è il potere dell'incontro. Questo è ciò che accade quando Cristo entra nonostante le porte chiuse.Anche noi, come Ignazio, abbiamo i nostri sogni, i nostri castelli, i nostri dubbi. Ma forse proprio lì, dove tutto sembra fermarsi, Cristo ci aspetta per cominciare qualcosa di nuovo. Oggi, se avremo il coraggio di dire come Tommaso: "Mio Signore e mio Dio", se ci fidiamo di quel "Pace a voi", anche noi possiamo cambiare rotta, ricominciare da dentro.Non è mai troppo tardi per incontrare Cristo. Lui entra anche se noi non lo stiamo cercando. Anzi, spesso entra proprio allora. Basta che noi lo riconosciamo come nostro unico salvatore!
I LeadEretici e le LeadEretiche sono persone un po' “strane”, ormai l'avete capito. Altrimenti dove sarebbe l'eresia se dicessero e facessero cose che fanno tutti?E il protagonista di questa puntata una cosa dal sapore eretico la fa: racconta fiabe. E voi direte: “ok, chi non ha mai raccontato una fiaba a un bambino?!”. Il punto è proprio questo, Claudio Tomaello le fiabe non le racconta ai bambini… ma agli adulti. E ne ha fatto un mestiere, che lo impegna moltissimo e lo porta ad attraversare l'Italia.“Le fiabe sono vere” scriveva Italo Calvino in Fiabe italiane. Offrono l'opportunità di scoprire nuove prospettive, approfondire la conoscenza di sé e lasciarsi ispirare da storie e insegnamenti che risuonano nel profondo.Grazie al potere delle parole e delle storie, strumenti millenari che parlano dell'essere umano e della sua evoluzione, Claudio – autore e narratore teatrale, che ama definirsi custode di Storie – mette la sua esperienza al servizio di chi desidera esplorare se stesso attraverso spettacoli teatrali, seminari e incontri. Ma in che senso racconta fiabe agli adulti? Perché e come lo fa? E che c'entra tutto questo con il lavoro, la leadership generativa e le organizzazioni? Lo raccontiamo in questa puntata.FOLLOW MELinkedIn: www.linkedin.com/in/robertofiorettoIG: www.instagram.com/leaderetici
In questo episodio di Dazebao, vi porto in Bosnia Erzegovina, un paese ai confini d'Europa dove cresce la tensione verso una possibile secessione. Mentre il mondo guarda ai colloqui tra russi e americani, a Sarajevo l'aria è pesante e Milorad Dodik sfida tutti, alimentando il sogno di separare la Republika Srpska. Ripercorriamo le radici del problema, dagli accordi di Dayton a oggi, e scopriamo come questa crisi potrebbe travolgere i Balcani e destabilizzare l'Unione Europea. Pronti per un salto nei Balcani? Ascoltate ora!Per un'analisi più approfondita, cercate Dazebao su Substack. E se vi va, scrivetemi su Instagram @dazebaopodcast o mandami un'email a dazebaopodcast@gmail.com. Altrimenti, ignorateci e passate avanti!
Di cosa si occupa il Professional Organizer?Che sintomi presenta "l'affanno collettivo"?Con Sara Mantovani (Professional Organizer, PR Consultant e Autrice) abbiamo esplorato questo mondo e questa figura professionale a partire dalla sua esperienza personale e imparato a conoscere meglio un potere che tutti possiamo coltivare: quello dell'organizzazione!Per approfondire
ROMA (ITALPRESS) - "È finito il mio lungo periodo in questa federazione, ed è finito in un momento in cui si stanno aprendo le candidature sia per il Cip che per il Coni. Personalmente ho un presidente, che si chiama Giovanni Malagò, e spero che continui a esserlo. Qualora non fosse il mio presidente, il mio prescelto rimane Luca Pancalli, nel caso si candidasse". È questo il pensiero espresso dall'ormai ex presidente della Fitarco, Mario Scarzella, in vista delle prossime elezioni per la presidenza del Coni.spf/gm
Ci sono poche certezze nella vita, e una di queste è che i genitori italiani dicono sempre le stesse cose. Non importa l'anno, la città o la situazione: certe frasi si tramandano di generazione in generazione, come un vecchio disco che non smette mai di suonare. Dalla tavola all'ufficio postale, dai viaggi al supermercato, ecco un viaggio nelle espressioni che tutti abbiamo sentito (e che, prima o poi, forse, finiremo per ripetere). Le Espressioni dei Genitori più comuni ... In Ogni Contesto! Ecco una raccolta delle frasi più iconiche che ogni genitore italiano ha pronunciato almeno una volta. Se ne riconoscete qualcuna… beh, siete cresciuti bene! Al Supermercato "Siamo venuti solo per il latte, eh!" (Mezz'ora dopo, il carrello è pieno). "Ti giuro che la prossima volta ti lascio a casa con la nonna!" (Spoiler: non succede mai). "Non toccare niente che poi si rompe e ce lo fanno pagare!" "No, la marca del supermercato è uguale, fidati, è solo senza pubblicità." "Niente merendine con il pupazzetto dentro ho detto!" "Lascia stare il carrello, che lo spingi sempre addosso alla gente! Così ci arrestano" "Perché i commessi cambiano sempre il posto di quello che mi serve? È una cospirazione!" "Dai, vai tu a prendere il latte! E non tornare dopo mezz'ora con le mani vuote perché non l'hai trovato!" "Perché le uova costano più di una cena fuori? A questo punto faccio prima ad allevarla io una gallina!" In Spiaggia 1. Sotto l'ombrellone: "Mettiti la crema! Ti vuoi bruciare come un peperone?" "Non stare sempre attaccato al telefono, guarda che bel mare!" (Sempre colpa del cellulare, vero?) "Questo vento porta via tutto, tra un po' voliamo anche noi!" "Bambini, potete andare un po' più in là a giocare con la palla? Altrimenti qui arriva tutta la sabbia!" 2. Al mare: "Non andare troppo lontano! Ti ho detto di stare dove tocchi!" "Esci subito dall'acqua, hai appena mangiato! Almeno tre ore, altrimenti ti si blocca la digestione!" "Attento alle onde! Non è che poi devo venire io a ripescarti?" 3. Con il cibo: "Non mangiare troppa anguria, che poi ti gonfi come un pallone!" "Ho fatto le cotolette, la pasta fredda e la parmigiana, perché in spiaggia si deve mangiare leggero!" "Non bere quell'acqua della bottiglia, è calda come una tisana!" 4. Con i bambini: "Raccogli i tuoi giochi, che mica siamo a casa!" "Ti ho detto di non lanciare la sabbia, finisce sempre negli occhi di qualcuno!" "L'estate prossima restiamo a casa!" 5. Il momento di andare via: "Dai, raccogliamo tutto… No, non puoi fare l'ultimo bagno, ne hai fatti già dieci!" "Aiutami a portare qualcosa, che non sono un mulo da soma!" Alle Poste "Speriamo che non ci sia fila..." (Entra, vede la folla, sospira rassegnato.) "Ma questi numeri li chiamano o li collezionano?" (Dopo aver aspettato 40 minuti senza progressi.) "Mi serviva solo un francobollo, mica un mutuo!" (Dopo aver impiegato mezz'ora per un'operazione banale.) "Ma come, apre solo uno sportello su cinque?!" (Dubbio esistenziale di ogni cliente delle Poste.) "Dove si ritira il pacco? Chiedo per il mio pronipote, che forse farà in tempo a riceverlo." "Signora, il bollettino si paga lì in fondo." "Mi scusi, dovrei ritirare una raccomandata." "No ma io ormai lo so... Quando vengo qui, non prendo altri impegni perché so già che passerò qui l'intera giornata" "Amore, vai a prendere il numerino... e pure un caffè, che tanto abbiamo tempo." "Eh ma ai tempi miei, almeno i postini consegnavano..." (Momento nostalgia inevitabile.) Al mercato "Questi pomodori sono italiani?" (Interrogatorio al fruttivendolo.) "Signora mia, ormai la verdura costa più dell'oro!" (Mentre compra 3 kg di zucchine perché “fanno bene”.) "Mi raccomando, niente pesche dure come sassi!" (Segue selezione tattile di ogni singolo frutto.)
“Rendete di nuovo grande ...Babilonia!”? L'ambizione di alcuni politici a far tornare ad essere grande la propria nazione è destinata a fallire miseramente se non capiscono in che cosa consista la vera grandezza e su quella agiscono coerentemente. Altrimenti sarà come l'arroganza di "Babilonia", "la madre delle prostitute e delle abominazioni della terra" (Apocalisse 17:5) che cade miseramente implodendo nelle sue contraddizioni. Che cosa ci insegnano le Sacre Scritture sulla vera grandezza di una nazione e qual è il necessario contributo che i cristiani e le comunità cristiane devono dare a quel fine? E' ciò sul quale rifletteremo oggi. Testo completo
Ma quanti altri allarmi servono perché la politica si muova sui giovani? Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ci consegna un quadro spietato sugli adolescenti italiani: sempre più giovani scelgono l'isolamento sociale, diventando “lupi solitari” incapaci di varcare il confine della connessione digitale. Dal 2019 al 2022, i dati parlano di un'esplosione: il numero di chi vive solo la scuola è triplicato, passando dal 15 al 39,4%. Un silenzio che pesa come un macigno. L'iperconnessione, denunciata dallo studio, è la colonna portante di questo ritiro. I social media, da strumento per accorciare le distanze, diventano gabbie dorate. Ma ridurre il problema a una generazione incollata agli schermi sarebbe semplicistico. C'è dell'altro. Relazioni scadenti con i genitori, insicurezze corporee, vittimizzazione da bullismo: il terreno fertile su cui cresce il fenomeno degli hikikomori è un misto di solitudine e assenza di prospettive. La pandemia, con il suo carico di distanza forzata, ha fatto il resto. È quasi raddoppiata la percentuale di ragazzi che non incontrano amici fuori dalla scuola, passando dal 5,6% al 9,7%. I numeri raccontano di una generazione che non si sente vista, né ascoltata. La domanda vera, però, è un'altra: quanto vogliamo davvero affrontare questa crisi? Perché non basta indignarsi di fronte a percentuali che triplicano. Serve ripensare il nostro modello educativo, sociale e relazionale, andando oltre il miraggio dell'inclusività virtuale.Serve ripensare la scuola non barricandosi ma aprendosi al mondo che c'è intorno. Altrimenti, i lupi solitari continueranno a moltiplicarsi, mentre noi ci limiteremo a contarli. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8055L'AMBIGUA PRESENZA LGBT AL GIUBILEO 2025 di Roberto de Mattei Il 24 dicembre, con l'apertura della Porta santa di San Pietro, Papa Francesco ha inaugurato il Giubileo 2025. Il Papa ha attraversato la soglia della Porta per entrare nella Basilica, mentre risuonavano le parole del Vangelo di Giovanni, "Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato", e poi quelle del Salmo 118, "È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti".Dietro di lui una processione con i cardinali, vescovi, sacerdoti e alcune famiglie rappresentanti dei cinque continenti. Il 26 dicembre il Papa ha aperto, per la prima volta in un Giubileo ordinario, una Porta santa nel carcere romano di Rebibbia e il 29 dicembre quella della Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma. Contemporaneamente l'anno giubilare è stato aperto da tutti i vescovi del mondo.La tradizione vuole che ogni Giubileo venga proclamato tramite la pubblicazione di una bolla papale d'Indizione. Il Giubileo del 2025 è stato indetto in San Pietro, il 9 maggio 2024, con la bolla Spes non confundit (La speranza non delude, Rm 5,5). In questa bolla, papa Francesco ricorda che "la speranza, insieme alla fede e alla carità, forma il trittico delle "virtù teologali", che esprimono l'essenza della vita cristiana". La speranza soprannaturale è quella della vita eterna. "Un'altra realtà connessa con la vita eterna - ha ricordato il Papa - è il giudizio di Dio, sia al termine della nostra esistenza che alla fine dei tempi. Il Sacramento della Penitenza ci assicura che Dio cancella i nostri peccati".La Penitenzieria Apostolica ha reso note le norme sulla concessione dell'Indulgenza durante il Giubileo 2025. Potranno ricevere l'indulgenza, con la remissione e il perdono dei peccati, tutti i fedeli "veramente pentiti", "mossi da spirito di carità", "che, nel corso del Giubileo, purificati attraverso il sacramento della Penitenza e ristorati dalla Santa Comunione pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice", visitando una delle quattro Basiliche Papali Maggiori di Roma, o uno dei numerosi luoghi sacri previsti dalla Chiesa in tutto il mondo. Tuttavia, per ottenere l'indulgenza non è sufficiente passare la Porta santa. Bisogna confessarsi ed essere pentiti dei propri peccati. Il Concilio di Trento definisce il pentimento "un dolore dell'anima e una detestazione del peccato commesso con il proposito di non più peccare" (Sess. 14, cap. 4). Senza il proposito di non peccare, non c'è il perdono dei peccati, né la remissione delle pene, che dei peccati sono conseguenza.FEDE CRISTIANA E PRATICA DELL'OMOSESSUALITÀÈ a questa luce che dobbiamo giudicare notizie, come quella della possibile partecipazione al Giubileo di "La Tenda di Gionata", un'associazione che pretende conciliare la fede cristiana con la pratica dell'omosessualità.Il pellegrinaggio era stato incluso sul sito del Giubileo tra le centinaia di eventi elencati per il 2025, ma dopo che molti siti cattolici hanno espresso la loro riprovazione per questa inclusione, che suonerebbe come una forma di approvazione ufficiale della cultura e della pratica LGBT da parte del Vaticano, la presenza ufficiale de "La Tenda di Gionata" è scomparsa dal calendario del sito ufficiale del Giubileo. Lo staff dell'Anno giubilare ha spiegato che la rimozione è avvenuta per una mancanza di dettagli forniti dagli organizzatori.In un'intervista all'Agenzia spagnola EFE, il 23 dicembre 2024, l'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero per l'Evangelizzazione, responsabile dell'organizzazione dell'Anno Santo, ha dichiarato che "se un'associazione che fa pastorale per gli omosessuali vuole concretizzare questa esperienza di fede, penso che dovrebbe trovare il Giubileo preparato anche per loro". Lo stesso giorno, in una intervista a "il Giornale" mons. Fisichella ha affermato: "Il Giubileo appartiene al popolo, è per tutti, non si può negare a nessuno. Tra le molte richieste più svariate, ne abbiamo avuta una dall'associazione "La Tenda di Gionata". Tuttavia, dopo la richiesta verbale - inserita nel calendario - non avevamo la certezza della loro partecipazione; abbiamo quindi tolto la giornata dagli appuntamenti fino a quando l'associazione si è iscritta come tutti gli altri. A quel punto è stata reinserita nel calendario. Abbiamo agito in modo trasparente. Voglio anche dire che non si tratta di un Giubileo specifico per una categoria di persone; sono credenti che vogliono fare un'esperienza di fede. Mi domando chi potrebbe proibire loro un pellegrinaggio alla Porta santa".L'IMBARAZZANTE POSIZIONE DI MONS. FISICHELLANelle parole di mons. Fisichella si riscontra purtroppo la stessa perniciosa ambiguità della Dichiarazione Fiducia Supplicans del 18 dicembre 2023. La pratica dell'omosessualità è una gravissima trasgressione morale condannata dalla Sacra Scrittura e dal Magistero della Chiesa. Se un omosessuale si pente del proprio peccato e si confessa, può certamente varcare la Porta santa affidandosi alla misericordia di Dio per la remissione delle pene dovute ai propri peccati, ma non ha bisogno di farlo con clamore, e tantomeno in un gruppo organizzato. L'associazione "Tenda di Gionata" si presenta invece come un gruppo costituito per "allargare il sostegno e l'accoglienza della Chiesa verso le persone LGBT e verso ogni persona colpita da discriminazione" e sostiene notoriamente la compatibilità tra la fede cristiana e la pratica dell'omosessualità.La partecipazione ufficiale al Giubileo di un'associazione di omosessuali, che non ha come fine la loro conversione, ma che anzi giustifica la loro condotta, ha un chiaro intento strumentale: quello di lasciar credere che la Chiesa abbia mutato il suo giudizio sull'omosessualità. Per evitare queste strumentalizzazioni, ma soprattutto per il bene delle anime e per l'onore della Chiesa, chi ha la massima responsabilità organizzativa del Giubileo avrebbe il dovere di ribadire su questo punto e su tutti gli altri, l'incompatibilità che esiste tra l'Anno Santo e la trasgressione morale rivendicata come un diritto. Altrimenti si fa complice della violazione morale che omette di condannare,Il Giubileo non è la canonizzazione del peccato vissuto e rivendicato, ma l'occasione di convertirci a un cristianesimo autentico, perché, come ricorda il Salmo, solo i giusti entrano nella Porta del Signore.
C'è quell'imbarazzante immagine di Mark Zuckerberg che con occhi da cane bastonato annuncia di liberare Facebook e Instagram contro “l'oppressione della cultura woke”. Il proprietario di Meta, che distilla gli algoritmi di quello che dobbiamo vedere su Instagram e Facebook, ha affermato che la società e il mondo aziendale sono diventati "castrati" ed "emasculati", sottolineando che la cultura aziendale si è allontanata dall'energia maschile, che lui considera positiva e necessaria accanto a quella femminile. Jeff Bezos, proprietario di Amazon, aveva acquistato il Washington Post per promettere di rispettare lo slogan sotto la testata: “la democrazia muore nell'oscurità”. Poi ha abbracciato l'oscurità perché l'importante è che non muoia il fatturato. Walt Disney corre a baciare la pantofola a Trump. Ieri il NY Times ci ha fatto sapere che ke grandi banche abbandonano i gruppi che lottano contro i cambiamenti climatici prima del mandato di Trump, Federal reserve inclusa. L'idealizzazione delle aziende nella speranza che potessero diventare alfieri dei diritti civili si è sgretolata nel giro di qualche settimana. È il risultato della politica che manca. Affidarsi a Walt Disney per chiedere la valorizzazione dei diritti Lgbt significa lasciare le mani libere ai partiti che chiedono voti per la difesa dei diritti. Ai politici bastava indicare cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato, dove acquistare, cosa boicottare. Le aziende costruivano narrazione per vendere e la politica la scambiava per idealismo. La politica deve fare politica, non narrazione. Altrimenti chi ha la narrazione che solletica meglio gli intestini vince. Come Meloni, come Trump. E i diritti passano di moda. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Maracanà con Marco Piccari e Stefano Impallomeni. Ospiti: Impalloemni:"Motta mi sembra spento." De Paola:" Conte ha offerto una soluzione a Kvara. Non vedo contraccolpi per l'Inter." Orlando:" Motta deve vincere il derby altrimenti sono guai." Braglia:" Leao deve diventare un grande giocatore oggi non lo è."
Maracanà con Marco Piccari e Stefano Impallomeni. Ospiti: Impalloemni:"Motta mi sembra spento." De Paola:" Conte ha offerto una soluzione a Kvara. Non vedo contraccolpi per l'Inter." Orlando:" Motta deve vincere il derby altrimenti sono guai." Braglia:" Leao deve diventare un grande giocatore oggi non lo è."
Il secondo semestre 2024 non è andato bene e il 2025 si preannuncia all’insegna di un calo delle immatricolazioni. Queste le previsioni di Paolo Starace, presidente della Sezione veicoli industriali di Unrae. “Le imprese hanno difficoltà ad investire sui nuovi mezzi, pesa la congiuntura economica che ha ridotto i servizi di trasporto, per rinnovare le flotte occorre un piano di sostegni strutturali, in Italia l’età media più alta d’Europa”, spiega.Disagi ed extracosti, per le imprese di autotrasporto sarde si aggravano le difficoltà. “Con il mare di mezzo fare impresa è ancora più problematico, non solo per il continente ma anche per la Corsica mancano pure i posti sui traghetti e i costi operativi aumentano”, è la denuncia Federico Fadda, Confartigianato Gallura.
L'anno che l'Unione Europea si lascia alle spalle non verrà certo ricordato come uno dei più sereni della sua storia, oramai ultra trentennale. Logorata, infatti, non solo dagli enormi problemi sorti a seguito del conflitto in Ucraina, ma anche da quelli dovuti al ristagno dell'economia ed all'instabilità politica di Paesi guida come Francia e Germania, Bruxelles si trova adesso a dover fronteggiare anche un insidioso “sentiment” di disaffezione rispetto ai suoi valori fondativi. Un “sentiment” alimentato da forze politiche che remano in senso anti unitario, vaticinando di un'Europa sempre meno compatta e sempre più fondata sulla regola del “chi fa da sé fa per tre”. Esiste, quindi, il rischio concreto che, già nell'immediato futuro, vengano a mancare quella coesione istituzionale e quell'unità di intenti, senza le quali l'orizzonte dalla irrilevanza globale si farà sempre più vicino. L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, tra dazi preannunciati e minacce di voler abbandonare gli Europei al loro destino sul piano militare – chiudendo cioè, quell'ombrello protettivo al di sotto del quale si erano comodamente adagiati da circa ottant'anni – ha indubbiamente rappresentato una sgraditissima doccia gelata sia per Bruxelles, che per tutti i singoli 27 Paesi membri dell'Unione. Tuttavia, noi siamo portati a pensare che il neo presidente - come del resto già fece durante il suo primo mandato - tenderà ad inquadrare ogni questione politica o economica, in termini strettamente commerciali, privilegiando di gran lunga i conteggi dei profitti e delle perdite , rispetto alle sottigliezze ideologiche ed agli ambiziosi obbiettivi programmatici sui quali, in Europa, si riflette (e magari ci si ammazza anche) da secoli… Pertanto, non ci meraviglieremmo affatto se il proposito di ridimensionare il peso e le funzioni della NATO, rientrasse beatamente dinanzi ad un chiaro impegno, da parte europea, ad incrementare gli acquisti di materiale bellico proprio dall'industria americana. Comunque sia, Trump o non Trump, l'Ucraina è destinata a rimanere il più grave problema che l'Unione Europea dovrà affrontare nel 2025. Diamo, ad esempio, per scontato che, in un modo o nell'altro, le due parti in causa – entrambe stremate da una guerra imprevedibilmente infinita – decidano di sottoscrivere un “cessate il fuoco”: siamo noi Europei seriamente convinti e, comunque, tutti coesi nell'inviare quei contingenti militari indispensabili per monitorare e garantire l'inviolabilità dei confini temporaneamente scaturiti dall'eventuale sospensione del conflitto? Siamo davvero in grado di rappresentare un baluardo militare, capace di indurre Putin a più miti consigli, frenandone i sogni di ritrovata potenza imperiale? A queste domande, almeno per ora, non ci sembra che l'Europa stia fornendo risposte lucide e coerenti. Pertanto, a prescindere da cosa faranno Trump o i Cinesi, l'anno che viene sarà un momento di svolta che ci chiamerà a scelte politiche radicali e probabilmente decisive per il nostro futuro. Altrimenti, la destinazione “irrilevanza” si farà sempre più inevitabile, riducendo il Continente che più di ogni altro ha fatto la storia, al rango di terra di conquista non solo economica, ma anche militare da parte di chiunque sappia fare la voce più grossa. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
L'anno che l'Unione Europea si lascia alle spalle non verrà certo ricordato come uno dei più sereni della sua storia, oramai ultra trentennale. Logorata, infatti, non solo dagli enormi problemi sorti a seguito del conflitto in Ucraina, ma anche da quelli dovuti al ristagno dell'economia ed all'instabilità politica di Paesi guida come Francia e Germania, Bruxelles si trova adesso a dover fronteggiare anche un insidioso “sentiment” di disaffezione rispetto ai suoi valori fondativi. Un “sentiment” alimentato da forze politiche che remano in senso anti unitario, vaticinando di un'Europa sempre meno compatta e sempre più fondata sulla regola del “chi fa da sé fa per tre”. Esiste, quindi, il rischio concreto che, già nell'immediato futuro, vengano a mancare quella coesione istituzionale e quell'unità di intenti, senza le quali l'orizzonte dalla irrilevanza globale si farà sempre più vicino. L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, tra dazi preannunciati e minacce di voler abbandonare gli Europei al loro destino sul piano militare – chiudendo cioè, quell'ombrello protettivo al di sotto del quale si erano comodamente adagiati da circa ottant'anni – ha indubbiamente rappresentato una sgraditissima doccia gelata sia per Bruxelles, che per tutti i singoli 27 Paesi membri dell'Unione. Tuttavia, noi siamo portati a pensare che il neo presidente - come del resto già fece durante il suo primo mandato - tenderà ad inquadrare ogni questione politica o economica, in termini strettamente commerciali, privilegiando di gran lunga i conteggi dei profitti e delle perdite , rispetto alle sottigliezze ideologiche ed agli ambiziosi obbiettivi programmatici sui quali, in Europa, si riflette (e magari ci si ammazza anche) da secoli… Pertanto, non ci meraviglieremmo affatto se il proposito di ridimensionare il peso e le funzioni della NATO, rientrasse beatamente dinanzi ad un chiaro impegno, da parte europea, ad incrementare gli acquisti di materiale bellico proprio dall'industria americana. Comunque sia, Trump o non Trump, l'Ucraina è destinata a rimanere il più grave problema che l'Unione Europea dovrà affrontare nel 2025. Diamo, ad esempio, per scontato che, in un modo o nell'altro, le due parti in causa – entrambe stremate da una guerra imprevedibilmente infinita – decidano di sottoscrivere un “cessate il fuoco”: siamo noi Europei seriamente convinti e, comunque, tutti coesi nell'inviare quei contingenti militari indispensabili per monitorare e garantire l'inviolabilità dei confini temporaneamente scaturiti dall'eventuale sospensione del conflitto? Siamo davvero in grado di rappresentare un baluardo militare, capace di indurre Putin a più miti consigli, frenandone i sogni di ritrovata potenza imperiale? A queste domande, almeno per ora, non ci sembra che l'Europa stia fornendo risposte lucide e coerenti. Pertanto, a prescindere da cosa faranno Trump o i Cinesi, l'anno che viene sarà un momento di svolta che ci chiamerà a scelte politiche radicali e probabilmente decisive per il nostro futuro. Altrimenti, la destinazione “irrilevanza” si farà sempre più inevitabile, riducendo il Continente che più di ogni altro ha fatto la storia, al rango di terra di conquista non solo economica, ma anche militare da parte di chiunque sappia fare la voce più grossa. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
L'anno che l'Unione Europea si lascia alle spalle non verrà certo ricordato come uno dei più sereni della sua storia, oramai ultra trentennale. Logorata, infatti, non solo dagli enormi problemi sorti a seguito del conflitto in Ucraina, ma anche da quelli dovuti al ristagno dell'economia ed all'instabilità politica di Paesi guida come Francia e Germania, Bruxelles si trova adesso a dover fronteggiare anche un insidioso “sentiment” di disaffezione rispetto ai suoi valori fondativi. Un “sentiment” alimentato da forze politiche che remano in senso anti unitario, vaticinando di un'Europa sempre meno compatta e sempre più fondata sulla regola del “chi fa da sé fa per tre”. Esiste, quindi, il rischio concreto che, già nell'immediato futuro, vengano a mancare quella coesione istituzionale e quell'unità di intenti, senza le quali l'orizzonte dalla irrilevanza globale si farà sempre più vicino. L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, tra dazi preannunciati e minacce di voler abbandonare gli Europei al loro destino sul piano militare – chiudendo cioè, quell'ombrello protettivo al di sotto del quale si erano comodamente adagiati da circa ottant'anni – ha indubbiamente rappresentato una sgraditissima doccia gelata sia per Bruxelles, che per tutti i singoli 27 Paesi membri dell'Unione. Tuttavia, noi siamo portati a pensare che il neo presidente - come del resto già fece durante il suo primo mandato - tenderà ad inquadrare ogni questione politica o economica, in termini strettamente commerciali, privilegiando di gran lunga i conteggi dei profitti e delle perdite , rispetto alle sottigliezze ideologiche ed agli ambiziosi obbiettivi programmatici sui quali, in Europa, si riflette (e magari ci si ammazza anche) da secoli… Pertanto, non ci meraviglieremmo affatto se il proposito di ridimensionare il peso e le funzioni della NATO, rientrasse beatamente dinanzi ad un chiaro impegno, da parte europea, ad incrementare gli acquisti di materiale bellico proprio dall'industria americana. Comunque sia, Trump o non Trump, l'Ucraina è destinata a rimanere il più grave problema che l'Unione Europea dovrà affrontare nel 2025. Diamo, ad esempio, per scontato che, in un modo o nell'altro, le due parti in causa – entrambe stremate da una guerra imprevedibilmente infinita – decidano di sottoscrivere un “cessate il fuoco”: siamo noi Europei seriamente convinti e, comunque, tutti coesi nell'inviare quei contingenti militari indispensabili per monitorare e garantire l'inviolabilità dei confini temporaneamente scaturiti dall'eventuale sospensione del conflitto? Siamo davvero in grado di rappresentare un baluardo militare, capace di indurre Putin a più miti consigli, frenandone i sogni di ritrovata potenza imperiale? A queste domande, almeno per ora, non ci sembra che l'Europa stia fornendo risposte lucide e coerenti. Pertanto, a prescindere da cosa faranno Trump o i Cinesi, l'anno che viene sarà un momento di svolta che ci chiamerà a scelte politiche radicali e probabilmente decisive per il nostro futuro. Altrimenti, la destinazione “irrilevanza” si farà sempre più inevitabile, riducendo il Continente che più di ogni altro ha fatto la storia, al rango di terra di conquista non solo economica, ma anche militare da parte di chiunque sappia fare la voce più grossa. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
L'anno che l'Unione Europea si lascia alle spalle non verrà certo ricordato come uno dei più sereni della sua storia, oramai ultra trentennale. Logorata, infatti, non solo dagli enormi problemi sorti a seguito del conflitto in Ucraina, ma anche da quelli dovuti al ristagno dell'economia ed all'instabilità politica di Paesi guida come Francia e Germania, Bruxelles si trova adesso a dover fronteggiare anche un insidioso “sentiment” di disaffezione rispetto ai suoi valori fondativi. Un “sentiment” alimentato da forze politiche che remano in senso anti unitario, vaticinando di un'Europa sempre meno compatta e sempre più fondata sulla regola del “chi fa da sé fa per tre”. Esiste, quindi, il rischio concreto che, già nell'immediato futuro, vengano a mancare quella coesione istituzionale e quell'unità di intenti, senza le quali l'orizzonte dalla irrilevanza globale si farà sempre più vicino. L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, tra dazi preannunciati e minacce di voler abbandonare gli Europei al loro destino sul piano militare – chiudendo cioè, quell'ombrello protettivo al di sotto del quale si erano comodamente adagiati da circa ottant'anni – ha indubbiamente rappresentato una sgraditissima doccia gelata sia per Bruxelles, che per tutti i singoli 27 Paesi membri dell'Unione. Tuttavia, noi siamo portati a pensare che il neo presidente - come del resto già fece durante il suo primo mandato - tenderà ad inquadrare ogni questione politica o economica, in termini strettamente commerciali, privilegiando di gran lunga i conteggi dei profitti e delle perdite , rispetto alle sottigliezze ideologiche ed agli ambiziosi obbiettivi programmatici sui quali, in Europa, si riflette (e magari ci si ammazza anche) da secoli… Pertanto, non ci meraviglieremmo affatto se il proposito di ridimensionare il peso e le funzioni della NATO, rientrasse beatamente dinanzi ad un chiaro impegno, da parte europea, ad incrementare gli acquisti di materiale bellico proprio dall'industria americana. Comunque sia, Trump o non Trump, l'Ucraina è destinata a rimanere il più grave problema che l'Unione Europea dovrà affrontare nel 2025. Diamo, ad esempio, per scontato che, in un modo o nell'altro, le due parti in causa – entrambe stremate da una guerra imprevedibilmente infinita – decidano di sottoscrivere un “cessate il fuoco”: siamo noi Europei seriamente convinti e, comunque, tutti coesi nell'inviare quei contingenti militari indispensabili per monitorare e garantire l'inviolabilità dei confini temporaneamente scaturiti dall'eventuale sospensione del conflitto? Siamo davvero in grado di rappresentare un baluardo militare, capace di indurre Putin a più miti consigli, frenandone i sogni di ritrovata potenza imperiale? A queste domande, almeno per ora, non ci sembra che l'Europa stia fornendo risposte lucide e coerenti. Pertanto, a prescindere da cosa faranno Trump o i Cinesi, l'anno che viene sarà un momento di svolta che ci chiamerà a scelte politiche radicali e probabilmente decisive per il nostro futuro. Altrimenti, la destinazione “irrilevanza” si farà sempre più inevitabile, riducendo il Continente che più di ogni altro ha fatto la storia, al rango di terra di conquista non solo economica, ma anche militare da parte di chiunque sappia fare la voce più grossa. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
FIRENZE (ITALPRESS) - "Forse la mia fortuna è stata avere le persone giuste vicino che mi hanno aperto la testa per pensare a questo. Altrimenti ti verrebbe di pensare solo al brutto della vita. Sono stato molto fortunato perchè ho visto un'altra vita". Lo ha dichiarato Rigivan Ganeshamoorthy, campione paralimpico di lancio del disco, a margine del talk show "Fair Play Menarini - I campioni si raccontano" ambientato nella cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze.f10/xb8/gm/gtr
FIRENZE (ITALPRESS) - "Forse la mia fortuna è stata avere le persone giuste vicino che mi hanno aperto la testa per pensare a questo. Altrimenti ti verrebbe di pensare solo al brutto della vita. Sono stato molto fortunato perchè ho visto un'altra vita". Lo ha dichiarato Rigivan Ganeshamoorthy, campione paralimpico di lancio del disco, a margine del talk show "Fair Play Menarini - I campioni si raccontano" ambientato nella cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze.f10/xb8/gm/gtr
Tornano gli episodi del Martedì con me, Alex! Oggi vi parlo del libro di Bret Easton Ellis che ho finito in 3 giorni, analizzando il tema dei personaggi decadenti e immorali. Poi discuto di Raising Arizona, i Coen Brothers, Nicolas Cage, ed infine Parthenope di Sorrentino. Una chiacchiera tra film e conversazioni leggere. Spero vi piaccia! Non dimenticare di iscriverti e di attivare la campanella per ricevere notifiche sui nuovi video :) Supporta il canale anche qui su Youtube: https://www.youtube.com/@Chahaotic ˗ˏˋ ★ ˎˊ˗ Contatti ˗ˏˋ ★ ˎˊ˗ Email: chahaotic@gmail.com Instagram Podcast: https://www.instagram.com/chahaotic/ Instagram Personale: https://www.instagram.com/4iexis/ Letterboxd: https://letterboxd.com/4lexis/ Se ti va di recensire Chahaotic, mi farebbe un sacco piacere! Altrimenti, la tua visione verrà ugualmente apprezzata
Si vola in Arabia per l'undicesima edizione di Altrimenti ci ARABIAmo! Ah ed ovviamente anche per parlare di Crown Jewel. La WWE torna, per la seconda volta in questo 2024, lo show presenterà una novità, con l'aggiunta di un titolo (valido solo per l'evento) che metterà di fronte i campioni massimi, maschili e femminili, di RAW e SmackDown. Non solo quello però, altre sfide animeranno una serata che promette ampio spettacolo. Vediamo cosa ci regalerà la notte di Crown Jewel 2024, come sempre analizzando tutti i match.
Come scegliere una scuola in cui imparare il flamenco. Ci dobbiamo per prima cosa ricordare che si tratta di una forma d'arte, complessa e completa, e che non conosciamo, da stranieri. Solitamente gli stranieri che si avvicinano al flamenco lo fanno attraverso la danza, ed è un percorso lungo e complesso. E lo dobbiamo sapere subito: se entriamo in una sala da danza e qualcuno ci dice che in breve diventeremo bravissimi, ci stanno imbrogliando. Lo stesso dicasi per la chitarra, o per il cante: anche se arrivo da una formazione di altri generi, ci vorrà tantissimo lavoro per entrare in una cultura musicale diversa da tutte le altre.Il primo consiglio per la scelta di una scuola in cui imparare, qualsiasi cosa, è chiedere di fare una lezione di prova per verificare se ti piace davvero studiare flamenco: verifica come ti senti in quella situazione!Per imparare a ballare flamenco devo tenere in conto diversi aspetti. Partiamo da quelli fisici: il baile flamenco ha movimenti molto grandi, energici, aperti, ma mai rigidi,una fluidità grande e tanta flessibilità. Questo richiede un corpo allenato, con una postura funzionale a muoverci meglio. Se la lezione è finalizzata solo a farti vedere dei passi, ma non ti si spiega come produrre quei movimenti in modo sano per le tue articolazioni, ricorda chje è impossibile imparare a ballare flamenco se non ti danno gli strumenti per avere consapevolezza del tuo ccorpo e non ti fanno fare un lavoro corporeo che ti porti ad allungare, centrare, allineare. Se nella zona in cui vivi non c'è un corso di flamenco in cui ti diano questi strumenti, costruiscili con un altro lavoro corporeo di sostegno: pilates, yoga, danza contemporanea...Il lavoro sulla danza deve sempre essere sostenuto dalla consapevolezza: il filtro che abbiamo nell'apprendimento ci riporta sempre alle nostre precedenti competenze. Non vedo ciò che vedo, vedo ciò che so! Il corpo non si mette fuori dalla zona di comfort, quindi se l'insegnante non mi spiega con chiarezza che lui è solo una fonte di ispirazione e non il modello assoluto da emulare, crederò che per imparare io debba fotocopiare ciò che fa lui, dirigendo tutte le mie attenzioni alla forma. Difficilmente un allievo ha già le competenze adatte a trovare una postura adatta al flamenco, che non sia estetica, ma funzionale. Ballare flamenco non significa imparare a mettersi in una posizione forzata, che poi magari mi porterà ad avere mal di schiena! Dovrai anche affrontare molto lavoro ritmico, e ricordati che per poter battere i piedi aa ritmo devi avere equilibrio, perché se cadi malamente da un piede all'altro non farai qualcosa di utile a te, ma disturberai il tuo apprendimento, e perisno quello degli altri, perché se studi male e fai pasticci con il ritmo, disturberai anche i tupoi compagni di corso. Devi quindi verificare che ti insegnino a guadagnare equilibrio e consapevolezza del suono.Non solo della meccanica che produce il suono, ma proprio della ritmica! Prima di tutto devo stare nel ritmo, e mi devono dare gli strumenti per capire la frase ritmica, il compas, in modo che lo possiamo davvero sentire.Altra cosa da considerare è sempre che il flamenco si organizza intorno al cante, che è il cuore di questa forma d'arte. L'ideale sarebbe avere a lezione un cantaor, non una persona che canticchi in qualche modo, ma proprio un cantaor, ma è praticamente impossibile. Quindi per lo meno nelle lezioni l'isegnante ci deve fornire le competenze per farci capire come si comporta il corpo in relazione al cante. Forse non lo vedrò nella prima lezione, in cui magari mi si mostreranno passi semplici, con cui entrare nel baile. Ma se ti iscrivi ad un corso e non ti si parla del cante, fatti una domanda!Altra cosa fondamentale in un corso sarebbe la presenza di un chitarrista, almeno di tanto in tanto. Non un juke box, ma un musicista che ti mostri come funziona il suo strumento. Altrimenti, sarà più utile ascoltare un bel cd di Paco de Lucia, che senz'altro suonerà meglio di come possa suonare il nostro chitarrista!Un'altra cosa da considerare è che il flamenco è una cultura: sarà importante che il nostro insegnante ci dica che lo è ci indichi che per imparare è meglio pianificare di andare in Spagna, di imparare almeno un po' di lingua spagnola, e non di andare solo a vedere qualche bello spettacolo e studiare baile flamenco con un insegnante bravissimo, perché il flamenco ha un background enorme, che così non si vede! Ci sono tanti ballerini che ballano anche molto bene ma non danno importanza a questa cultura di riferimento. Ma un insegnante ci deve far vedere la cultura di riferimento!Ricorda infine che l'esperienza deve essere piacevole, e non deve essere una penitenza! Se il mio insegnante è esperto ma mi mette a disagio, troverò tutte le scuse per non andare a lezione... A quel punto se l'insegnante mi demotiva non avrà molto senso! La lezione non serve per vedere se il maestro sappia ballare bene, ma se sappia insegnare a me a farlo. Una lezione non è una performance!Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di musiche e danze del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavoro bellissimo sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance. Quando insegno spesso le persone mi dicono "ho già fatto 15 anni di danza classica, quindi mi voglio iscirivere al corso di flamenco avanzato". Io sono italiana madrelingua, parlo fluidamente spagnolo e francese, ma se mi iscrivessi ad un coro di portoghese non inizierei dal corso avanzato! Ecco, con il baile flamenco deve essere la stessa cosa. Magari poi se ho un background di danza imparerò più velocemente di chi non ce l'ha!Se hai già una base di baile e vuoi continuare a studiare, non andare a fare una lezione di prova nel livelo avanzato, ma vai ad un livello più facile, in modo da non dover litigare con la difficoltà dei passi, ma poter godere del processo di apprendimento. A volte l'ego ci fa dire che devo andare nel corso più difficile, ma magari la lezione di prova ci dovrebbe servire a valutare il corso e non la difficoltà del passo!Una esperienza positiva ti aiuterà ad imparare molto di più di una esperienza negativa!Ricordati sempre quali sono le motivazioni che ti hanno spinto ad avvicinarti al baile flamenco e persegui il tuo fine, non farti fuorviare!Se eventualmente nella zona in cui abiti non ci sono insegnanti che facciano un lavoro che ti piacerebbe fare, costruiscitelo da te, sintonizzandoti su quello che ti interessa.
Benvenuti ai 4 Vangeli-letture in 1 anno 5 gg a settimanaOggi: Il vero discepolo di Gesu'16 Gesù allora gli raccontò questa parabola: «Un uomo preparò un gran pranzo e invitò molta gente.17 Quando tutto fu pronto, mandò uno dei suoi servi ad avvertire gli ospiti che era tempo di presentarsi. 18 Ma tutti cominciarono a trovare delle scuse. Uno disse che aveva appena comprato un terreno e voleva andare a vederlo, perciò chiese di essere scusato se non accettava lʼinvito. 19 Un altro disse che aveva appena comprato cinque paia di buoi e voleva provarli. 20 Un terzo si era appena sposato e anche questa era unʼaltra buona ragione per non partecipare al banchetto.21 Il servo tornò dal suo padrone e riferì tutto ciò che gli avevano detto. Allora il padrone, adirato, gli ordinò di andare in fretta per le piazze e i vicoli della città ad invitare i mendicanti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi. 22 Più tardi, il servo tornò e disse al padrone: “Signore, ho fatto come tu hai ordinato, ma cʼè ancora posto!”23 “Bene!” disse il padrone. “Allora esci di nuovo e vai per i viottoli di campagna e lungo le siepi, e costringi a venire tutti quelli che trovi, così la mia casa sarà piena. 24 Nessuno di quelli che avevo invitato dapprincipio assaggerà anche un solo boccone di ciò che ho preparato!”»25 Unʼimmensa folla seguiva Gesù. Egli si voltò e disse: 26 «Chi vuole seguirmi deve amarmi più di quanto ami suo padre, sua madre, sua moglie, i suoi figli, i suoi fratelli o le sue sorelle. Deve amarmi più della sua stessa vita, altrimenti non può essere mio discepolo! 27 E nessuno può essere mio discepolo, se non porta la sua croce e mi segue.28 Voi certo non cominciate a costruire una casa senza averne prima calcolato la spesa. Infatti, chi si accingerebbe ad una tale impresa, prima di aver fatto i preventivi ed essersi accertato di aver denaro sufficiente per pagare? 29 Altrimenti potrebbe riuscire a completare soltanto le fondamenta e poi uscire dai costi. Allora sì che tutti riderebbero di lui!30 “Vedete quello là?” direbbero con scherno. “Aveva cominciato quella costruzione, ma ha finito i soldi, prima di completare i lavori!”31 Oppure, quale re penserebbe mai di fare una guerra, senza averne prima parlato con i suoi consiglieri e aver discusso con loro se il suo esercito di diecimila uomini sia abbastanza forte da sconfiggere quello di ventimila del nemico, che gli sta marciando contro?32 Se vede che è impossibile, allora, mentre le truppe nemiche sono ancora lontane, il re manderà una delegazione, per discutere le condizioni di pace. 33 Allo stesso modo, nessuno può diventare mio discepolo, se prima non fa un attento calcolo di ciò che ha, e poi rinuncia a tutto per me.34 A che serve il sale se diventa insipido? 35 Se non è salato, non serve a niente, neppure come concime. Non vale niente e devʼessere gettato via. Ascoltate bene, se volete capire ciò che voglio dire!Support the Show.lascia un commentoSupport the Show.
Lo scopo del flamenco è sempre quello di muovere la vita emozionale delle persone. Chi produce il flamenco si rivolge ad un ipotetico pubblico (che ad esempio quando il musicista è in sala di incisione non è presente ma sottinteso). Il flamenco nasce sempre dal cuore e dalla interiorità e si rivolge sempre al mondo emozionale. Nascendo dalla presenza, nasce anche dalla consapevolezza della presenza. Se sono consapevole della mia individualità, mi godo il presente e mi rendo conto che ciò che sono e ciò che faccio arriva ad un interlocutore e la comunicazione funzionerà. Nel flamenco, devo essere presente e dare un contributo personale, certamente in accordo con la tradizione e nel suo rispetto. In generale, essere consapevoli delle nostre impronte è fondamentale: ogni essere vivente lascia tracce intorno a sé, al proprio passaggio su questa terra. Il flamenco lo sa bene e sottolinea l'importanza del contributo che ogni persona può dare a qualcun altro. Il flamenco stesso canta la saggezza tradizionale e contribuisce a migliorare la vita degli altri. Se lavoro sul flamenco in modo molto meccanico e ripeto alla perfezione qualcosa, ma non c'è la mia impronta personale, il mio regalo, e non sono me stesso, il flamenco sparisce! Il mio passaggio su questa terra lascia sempre delle tracce.Ogni artista ha quasi il dovere di dare il proprio contributo al flamenco, a prescindere dal suo livello di preparazione. Altrimenti fa un esercizio meccanico, che flamenco non è. Ci conviene quindi entrare totalmente dentro di noi, nella consapevolezza completa della nostra presenza. Mentre balliamo, se questo significasse solo un bel vestito e bei movimenti precisi, priverei il pubblico del mio regalo! Un bel pacchetto vuoto. Fra l'altro, nel flamenco il pubblico è molto interattivo, risponde con incitazioni ed esclamazioni e questo aiuta gli artisti a sentire che le loro impronte si propagano e raggiungono l'interlocutore. Forse se fossimo consapevoli che le nostre impronte viaggiano intorno a noi ed influiscono nella vita delle persone che incrociamo nel nostro percorso staremmo meglio con noi stessi! Il flamenco sa che il messaggio dell'artista è unico e si sperimenta sempre una possibilità nuova e personale. Se il messaggio è chiaro e l'artista è consapevole delle tracce e del regalo che fa al pubblico, la sua produzione sarà molto coinvolgente. Il baile flamenco ci coinvolge sempre, a volte per la potenza dei gesti, la difficoltà o la rapidità dei ritmi, ma ciò che ci tocca davvero è la presenza della persona, dell'essere umano che abbiamo davanti. Ovviamente se il pubblico è sensibile sarà più facile che capti l'intenzione, ma se ci rendiamo conto che ciò che facciamo sono dei regali verso gli altri, sapremo che la nostra impronta personale è ciò che lo spettatore si porterà a casa. Forse si porterà a casa qualcosa che gli fa capire di più se stesso. Certo è che se l'artista vuole soltanto il mio applauso, come spettatore torno a casa pensando che l'artista sia molto bravo, ma tutto finisce lì. Il flamenco invece produce una cambiamento nel pubblico. Un bravo artista lo sa che la sua impronta personale lascia un segno nel cuore degli spettatori. Sono Sabina Todaro, mi occupo di danza da tutta la vita, e di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985, e sono super appassionata di psicologia, pedagogia, neurologia, anatomia, il tutto applicato al flamenco e letto attraverso il flamenco. Sono una insengnate di baile flamenco a Milano, al Mosaico Danza e i miei allievi non sono professionisti, anzi, amano ballare per se stessi, per passione e divertimento. Se sono consapevoli di quello che fanno, si portano a casa tutti i vantaggi del flamenco. Se sono consapevole che mando un messaggio fuori di me, posso autostimare ciò che sono e sono consapevole che quel gesto è un regalo che faccio al pubblico a prescindere dalle mie capacità. Di un regalo non si deve valutare il valore economico ma quello emozionale. Essere consapevoli che si lasciano impronte intorno a sé è importnate nella vita. Sapere che sono importanti e preziose, è importante. Anche se lo sto facendo per esercizio. Quanto più sono consapevole delle mie impronte che se ne vanno in giro per lo spazio, e tanto meglio riuscirò persino a produrre questo benedetto flamnco.
In Italia, lo Stato ha deciso di rimborsare la "prescrizione medica dell'esercizio fisico". Tuttavia, come medico specializzato in medicina dello stile di vita, vi dico che questa misura, sebbene benintenzionata, rischia di non ottenere i risultati sperati. Nell'attuale contesto sanitario, senza un approccio consapevole e rivolto al cambiamento, è improbabile che si riescano a promuovere delle abitudini delle abitudini salutari nei pazienti. È necessario andare oltre la semplice prescrizione, affrontando le radici profonde della sedentarietà e delle cattive abitudini, per garantire un reale impatto sulla salute pubblica. Altrimenti saranno soldi buttati via.... ⭐️ Scopri “BODY BRAIN ROUTINE”, il nuovo libro di Valerio Rosso, Gennaro ROmagnoli e Marco Zamboni: https://lifeology.it/bodybrain-routine/ ⭐️ ⭐️ Scopri MoveMotivation, un'esperienza trasformativa per far emergere e consolidare la motivazione all'attività fisica: https://lifeology.it/move-motivation/?utm_source=yt_ads_ret&utm_medium=mm_vale_1⭐️
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Il brano del vangelo di oggi è diverso per l'anno A e diverso per gli anni B e C del calendario liturgico. Siamo oggi nell'anno B. L'episodio è molto noto: l'insegnamento di Gesù fino a tardi, la stanchezza dei discepoli, poi magari la fame, perché non di sola Parola vive l'uomo... ma poi la preoccupazione dei discepoli: mandali via, cosa mangeranno... abbiamo solo cinque pani e due pesci che appena bastano a noi... A me pare che il brano di oggi rispecchia non solo l'angoscia degli apostoli ma anche quella dell'Europa di oggi. Mandiamoli via, siamo già ricchi, la campagna produce, abbiamo appena abbattuto i nostri granai per farne dei più grandi, perché ci basti per tanti anni di vita tranquilla e serena... e... quasi come l'eco ma insistente la voce di Gesù: no! voi date loro, non c'è bisogno che se ne vadano. Voi date loro da mangiare. Siete preoccupati che avete poco? Guardate, sentite cosa fare: recitò la benedizione e mangiarono a sazietà cinque mila uomini. Credo che questo di oggi è un vangelo che ci rimprovera non solo per tanti che hanno bisogno di noi ma anche che noi dobbiamo fidarci più della provvidenza di Dio. E' da un po' che mi gira sugli meandri del cervello questo pensiero: tutta questa gente è attratta da noi, viene da noi e cosa trova? Non accoglienza, non libertà, non amore... Eppure nell'antichità cos'è che convertiva al Vangelo i pagani? Non forse proprio quell'accoglienza? Non quel: "guardate come si amano?" Non la spada, non proselitismo ma la semplicità della vita e amore verso tutti, perfino verso i nemici... Fidarsi della provvidenza e dell'Amore di Dio e raccoglieremo solo di avanzi dodici ceste piene... Altrimenti? Altrimenti: stolto! questa notte stessa ti sarà richiesta l'anima. E quello che hai accumulato di chi sarà?? E' forse solo un'idea romantica del passato oppure è un vero vangelo?
Lunedì la figlia del presidente del Camerun, Brenda Biya, ha pubblicato una foto sul suo profilo Instagram in cui bacia la modella brasiliana Layyons Valença, con la didascalia: «PS: sono pazza di te e voglio che il mondo lo sappia». Il post non esplicita il suo orientamento sessuale ma Biya ha poi ripubblicato nelle sue storie di Instagram diversi articoli che descrivono la foto come un coming out. C'è un piccolo particolare: in Camerun l'omosessualità è illegale dal 1972 e dal 2016 una legge prevede fino a 5 anni di carcere. Il padre di Biya, Paul è presidente del Camerun dal 1982. Il gesto di Brenda Biya è stato ovviamente accolto come un segnale incoraggiante dalla comunità Lgbtq camerunense. “Sta diventando una voce per il cambiamento sociale in un paese dove i tabù sono profondamente radicati” ha detto alla stampa l'attivista transgender camerunese Shakiro che è stato condannato sulla base della legge del 2016: nel 2021 fu condannata a cinque anni di carcere per “tentata omosessualità” e dal 2023 vive in Belgio, dove ha chiesto asilo. Il gesto di Brenda, però, ha sollevato anche alcune riflessioni sulle sproporzionate possibilità di ricchi e poveri: per alcuni è evidente che la ragazza abbia potuto fare coming out sui social perché vive in Svizzera e ha maggiori opportunità di difendersi contro la legge anti-LGBT nel caso in cui venisse perseguitata, grazie alla sua alta posizione nella classe sociale e alla sua maggiore istruzione. È esattamente così. I diritti non sono un simbolo da sventolare. Sono diritti solo se accessibili a tutti. Altrimenti si chiamano privilegi, anche se profumano di quel progressismo che funziona sui social. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Superare, ovvero, andare oltre, guardare avanti. Superare il tradimento vuol dire riuscire a vivere la tua vita senza farti condizionare da ciò che è accaduto, coltivare le tue relazioni mantenendo sempre accese le tue visioni positive, che la sfiducia non porta positività. Le esperienze non felici sono esperienze importanti, perché ti aiutano a capire e a migliorare. C'è sempre da imparare, se si sceglie di farlo. Altrimenti, si resta lì, indietro, in un passato fatto di rimpianti e di ricordi, di “se avessi detto”, “se avessi fatto”. Per superare il tradimento devi imparare qualcosa di importante su te stesso, poi sulla tua storia, e da lì partire per creare un futuro che ti corrisponda. Che la felicità, la realizzazione, l'equilibrio, non sono doni che qualcun altro ti fa, ma tu dai a te stesso, costruendoli. Così, anche un tradimento, può diventare una straordinaria occasione di revisione e costruzione della vita. Tradimento sentimentale, sì, ma non c'è soltanto quello. C'è il tradimento degli ideali, delle aspirazioni, quello che a volte ti sembra che arrivi dalla vita, e quello che, a volte, viene proprio da te. Perché superare un tradimento è la scelta migliore te lo spiego in questo podcast. “Quando tradisci qualcuno, tradisci anche te stesso” (I.Singer)- Puoi leggere la trascrizione dell'audio qui: https://annarosapacini.com/superare-il-tradimento - E da questa pagina puoi iscriverti liberamente al mio podcast Comunicare per essere®: https://annarosapacini.com/podcast/ una filosofia di vita pratica e concreta, che permette di mettere da subito in atto il cambiamento- Comunicazione valoriale, Relazioni, Professione, Benessere. Scrittura evolutiva®, grafologia evolutiva®, soluzioni e percorsi sempre e solo su misura. Per informazioni sul progetto, sui contenuti, sugli strumenti e sui percorsi attivabili scrivi a info@annarosapacini.com- Rinforza la tua motivazione e la tua visione interiore: ogni giorno, per te, nuove prospettive che potrai applicare per trasformare la tua vita. Seguimi su Meta-Facebook e sul tuo social preferito, cerca “Annarosa Pacini”➡️ E non dimenticare di iscriverti al mio canale YouTube https://www.youtube.com/@AnnarosaPacini
Quali sfide si affrontano per cambiare carriera? Come possiamo trasformare competenze e abilità in business? In questa chiacchierata con Giulia Bosi (Learning Design & Student Coaching) nonché mia collega per diversi anni, abbiamo affrontato questi temi rivivendo le sue esperienze personali e le consapevolezze scaturite da un percorso di continua formazione. Per approfondire
Maracanà con Marco Piccari e Stefano Impallomeni. Ospiti: Braglia:" Gasperini poteva andare solo alla Juve altrimenti meglio rimanere all'Atalanta:" De Paola:" !00 Milioni per Kvara sono irrinunciabili. ADL ha fatto un disastro unico." Orlando:" Ora l'Atalanta de vuole tenere Gasp deve comprare 3 giocatori e mantenere gli altri." Impallomeni:" L'Atalanta il prossimo anno deve lottare per lo scudetto."
Come il benessere della donna può essere migliorato grazie agli integratori derivanti dalla dieta mediterranea? Qual'è veramente la differenza tra startup e impresa? In questa chiacchierata a 3 con Sabrina Fiorentino e Sonia Elicio (CEO & Founder e CGO @ Sestre) abbiamo ripercorso la loro storia imprenditoriale, le scelte fatte, i pregiudizi affrontati e le sfide che fronteggiano in generale le imprese femminili italiane e pugliesi. Per approfondire
Maracanà con Marco Piccari e Stefano Impallomeni. Ospiti: Braglia:" Gasperini poteva andare solo alla Juve altrimenti meglio rimanere all'Atalanta:" De Paola:" !00 Milioni per Kvara sono irrinunciabili. ADL ha fatto un disastro unico." Orlando:" Ora l'Atalanta de vuole tenere Gasp deve comprare 3 giocatori e mantenere gli altri." Impallomeni:" L'Atalanta il prossimo anno deve lottare per lo scudetto."
Decima edizione di Altrimenti ci ARABIAmo! la puntata di What's Next dedicata agli eventi in Arabia. Il roster della WWE è pronto a volare ancora, tempo dunque di prendere il passaporto e fare tappa a Jeddah. Torna in questo 2024 il King of the Ring, accompagnato ovviamente dalla sua controparte femminile del Queen of the Ring.Le due finali saranno ovviamente il fulcro centrale dello show ma ci sarà spazio anche per altri attesissimi incontri. Andiamo a vedere cosa aspettarci dal PLE che andrà in scena questo sabato
In un mondo che corre veloce, dove il ticchettio dell'orologio scandisce i ritmi frenetici della vita quotidiana, la cultura italiana ci offre un ricco repertorio di espressioni che invitano al relax, per ricordarci l'importanza di trovare momenti di pausa e di piacere tra gli impegni di tutti i giorni. Come Esprimere il Relax in italiano 1. STACCARE LA SPINA Cosa succede quando si stacca la spina a un elettrodomestico? Smette di funzionare, e “si riposa”, no? Bene, la stessa cosa vale anche per noi esseri umani, in senso figurato. Questa espressione indica la sensazione di relax in cui è possibile estraniarsi e allontanarsi dal mondo esterno e ricaricare le proprie batterie e la propria energia. Esempio: Ogni volta che ho bisogno di staccare la spina, vado in montagna. 2. RICARICARE LE PILE Questa espressione significa fare una pausa per recuperare le energie perse. Come si fa con le pile scariche, che si attaccano alla corrente per dar loro nuova energia. Esempio: Questi ultimi mesi sono stati davvero stressanti. Adesso ho bisogno di ricaricare le pile prima di cominciare di nuovo! 3. FARE UNA PENNICHELLA La pennichella è il riposo che si fa nelle prime ore del pomeriggio (chiamato anche “pisolino”), dopo pranzo, generalmente di breve durata. Si può usare l'espressione “fare una pennichella” anche per altri momenti della giornata, ogni volta che si ha bisogno di qualche minuto con gli occhi chiusi per recuperare le forze. Esempio: Quando mi sento sopraffatta dal lavoro, faccio una pennichella e mi riprendo subito! 4. PRENDERSELA COMODA Questa espressione indica il fare tutto con molta calma, senza fretta, procrastinando il più possibile e riducendo al minimo lo stress. Esempio: Abbiamo chiuso l'affare con i nuovi clienti e abbiamo guadagnato un bel po'… Adesso possiamo prendercela comoda per qualche settimana. 5. RELAX TOTALE! Questa espressione enfatizza una sensazione di profondo relax, durante la quale non si vuole fare proprio nulla. Esempio: Finalmente sono arrivate le ferie! Da domani relax totale! Si dorme tutto il giorno e non si pensa al lavoro! 6. PERDERE LA COGNIZIONE DEL TEMPO Questa espressione indica l'essere in uno stato di tale rilassamento che provoca un disorientamento momentaneo: non ci si rende conto di che ore siano e di quanto tempo sia passato dall'ultima volta che un'attività è stata svolta. Esempio: L'altro giorno, nel pomeriggio, ho dormito così tanto che quando mi sono svegliata avevo perso proprio la cognizione del tempo. Pensavo che fosse già la mattina dopo! 7. ESSERE SULLE/TRA LE NUVOLE Guardare le nuvole da vicino provoca sicuramente una sensazione di relax, ad esempio quando siamo su un aereo. Questa espressione indica la sensazione di profondo relax in cui si è completamente lontani dal mondo e non ci si rende conto della realtà circostante. Come se non si vivesse più sulla Terra ma, appunto, tra le nuvole. Esempio: Sveglia! Ti sto parlando ma sembra che tu sia tra le nuvole! 8. MERITATO RIPOSO ! Questa è un'esclamazione usata quando si viene fuori da una situazione pesante e stancante e ci si sente di meritare del buon relax. Esempio: Aaaah! Finalmente abbiamo finito il video! Meritato riposo! 9. LASCIARSI ANDARE Questa espressione indica il “rilassarsi” nel senso di non pensare più a niente e cadere in una sensazione di abbandono totale. Esempio: Sei troppo tesa: lasciati andare per una volta! Vedrai che le cose si sistemeranno! 10. ANDARCI PIANO Questa espressione significa fare tutto con calma per non ritrovarsi stressati o, se lo si è, per ridurre al minimo lo stress. “Andarci piano con qualcosa” significa “procedere con moderazione”, “comportarsi con cautela”. Esempio: Ti stai preoccupando troppo in questo periodo… Vacci piano! Altrimenti la tua salute ne risente!
Analizziamo la giornata della politica italiana, partendo dalla mozione di sfiducia respinta nei confronti della ministra Daniela Santanchè, insieme a Barbara Fiammeri, commentatrice politica de Il Sole 24 Ore.Dalla Conferenza delle Regioni arriva una richiesta chiara al governo: abrogazione del titolo 1 comma 13 del dl Pnrr che taglia 1,2 miliardi di euro alle Regioni relativi a opere per la sicurezza sismica delle strutture ospedaliere, o un impegno formale per la reintegrazione dei fondi. Altrimenti le Regioni sono pronte a ricorre alla Corte Costituzionale. Con noi Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana. In Puglia un presunto caso di voto di scambio costringe alle dimissioni l'assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia. Gli aggiornamenti da Onofrio D’Alesio, corrispondente per Radio 24 dalla Puglia e giornalista di Cronache Tv.Ciclismo, brutta caduta per Vingegaard nella tappa dei Paesi Baschi. Ci racconta tutto il nostro Giovanni Capuano.
Benvenuti ai 4 Vangeli-letture in 1 anno 5 gg a settimanaOggi: “Che passi questo calice da me”Gesù prega36 Allora Gesù li portò in un orto, detto Getsemani, e disse loro di sedere ed aspettare mentre andava avanti a pregare. 37 Prese con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, e cominciò a sentirsi angosciato e disperato.38 Poi disse loro: «La mia anima è oppressa dallʼorrore e dalla tristezza della morte… Restate qui… restate svegli con me!…»39 Li precedette di poco, poi cadde a faccia in terra e pregò: «Padre mio! Se è possibile, allontana da me questo calice di dolore! Ma sia fatta la tua volontà, non la mia».40 Poi tornò dai tre discepoli e li trovò addormentati. «Pietro», disse Gesù, «non siete neppure capaci di rimanere svegli con me per unʼora? 41 State svegli e pregate! Altrimenti sarete sopraffatti dalla tentazione. Perché senza dubbio lo spirito è pronto, ma il corpo è tanto debole!»42 Li lasciò di nuovo e tornò a pregare: «Padre mio! Se questo calice non può essere allontanato da me finché non lo abbia bevuto completamente, sia fatta la tua volontà!»43 Poi tornò dai discepoli e di nuovo li trovò addormentati, perché non erano riusciti a tenere gli occhi aperti.44 Così se ne ritornò a pregare da solo per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45 Poi si avvicinò ai discepoli e disse: «Dormite pure e riposatevi. Ormai è giunta lʼora! Sono tradito e consegnato a degli uomini malvagi. 46 Su, andiamo. Ecco che arriva lʼuomo che mi tradisce!Support the showSupport the show
Carmelo Greco"La strada di Miriam"Scatole Parlantiwww.scatoleparlanti.it“Erano i sassi con cui si costruivano i viadotti. Nei rapporti familiari servivano talvolta ad affossare il tracciato, talaltra a renderlo sicuro per poggiarci i piedi. L'importante era che ci fosse riservato un tempo abbastanza lungo per trasformare l'incomprensione del passato nel perdono dell'oggi. Altrimenti non avremmo avuto nulla a contrasto del senso di colpa che, anzi, sarebbe aumentato insieme alla nostra età”.È Miriam a sostenerlo nella storia che lei racconta in prima persona. Una storia che si snoda in momenti digressivi e progressivi spiazzanti di cui, insieme a lei, protagonista è la strada. Non una strada qualunque, perché Miriam si muove in un mondo devastato da una apocalisse dove quello che conta, nel contesto pandemico che ha stravolto l'ordine morale e naturale delle cose, è la memoria e il suo unico punto di positività incarnato dal nonno. Sulla strada gli altri protagonisti sono le persone, il cui incontro determina un moto ad anello nel quale tutto sembra collegato e mai propaggine senza senso del disastro di un universo dove, in apparenza, avanza soltanto il deserto. Carmelo Greco è nato a Catania nel 1966. Laureato in Lettere moderne, è giornalista professionista e attualmente collabora come freelance per conto di testate che si occupano di tecnologia e digital economy. Ha scritto alcune opere teatrali rappresentate nell'Istituto Penitenziario di Siracusa, di cui tre confluite nella raccolta L'Italia e altre commedie (Edizioni di Pagina, 2016). È autore dei romanzi Le stagioni di Cavabella (Libromania, 2016) e Focara di Sangue (Fogliodivia, 2020), nonché della storia d'impresa Sui banchi del Salento (Rubbettino, 2019).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Utilizzare i taxi in Italia è un'esperienza conveniente e affidabile per spostarsi comodamente in città. In questa guida scoprirete come chiamare un taxi, cosa dire all'autista e come comportarsi durante il viaggio. Cosa dire e cosa fare quando si prende un taxi in Italia Se durante il vostro soggiorno in Italia vi serve un taxi, potete cercarlo in vari modi. 1 - Chiamare i numeri dedicati (basta cercare su Google) 2 - Usare una delle app dedicate 3 - Recarvi alle fermate dedicate, riconoscibili attraverso un cartello arancione Se siete in un albergo o un ristorante, potete chiedere a chi è in struttura di chiamare un taxi per voi, dicendo: Può chiamare un taxi (per me/noi) per favore? Se invece dovete chiamare voi, niente panico! L'importante è prepararsi prima: magari potreste memorizzare frasi fatte, come quelle che vedremo tra poco, o addirittura potreste scriverle, così da non dimenticarle! Per esempio, se vi serve un taxi subito, potete dire: Avrei bisogno di un taxi il prima possibile. Quando sarebbe possibile avere un taxi? Potrebbe mandare un taxi il prima possibile? Ovviamente, la persona dall'altro lato vorrà sapere più informazioni su dove siete: Mi trovo in via… (Roma, 9) / presso piazza… (San Carlo) / al ristorante… (Sfizio) a… (Napoli). Spesso non è necessario specificare la città. Generalmente non serve dire al telefono qual è la vostra destinazione. Però, se si tratta di una destinazione “facile” (come la stazione o l'aeroporto), potete aggiungerla. Per esempio: Salve, avrei bisogno di un taxi per l'aeroporto il prima possibile. Mi trovo in via Dante n 8. Se avete molta fretta, potete chiedere: Quanto tempo ci mette ad arrivare più o meno? Saprebbe dirmi all'incirca tra quanto tempo arriva? C'è molto da aspettare? Se invece volete prenotare un taxi per un giorno e un orario fissati, potete dire: Posso prenotare un taxi per il giorno … alle ore …? Vorrei prenotare un taxi per il giorno … alle ore … Ho bisogno di un taxi per il giorno … alle ore … Una volta che siete nel vostro taxi, dovrete dire all'autista dove volete andare: Mi può portare a… (alla stazione) / in via… (Roma), per favore? Mi porti a… (all'aeroporto) / in via… (dei Faggi numero 165), per favore. Vado / Devo andare / Ho bisogno di andare a… (al Colosseo) / in… (Piazza Navona), grazie. Se la vostra destinazione è un po' generica (come una piazza), avrete bisogno, una volta arrivati, di dare indicazioni al tassista su dove volete esattamente scendere: Scendo qui, grazie. Mi lasci qui, per favore. È proprio qui che devo andare, grazie. E infine, è il momento di pagare: Quanto le devo? Qual è il costo della corsa? (corsa = percorso di un mezzo pubblico) Posso pagare con carta / in contanti? La pago in contanti / con carta. Va bene? In Italia, poi, non è necessario, ma se volete, potete anche aggiungere la mancia per il tassista: Ecco la mancia! Tenga pure il resto (come mancia)! Detto questo, vediamo alcuni consigli su cosa fare e come comportarsi quando si deve prendere un taxi in Italia: 1. È possibile sapere in anticipo quanto pagherò la corsa? Non sempre. Ci sono delle tariffe fisse, ma di solito sono valide per percorsi specifici, come dalla stazione all'aeroporto o dal centro allo stadio. Altrimenti, potete chiedere al tassista: Quanto costa andare… (in centro / al Colosseo / al centro commerciale X) ? Qual è la tariffa per la corsa da qui a… ? (tariffa = prezzo fisso per un determinato servizio) Ha un'idea di quanto mi verrebbe a costare la corsa per… ? 2. L'indirizzo Se non vi sentite completamente a vostro agio con il vostro italiano, vi consiglio di preparare l'indirizzo in anticipo. Cercate di perfezionare la pronuncia il più possibile, così che sia chiaro al tassista quando glielo dite. E non dimenticate di imparare i numeri!
Abbiamo un problema: non siamo capaci di accettare, gestire e affrontare l'incertezza. Eppure, essa è un ingrediente essenziale della vita. ⬇⬇⬇SE VUOI CONOSCERCI MEGLIO⬇⬇ Abbonati al canale da 0,99 al mese ➤➤➤ https://bit.ly/memberdufer Spettacoli e conferenze in tutta Italia ➤➤➤ https://www.dailycogito.com/eventi La CogitoLetter quotidiana ➤➤➤ http://eepurl.com/c-LKfz Il videocorso per parlare bene ➤➤➤ https://www.dailycogito.com/video-corso/ Il videocorso tra filosofia e psicologia ➤➤➤ https://psinel.com/psicostoici-sp/ Tutti i miei libri ➤➤➤ https://www.dailycogito.com/libri/ Canale Discord (chat per abbonati) ➤➤➤ https://discord.gg/pSVdzMB Il negozio (felpe, tazze, maglie e altro) ➤➤➤ https://www.dailycogito.org/ #incertezza #filosofia #rickdufer INSTAGRAM: https://instagram.com/rickdufer INSTAGRAM di Daily Cogito: https://instagram.com/dailycogito TELEGRAM: http://bit.ly/DuFerTelegram FACEBOOK: http://bit.ly/duferfb LINKEDIN: https://www.linkedin.com/pub/riccardo-dal-ferro/31/845/b14 -------------------------------------------------------------------------------------------- Chi sono io: https://www.dailycogito.com/rick-dufer/ -------------------------------------------------------------------------------------------- La musica della sigla è tratta da Epidemic Sound (Ace-High, "Splasher"): https://login.epidemicsound.com/ - la voce della sigla è di ELIO BIFFI Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
In un'intervista concessa a Nicoletta Picchio a Il Sole 24 Ore, Giovanni Baroni, presidente della Piccola industria di Confindustria, ha ricordato che: "È fondamentale investire in innovazione e formazione, due aspetti che vanno di pari passo. È quell Industria 5.0 che mette al centro le persone e su cui stiamo insistendo. Altrimenti c è il rischio reale che le nostre imprese, in particolare le pmi, perdano competitività e finiscano fuori dalle catene di fornitura". Giovanni Baroni, presidente della Piccola industria di Confindustria.Fonti Mef, "meglio vecchio Patto che penalizzazione deficit"Si è tenuto il Consiglio Ecofin a Bruxelles. La Spagna presenterà una proposta sulla riforma del Patto di stabilità. Il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni ha avvertito che se non si raggiungerà un accordo sulle nuove regole fiscali torneranno in vigore quelle precedenti. A tal proposito, l'Ansa fa sapere dopo aver sentito fonti del Mef, l'Italia non teme il ritorno alle regole fiscali attualmente sospese con la clausola di salvaguardia, rispetto a ipotesi di revisione penalizzanti e che prevedano ulteriori parametri di calo del deficit sotto il 3% del Pil. Roma non teme invece l'idea che vengano inserite delle salvaguardie per il calo medio annuo del debito, purché siano su valori sostenibili e credibili.In queste ore si tornerà a parlare anche del Mes, ieri sera il direttore generale del Mes Pierre Gramegna nella conferenza stampa al termine dell'Eurogruppo, ha dichiarato: "È davvero fondamentale che entro la fine dell'anno tutti i Paesi abbiano ratificato il trattato modificato del Mes in modo che il backstop comune possa entrare in vigore all'inizio del prossimo anno. La discussione sul backstop fu menzionata per la prima volta circa 10 anni fa nell'Eurogruppo". "Ora è davvero il momento in cui dobbiamo realizzare e garantire che in questi tempi incerti e di volatilità abbiamo questo ulteriore livello di protezione e sarebbe un peccato perdere questa opportunità". Ospite Adriana Cerretelli, editorialista Sole 24 Ore Bruxelles.
Benvenuti ai 4 Vangeli-letture in 1 anno 5 gg a settimanaOggi: Il vero discepolo di Gesu'16 Gesù allora gli raccontò questa parabola: «Un uomo preparò un gran pranzo e invitò molta gente.17 Quando tutto fu pronto, mandò uno dei suoi servi ad avvertire gli ospiti che era tempo di presentarsi. 18 Ma tutti cominciarono a trovare delle scuse. Uno disse che aveva appena comprato un terreno e voleva andare a vederlo, perciò chiese di essere scusato se non accettava lʼinvito. 19 Un altro disse che aveva appena comprato cinque paia di buoi e voleva provarli. 20 Un terzo si era appena sposato e anche questa era unʼaltra buona ragione per non partecipare al banchetto.21 Il servo tornò dal suo padrone e riferì tutto ciò che gli avevano detto. Allora il padrone, adirato, gli ordinò di andare in fretta per le piazze e i vicoli della città ad invitare i mendicanti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi. 22 Più tardi, il servo tornò e disse al padrone: “Signore, ho fatto come tu hai ordinato, ma cʼè ancora posto!”23 “Bene!” disse il padrone. “Allora esci di nuovo e vai per i viottoli di campagna e lungo le siepi, e costringi a venire tutti quelli che trovi, così la mia casa sarà piena. 24 Nessuno di quelli che avevo invitato dapprincipio assaggerà anche un solo boccone di ciò che ho preparato!”»25 Unʼimmensa folla seguiva Gesù. Egli si voltò e disse: 26 «Chi vuole seguirmi deve amarmi più di quanto ami suo padre, sua madre, sua moglie, i suoi figli, i suoi fratelli o le sue sorelle. Deve amarmi più della sua stessa vita, altrimenti non può essere mio discepolo! 27 E nessuno può essere mio discepolo, se non porta la sua croce e mi segue.28 Voi certo non cominciate a costruire una casa senza averne prima calcolato la spesa. Infatti, chi si accingerebbe ad una tale impresa, prima di aver fatto i preventivi ed essersi accertato di aver denaro sufficiente per pagare? 29 Altrimenti potrebbe riuscire a completare soltanto le fondamenta e poi uscire dai costi. Allora sì che tutti riderebbero di lui!30 “Vedete quello là?” direbbero con scherno. “Aveva cominciato quella costruzione, ma ha finito i soldi, prima di completare i lavori!”31 Oppure, quale re penserebbe mai di fare una guerra, senza averne prima parlato con i suoi consiglieri e aver discusso con loro se il suo esercito di diecimila uomini sia abbastanza forte da sconfiggere quello di ventimila del nemico, che gli sta marciando contro?32 Se vede che è impossibile, allora, mentre le truppe nemiche sono ancora lontane, il re manderà una delegazione, per discutere le condizioni di pace. 33 Allo stesso modo, nessuno può diventare mio discepolo, se prima non fa un attento calcolo di ciò che ha, e poi rinuncia a tutto per me.34 A che serve il sale se diventa insipido? 35 Se non è salato, non serve a niente, neppure come concime. Non vale niente e devʼessere gettato via. Ascoltate bene, se volete capire ciò che voglio dire!Support the show
Il calciomercato vive i giorni dell'attesa: prima di comprare bisogna vendere, lo sa bene l'Inter. I sauditi non hanno di questi problemi. Qualificazioni Europee: si profilano almeno due clamorose novità
Le espressioni facciali sono importanti nella comunicazione, in quanto ci permettono di aggiungere delle sfumature a ciò che stiamo dicendo con le parole. Anzi, spesso ci tradiscono! E rivelano la verità che è nei nostri pensieri e che non osavamo dire a parole. Ho notato, parlando con i miei studenti, che spesso mancano proprio le parole o le frasi per descrivere tutte queste espressioni facciali. Perciò, in questo articolo ve le darò tutte! O almeno… quelle per le espressioni più comuni! E non pensate che non vi serviranno mai! Pensate solo a tutte le volte che compaiono nei libri! I VERBI più COMUNI per le ESPRESSIONI FACCIALI 1 - Accigliarsi/Corrucciarsi/Aggrottare le sopracciglia Consiste nel muovere i muscoli del viso avvicinando tra loro le sopracciglia, contraendo così anche la fronte. Può essere un segno di concentrazione, preoccupazione, rabbia, e talvolta anche dispiacere. Insomma, è molto spesso sul nostro volto. 2 - Fare l'occhiolino/Strizzare l'occhio Consiste nel chiudere per un breve periodo uno dei due occhi, lasciando l'altro aperto. Questo lo facciamo tutti tanto spesso. È generalmente usato come un segno d'intesa, un momento di contatto visivo tra due persone che invia o fa intuire un messaggio che altri non possono sapere. Si usa anche solo per far capire a qualcuno che si sta scherzando. Altrimenti, può essere un segno di ammiccamento, quando si vuole provare a sedurre o conquistare qualcuno. Qualche volta si usa l'espressione “fare l'occhiolino” in senso figurato, ma sempre per indicare una certa intesa tra le parti. 3 - Sgranare gli occhi Spalancare gli occhi, aprirli tanto, per sorpresa o terrore, facendoli quasi uscire dalle orbite. Vi starete forse chiedendo perché le persone spaventate o sorprese aprano così tanto gli occhi. Sembrerebbe che sia perché in quel modo riescono a vedere meglio, che può essere utile in situazioni d'allarme per capire bene il pericolo. 4 - Fulminare con lo sguardo A chi non è mai successo di trovarsi in una situazione in cui un amico sta parlando un po' troppo, magari raccontando cose imbarazzanti che avete fatto insieme, e che voi non vorreste venissero fuori. Bene, in quei casi, ci sono tante cose che vorremmo fargli o dirgli, ma forse la cosa più discreta (ma efficace!) da fare è “fulminarlo con lo sguardo”. Lanciare un'occhiata parecchio cattiva e aggressiva a una persona per comunicarle che farebbe bene a tacere o a smettere di fare quello che sta facendo se vuole evitare la nostra ira. 5 - Mettere/Tenere il broncio Quando si aggrottano le sopracciglia e si acciglia l'intero viso per mostrare a una persona che si è arrabbiati con lei. Con il broncio si può comunicare anche che ci si è offesi in qualche modo e che non si ha intenzione di parlarne. Spesso si tende anche a incrociare le braccia quando si tiene il broncio. È usato molto dai bambini o dagli adulti in modo un po' scherzoso… Forse! 6 - Fare la linguaccia Anche questa è generalmente una cosa che fanno i bambini, quando si offendono e quindi, per dispetto, tirano fuori la lingua. Quasi a dire “Ah sì? Mi rimproveri? E io ti rispondo così!” Tirare fuori la lingua, come gesto infantile o come una forma di scherno, fatta in modo scherzoso. Non è mai da prendere troppo sul serio. È un po' come se si dicesse “ha ha ha io ce l'ho fatta e tu no”, ma chiaramente con ironia. Per esempio, se mangio l'ultimo pezzo di torta al cioccolato e a mio fratello non rimane niente, posso fargli una linguaccia! 7 - Fare una smorfia Questa non indica un'espressione ben definita e precisa. Fare una smorfia consiste nel muovere la bocca e in generale la faccia per esprimere sentimenti come dolore, disgusto, avversione, noia, sconcerto, confusione. Non si fa riferimento a un'espressione facciale ben definita. Se mangio una cosa che non mi piace, se qualcuno fa un discorso noioso, se qualcuno mi dice una cosa strana.
Benvenuti ai 4 Vangeli-letture in 1 anno 5 gg a settimanaOggi: “Che passi questo calice da me” Gesù prega36 Allora Gesù li portò in un orto, detto Getsemani, e disse loro di sedere ed aspettare mentre andava avanti a pregare. 37 Prese con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, e cominciò a sentirsi angosciato e disperato.38 Poi disse loro: «La mia anima è oppressa dallʼorrore e dalla tristezza della morte… Restate qui… restate svegli con me!…»39 Li precedette di poco, poi cadde a faccia in terra e pregò: «Padre mio! Se è possibile, allontana da me questo calice di dolore! Ma sia fatta la tua volontà, non la mia».40 Poi tornò dai tre discepoli e li trovò addormentati. «Pietro», disse Gesù, «non siete neppure capaci di rimanere svegli con me per unʼora? 41 State svegli e pregate! Altrimenti sarete sopraffatti dalla tentazione. Perché senza dubbio lo spirito è pronto, ma il corpo è tanto debole!»42 Li lasciò di nuovo e tornò a pregare: «Padre mio! Se questo calice non può essere allontanato da me finché non lo abbia bevuto completamente, sia fatta la tua volontà!»43 Poi tornò dai discepoli e di nuovo li trovò addormentati, perché non erano riusciti a tenere gli occhi aperti.44 Così se ne ritornò a pregare da solo per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45 Poi si avvicinò ai discepoli e disse: «Dormite pure e riposatevi. Ormai è giunta lʼora! Sono tradito e consegnato a degli uomini malvagi. 46 Su, andiamo. Ecco che arriva lʼuomo che mi tradisce!Support the show
Uno studio sulla 'rivoluzione dell'automotive', presentato da Federmanager e Aiee (associazione degli economisti dell'energia) oggi con un convegno, "analizza le ricadute sul sistema industriale italiano della transizione in corso nel settore auto, considerandone i quattro principali fattori: nuovi modelli di mobilità, guida autonoma, digitalizzazione ed elettrificazione" sottolineando "una visione critica". E calcola: la stima è di un "crollo degli investimenti per il passaggio all'elettrico: -25% in 10 anni", con "solo nella componentistica, 500 imprese a rischio chiusura, 60.000 posti in meno". Nei giorni scorsi Bruno Dalla Chiara, professore ordinario in Trasporti al Politecnico di Torino, ha fatto notare un'altra criticità della transizione verso l'elettrico: "Da un'analisi che abbiamo fatto di recente, su circa 40 milioni e oltre di veicoli che ci sono in circolazione in Italia, i posti auto censiti da catasto sono circa 15,7 milioni. Quindi solo una quota parte della popolazione, ammesso e non concesso che questi posti auto siano facilmente equipaggiabili e anche economicamente sostenibili con una postazione di ricarica, potrebbe effettuare le ricariche a domicilio mentre gran parte avverrebbe sul suo suolo pubblico". Ne parliamo con Mario Cardoni, direttore generale Federmanager, e con Bruno Dalla Chiara, professore ordinario in Trasporti al Politecnico di Torino. Imprese dispositivi medici, cancellare payback o è fallimento "Cancellare il payback", che impone alle aziende fornitrici di dispositivi medici di adempiere all'obbligo di ripiano del superamento del tetto di spesa, "e trovare insieme altre soluzioni per il sostegno del Servizio sanitario nazionale". Altrimenti è il rischio del fallimento non solo di tantissime imprese italiane ma anche di una mancanza di forniture negli ospedali. Questo l'appello che arriva dal convegno "Dispositivi medici. Ricerca, innovazione e governance per il futuro del SSN. Il caso del payback", organizzato da Gutenberg a Roma lo scorso 21 febbraio. Dalle protesi acustiche a quelle mammarie, sono 4.449 imprese che producono dispositivi medici in Italia, hanno un fatturato di 11,6 miliardi annui e occupano quasi 119.000 addetti. L'80% delle imprese del settore, secondo Confindustria Dispositivi Medici, rischia la chiusura con il payback, parliamo di 100 mila posti di lavoro a rischio. Oggi è stato approvato il decreto legge Milleproroghe che proroga il saldo da parte delle aziende di dispositivi medici del ripiano dello sforamento per il 2015-2018 fino al 30 aprile 2023. Una soluzione ponte che però non soddisfa Confindustria Dispositivi Medici, secondo la quale è necessario cancellare del tutto la misura, considerata del tutto iniqua. Negli ultimi mesi sono stati istituiti due tavoli tecnici, uno al Mef e uno al Ministero della salute, sul payback si è riunito solo quello a Mef che dovrebbe provare a recuperare risorse. Approfondiamo il tema con Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici. Tim. Domani il cda. Due diligence ed esclusiva i nodi con Kkr L'avvio della due diligence e delle relative negoziazioni sul prezzo di offerta, ma anche il nodo dell esclusività che con ogni probabilità non sarà concessa. Sono questi i due temi che finiranno domani sul tavolo del consiglio di amministrazione di Tim, chiamato a esprimersi sull opportunità o meno di avviare un dialogo con gli americani di Kkr sulla proposta di acquisto di Netco. L'appuntamento con il board arriva dopo che, martedì 21 febbraio, il fondo americano Kkr ha formalizzato una richiesta di proroga dell'offerta non vincolante sulla rete, la cui validità iniziale era di 4 settimane (al 28 febbraio, prorogato ora al 24 marzo). Ne parliamo con Andrea Biondi, de Il Sole 24 Ore.
In italiano la preposizione semplice SU è utilizzata in parecchie espressioni verbali e in molti modi di dire utilizzati nella quotidianità dai madrelingua. In questa lezione potrai conoscerli tutti e imparare a parlare in modo più naturale e spontaneo in italiano. 10 Espressioni italiane con la preposizione SU da ricordare Ti presento ora 10 espressioni con la preposizione semplice SU, molto gettonate dai madrelingua italiani nell'uso scritto e soprattutto orale. Gli esempi riportati vi faranno scoprire quanti utilizzi diversi può avere una piccola preposizione semplice. Pronti a scoprirli? Su misura È un'espressione che può essere utilizzata in contesti differenti: -per riferirsi ad un capo di abbigliamento cucito e tagliato in base alle misure di una determinata persona, che dovrà indossarlo Non posso prestarti questo vestito perché è fatto su misura e le nostre taglie sono diverse!); -per riferirsi a qualcosa che si adatta perfettamente alle caratteristiche di qualcuno Sono sicura che non avrai problemi! Si tratta di un lavoro fatto su misura per te). Sul serio Possiamo utilizzare questa espressione al posto di “veramente/per davvero/senza scherzi” Sto pensando sul serio di comprare una villa in campagna e lasciare lo stress della città. o in domande retoriche per esprimere dubbio o meraviglia. Sul serio?! Hai organizzato tutto questo solo per lei? Spesso la troviamo accompagnata dal verbo “fare”, per dire “impegnarsi veramente/non scherzare” Smettila di mettermi dubbi, io faccio sul serio con questo nuovo lavoro! e dal verbo “prendere”, per intendere “affrontare con grande impegno e serietà qualcosa o qualcuno”. Prendevamo sul serio le nostre promesse, perciò non abbiamo mai deluso nessuno. Su due piedi Per riferirsi ad un'azione fatta o una decisione presa senza esitazione, all'improvviso, senza pensarci su. Quello che ci chiedi è complesso: non possiamo risponderti così su due piedi. Abbiamo bisogno di consultare i nostri avvocati. Su per giù (suppergiù) È un'espressione utilizzata al posto di “all'incirca/pressappoco/più o meno”. Viviamo in questa casa su per giù da 5 anni. Sul colpo Possiamo utilizzare “sul colpo” per riferirci ad un'azione che si svolge “immediatamente/subito”. Molto spesso la ritroviamo nella famosa espressione “morire sul colpo”. Sembra che la vittima sia morta sul colpo: non ha sofferto molto. Nero su bianco È un'espressione utilizzata per stabilire in modo definitivo una situazione o mettere per iscritto qualcosa. Quindi, il “nero” rappresenta l'inchiostro della penna che scrive sulla carta, che è di colore “bianco”. Spesso ritroviamo questa espressione accompagnata dal verbo “mettere”. Potremo collaborare insieme solo quando deciderai di mettere le cose nero su bianco. Altrimenti, non mi fido. Sulla ventina/trentina/quarantina… È un'espressione che possiamo usare quando facciamo una supposizione sull'età di una persona. Significa “circa vent'anni/trent'anni/quarant'anni…”. Mentre venivo qui, un uomo sulla quarantina mi ha chiesto che ora fosse. Su richiesta È un'espressione utilizzata per esprimere un'azione non obbligatoria/facoltativa. Il pullman per Milano fa 5 fermate più altre 3 solo su richiesta. Possiamo anche trovare l'espressione “su richiesta di”, che significa “in seguito alla domanda di…” Vi lascio i suoi documenti a richiesta dell'ispettore. Sulle spine È un'espressione utilizzata quando si è in uno stato di ansia, di preoccupazione. Spesso è preceduta dai verbi “stare” o “tenere”. Mi ha tenuto sulle spine per tutta la sera e poi finalmente mi ha rivelato il suo segreto. Sul filo del rasoio È un'espressione utilizzata in situazioni di pericolo o di rischio. La possiamo trovare con i verbi “stare” o “essere”. Dopo tutto quello che hai fatto, per quanto mi riguarda,
Se abitate in Italia da poco e non siete abituati a vivere in mezzo agli italiani, potreste aver notato che alcuni stereotipi sugli italiani non sono poi così lontani dalla realtà. Ad esempio, si dice che siamo sempre in ritardo, e forse un po' è vero. Ma come fare se dovete uscire con amici italiani e loro non ne vogliono sapere di sbrigarsi? Cosa direste per mettergli fretta? Di sicuro ci sono tantissime espressioni molto utili per esprimere questa intenzione, ma potrebbero non essere particolarmente conosciute tra chi studia l'Italiano ma non ha mai vissuto in Italia - infatti, tendono ad essere informali. Continuate a leggere se siete di curiosi cosa diciamo noi italiani per mettere fretta ai più ritardatari! ESPRESSIONI ITALIANE PER METTERE FRETTA In questo articolo vi presenterò una serie di espressioni che gli italiani usano per incitare qualcuno a fare qualcosa in fretta o più velocemente. Ne troverete sia di invariabili che di variabili; soprattutto, sappiate che tutte queste espressioni possono essere utilizzate da sole o insieme ad un'altra della lista! Bene, detto ciò, possiamo cominciare con le espressioni INVARIABILI, cioè quelle che restano sempre così e che non cambiano mai, sia se ci riferiamo a una persona sia se ci riferiamo a più persone. Dai! Probabilmente questa è l'espressione più comune per incitare ed esortare qualcuno. A volte, si può usare anche come lieve forma di rimprovero, magari con un'intonazione più forte. Ad esempio, se siete con una vostra amica e siete pronte a uscire ma lei insiste a farsi selfie dopo selfie, la vostra conversazione potrebbe andare così... + Dai! Ma ti rendi conto di che ore sono? Avevamo un appuntamento con gli altri 10 minuti fa ormai…- Ancora una e ho finito!+ … E dai!!!-*si fa una foto*+ Ciao! Ci vado senza di te! Trovati un passaggio! Su! La preposizione semplice “su” può essere utilizzata in funzione esortativa, per mettere fretta a qualcuno. Ma si può anche usare per incitare qualcuno proprio a fare, a cominciare qualcosa. Potremmo quindi trovarla in frasi come: -Puzzi di sudore! Vai a farti una doccia! Su!+Eh vado vado… Ho appena finito di allenarmi… -Su! Iscriviti a quel corso di cucina! Che aspetti? Fai qualcosa della tua vita! -*prova a fare una foto*+*si mette in posa* Su! Dai! Scatta! Mi sta venendo un crampo al braccio! Animo! È un'altra forma di esortazione, usata anche per esprimere impazienza. Tutte le espressioni che stiamo vedendo sono accompagnate da gesti con le mani o con la testa ma questa in particolare richiede una grande gestualità, perché indica che si è davvero esasperati e irritati. Esempio: Allora ragazzi? Non avete ancora finito il compito che vi ho assegnato? Animo! Non ho tutta la mattina! Devo andare in un'altra classe! Adesso vediamo invece quelle espressioni VARIABILI, che cambiano a seconda che parliamo con una o più persone. Io vi darò le versioni alla seconda persona singolare, ma sappiate che si possono coniugare per tutte le persone, con le classiche regole dei verbi. Fai presto! Questa espressione è utilizzata per riferirsi a qualcuno che deve fare in fretta o che comunque deve finire prima del previsto. Come nel caso di altri verbi al modo imperativo, la seconda persona del verbo fare - "(tu) fai" - l'ultima lettera viene omessa e quindi il verbo va scritto con un apostrofo, diventando quindi "(tu) fa' ". Questo fenomeno si chiama elisione ed è comune anche nei verbi andare, stare, e dare (va', sta', da'). Esempio: Dai, vieni! Fai / Fa' presto... Altrimenti la cena si fredda! Sbrigati! /Spicciati! /Datti una mossa! /Muoviti! Tutte queste espressioni sono l'una il sinonimo dell'altra, quindi possono essere usate in maniera intercambiabile. “Sbrigarsi” e “spicciarsi” sono versioni più colloquiali di “fare in fretta”, proprio come “darsi una mossa” e “muoversi” ... sì,
Dalla notizia del museo della plastica abbiamo chiesto agli ascoltatori di raccontarci le loro storie sui musei più strani che abbiano mai visitato. Le rubriche di Enrico e Danilo. Ospite in studio, Alessandro Roja e il reboot di "Altrimenti ci arrabbiamo".